Numero2277.

 

Mandata da mio figlio Alexis.

 

Tony Lentz, nel 1981, affermava:

 

Permettere a noi stessi di essere influenzati dalle sottili, ma potenti, illusioni presentate dalla televisione conduce ad una sorta di follia di massa che potrebbe avere implicazioni piuttosto spaventose per il futuro della nazione…. Inizieremo a vedere cose che non esistono, daremo a qualcun altro il potere di creare per noi le nostre illusioni.

 

Hal Becker, cinico manager della FUTURES GROUP, affermava, nello stesso anno:

 

Mettete qualsiasi cosa in televisione ed essa diventerà realtà. E, se il mondo esterno alla TV contraddice le immagini, la gente inizierà a modificare il mondo per adeguarlo alle immagini della TV. La maggior parte dell’umanità è imprigionata, da quando esistono i mezzi di comunicazione di massa, in un set cinematografico angusto e asfissiante, in cui la complessità del mondo è ridotta ad una piatta rappresentazione bidimensionale, per giunta raffazzonatamente allestita e  – cosa più insopportabile – per il profitto di altri.
Quasi tutto ciò che crediamo di sapere sul mondo e sull’universo ci viene da immagini che altri hanno creato per noi e che noi abbiamo poi trasferito in ciò che ci circonda, per rendere la vita corrispondente al suo simulacro catodico eterodiretto.

Numero2094.

 

Ho qualcosa da dire sulla PANDEMIA DA CORONAVIRUS.

 

Se ne sentono di tutti i colori e, purtroppo, ho la sensazione che siamo ancora molto impreparati e sprovveduti circa gli accorgimenti pratici da suggerire o imporre per il contrasto alla pandemia. Le tante analisi, diagnosi, prescrizioni precauzionali, presidi preventivi e terapeutici e via dicendo che sono stati adottati e che ci sforziamo tutti di applicare sono sicuramente adeguati allo scopo ma, credo, non sono sufficienti.
È una mia fissa, da sempre, quella che vado qui ad esporre. Io dico e chiedo di puntare l’attenzione, la più alta possibile, ai luoghi e ai veicoli chiusi che hanno i sistemi di riscaldamento, di raffrescamento e, comunque di ricambio d’aria a circolo continuo che prevedono la presenza di filtri. Ad esempio, i sistemi di condizionamento a pompa di calore o ad aria forzata con ventilazione e quant’altro. I sistemi di purificazione dell’aria sono molto delicati ed importanti e regolamentati da protocolli di manutenzione particolarmente rigidi. Ma, pur prestando la massima attenzione a questa specifica problematica, non sento che vi sia molto allarme o sollecitudine di vigilanza su questo argomento.
Dico questo perché i sistemi di filtraggio dell’aria, in caso di mancata o scarsa manutenzione e pulizia, possono diventare un vero e proprio pericolo costante e incombente: infatti, anziché dei presìdi di prevenzione e protezione, si trasformano in veri e propri diffusori di virus e batteri: untori diabolici in pianta stabile.
Succede che tutta l’aria di un ambiente chiuso, anziché essere ricambiata con aria nuova proveniente dall’esterno, viene riciclata circolando all’interno e passando attraverso i filtri dei condizionatori. In questi filtri passano e si depositano continuamente, per tutto il tempo di funzionamento, microorganismi presenti nell’ambiente emessi dalla respirazione di migliaia di persone, fra le quali, statisticamente, sono presenti un certo numero di portatori dei virus. Questi, respirando, o tossendo, emettono virus in quantità che vengono veicolati e trasportati dalle correnti convettive dell’aria e intercettati dai filtri. In questi, a lungo andare, si formano colonie formidabili di virus e batteri con notevole carica virale e batterica e da lì gli agenti infettanti vengono ridiffusi nell’ambiente addirittura rinforzati. In un supermercato, in un cinema o teatro, in una classe scolastica, in una casa di riposo, in un vagone del treno o del metrò, in un autobus o in un tram o, peggio ancora in un aereo( aria pressurizzata), si respira continuamente aria malsana, se i filtri degli impianti termici non vengono puliti, igienizzati, sanificati con il massimo scrupolo e, soprattutto, continuamente.
Volete un esempio banale? Fate un viaggio abbastanza lungo, di almeno un’ora o due, chiusi con altre persone nell’abitacolo di un’automobile. Se una di queste ha un semplice raffreddore, in un ambiente così ristretto anche gli altri passeggeri a bordo respireranno i virus emessi dal contaminato che diventa contaminante. Nessuno ci farà caso perché la contaminazione non è immediata. Lasciate che passino alcuni giorni di incubazione del virus, minimo due o tre, e vedrete che sentirete i primi sintomi, mal di gola e naso chiuso, ma non vi ricorderete quando siete venuti in contatto con il virus. Darete la colpa all’umidità, al balzo della temperatura e quant’altro. Questi sono fattori concause dell’installarsi del disturbo respiratorio, ma non la vera causa che è sempre virale. Anche i filtri della circolazione d’aria del veicolo si possono intasare dei virus presenti in dose massiccia all’interno dell’abitacolo e possono a loro volta ridiffondere i microorganismi che lì stazionano e permangono in colonie virali vive e feconde.
Avete mai sentito dire dagli organi di informazione che sono state date disposizioni stringenti e tassative in tal senso? Io no.
Perché continuiamo a dire di metterci le mascherine, che sono un rimedio, ( e anche un business ) e non ci diamo da fare per eliminare le cause della diffusione? È così che si fa la sanità in Italia. Ma non la salute.
Per questo, lancio qui un allarme a chi vuol rendersene conto e a chi vuole ascoltare: si prendano provvedimenti urgentemente, affinché questi strumenti di riscaldamento o raffreddamento, pur necessari, non diventino il più grave pericolo per la popolazione. Molto di più di altre restrizioni che limitano la libertà personale e danneggiano l’economia. Non nascondiamoci dietro una mascherina.

Riporto, qui di seguito, una notizia che ha fatto storia nella diagnostica sanitaria.

La legionella  è un genere di batteri gram-negativi aerobi. La legionella deve il nome all’epidemia acuta che nell’estate del 1976 colpì un gruppo di veterani della American Legion riuniti in un albergo di Philadelphia causando ben 34 morti su 221 contagiati (erano presenti oltre 4.000 veterani), con eziologia (studio delle cause) ignota a quel tempo; solo in seguito si scoprì che la malattia era stata causata da un batterio, denominato poi legionella, che fu isolato nel gennaio del 1977 nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato.

Numero1983.

 

Mandato da Alan

 

HO  VIAGGIATO  FISICAMENTE  NEL  TEMPO  E  POSSO  PROVARLO
Dr. Andrew Basiago

 

Sebbene molti scienziati affermino che viaggiare nel tempo “ancora” non è possibile, un avvocato di Washington, Andrew Basiago, afferma di averlo fatto decine di volte, come parte di un progetto segreto, durante il periodo della Guerra Fredda.
I portali che si collegano ad altri punti nel tempo e nello spazio sono apparsi in molti libri, film e videogiochi. Alcuni di essi si collegano a luoghi lontani, altri viaggiano indietro o avanti nel tempo e, il più potente, a diverse dimensioni.

La maggior parte della gente presume che queste voci esistano solo nel regno del misticismo e della fantascienza, ma ci sono molte persone, inclusi diversi scienziati, che credono fermamente che i portali siano stati aperti in tempi antichi e, molto probabilmente, anche oggi.
Secondo due informatori, il Dipartimento della Difesa U.S.A. ha sviluppato il Progetto Time Travel Technology, più di 40 anni fa. Già nel 1967, il Governo degli Stati Uniti avrebbe utilizzato un’installazione dedicata a questo e costruita sulla base dell’accesso quantico di Tesla.
Questa tecnologia è stata utilizzata per mantenere segreta la costruzione di installazioni militari, oltre che per offrire vantaggi politici ed economici, sapendo, in anticipo, cosa riservava il futuro.
Alcuni dicono che la CIA ha confiscato, tra gli altri, i documenti di Nicola Tesla sul teletrasporto, poche ore dopo la sua morte.
Uno di questi due informatori è Michael Relfe, ex dipendente delle Forze Armate Statunitensi, che sosteneva di essere stato membro di un’operazione militare americana TOP SECRET. Dice Relfe che fu reclutato nel 1976 e trascorse i successivi 20 anni, collaborando a mantenere ed espandere una delle due, o più, colonie statunitensi su Marte.
Queste basi servivano da punti strategici di difesa e, per preservare la loro segretezza, furono costruite nel futuro.

Il dott. Andrew D. Basiago partecipò al Progetto “DARPA Pegasus”, dal 1968 al 1972, incentrato sul viaggio nel tempo, nell’ologramma di tempo e spazio. Sosteneva che la CIA stava attivamente formando gruppi di studenti americani “dotati” per diventare la prima generazione di esploratori.
I bambini erano i più adatti a questa missione, per diversi motivi.
In primo luogo, erano considerati candidati ideali, per le loro menti chiare, non contaminate da impressioni o esperienze.
Il Governo degli Stati Uniti era interessato a studiare e conoscere gli effetti dei viaggi nel tempo nei giovani corpi e nelle menti vergini. I volontari adulti, di solito, dopo diversi viaggi, cadevano nella pazzia. Fortunatamente, invece, i bambini ingenui avevano poche esperienze e convinzioni precedenti che potevano influire negativamente sul loro stato.

Un altro uso della tecnologia quantistica, è stato adottato nel controllo politico. Secondo il Dott. Basiago, le persone  di interesse per il futuro, sarebbero state informate, in una fase iniziale, delle funzioni che avrebbero dovuto svolgere, anni dopo.
Ha detto anche, che negli anni ’70, ad Albuquerque nel New Mexico, era presente durante un pranzo, in cui George H.W. Bush (padre) e George W. Bush (figlio) erano stati informati delle loro future presidenze.
Basiago racconta, anche, che nel 1971, vide le immagini dell’attacco alle Twin Towers, avvenuto l’11 Settembre 2001. Erano state ottenute osservando il futuro e riportate all’analisi del presente di allora.
Ciò implica che il Governo degli Stati Uniti conoscesse, trent’anni prima, quello che sarebbe successo l’11 Settembre 2001.
Secondo gli informatori e i loro sostenitori, questa tecnologia è tenuta segreta nonostante sia finanziata dai contribuenti americani. Non è la prima volta che questo genere di programmi sono stati secretati, a causa del loro immenso potenziale.
Dicono che le persone hanno il diritto di sapere cosa sta realmente accadendo: la verità sull’esplorazione dello spazio e sulla presenza di esseri umani o viventi su altri pianeti.
Ma, accade tutto il contrario.

Il teletrasporto potrebbe risolvere i problemi di trasporto in tutto il mondo, consentendo alle persone e alle merci di muoversi istantaneamente.
Aiuterebbe, anche, a distruggere, immediatamente, la piramide dell’attuale potenza tirannica, che controlla il mondo.
Ed è proprio per tale motivo, che questa informazione non viene rivelata e divulgata.

Numero1857             (Approfondimenti al numero seguente).

MECCANICA  QUANTISTICA

Sessant’anni fa, quando io studiavo la fisica, questa era una materia abbastanza abbordabile e comprensibile con i criteri di apprendimento tradizionale, che consistevano nelle enunciazioni e formulazioni con modelli matematici, dei grandi principi fisici canonici e classici della storia della scienza. Studiosi eminenti, a cominciare da Galileo e Newton, erano i padri delle teorie più importanti che tentavano di spiegare i fenomeni fisici, quelli visibili.
Ma i fenomeni della fisica “invisibile”, il mondo atomico e subatomico, solo da non molti decenni aveva, allora, iniziato ad interessare una nuova generazione di giovani fisici. Era un campo molto difficile e tutte le teorie che, pian piano, venivano snocciolate erano di verificabilità parecchio ardua con gli strumenti, scarsissimi, della didattica tradizionale. Se, ad esempio, si parlava della struttura dell’atomo, chi mai avrebbe potuto verificare che gli elettroni girano attorno al nucleo, se nessun studente aveva mai osservato questo fenomeno. Si trattava di affermazioni che provenivano da “addetti ai lavori”, ai quali noi studenti, più o meno studiosi, dovevamo credere come per un atto di fede.
Ecco, la conoscenza della fisica cominciava a diventare una specie di religione.
Mentre certe equazioni delle formule fisiche come la “Legge di gravità universale”, potevano essere riscontrate e provate fisicamente, le leggi dell'”infinitamente piccolo” dovevano essere accettate come dogmi.
Gli scienziati del “microcosmo” dicevano e, anche oggi, ci dicono: “Credeteci, perché noi lo abbiamo sperimentato, in buona fede, con rigore e con metodo scientifico”, insomma con scienza e coscienza. Ma noi studenti, o la gente comune, sempre un atto di fede dovevamo e dobbiamo fare per imparare qualcosa di nuovo, ma , almeno secondo loro, di esatto.
Detto per inciso, non così hanno mai fatto le religioni. I dogmi, infatti, sono indimostrabili.
Usando termini oggi di moda, si può affermare che le religioni hanno realizzato una grande operazione di “marketing”, e di lavanderia cerebrale di massa. Non hanno mai dimostrato nulla, ma hanno sempre preteso di essere credute. E, per suffragare le loro apodittiche asserzioni hanno portato come prove dei “miracoli” che, per loro stessa natura e ammesso che siano tali, sono pur sempre delle eccezioni a regole di natura riscontrabili e verificabili, come sono quelle adoperate nei metodi di cui si avvalgono gli uomini di scienza.

Sessant’anni fa, nei programmi delle scuole superiori, non c’era la MECCANICA QUANTISTICA. Era materia di studio solo nei corsi delle Facoltà di Fisica nelle Università.  In questi ultimi tempi, non so come mai, m’ è venuta la curiosità di sapere qualcosa di più su questa branca della scienza, che sento dire, da diverse parti, essere molto importante.
Dopo molte ore di lettura, interessante, anzi, appassionante, e dopo aver filtrato quello che ho capito, vi premetto che non trascriverò, qui, la fase teorica di questa materia. Rimando i lettori alle informazioni reperibili su internet, che sono lunghe, approfondite e complete.
Mentre, invece, voglio trattare l’argomento, saltando subito alle possibili applicazioni tecnologiche, straordinariamente importanti, che sono comparse all’orizzonte del nostro futuro.
Lo farò, dopo aver riportato solo una breve definizione della materia in oggetto, ricavata da WIKIPEDIA:

La meccanica quantistica (o fisica quantistica o teoria dei quanti) è la teoria della meccanica attualmente più completa, in grado di descrivere il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni con particolare riguardo ai fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica , dove le precedenti teorie classiche risultano inadeguate.
Come caratteristica fondamentale, la meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come fenomeno ondulatorio che come entità particellare, al contrario della meccanica classica, dove per esempio la luce è descritta solo come un’onda o l’elettrone solo come una particella. Questa inaspettata e controintuitiva proprietà della realtà fisica, chiamata dualismo onda-particella, è la principale ragione del fallimento delle teorie sviluppate fino al XIX secolo nella descrizione degli atomi e delle molecole. La relazione tra natura ondulatoria e corpuscolare è enunciata nel principio di complementarità e formalizzata nel principio di indeterminazione di Heisenberg .

Esistono numerosi formalismi matematici equivalenti della teoria, come la meccanica ondulatoria e la meccanica delle matrici; al contrario esistono numerose e discordanti interpretazioni riguardo l’essenza ultima del cosmo e della natura.

La meccanica quantistica rappresenta, assieme alla relatività, uno spartiacque rispetto alla fisica classica portando alla nascita della fisica moderna, e attraverso la teoria quantistica dei campi, generalizzazione della formulazione originale che include il principio di relatività ristretta, è a fondamento di molte altre branche della fisica, come la fisica atomica, la fisica della materia condensata, la fisica nucleare e subnucleare, la fisica delle particelle, la chimica quantistica.

Questi sono gli scienziati che, a partire dal 1900 hanno contribuito a fondare e sviluppare questa che sembra, sempre di più, la fisica moderna:
Max Planck, Albert Einstein, Niels Bohr, Werner Karl Heisenberg, Erwin Schroedinger, Paul Dirac, Wolfgang Pauli, Richard Feynman.

Mi rendo conto che l’argomento è ostico e poco invogliante, ma il mio scopo è quello di sapere cosa potremo fare di queste grandi novità, per poter migliorare la nostra vita di ogni giorno. In fondo, si tratta del progresso e non del pregresso.
Per questo, ho scelto una conferenza, tenuta da un giovane professore, Rosario Lo Franco, dell’Università di Palermo, che qui trascrivo.

LE  DIROMPENTI  CONSEGUENZE  TECNOLOGICHE  DELLA  MECCANICA  QUANTISTICA.

Consideriamo un corpo microscopico, delle dimensioni di un atomo, ovvero dell’ordine di un miliardesimo di metro.
Per darvi un’idea delle dimensioni, un pallone da calcio sta alla sfera terrestre, come un atomo sta ad una biglia di vetro del diametro di 1 centimetro.
Entriamo, adesso, nel cosiddetto MONDO QUANTISTICO e, da ora in poi, prendiamo la biglia come il nostro “oggetto quantistico”.
Innanzitutto, il nostro “oggetto quantistico” subisce il cosiddetto PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE (Superposition Principle of quantum object) o PARALLELISMO QUANTISTICO, nel senso che esso si può trovare, simultaneamente, in diverse configurazioni possibili.
Se, ad esempio, siamo interessati alla proprietà “colore”, bene, questo significa che la nostra biglia quantistica può trovarsi contemporaneamente nel colore giallo, blu, rosso o arancione.
Questo è molto strano, perché se pensiamo ad una biglia ordinaria, si vede bene che questa biglia è verde, o gialla, o blu, dipende da come è stata preparata: non diremo mai che questa biglia è simultaneamente di tutti questi colori.
Invece, un “oggetto quantistico” può esserlo.
Ma ancora più strano è, probabilmente, il concetto dell’ ENTAGLEMENT, che significa INTRECCIO, CORRELAZIONE, che si viene a creare quando  due “oggetti quantistici”, chiamiamoli A e B, vengono preparati in una condizione in cui sono, simultaneamente, entrambi rossi ed entrambi blu. Attenzione che, non appena avete preparato questa condizione, essa vale indipendentemente dalla distanza di questi due oggetti. Supponiamo, quindi, di lasciare A sulla terra e di portare B sulla luna. La condizione di ENTANGLEMENT significa che, se osservo A rosso, anche B sarà rosso; se osservo A blu, anche B diventerà blu. Ma, ancora più sconvolgente, se decido di cambiare il colore di A in un colore nel quale nessuna delle due biglie era stata precedentemente preparata, per esempio giallo, allora anche B diventa giallo, senza che nessuno abbia fatto qualcosa sulla luna.

Questo è sconcertante, perché significa che io sto facendo, ora e qui, qualcosa su di un oggetto e questo ha un effetto su un oggetto molto lontano.
Il fenomeno dell’ ENTANGLEMENT è talmente strano che stupì lo stesso Einstein che lo definì AZIONE SPETTRALE A DISTANZA (Spooky action at a distance).
Tuttavia, sia il PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE che l’ ENTAGLEMENT sono stati verificati in innumerevoli esperimenti e la MECCANICA QUANTISTICA rimane una delle teorie di maggior successo in tutta la storia della scienza.

Queste stranissime, bizzarre proprietà quantistiche hanno poi delle conseguenze inaspettate in campo tecnologico, con effetti potenzialmente dirompenti.
Possiamo, infatti, costruire un BIT QUANTISTICO (Quantum bit o QUBIT), associando il valore 0  (zero) al colore blu, e il valore 1 (uno) al colore rosso.
Quindi, il QUBIT è un oggetto quantistico che può trovarsi, contemporaneamente, nella configurazione 0 e 1.
Questo fa una grande differenza con un BIT DIGITALE classico, su cui si basano i nostri computer e smartphone classici, in cui un BIT classico può essere 0 oppure 1.
Se volete farvi un’idea di un BIT REALISTICO, potete pensare ad un atomo che può stare in due possibili livelli energetici, cioè due possibili orbite dell’elettrone attorno al nucleo, oppure pensate ad un FOTONE, che è il QUANTUM di luce, che può trovarsi in due possibili polarizzazioni diverse.
Polarizzazione è sostanzialmente la direzione in cui punta il campo elettromagnetico durante la propagazione.
Bene, ora che avete il QUBIT, potete costruire il computer quantistico (QUANTUM COMPUTER o Q.C.), il cui funzionamento si basa proprio su un assemblaggio di molti QUBIT. Facciamo N.

Le potenzialità in termini di calcolo di questo Q.C., rispetto ad un computer ordinario, sono potenzialmente enormi. Per capirlo, basta fare questo ragionamento: tutte le combinazioni possibili, in cui possono trovarsi gli N QUBIT, sono 2 elevato a N. Se avete due QUBIT, le combinazioni possibili sono 2 elevato alla seconda potenza , cioè 4:  00, 01,  10, 11.
A questo punto, il Q.C. grazie al PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE, può sfruttare, per elaborare l’informazione, contemporaneamente, tutte le 2 elevato alla N combinazioni degli N QUBIT.
Un computer ordinario questo non può farlo, perché, ogni volta, può utilizzare soltanto una delle configurazioni dei BIT classici: 0 oppure 1.
Capite che si tratta di un vantaggio, in linea di principio, di 2 elevato a N rispetto a 1.
A questo punto, voi potete collegare tanti Q.C., per creare una RETE QUANTISTICA (Quantum Network) e, in questa, potete trasferire un’informazione ed elaborarla, sfruttando le proprietà e le potenzialità dei QUBIT. Bene, che cosa ci possiamo fare di bello? Ci possiamo fare, ad esempio, il TELETRASPORTO QUANTISTICO (Quantum teleportation). Attenzione, però, per TELETRASPORTO QUANTISTICO, s’intende trasferimento di informazioni, cioè di proprietà fisiche di QUBIT e non di materia. Non c’è nulla che viene smontato, smaterializzato da una parte e rimontato da un’altra parte.
Inoltre, non andremo mai ad osservare e misurare le proprietà fisiche del QUBIT che si vuole trasmettere, per non comprometterle. Questo significa, se ben ci pensate, che è come se volessimo comunicare l’ora che segna il nostro orologio, senza mai guardare l’orologio.

Questo tipo di TELETRASPORTO si può fare, ad esempio, se abbiamo due QUBIT, chiamiamoli A e B, uno, A, in un osservatorio a terra, e uno, B, in una stazione spaziale orbitante, a patto che questi due QUBIT siano, entrambi, nella condizione di ENTANGLEMENT che abbiamo descritta.
A questo punto, se voi avete un terzo QUBIT, chiamiamolo C, e volete trasferire le sue proprietà fisiche da esso a B, che è il QUBIT che sta sulla stazione spaziale orbitante, potete farlo, mettendo a punto opportune operazioni locali, nell’osservatorio e nella stazione spaziale. L’effetto finale è che B, ad esempio, è diventato blu, come lo era C, cioè ha assunto esattamente le stesse proprietà di C. Siamo contenti! A questo punto, bisogna rendersi conto che poter realizzare il TELETRASPORTO è essenziale per costruire delle efficienti RETI QUANTISTICHE.
E considerate pure che sono stati fatti moltissimi esperimenti di TELETRASPORTO, tra un laboratorio ed un altro, utilizzando i FOTONI, i QUANTUM di luce. Recentemente, un team di ricercatori cinesi ha, addirittura, realizzato un TELETRASPORTO tra un laboratorio sul pianeta terra ed un satellite in orbita.

Un altro aspetto interessante è la FATTORIZZAZIONE dei fattori primi.
Se voi prendete un numero molto grande, ad esempio di 300 cifre, il più potente calcolatore digitale, esistente ora sulla terra, impiegherebbe 600.000 anni per scomporlo in fattori primi.
Invece, un Q.C. ideale, tramite un opportuno algoritmo, ci metterebbe 1 secondo.
(N.d.R.) Io faccio una moltiplicazione, ad esempio, 3 X 5 = 15; in matematica, il suo contrario è la divisione, 15 : 3 = 5; in termini digitali è la scomposizione: 15 = 3 X 5. Ora, bisogna sapere che un computer digitale classico è molto veloce a fare la moltiplicazione, ma è lentissimo a fare la scomposizione in fattori primi.

Attenzione, però, che questo clamoroso vantaggio in termini di velocità di calcolo, andrebbe a compromettere i sistemi di sicurezza delle nostre carte di credito e delle password, che sono basate proprio sulla difficoltà di scomporre un grande numero in fattori primi.
Tuttavia, possiamo andare ad intervenire con la CRIPTOGRAFIA QUANTISTICA (Quantum Cryptography), che permette di trasmettere informazioni e dati in totale sicurezza, a prova di spia, tra un mittente e un ricevente. Di fatto, ogni intervento della spia all’interno della comunicazione, inevitabilmente andrebbe a modificare le proprietà fisiche dei QUBIT trasferiti. E queste modifiche verrebbero, immediatamente, rilevate dal ricevente che, a questo punto, può tranquillamente decidere di interrompere la comunicazione per riprenderla in seguito.
Anche in questo caso, sono stati fatti, in laboratorio, svariati esperimenti che realizzano la CRIPTOGRAFIA QUANTISTICA e la comunicazione sicura, tramite FOTONI, i Quantum di luce. Ci sono alcune compagnie che cominciano a commercializzare dispositivi che realizzano la CRIPTOGRAFIA  QUANTISTICA.

Ma, adesso, la vera, grande domanda è: quanto siamo distanti dall’avere un COMPUTER QUANTISTICO pratico, efficiente, da poter adoperare con le nostre mani?
Vi posso dire subito che i più grandi colossi dell’informatica come IBM, GOOGLE in collaborazione con la NASA, APPLE, INTEL, MICROSOFT  le industrie cinesi e russe e, da poco, anche l’Europa stanno investendo grandi risorse in questa direzione.
Ciascuna di queste compagnie ha un prototipo di Q.C. con un piccolo numero di QUBIT (circa una decina).
Ad esempio, l’IBM ha messo a disposizione, online e opensource, il proprio prototipo di Q.C. essenzialmente per finalità accademiche.
Ovviamente, lo scopo ultimo è quello di costruire un Q.C. con molti QUBIT, per sfruttarne le enormi potenzialità di calcolo, in campi, per esempio, come l’intelligenza artificiale, oppure la simulazione di sistemi molto complessi per poter prevedere e comprendere sempre meglio il loro comportamento.
Applicazioni molto importanti e clamorose sono previste in campo medico e per la progettazione di farmaci (personalizzabili?).

Capite bene che queste mostruose potenzialità hanno suscitato grandissimo interesse da parte dell’opinione pubblica, e anche dei governi, verso la MECCANICA QUANTISTICA e verso l’impatto tecnologico di questa.
Ci sono un sacco di notizie che circolano su questi argomenti, nei canali di comunicazione di massa, ma anche per quanto riguarda gli investimenti che vengono fatti in questo senso.
Per darvi un’idea di come la parola QUANTUM sia diventata di moda, adesso, vi informo che, nel quartiere “Palermo” di Buenos Aires, è stato eretto un bellissimo grattacielo che viene chiamato QUANTUM PALERMO.

Debbo dirvi una cosa importante.
I prototipi di Q.C. che abbiamo per le mani, fino ad ora, non riescono ancora a manifestare davvero i grandi vantaggi rispetto ai computer ordinari.
Rimangono, infatti, da risolvere importanti problemi pratici.
Innanzitutto, la SCALABILITÀ, nel senso che è difficile produrre Q.C. molto efficienti, con un numero sempre più grande di QUBIT.
Inoltre, c’è il problema della CORREZIONE degli inevitabili errori che avvengono durante i normali processi di calcolo e che richiedono ulteriori QUBIT, che vanno a complicare ancora di più il sistema.
E poi, c’è il problema del RUMORE dovuto alla inevitabile interazione dei QUBIT con l’ambiente circostante e che tende a distruggere, in tempi brevissimi, le proprietà quantistiche,come la SOVRAPPOSIZIONE E l’ENTAGLEMENT che noi vogliamo mantenere il più a lungo possibile, per sfruttarle per i nostri scopi.
La comunità scientifica sta facendo sforzi enormi per cercare di risolvere questi problemi. Possiamo sicuramente dire che passerà ancora del tempo prima di vedere una diffusione, su larga scala, dei Q.C..

Voglio adesso citare Richard P. Feynman, uno dei più grandi fisici del ‘900, ed un suo aforisma: “I learned very early the difference between knowing the name of something and knowing something”.
“Ho imparato molto presto la differenza fra conoscere il nome di qualcosa e conoscere questo qualcosa”.
Questa frase mi piace un sacco, perché sintetizza l’essenza del fare ricerca, perché fare ricerca significa approfondire, conoscere sempre di più come si comportano le cose che ci circondano, non limitandoci semplicemente al nome di queste cose. E, in più, questa bella frase mi permette di fare questa riflessione finale.
Viviamo in un periodo storico in cui si sta diffondendo una certa cultura antiscientifica. C’è molta gente che crede ad assurde teorie del complotto. Basti pesare che c’è ancora una certa quantità di persone, che è convinta che la terra sia piatta. È così, anche se basta mettersi sul molo di un porto per vedere una nave scomparire  all’orizzonte. La nave scompare  non perché la vista non ci aiuta; possiamo prendere un binocolo, un cannocchiale, un telescopio , non la vedrete più comunque, perché è scomparsa sotto la linea dell’orizzonte, a causa della curvatura terrestre. E si potrebbe continuare con chi afferma che non ci sarebbe mai stato lo sbarco sulla luna, quando ci sono state svariate missioni “Apollo”, ben 11 e ben documentate, che dicono il contrario. Per non parlare delle scie chimiche e dei discorsi sui vaccini.
Allora, permettetemi di concludere con questo messaggio.
Fidatevi, per favore,  degli scienziati che dedicano la loro vita per cercare di capire come funzionano veramente le cose. Lo fanno con rigore e metodo scientifico.
Questo non è un atto di debolezza, ma un atto di grande intelligenza.

 

Prof. Rosario Lo Franco
Dipartimento di Energia, Ingegneria dell’Informazione e Modelli Matematici.
Università degli Studi di Palermo.

 

Aggiungo alcune definizioni esplicative ricavate da WIKIPEDIA.

Quante informazioni possono essere rappresentate da un qubit?

Paradossalmente ci sono un numero infinito di combinazioni lineari della base ortonormale così da permettere, almeno in linea di principio, la rappresentazione in un unico qubit di tutto lo scibile umano.

Ma è una conclusione erronea in virtù del comportamento del qubit in fase di misurazione. Va tenuto presente, infatti, che l’esito della misurazione dello stato di un qubit può essere soltanto 0 o 1. Di più, la misurazione del qubit ne cambia inesorabilmente lo stato, riducendo la sovrapposizione in uno dei due specifici stati rappresentati dai vettori della base computazionale.

Quindi, dalla misurazione di un qubit, è possibile ottenere la stessa quantità di informazione rappresentabile con un bit classico. Questo risultato è stato dimostrato rigorosamente dal Teorema di Holevo.

Sovrapposizione e entanglement nell’informatica quantistica.

Mentre il bit classico è immaginabile come una moneta che, una volta lanciata, cadrà a terra mostrando inesorabilmente una delle due facce, il qubit è immaginabile come una moneta che, una volta lanciata, cadrà a terra continuando a ruotare su sé stessa senza arrestarsi finché qualcuno non ne blocchi la rotazione, obbligandola a mostrare una delle sue facce.

Tuttavia la natura continua dello stato del qubit (che permette l’esistenza degli stati di sovrapposizione) non è l’unica caratteristica distintiva del qubit rispetto al cugino classico.

Nel pieno rispetto delle leggi della meccanica quantistica, una combinazione di più qubit è soggetta ad una caratteristica chiamata entanglement.

Il termine inglese letteralmente significa “ingarbugliamento”, “intreccio”. Una buona traduzione potrebbe essere “legatura”: in condizione di entanglement, due qubit perdono la loro natura individuale per assumere una unità di coppia. In tale condizione lo stato di un qubit influenza lo stato dell’altro e viceversa.

Rappresentazione geometrica del qubit.

L’unico modo sinora individuato per fornire una efficace rappresentazione geometrica di un qubit consiste nella cosiddetta sfera di Bloch. Formalmente il qubit, in quanto punto di uno spazio vettoriale bidimensionale a coefficienti complessi, avrebbe quattro gradi di libertà, ma la condizione di completezza da un lato e l’impossibilità di osservare il fattore di fase dall’altro li riducono a 2.

Dunque un qubit può essere rappresentato come punto sulla superficie di una sfera di raggio unitario.

Numero1856.

AD  ULTERIORE  INTEGRAZIONE  ED APPROFONDIMENTO  DEL  NUMERO  1857

Computer QuantisticoLo sviluppo dei computer quantistici affonda le sue origini negli anni ’80. Fu allora che i ricercatori cominciarono ad intravedere la possibilità di creare un super elaboratore in grado di sfruttare le leggi della meccanica e della fisica quantistica per oltrepassare finalmente i limiti dei cosiddetti super computer, spalancando di fatto le porte ai nuovi e interessantissimi orizzonti dell’Intelligenza Artificiale. Ad oggi, sono già stati creati sistemi avanzati basati su pochi qubit (bit quantistici), ma la vera sfida di scienziati e ricercatori è realizzare computer quantistici basati su migliaia di qubit entro pochi anni. Soltanto questa condizione consentirebbe un vero e proprio “salto quantico” nella qualità dei calcoli che un computer riesce ad eseguire. In sostanza, stiamo parlando di sistemi contenenti infiniti qubit (e non i bit utilizzati dai computer che conosciamo), capaci di effettuare centinaia di migliaia di calcoli al secondo. Gli studi tuttora in corso fanno sapere che ci vorranno almeno dieci anni per raggiungere una maturità tecnologica tale da poter realizzare una macchina di questo genere. A contendersi la partita al momento sono Google, IBM, Intel e Microsoft, ma anche alcuni centri specializzati come quello di Harvard e il MIT (Massachusetts Institute of Technology), che si scontrano con le ingerenze di alcuni studi russi e cinesi. Di recente, anche l’Unione Europea ha finalmente deciso di investire nella ricerca, destinando un miliardo di euro per i prossimi dieci anni.

Cos’è e come è fatto un computer quantistico?

Bit e QubitTutti i computer che usiamo si basano sulla logica binaria. Ogni unità (il bit) prevede due possibilità di scelta (0 e 1) e tutte le informazioni offerte (più o meno complesse) vengono elaborate con una stringa di valori composta da tanti 0 e 1. Questo non è il caso del computer quantistico, che punta a sfruttare le diverse proprietà della fisica e della meccanica quantistica, consentendo al sistema di ragionare in maniera profondamente diversa dai computer precedenti e, quindi, non lineare. Il bit, infatti, è stato sostituito con il qubit, in grado di analizzare qualsiasi query o problema in maniera simultanea, anziché binaria. Il computer quantistico, pertanto, non funziona in parallelo e la sua rapidità non dipende da una mera questione di potenza, ma è legata semplicemente a un modo totalmente nuovo di elaborare le informazioni. Se gli attuali computer seguono le regole della fisica classica, questo non è il caso dei computer quantistici, i quali grazie alla fisica quantistica sarebbero in grado di processare informazioni che con gli attuali sistemi richiederebbero migliaia di anni. Non si tratta di una tecnologia che darà vantaggi in ogni ambito, motivo per il quale i computer tradizionali non verranno accantonati. Ciò nonostante, questo nuovo approccio lascia intravedere possibilità di applicazione enormi e, già attualmente, esistono settori nei quali il salto sembra molto interessante. Tra questi la chimica, la fisica, la farmaceutica e la crittografia. Per adesso, queste macchine sono ancora in fase embrionale, soprattutto dal punto di vista dell’hardware. Malgrado gli investimenti effettuati negli ultimi anni da molte aziende attive nel settore informatico, la sperimentazione procede ancora a tentoni. Il motivo principale sta nella mancanza degli standard e, soprattutto, nella scarsità di specialisti in grado di lavorarvi, essendo questi poche centinaia in tutto il mondo. Per capire come la scienza sia arrivata alla realizzazione dei computer quantistici è necessario tirare in ballo la Legge di Moore e la miniaturizzazione dei circuiti: a partire dagli anni ’60, si è assistito a un miglioramento progressivo della potenza di calcolo dei Pc, incremento legato a doppio filo con la parallela e costante miniaturizzazione dei circuiti elettronici da cui deriva anche la celebre Legge di Moore. Secondo questa regola, la complessità dei microcircuiti, misurata attraverso il numero di transistor presenti in un chip (il processore) e la conseguente velocità di calcolo, raddoppiano ogni 18 mesi. Tuttavia, questa legge oggi non risulta quasi più applicabile e il motivo principale sta nel raggiungimento dei limiti imposti dalla meccanica, che rendono molto più difficile che in passato proseguire sulla strada della miniaturizzazione. Limite questo, che in un certo senso ha spalancato le porte a un netto cambio di paradigma, basato sulla necessità di sfruttare le potenzialità della meccanica e della fisica quantistica, allo scopo di raggiungere una maggior potenza e fluidità di calcolo. Ed ecco che i bit sono stati sostituiti dai qubit, non codificati medianti i simboli 1 e 0, ma relativi allo stato quantistico in cui si trovano le particelle o gli atomi impiegati. Questi ultimi possono avere contemporaneamente valore 1 e 0, tra l’altro in una varietà di combinazioni tali da produrre milioni di stati quantistici differenti. Una condizione che assume significati vastissimi se pensata in relazione alla progressione matematica: 2 qubit possono avere ben 4 stati contemporaneamente, 4 qubit corrispondono a 16 stati, 16 qubit a 256 stati e così via fino a quantità che nessuno strumento elettronico attuale è in grado di immaginare. Grazie a questi sistemi le capacità di codifica si amplierebbero talmente tanto da poter processare informazioni estremamente complesse, come quelle che regolano l’Intelligenza Artificiale. In poche parole, un computer quantistico sarebbe capace di elaborare nello stesso momento, in virtù delle sue capacità di calcolo parallelo, diverse soluzioni per un singolo problema, anziché semplici calcoli sequenziali come avviene attualmente per i pc tradizionali.

Come funzionano i computer quantistici?

Per il momento, a frenare gli scienziati che stanno lavorando a questi sistemi, è stata la manipolazione controllata degli atomi e delle particelle (finora realizzata con successo soltanto in presenza di pochi qubit ma mai per elaborazioni più complesse, che necessitano di centinaia o migliaia di qubit). La gestione degli atomi riguarda principalmente la loro comunicazione e connessione. Inoltre, è fondamentale uno sviluppo parallelo degli algoritmi dedicati. Il funzionamento di questi sistemi avanzati si basa essenzialmente su due delle leggi che regolano la meccanica quantistica:

  • il principio di sovrapposizione“, da cui ha origine la capacità delle particelle di trovarsi in più stati diversi contemporaneamente (dando la possibilità anche al qubit di poter essere sia 1 che 0 simultaneamente);
  • la correlazione quantistica” (entanglement), che indica il vincolo esistente tra due particelle e, in questo caso, due qubit; secondo tale principio, è possibile individuare lo stato di una particella (e di un qubit) osservando quella a cui è vincolata.

Dal punto di vista puramente pratico, il funzionamento dei computer quantistici prevede due approcci fondamentali:

  • il primo, che avviene attraverso il raffreddamento dei circuiti con il raggiungimento del cosiddetto zero assoluto(indicato con il valore di 0 gradi Kelvin, corrispondenti a -273,15 gradi Celsius). In questo modo i circuiti funzionano come conduttori senza alcuna resistenza che interferisca sulla corrente; in tal caso è possibile parlare di “punti quantici“, termine usato per indicare una nanostruttura dotata di uno speciale materiale semiconduttore, situata in un altro semiconduttore con un intervallo di energia più ampio;
  • il secondo metodo previsto, invece, ricorre ai cosiddetti ioni intrappolati, ovvero quegli atomi e molecole dotati di una carica elettrica e intrappolati in un campo elettromagnetico. Questi atomi vengono manipolati affinché il dislocamento degli elettroni sia in grado di produrre una trasformazione dello stato degli ioni e di conseguenza possa funzionare come qubit;

Seguendo tali principi, il computer quantistico è in grado di sfruttare i qubit per processare calcoli infinitamente complessi, a una velocità che attualmente risulta inimmaginabile (rispetto alle macchine odierne, sarebbero capaci di impiegare secondi anziché anni, garantendo risultati nettamente più affidabili). Come affermato in precedenza, esistono ancora molti ostacoli da superare, tra cui la manipolazione corretta delle particelle (particolarmente fragili e volatili, proprio perché soggette a cambiamenti di stato repentini), la creazione di infrastrutture hardware adeguate (attualmente per il raffreddamento di questi particolari sistemi viene impiegato l’elio e le macchine devono essere conservate in ambienti senza vibrazioni) e lo sviluppo di algoritmi espressamente dedicati al quantum computing.

La storia del computer quantistico

Murray Gell-Mann

Il primo a pensare ad un computer basato sull’uso delle particelle elementari fu Murray Gell-Mann (cui fu assegnato il premio Nobel per la fisica nel 1969). Il fisico statunitense, nel 1982, aveva già intravisto la possibilità di sfruttare talune proprietà degli atomi per dar vita a una tipologia innovativa di scienza informatica. Richard Feynman raccolse le idee di Gell-Mann e introdusse il metodo della sovrapposizione degli stati delle particelle elementari. Tre anni dopo, nel 1985, David Deutsch dimostrò l’assoluta validità di queste indicazioni e lavorò per metterle in pratica. Nel 1998 fu realizzato il primo prototipo di computer quantistico. A rendere realtà le intuizioni dei colleghi che l’avevano preceduto fu il fisico Bruce Kane, che realizzò un elaboratore basato su atomi di fosforo disposti su uno strato di silicio spesso soltanto 25 nanometri. Nel 2001, IBM ha realizzato uno dei primissimi elaboratori quantistici a 7 qubit, mentre nel 2013 è stato presentato al pubblico il computer quantistico D-Wave. Nel 2016, dopo che IBM ha messo pubblicamente a disposizione il primo computer quantistico in modalità cloud (Quantum Experience, dotato di un processore a 5 qubit), il governo cinese ha lanciato in orbita il satellite Micius, il primo della storia ad usare standard di comunicazioni quantistiche, avviando di fatto una competizione serrata tra Cina e Stati Uniti. Nel 2017, IBM ha aggiornato i suoi elaboratori quantistici via cloud, dotandoli di processori a 16 e a 20 qubit. Il primato di IBM, tuttavia, è durato soltanto pochi mesi, poiché nel marzo del 2018 a strapparlo all’azienda informatica americana ci ha pensato Google, con il suo nuovissimo Quantum AI Lab, dotato di un processore Bristlecone a 72 qubit. Sempre nel marzo del 2018 l’Istituto di Fisica e di Tecnologia di Mosca ha lanciato una nuova affascinante sfida, presentando al mondo intero un articolo relativo agli sviluppi di una connessione Internet quantistica ad alta velocità, un’innovazione che aprirebbe scenari inimmaginabili.

Gli ambiti interessati: chimica, biologia, farmaceutica e crittografia

Quantum Computing e Blockchain

Le future applicazioni dei computer quantistici cominceranno laddove le macchine tradizionali non sono in grado di arrivare. I computer del prossimo futuro, infatti, puntano a risolvere problemi estremamente complessi, sia definendo simulazioni basate sulle regole della natura, sia velocizzando in maniera esponenziale le operazioni richieste. Scendendo più nel dettaglio, una delle applicazioni future che pare maggiormente alla portata del quantum computing sembra essere quella relativa al settore chimico-biologico. In questo caso, le simulazioni possono essere utili per comprendere meglio le possibili interazioni tra le molecole da impiegare nello sviluppo dei farmaci. In futuro, potremmo produrre in maniera più efficiente e aderente alle nostre esigenze prodotti quali medicinali e concimi. E per ottenere quanto appena detto potrebbero bastare processori costituiti da 100/200 qubit. Oggi, le macchine più evolute ed affidabili raggiungono i 70-75 qubit. Qualora si riuscissero a creare computer quantistici animati da migliaia di qubit, potremmo accedere a simulazioni e informazioni sempre più complesse e, quindi, ad ulteriori applicazioni in grado di abbracciare un gran numero di settori diversi. L’altro campo interessato dalle sperimentazioni è la crittografia, ovvero la tecnologia che consente di cifrare i messaggi rendendoli incomprensibili a tutti coloro che non sono in possesso delle chiavi che permettono di renderli leggibili.

Oltre che per cifrare meglio le proprie informazioni, i computer quantistici potrebbero essere anche lo strumento per svelare e decifrare i messaggi di eventuali vittime o avversari. In teoria, con questi sistemi sarebbe possibile persino “bucare” una blockchain, oggi praticamente inattaccabili con i computer tradizionali. Al momento, soltanto i governi e le più importanti aziende di ricerca hanno accesso ad applicazioni di questo tipo, ma è ovvio che nel prossimo futuro andrà messa in piedi anche una discussione relativa al tema delle competenze, onde evitare spiacevoli inconvenienti.

I computer quantistici di IBM e Google

IBM è stata una delle prime realtà ad aver investito nello sviluppo del Quantum Computing e nella realizzazione di computer quantistici generalisti ed accessibili a tutti. Oggi, sono disponibili sistemi da 20 qubit pronti all’uso e, a breve, anche macchine dotate di processori da 50 e più qubit. I sistemi IBM Q online dotati di processori da 20 qubit, a partire dall’anno in corso vedranno miglioramenti nella progettazione degli stessi qubit, oltre che nel packaging, nell’hardware e nella connettività. I tempi di coerenza (ovvero la quantità di tempo necessaria per eseguire i calcoli) si attestano attualmente sui 90 microsecondi. Oltre che per l’elevata velocità di calcolo, questi sistemi di nuova generazione si differenziano anche per un’eccellente affidabilità. Su quantità di qubit infinitamente più elevate si attestano i computer quantistici realizzati in collaborazione da NASA e Google, presso uno dei poli di sviluppo informatico più noti al mondo: il Quantum Artificial Intelligence Lab in California. Il dispositivo realizzato più di recente prende il nome di D-Wave Two, un computer quantistico a 512 qubit derivato direttamente dal D-Wave, nato nel 2011 e dotato di un processore da 128 qubit. Il D-Wave Two è un computer quantistico in cui ogni qubit si presenta come un circuito superconduttore tenuto a temperature bassissime (circa -271 gradi Celsius), grazie all’impiego dell’elio e di alcuni dischi in rame che provvedono a schermare il sistema dalle interferenze elettromagnetiche e a dissipare il calore prodotto dalla macchina. Il problema principale che i computer quantistici sono chiamati ad affrontare riguarda l’ancora elevata percentuale di errore. Questi dispositivi funzionano a temperature bassissime e vanno schermati dall’ambiente circostante in quanto i bit quantistici usati attualmente risultano ancora molto instabili e ogni genere di rumore o cambio di temperatura può generare errori. Proprio per questo motivo, i qubit presenti nei processori quantistici non sono in realtà singoli qubit, ma spesso combinazioni di bit in grado di ridurre gli eventuali errori. Un altro fattore che limita la ricerca e la produzione di sistemi super intelligenti è relativo al fatto che la maggior parte di questi computer è in grado di conservare il proprio stato per meno di 100 microsecondi. I sistemi realizzati da Google hanno evidenziato tassi di errore ancora elevati, pari all’1% per quanto riguarda la lettura, allo 0,1% per i single-qubit e allo 0,6% nel caso delle porte a due-qubit. Ciascuno dei chip Bristlecone a basso errore realizzati da Google è munito di 72 qubit. Google, oltre che sui qubit, sta lavorando anche per migliorare la sincronizzazione di tutte le tecnologie presenti in un computer di questo genere (il software, l’elettronica di controllo e il processore stesso).

Il futuro dei computer quantistici

IonQ sta attualmente lavorando alla realizzazione di un computer quantistico che impiega il metodo degli ioni intrappolati. Secondo Christopher Monroe, fisico e fondatore di IonQ, la scienza si sta attualmente concentrando su due modelli distinti, ovvero i circuiti superconduttori (la strada percorsa da IBM e Google) e gli ioni intrappolati (sui quali sta lavorando il centro di ricerca di Harvard). Facendo delle comparazioni tra i due sistemi, Monroe è giunto alla conclusione che le prestazioni ottenute attraverso tali tecnologie siano molto simili. A fare la differenza, però, sarebbe il collegamento tra i qubit: tutti gli ioni intrappolati sono collegati fra loro mediante forze elettromagnetiche; nei circuiti superconduttori, invece, soltanto alcuni qubit sono connessi, condizione in grado di rallentare il passaggio delle informazioni. Sempre secondo Monroe, l’umanità potrà salutare la comparsa dei primi sistemi dotati di migliaia di qubit entro poco più di un decennio. Ovviamente, scienziati e ricercatori intuiranno meglio le possibili applicazioni man mano che questi sistemi verranno migliorati.

 

Numero1810.

 

Sto leggendo, in questi giorni, ORIGIN ,l’ultimo libro di Dan Brown.
Riporto, senza commenti, ma a solo scopo di provocatoria comunicazione, alcuni passaggi “decontestualizzati”.

“Io credo che, in alcuni casi, il perdono possa essere addirittura pericoloso.
Se noi perdoniamo il male del mondo, diamo al male il permesso di crescere e diffondersi. Se rispondiamo ad un atto di guerra con un atto di clemenza, incoraggiamo i nostri nemici a commetterne altri.
Arriverà un momento in cui dovremo fare come Gesù e rovesciare, con forza, i tavoli dei cambiamonete, gridando: “Non è più tollerabile!”.
La Chiesa Cattolica di Roma ha preso posizione come ha fatto Gesù? No!
Oggi noi affrontiamo i mali peggiori del mondo solo con la nostra capacità di perdonare, di amare, di essere clementi. E, così facendo, permettiamo…. anzi, incoraggiamo il male a crescere. In risposta ai ripetuti crimini contro di noi, esprimiamo, a mezza voce, le nostre preoccupazioni in un linguaggio politicamente corretto, rammentandoci a vicenda che una persona cattiva è tale solo a causa della sua infanzia difficile, o della sua povertà, o perché ha subito violenze contro i sui cari…. e, così, non ha colpe per il suo odio.
Io, invece, dico basta! Il male è il male. Abbiamo tutti dei problemi nella nostra vita!”
….”Il perdono non è l’unica via verso la salvezza.”

“Molti di noi hanno paura a dichiararsi atei.
Eppure l’ateismo non è una filosofia, né una visione del mondo.
L’ateismo è, semplicemente, un’ammissione dell’ovvio.”

“Il timore di essere giudicati
da una divinità onnisciente
ha sempre contribuito ad ispirare
un comportamento caritatevole”.

“Non è necessario invocare Dio
per far funzionare l’Universo.
La creazione spontanea
è il motivo per cui
esiste qualcosa
invece del nulla.”      Stephen Hawking

“Il prezzo della grandezza
è la responsabilità.”       Winston Churchill.

Botta e risposta fra creazionisti e ateisti:

“Fin dalla notte dei tempi, le religioni del mondo sono state
il principio organizzativo più importante per l’uomo,
una road map per la società civilizzata e la nostra
fonte primaria di etica e morale.
Minando la religione, si mina l’essenza umana.”

“La religione non può monopolizzare la moralità.
Io sono una brava persona, perché sono una brava persona!
Dio non c’entra niente.”

“Venerare Dio è come estrarre combustibile fossile.
Molte persone in gamba sanno che è una scelta imprevidente.
Ma ci hanno investito troppo per smettere.”

“In principio l’Uomo creò Dio.”

“È profondamente sconvolgente che la mente umana
abbia la capacità di elevare un evidente frutto della fantasia
a verità divina e si senta autorizzata ad uccidere in suo nome.”

“Il mio sogno non è distruggere la religione, ma piuttosto crearne una nuova,
una fede universale che unisse le persone, invece che dividerle.
Se riuscissi a convincere tutte le persone a venerare il mondo naturale
e le sue leggi che ci hanno creato, allora tutte le culture avrebbero celebrato
la stessa storia della creazione, invece di farsi la guerra per stabilire
quale dei loro antichi miti fosse il più veritiero.”

“Preferiresti vivere in un mondo senza tecnologia o in un mondo senza religione? È meglio vivere senza medicine, elettricità, mezzi di trasporto e di comunicazione …. oppure senza fanatici che si fanno la guerra per storie inventate ed entità immaginarie?”

“PREGHIERA PER IL FUTURO

…. che le nostre filosofie
riescano a stare al passo
con le nostre tecnologie,
che la nostra umanità
riesca a stare al passo
con i nostri poteri,
e che l’amore, non la paura
possa essere il motore
del cambiamento.”

“The dark religions are departed,
and sweet science reigns                William Blake.

“Le religioni oscure spariranno,
e la dolce scienza regnerà.”

 

Numero1794.

Ogni giorno ci muoviamo

in un mondo fatto di codici.

I codici elettronici sono

attorno a noi.

I codici genetici sono

dentro di noi:

determinano chi siamo,

come viviamo,

e, a volte, persino,

come moriremo.

E se ci fosse un codice

dietro ad ogni cosa,

un misterioso codice

superiore, che controlla

tutto ciò che è stato

e tutto ciò che sarà?

Lo chiameremmo Dio?