Numero1919.

 

ATTENZIONE :  QUESTA  È  UNA BUFALA,  UNA FAKE  NEWS.

Sta circolando su  FACEBOOK e viene attribuita ad una poetessa e scrittrice, KITTY  ‘O  MEARY  (1839 – 1888), che l’avrebbe scritta nel 1869.
NON  È  AFFATTO  VERO:     È stata scritta adesso.

È vero, invece, chiunque l’abbia scritta, che vale la pena di leggerla.
Per questo la pubblico.

 

E la gente rimase a casa.
E lesse libri ed ascoltò.
E riposò e fece esercizi.
E fece arte e giocò.
E imparò nuovi modi di essere.
E si fermò.

E ascoltò più in profondità.
Qualcuno meditava.
Qualcuno pregava.
Qualcuno ballava.
Qualcuno incontrò la propria ombra.
E la gente cominciò a pensare in modo differente.

E la gente guarì.
E, nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti,
pericolosi,
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire.

E quando il pericolo finì.
E la gente si ritrovò.
Si addolorarono per i morti.
E fecero nuove scelte.
E sognarono nuove visioni.
E crearono nuovi modi di vivere.
E guarirono completamente la terra.
Così come erano guariti loro.

Numero1918.

 

CARO  CORONAVIRUS

 

Testo adattato alla musica di     “Erba di casa mia”      di  Massimo Ranieri

 

Caro Coronavirus,

ma questa pandemia

quando va via?

È un gran disagio

vivere col contagio,

restare chiusi in casa,

attenti ad ogni cosa.

 

Incubo, Coronavirus,

ci causi troppi guai

come non mai!

Della pazienza

siamo rimasti senza.

Che fare della vita

che tu hai rovinata?!

 

Ma questa malattia

un bel dì finirà,

allora tutti insieme

ci si ritroverà,

vedersi con gli amici

nella normalità.

Comincia un’altra vita!

Basta che sia finita!

 

Vattene, Coronavirus:

ora la vita è questa,

non è una festa.

Muore la gente

e non puoi farci niente.

Cantiamo tutti in coro,

almeno col pensiero.

 

Un’altra primavera

chissà quando verrà?

E questa nostra vita

chissà come sarà?!

Ancora un’altra volta

cominciar si dovrà.

Basta che vada via

questa epidemia!

 

Tricesimo,        22 Marzo  2020.

Numero1917.

 

CORONAVIRUS

 

Sull’aria di                 “La canzone di Marinella”          di Fabrizio de André

 

E adesso abbiamo proprio la certezza:

questo “coronavirus” è una schifezza.

Staremo chiusi in casa, per settimane,

mentre la vita se ne andrà a puttane.

 

Ci roderemo il fegato di rabbia,

chiusi come leoni in una gabbia.

Ci stiamo rovinando l’esistenza,

frustrati da un senso d’impotenza.

 

Negli ospedali, in tanti stan morendo,

sono stroncati da ‘sto male orrendo

che si diffonde come uno “tsunami”

e che ti porta via quelli che ami.

 

Stavolta ce l’han fatta troppo grossa,

e in molti finiranno nella fossa,

perché finisca ‘sta maledizione

non basterà cantare una canzone.

 

E questo è un ricorso della storia

di cui abbiamo perso la memoria,

non ci voleva anche questa guerra

che porterà sterminio sulla terra.

 

E come prima non sarà più niente,

chissà come farà tutta la gente,

con questa malattia contagiosa:

dovremo inventarci qualche cosa.

 

Però, se il coraggio non si smorza,

in qualche modo, ci faremo forza:

bando ai piagnistei e alle lagnanze,

non perderemo anche le speranze.

 

Bando ai piagnistei e alle lagnanze,

non perderemo anche le speranze.

 

Tricesimo,   21  Marzo  2020                 Primo giorno di Primavera.

Numero1916.

 

La vecchiaia è una bellissima età.

L’età d’oro della vita, perché

è la stagione della libertà,

perché da vecchi si capisce

ciò che da giovani, e persino

da adulti, non s’era capito.

Perché con l’esperienza,

le informazioni, i ragionamenti

che abbiamo accumulato,

tutto si è fatto chiaro….

Alcuni la chiamano “saggezza”.

 

Peccato che…..di vecchiaia si muore.

Numero1914.

 

Quadrato del Sator

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Il quadrato del Sator è una ricorrente iscrizione latina, in forma di quadrato magico, composta dalle cinque seguenti parole: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS. La loro giustapposizione, nell’ordine indicato, dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra e viceversa o dall’alto in basso e viceversa.

Quadrato del SATOR sul fianco nord del Duomo di Siena

L’iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici, sia in epigrafi lapidee sia in graffiti, ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora oscuri, nonostante le numerose ipotesi formulate.

La struttura

Quadrato del Sator

Disponendo le parole su una matrice quadrata (vedasi figura), si ottiene una struttura che ricorda quella dei quadrati magici di tipo numerico. Le cinque parole si ripetono se vengono lette da sinistra a destra e da destra a sinistra, oppure dall’alto al basso o dal basso in alto. Al centro del quadrato, la parola TENET forma una croce palindromica.

Storia del misterioso quadrato

Il Quadrato del Sator a Oppède.

Il curioso quadrato magico è visibile su un numero sorprendentemente vasto di reperti archeologici, sparsi un po’ ovunque in Europa. Ne sono stati rinvenuti esempi a Roma, nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore, nelle rovine romane di Cirencester (l’antica Corinium) in Inghilterra, nel castello di Rochemaure (Rhône-Alpes), a Oppède in Vaucluse, a Puy-en-Velay, nella corte della Cappella di Saint-Claire, sulla parete del Duomo cittadino di fronte al Palazzo Arcivescovile a Siena, nella Certosa di Trisulti a Collepardo (FR), a Santiago di Compostela in Spagna, nelle rovine della fortezza romana di Aquincum, in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, solo per citarne alcune.

Gli esemplari più antichi e più celebri sono quello incompleto rinvenuto nel 1925 durante gli scavi di Pompei, inciso su una colonna della casa di Paquio Proculo e quello trovato nel novembre del 1936 su una colonna della Palestra Grande, sempre a Pompei. Quest’ultimo ha avuto grande importanza negli studi storici relativi alla frase palindroma, poiché esso è completo e arricchito da altri segni interessanti che non si sono trovati altrove e fu certamente inciso prima dell’eruzione del 79 d.C.

Non se ne conoscono esemplari antecedenti l’era cristiana.

A partire da questi ritrovamenti, il quadrato del Sator viene anche detto “latercolo pompeiano”.

L’enigma del significato

Lettura lineare

Il quadrato di Sator su una porta di legno a Grenoble (Francia).

Difficile stabilire il significato letterale della frase composta dalle cinque parole, dal momento che il termine AREPO è un hapax legomenon (cioè si tratta di una parola che compare una sola volta, questa) nella letteratura latina, e quindi non è possibile stabilirne il significato per confronto. Alcune congetture su tale parola (nelle Gallie e nei dintorni di Lione esisteva un tipo di carro celtico che era chiamato arepos: si presume allora che la parola sia stata latinizzata in arepus e che nel quadrato essa avrebbe la funzione di un ablativo strumentale, cioè un complemento di mezzo) portano a una traduzione, di senso oscuro, quale “Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote”, della quale si cerca di chiarire il senso intendendo il riferimento al seminatore come richiamo al testo evangelico.

Il termine arepo si può anche intendere come «piccola pezza di terra», in riferimento a un passo di Columella dove arepenne viene dato come sinonimo di origine gallica di semiiugero, con uguale radice di arpentum. Inoltre il termine rotas può indicare “il convento”. Il significato sarebbe stato dunque: “Il Seminatore di un arepo mantiene con il suo lavoro il convento”. Se invece rotas si rifacesse alle ruote celesti, potrebbe essere letto come “Il Creatore delle terre tiene, cioè governa, le ruote celesti”. Il concetto della unicità del mondo immanente con quello trascendente, identificato anche dalla forma a croce del tenet, forma che esprime simbolicamente l’unione del cielo e della terra. Dalle combinazioni dei due significati si può anche ottenere “Il seminatore nel campo governa le ruote celesti”, visione riconducibile all’ateismo radicale tipico dell’atomismo di Lucrezio.

Lettura bustrofedica

Se si leggesse il palindromo cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga o di ogni colonna (scrittura bustrofedica), si otterrebbe la frase “sator opera tenet arepo rotas“, in cui il termine Sator indicherebbe il seminatore, arepo rappresenterebbe una contrazione di areopago (nel significato di tribunale supremo), e il palindromo potrebbe essere tradotto con: “Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”; tale interpretazione attribuirebbe pertanto un significato morale al quadrato magico secondo cui: “L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma soltanto Dio decide il suo destino”.

Da notare come, sempre utilizzando una lettura bustrofedica, arepo è la costellazione del Grande Carro, la falce degli dei (harpé), simbolo del loro potere universale e quindi metafora di Dio.

Lettura anfibologa

Data la molteplicità dei possibili significati, il quadrato di Sator si potrebbe intendere come un anagramma anfibologo, contenente volutamente più chiavi di lettura che si rivelavano differentemente a seconda del livello di conoscenza e profondità del lettore.

Il lettore meno colto si sarebbe fermato alla lettura letterale e forse avrebbe afferrato i significati simbolici abbastanza comuni nel mondo antico, come i quattro elementi pitagorici, traendo la lettura, riga per riga: “Il seminatore, tiene, la falce, le opere agricole, le ruote”. Una persona più acuta avrebbe compreso l’anfibologia e le avrebbe trasferite dalla sfera terrestre a quella celeste, cogliendo il legame tra seminatore agricolo e Seminatore celeste, scorgendo la lettura, riga per riga,: “Il Creatore, tiene, il Grande Carro, le costellazioni, le stelle”. Chi fosse dotato poi di cultura, sia letteraria che filosofica, avrebbe intuito la chiave di interpretazione bustrofedica ricca di metafore, traendo lettura, riga per riga: “Dio, si prende cura, del Creato, come l’uomo si prende cura, dei suoi campi”, nonché ulteriori significati numerologicicabalistici, filosofici e teologici.

Altre letture

Tra le letture che partono da considerazioni numerologiche, l’Enciclopedia Britannica sostiene che altro non si tratti che l’equivalente in lettere di un Quadrato di Marte (Quadrato numerico ove la somma dei numeri in riga, in colonna e in diagonale è sempre la stessa); suffraga questa ipotesi anche con il fatto che in alcuni casi il quadrato è rappresentato con riga e colonna centrali in rosso, il colore di Marte (equivalente, nella mitologia romana, al greco Ares) e ipotizza che la lettura debba essere di tipo bustrofedico: “Il seminatore dell’Aeropago detiene le ruote dell’Opera”. Questa interpretazione però presta il fianco a critiche difficilmente superabili: (1) i quadrati di Marte si “leggono” non solo in orizzontale e in verticale ma anche in diagonale, mentre qui la lettura diagonale non dice nulla; (2) il testo è in lingua latina e questo rende poco accettabile l’interpretazione di quell'”AREPO” come “aeropago”; (3) è difficile poi accettare quell'”OPERA” come un genitivo, quando la grafia indica un probabile accusativo.

Simbologia cristiana

Anagramma SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS

La lettura all’interno del palindromo della parola “PATERNOSTER” come crux dissimulata avviene per via di anagramma.

La presenza del palindromo in molte chiese medievali induce a considerarlo – per quanto esso possa aver avuto un’origine più antica – un simbolo che si inserisce nella cultura cristiana di quel periodo. Partendo dalla identificazione del Sator, il seminatore, con il Creatore (vedi la Parabola del seminatore e la Parabola del granello di senape), qualche studioso ha proposto la seguente interpretazione: «Il Creatore, l’autore di tutte le cose, mantiene con cura le proprie opere», Un’altra sostiene che, coerentemente con abitudini diffuse nel Medioevo, l’impiego in ambiente cristiano del quadrato del Sator doveva corrispondere a finalità apotropaiche, come avvenne per molte altre iscrizioni suggestive, del tipo «Abracadabra» o «Abraxas».

Se la grande quantità di presenze e ritrovamenti in luoghi di culto medievali dimostra che il palindromo avesse un significato religioso in epoca medioevale, più controverso è il contesto del suo uso in epoche antecedenti. Il ritrovamento del «latercolo pompeiano», risalente a data anteriore all’eruzione del Vesuvio nel 79, ha sollevato numerose controversie sull’origine cristiana del quadrato in quanto, pur essendo un fatto documentato la presenza di comunità cristiane a Pompei ed Ercolano e in Campania, la A e la O poste ai lati della croce sono un riferimento alla simbologia dell’Alfa e l’Omega la cui prima comparsa in ambito cristiano è attestata nell’Apocalisse di Giovanni, redatta in data più tarda (anche se in ambito ebraico tale simbologia è presente anche nell’Antico Testamento).

Il primo a ipotizzare la tesi dell’Apocalisse fu Grosser, che osservando con spirito enigmistico l’insieme delle lettere che lo compongono, rilevò come esse possono servire a comporre una croce, nella quale la parola paternoster si incrocia sulla lettera N: avanzano due A e due O, che possono porsi ai quattro estremi della croce, come fossero l’alfa e l’omega, il principio e la fine, all’interno di quattro quadranti divisi dagli assi orizzontale e verticale formanti la croce. Il quadrato sarebbe dunque una crux dissimulata, un sigillo nascosto in uso tra i primi cristiani ai tempi delle persecuzioni. Questa interpretazione è rafforzata dal fatto che il quadrato magico stesso contiene al suo interno una croce greca dissimulata, costituita dall’incrocio, al centro del quadrato, delle due ricorrenze di tenet, l’unica parola della struttura che è palindroma di sé stessa. Questa interpretazione, per quanto plausibile, non è accettata da tutti gli studiosi, specie da quanti rifiutano l’origine cristiana del palindromo.

Uso apotropaico

Nel medioevo vi fu un proliferare di rappresentazioni di questo quadrato anche su pergamena. Gli venne attribuito un effetto apotropaico.  L’aggettivo apotropaico (dal greco αποτρωπαω, apotropao = “allontanare”) viene solitamente attribuito a un atto, oggetto o persona atti ad allontanare il malocchio e gli influssi maligni. Si parla ad esempio di monile apotropaico, rito apotropaico o gesto apotropaico. Nel linguaggio comune si usa il più noto aggettivo “scaramantico”.
In un manoscritto del XII secolo dell’Abbazia di Prüll è esposto come simbolo della croce di Cristo con l’invito a far rientrare un fuggitivo; come augurio per la buona riuscita di un parto lo si trova sulla Pergamena di Aurillac, con l’invito a mostrarlo a una partoriente, e lo stesso uso è illustrato da un documento del 1259 conservato nell’Archivio di Stato di Genova. Il Quadrato venne utilizzato come protettore dai fulmini, dagli incendi, da malattie varie quali l’idrofobia, il mal di denti, il morso dei cani, ecc..

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Numero1913.

 

SATOR  AREPO  TENET
OPERA  ROTAS = Q.S.
QUADRATO  MAGICO
A  5  COLONNE = Q.M.5

                      

Un affascinante mistero in lingua latina : il QUADRATO  MAGICO.
Il più antico è stato ritrovato nella “palestra” di Pompei, ma esistono molti altri: alcuni di età imperiale romana, nelle città delle colonie nel Mediterraneo Orientale, altri in diverse località d’Europa, sempre colonizzate dai Romani e anche medioevali.

Al numero precedente 1914,  il significato e le possibili interpretazioni trovano ampia esposizione. In questo numero si parla, invece, di un aspetto nuovo e del tutto particolare, scoperto da uno studioso di Simbologia e Geometria Sacra: Marco Virginio Fiorini, Architetto.

In via preliminare, è necessario introdurre la conoscenza dei cosiddetti QUADRATI  MAGICI  NUMERICI a 3, 4, 5 righe e colonne.
Alcuni esempi:

Risultato immagini per Quadrato magico di ordine8Risultato immagini per Quadrato magico di ordine8

 

 

Il QUADRATO  MAGICO  A  5  COLONNE È  SOPRA : Q.M.5

 

La loro caratteristica è la seguente:

La somma dei numeri di ogni riga , di ogni colonna , da sinistra e da destra, dall’alto in basso, e viceversa, e in diagonale centrale dà sempre lo stesso numero:
15   per il quadrato a 3 righe-colonne, (di ordine 3)
34  per il quadrato a 4 righe-colonne, (di ordine 4)
65  per il quadrato a 5 righe-colonne  (di ordine 5).

Ma non pensate che sia tutto qui. Esistono QUADRATI MAGICI di ordine 8 e addirittura 9. Non ci credete? Eccoli qui:

 

Risultato immagini per Quadrato magico di ordine8

 

Risultato immagini per Quadrato magico di ordine8

 

 

Questi due sono Quadrati Magici di ordine 8 : a voi il calcolo della somma costante.

Alcuni Quadrati Magici portano il nome dei loro editori: ad esempio, Cornelio Agrippa, Paracelso, Benjamin Franklin ecc.
Un Quadrato Magico di ordine 4 compare su una stampa del pittore Tedesco Albrecht Dürer dal titolo “Melancolia”.

 

IL QUADRATO MAGICO DI VILLA ALBANI a ROMA (in pietra)

 

Visualizza immagine di origine

Composto nel 1766, di ordine 9, costante 369 con la seguente epigrafe:

“LECTOR SI DOCTUS ADMIRATOR SI IGNARUS SCITO QUADRATUS HIC MATHEMATICE CONSTRUCTUS AB UNO USUQUE AD OCTOGINTA UNUM 3321 UNITATES INCLUDIT QUAELIBET IPSIUS COLUMNAE TAM IN LINEA PLANA QUAM IN RECTA ET TRANSVERSALI UNITATES 369 QUAE DUCTAE PER NOVEM EASDEM 3321 UNITATES RESTITUUNT ET APPELLATUR MAXIMUS QUIA MAXIMAM POSSIDET EXTENSIONEM. VALE.

CAETANUS GILARDONUS ROMANUS PHILOTECNOS INVENTOR A.D. MDCCLXVI.”

(O lettore, dotto ammiratore o profano che tu sia, sappi che questo quadrato costruito secondo le regole della matematica da 1 fino a 81 comprende 3321 unità; qualsiasi colonna dello stesso, sia in senso orizzontale che in quello verticale e trasversale, comprende 369 unità che moltiplicate per 9 danno appunto le medesime 3321 unità ed è chiamato massimo poiché possiede la massima estensione. Ti saluto.

Gaetano Gilardone romano filotecnico-inventore anno Domini 1766).

 

Ma non basta : udite, udite!  Un QUADRATO  MAGICO di ordine 64 : PAZZESCO!

QUADRATO MAGICO DEI VAMPIRI di A. Graziotti (1983)

Panquadrato magico dei vampiri
Panquadrato magico dei vampiri

E’ il più grande QM esistente, entrato nel Guinness dei primati del 1989. Questo “panquadrato” (tanti QM dentro un QM) è una singolarissima opera in cui il rigore matematico si fonde con l’arte astratta ed è suddivisa in 64 scacchi per lato per un totale di 4096 caselle; l’autore ha usato tutti i numeri naturali da 1 a 4096 nessuno escluso. La costante è 131.104.

L’artista ha pensato di includere nel suo quadrato qualcosa come 18 figure simmetriche rispetto al centro – croce, vampiri, greche, labirinti, semidiagonali – le cui caselle numeriche replicano tutte la prefissata costante 131.104. Disegno temerario, incredibile e bellissimo che solo la mente di un artista che ha avvertito la matematica come luogo e soggetto delle proprie realizzazioni poteva figurare.

 

Ma torniamo al nostro Architetto Fiorini, appassionato di Geometria Sacra.
Egli si è chiesto se il Quadrato Magico di ordine 5 avesse una qualche relazione con il Quadrato “SATOR”, composto da 5 parole di 5 lettere.
Nessuno, prima di lui aveva studiato questa comparazione.

Egli ha notato che nel Q.S. (Quadrato SATOR), alcune caselle contengono le stesse lettere, di solito 4 volte. Di conseguenza, ha pensato di collegare, tracciando dei segmenti di retta, le caselle con le lettere uguali. Ed ecco ciò che è uscito: una cosa piuttosto curiosa e sorprendente.

Rifeririamoci al Q,S. (Quadrato “SATOR”) e al Q.M.5 (Quadrato Magico di ordine 5), che troviamo stampati all’inizio.

1   Tracciamo un rettangolo, unendo tutte le 4 lettere A del Q.S.
Tracciamo un rettangolo, unendo tutti i 4 numeri del Q. M.5 che si trovano nelle stesse caselle delle 4 A.
Facciamo la somma : 23+24+3+2 = 52.

2   Tracciamo un rettangolo, unendo tutte le 4 lettere O del Q.S.
Tracciamo un rettangolo, unendo tutti i 4 numeri del Q.M.5 che si trovano nelle corrispondenti caselle delle 4 O.
Facciamo la somma : 8+16+18+10 = 52.

3   Tracciamo un rombo, unendo tutte le 4 lettere T del Q.S.
Tracciamo un rombo, unendo tutti i 4 numeri del Q.M.5 che si trovano nelle corrispondenti caselle delle 4 T.
Facciamo la somma : 1+4+25+22 = 52.

4   Tracciamo un rombo, unendo le 4 lettere E del Q.S.
Tracciamo un rombo, unendo tutti i 4 numeri del Q.M.5 che si trovano nelle corrispondenti caselle delle 4 E.
Facciamo la somma : 7+20+19+6 = 52.

5   Adesso, pensiamo di unire UNA COPPIA DI LETTERE S e R sul Q.S.
Ne risulta un quadrato all’interno del perimetro.
Trasportiamo la stessa figura sul Q.M.5 e otteniamo come somma dei numeri ai 4 angoli : 17+15+9+11 = 52.

6   Continuando, prendiamo la COPPIA DI LETTERE R e P e uniamole con un    piccolo quadrato sul Q.S.
Trasportiamolo sui corrispondenti numeri del Q.M.5 e otteniamo, ancora una volta, magicamente : 5+14+21+12 = 52.

7   Tracciamo un rettangolo che associ le lettere A e O,orizzontalmente, sul Q.S.
Trasportiamo il rettangolo sui numeri corrispondenti del Q.M.5 e otteniamo
come somma : 23+16+3+10 = 52.

8    Facciamo come sopra, con le lettere A e O, ma con il rettangolo in senso verticale. Quindi, trasportiamo e facciamo la somma.
Ancora una volta, otterremo : 24+8+2+18 = 52.

9   Prendiamo le 4 lettere R sul Q.S.. Queste si uniscono con la figura geometrica di un rombo allungato.
Trasportiamo lo stesso rombo sul Q.M.5 e otteniamo come somma
anche stavolta : 15+5 +11+21 = 52.

10  Prendiamo le lettere S e P e uniamole con un rombo, nell’altro senso.
Trasportiamo il rombo sul Q.M.5 e otteniamo che la somma dei numeri corrispondenti è : 17+14+9+12 = 52.

L’unica casella che contiene una sola lettera è quella centrale ed è la N.
Siccome per le altre caselle abbiamo avuto 4 ricorrenze, moltiplichiamo per 4 il suo valore numerico corrispondente: 13 X 4 = 52.

 

A questo punto, Fiorini si è chiesto che cosa potesse significare il numero 52.

 

E questo è quanto è venuto alla luce, ricorrendo alla Numerologia :

5 + 2 = 7

7 è un numero sacro per gli Egizi e Fiorini ha cominciato ad indagare a 360°.
Non solo nella civiltà egizia, anche in  molte altre culture misteriche il 7 è un numero importantissimo.
Egli si è avvalso, ad esempio, della  GEMATRIA.  Si tratta di un Sistema di lettura numerico della Bibbia. È una vera e propria scienza ed è molto studiata nel mondo ebraico. Cosa significa in, GEMATRIA, il numeo 52? Lì, ogni parola è un numero e ogni numero è una parola.

E il valore numerico di 52 significa ELOHIM!

Nella Bibbia, ELOHIM ha vari significati : dei, esseri divini, legislatori supremi, governatori, angeli. Ad esempio, quello che viene chiamato Dio nella Bibbia Cristiana, è uno degli ELOHIM, il suo nome è Yahveh, un personaggio in carne ed ossa che, dotato di poteri e mezzi sovrumani, guida il popolo di Israele, verso la terra promessa, a condizione di essere obbedito e venerato come un Dio.

INCREDIBILE !

Il QUADRATO SATOR contiene anche le lettere AEON, distribuite a stella.
AEON ha, forse, un significato? E come no?!

Gli AEON (o EONI), in vari sistemi culturali gnostici, rappresentano le varie emanazioni del Dio Primo, detto Ra (o sole) dagli Egizi. Si trattava di entità spirituali di origine divina, considerate come entità a se stanti. Queste divinità, pare si manifestassero (mi fanno pensare agli ALIENI) in certe località del vicino Oriente, terra in cui si batterono i TEMPLARI.
Uno degli aspetti più curiosi del Quadrato SATOR è che, collegando tra loro le lettere per formare la parola AEON, avviene un fatto inaspettato legato ai Templari. Cosa succede?
Si forma una figura a forma di punta di freccia, nelle 4 direzioni dei punti cardinali. Se la trasportiamo sul Q.M.5 e facciamo le somme, abbiamo :

24+8+7+13   = 52
16+20+3+13 = 52
2+19+18+13  = 52
10+6+23+13 = 52.

SEMBRA  UNA  MAGIA !

Messe insieme le 4 frecce, unite per la punta, ecco che viene fuori

la CROCE  TEMPLARE !

Risultato immagine per croce templare

 

Numero1911.

 

Segnalato da mio nipote Alan

 

Radhanath Swami

LA  MENTALITÀ  DIETRO  ALLE  BUONE  RELAZIONI.

 

C’è una meravigliosa analogia sull’ape e la mosca, che ci insegna una preziosa lezione per migliorare i nostri legami interpersonali e la qualità della nostra vita.
L’ape vola di fiore in fiore, estraendo solo il nettare, senza intaccare la pianta. La mentalità dell’ape è quella di cercare l’essenza di ogni fiore. Persino in un luogo coperto di immondizia imputridita, piuttosto che prestare attenzione a tutto quel sudiciume, l’ape rimane concentrata nella sua ricerca di nettare ed entusiasta, vola addirittura sopra un unico, piccolo, fiore cresciuto in mezzo a chilometri e chilometri di spazzatura.
Nelle nostre relazioni, abbiamo molto da imparare dall’ape; essa ci insegna l’arte di focalizzarsi sugli aspetti positivi ed affrontare in modo opportuno le carenze in ognuno. Ci saranno difetti ovunque e in chiunque, non mancano mai le cose di cui lamentarsi, ma, come l’ape cerca di scovare il nettare, anche nei luoghi più impensati, così  noi possiamo mirare a trovare le buone qualità in chi abbiamo intorno.

La mosca rappresenta un altro tipo di mentalità nei rapporti con gli altri. Sebbene entrambe le specie possono essere apprezzate, per il particolare istinto naturale che le distingue, possiamo comunque studiarle per apprendere importanti lezioni, per migliorare la qualità della nostra vita.
In un corpo altrimenti sano, la mosca si concentrerà nel succhiare una crosta infetta. La mosca può anche sorvolare centinaia di fiori, ma su cosa si concentra? Focalizza la sua attenzione sull’assaporare immondizia ed escrementi. Essa ignora il dolce profumo dei giardini di rose e, anche nelle situazioni migliori, e nei luoghi più puliti, la mosca rivolgerà la sua attenzione alla spazzatura.
Questo rappresenta l’ottica di non considerare le buone qualità di chi ci sta intorno, concentrandosi sulle loro mancanze. È così facile, non occorrono sforzi per trovare difetti negli altri. Criticare è una dipendenza, più le concediamo, più ne diventiamo ossessionati. Nei rapporti con gli altri è importante mantenere una comunicazione onesta e benevola, improntata sul dare valore a ciò che c’è di positivo, affrontando le cose negative in modo cortese e costruttivo, cercando di tirar fuori il meglio di entrambe le parti.
Agendo così, impariamo a riconoscere le qualità positive in noi stessi e a superare l’insana mancanza di autostima.
Mentalità da ape o mentalità da mosca, sta a te decidere.

 

 

Numero1910.

CURIOSITÀ

UNA  FORMULA  NELLA  STORIA  DELLA  FISICA

È stata chiamata “La formula dell’amore”.

(∂ + m) ψ = 0

Paul Adrien Maurice Dirac (Bristol, 8 agosto 1902 – Tallahassee, 20 ottobre 1984).

Paul Dirac è stato un fisico e matematico britannico considerato tra i fondatori della meccanica e della fisica quantistica.

La meccanica quantistica è la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e delle loro reciproche interazioni.

La meccanica classica si dimostrò incapace di descrivere il comportamento della materia e della radiazione elettromagnetica a livello microscopico e su scale di lunghezza inferiori a quelle dell’atomo.

Come caratteristica fondamentale, la meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come fenomeno ondulatorio che come entità particellare, al contrario della meccanica classica, dove per esempio la luce è descritta solo come un’onda o l’elettrone solo come una particella.

Paul A.M. Dirac

Paul A.M. Dirac, premio Nobel per la Fisica nel 1933, come teorico viene annoverato tra i fondatori della meccanica quantistica ed è famoso per le sue equazioni.

(∂ + m) ψ = 0  è l’equazione forse più famosa di Dirac e significa che: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce».

(N.d.R. : il “romanticismo” dell’equazione è spiegato per intero nella sola descrizione verbale. Infatti, dal punto di vista dell’ Analisi Matematica Superiore, per quanto semplice e concisa possa sembrare la formula, risulta oltremodo complesso darne una spiegazione “scientifica” e, dal punto di vista razionale, esprime una condizione praticamente “incredibile” nella realtà visibile. Si riferisce, infatti, al mondo subatomico ed è stata verificata ed applicata innumerevoli volte con successo. Su di essa si pongono le radici della meccanica quantistica e la credibilità dell’esistenza dell’antimateria: è il cosiddetto fenomeno quantistico dell’«entaglement», che fornisce la base per la nuova visione filosofica del mondo).

Dirac era un ricercatore solitario, taciturno, al punto che i suoi colleghi, scherzando, avevano coniato una nuova unità di misura, il Dirac, che equivaleva ad una parola all’ora, il minimo che una persona potesse pronunciare in compagnia.

(N.d.R. : oggi si direbbe che Dirac era affetto da “autismo”. Non sono infrequenti, nella storia della creatività umana, scienziati, inventori, artisti portatori, oltre che di autismo, di patologie della mente come Sindrome di Asperger, Bipolarità, Schizofrenia ecc.).

Ma, come succede spesso negli individui schizoidi, anche Dirac, dietro la sua apparente freddezza nascondeva una grande sensibilità.

La sua equazione  (∂ + m) ψ = 0  è ancora considerata la più “bella” della fisica.

(N.d.R. : qui si ferma la curiosità “scientifica/sentimentale” che volevo trasmettere. Quello che segue è riservato agli addetti ai lavori ).

 

L’equazione di Paul Dirac rappresenta l’energia di una particella elementare. Viene utilizzata per le particelle di spin ½, come ad esempio gli elettroni e i quark: Dirac la formulò nel 1928 alla “tenera” età di venticinque anni. Lo scopo di Dirac era quello di ovviare agli inconvenienti generati dall’equazione di Klein-Gordon la quale mostra difficoltà nell’interpretazione della funzione d’onda, portando a densità di probabilità che possono essere anche negative o nulle, ammettendo inoltre soluzioni ad energia negativa.

Senza entrare troppo in dettagli noiosi ed accademici diciamo semplicemente che l’equazione di Dirac descrive le particelle elementari con l’ausilio di uno spinore composto da quattro funzioni d’onda (lo spinore di Dirac), naturale estensione dello spinore a due componenti non relativistico. Quella di Dirac è stata una svolta fondamentale verso la teoria unificata dei principi della meccanica quantistica e della relatività ristretta: ha permesso infatti di definire una densità di probabilità sempre consistente ed ha spiegato la struttura fine dello spettro dell’atomo di idrogeno e il fattore giromagnetico dell’elettrone.

Proprio come l’equazione di Klein-Gordon anche quella di Dirac ammette soluzioni ad energia negativa ma, contrariamente dalla prima, Dirac ipotizzò l’esistenza di un mare infinito di particelle che occupano tali stati ad energia negativa. Di seguito, con lo sviluppo della teoria quantistica dei campi, gli stati ad energia negativa furono identificati con le antiparticelle e con l’introduzione di un nuovo numero quantico (+1 per le particelle e -1 per le antiparticelle) così da risolvere i paradossi originati dall’ipotesi del mare di Dirac.

La forma della formula è certamente errata: occorre porre un meno davanti alla massa, la quantità immaginaria davanti alla derivata e la derivata è tagliata:

(i∂̸ – m) ψ = 0

Dove la massa (m) ha il segno negativo, la derivata (∂) è tagliata ed è necessario aggiungere come primo termine una quantità immaginaria (i). Ogni singolo simbolo ha un significato ben preciso, ed è questo che ha permesso a Dirac di racchiudere in una sola formula un sistema di quattro equazioni.

(i∂̸ – m) ψ = 0. Il “taglietto” sulla derivata è di notevole importanza: non si tratta di un’equazione normale, quella di Dirac è un sistema di quattro equazioni.  Dirac si accorse dell’impossibilità nello scrivere un’equazione di particelle cariche con spin come l’elettrone, che necessita di due equazioni, senza avere anche due soluzioni ad energia negativa. Per risolvere il problema Dirac pensò ad un mare di particelle, ma negli anni successivi si capì che le altre due equazioni rappresentavano il positrone, l’antiparticella dell’elettrone.

Ed il quantum entanglement? Questo ha senso solo per i sistemi microscopici. Se una particella a carica nulla decade producendo due particelle di carica opposta ciascuna delle due particelle non ha carica determinata sino a che qualcuno non la misura, dunque impossibile prima determinare l’influenza dell’una sull’altra. Senza contare il fatto che concetti quantistici come il collasso della funzione d’onda o l’entanglement non entrano affatto nella costruzione dell’equazione di Dirac: equazione valida solo per una sola particella libera di muoversi nello spazio intergalattico e che non interagisce con altri campi o particelle!

 

 

Numero1909.

 

Segnalata da Rita

 

Oggi Roberto Piumini, poeta Italiano, compie 73 anni.

L’Humanitas di Milano gli ha chiesto di scrivere di corona virus per i bambini, in modo rigoroso ma senza ansia e paura.

Ecco la sua filastrocca:

??

Che cos’ è che in aria vola?

C’ è qualcosa che non so?

Come mai non si va a scuola?

Ora ne parliamo un po’ .

Virus porta la corona,

ma di certo non è un re,

e nemmeno una persona:

ma allora, che cos’ è?

È un tipaccio piccolino,

così piccolo che proprio,

per vederlo da vicino,

devi avere il microscopio.

È un tipetto velenoso,

che mai fermo se ne sta:

invadente e dispettoso,

vuol andarsene qua e là.

È invisibile e leggero

e, pericolosamente,

microscopico guerriero,

vuole entrare nella gente.

Ma la gente siamo noi,

io, te, e tutte le persone:

ma io posso, e anche tu puoi,

lasciar fuori quel briccone.

Se ti scappa uno starnuto,

starnutisci nel tuo braccio:

stoppa il volo di quel bruto:

tu lo fai, e anch’ io lo faccio.

Quando esci, appena torni,

va’ a lavare le tue mani:

ogni volta, tutti i giorni,

non solo oggi, anche domani.

Lava con acqua e sapone,

lava a lungo, e con cura,

e così, se c’ è, il birbone

va giù con la sciacquatura.

Non toccare, con le dita,

la tua bocca, il naso, gli occhi:

non che sia cosa proibita,

però è meglio che non tocchi.

Quando incontri della gente,

rimanete un po’ lontani:

si può stare allegramente

senza stringersi le mani.

Baci e abbracci? Non li dare:

finché è in giro quel tipaccio,

è prudente rimandare

ogni bacio e ogni abbraccio.

C’ è qualcuno mascherato,

ma non è per Carnevale,

e non è un bandito armato

che ti vuol fare del male.

È una maschera gentile

per filtrare il suo respiro:

perché quel tipaccio vile

se ne vada meno in giro.

E fin quando quel tipaccio

se ne va, dannoso, in giro,

caro amico, sai che faccio?

io in casa mi ritiro.

È un’ idea straordinaria,

dato che è chiusa la scuola,

fino a che, fuori, nell’ aria,

quel tipaccio gira e vola.

E gli amici, e i parenti?

Anche in casa, stando fermo,

tu li vedi e li senti:

state insieme sullo schermo.

Chi si vuole bene, può

mantenere una distanza:

baci e abbracci adesso no,

ma parole in abbondanza.

Le parole sono doni,

sono semi da mandare,

perché sono semi buoni,

a chi noi vogliamo amare.

Io, tu, e tutta la gente,

con prudenza e attenzione,

batteremo certamente

l’ antipatico birbone.

E magari, quando avremo

superato questa prova,

tutti insieme impareremo

una vita saggia e nuova.

Numero1908.

 

Segnalata da Rita

LA  STORIA  DELLE  QUATTRO  CANDELE

Raccontata, in una puntata de I FATTI VOSTRI, da Fabrizio Frizzi.

 

In una stanza quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente.

Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione.

 

La prima diceva “Io sono la pace, ma gli uomini non riescono a mantenermi.

Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi”. E, a poco a poco,

la candela si lasciò spegnere.

 

La seconda candela disse “Io sono la fede, ma, purtroppo, non servo a nulla. Gli

uomini non ne vogliono sapere di me e, per questo motivo, non ha senso che io

resti accesa”. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su

di lei e la spense.

 

Triste, la terza candela, a sua volta disse “Io sono l’amore e non ho la forza per

continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non

comprendono la mia importanza”. E, senza attendere oltre, la candela si lasciò

spegnere.

 

In quel momento, un bambino entrò nella stanza, vide le tre candele spente e,

impaurito per la semioscurità, , disse “Ma cosa fate? Voi dovete  rimanere

accese. Io ho paura del buio”. E, così dicendo, scoppiò in lacrime.

 

Allora, la quarta candela, impietosita, disse “Non piangere. Finché io sarò

accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: Io sono la speranza”.

Con gli occhi lucidi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e

riaccese tutte le altre.

 

 

Numero1907.

 

Gira sul WEB ai tempi del CORONAVIRUS

CRUCIVERBA

Malattia che si aggrava nel periodo di Natale                   Dia-be-te.

Piatto preferito dai magazzinieri                                             Tim-bal-lo.

Località turistica preferita dagli alcolizzati                         Cer-vi-no.

Piante che traforano le case                                                      Bu-gan-vil-le.

Località balneare piena di asiatici                                           Ter-ra-ci-na.

Località con il record di furti                                                       A-la-tri.

Donne che chiacchierano sui tetti                                           Pet-te-go-le.

Morì per la sorella di mamma                                                     Pe-ri-pe-zia.

Dita del piede in movimento                                                       Al-lu-ci-na-zio-ne.

La città della permanente                                                            A-ric-cia.

La nazione più lunga                                                                        L’  Un-ghe-ria.

Chi usa solo l’accendino                                                                No-ce-ri-no.

Inferriata riconoscente                                                                  Grata.

Calciatore che faceva tutto da solo                                        Tre-ze- guet.