Numero2425.

 

BREVE  RIFLESSIONE  SULLA  VITA  E  SULLA  MORTE.

 

Tre cose accadute oggi.

 

E la vita è così forte

che attraversa i muri per farsi vedere,

la vita è così vera

che sembra impossibile doverla lasciare,

la vita è così grande

che, quando sarai sul punto di morire,

pianterai un ulivo,

convinto ancora di vederlo fiorire.

 

Mi sono venuti in mente questi meravigliosi versi della canzone “Sogna ragazzo, sogna” di uno dei miei autori di poesie in musica preferiti, Roberto Vecchioni, perché, nel cortiletto davanti a casa mia, ho appena collocato, non dico messo a dimora, perché era già in vaso da qualche decennio, una pianta di ulivo, valendomi della consulenza preziosa di una cara amica, che di ulivi se ne intende e che mi ha aiutato. Mi sono interrogato se mai fossi ancora convinto di poterne vedere la fioritura ed i frutti e, chissà perché, con una coincidenza alchemica e profetica, sono successe proprio oggi due fatti di vita e di morte che, per quanto non mi coinvolgano in prima persona, mi sono tuttavia balzati alla mente come momenti di riflessione.

Mi telefona mio figlio Alexis, in giro per l’Italia per lavoro, che avrebbe dovuto incontrarsi con il suo titolare Alessandro, uno dei due ingegneri giovani che hanno fondato l’Azienda per la quale lui lavora, per andare insieme da certi clienti. È arrivata invece la ferale notizia che il padre di Alessandro era stato trovato senza vita a causa di arresto cardiaco. Il padre era ancora giovane, appena settant’anni, ed era stato un medico, ora in pensione, una persona equilibrata ed attenta ad una condizione e conduzione di vita rispettose della salute. Eppure, la falce lo ha rasato con un colpo secco, senza pietà.
Mio figlio era sconvolto. Mi ricordava quanto questo medico gli fosse stato vicino recentemente per consigliarlo su come uscire presto ed indenne dalla recente pandemia: lo aveva seguito, seppur telefonicamente, giorno per giorno, informandosi costantemente sul suo stato di salute. E mi ha detto: “Papà, non è giusto. Senza avvisaglie, senza trasgressione alcuna delle precauzioni di una sana procedura di vita, come può avvenire una cosa di questo genere?”.
Cercava, il mio ragazzo, una motivazione razionale, un appiglio consequenziale, un rapporto credibile di causa ed effetto fra la vita e la morte.

È uno di quei momenti in cui la mente corre, senza freni, alla ricerca di una risposta nella volontà superiore di un destino o di un Dio.
Ma, se Dio esiste, perché non elargisce quaggiù, su questa terra ed in questa vita, un premio od un castigo alle persone a secondo dei loro meriti o demeriti, con una appendice di esistenza terrena, risarcitoria o punitiva e, comunque, riparatrice ed equiparatrice di ogni male provocato o subito?
Il sillogismo porterebbe alla scontata conclusione che le buone e brave persone meriterebbero di raggiungere la parte finale della loro esistenza, in salute ed in pace, e di andarsene senza traumi, né per loro stessi, né per i loro cari. E, al contrario, chi ha sprecato la propria esistenza dietro futili chimere, o spregiudicate avventure, per non dire esecrabili scopi delittuosi, potrebbe trovarsi a scontare le proprie malefatte, subendo un accorciamento della propria aspettativa di vita. Se io fossi Dio, così farei. E applicherei la “giustizia divina” in questa vita, dove a tutti è palese ogni merito o demerito, a seconda del premio o castigo maturato: un “surplus” o un “surminus” di vita. Sarebbe, oltre tutto, molto più illuminante e didascalico, cioè insegnerebbe a tutti, senza bisogno di prediche e moralismi ipocriti, come si sta a questo mondo.

Per felice contrappasso, mi giunge anche la bellissima notizia che un mio caro amico, di cui altrove ho parlato, e la cui salute mi sta veramente a cuore, eviterà un ulteriore intervento chirurgico, che si era prospettato come probabile, qualora si fossero verificate certe condizioni. Per fortuna o per suo merito, queste condizioni non si sono presentate, perciò niente operazione e ….  la vita continua.

Anche questa, per me, è una riprova di quanto sia auspicabile che la vita sia elargita, anche solo come prolungamento, a chi l’ha ben vissuta e, meritoriamente, ha accumulato crediti e bonus. A patto che la vita sia un piacere e non una pena da vivere, e non sempre è così. Anzi, io renderei piacevole, come non mai, la vecchiaia, cioè proprio questa prosecuzione di vita, per chi l’ha ben meritata, ed escluderei, come indegni, coloro che la propria vita hanno passato malamente per se e per gli altri.
Se solo ci fosse Dio. Un Dio giusto.

 

Chiudo questa breve riflessione con alcuni altri versi della stessa poesia-canzone che l’ha cominciata, e li dedico a mio figlio:

 

Sogna, ragazzo, sogna,

quando cade il vento ma non è finita,

quando muore un uomo per la stessa vita

che sognavi tu.

 

E, per finire:

 

Sogna, ragazzo, sogna,

ti ho lasciato un foglio

sulla scrivania,

manca solo un verso

a quella poesia,

puoi finirla tu.

 

 

Numero2353.

 

LETTERA  AD UN  AMICO  PREOCCUPATO.

 

Come vorrei interpretare, empaticamente, le tue ansie e preoccupazioni per la tua salute, e condividerle!
Non tanto per solidarietà di facciata, ma veramente, se potessi, metterei a tua disposizione il mio tempo di vita restante, per sommarlo al tuo e spartirlo in parti amichevolmente uguali ed equipollenti, per dirti quanto la mancanza di te sarebbe un venir meno della mia stessa speranza di vita.
Cosa vale, infatti, vivere se qualcosa non vale più della vita! Fra le cose che so essermi care e di grande valore, la tua amicizia è una di quelle che, se venisse a mancare, consapevolmente, mi lascerebbe carente di un bene assai prezioso, a cui non oso neppure pensare di dover rinunciare.
Se, presuntuosamente, potessi andare sicuro del perdurare perenne della tua amicizia, potrei non pensare altrettanto della tua durata fisica in presenza, come ho ascoltato dalla tua voce , un po’ fioca, forse velatamente rassegnata ed appena sconsolata, che drammaticamente mi esponeva le traversie del tuo decorso post operatorio, del tuo recupero e della eventualità di un nuovo intervento. Ma mi sono un po’ rincuorato, a sentire anche un fiero rigurgito di reazione da parte tua, che mi fa ben sperare, ma non ne avevo dubbio alcuno, sui tuoi propositi di non demordere. Tieni duro, whatever it takes, come già ti ho scritto.
Ti sono vicino, amico mio, e vorrei che tu aggiungessi al tuo vigore fisico, da leone indomito, anche quell’energia che, di incoraggiamento e di sostegno vibranti, possa venire da me a te.
Fai quello che è necessario fare, combatti ancora più strenuamente, non mollare mai. E sappi che, come compagno d’armi, anche se consapevole che la battaglia può essere mortale, ci sono anch’io al tuo fianco.
Qui, su questa terra, o altrove, dovunque sia, sappi che ti aspetto. Sempre.

Mandi.

Numero2281.

 

In nome della nostra amicizia, e come omaggio ad essa, pubblico questa cosa, mandata da Efrem.

 

Un vaso rappresenta la vostra vita.
Un giorno un insegnante di filosofia
mise un vaso vuoto sulla scrivania.
Riempì il vaso con palline da ping pong,
fino a che non ne entravano più.
Chiese poi ai suoi studenti se
fossero d’accordo che il vaso era pieno.
Tutti gli studenti erano d’accordo.
Lui poi versò dei sassolini dentro il vaso.
I sassolini riempirono gli spazi tra le palline.
Chiese di nuovo agli studenti se il vaso fosse pieno.
Gli studenti risposero di sì.
L’insegnante poi versò della sabbia nel vaso.
La sabbia riempì tutti gli spazi vuoti.
Chiese di nuovo agli studenti se il vaso fosse pieno.
Tutti gli studenti risposero di sì.
Infine, l’insegnante versò una lattina di birra
nel vaso riempiendo gli spazi rimasti vuoti.
Allora l’insegnante disse: “Studenti, voglio
che vi rendiate conto che questo vaso
rappresenta la vostra vita”.
Le palline rappresentano le cose importanti:
la vostra salute, la famiglia, gli amici e le passioni.
Sono le cose che riempiono di più la vostra vita.
I sassolini rappresentano le altre cose nella vita,
come la vostra carriera, la casa e le responsabilità.
La sabbia è tutto il resto: le piccole “cose”.
Se mettete prima la sabbia,
non rimane spazio per nient’altro.
La stessa cosa succede nella vostra vita.
Se spendete tutto il vostro tempo
e la vostra energia sulle piccole cose,
non avrete mai spazio per le cose importanti.
Quindi, utilizzate il tempo con saggezza
e concentratevi sulle cose che più vi fanno felici!
Il resto è solo sabbia. Allora, uno studente gridò:
“Non ha detto quello che rappresenta la birra!”.
Il professore sorrise e disse:
“La birra dimostra che non importa quanto
sia piena la vostra vita: c’è sempre
spazio per farsi una birra con un amico”.

Numero2250.

 

LETTERA AD UN AMICO…. A CUORE APERTO

 

Caro amico,

non ti nomino per il rispetto della tua privacy e della particolarità del momento che stai attraversando, tuttavia, sento il bisogno di farti sentire la mia vicinanza. Sul tuo ricovero in ospedale avevo tentato di sdrammatizzare, definendolo “tagliando”, un po’ per celia, tu sai che l’ironia è il mio pane e mi scuserai, un po’ per una sorta di esorcismo apotropaico, e mi scuserai anche i paroloni, ma so che con te li posso adoperare. So, adesso, anche da fonti indirette, che hai subito un altro dei tuoi interventi operatori che ti restituirà, vivamente lo spero, la tua salute normale e che tutto è andato bene. Non mi permetto di entrare nella specificità dell’evento, per gli stessi motivi prima accennati, ma è importante che tu sappia che sono stato in pensiero ed in ansia per le tue condizioni, nonostante l’ironica minimizzazione. Solo adesso mi sento confortato e aspetto che tu mi contatti, in prima persona, anche con poche parole, per dirmi di te e di come va.
Ho deciso di scrivere quanto stai leggendo, sul BLOG: ho pensato che tu, nelle lunghe, interminabili ore della degenza, avrai sicuramente il tempo di dare una scorsa alle mie ultime novità pubblicate, cosa che fai, e assiduamente, da sempre. Di questo ti ringrazio, ma mi fa gioco approfittare della tua frequenza per trasmetterti il mio messaggio diretto, se non altro che per farti un po’ di compagnia. Il BLOG è diventato, per noi due, un luogo di incontro, qualche volta anche di scontro, ma quasi sempre di confronto e di evoluzione, mentale ed amichevolmente sentimentale, circa i tanti argomenti e problemi che la vita ci ha dato e che abbiamo affrontato e risolto, ciascuno a modo suo, traendone personale esperienza. Magari, ci era mancata la tribuna, l’agorà, dove dare la stura alle nostre esternazioni, fosse anche soltanto inter nos. Il BLOG mi fa pensare, in qualche modo, a Platone e al suo “mondo delle idee”, che abbiamo studiato nella Storia della Filosofia. Ecco, è un sito virtuale/digitale dove ci si può, liberamente, esprimere: penso alla etimologia pura di quest’ultima parola, e mi viene in mente un tubetto di dentifricio che, per dare la sua pasta, deve essere spremuto.
Anzi, meglio, a furor di metafora, penso ai tubetti di colori diversi che i pittori usano per stenderli, prima sulla tavolozza e poi sulla tela, con le loro artistiche pennellate, dando forma e significato visivo alle immagini. Così, tu spremi il tuo colore, io il mio e insieme diamo corpo ad un miscuglio variegato di istoriazioni. Non siamo mica artisti, ma esperti della vita sì, e possiamo dire la nostra dipingendola, con le nostre personali interpretazioni.
Amico mio, ti aspetto, fuori dal BLOG, al più presto nella tua forma migliore, per condividere con te, ancora, le partite di doppio a tennis e i discorsi in compagnia. Recupera la salute e rinnova la gioia di vivere, che so non ti è mai venuta meno. Uomini come te non possono mai permettersi il lusso di dare default.
Altrove, in passato, ti ho salutato con la formula di congedo  “Ave atque vale” che, mai come in questo caso, è formula di augurio sincero: ti saluto e stammi bene. È un saluto e la parola stessa evoca il concetto di salute, che il cielo ti deve concedere a larghe mani.
E poi, ancora, lo ripeto anche qui, con sentita e orgogliosa deferenza: “In manu Dei” (nelle mani di Dio), oppure “Mane diu” (Rimani a lungo) sono le interpretazioni etimologiche che si riassumono e compendiano nel più bel saluto che io conosco: MANDI.

Numero2158.

Ricevo da una cara amica e riporto sottoscrivendo:

 

La vita sulla terra è un passo,

l’amore un miraggio,

ma l’amicizia è un “filo d’oro”….

lo sai?

L’infanzia passa,

la gioventù la segue,

la vecchiaia la rimpiazza,

la morte la raccoglie.

Il più bel fiore del mondo

perde la propria bellezza,

invece un’amicizia fedele

dura per l’eternità.

Vivere senza amici

significa morire

senza lasciare ricordi.