Numero3037.

 

da  QUORA

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA

 

10 + 1    INSEGNAMENTI PER LA VITA

 

1. Le persone intorno a te sono zavorre o propulsori. Non esiste una via di mezzo. Circondati di persone che non fanno altro che parlare del passato e resterai intrappolato in esso. Stai con chi persegue attivamente un futuro migliore e sarai motivato a fare lo stesso. Il tuo ambiente plasma la tua realtà. Crea un habitat che ti ispiri a pensare in grande e vedrai la tua vita trasformarsi rapidamente.

2. La vita è stronza. Le cose non vanno sempre come vorresti. Le sventure colpiscono chi non se le merita, mentre altri sembrano immuni a qualsiasi sfortuna. Il mondo può essere un luogo crudele e caotico. Puoi accettarlo e fare del tuo meglio, oppure lamentarti e vivere un’esistenza miserabile.

3. Ogni tua azione ha le sue conseguenze. Non hai scampo: devi assumerti la responsabilità di ogni tua azione. Ogni scelta porta conseguenze, immediate o future che siano. Definisci i tuoi valori e vivi in base ad essi. È il modo migliore per minimizzare i rimorsi futuri.

4. Non puoi aiutare chi non vuole essere aiutato. Soffrire per i dolori degli altri non rende la tua anima più nobile. Non confondere l’empatia con l’autocompiacimento. Più insisti per aiutare, più si creerà resistenza dall’altra parte. Dai la tua disponibilità e non fare altro. Se qualcuno avrà bisogno del tuo aiuto, e sarà pronto a riceverlo, te lo farà sapere.

5. Sei il responsabile della tua felicità. Dipende esclusivamente da te, dalle prospettive che assumi e dalle scelte che compi. Sii grato per ciò che hai e lavora per ciò che desideri. Coltiva relazioni significative. Dedica tempo alle tue passioni e a ciò che ti fa stare bene. La felicità viene da dentro, non da fuori. Non aspettare che si realizzino delle condizioni che non hai nemmeno stabilito per essere felice.

6. Non puoi piacere a tutti. Piacere a qualcuno significa inevitabilmente non piacere a qualcun altro. Incontrerai sempre persone che cercheranno di tirarti giù. Circondati di chi ti vuole bene e desidera il meglio per te. Accetta le critiche costruttive e ignora la negatività gratuita. Sii sempre autentico e attirerai le persone giuste per te.

7. La vita è breve ed effimera. Non sai mai quanto tempo ti resta da vivere. Apprezza il presente e usa il tuo tempo con saggezza. Ama chi ti sta vicino come se ogni giorno fosse l’ultimo. Non sprecare tempo a preoccuparti per cose inutili e a portare rancore. Crea ricordi indimenticabili, invece di accumulare cose. Dai ogni giorno priorità a ciò che ti rende felice e ti dona pace.

8. Nessuno ti deve un cazzo. Al Cosmo non interessa assolutamente niente del tuo impegno e non ti deve nulla per gli sforzi che fai. Non hai diritto alla felicità o a una vita facile solo perché esisti. Devi darti da fare costantemente per creare la vita che desideri, invece di aspettare che si realizzi da sola. La costanza e l’impegno sono più efficaci della speranza in un colpo di fortuna.

9. Se non cambi nulla, nulla cambia. Albert Einstein disse: “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi un risultato diverso.” Se continui a fare ciò che hai sempre fatto, il tuo futuro sarà una replica del tuo passato. Non aspettare che accada qualcosa per deciderti ad introdurre dei cambiamenti.

10. La vita segue le sue stagionalità (e ognuna di esse deve essere accolta e affrontata, che ti piaccia o meno). Gran parte della sofferenza che provi, la crei lamentandoti della stagione precedente o preoccupandoti di quella in arrivo. Ma è nel momento in cui riesci ad accettare quella che stai attraversando ora, con tutti i suoi ostacoli e le sue opportunità, che trovi il modo di prosperare.

11. Ogni esperienza ha uno scopo ben preciso e il senso ti verrà rivelato. Potrebbero volerci alcuni giorni oppure diversi anni, ma non ti preoccupare. Alla fine, tutto acquisisce un senso. Non è detto che tu debba trovare ora la soluzione all’enigma. Come disse Steve Jobs: “Non è possibile unire i puntini guardando in avanti; si possono unire solo a posteriori, guardando indietro.”

Numero3018.

 

da  QUORA

 

Scrive Fil, corrispondente di QUORA

 

10  COSE  CHE  TUTTI  DOVREBBERO  ACCETTARE

 

 

Mi rendo conto che non sarà una lista piacevole e potrebbe essere un po’ difficile da accettare, ma queste sono le conclusioni a cui sono arrivato io:

  1. Morirai: tristemente prima o poi tocca a tutti, l’unico modo per essere immortali è avere il proprio nome calcato a fuoco nella Storia;
  2. Non esiste “quella giusta”: devi affrontare l’eventualità di rimanere solo nella vita;
  3. Non puoi essere il migliore in tutto, ci sarà sempre qualcuno che ti batterà;
  4. Nessuno ti regala niente, se vuoi davvero qualcosa combatti per averla;
  5. Lavora sodo ma intelligentemente: la dote che ti fa andare più avanti nella vita non è la “rettitudine”, ma la “furbizia”;
  6. Non si può sempre fare affidamento sugli altri, prima o poi dovrai imparare a cavartela da solo;
  7. Adattati: non va sempre tutto come vuoi tu! È un bene avere un piano generale, ma è sempre meglio averne 15 di riserva: “se qualcosa può andare storto, lo farà” (legge di Murphy);
  8. Non esisti solo tu al mondo, ogni azione ha delle conseguenze;
  9. Ascolta gli altri ma pensa con la tua testa, solo tu puoi vivere la tua vita;
  10. Studia!! Sapere è potere.

Numero3016.

 

da  QUORA

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA.

 

10 verità scomode che nessuno vuole ammettere.

 

1. Tutti coloro che conosci moriranno. Poco importa quanto siamo giovani, in salute o protetti. Ogni giorno che passa, siamo un passo più vicini alla nostra morte. Perciò, assapora ogni istante e impara a trovare la bellezza anche nelle cose più semplici.

2. La vita è ingiusta. C’è chi nasce in condizioni più favorevoli, mentre altri si trovano a lottare fin dal primo respiro. C’è chi nasce bello e chi deve affrontare i pregiudizi legati al proprio aspetto. C’è chi è ricco e chi vive nella miseria. Le guerre non cesseranno mai di esistere e la pace universale non esisterà mai. Fai del tuo meglio per migliorare il mondo, ma non aspettarti di poterlo cambiare.

3. Non puoi controllare ogni cosa. Come disse Mike Tyson: “Tutti hanno un piano, finché non pigliano un pugno in bocca.”

4. Le emozioni non sono fatti oggettivi. Il modo in cui ti senti non riflette necessariamente una percezione accurata della realtà. Le emozioni sono risposte soggettive che possono essere influenzate da molteplici fattori, inclusi i tuoi pensieri, le tue esperienze passate e la tua salute psico-fisica attuale. Coltiva questa consapevolezza e impara a reagire alle situazioni con calma e lucidità.

5. Il cambiamento è inevitabile. Che ti piaccia o meno, tutto è destinato a cambiare: gli amici, le circostanze, il tuo corpo e l’ambiente che ti circonda. Impara ad accogliere il cambiamento e a voltare pagina quando la vita lo richiede. Restare aggrappati al passato non fa altro che generare sofferenza e impedire la tua crescita personale.

6. Il dolore farà sempre parte della tua vita. Ciò che conta è il modo in cui lo affronti. Se scegli di evitarlo, puoi soffrire di meno. Se lo affronti, cresci. Può essere un insegnante severo, ma prezioso.

7. Alcune volte, è troppo tardi. Troppo tardi per chiedere scusa. Troppo tardi per recuperare un amore perduto. Non dare per scontate le persone che ami. Ogni momento trascorso insieme potrebbe essere l’ultimo, e solo quando la vita ci pone di fronte a questa dura verità comprendiamo quanto sia preziosa ogni relazione e ogni istante con coloro che ci sono cari.

8. Fare del tuo meglio non garantisce che ce la farai. Potrebbe essere che il tuo meglio non era (ancora) abbastanza. Magari la fortuna non era dalla tua parte. Esiste un’infinità di variabili che sfuggono al nostro controllo, e questo è un aspetto fondamentale della vita che bisogna imparare ad accettare.

9. Nessuno può salvarti se non tu stesso. Nessun angelo custode, nessun amico, nessun terapeuta, nessun partner può fare il lavoro per te. Possiamo ricevere sostegno e amore dagli altri, ma alla fine, le decisioni che determinano il nostro cammino devono essere prese da noi stessi. Dobbiamo ascoltare il nostro intuito, la voce interiore che conosce la verità e la strada migliore per noi.

10. Abbiamo poco tempo perché lo usiamo male. Seneca disse che non è vero che abbiamo poco tempo, bensì che ne sprechiamo molto. E se ci concedessimo più momenti di pausa per rifocalizzarci sulle priorità della nostra vita? Cosa succederebbe se dedicassi maggiore attenzione alle attività che veramente contano per te, lasciando da parte le distrazioni e le occupazioni inutili?

Numero3004.

 

S C E L T E    D I    V I T A

 

Fa che non ci sia

mai nessuno a dirti

come vivere la vita.

Se vuoi essere felice

non devi fare altro

che approvare te stesso.

Sei unico e meraviglioso.

Sii quello che vuoi essere,

finché ti rende felice.

Puoi vendere illusioni,

puoi comprare nuvole

e acchiappare i tuoi sogni.

Non inseguire gli altri,

perciò non credere

a quello che ti dicono,

ma fallo solo se a te

sembra che ti faccia felice.

Se non sei soddisfatto

di come stai vivendo,

prima di pretendere

di cambiare il mondo,

cambia i tuoi occhi, le tue idee.

Riconosci di  avere imparato

abbastanza poco, o male.

Sii timone, mai àncora.

Sii mare, mai tempesta.

Numero3003.

 

B I L A N C I O    D I    U N A    V I T A

 

Il più grande rimorso che possiamo avere nella vita

non è per le cose sbagliate che abbiamo fatto,

ma per le centinaia di cose giuste

che abbiamo fatto per le persone sbagliate.

Io non voglio cancellare il mio passato,

perché, bene o male, mi ha reso quello che sono oggi.

Anzi, ringrazio chi mi ha fatto scoprire

l’amore e il dolore, chi mi ha amato e usato,

chi mi ha detto “ti voglio bene” credendoci,

e chi, invece, l’ha fatto solo per i suoi sporchi comodi.

Io ringrazio me stesso per aver trovato

la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre.

 

Oscar  Wilde.

 

N.d.R.: in questa lucida riflessione di una grande mente

ritrovo il compendio di tutta la mia vita.

Numero2977.

 

L A    V I T A

 

Abbi cura di ogni momento

perché questa è la tua vita,

un viaggio bellissimo

pieno di gioie e di sfide.

Abbraccia tutta la felicità

che si presenta, non importa

quanto fugace possa essere.

Lascia andare preoccupazioni

e rimpianti, e concentrati

sul presente e sul futuro.

Circondati di amore,

di risate e di ricordi cari.

La vita è troppo bella per

essere tutto tranne che felice.

Numero2956.

 

B I L A N C I O    D I    V I T A

 

Ormai ho trovato la mia strada

per il mio esodo da questo mondo.

Ora so che, qualunque cosa accada,

questa mia vita non è stata, in fondo,

 

così inutile. Ma non me ne vanto:

forse poteva anche essere migliore,

e se non sono stato proprio un santo,

non sono stato neanche un peccatore.

 

E non è andata male, dopotutto:

non ho grandi successi che festeggio,

ma ho più costruito che distrutto,

 

è più una vittoria che un pareggio.

Invecchiare ora so che è proprio brutto,

però l’alternativa è molto peggio.

Numero2950.

 

da  QUORA

 

Scrive Corrado Montoro, corrispondente di QUORA

 

Friederich  Nietzsche e il superUomo (o Oltreuomo)

 

L’Oltreuomo di cui parla Nietzsche, soprattutto nello Zarathustra, è la conseguenza di alcune riflessioni che devono prima essere introdotte per comprendere il concetto di Übermensch.

In Così parlò Zarathustra, Nietzsche narra del Profeta Zarathustra, saggio Eremita che, dopo essersi ritirato per dieci anni, scende dalla montagna in cui viveva per dispensare la sua saggezza.

Questo profeta scende e porta con se “il grande annuncio”: la morte di Dio (di cui aveva già parlato nella Gaia Scienza).

Morti sono tutti gli dèi: ora vogliamo che l’Oltreuomo viva» – questa sia un giorno, nel grande meriggio, la nostra ultima volontà! (Così parlò Zarathustra)

Alla già enigmatica affermazione della morte di Dio, egli aggiunge che sono stati proprio gli uomini ad ucciderlo:

Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso! (Ecce homo)


  • Morte di Dio

Perché Nietzsche ci accusa di essere gli assassini di Dio?

Perché Nietzsche non vuole tanto provare la non-esistenza di Dio, quanto affermare che la fede cristiana non è più la guida etica delle persone. Sono le persone che stanno mano a mano diventando atee e così facendo hanno ucciso Dio.

Nietzsche fu così lucido da vedere i germi del secolarismo e da capire che esso sarebbe avanzato e rimasto. In questo senso, l’annuncio della morte di Dio è l’annuncio della fine dei valori religiosi come pilastro della nostra società.

Ma non è tutto.

Dio rappresenta la più antica delle bugie che gli uomini si raccontano per non affrontare la vita. Ci rassicuriamo al pensiero che la vita sia ordinata, sensata e che ci sarà una ricompensa per le buone azioni. Dio è la speranza che il mondo abbia un perché, ma purtroppo è solo una nostra invenzione.

Pensa l’uomo: d’altra parte, la sofferenza deve pur avere un senso. Perché dovrei alzarmi ogni mattina per mungere la vacca, se no? Che senso avrebbe mettere al mondo – un mondo pieno di sofferenza – un figlio? E, poi, tutti i miei cari che non sono più qui con me, saranno pur da qualche parte ad aspettarmi. In un bel posto, una realtà metafisica, una realtà altra, diversa da questo mondo imperfetto. Un paradiso, pieno di luce e senza dolore, governato da Dio.

No. Queste sono solo bugie. Menzogne che ci diciamo da sempre, calunnie che ci servono a sopportare le difficoltà della vita. Gli uomini, ritrovandosi in un mondo pieno di incertezze, si sono rifugiati in esse.

La differenza tra l’Oltreuomo e l’uomo consiste proprio nel coraggioso rifiuto delle menzogne millenarie.


  • La morale del Gregge e la morale dei Signori

Ma questa verità non può essere accettata da tutti, scrive Nietzsche. Di sicuro non dal gregge (il popolino).

Il Gregge ha assorbito acriticamente la cultura in cui si trova. Il Gregge non si chiede neanche perché giudica una certa cosa buona o cattiva. Semplicemente segue quello che gli è stato insegnato, la religione, la tradizione e la cultura di cui è impregnato.

La morale dell’Occidente (quella Cristiana) è una morale “anti-naturale”, la quale va contro l’istinto vitale, contro lo spirito di chi può affermare la propria Volontà di Potenza. Secondo Nietzsche, come abbiamo detto, questa moralità cristiana sta declinando, ma questo non significa che si imporrà quella dei Signori (morale di un’ipotetica Aristocrazia, basata su valori vitali).

Anzi, Nietzsche capì che si sarebbe comunque imposta una morale del Gregge: “il pericolo dei pericoli”, secondo lui, è la vittoria della morale dei deboli, di quelli guidati dal Ressentiment verso chi riesce a imporsi nella vita, verso chi affronta la vita con coraggio.

La morale del Gregge impedisce agli individui di sviluppare i propri talenti, considera tutti uguali e non riconosce il merito dell’impegno e che, così facendo, spinge tutti gli individui con il potenziale di elevarsi sopra le masse a diventare:

Un più piccolo, quasi ridicolo, animale del gregge, un qualcosa facile da compiacere, malaticcio, e mediocre (Al di là del bene e del male)

Anche dovesse cadere l’apparato valoriale cristiano, il Gregge continuerà ad odiare chi si mette in gioco, chi dedica ogni sua energia ad uno scopo e passa la vita alla ricerca di un obiettivo più alto.

Una delle più belle descrizioni del comportamento del popolino nei confronti di chi si riesce ad elevare al di sopra della mediocrità è data dalla figura del funambolo.


  • Il funambolo

Il Profeta Zarathustra è ormai sceso della montagna e si trova al mercato. Lì si è radunato il popolo perché è giunta la voce che si sarebbe esibito un funambolo.

Il funambolo diventa simbolo dell’uomo che tenta di superare se stesso. Un funambolo prende la vita coraggiosamente. Il suo non è un mestiere in cui si possa fingere. Egli si è messo in gioco veramente: o riesce ad attraversare la corda o cade e si spezza l’osso del collo.

La corda del funambolo diventa simbolo del percorso tra uomo e Oltreuomo, tra l’inerzia e il sì alla vita:

L’uomo è una corda annodata fra l’animale e il Superuomo, una corda tesa sopra un abisso (Così parlo Zarathustra).

Nonostante il funambolo cada e fallisca, Zarathustra lo loda. Il popolo però non capisce le sue parole e ride.

Quando Zarathustra ebbe pronunciate queste parole, guardò di nuovo gli uomini e tacque. «Eccoli – disse al suo cuore – essi ridono: essi non mi comprendono, io non sono bocca per queste orecchie.

Perché questa è la punizione che riservano gli altri a chi cerca di elevarsi al di sopra della massa, a chi cerca di essere diverso, di non accettare il mos maiorum (costume della maggioranza): la derisione. Come a dire: tu sei solo un poveraccio, che cosa ti eri messo in mente di fare? Nessuno può uscire dal Gregge, nessuno può pensare di essere autonomo, libero dal passato e dal pensiero comune.

Ma come si fa, volendolo, ad uscire dal Gregge? Nietzsche lo spiega attraverso tre figure quella del cammello, del leone e del fanciullo.


  • Piegarsi a Dio: il Cammello

Il primo simbolo di reazione verso la cultura tramandata (senso di colpa e pregiudizi, religione e morale popolare) è quella del cammello.

Il cammello è colui che nutre ancora timore reverenziale nei confronti di Dio. Questa persona affronta a suo modo la vita, addossandosi carichi pesanti, prendendosi le responsabilità e chinando la testa.

C’è un non so che di dignitoso nel suo addossarsi le difficoltà. Il problema è che non lo fa per sé, ma per paura di una futura punizione divina.


  • Verso la libertà: il Leone

La figura del leone si avvicina a quella dell’Oltreuomo. Il leone rifugge la morale che gli è stata imposta.

Quale è questo drago immane che lo spirito non vuole più oltre chiamar suo padrone e suo Dio? Si chiama egli: «Tu devi». Ma contro di lui lo spirito del leone avventa le parole: «Io voglio» (Così parlò Zarathustra).

Il “drago” di cui parla è la seduzione della facile scelta di seguire ciò che ci impone la tradizione. Ma questo drago è forte e avversario temibile. Sa i suoi punti di forza e ribatte che tutti i valori sono già stati creati.

«Ogni valore fu già creato; e io tutti li rappresento. L’«io voglio» non deve più esistere». (Così parlò Zarathustra).

Il leone può solo limitarsi a dire il suo “sacro no” ai valori tramandati, ma la parte destruens (che smantella) non basta.


  • Volere il proprio destino: il Bambino

E’ la figura dello spirito che vuole la sua propria volontà. Se il leone era la figura della “libertà da…”, il fanciullo è “libertà di…”.

Perché il fanciullo è l’innocenza, è l’oblio: un ricominciare, un gioco, una ruota che gira per sé stessa, un primo movimento, una santa affermazione.

Il fanciullo è appena nato, non ha i preconcetti degli adulti. Quello che Nietzsche aveva in mente era un individuo libero dal peso delle norme sociali, dei costumi e dogmi della società. Ma non solo: il bambino è anche pieno di gioia per la vita, si meraviglia per le scoperte e ama creare cose nuove. E’ quello che Nietzsche chiama il “sacro sì” alla vita.


  • Eterno ritorno e Amor Fati (Amore o accettazione del Destino)

L’Oltreuomo ama la vita. Riesce a superare le vecchie concezioni e le limitazioni religiose. Ma c’è un’ultima caratteristica che lo contraddistingue: il vivere la vita con l’idea dell’eterno ritorno e con l’Amor Fati.

Il concetto di eterno ritorno è stato spesso travisato, dandogli una lettura metafisica che semplicemente non ha. Quello che Nietzsche invita a fare è vivere la vita come se fossimo condannati a riviverla all’infinito. Con questa idea sicuramente saremmo più invogliati a non perderci in inutili questioni, risentimenti senza senso e invidia nei confronti degli altri.

Questo modo di vivere ci consente di vivere a pieno, ci consente di amare ogni singolo avvenimento e ogni nostro gesto, a prescindere dal fatto che nella vita esistano sia gioie che dolori. Anzi, accettando il brutto della vita senza per questo doversi rifugiare nei dolci sogni di paradisi lontani. E se avessimo già sprecato molto tempo prezioso? Poco male, l’amore per la vita di un Oltreuomo consiste anche nell’accettare il proprio passato.

La mia formula per la grandezza dell’uomo è Amor Fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l’eternità.

Numero2947.

 

S E S S O    E    A M O R E

 

Dice Venditti (e non solo lui) che “non c’è sesso senza amore”, ma lui, quando cantava questo, era innamorato.
Molti, specialmente gli uomini, vogliono fare sesso anche senza essere innamorati. Si tratta di una pulsione naturale che considera il sesso un atto ricreativo e di personale gratificazione, come può essere anche l’autoerotismo del resto, che può essere desiderato a prescindere dall'”alibi” del rapporto d’amore con il/la partner.

Una donna è molto più coinvolta emotivamente ed affettivamente e vorrebbe che il rapporto sessuale fosse l’espressione più alta del desiderio reciproco che è la risultante di tante componenti.
Per il maschio queste componenti sono prevalentemente di ordine fisico: ed esempio la bellezza corporea, “il sex appeal”, la complicità e la partecipazione erotica di un certo livello e via dicendo. Tutte cose riscontrabili e reperibili anche genericamente, senza bisogno di concentrarsi e monopolizzarsi su una sola e unica donna.

Per la femmina, invece, conta molto di più il bisogno di essere amata e desiderata per quella che è, intendendo per questo di godere di una certa esclusività ed anche di un “ascendente” particolare che lei detiene come arma di seduzione personale che, ovviamente, si attribuisce per sana autostima.
Essere concupita sessualmente dal maschio, legittimo od occasionale, le conferisce una straordinaria conferma della propria caratura umana ed erotica.

 

Ma ribaltiamo l’ipotesi: esiste l’amore senza il sesso?
È ancora e sempre amore quello che i due componenti di una coppia provano reciprocamente, senza avere rapporti sessuali?

Possono essere tanti i motivi per cui, in una coppia, non si pratica più il sesso.
Può succedere che uno dei due diventi portatore di una patologia ostativa, o di una carenza o di una condizione fisica debilitante, oppure riporti qualche trauma, anche psicologico, che pregiudichi in modo continuativo la sua praticabilità dal punto di vista della sessualità.
Oppure, molto più banalmente, è scemata del tutto l’attrazione fisica ed emotiva preesistente.
Però, possono persistere immutati i rapporti, psicologicamente appaganti, della stima personale, del rispetto reciproco, dell’affetto, vero e profondo, che, magari da tanti anni, ha unito i componenti della coppia.

Il sesso può anche passare in secondo, terzo o quarto piano ma estrometterlo del tutto vuol dire rinunciare all’unico vero momento intimo e gratificante di una coppia. Il momento in cui ci si guarda dentro. Un momento in cui il tempo si ferma, si fermano i pensieri e si lascia il mondo fuori. E non è solo sesso… È anche il prima: come ci si arriva. È il dopo: come ci si sente…
Due componenti fondamentali! È abbandonarsi. Desiderarsi. Concedersi in modo esclusivo.

Per rispondere al quesito di partenza, direi che non si tratta più di Amore con la A maiuscola, quello della gioventù, quello della pienezza dei sensi, quello degli exploit, quello che De André chiama “l’amore che strappa i capelli”.

L’amore senza sesso è, però, una specie di “amore in tono minore”, senza esaltazioni, non conclamato, non gridato od esibito, ma vissuto a basso profilo, molto intimizzato, molto complice e, a suo modo, egualmente profondo.
Anzi, è fatto di tante piccole cose ed attenzioni, anche di tante parole che rispecchiano lo stato d’animo, di due che, consapevolmente e onestamente, hanno scelto di continuare la loro relazione su un altro binario che, ben lungi dall’essere un binario morto, li può portare molto lontano, con condizioni di viaggio molto più confortevoli e confacenti alla loro età presente e futura.
Io lo considero un “coronamento” dell’amore della prima fase.

Insomma, l’Amore con la A maiuscola non è un assoluto, non è per sempre. È una chimera transeunte.
Decade e si trasforma, adattandosi alla legge del tempo, e diventa un Affetto con la A maiuscola.
E questo è la versione più nobile e umanamente gestibile del rapporto di coppia, che si consolida e rimane valido, nella misura in cui era valido l’amore originale, quello dei tempi migliori.

Numero2943.

 

 

L A    D E P R E S S I O N E

 

da  QUORA

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA.

 

La depressione è pigrizia emotiva.

 

Premessa: sarò crudo e diretto. Dirò cose che non vuoi sentire. Perciò, se hai paura di sentirti offeso o di uscirne ferito dopo la lettura, NON LEGGERE!

Ho lottato con la depressione per moltissimi anni.

Una cantilena di pensieri ed emozioni negative si era impossessata di me, diventando la colonna sonora della mia vita. Credevo che fosse il mio naturale modo di essere, e ci creai attorno la mia identità.

Ero grasso, povero e senza amici e davo la colpa alla depressione. Poi mi sono reso conto che ero depresso perché ero grasso, povero e senza amici.

Sono stato bullizzato e deriso. Ho avuto problemi con l’alcol e le droghe. Ho sofferto di una forte ansia sociale e ho lottato con dei disordini alimentari. Alcune delle persone più importanti della mia vita sono venute a mancare quando ero ancora un adolescente.

La verità è che tutti abbiamo problemi e la vita non è fatta per essere semplice.

La società di oggi, però, ci incentiva ad essere flaccidi e a comportarci da vittime. Di conseguenza, siamo portati a dare la colpa a qualcosa di esterno per delle difficoltà che ci troviamo ad affrontare interiormente.

Non sopporto quando sento qualcuno dire “soffro d’ansia”. Che cazzo vuol dire? Tutti soffriamo d’ansia. Non è altro che un’emozione che si viene a creare nel momento in cui decidiamo di preoccuparci per qualcosa che potrebbe accadere in futuro.

Non sopporto nemmeno sentir dire “ho la depressione.” Di nuovo… Che cosa significa? Non si tratta di un tumore o di un virus. Non vai a fare una passeggiata senza il giubbotto e ti prendi la depressione. Non è una malattia che cade dal cielo da un giorno all’altro.

La depressione è circostanziale.

Se non sei a conoscenza del motivo per cui sei depresso, significa che dovresti cominciare ad esaminare la tua vita e imparare a conoscerti meglio, invece che passare le giornate davanti a Netflix.

È difficile? Ci sono dei mostri che non vuoi affrontare? Ti capisco, ed è del tutto comprensibile. Ma se decidi di distrarti piuttosto che affrontare la realtà, non cambierà mai nulla.

Potresti avere l’istinto di ribattere con mille scuse, e lo comprendo. Ci sono passato anche io attraverso quella fase. Quando sei depresso, fai di tutto per difendere la tua depressione: è più facile trovare delle giustificazioni per non cambiare, piuttosto che darsi da fare per farlo.

Qualche tempo fa, un mio amico stava attraversando un brutto periodo. Era rimasto senza lavoro, la ragazza lo aveva lasciato, suo padre stava molto male e non aveva idea di che cosa volesse fare nella sua vita. Vedeva il suo mondo andare a pezzi e disintegrarsi un pezzettino alla volta, giorno dopo giorno.

Mentre bevevamo un caffè è crollato: si è messo a piangere e a parlare di quanto tutto fosse insopportabile e ingiusto.

Lo ascoltai e mi si spezzò il cuore a guardarlo in quello stato. La mia propensione iniziale fu quella di appoggiargli una mano sulla spalla e proporre i soliti luoghi comuni: “dovresti farti aiutare da qualcuno,” oppure “mi dispiace, vedrai che con il tempo passerà.”

Grazie al cielo, ho avuto la freddezza di riflettere e ricordare che cosa avesse aiutato me a superare quei momenti difficili. E non fu di certo l’accondiscendenza del mondo esterno: quella non faceva altro che alimentare il mio vittimismo.

“Cazzo, che vita di merda che stai vivendo! Non vorrei mai essere nella tua situazione,” gli dissi.

Smise di piangere. I suoi occhi si sbarrarono. Mi guardò sorpreso, confuso e intimorito: inconsciamente, stava aspettando la classica parola di conforto.

“Che cosa vuoi dire?” mi chiese.

“Che hai ragione. Stai vivendo una vita di merda e non ti invidio per niente. E ora?”

“E ora cosa?” rispose.

“Che cos’hai intenzione di fare? Aspettare che passi? Aspettare che succeda qualcosa che ti cambi la vita da un momento all’altro o che un angelo venga a salvarti? Oppure vuoi muovere il culo e fare qualcosa?”

Rimase in silenzio per qualche secondo. “Muovere il culo,” disse.

Lo abbracciai e gli dissi che per qualsiasi cosa sarei stato a sua disposizione, poi me ne andai e lo lasciai solo con i suoi pensieri.

Ormai è passato più di un anno e sta continuando a lottare con i suoi mostri ma, a poco a poco, sta imparando a sconfiggerli e a migliorare la sua vita. Mi ha ringraziato più volte per come mi comportai in quella situazione. Dice che avrebbe voluto una pacca sulla spalla, ma ciò di cui aveva bisogno era guardare in faccia la realtà, e io lo aiutai a farlo.

Se in quel momento mi fossi mostrato come l’amico comprensivo e compassionevole, potrebbe ancora essere nella stessa situazione, se non peggio.

Sì, perché la depressione non nasce da un giorno all’altro: si crea nel tempo, man mano che evitiamo di affrontare i problemi e che li lasciamo accatastare dentro di noi sotto forma di pensieri incompresi ed emozioni inespresse.

La vita non è facile per nessuno e c’è chi ha ricevuto delle carte di gran lunga peggiori delle tue. La differenza nel lungo termine, tuttavia, non la fanno le carte che hai in mano, bensì come decidi di giocarle. Se altre persone in situazioni più difficili sono riuscite a conquistare un’esistenza più serena, perché non dovresti riuscirci anche tu? Che cosa ti rende così speciale da poter evitare il lavoro che va fatto?

Al mondo non interessa che cosa ti è successo, quali sono i tuoi problemi, se sei grasso, se sei stato bullizzato, se la tua ragazza ti ha lasciato o se è morto un tuo familiare.

La vita continua ad andare avanti, con o senza la tua depressione. Sta solamente a te decidere quale giocata fare con le carte che ti sono state consegnate.

Sostanzialmente, la scelta da fare è sempre una: essere una vittima o assumerti la responsabilità per la tua vita e cambiare il tuo modo di giocare. Entrambe le scelte implicano dolore, ma la prima porta sofferenza, mentre la seconda porta crescita e maturità.

Se non sai da dove cominciare, parti dal tuo stile di vita.

Usa la prima ora del giorno per allenarti, comincia a mangiare meglio e a regolarizzare il tuo sonno. Poniti dei piccoli obiettivi e perseguili.

Vedrai che, in un tempo relativamente breve, ti renderai conto che la depressione non è una malattia, bensì un insieme di abitudini sbagliate e assenza di introspettiva.

Non hai voglia di allenarti? Non ti piacciono le verdure? Non hai la motivazione necessaria per cominciare? Va benissimo, almeno sarai consapevole che non desideri davvero cambiare. Per lo meno, non abbastanza.

Forse hai bisogno di toccare il fondo per trovare l’energia e la motivazione, ma non te lo consiglio.

Io stesso ho toccato il fondo prima di dare una svolta alla mia vita. E se è vero che mi ha dato la motivazione per cambiare, è anche vero che è svanita dopo qualche giorno. Alla fine, ho dovuto comunque introdurre disciplina e resilienza per stare sul pezzo.

Ora… Andare in palestra, imparare nuove abilità e prenderti del tempo per conoscerti meglio, risolveranno tutti i tuoi problemi?

No, no e no.

Tuttavia, ti assicuro che, se migliorerai le tue abitudini, ti porrai qualche domanda in più e farai maggiore chiarezza sui tuoi desideri, la tua vita cambierà completamente. Ma sappi che avrai del lavoro da fare! E sarà dura, molto dura…

Puoi accettarlo e agire di conseguenza o continuare a vivere come hai sempre fatto, ma senza il diritto di dire che la vita fa schifo o che sei sfortunato.

Sono chiacchiere al vento e a nessuno interessa sentirle. Nessuno ti verrà mai a salvare. Non ti salverà un amico, né una pillola e nemmeno uno psichiatra. Solo tu puoi salvare te stesso.

La depressione è una scelta, non una malattia, e assumertene la responsabilità è l’unica cosa in grado di cambiare le carte in tavola.

Ogni ausilio esterno può essere utile e importante. Uno psichiatra o il supporto di un buon amico possono essere d’aiuto ma, in fin dei conti, l’unica cosa che conta è l’azione. La mera compassione non cambia nulla; anzi, rischia di farti sentire giustificato, rendendo la metamorfosi ancora più difficile.

Che tu sia d’accordo con me oppure no, a me non interessa. In realtà, non interessa a nessuno. Ma se trovi un senso in ciò che dico, sai già qual è il prossimo passo da fare e sai anche che devi cominciare ora.