Numero1924.

 

TECNICHE  DI  MANIPOLAZIONE

 

Mi sono avvicinato, per caso, su YOUTUBE ad una serie di filmati, editi da alcuni psicologi e psicoterapeuti, riguardanti dei personaggi apparentemente particolari, o di nicchia : i narcisisti (overt = palese o covert = dissimulato) psicopatici che sono, al contrario, e con mia grande sorpresa, molto più diffusi di quanto si sappia.
Uno dei tipi di narcisista piu’ pericolosi e’ il narcisista covert, poiche’ al contrario dei narcisisti overt (o classici), rendendosi conto che mostrare il suo narcisismo puo’ essere controproducente per i suoi obiettivi, si nasconde, spesso fingendosi l’esatto opposto di cio’ che e’. I narcisisti covert si mostrano spesso come dei buoni, etici, giusti, paladini della giustizia e pilastri della societa’.
I covert sono i peggiori, quelli che fanno più danni di tutti dal punto di vista psicologico. Perché hanno un’empatia cognitiva molto sviluppata (capiscono i tuoi sentimenti ma non li sentono), e sfruttano questa capacità a scopo manipolatorio, conoscendo i punti deboli della vittima. È difficile smascherarli, e quando questo succede sono spietati. Provano gusto nel vedere la vittima distrutta, colpevole, per loro, di aver scoperto la loro reale identità.
Sono, invece, una categoria psicologica di untori e diffusori di malessere sociale, attraverso un inquinamento empatico/affettivo che, come un virus (arriva a proposito, in tempi di Coronavirus, ma questo è di tipo psicisociale), attacca, corrode e stravolge i rapporti interpersonali.
L’ arma letale, di cui si avvalgono questi personaggi, è una tecnica manipolatoria, quasi infallibile, che raramente permette alla vittima di cavarsela senza danni.
Dopo avere letto questa trascrizione, penso che converrete con me che, così stando le cose, sono più facilmente comprensibili tutti quei femminicidi di cui ultimamente sono pieni i telegiornali.
E, in generale, a mio avviso, si può affermare che sono sempre più diffusi l’impreparazione alla vita e i disagi del comportamento relazionale, sia nel ruolo di vittima che in quello di carnefice.

Riporto trascritto il contenuto di questa conferenza illustrativa a cura di una giovane ma preparata psicologa, che si firma Vappole (non so se è uno pseudonimo). Tenete presente che, pertanto, il punto di vista è femminile.

 

La tecnica di manipolazione più potente che si conosca è usata dagli psicopatici, persone con disturbo narcisistico della personalità.
Prima di parlarvi dei dettagli di questa tecnica, vorrei introdurvi alla conoscenza di uno studio tecnico-scientifico svolto, all’inizio del XX° secolo da Skinner e dal suo team. Barrhus Skinner, nel 1938, ha coniato l’espressione “condizionamento operante”, che consiste nella sperimentazione di vari metodi per condizionare i comportamenti di un essere, in base a diversi tipi di “rinforzi” del suo ambiente circostante.
Ad esempio, “operanti neutrali” si definivano tutti quei condizionamenti dell’ambiente che né incrementavano né decrementavano la probabilità di far ripetere un comportamento all’individuo. Si definivano “rinforzi” tutte quelle risposte dell’ambiente che incrementavano la probabilità di un ripetuto comportamento, e “condizionamento operante” la risposta che decrementava la probabilità di un ripetuto comportamento.

Per svolgere gli esperimenti, Skinner e il suo team usavano dei topi ( e anche dei piccioni) che intrappolavano in scatole (scatole di Skinner), nelle quali c’era una levetta, delle luci ed un erogatore di palline di cibo. A seconda di come la levetta veniva premuta dal topo e, a seconda delle luci accese, l’erogatore dava una pallottola di cibo, oppure no.
Nel primo esperimento, chiamato “rinforzo positivo”, ogni volta che il topo premeva la levetta, veniva erogata una pallottola di cibo. In questo modo, il topo imparava che, se voleva del cibo,  bastava che premesse la levetta. Quindi, ogni tanto, la premeva.
Nel secondo esperimento, indipendentemente dal fatto che il topo premesse o meno la levetta, non veniva erogata nessuna pallottola di cibo. In questo modo, in breve, il topo si stufava di premere la levetta e, semplicemente, smetteva di premerla. Ma, qui arriva la parte interessante.
Dopo aver provato il “rinforzo positivo” per un po’, e, quindi, dopo aver insegnato al topo a premere la levetta per avere il cibo, gli sperimentatori hanno cominciato a mettere in atto quello che viene chiamato il “rinforzo intermittente”. 
Ovvero, qualche volta, quando il topo premeva la levetta, veniva erogata la pallottola di cibo, qualche volta no, in modo del tutto casuale (random).
Secondo voi, qual è stato il risultato? Logicamente, si penserebbe che, dopo un po’ di tempo, il topo si stuferà di premere la levetta perché tanto, dopo un po’, il cibo sarebbe arrivato. Giusto? Sbagliato. Il risultato è stato l’esatto contrario. Il topo diventava ossessionato, nel premere la levetta, al punto che smetteva di fare qualunque altra cosa, di prendersi cura di qualunque altro suo bisogno: semplicemente, rimaneva attaccato alla levetta.
Ma qui avviene la parte ancora più preoccupante. Dopo questa fase di “rinforzo intermittente”, gli sperimentatori provarono a togliere totalmente le pallottole di cibo, per vedere cosa accadeva: se, dopo un po’, non vedendo mai uscire il cibo, il topo avrebbe smesso di premere la levetta.
Secondo voi cosa è successo? Di nuovo l’esatto opposto di quello che ci si aspetterebbe logicamente. Anziché smettere di premere la levetta, il topo diventava ancora più ossessionato. Letteralmente, smetteva di fare qualunque altra cosa, pur di continuare a premere la levetta. Addirittura, arrivava a morire per continuare a premere la levetta.

Cosa significa questo? Questi esperimenti ci rivelano un comportamento psicologico dall’ambiente molto basilare, che va contro la nostra intuizione logica. Ovvero, quando abbiamo una cosa in abbondanza, non  ci preoccupiamo di averla o no e, quindi, siamo rilassati al riguardo. Quando quella cosa non c’è, noi sappiamo di non poterla ottenere, quindi non ci preoccupiamo al riguardo. Ma quando quella cosa ci viene data in maniera casuale, scatta una specie di condizionamento di dipendenza e diventiamo quasi drogati da quella cosa, anche se quella cosa smette di esistere.
Questo spiega, ad esempio, i meccanismi di dipendenza che vengono generati dai giochi d’azzardo, dove alcune persone devono essere completamente esonerate dal poter giocare, perché diventano talmente dipendenti, al punto di perdere ogni loro avere, pur di continuare a giocare.
Lo stesso meccanismo viene anche utilizzato in molti videogiochi, dove, ormai, si registrano molti casi di ragazzi che smettono di mangiare o dormire completamente, pur di continuare a giocare.
Ma, e questo è il punto più pertinente a noi, questo meccanismo viene anche utilizzato, senza eccezione, da manipolatori psicopatici e narcisisti, per intrappolare le loro vittime.
Quell’effetto drogante, quindi, che sentiamo verso queste persone, quando siamo coinvolte in una relazione con loro, non è casuale e non è una pazzia.
È creato di proposito. Come viene creato, esattamente? È semplice.

All’inizio della relazione, lo psicopatico narcisista ci “bombarda d’amore”.
Ovvero, crea il processo di “rinforzo positivo”. In questa maniera, ci abituiamo, impariamo ad avere a disposizione questo affetto, questo amore, per cui non ce ne preoccupiamo. Come nella fase iniziale del topo nella scatola.
Poi, arriva la seconda fase: arriva il “rinforzo intermittente”. In questa fase il narcisista psicopatico inizia ad abusarci utilizzando denigrazioni, insulti, critiche, svalutazioni ecc. e le alterna a momenti in cui ci dà affetto ed amore, in maniera totalmente casuale. E questa è la chiave.
Non c’è un “pattern of you” (modello di te). Sembra che ci possa essere ma, in realtà, la loro azione è pressoché casuale. Questo è il momento in cui diventiamo drogate dal narcisista psicopatico.
Noi iniziamo a pensare: “Ma cosa abbiamo fatto di sbagliato?” Dobbiamo fare in modo di ripristinare le cose come erano prima. Dobbiamo ricreare quel “pattern” che ci dava l’affetto incondizionato. Cerchiamo, in tutti i modi, di risolvere, di risistemare le cose, di capire qual è il meccanismo che ci dà l’affetto, dietro il comportamento del narcisista.
Ma, e questa è la parte più importante, non c’è un meccanismo, e non c’è un modo, per ripristinare quella cosa: semplicemente, questo fa parte della tecnica manipolatoria.

E poi, alla fine, arriva la terza fase: la fase dello “scarto”, per usare un’espressione conosciuta, ovvero, quando il narcisista psicopatico vi taglia fuori, smette completamente di darvi affetto.
Questa è la fase in cui l’effetto droga si innesta ancora di più e noi ci disperiamo, perché non capiamo cosa abbiamo fatto di sbagliato, perché lui è uscito dalla nostra vita, ci ha tagliato fuori e ha completamente smesso di darci affetto.
Questa è la tattica che rassicura il narcisista di tenerci drogati a lui, mentre lui può fare quello che vuole. Questa tecnica di manipolazione è fondamentale, perché dipende da questo effetto droga, che è il motivo per cui è così difficile guarire da una rottura o da un rapporto con un narcisista psicopatico.
C’è una parte di noi che è letteralmente drogata, quindi, uscire da questo rapporto non è meno facile che, per un drogato di cocaina, di eroina, o di qualunque altra sostanza psicotropa, di smettere, di andare in astinenza.
Gli effetti sono identici. Per questo è fondamentale, se  vogliamo non ricascare in queste dinamiche,  innanzitutto riconoscerle e poi, non caderci dentro.

Come facciamo a non farci prendere di nuovo da questo effetto?

Beh, innanzi tutto, bisogna riconoscere che il motivo per cui caschiamo in questa tattica (o trappola) di manipolazione non è casuale.
È perché, anche nel nostro passato, e precisamente, durante la nostra crescita, nell’infanzia, qualcuno l’ha utilizzata nei nostri confronti: con molta probabilità, un genitore. Quindi, siamo già stati esposti a questa tecnica che, per questo, funziona con noi. Pertanto, il primo passo per la guarigione da qualunque dipendenza psicologica, è andare a fondo nelle proprie ombre, andare a fondo nei propri traumi e guarirli.
La seconda cosa da fare, è che possiamo utilizzare la nostra mente razionale, per renderci conto di quanto ci stiamo avvicinando a questa dinamica e se qualcuno sta cercando di metterla in atto con noi. I segnali sono abbastanza chiari. Ormai, sappiamo tutti cos’è il “love bombing” (bombardamento d’amore) e, soprattutto, dobbiamo subito tenere i nostri sensi all’erta, per scoprire cosa non va, cosa non quadra, quando il nostro istinto ci avverte che, comunque, qualcuno sta cercando di manipolarci.
Se, oltre questa intuizione, vediamo anche che questa persona comincia a denigrarci, ad insultarci, alternando questo a dei momenti in cui ci dà affetto, allora qui dobbiamo stare attente perché quella persona sta utilizzando la tecnica di manipolazione del “rinforzo intermittente” con noi.

Appena ci accorgiamo che quello è il caso, dobbiamo prendere immediatamente le distanze, non dobbiamo cadere nella trappola, dobbiamo cercare altre attività con cui distrarci, cercare di focalizzarci su altre persone oppure, meglio ancora, su noi stessi: cercare di usare la nostra mente razionale, per valutare la situazione e non le nostre emozioni.
Se andiamo ad abboccare a quell’esca, è molto facile cadere nell’effetto droga.
Attenzione, la tecnica del “rinforzo intermittente” viene realizzata non solo con l’affetto (oltre che col sesso), ma anche con le parole.
Per esempio, quando il narcisista psicopatico ci dirà: “Ah, non preoccuparti, migliorerò, farò di tutto per non ripetere gli stessi errori” e poi ricadrà, puntualmente, a rifare gli stessi errori. E questo, di nuovo, è il”rinforzo intermittente”: a parole, promette di migliorare, nei fatti ricomincia peggio di prima.

Vorrei concludere dicendo che, con un narcisista psicopatico, o, anche, con un narcisista vero e proprio, non esiste la guarigione: è soltanto un’illusione, una pallottola di cibo adoperata come esca. Non sperate che si possa avere un rapporto sano con loro, che riusciranno, in qualche modo, a cambiare.
Soltanto in pochi casi, quando il narcisismo della persona non è grave e ci sono veramente delle parti di lui che provano empatia, che hanno veramente voglia di guarire, ci può essere un miglioramento.
Però, attenzione, perché è molto facile confondersi. In generale, è meglio non sperare. Quindi non abbocchiamo all’esca.

Numero1923.

 

Finirà anche la notte più buia

e sorgerà il sole.

 

Victor Hugo.

N.d.R.   È un po’ come  Adda passà ‘a nuttata (o meglio, come si legge nel testo, Ha da passà ‘a nuttata) che è una famosissima frase contenuta nella commedia Napoli milionaria! divenuta nel tempo celeberrima.
Un po’ come è accaduto alla notissima ‘e figlie so’ ffiglie! tratta da Filumena Marturano.
Oppure, anche, a I figli so’ piezz’ e core come cantava Mario Merola.

Numero1922.

 

Me la manda Rita, che lo ha appena ricevuto su WHATSAPP : merita di essere pubblicato.

 

Ricapitolando.

In pochi giorni abbiamo risolto il problema del traffico, dell’inquinamento, dello spreco di cibo, della ludopatia e dell’invasione dei migranti. Difficilmente staremo in futuro a litigare su quote 100 o di quando poter andare in pensione.

Miglioramenti sensibili anche sul fronte dell’evasione fiscale e della tracciabilità dei pagamenti (per giustificare le uscite di casa).

Abbiamo incentivato la digitalizzazione e l’alfabetizzazione informatica, dato forte impulso all’ “e-commerce”, lanciato lo “smart working” e l’ “è-learning”.

Abbiamo finalmente dato al calcio l’importanza che merita, aumentato la lettura dei libri e dei giornali, la visione dei film, riscoperto il piacere della sana cucina casalinga e del giardinaggio, ci siamo rivelati amanti dell’attività fisica e dell’aria aperta.

Siamo diventati più solidali, più socievoli e desiderosi di interagire con il prossimo. Quando suona il campanello il “e adesso chi cazzo è che rompe” è stato sostituito da una scossa adrenalinica.

Abbiamo responsabilizzato i cittadini all’osservanza delle norme e a non voltarsi dall’altra parte se vedono qualcuno che fa il furbo, abbiamo imparato a fare la fila in modo ordinato e a lavarci le mani.

Passiamo molto più tempo con i nostri figli e i nostri partner, forse entro un anno avremo pure risolto il problema demografico.

Abbiamo riabilitato gli scenziati e le competenze, spazzato via no-vax e complottisti vari, abbiamo disintossicato le trasmissioni di informazione dalle inutili liti da salotto dei politici.

Furti, rapine e altri delitti ridotti all’osso, traffico e spaccio di droga che hanno subito un tracollo.

Adesso ci resta solo da risolvere sta sega del coronavirus e siamo a cavallo.

Numero1921.

 

Sul  FATTO  QUOTIDIANO leggo oggi un articolo che mi piace.
Anche se i miei interessi sono molto lontani dalla politica.

 

Maurizio Montanari

Psicoanalista

POLITICA– 22 MARZO 2020

I leader di oggi sono affetti da narcisismo: il loro riferimento sono loro stessi.

 

Si sprecano in questi tempi le discussioni para-cliniche attorno alle sindromi narcisistiche che interesserebbero i nostri politici. La questione è ben altra: il narcisismo partitico nostrano non è un abito indossato da veri capi (alla De Gaulle o alla Churchill, grandi statisti portatori di ego ipertrofici) quanto la maschera pacchiana di minuscole figure autoreferenti e di scarso peso politico.

Diciamoci la verità, l’italiano ha sempre avuto un debole per l’uomo forte, simbolo totipotente capace di proteggere e mascherare le tante anime di una nazione cucita a forza, priva di un identità condivisa. Dietro l’ombra del condottiero era possibile celare, sia a destra che a sinistra, i micragnosi interessi, gli individualismi pelosi da cortile, i feroci e banali desideri violenti e inconfessabili dell’italiano medio.

Oggi questa tipologia di ometto medio è paradossalmente libera di autorappresentarsi e fare ‘outing’ (N.d.R. esternazione, rivelazione pubblica)  senza più l’affanno del Grande Padre da seguire o accoppare. Sbandierare la propria volgarità come titolo di studio, vantarsi dell’ignoranza come valore aggiunto, abusare di luoghi comuni sono di questi tempi caratteristiche che fanno curriculum. Il leader contemporaneo cavalca banalissimi e triti cliché usurati come la pace nel mondo, l’eliminazione dell’odio, il bene che trionfa sul male, le buone parole contro l’hate speech (N.d.R. discorso di odio). Tutto per un giorno illuminato dai riflettori.

Oggi non esiste più il capopopolo, mutato in capobranco. O, per meglio dire, il capo claque (N.d.R. seguaci che applaudono) di un pubblico preselezionato tra i propri ammiratori, eletto a platea unica di riferimento, sprezzante del fatto che ne esistano altre. L’epoca attuale è quella del ‘narcisisimo territoriale’ nella quale il leader autofabbricato si contraddistingue per una marcata allergia alle regole, che vuole tuttavia ferree per gli altri. Inadatto ai regolamenti, incline al capriccio personale e sempre in cerca di adepti graditi da arruolare, al momento del redde rationem (N.d.R. resa dei conti) con la realtà preferisce fuggire altrove per garantirsi un’ingiudicabilità nel tempo, per poi dedicarsi a ricreare nuovi gruppi con adepti che passino il vaglio della sua adorazione.

La scomparsa dei grandi partiti del secolo passato ha fatto sì che da forti mani si sia passati ad oscuri funzionari vestiti da capo, che arrancavano nella stanza dei bottoni esibendo una cultura politica assente, mancanti di qualsiasi velleità educativa. Goffamente millantano titoli, scopiazzano tesi, sbianchettano il loro curriculum. Il loro riferimento sono loro stessi. Pensate al fenomeno mediatico delle Sardine, sul quale ha egregiamente scritto Francescomaria Tedesco, tratteggiandone l’inconsistenza politica e il vuoto pneumatico.

Nel cosiddetto ‘campo progressista’ abbiamo assistito in questi anni ad uno smantellamento delle idee e delle battaglie della sinistra storica, calpestate da una nuova generazione di politici ‘trendy’ (N.d.R.  in voga,alla moda) provenienti da realtà artefatte o nicchie di privilegio, i quali mai hanno masticato il lessico delle battaglie storiche e popolari, dunque costretti ad abbozzare con narrazioni messianiche nelle quali la virtù e la pace nella galassia erano i mantra utili a sfondare.

Chi non ha capito il veltronismo non può spiegarsi il renzismo. Questi padri, che dal terrazzo delle loro ville blindate agitavano le forchette e i tovaglioli griffati contro le diseguaglianze e le turpitudini del mondo, hanno figliato una generazione di pargoli che si baloccava nei giardini recintati a battagliare contro i draghi con il cappello di carta e la spada di cartone.

Evaporata in fretta questa classe politica dopo il terrificante incontro col mondo reale la notte del 4 dicembre, i loro figli si sono sentiti autorizzati ad andare in piazza, convinti di doverne proseguire le mirabolanti narrazioni. Festosi e divertenti hanno invaso le città con le loro spade laser roteanti contro il male.

Finché i media hanno dato sponda alla costruzione del Movimento Impegnato per la Bontà (N.d.R. leggi SARDINE), tutto reggeva perché stava su di un piano mediatico virtuale e immaginario.
Le pietre hanno iniziato a piovere quando, andando per strada, hanno fatto incontri inaspettati. Hanno incrociato quella gente fatta di carne, lavoro e disgrazie che la notte del 4 dicembre ha preso a pedate i loro genitori e le loro storytelling (N.d.R. narrazioni).

Cercando spasmodicamente Salvini e le telecamere, si sono imbattuti in figure perturbanti: operai licenziati, insegnanti alla fame, cassintegrati, precari, pensionati.
Mentre erano intenti a eliminare l’odio si sono trovati a fare i conti con quegli strani figuri del mondo reale dai quali i loro genitori li hanno protetti per anni, prima di essere politicamente polverizzati. “Papà, ma cosa ci fa tutta questa gente nel nostro giardino? E perché ha così tanta fame?”.

PER  APPROFONDIRE

Sono andato a leggermi l’articolo di Francescomaria Tedesco, filosofo della politica, che così recita :

LE  SARDINE  MI  FANNO  ORRORE.

Le Sardine hanno finora goduto di una narrazione progressista encomiastica al limite del parossismo.

Cercherò invece di spiegare il mio orrore politico-intellettuale per le Sardine stesse e per i media che le stanno parassitando (e loro ben contente di farsi parassitare).

Se lo scopo delle Sardine, questa versione progressista, à la page bon ton dei 5S, è riportare verso il Pd i voti dei delusi del MoVimento, è vero anche che Santori & Co. lo fanno incarnando la quintessenza della demagogia e del populismo. Non che fossero caratteristiche aliene già al MoVimento, eppure qui si tratta di un significante vuoto che si serve della piazza piena come contenuto. Le Sardine non devono esprimersi su niente poiché ciò che le legittima è la piazza. E questo, paradossalmente, le avvicina non tanto ai 5S, quanto al loro odiato nemico, Salvini. Anche Salvini usa l’argomento della piazza, compresa quella virtuale: gli italiani sono con me, gli italiani dicono, gli italiani vogliono. Le Sardine non hanno bisogno di sottolinearlo a ogni pie’ sospinto, ce lo ricordano i media progressisti al posto loro.

Tuttavia – non è un giudizio di valore – sia il MoVimento che Salvini hanno irrobustito questa loro dimensione plebiscitaria con dei contenuti. Esecrabili? Non è questo il punto. La questione è che le Sardine non hanno detto niente finora (se escludiamo, anche con una certa benevolenza, le sciocchezze esternate sui media-parassiti: il programmino in sei punti che è più una netiquette inquietante per i social, l’equiparazione illiberale e totalitaria tra violenza fisica e violenza verbale, il Daspo, il bambino autistico e il pallone da basket, l’Erasmus a Catanzaro Lido, la giustificazione delle foto con Benetton, le risposte alle domande su Bibbiano di Selvaggia Lucarelli, e via discorrendo).

Dunque, si diceva, le Sardine come quintessenza del populismo, come ‘significante vuoto’ (che, intendiamoci, per il populismo di sinistra di Mouffe-Laclau è un elemento positivo di aggregazione delle domande eterogenee della società). Non c’è nessun contenuto, il contenuto sono le Sardine stesse, e tanto deve bastare. La critica sull’assenza di un programma viene respinta (“è solo un movimento, non un partito”), la critica all’assenza di impegno diretto per ottenere legittimazione democratica anche (“perché dovrebbero candidarsi? Hanno solo risvegliato le coscienze sopite della sinistra”). Non c’è nessuna idea democratica della contendibilità degli spazi politici, nell’ideologia sardinista: non bisogna ‘scalare’ un partito, non bisogna presentare degli argomenti, non bisogna esporsi alla discussione pubblica, perché tutto ciò viene bypassato dalla presenza in piazza. E dalla presenza nei media, che ne è ormai lo specchio legittimante (e anche su questo l’analogia è fortissima più con Salvini, ‘costruito’ ampiamente dalla sovraesposizione mediatica, che con i 5S, storicamente avversi – almeno nella prima fase – a comparire in tv e anzi fortissimamente critici del sistema dell’informazione).

E allora solo a me fa orrore che in una specie di distopia demagogica la leadership si produca come in Oltre il giardino? Fa specie solo a me questa produzione immediata del consenso, immediata nel senso letterale di non mediata da alcunché che abbia potuto rappresentare una sorta di dispiegamento della ragione pubblica? Si dirà che la politica non è solo elezioni e istituzioni. Tuttavia, essa si alimenta del discorso pubblico, della pubblicità. E invece un flash mob è l’esatto opposto di tutto questo: gesto, mobilitazione istantanea, immediata nel senso di cui sopra, che produce anche consenso immediato, direi anche – la parola che occorre cominciare a dire — potere. Potere immediato. C’è la gente in piazza, vero. Ma nello schema plebiscitario-populistico-demagogico, la piazza ratifica, non decide, ha a disposizione il grado zero della ragione pubblica. Interviene a leadership già prodotta. Il popolo non discute, ma alza la mano avendo la possibilità di dire solo sì o no (e dice sì, sempre sì).

Ecco: produzione di potere dall’alto, meccanismi completamente topdown di produzione del consenso e della leadership, assenza di luoghi pubblici di sviluppo analisi e decisione ex ante. Siamo di fronte al grado massimo del populismo. La leadership qui è auto-investitura certificata da un lato dalla piazza, dall’altro dalle televisioni. Come tutto questo non disturbi il ceto intellettuale è una cosa che mi lascia meravigliato, anzi sbalordito.

Numero1919.

 

ATTENZIONE :  QUESTA  È  UNA BUFALA,  UNA FAKE  NEWS.

Sta circolando su  FACEBOOK e viene attribuita ad una poetessa e scrittrice, KITTY  ‘O  MEARY  (1839 – 1888), che l’avrebbe scritta nel 1869.
NON  È  AFFATTO  VERO:     È stata scritta adesso.

È vero, invece, chiunque l’abbia scritta, che vale la pena di leggerla.
Per questo la pubblico.

 

E la gente rimase a casa.
E lesse libri ed ascoltò.
E riposò e fece esercizi.
E fece arte e giocò.
E imparò nuovi modi di essere.
E si fermò.

E ascoltò più in profondità.
Qualcuno meditava.
Qualcuno pregava.
Qualcuno ballava.
Qualcuno incontrò la propria ombra.
E la gente cominciò a pensare in modo differente.

E la gente guarì.
E, nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti,
pericolosi,
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire.

E quando il pericolo finì.
E la gente si ritrovò.
Si addolorarono per i morti.
E fecero nuove scelte.
E sognarono nuove visioni.
E crearono nuovi modi di vivere.
E guarirono completamente la terra.
Così come erano guariti loro.

Numero1918.

 

CARO  CORONAVIRUS

 

Testo adattato alla musica di     “Erba di casa mia”      di  Massimo Ranieri

 

Caro Coronavirus,

ma questa pandemia

quando va via?

È un gran disagio

vivere col contagio,

restare chiusi in casa,

attenti ad ogni cosa.

 

Incubo, Coronavirus,

ci causi troppi guai

come non mai!

Della pazienza

siamo rimasti senza.

Che fare della vita

che tu hai rovinata?!

 

Ma questa malattia

un bel dì finirà,

allora tutti insieme

ci si ritroverà,

vedersi con gli amici

nella normalità.

Comincia un’altra vita!

Basta che sia finita!

 

Vattene, Coronavirus:

ora la vita è questa,

non è una festa.

Muore la gente

e non puoi farci niente.

Cantiamo tutti in coro,

almeno col pensiero.

 

Un’altra primavera

chissà quando verrà?

E questa nostra vita

chissà come sarà?!

Ancora un’altra volta

cominciar si dovrà.

Basta che vada via

questa epidemia!

 

Tricesimo,        22 Marzo  2020.

Numero1917.

 

CORONAVIRUS

 

Sull’aria di                 “La canzone di Marinella”          di Fabrizio de André

 

E adesso abbiamo proprio la certezza:

questo “coronavirus” è una schifezza.

Staremo chiusi in casa, per settimane,

mentre la vita se ne andrà a puttane.

 

Ci roderemo il fegato di rabbia,

chiusi come leoni in una gabbia.

Ci stiamo rovinando l’esistenza,

frustrati da un senso d’impotenza.

 

Negli ospedali, in tanti stan morendo,

sono stroncati da ‘sto male orrendo

che si diffonde come uno “tsunami”

e che ti porta via quelli che ami.

 

Stavolta ce l’han fatta troppo grossa,

e in molti finiranno nella fossa,

perché finisca ‘sta maledizione

non basterà cantare una canzone.

 

E questo è un ricorso della storia

di cui abbiamo perso la memoria,

non ci voleva anche questa guerra

che porterà sterminio sulla terra.

 

E come prima non sarà più niente,

chissà come farà tutta la gente,

con questa malattia contagiosa:

dovremo inventarci qualche cosa.

 

Però, se il coraggio non si smorza,

in qualche modo, ci faremo forza:

bando ai piagnistei e alle lagnanze,

non perderemo anche le speranze.

 

Bando ai piagnistei e alle lagnanze,

non perderemo anche le speranze.

 

Tricesimo,   21  Marzo  2020                 Primo giorno di Primavera.

Numero1916.

 

La vecchiaia è una bellissima età.

L’età d’oro della vita, perché

è la stagione della libertà,

perché da vecchi si capisce

ciò che da giovani, e persino

da adulti, non s’era capito.

Perché con l’esperienza,

le informazioni, i ragionamenti

che abbiamo accumulato,

tutto si è fatto chiaro….

Alcuni la chiamano “saggezza”.

 

Peccato che…..di vecchiaia si muore.

Numero1914.

 

Quadrato del Sator

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Il quadrato del Sator è una ricorrente iscrizione latina, in forma di quadrato magico, composta dalle cinque seguenti parole: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS. La loro giustapposizione, nell’ordine indicato, dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra e viceversa o dall’alto in basso e viceversa.

Quadrato del SATOR sul fianco nord del Duomo di Siena

L’iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici, sia in epigrafi lapidee sia in graffiti, ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora oscuri, nonostante le numerose ipotesi formulate.

La struttura

Quadrato del Sator

Disponendo le parole su una matrice quadrata (vedasi figura), si ottiene una struttura che ricorda quella dei quadrati magici di tipo numerico. Le cinque parole si ripetono se vengono lette da sinistra a destra e da destra a sinistra, oppure dall’alto al basso o dal basso in alto. Al centro del quadrato, la parola TENET forma una croce palindromica.

Storia del misterioso quadrato

Il Quadrato del Sator a Oppède.

Il curioso quadrato magico è visibile su un numero sorprendentemente vasto di reperti archeologici, sparsi un po’ ovunque in Europa. Ne sono stati rinvenuti esempi a Roma, nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore, nelle rovine romane di Cirencester (l’antica Corinium) in Inghilterra, nel castello di Rochemaure (Rhône-Alpes), a Oppède in Vaucluse, a Puy-en-Velay, nella corte della Cappella di Saint-Claire, sulla parete del Duomo cittadino di fronte al Palazzo Arcivescovile a Siena, nella Certosa di Trisulti a Collepardo (FR), a Santiago di Compostela in Spagna, nelle rovine della fortezza romana di Aquincum, in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, solo per citarne alcune.

Gli esemplari più antichi e più celebri sono quello incompleto rinvenuto nel 1925 durante gli scavi di Pompei, inciso su una colonna della casa di Paquio Proculo e quello trovato nel novembre del 1936 su una colonna della Palestra Grande, sempre a Pompei. Quest’ultimo ha avuto grande importanza negli studi storici relativi alla frase palindroma, poiché esso è completo e arricchito da altri segni interessanti che non si sono trovati altrove e fu certamente inciso prima dell’eruzione del 79 d.C.

Non se ne conoscono esemplari antecedenti l’era cristiana.

A partire da questi ritrovamenti, il quadrato del Sator viene anche detto “latercolo pompeiano”.

L’enigma del significato

Lettura lineare

Il quadrato di Sator su una porta di legno a Grenoble (Francia).

Difficile stabilire il significato letterale della frase composta dalle cinque parole, dal momento che il termine AREPO è un hapax legomenon (cioè si tratta di una parola che compare una sola volta, questa) nella letteratura latina, e quindi non è possibile stabilirne il significato per confronto. Alcune congetture su tale parola (nelle Gallie e nei dintorni di Lione esisteva un tipo di carro celtico che era chiamato arepos: si presume allora che la parola sia stata latinizzata in arepus e che nel quadrato essa avrebbe la funzione di un ablativo strumentale, cioè un complemento di mezzo) portano a una traduzione, di senso oscuro, quale “Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote”, della quale si cerca di chiarire il senso intendendo il riferimento al seminatore come richiamo al testo evangelico.

Il termine arepo si può anche intendere come «piccola pezza di terra», in riferimento a un passo di Columella dove arepenne viene dato come sinonimo di origine gallica di semiiugero, con uguale radice di arpentum. Inoltre il termine rotas può indicare “il convento”. Il significato sarebbe stato dunque: “Il Seminatore di un arepo mantiene con il suo lavoro il convento”. Se invece rotas si rifacesse alle ruote celesti, potrebbe essere letto come “Il Creatore delle terre tiene, cioè governa, le ruote celesti”. Il concetto della unicità del mondo immanente con quello trascendente, identificato anche dalla forma a croce del tenet, forma che esprime simbolicamente l’unione del cielo e della terra. Dalle combinazioni dei due significati si può anche ottenere “Il seminatore nel campo governa le ruote celesti”, visione riconducibile all’ateismo radicale tipico dell’atomismo di Lucrezio.

Lettura bustrofedica

Se si leggesse il palindromo cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga o di ogni colonna (scrittura bustrofedica), si otterrebbe la frase “sator opera tenet arepo rotas“, in cui il termine Sator indicherebbe il seminatore, arepo rappresenterebbe una contrazione di areopago (nel significato di tribunale supremo), e il palindromo potrebbe essere tradotto con: “Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”; tale interpretazione attribuirebbe pertanto un significato morale al quadrato magico secondo cui: “L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma soltanto Dio decide il suo destino”.

Da notare come, sempre utilizzando una lettura bustrofedica, arepo è la costellazione del Grande Carro, la falce degli dei (harpé), simbolo del loro potere universale e quindi metafora di Dio.

Lettura anfibologa

Data la molteplicità dei possibili significati, il quadrato di Sator si potrebbe intendere come un anagramma anfibologo, contenente volutamente più chiavi di lettura che si rivelavano differentemente a seconda del livello di conoscenza e profondità del lettore.

Il lettore meno colto si sarebbe fermato alla lettura letterale e forse avrebbe afferrato i significati simbolici abbastanza comuni nel mondo antico, come i quattro elementi pitagorici, traendo la lettura, riga per riga: “Il seminatore, tiene, la falce, le opere agricole, le ruote”. Una persona più acuta avrebbe compreso l’anfibologia e le avrebbe trasferite dalla sfera terrestre a quella celeste, cogliendo il legame tra seminatore agricolo e Seminatore celeste, scorgendo la lettura, riga per riga,: “Il Creatore, tiene, il Grande Carro, le costellazioni, le stelle”. Chi fosse dotato poi di cultura, sia letteraria che filosofica, avrebbe intuito la chiave di interpretazione bustrofedica ricca di metafore, traendo lettura, riga per riga: “Dio, si prende cura, del Creato, come l’uomo si prende cura, dei suoi campi”, nonché ulteriori significati numerologicicabalistici, filosofici e teologici.

Altre letture

Tra le letture che partono da considerazioni numerologiche, l’Enciclopedia Britannica sostiene che altro non si tratti che l’equivalente in lettere di un Quadrato di Marte (Quadrato numerico ove la somma dei numeri in riga, in colonna e in diagonale è sempre la stessa); suffraga questa ipotesi anche con il fatto che in alcuni casi il quadrato è rappresentato con riga e colonna centrali in rosso, il colore di Marte (equivalente, nella mitologia romana, al greco Ares) e ipotizza che la lettura debba essere di tipo bustrofedico: “Il seminatore dell’Aeropago detiene le ruote dell’Opera”. Questa interpretazione però presta il fianco a critiche difficilmente superabili: (1) i quadrati di Marte si “leggono” non solo in orizzontale e in verticale ma anche in diagonale, mentre qui la lettura diagonale non dice nulla; (2) il testo è in lingua latina e questo rende poco accettabile l’interpretazione di quell'”AREPO” come “aeropago”; (3) è difficile poi accettare quell'”OPERA” come un genitivo, quando la grafia indica un probabile accusativo.

Simbologia cristiana

Anagramma SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS

La lettura all’interno del palindromo della parola “PATERNOSTER” come crux dissimulata avviene per via di anagramma.

La presenza del palindromo in molte chiese medievali induce a considerarlo – per quanto esso possa aver avuto un’origine più antica – un simbolo che si inserisce nella cultura cristiana di quel periodo. Partendo dalla identificazione del Sator, il seminatore, con il Creatore (vedi la Parabola del seminatore e la Parabola del granello di senape), qualche studioso ha proposto la seguente interpretazione: «Il Creatore, l’autore di tutte le cose, mantiene con cura le proprie opere», Un’altra sostiene che, coerentemente con abitudini diffuse nel Medioevo, l’impiego in ambiente cristiano del quadrato del Sator doveva corrispondere a finalità apotropaiche, come avvenne per molte altre iscrizioni suggestive, del tipo «Abracadabra» o «Abraxas».

Se la grande quantità di presenze e ritrovamenti in luoghi di culto medievali dimostra che il palindromo avesse un significato religioso in epoca medioevale, più controverso è il contesto del suo uso in epoche antecedenti. Il ritrovamento del «latercolo pompeiano», risalente a data anteriore all’eruzione del Vesuvio nel 79, ha sollevato numerose controversie sull’origine cristiana del quadrato in quanto, pur essendo un fatto documentato la presenza di comunità cristiane a Pompei ed Ercolano e in Campania, la A e la O poste ai lati della croce sono un riferimento alla simbologia dell’Alfa e l’Omega la cui prima comparsa in ambito cristiano è attestata nell’Apocalisse di Giovanni, redatta in data più tarda (anche se in ambito ebraico tale simbologia è presente anche nell’Antico Testamento).

Il primo a ipotizzare la tesi dell’Apocalisse fu Grosser, che osservando con spirito enigmistico l’insieme delle lettere che lo compongono, rilevò come esse possono servire a comporre una croce, nella quale la parola paternoster si incrocia sulla lettera N: avanzano due A e due O, che possono porsi ai quattro estremi della croce, come fossero l’alfa e l’omega, il principio e la fine, all’interno di quattro quadranti divisi dagli assi orizzontale e verticale formanti la croce. Il quadrato sarebbe dunque una crux dissimulata, un sigillo nascosto in uso tra i primi cristiani ai tempi delle persecuzioni. Questa interpretazione è rafforzata dal fatto che il quadrato magico stesso contiene al suo interno una croce greca dissimulata, costituita dall’incrocio, al centro del quadrato, delle due ricorrenze di tenet, l’unica parola della struttura che è palindroma di sé stessa. Questa interpretazione, per quanto plausibile, non è accettata da tutti gli studiosi, specie da quanti rifiutano l’origine cristiana del palindromo.

Uso apotropaico

Nel medioevo vi fu un proliferare di rappresentazioni di questo quadrato anche su pergamena. Gli venne attribuito un effetto apotropaico.  L’aggettivo apotropaico (dal greco αποτρωπαω, apotropao = “allontanare”) viene solitamente attribuito a un atto, oggetto o persona atti ad allontanare il malocchio e gli influssi maligni. Si parla ad esempio di monile apotropaico, rito apotropaico o gesto apotropaico. Nel linguaggio comune si usa il più noto aggettivo “scaramantico”.
In un manoscritto del XII secolo dell’Abbazia di Prüll è esposto come simbolo della croce di Cristo con l’invito a far rientrare un fuggitivo; come augurio per la buona riuscita di un parto lo si trova sulla Pergamena di Aurillac, con l’invito a mostrarlo a una partoriente, e lo stesso uso è illustrato da un documento del 1259 conservato nell’Archivio di Stato di Genova. Il Quadrato venne utilizzato come protettore dai fulmini, dagli incendi, da malattie varie quali l’idrofobia, il mal di denti, il morso dei cani, ecc..

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Numero1913.

 

SATOR  AREPO  TENET
OPERA  ROTAS = Q.S.
QUADRATO  MAGICO
A  5  COLONNE = Q.M.5

                      

Un affascinante mistero in lingua latina : il QUADRATO  MAGICO.
Il più antico è stato ritrovato nella “palestra” di Pompei, ma esistono molti altri: alcuni di età imperiale romana, nelle città delle colonie nel Mediterraneo Orientale, altri in diverse località d’Europa, sempre colonizzate dai Romani e anche medioevali.

Al numero precedente 1914,  il significato e le possibili interpretazioni trovano ampia esposizione. In questo numero si parla, invece, di un aspetto nuovo e del tutto particolare, scoperto da uno studioso di Simbologia e Geometria Sacra: Marco Virginio Fiorini, Architetto.

In via preliminare, è necessario introdurre la conoscenza dei cosiddetti QUADRATI  MAGICI  NUMERICI a 3, 4, 5 righe e colonne.
Alcuni esempi:

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Il QUADRATO  MAGICO  A  5  COLONNE È  SOPRA : Q.M.5

 

La loro caratteristica è la seguente:

La somma dei numeri di ogni riga , di ogni colonna , da sinistra e da destra, dall’alto in basso, e viceversa, e in diagonale centrale dà sempre lo stesso numero:
15   per il quadrato a 3 righe-colonne, (di ordine 3)
34  per il quadrato a 4 righe-colonne, (di ordine 4)
65  per il quadrato a 5 righe-colonne  (di ordine 5).

Ma non pensate che sia tutto qui. Esistono QUADRATI MAGICI di ordine 8 e addirittura 9. Non ci credete? Eccoli qui:

 

Risultato immagini per Quadrato magico di ordine8

 

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Questi due sono Quadrati Magici di ordine 8 : a voi il calcolo della somma costante.

Alcuni Quadrati Magici portano il nome dei loro editori: ad esempio, Cornelio Agrippa, Paracelso, Benjamin Franklin ecc.
Un Quadrato Magico di ordine 4 compare su una stampa del pittore Tedesco Albrecht Dürer dal titolo “Melancolia”.

 

IL QUADRATO MAGICO DI VILLA ALBANI a ROMA (in pietra)

 

Visualizza immagine di origine

Composto nel 1766, di ordine 9, costante 369 con la seguente epigrafe:

“LECTOR SI DOCTUS ADMIRATOR SI IGNARUS SCITO QUADRATUS HIC MATHEMATICE CONSTRUCTUS AB UNO USUQUE AD OCTOGINTA UNUM 3321 UNITATES INCLUDIT QUAELIBET IPSIUS COLUMNAE TAM IN LINEA PLANA QUAM IN RECTA ET TRANSVERSALI UNITATES 369 QUAE DUCTAE PER NOVEM EASDEM 3321 UNITATES RESTITUUNT ET APPELLATUR MAXIMUS QUIA MAXIMAM POSSIDET EXTENSIONEM. VALE.

CAETANUS GILARDONUS ROMANUS PHILOTECNOS INVENTOR A.D. MDCCLXVI.”

(O lettore, dotto ammiratore o profano che tu sia, sappi che questo quadrato costruito secondo le regole della matematica da 1 fino a 81 comprende 3321 unità; qualsiasi colonna dello stesso, sia in senso orizzontale che in quello verticale e trasversale, comprende 369 unità che moltiplicate per 9 danno appunto le medesime 3321 unità ed è chiamato massimo poiché possiede la massima estensione. Ti saluto.

Gaetano Gilardone romano filotecnico-inventore anno Domini 1766).

 

Ma non basta : udite, udite!  Un QUADRATO  MAGICO di ordine 64 : PAZZESCO!

QUADRATO MAGICO DEI VAMPIRI di A. Graziotti (1983)

Panquadrato magico dei vampiri
Panquadrato magico dei vampiri

E’ il più grande QM esistente, entrato nel Guinness dei primati del 1989. Questo “panquadrato” (tanti QM dentro un QM) è una singolarissima opera in cui il rigore matematico si fonde con l’arte astratta ed è suddivisa in 64 scacchi per lato per un totale di 4096 caselle; l’autore ha usato tutti i numeri naturali da 1 a 4096 nessuno escluso. La costante è 131.104.

L’artista ha pensato di includere nel suo quadrato qualcosa come 18 figure simmetriche rispetto al centro – croce, vampiri, greche, labirinti, semidiagonali – le cui caselle numeriche replicano tutte la prefissata costante 131.104. Disegno temerario, incredibile e bellissimo che solo la mente di un artista che ha avvertito la matematica come luogo e soggetto delle proprie realizzazioni poteva figurare.

 

Ma torniamo al nostro Architetto Fiorini, appassionato di Geometria Sacra.
Egli si è chiesto se il Quadrato Magico di ordine 5 avesse una qualche relazione con il Quadrato “SATOR”, composto da 5 parole di 5 lettere.
Nessuno, prima di lui aveva studiato questa comparazione.

Egli ha notato che nel Q.S. (Quadrato SATOR), alcune caselle contengono le stesse lettere, di solito 4 volte. Di conseguenza, ha pensato di collegare, tracciando dei segmenti di retta, le caselle con le lettere uguali. Ed ecco ciò che è uscito: una cosa piuttosto curiosa e sorprendente.

Rifeririamoci al Q,S. (Quadrato “SATOR”) e al Q.M.5 (Quadrato Magico di ordine 5), che troviamo stampati all’inizio.

1   Tracciamo un rettangolo, unendo tutte le 4 lettere A del Q.S.
Tracciamo un rettangolo, unendo tutti i 4 numeri del Q. M.5 che si trovano nelle stesse caselle delle 4 A.
Facciamo la somma : 23+24+3+2 = 52.

2   Tracciamo un rettangolo, unendo tutte le 4 lettere O del Q.S.
Tracciamo un rettangolo, unendo tutti i 4 numeri del Q.M.5 che si trovano nelle corrispondenti caselle delle 4 O.
Facciamo la somma : 8+16+18+10 = 52.

3   Tracciamo un rombo, unendo tutte le 4 lettere T del Q.S.
Tracciamo un rombo, unendo tutti i 4 numeri del Q.M.5 che si trovano nelle corrispondenti caselle delle 4 T.
Facciamo la somma : 1+4+25+22 = 52.

4   Tracciamo un rombo, unendo le 4 lettere E del Q.S.
Tracciamo un rombo, unendo tutti i 4 numeri del Q.M.5 che si trovano nelle corrispondenti caselle delle 4 E.
Facciamo la somma : 7+20+19+6 = 52.

5   Adesso, pensiamo di unire UNA COPPIA DI LETTERE S e R sul Q.S.
Ne risulta un quadrato all’interno del perimetro.
Trasportiamo la stessa figura sul Q.M.5 e otteniamo come somma dei numeri ai 4 angoli : 17+15+9+11 = 52.

6   Continuando, prendiamo la COPPIA DI LETTERE R e P e uniamole con un    piccolo quadrato sul Q.S.
Trasportiamolo sui corrispondenti numeri del Q.M.5 e otteniamo, ancora una volta, magicamente : 5+14+21+12 = 52.

7   Tracciamo un rettangolo che associ le lettere A e O,orizzontalmente, sul Q.S.
Trasportiamo il rettangolo sui numeri corrispondenti del Q.M.5 e otteniamo
come somma : 23+16+3+10 = 52.

8    Facciamo come sopra, con le lettere A e O, ma con il rettangolo in senso verticale. Quindi, trasportiamo e facciamo la somma.
Ancora una volta, otterremo : 24+8+2+18 = 52.

9   Prendiamo le 4 lettere R sul Q.S.. Queste si uniscono con la figura geometrica di un rombo allungato.
Trasportiamo lo stesso rombo sul Q.M.5 e otteniamo come somma
anche stavolta : 15+5 +11+21 = 52.

10  Prendiamo le lettere S e P e uniamole con un rombo, nell’altro senso.
Trasportiamo il rombo sul Q.M.5 e otteniamo che la somma dei numeri corrispondenti è : 17+14+9+12 = 52.

L’unica casella che contiene una sola lettera è quella centrale ed è la N.
Siccome per le altre caselle abbiamo avuto 4 ricorrenze, moltiplichiamo per 4 il suo valore numerico corrispondente: 13 X 4 = 52.

 

A questo punto, Fiorini si è chiesto che cosa potesse significare il numero 52.

 

E questo è quanto è venuto alla luce, ricorrendo alla Numerologia :

5 + 2 = 7

7 è un numero sacro per gli Egizi e Fiorini ha cominciato ad indagare a 360°.
Non solo nella civiltà egizia, anche in  molte altre culture misteriche il 7 è un numero importantissimo.
Egli si è avvalso, ad esempio, della  GEMATRIA.  Si tratta di un Sistema di lettura numerico della Bibbia. È una vera e propria scienza ed è molto studiata nel mondo ebraico. Cosa significa in, GEMATRIA, il numeo 52? Lì, ogni parola è un numero e ogni numero è una parola.

E il valore numerico di 52 significa ELOHIM!

Nella Bibbia, ELOHIM ha vari significati : dei, esseri divini, legislatori supremi, governatori, angeli. Ad esempio, quello che viene chiamato Dio nella Bibbia Cristiana, è uno degli ELOHIM, il suo nome è Yahveh, un personaggio in carne ed ossa che, dotato di poteri e mezzi sovrumani, guida il popolo di Israele, verso la terra promessa, a condizione di essere obbedito e venerato come un Dio.

INCREDIBILE !

Il QUADRATO SATOR contiene anche le lettere AEON, distribuite a stella.
AEON ha, forse, un significato? E come no?!

Gli AEON (o EONI), in vari sistemi culturali gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio Primo, detto Ra (o sole) dagli Egizi. Si trattava di entità spirituali di origine divina, considerate come entità a se stanti. Queste divinità, pare si manifestassero (mi fanno pensare agli ALIENI) in certe località del vicino Oriente, terra in cui si batterono i TEMPLARI.
Uno degli aspetti più curiosi del Quadrato SATOR è che, collegando tra loro le lettere per formare la parola AEON, avviene un fatto inaspettato legato ai Templari. Cosa succede?
Si forma una figura a forma di punta di freccia, nelle 4 direzioni dei punti cardinali. Se la trasportiamo sul Q.M.5 e facciamo le somme, abbiamo :

24+8+7+13   = 52
16+20+3+13 = 52
2+19+18+13  = 52
10+6+23+13 = 52.

SEMBRA  UNA  MAGIA !

Messe insieme le 4 frecce, unite per la punta, ecco che viene fuori

la CROCE  TEMPLARE !

Risultato immagine per croce templare

 

Numero1911.

 

Segnalato da mio nipote Alan

 

Radhanath Swami

LA  MENTALITÀ  DIETRO  ALLE  BUONE  RELAZIONI.

 

C’è una meravigliosa analogia sull’ape e la mosca, che ci insegna una preziosa lezione per migliorare i nostri legami interpersonali e la qualità della nostra vita.
L’ape vola di fiore in fiore, estraendo solo il nettare, senza intaccare la pianta. La mentalità dell’ape è quella di cercare l’essenza di ogni fiore. Persino in un luogo coperto di immondizia imputridita, piuttosto che prestare attenzione a tutto quel sudiciume, l’ape rimane concentrata nella sua ricerca di nettare ed entusiasta, vola addirittura sopra un unico, piccolo, fiore cresciuto in mezzo a chilometri e chilometri di spazzatura.
Nelle nostre relazioni, abbiamo molto da imparare dall’ape; essa ci insegna l’arte di focalizzarsi sugli aspetti positivi ed affrontare in modo opportuno le carenze in ognuno. Ci saranno difetti ovunque e in chiunque, non mancano mai le cose di cui lamentarsi, ma, come l’ape cerca di scovare il nettare, anche nei luoghi più impensati, così  noi possiamo mirare a trovare le buone qualità in chi abbiamo intorno.

La mosca rappresenta un altro tipo di mentalità nei rapporti con gli altri. Sebbene entrambe le specie possono essere apprezzate, per il particolare istinto naturale che le distingue, possiamo comunque studiarle per apprendere importanti lezioni, per migliorare la qualità della nostra vita.
In un corpo altrimenti sano, la mosca si concentrerà nel succhiare una crosta infetta. La mosca può anche sorvolare centinaia di fiori, ma su cosa si concentra? Focalizza la sua attenzione sull’assaporare immondizia ed escrementi. Essa ignora il dolce profumo dei giardini di rose e, anche nelle situazioni migliori, e nei luoghi più puliti, la mosca rivolgerà la sua attenzione alla spazzatura.
Questo rappresenta l’ottica di non considerare le buone qualità di chi ci sta intorno, concentrandosi sulle loro mancanze. È così facile, non occorrono sforzi per trovare difetti negli altri. Criticare è una dipendenza, più le concediamo, più ne diventiamo ossessionati. Nei rapporti con gli altri è importante mantenere una comunicazione onesta e benevola, improntata sul dare valore a ciò che c’è di positivo, affrontando le cose negative in modo cortese e costruttivo, cercando di tirar fuori il meglio di entrambe le parti.
Agendo così, impariamo a riconoscere le qualità positive in noi stessi e a superare l’insana mancanza di autostima.
Mentalità da ape o mentalità da mosca, sta a te decidere.