Sic parvis,
magna.
Così, da piccole cose,
si arriva alle grandi.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
Sic parvis,
magna.
Così, da piccole cose,
si arriva alle grandi.
Amare ciò che è nobile, ciò che è bello, ciò che è umano, permettere a momenti di intuizione di recare saggezza nel momento dell’azione. Concepire con la mente la società che si dovrà creare: una società nella quale gli individui cresceranno liberi e l’odio, l’avidità, l’invidia si estingueranno perché non vi sarà più nulla che possa nutrirli. Queste cose io credo e il mondo, con tutti i suoi orrori, non ha scosso la mia fede.
Bertrand Russel
I RISTORATORI, titolari dei RISTORANTI chiusi per COVID19, alla fine di “questo bisesto e funesto” 2020,
attendono i RISTORI….
Segnalata da Rita
Quando soffia il vento
del cambiamento,
alcuni costruiscono
muri di cemento,
altri mulini a vento.
Proverbio Cinese.
Mandata da Carlo
Nell’ottimismo c’è la magia,
nel pessimismo c’è il nulla.
Abraham Hicks.
Mandata da Marilaura
PASQUA è voce del verbo ebraico
“pesah”, che significa passare.
Non è festa per residenti,
ma per migratori che
si affrettano al viaggio.
Allora, sia Pasqua piena per voi
che fabbricate passaggi,
dove ci sono muri e sbarramenti,
per voi, apertori di brecce,
saltatori di ostacoli,
corrieri ad ogni costo,
atleti della parola PACE.
Erri De Luca.
Segnalata da Rita
Il pericolo, la solitudine, un futuro incerto
non sono mali opprimenti finché il corpo
è sano e le nostre facoltà valide; finché,
specialmente, la libertà ci presta le sue ali
e la speranza ci guida con la sua stella.
Charlotte Bronte
LA SPERANZA
SPERANZA di Gianni Rodari
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Anche se il timore
avrà più argomenti,
tu scegli la speranza
e metti fine alla tua angoscia.
Seneca
CORONAVIRUS
Sull’aria di “La canzone di Marinella” di Fabrizio de André
E adesso abbiamo proprio la certezza:
questo “coronavirus” è una schifezza.
Staremo chiusi in casa, per settimane,
mentre la vita se ne andrà a puttane.
Ci roderemo il fegato di rabbia,
chiusi come leoni in una gabbia.
Ci stiamo rovinando l’esistenza,
frustrati da un senso d’impotenza.
Negli ospedali, in tanti stan morendo,
sono stroncati da ‘sto male orrendo
che si diffonde come uno “tsunami”
e che ti porta via quelli che ami.
Stavolta ce l’han fatta troppo grossa,
e in molti finiranno nella fossa,
perché finisca ‘sta maledizione
non basterà cantare una canzone.
E questo è un ricorso della storia
di cui abbiamo perso la memoria,
non ci voleva anche questa guerra
che porterà sterminio sulla terra.
E come prima non sarà più niente,
chissà come farà tutta la gente,
con questa malattia contagiosa:
dovremo inventarci qualche cosa.
Però, se il coraggio non si smorza,
in qualche modo, ci faremo forza:
bando ai piagnistei e alle lagnanze,
non perderemo anche le speranze.
Bando ai piagnistei e alle lagnanze,
non perderemo anche le speranze.
Tricesimo, 21 Marzo 2020 Primo giorno di Primavera.
Segnalata da Rita
LA STORIA DELLE QUATTRO CANDELE
Raccontata, in una puntata de I FATTI VOSTRI, da Fabrizio Frizzi.
In una stanza quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione.
La prima diceva “Io sono la pace, ma gli uomini non riescono a mantenermi.
Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi”. E, a poco a poco,
la candela si lasciò spegnere.
La seconda candela disse “Io sono la fede, ma, purtroppo, non servo a nulla. Gli
uomini non ne vogliono sapere di me e, per questo motivo, non ha senso che io
resti accesa”. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su
di lei e la spense.
Triste, la terza candela, a sua volta disse “Io sono l’amore e non ho la forza per
continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non
comprendono la mia importanza”. E, senza attendere oltre, la candela si lasciò
spegnere.
In quel momento, un bambino entrò nella stanza, vide le tre candele spente e,
impaurito per la semioscurità, , disse “Ma cosa fate? Voi dovete rimanere
accese. Io ho paura del buio”. E, così dicendo, scoppiò in lacrime.
Allora, la quarta candela, impietosita, disse “Non piangere. Finché io sarò
accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: Io sono la speranza”.
Con gli occhi lucidi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e
riaccese tutte le altre.
Nei totalitarismi (regimi comunisti, dittature politiche o militari di destra o di sinistra, governi ispirati o controllati da dogmatismi religiosi), esiste la certezza, la sicurezza, la garanzia che tu sarai uno dei tanti, uguale a tutti gli altri, sparso e indistinto in mezzo al gregge: una pecora, in un grande recinto, destinata a mangiare la stessa erba delle altre pecore. L’erba, magari, non ti mancherà, ma non avrai, mai, altro che quella.
Nei sistemi liberal democratici, tu avrai l’opportunità, la probabilità, ma anche il rischio, se non ci riuscirai, di diventare, con il tuo impegno, la tua responsabilità e le tue capacità, migliore e diverso dagli altri (primus inter pares = primo fra i pari ), vedendo premiate le tue doti e i tuoi sacrifici, in modo più rilevante, proporzionalmente alle energie profuse per raggiungere i tuoi traguardi. E diventando migliore non degli altri soltanto, ma, soprattutto, di te stesso e dei tuoi limiti. Il merito non è un privilegio di casta: è il riconoscimento di una conquista.
Tutti nasciamo uguali, (anche se alcuni sembrano più fortunati, altri meno favoriti): è la vita che ci può rendere diversi. Dipende da noi. Ma dipende anche dal regime sociale e politico in cui ci troviamo a vivere ed operare. Facciamo tutti in modo che ci sia la possibilità di scegliere fra una pluralità di opportunità, per vivere, con il nostro impegno, una vita degna di essere vissuta. E, per morire, dopo una vita ben spesa, migliori di come eravamo quando siamo comparsi in questo mondo.
È la soddisfazione più grande che la vita ci offre. È l’unico merito di cui ci possiamo vantare, è il solo buon ricordo che possiamo lasciare.
Tra vent’anni, non sarete delusi
dalle cose che avete fatto,
ma da quelle che non avete fatto.
Allora, levate l’ancora,
abbandonate i porti sicuri,
catturate il vento
nelle vostre vele.
Esplorate. Sognate. Scoprite.
Mark Twain.
La speranza è irrilevante,
il vero potere sta nel sapere.
La speranza è un imprigionamento del sapere.
La speranza è il sogno
di chi è sveglio.
Aristotele.