A S P E T T A R E
Aspettare è un
grande sacrificio.
Sì, le cose grandi
richiedono tempo,
tuttavia, ne vale
sempre la pena.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
A S P E T T A R E
Aspettare è un
grande sacrificio.
Sì, le cose grandi
richiedono tempo,
tuttavia, ne vale
sempre la pena.
L E C O S E C H E T I R E N D O N O I N F E L I C E
Ci sono pensieri
che non portano luce:
i sentimenti degli altri,
il passato che non torna,
le parole dette,
gli sguardi giudicanti,
le sconfitte,
l’ansia del futuro,
i tuoi difetti,
le scelte di ieri …
Più ci pensi, e
più sono pesanti.
La verità è semplice:
non tutto merita
il tuo tempo.
Lascia andare
ciò che ti spegne.
Tieni stretta solo
la tua pace.
@healingsoulmusic436
R E S I S T E R E A L D O L O R E
C’è un momento in cui
capisci che non sei
tornato intero, ma sei
diventato diverso e che
questa nuova forma,
fatta di fragilità e coraggio,
vale più di tutto ciò
che avevi prima, perché
nasce dal tuo modo unico
di resistere al dolore.
da YouTube
A M A R E, A M A R S I E D E S S E R E A M A T I
Le persone che donano più amore
sono spesso quelle che non si sono
mai sentite amate davvero.
Così finiscono per prendersi cura
degli altri più che di se stesse,
sperando di ricevere in cambio
lo stesso affetto. Ma non accade mai.
Nascondono sempre il loro dolore,
raccontando solo metà della storia
e tengono tutto nascosto, perché
non vogliono mai essere un peso.
@stanzazen
A N S I A
C’è un punto della tua vita
in cui capisci che l’ansia
non è un marchio ma
soltanto un passaggio,
un tratto della tua strada
che non durerà per sempre.
Tu non sei ciò che ti fa
paura, sei ciò che continua
nonostante la paura,
sei ciò che attraversa
il buio e non smette di
cercare la propria luce.
Un giorno ti volterai
e questo capitolo sarà
solo un ricordo sbiadito.
@lifeisinthewords
D E L U S I O N E
Niente ferisce, avvelena, ammala
quanto la delusione, perché
la delusione è un dolore
che deriva, purtroppo, da
una speranza svanita,
una sconfitta che nasce,
sempre, da una fiducia tradita,
dal voltafaccia di qualcuno
o qualcosa in cui credevamo.
P E S I N O N T U O I
Diventare adulti non significa sopportare tutto. Significa capire quali pesi sono tuoi.
E quali ti sono stati messi addosso..
Le colpe degli altri, le aspettative, le ferite che non ti appartengono.
Non è egoismo scaricarle a terra. È rispetto.
Perché non puoi camminare libera, se vivi trascinando fardelli non tuoi.
@healingsoulmusic436
T U T T O C I O’ C H E N O N S E I
Ti senti stanca, ma non del corpo. Senti una stanchezza dell’anima che nessun riposo riesce a guarire.
Ti sforzi di sembrare forte, ma dentro sei esausta. Hai dato troppo a tutti, per troppo tempo.
Sorridi anche quando non ne hai voglia, perché non vuoi deludere nessuno, ma intanto ti perdi.
Hai dimenticato cosa ti fa stare bene davvero. Ti sei abituata a sopravvivere, non a vivere.
Senti che non puoi più ignorarti. Il tuo corpo e la tua anima ti stanno chiedendo di fermarti.
Non è debolezza. È il tuo risveglio. La fine della finzione è l’inizio della verità.
Questa stanchezza non va curata con il sonno, va curata con la sincerità verso te stessa.
Quando smetti di fingere, ritorni viva. E la forza arriva da sola.
Il corpo si alleggerisce quando smetti di portare pesi che non sono tuoi.
E finalmente capisci: non sei stanca, sei piena di tutto ciò che non sei.
@AnimaOltreilimiti80
L A S C I A A N D A R E
Quando la mente non si ferma mai,
il corpo se ne accorge.
Ogni pensiero in più diventa
un piccolo peso.
Ogni preoccupazione, una tensione
che si attorciglia.
Il mal di testa arriva quando
cerchi di capire tutto,
di controllare ciò che non può
essere controllato.
È il modo in cui il corpo ti dice:
“Basta pensare, ora respira”.
A volte, non serve trovare una risposta,
serve solo lasciar andare.
Chiudi gli occhi, sciogli la fronte,
e lascia che il silenzio
ti curi piano, come una carezza
che viene da dentro, dal profondo.
da YouTube.
S I N T O M I P S I C O L O G I C I D E L B U R N O U T (esaurimento nervoso)
Irritabilità costante – nervi a fior di pelle.
Zero motivazione – cala la voglia di lavorare e vivere.
Senso di colpa continuo – ti senti responsabile di tutto.
Fallimento interiore – senti di non valere abbastanza.
Disinteresse totale – perdi interesse per ciò che prima contava.
Mente annebbiata – difficoltà a concentrarsi sulle cose.
Autostima fragile – inizi a dubitare di te stesso/a.
Paura del cambiamento – rimanere fermo/a ti sembra più sicuro.
Apatia crescente – nulla ti entusiasma più davvero.
Vuoto emotivo – senti un buco dentro che non si riempie.
Non dormi più – non ricarichi mai le batterie.
@animaOltreilimiti80.
P E R D I T E D I T E M P O E D I E N E R G I A
Rimandi sempre le cose importanti – aspetti il momento “giusto” che non arriva mai.
Ti rifugi nelle piccole attività – fai ciò che non conta per evitare ciò che serve.
Controlli continuamente il telefono – distrazione mascherata da pausa.
Ti perdi nei dettagli – perfezionismo che diventa blocco.
Pensi troppo e agisci poco – analisi infinita senza decisioni.
Aspetti la motivazione – ma senza azione non arriva mai.
Ti giustifichi con “non ho tempo” – ma il tempo lo perdi nelle scuse.
Ti senti sopraffatto – il compito diventa troppo grande per iniziare.
Vivi con senso di colpa – il rimando diventa peso mentale costante.
Corri all’ultimo minuto – vivi di emergenze invece che di organizzazione.
@AnimaOltreilimiti80.
M A L E S S E R E D E L C O R P O E D E L L A M E N T E
“La malattia arriva a causa
di una caduta mentale.
Un uomo dovrebbe essere
il medico di se stesso.
Se non è calmo dentro,
tutte le sue medicine e
i migliori medici sono vani.
Nikola Tesla.
P E R C H È T I S T R E S S I.
Non solo perché fai troppo, ma perché fai troppo contro ciò che senti dentro.
Fai troppo contro di te.
Non è solo la quantità di cose che fai, ma è lo stesso conflitto interno che ti consuma.
Quando agisci per accudire e compiacere gli altri e soffochi ciò che senti, consumi energia vitale. Tanta.
È logorante.
Forse, più presto di quello che pensi, saranno gli altri a occuparsi di te.
Quando vivi o lavori in un posto che sta diventando alienante, o fai delle cose che sono sempre più pesanti,
sei in un posto che non ti rispecchia.
Forse un tempo lo faceva, ma ora non più: è un posto dove vivi male, adesso.
È un ambiente che, se in passato ti ha valorizzato e stimolato, ora ti spegne: ti toglie le forze, anche senza fare nulla.
Il tuo corpo lo sa prima della mente.
Quando ti circondi o ti occupi obbligatoriamente di persone che sono diventate problematiche e impegnative,
anche persone che ti sono, o ti sono state, o ti saranno sempre care, loro, anche non volendo farlo, ti rendono la vita difficile come mai prima.
Anche se sorridi e fai finta di niente, il tuo sistema nervoso è in continua allerta.
Ogni interazione diventa un micro-stress invisibile.
Quando dici “sì”, anche se dentro vorresti dire “no”: è uno dei più grandi furti di energia.
Dire “sì” per paura, senso di colpa o dovere è come nuotare controcorrente.
Ogni volta perdi un pezzo di te, un frammento della tua roccia di energia che, pian piano, si sta sgretolando.
E tu lo avverti.
Quando passi troppo tempo a giustificare le tue scelte a te stessa, pur sapendo in cuor tuo cosa è giusto per te; quando senti di dover spiegare le tue scelte a tutti, oltre che a te stessa, è perché dentro di te c’è già un conflitto.
E quel dubbio ti consuma.
Il cervello non è capace di vivere con il dubbio: lui vuole certezze, anche infondate, purché indiscutibili.
O la mente diventa un pezzo di legno invaso dai tarli.
Non sei sbagliata, hai solo bisogno di tornare dalla tua parte.
Alla fine, quello che ti salva non è dimenticare.
È scegliere ogni giorno di accettare, malgrado tutto, chi ti sta stressando.
È restare fedele a te stessa, anche quando il mondo ti mette alla prova.
È riconoscere che quello che ti succede dice molto di chi sta impegnando, fino all’esaurimento, le tue energie fisiche, mentali, spirituali, e molto poco di quanto vali davvero tu.
E questa, nel guazzabuglio delle ingiustizie quotidiane, a cui siamo tutti potenzialmente esposti, è la forma più potente, se non di libertà, almeno di liberazione e riscatto.
Non sentirti lasciata sola: ritrovati dentro la tua coscienza.
Lei non ti abbandona mai.
da QUORA
Scrive Gaetano Antonio Riotto, corrispondente di QUORA
U N A S T O R I A D I O G G I
Una maestra stava correggendo i compiti dei suoi studenti.
Nel frattempo, suo marito passeggiava per casa con lo smartphone in mano, immerso nel suo gioco preferito.
Quando arrivò all’ultimo compito da correggere, la maestra iniziò a piangere in silenzio.
Il marito, vedendola, le chiese:
— Cosa è successo?
La moglie rispose:
— Ieri ho dato come compito ai miei studenti di scrivere qualcosa sul tema “IL MIO DESIDERIO”.
Il marito disse:
— Va bene, ma perché piangi?
La moglie, trattenendo le lacrime, rispose:
— Correggendo l’ultimo compito, non sono riuscita a trattenere il pianto.
Il marito, incuriosito, chiese:
— Cosa c’era scritto di così commovente?
La moglie cominciò a leggere:
Il mio desiderio è diventare uno smartphone.
I miei genitori amano molto il loro smartphone.
Si prendono cura del loro smartphone al punto che a volte si dimenticano di prendersi cura di me.
Quando mio padre torna stanco dal lavoro, ha tempo per il suo smartphone, ma non per me.
Quando i miei genitori stanno facendo qualcosa di importante e lo smartphone squilla, al primo squillo rispondono subito, ma non fanno altrettanto con me…
anche se sto piangendo.
Giocano con il loro smartphone, ma non con me.
Quando parlano con qualcuno al telefono, non mi ascoltano, anche se sto dicendo qualcosa di importante.
Quindi, il mio desiderio è diventare uno smartphone.
Dopo aver ascoltato quelle parole, il marito si commosse e chiese alla moglie:
— Chi ha scritto questo tema?
La moglie, con gli occhi lucidi, rispose:
— NOSTRO FIGLIO.
GENITORI, ricordate:
I dispositivi elettronici sono utili, ma sono pensati per facilitarci la vita, non per sostituire l’amore verso la famiglia e le persone care.
I bambini vedono e sentono tutto ciò che accade intorno a loro.
Le esperienze si imprimono nella loro mente lasciando segni che durano per tutta la vita.
Prendiamocene cura, affinché crescano con i valori giusti e senza falsi bisogni.
da QUORA
Scrive James Collins, corrispondente di QUORA
I C T U S I N A R R I V O ….
L’ictus spesso arriva senza preavviso, ma in molti casi il corpo invia segnali precoci che indicano che qualcosa non va. Questi sintomi possono manifestarsi ore, giorni o persino settimane prima di un ictus. Riconoscerli in tempo può salvare la vita.
Segnali Comuni di un Ictus Imminente
1. Intorpidimento o Debolezza Improvvisa (Soprattutto su un Lato del Corpo)
2. Difficoltà nel Parlare o nel Comprendere il Linguaggio
3. Problemi alla Vista in Uno o Entrambi gli Occhi
4. Mal di Testa Forte e Improvviso
5. Perdita di Equilibrio o Coordinazione
6. Attacco Ischemico Transitorio (TIA) – Il “Mini-Ictus” di Avvertimento
FAST: Il Test Semplice per Riconoscere un Ictus
Se si sospetta un ictus, usare il test FAST per controllare i sintomi principali:
✅ F – Face (Faccia) Cadente – Un lato del viso è cadente o intorpidito? Chiedere alla persona di sorridere.
✅ A – Arm (Braccio) Debole – Un braccio è debole o intorpidito? Chiedere di sollevare entrambe le braccia. Un braccio scende?
✅ S – Speech (Parola) Difficoltosa – La persona parla in modo confuso o strano? Chiedere di ripetere una frase semplice.
✅ T – Time (Tempo di Chiamare i Soccorsi) – Se uno di questi segnali è presente, chiamare immediatamente i soccorsi.
Quando Cercare Aiuto Medico
Se si nota uno di questi sintomi, anche se scompare, è fondamentale rivolgersi subito a un medico.
L’ictus può arrivare improvvisamente, e un trattamento precoce può evitare danni cerebrali gravi o la morte.
Un ictus è un’emergenza medica—non ignorare i segnali di avvertimento.
Agire rapidamente può fare la differenza tra la vita e la morte.