Numero3606.

 

R I T A

 

Quello che fai, sembra un lavoro invisibile, ma io lo noto e lo apprezzo. Te ne sono molto grato.
È un lavoro senza fine, senza orari, senza stipendio.
Non si nota quando fai tutto, ma si nota subito, quando non lo fai.
Non ci sono applausi, solo obblighi.
Anche quando riposi, la tua mente corre sempre al tuo “dovere”.
Che, per me, ha un altro nome.
C’è più da fare di quello che vorresti fare.
E se un giorno crolli, è subito emergenza.
Ma la verità è un’altra: stai portando avanti un mondo intero, da sola.

Grazie, Rita.

Numero3550.

 

C R E S C E R E    F I G L I    F E L I C I

 

Tuo figlio non è tuo. È un individuo con la sua anima. Rispettala.

Prima ascolta i suoi sentimenti. Poi cerca le ragioni. Non il contrario.

Evita i paragoni e aspetta, al ritmo di tuo figlio.

Le regole devono essere chiare e costanti e conserva una stabilità emotiva.

Sii specifico nelle tue lodi e mantieni i rimproveri pacati e brevi.

Insegnagli a scegliere e ad accettare le conseguenze.

Quando sbagli, ammettilo subito. Chiedi scusa. Anche i genitori sono umani.

E, ricorda: prima costruisci una vita stabile per te. Non puoi dare ciò che non hai.

Crescere un figlio non è controllarlo. È accompagnarlo a diventare chi è destinato ad essere.

 

@healingsoulmusic436

Numero3545.

 

A M A R E,   A M A R S I    E D    E S S E R E    A M A T I

 

Le persone che donano più amore

sono spesso quelle che non si sono

mai sentite amate davvero.

Così finiscono per prendersi cura

degli altri più che di se stesse,

sperando di ricevere in cambio

lo stesso affetto. Ma non accade mai.

Nascondono sempre il loro dolore,

raccontando solo metà della storia

e tengono tutto nascosto, perché

non vogliono  mai essere un peso.

 

@stanzazen

Numero3477.

 

P E R S O N E    “F O R T I”

 

1   Vivono nel presente, non nel”quando avrò” o “quando finirà”.

2   Si svegliano pensando a ciò che possono fare oggi, non a ciò che non possono controllare.

3   Non sprecano energie nel rivivere vecchie ferite.

4   Perdonano, non per gli altri, ma per liberare se stessi.

5   Sanno che il passato non si cambia, ma può insegnare.

6   Preparano il futuro con calma, senza ansia.

7   Sanno che la paura è solo una voce, non una verità.

8   In psicologia, questo equilibrio si chiama consapevolezza, ma nella vita reale, si chiama solo pace interiore.

 

@healingsoulmusic436

Numero3404.

 

C O N F E S S I O N E

 

Quello che ho cercato fuori

è dentro di me.

L’amore, l’affetto, il rispetto

che mi hanno dato,

o che ho desiderato ottenere,

hanno sempre abitato

dentro il mio cuore,

insieme al mio coraggio.

Oggi, mi assumo, da solo,

la responsabilità di me stesso,

del mio splendore, perché

nessuno mi ha reso ciò

che volevo essere, solo io.

Esploro il mio interno

e trovo verità e serenità.

Numero3397.

 

P E R C H È    T I    S T R E S S I.

 

Non solo perché fai troppo, ma perché fai troppo contro ciò che senti dentro.
Fai troppo contro di te.
Non è solo la quantità di cose che fai, ma è lo stesso conflitto interno che ti consuma.
Quando agisci per accudire e compiacere gli altri e soffochi ciò che senti, consumi energia vitale. Tanta.
È logorante.
Forse, più presto di quello che pensi, saranno gli altri a occuparsi di te.

 

Quando vivi o lavori in un posto che sta diventando alienante, o fai delle cose che sono sempre più pesanti,
sei in un posto che non ti rispecchia.
Forse un tempo lo faceva, ma ora non più: è un posto dove vivi male, adesso.
È un ambiente che, se in passato ti ha valorizzato e stimolato, ora ti spegne: ti toglie le forze, anche senza fare nulla.
Il tuo corpo lo sa prima della mente.

 

Quando ti circondi o ti occupi obbligatoriamente di persone che sono diventate problematiche e impegnative,
anche persone che ti sono, o ti sono state, o ti saranno sempre care, loro, anche non volendo farlo, ti rendono la vita difficile come mai prima.
Anche se sorridi e fai finta di niente, il tuo sistema nervoso è in continua allerta.
Ogni interazione diventa un micro-stress invisibile.

 

Quando dici “sì”, anche se dentro vorresti dire “no”: è uno dei più grandi furti di energia.
Dire “sì” per paura, senso di colpa o dovere è come nuotare controcorrente.
Ogni volta perdi un pezzo di te, un frammento della tua roccia di energia che, pian piano, si sta sgretolando.
E tu lo avverti.

 

Quando passi troppo tempo a giustificare le tue scelte a te stessa, pur sapendo in cuor tuo cosa è giusto per te; quando senti di dover spiegare le tue scelte a tutti, oltre che a te stessa, è perché dentro di te c’è già un conflitto.
E quel dubbio ti consuma.
Il cervello non è capace di vivere con il dubbio: lui vuole certezze, anche infondate, purché indiscutibili.
O la mente diventa un pezzo di legno invaso dai tarli.

 

Non sei sbagliata, hai solo bisogno di tornare dalla tua parte.

 

Alla fine, quello che ti salva non è dimenticare.
È scegliere ogni giorno di accettare, malgrado tutto, chi ti sta stressando.
È restare fedele a te stessa, anche quando il mondo ti mette alla prova.
È riconoscere che quello che ti succede dice molto di chi sta impegnando, fino all’esaurimento, le tue energie fisiche, mentali, spirituali, e molto poco di quanto vali davvero tu.

E questa, nel guazzabuglio delle ingiustizie quotidiane, a cui siamo tutti potenzialmente esposti, è la forma più potente, se non di libertà, almeno di liberazione e riscatto.

 

Non sentirti lasciata sola: ritrovati dentro la tua coscienza.
Lei non ti abbandona mai.

 

 

Numero3345.

 

da  QUORA

 

Scrive Gaetano Antonio Riotto, corrispondente di QUORA.

 

FRIEDRICH  NIETZSCHE  E  L’ EPISODIO  DEL  CAVALLO

 

Friedrich Nietzsche fu protagonista di una delle scene più toccanti nella storia del pensiero occidentale.

Era il 1889 e il filosofo viveva in una casa di via Carlo Alberto, a Torino. Una mattina, mentre si dirigeva verso il centro della città, si trovò improvvisamente di fronte a un evento che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza.

Vide un cocchiere che frustava con violenza il suo cavallo, perché l’animale, esausto, si rifiutava di avanzare. Il cavallo, ormai allo stremo delle forze, si accasciò a terra, ma il suo padrone continuò a colpirlo senza pietà per costringerlo a rialzarsi. Nietzsche, sconvolto dalla crudeltà della scena, si avvicinò rapidamente, rimproverò il cocchiere e poi, con un gesto disperato, abbracciò il cavallo caduto a terra.

Scoppiò in lacrime e, stringendo il collo dell’animale, gridò “Madre, Madre!”. Pochi istanti dopo perse i sensi.
Fu il collasso definitivo della sua mente.

Da quel giorno, Nietzsche smise di parlare per il resto della sua vita.
Per dieci anni, fino alla sua morte, non riuscì mai più a tornare a una condizione di lucidità.
La polizia, accorsa sul posto, lo arrestò per disturbo dell’ordine pubblico e poco dopo fu internato in un manicomio, da cui non uscì mai più.

Per la società dell’epoca, il gesto di Nietzsche – abbracciare il cavallo e piangere su di lui – fu visto come una prova della sua follia. Tuttavia, mentre alcuni lo considerarono una semplice manifestazione di irrazionalità dovuta alla sua malattia mentale, altri vi lessero un significato più profondo e consapevole.

Lo scrittore Milan Kundera, nel romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, riprende questa scena e la interpreta come una richiesta di perdono. Secondo Kundera, Nietzsche avrebbe sussurrato al cavallo una richiesta di scusa, a nome di tutta l’umanità, per la brutalità con cui l’uomo tratta gli altri esseri viventi. Un atto di pentimento per averli ridotti a nemici e servi.

Nietzsche non era mai stato un attivista per i diritti degli animali, eppure quel gesto di empatia assoluta segnò il punto di non ritorno nella sua vita. Quel cavallo fu l’ultimo essere con cui stabilì un contatto reale e affettivo. Non si identificò solo con l’animale, ma con il suo dolore, trovando in esso qualcosa che andava oltre la semplice compassione: una connessione profonda con la vita stessa.

Numero3282.

 

da  QUORA

 

Scrive Gennaro, corrispondente di QUORA

 

C O M P O R T A M E N T I    G I U S T I

 

Se aspetti di essere pronto, non inizierai mai: L’azione crea sicurezza, non il contrario.

Non hai bisogno di più tempo, hai bisogno di più focus: Elimina il superfluo e concentrati su ciò che conta.

Il successo non è fortuna, è abitudine: Ripeti le azioni giuste ogni giorno.

Le opportunità non si aspettano, si costruiscono: Agisci invece di sperare.

Sbaglia più velocemente, impara più in fretta: Ogni errore è una lezione preziosa.

La disciplina è il ponte tra obiettivi e risultati: Non contare sulle emozioni, conta sulla costanza.

Non servono ore di allenamento o studio, ma minuti ben fatti: La qualità batte sempre la quantità.

Le scuse non bruciano calorie, non fanno guadagnare soldi e non ti rendono felice: Smetti di usarle.

Chiunque può parlare, pochi fanno: Dimostra con i fatti, non con le parole.

Domandati sempre: “Questo mi sta avvicinando o allontanando dai miei obiettivi?”: Se la risposta è “allontanando”, cambia rotta.

Numero3000.

 

Il 6 Novembre 2018, alle ore 20.10 veniva pubblicato il Numero1. di questo BLOG.

Sono due versi della canzone CYRANO di Francesco Guccini, parole di Giuseppe Dati:

 

….la verità cercate, in terra da maiali,

tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali….

 

 

PER CELEBRARE IL NUMERO3000. DI QUESTO BLOG, NON HO TROVATO DI MEGLIO CHE PUBBLICARE QUANTO SEGUE, COME PARADIGMA E RIASSUNTO DI BEN PIU’ DI CINQUE ANNI DI SCRITTURE.

 

In questo periodo editoriale, ho compulsato e sviscerato di tutto e di più, non ultimo anche il mio animo e il mio carattere.

Ma ciò che mi rimane da dire e trasmettere a me stesso e a tutti è il disagio sarcastico e lo scherno amaro contenuti nella presente testimonianza di essere vivente oggi su questo pianeta, dove ho maturato, registrato e, purtroppo, condiviso il malessere di vivere, pur proclamando, nostalgicamente, che la mia è stata una bella vita.

Ne sono così ferito dentro che, passo dopo passo, mi sto avvicinando alla fine di questi miei giorni con un senso di liberazione e perfino di curiosità nei riguardi di una trasferta ed esistenza della mia anima in un altrove che, sicuramente, sarà molto più dignitoso di questo mondo che non sopporto più.

Il futuro non è un posto diverso, è un posto migliore.

 

I L    C O N T R A T T O

 

Miei cari amici,

ognuno di voi percepisce la strana sensazione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in ciò che vede intorno a sé, in ciò che sente ogni giorno.

Molti, tuttavia, non sanno il perché, né cosa sia.

A prescindere dalle nostre convinzioni o idee politiche, il sistema vigente nel nostro mondo libero si basa sulla tacita accettazione che lega e condiziona ciascuno di noi e che, non a grandi linee, ma dettagliatamente, cerco di esporre qui, a seguito delle mie esperienze di vita.

 

Io accetto:

 

1 – Accetto la competitività come struttura cardine del sistema in cui vivo, anche se mi rendo conto che questo genera frustrazione e rabbia nella maggior parte degli individui.

2 – Accetto il fatto che, per vivere, si debba limitare la propria vita ad un giorno della settimana, mentre gli altri sei devono essere spesi lavorando per produrre, annichilendo un’intera esistenza.

3 – Accetto di essere umiliato e sfruttato a condizione che mi sia permesso di umiliare e sfruttare un altro che occupi un posto inferiore nella piramide sociale.

4 – Accetto che gli indigenti, i malati e coloro che non riescono a restare a galla vengano esclusi e messi ai margini della società e vengano loro negate cure ed assistenza, perché questo costo sociale non può incidere sul benessere dei facoltosi, dei benestanti e dei fortunati.

5 – Accetto di pagare istituti privati affinché gestiscano il mio reddito secondo la loro convenienza e che non mi corrispondano alcun dividendo dei lor giganteschi guadagni.
Guadagni che servono per aggredire stati deboli, creando spirali di debito infinito.
Acconsento che mi si applichi un alto tasso di interesse per prestarmi denaro che viene creato dal nulla.

6 – Accetto che le banche internazionali prestino denaro ai paesi che vogliono armarsi e combattere e così scegliere quelli che faranno la guerra e quelli che non la faranno.
So che è meglio finanziare entrambe le parti per essere sicuri di trarne dei profitti e di prolungare i conflitti il più a lungo possibile, al fine di prosciugare completamente le risorse di quei paesi che non riusciranno a pagare i loro debiti.
Acconsento anche di pagare dei tributi obbligatori al mio governo, prelevandoli dal mio reddito, anche se questi non vengono adoperati per migliorare la mia vita o per i servizi ai cittadini, ma principalmente per rimborsare gli interessi sul debito che il governo ha contratto con dei banchieri privati.
Mi impegno a non pretendere mai che le mie tasse vengano utilizzate per investimenti massivi nella sanità, nella ricerca scientifica e nella cultura.
Compirò il mio dovere, nonostante tutto, contribuendo al buon funzionamento della nostra economia.

7 – Accetto che il debito sia la principale forma di trattativa fra stati e verso i cittadini, anche quando questo porti ad una palese forma di schiavitù e sia economicamente insostenibile.

8 – Accetto che si legalizzi l’omicidio, quando la vittima sia indicata dal mio governo come “il nemico”.
In questo caso non chiederò prove di colpevolezza ed eliminerò il bersaglio senza remore.
Mi adeguo al fatto che la morte possa essere indotta lentamente dai governi per mezzo dell’avvelenamento di intere popolazioni, con l’emanazione e l’ingestione quotidiana di sostanze tossiche autorizzate.

9 – Accetto che si faccia la guerra per avere la pace e che, in nome di questo principio, la principale voce di spesa per uno stato sia quella per la difesa.
Considererò normale che i conflitti siano creati artificialmente per alimentare il mercato delle armi e favorire la crescita delle economie mondiali.

10 – Accetto l’egemonia del petrolio nella nostra economia, e che ogni forma di energia gratuita, non inquinante e libera venga soppressa ed insabbiata.
Il vero motivo è perché ogni forma di energia di questo tipo rappresenta un pericolo per l’umanità in quanto sarebbe la fine del mondo, così come lo conosciamo.

11 – Accetto che si divida l’opinione pubblica, creando partiti di destra e di sinistra, che avranno come unico scopo quello di lottare fra loro, mentre io mi impegnerò a credere che le loro diatribe siano frutto di un sano scontro democratico utile per il nostro futuro.

12 – Accetto che gli industriali, i militari e i capi di stato si riuniscano regolarmente senza consultarci, per prendere decisioni che, sempre regolarmente, compromettono il futuro della nostra vita e del nostro pianeta.

13 – Accetto che il potere di manipolare l’opinione pubblica, prima ostentato dalle religioni, sia oggi nelle mani di uomini d’affari non eletti democraticamente e totalmente liberi di controllare gli stati: sono convinto del buon uso che ne faranno.

14 – Accetto che la verità sui fatti venga raccontata dai media controllati da pochi potenti: questa verrà chiamata “verità ufficiale” e, anche se sarà una versione manipolata e distorta dei fatti, mi impegno a non metterla in discussione e a non informarmi in maniera indipendente.

15 – Accetto che mi si presentino notizie negative e spaventose del mondo ogni giorno, in modo da poter apprezzare fino a che punto io sia protetto dal mio governo, dalla polizia e dai militari e mi renda conto di quanto io sia fortunato a vivere in occidente.
So che mantenere la paura nei nostri spiriti può essere solo un “beneficio” per noi.

16 – Accetto che l’dea della felicità si riduca alla comodità, l’amore al sesso, la libertà alla soddisfazione di tutti i desideri, perché è quello che la pubblicità ripete ogni giorno.
Mi convincerò di essere infelice, perché più infelice sono, più consumo.

17 – Accetto che il valore di una persona sia proporzionale a ciò che possiede e che si apprezzi la sua utilità in funzione della sua produttività e non delle sue qualità umane e che sia esclusa dal sistema se non produce sufficientemente.

18 – Accetto di pagare per essere intrattenuto, nel tempo di cui dispongo, attraverso la visione di spettacoli sportivi e di varietà, vuoti di contenuti, che generano movimenti abnormi di denaro.
Lo faccio perché la cultura è noiosa e pericolosa, mentre sapersi divertire con spensieratezza è il paradigma di una vita felice.

19 – Accetto che la scuola e il nozionismo scolastico siano l’unica forma legittima e riconosciuta di formazione e non di appiattimento del senso critico e della coscienza.

20 – Accetto senza discutere e considero come verità tutte le teorie proposte per spiegare i misteri dell’origine dell’essere umano e considero incontrovertibilmente vero che la natura abbia dedicato milioni di anni alla creazione di un essere il cui unico passatempo, oggi, è la distruzione in pochi istanti della sua specie e dell’ambiente da cui dipende.

21 – Accetto di escludere dalla società gli anziani, perché sono improduttivi e la loro esperienza, pur se potrebbe esserci d’insegnamento, può essere sacrificata in nome del profitto.

22 – Accetto, dunque, il profitto come fine supremo dell’umanità e l’accumulo di ricchezza come invidiabile realizzazione dell’esistenza in vita.

23 – Accetto di sprecare e distruggere tonnellate di cibo, al fine di mantenere sotto controllo, in borsa, i prezzi delle azioni delle multinazionali, piuttosto che permettere l’equa distribuzione delle risorse alimentari sul pianeta ed evitare la morte per fame e sete di milioni di persone, ogni anno.

24 – Accetto l’aumento dell’inquinamento industriale e la dispersione di veleni chimici e di elementi radioattivi nella natura. Ammetto l’uso di ogni tipo di additivo chimico nella mia alimentazione, perché sono convinto che, se vengono aggiunti, gli additivi e i conservanti sono utili e innocui.
Ritengo normale che i laboratori farmaceutici e le industrie agroalimentari vendano nei paesi del terzo mondo prodotti scaduti o utilizzino sostanze cancerogene vietate in occidente.

25 – Accetto la deforestazione selvaggia di terre grandi come nazioni e che sia possibile espropriare, con la violenza, le terre a interi popoli, in nome e per conto di multinazionali che sfrutteranno quei luoghi per arricchirsi, senza condividere nulla con le popolazioni locali.
Ritengo utili ed indispensabili la plastica ed ogni materiale adibito alla produzione che la inciviltà dei produttori e degli utilizzatori riversa come scarti per terre e per mari.

26 – Accetto che gli animali vengano abusati, torturati e, nei migliori casi, fatti estinguere, perché tollero che non venga loro riconosciuto un posto come legittimi abitanti di questo pianeta, al pari degli esseri umani.
Sostengo infatti che gli animali non provino emozioni, non abbiano coscienza, né forme di empatia.

27 – Accetto che le multinazionali derubino le risorse di paesi impoveriti e schiavizzati dalla politica mondiale del debito, nel nome del progresso economico.
Ammetto anche che esistano leggi che permettono di sfruttare i bambini in condizioni precarie e disumane.
Non abbiamo nessuna facoltà di intrometterci, nel nome dei diritti umani, soprattutto se questo ci permette di comprare merci sottocosto.

28 – Accetto che si possa denigrare, distruggere e cancellare dal pianeta ogni forma culturale diversa da quella occidentale, che potrebbe far vacillare i cardini del nostro benessere economico, al quale ambisco quotidianamente.

29 – Accetto che esistano solo due possibilità in natura, cioè cacciare o essere cacciati e, se siamo dotati di una coscienza e di un linguaggio, non è certamente per sfuggire a questa dualità, ma per trovare sofisticate giustificazioni al perché noi agiamo in quel modo.

30 – Accetto di credere che il nostro passato storico sia il risultato di una scia ininterrotta di conflitti casuali e non il preciso progetto, perseguito nel corso dei secoli, da lobby di potere, per detenere e mantenere lo stesso.
Sono certo che siamo all’apice della nostra evoluzione e che le regole che governano il nostro mondo sono la ricerca della felicità e della libertà per tutti i popoli, come ascoltiamo continuamente nei discorsi dei nostri politici.

31 – Accetto di credere di non poter fare nulla per modificare lo stato attuale delle cose.

32 – Accetto di non fare alcuna domanda, di chiudere gli occhi su tutto questo e di non fare alcuna opposizione, perché sono troppo impegnato con la mia vita e le mie preoccupazioni.
Accetto anche di difendere con la vita le clausole accettate in questo contratto, se mi viene richiesto.

33 – Accetto, quindi, definitivamente, nella mia anima e coscienza, questa triste matrice che viene posta di fronte ai miei occhi.
Mi impegno ad astenermi dal vedere la realtà delle cose e mi rifiuto di credere che un altro modo di intendere l’esistenza sia possibile.

Ho fiducia che tutti voi agiate per il mio bene e per quello di tutti e per questo vi ringrazio.

 

QUESTO È L’IGNOBILE CONTRATTO DA ME TACITAMENTE SOTTOSCRITTO PER STARE IN QUESTO SCHIFO DI MONDO DA QUASI OTTANTADUE ANNI.
PROFODAMENTE, ME NE VERGOGNO.

 

A mio figlio Ale, chiedendogli scusa e perdono.

Numero2770.

 

A  PROPOSITO  DI  STUPRI

 

È   S C R I T T O   N E L L A   B I B B I A

 

La donna stuprata deve sposare lo stupratore

 

AT Deuteronomio 22, 28  ( AT = Antico Testamento. Deuteronomio è il quinto libro del Pentateuco, contenente le prescrizioni di Mosè relative alla vita religiosa e sociale del Popolo Ebraico dopo l’insediamento in Palestina).

«Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l’afferra e pecca con lei e sono colti in flagrante, l’uomo che ha peccato con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d’argento; essa sarà sua moglie, per il fatto che egli l’ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita.»

 

N.d.R.:  VERITA’  RIVELATA!

Numero2679.

 

da  QUORA      di  Laura Taibi

 

C’ È  QUALCOSA  DI  LEGALE  CHE  PENSI  NON  DOVREBBE  ESSERLO?

 

Quello che sto per scrivere potrebbe sconvolgere molta gente e far storcere il naso:

Dovrebbe essere illegale concepire senza avere nessuna qualifica per essere genitori.

Mi spiego: se una coppia, per un qualsiasi motivo, non riesce a concepire un figlio proprio, può sempre adottare. Per farlo però bisogna superare un iter di idoneità che comprende materialmente l’avere una casa, un lavoro sicuro, una certa stabilità economica… ma non solo. Ci sono anche test con psicologi e assistenti sociali per provare che quella coppia non abbia disturbi mentali e che sia in grado, psicologicamente e moralmente, di occuparsi di un bambino.

Tutto questo è ritenuto normale e opportuno, quando si tratta di un’adozione, ma sembra del tutto superfluo quando una coppia il figlio se lo concepisce da sé, seguendo solo le regole e le modalità naturali.

Ho visto (come credo molto di voi) famiglie disfunzionali, formate da genitori troppi giovani, troppo vecchi, troppo ignoranti o con palesi problemi comportamentali. Genitori concentrati solo su se stessi, oppure violenti, anaffettivi, incapaci di impartire le basilari norme educative ai loro figli.

Questa gente ha solo avuto la fortuna di avere un apparato riproduttivo funzionante e questo, secondo la legge, rende una persona automaticamente idonea ad avere dei figli. Tutto questo a me sembra assurdo!

Se dipendesse da me, istituirei una specie di “patente genitoriale” senza la quale concepire un figlio risulterebbe reato. Per conseguirla si dovrebbe passare lo stesso iter utilizzato per le adozioni, dimostrando così di essere in grado di fare il genitore.

N.d.R. (Redazione di chi ha scritto l’articolo, che ha ricevuto molti like) : non mi aspettavo tutti questi riscontri positivi, essendo questo un argomento piuttosto “scomodo” per molti.

Parafrasando quello che è stato detto nei commenti: chi non ha avuto la sfortuna di vivere in famiglie disfunzionali non può capire cosa voglia dire ed è portato a credere che ogni persona sia capace di imparare il mestiere di genitore, ma purtroppo così non è.

Numero2665.

 

da QUORA

 

P A D R I   E   F I G L I

 

Che ho imparato dalle mancanze.

REPETITA IUVANT: Educare vuol dire togliere.

Quando un genitore dice: “io non ho mai fatto mancare niente a mio figlio” esprime la sua totale idiozia.

Perché il compito di un genitore è di far mancare qualcosa, perché se non ti manca niente a che ti deve servire la curiosità, a che ti serve l’ingegno, a che ti serve il talento, a che ti serve tutto quello che abbiamo in questa scatola magica, non ti serve a niente no?

Se sei stato servito e riverito come un piccolo lord rimbecillito su un divano, ti hanno svegliato alle 7 meno un quarto la mattina, ti hanno portato a scuola, ti hanno riportato a casa, ti hanno fatto vedere immancabilmente Maria De Filippi perché non è possibile perdersi una puntata di Uomini e Donne, perché sapete che è un’accusa pedagogicamente brillantissima.

Ma una cosa di buon senso, il coraggio di dire di no? Vedete io me lo ricordo, tanti anni dopo, l’1 in matematica e non mi ricordo le centinaia di volte che mi hanno dato 6, perché il 6 non dice niente, è scialbo, è mediocre.

Me lo disse mio padre quando tornai a casa. “Papà ho preso 1 in matematica”.
Pensai che avrebbe scatenato gli inferi, non sapevo cosa sarebbe successo a casa mia. Lui invece mi disse: “Fantastico, 4 lo prendono in tanti, invece 1 non l’avevo mai sentito. E quindi hai un talento, figliolo”.
E poi passava dall’ironia ad essere serio: “Cerca di recuperare entro giugno se no sarà una gran brutta estate”. Fine. Non ne abbiamo più parlato. Perché lui credeva in me.

E quando credi in un ragazzo non lo devi aiutare, se è bravo ce la fa. Perché lo dobbiamo aiutare? Io aiuto una signora di 94 anni ad attraversare la strada, ci mancherebbe altro. Perché devo aiutare uno di 18? Al massimo gli posso dire: “Sei connesso? Ecco, questa è la strada, tanti auguri per la tua vita”.

Si raccomandano le persone in difficoltà, non un figlio. Perché devi raccomandare un figlio? Perché non ce la fa? Che messaggio diamo? Siccome tu non ce la fai, ci pensa papà. Tante volte ho sentito dire da un genitore: io devo sistemare mio figlio. “Sistemare”. Come un vaso cinese. Dove lo sistemi? Dentro la vetrinetta, sopra l’armadio?

Hai messo al mondo un oggetto o hai messo al mondo un’anima? Se hai messo al mondo un’anima non la devi sistemare, l’anima va dove sa andare.
Educare non ha nulla a che fare con la democrazia, dobbiamo comandare noi perché loro sono più piccoli. In uno stagno gli anatroccoli stanno dietro all’anatra. Avete mai visto un’anatra con tutti gli anatroccoli davanti? È impossibile, è contro natura. Perché le anatre sono intelligenti, noi meno.

Un genitore è un istruttore di volo, deve insegnarti a volare. Non è uno che spera che devi restare a casa fino a sessant’anni, così diventi una specie di badante gratis. Questo è egoismo, non c’entra niente con l’amore. L’amore è vederli volare.

Paolo Crepet

Numero2436.

 

Relata refero   (Riferisco cose riferite):

 

I O    V I    A C C U S O

 

Barbara d’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale …. io vi accuso.

Vi accuso di essere fra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.
Voi, con la vostra televisione trash (immondizia), i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito, in prima persona e senza scrupoli, al Decadentismo del terzo millennio che, stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico.
Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di se stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.
Avete sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazione e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano, con il vostro consenso, di cafoni, ignoranti e maleducati. Avete regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale.
Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi, frustrato, abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi.

Parlo da insegnante,
che vede i propri alunni emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione che diffondono i personaggi della vostra televisione;

che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima;

che vede lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che, invece, non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione.

Ho visto, nei miei anni d’insegnamento, prima con perplessità, poi con preoccupazione, ora con terrore, centinaia di alunni comportarsi come replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. e provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi.

Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona.

Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese.

Prof. Marco Galice.