Numero2428.

 

IN QUESTA VITA, MORIRE NON È UNA NOVITÀ,

MA, DI CERTO, NON LO È NEMMENO VIVERE.

 

 

I Russi stanno scrivendo col sangue ( Ucraino) alcune delle più brutte pagine della storia dell’umanità.

 

Scrivere col sangue (proprio) per, poi, impiccarsi ad appena 30 anni, è stata la macabra performance di un elevato ed eletto spirito, interprete della cultura artistica Russa, il poeta Sergéj Esénin.

 

 

La notte del 27 dicembre 1925, in un albergo di San Pietroburgo, il poeta russo Sergei Esenin (o Sergej Yesenin, 1895-1925, pronuncia: Serghiéi Iessénin) si tagliava le vene e col sangue appena sgorgato scriveva la sua ultima composizione. 

È una poesia d’amore e d’addio per il poeta Anatoli Marienhof (o Anatolij Mariengof), che era stato suo amante (e per un certo tempo anche convivente) negli ultimi quattro anni della sua vita.

Quelle righe, l'”Addio a Marienhof“, sono spesso citate da chi parla di Esenin, ma sempre nascondendo il fatto che sono l’estremo saluto all’uomo amato:

 

Arrivederci, amico mio, arrivederci,
tu sei nel mio cuore.
Una predestinata separazione
un futuro incontro promette.
Arrivederci amico mio, 
senza strette di mano e parole,
non rattristarti e niente
malinconia sulle ciglia:
morire in questa vita non è nuovo,
ma più nuovo non è nemmeno vivere 

Quella notte, fosse questa l’ultima chance offertagli dal destino o fosse imperizia, il taglio delle vene non risultò fatale: Esenin sopravvisse. Come spesso avviene in questi casi egli fece allora un ultimo gesto di richiesta d’aiuto, cercando di farsi bloccare dagli altri prima di compiere il gesto irreparabile: la poesia scritta col sangue fu consegnata a un amico, Elrich, che però non ebbe il tempo per leggerla immediatamente.Fu così che nessuno arrivò in tempo per fermarlo la notte successiva, quando nel medesimo albergo Esenin ripeté con successo il tentativo di suicidio, impiccandosi. Aveva appena trent’anni.

La sua carriera era stata folgorante e aveva toccato i vertici della fama mondana: un destino questo che arride a pochissimi poeti. Eppure quando morì la fama mondana, incostante, iniziava ad abbandonarlo con la stessa capricciosa rapidità con cui lo aveva toccato, complice anche la soffocante atmosfera della Russia di Stalin.


Figlio di contadini benestanti, Esenin era cresciuto in campagna, presso i nonni assai tradizionalisti. Fu la descrizione e la nostalgia di questo mondo agricolo e arcaico (destinato a sparire pochi anni dopo nel dramma della Rivoluzione sovietica) che gli fece toccare le sue corde più sentite e lo rese celebre.

Esenin è un classico esempio di uomo “che si è fatto da sé”, o quasi, usando per farsi strada ora il talento artistico e ora (molto) la bellezza, due doti che la sorte gli aveva concesso con pari generosità:

 

Bello, affascinante e grande opportunista, Esenin arrivò a Pietroburgo nel 1915 all’età di vent’anni fermamente deciso a diventare un poeta famoso.
Per ottenere questo scopo Esenin si servì del suo fascino, dell’origine contadina (molto di moda in quel periodo) e, quando necessario, dell’attrattiva che esercitava sugli omosessuali. Le brevi relazioni con Sergej Gorodetskij e con Rjurik Ivnev gli aprirono molte strade letterarie.Nell’aprile 1915 Esenin scrisse al già celebre poeta Nikolaj Kljuev una lettera piena di ammirazione esprimendo il desiderio di incontrarlo. Come le memorie di Gorodetskij rivelano, Kljuev venne a Pietroburgo e “si impadronì di Esenin diventandone l’esclusivo possessore“.Nei due anni seguenti i due poeti lavorarono in coppia, ostentando simili e sgargianti costumi folkloristici, dando insieme letture di poesia e passando insieme molto del loro tempo. Le raccolte di poesie di Esenin di solito includono tre poesie d’amore per Kljuev del 1916, ma non specificano a chi queste poesie sono rivolte.Sergej Esenin fu bisessuale e per tutta la vita non seppe decidersi fra uomini e donne. Alla fine si staccò da Kljuev e si orientò verso i matrimoni molto pubblicizzati con l’attrice Zinaida Raich, con Isadora Duncan e con la nipote di Leone Tolstoj, per non parlare degli affari di cuore con signore e dei clandestini coinvolgimenti con uomini. Quello più duraturo di questi ultimi fu la relazione durata quattro anni con il poeta Anatolij Marienhof, al quale Esenin rivolse la bellissima poesia “Addio a Marienhof“.
Kljuev non riuscì mai a rassegnarsi alla perdita di Esenin, cantando nelle sue poesie la speranza che Esenin sarebbe tornato da lui, affermando che essi sarebbero rimasti coniugi negli annali della poesia” 

La carriera di Esenin inizia dunque grazie a relazioni con uomini in grado di “lanciarlo” sulla scena letteraria.La cerchia a cui si indirizza è ovviamente quella dei “poeti-contadini” della quale il giovane poeta Sergei Gorodecki (o Gorodeckij, 1884-1967) è un po’ il teorico.
Oltre tutto, suo amante e protetto era già stato in precedenza un altro poeta gay che cantava la Russia rurale, il già citato Nikolai Kljuev (o Nikolaj Kluev, 1887-1937).

Nelle sue Memorie Gorodecki descrive il suo incontro con Esenin in termini trasparenti: Esenin

 

era incantevole, con quella sua voce melodiosa da monello, con quei suoi riccioli biondo chiarissimo, (…) con quei suoi occhi blu… Esenin venne a stare a casa mia. Alleviai le sofferenze del suo cammino con le mie lettere di presentazione per tutte le relazioni che conoscevo

Le “lettere di presentazione” del primo amico furono sfruttate al meglio, e in breve, come abbiamo visto, Esenin divenne (dal 1915 al 1917) partner inseparabile di Kljuev, assieme al quale mise in piedi veri show folkloristico-poetici (accompagnati dalla fisarmonica suonata da Esenin), che fecero discutere la società “bene” e portarono fama al giovane poeta (la cui carriera non fu danneggiata dalla chiamata alle armi)
In quegli anni e in quelli successivi Esenin fece di tutto per conquistarsi una fama da “teppista“, concedendosi atteggiamenti genettiani che riempirono di deliziato scandalo i salotti pietroburghesi. 
Le pose di Kljuev ed Esenin vanno insomma viste come una vera attività “promozionale” che centrò il bersaglio: se i due vivessero oggi sarebbero di certo star televisive

Così un contemporaneo, Cerniavskij, descrisse nel dicembre 1915 il sodalizio fra i due:

Kljuev ha completamente sottomesso il nostro Sergej: gli lega la cintura, gli accarezza i capelli, se lo mangia con gli occhi” 

Lo stesso si affretta però ad aggiungere che la sana virilità di Esenin fu tale che non è nemmeno concepibile che egli abbia reciprocato le attenzioni erotiche di Kljuev e degli altri omosessuali!
 In realtà la disinvoltura erotica di Esenin fu molto maggiore di quanto Cerniavskij pensasse. Non appena ebbe ottenuto dagli uomini quel “lancio” che desiderava, Esenin passò infatti senza esitazioni a costruirsi una fama più “regolare”, usando le donne nello stesso modo in cui fin lì aveva usato gli uomini. 
Esenin passò così attraverso tre matrimoni: le mogli avevano tutte nomi tali da garantire l’interessamento delle cronache mondane.

Dalla prima moglie, l’attrice Zinaida Raich, Esenin ebbe due figli, ma il matrimonio, avvenuto nel 1917, nel 1920 era già fallito, e si concluse con un divorzio.

La seconda moglie, la danzatrice americana lesbica Isadora Duncan (1878-1927) lo conobbe nel 1921. Nonostante i due non parlassero nessuna lingua comprensibile a entrambi, fu “amore a prima vista”: le nozze avvennero nel 1922.

Fu un’astuta mossa promozionale per entrambi.

La Duncan si garantì l’attenzione del pettegolezzo mondano esibendo per il mondo quel folcloristico pezzo di marcantonio di poeta russo scapigliato, mentre per Esenin essere “marito della grande Isadora Duncan”, idolatrata in tutto il mondo, non costituì certo uno svantaggio…

Tuttavia

molto si è discusso sull’amore di Esenin per Isadora, se amò lei o la sua fama. 
Forse però sarebbe meglio cogliere come naturalmente si integrino nel poeta la compiaciuta astuzia contadina, la filosofia da arrampicatore sociale e l’esibizionismo da gran parvenu
Comechessia il periodo estero del rapporto non solo distrusse la possibilità di vivere insieme, ma disintegrò durevolmente la vita di entrambi” 

In effetti già nel 1923 arrivò il divorzio dalla Duncan e il ritorno definitivo in Russia, dove però attendeva Esenin un periodo sempre più cupo (il poeta ebbe fra l’altro seri problemi di alcolismo e subì un internamento in clinica psichiatrica).Poco prima di morire Esenin fece un estremo sforzo di regolarizzare la propria vita, sposando il 18 settembre 1925 Sofija Andreevna Tolstaja, ma il tentativo fu vano. 

Eppure, nonostante le vicissitudini, la produzione poetica di Esenin si mantenne di alto livello fino all’ultimo.


Pur avendo, come tutti, i suoi limiti, Esenin fu indubbiamente una persona di gran fascino, capace di suscitare quelle passioni che lasciano per sempre un segno. Basti pensare a come, dopo tanti anni di separazione, alla notizia della sua morte Kljuev scrivesse una lunga poesia in cui vibra ancora l’amore d’un tempo:

 

Bambino mio carissimo, dolce disgraziato,
ogni difetto ha nascosto il coperchio della bara;
perdona me, uomo disonesto, che per troppa rozzezza
non ti ho pianto con un suono dorato di campane.
(…)
Oh, seppellirsi con te nella bara,
nella rena gialla, ma senza quel laccio al collo!…
Ma è vero o no, che lungo le strade della Russia
si può trovare un fiore più azzurro dei tuoi occhi?
Sconsolato, mi è rimasto solo un amaro assenzio:
vedovo sono rimasto, come un forno senza scopino” .

La fama del poeta-contadino, che era stato così celebre in vita, subì un’eclisse dopo la morte: Stalin mise addirittura al bando la sua opera e non c’è dubbio che se Esenin fosse vissuto più a lungo avrebbe condiviso il fato di Kljuev, che fu deportato in Siberia e vi morì nel 1937.Solo con la “destalinizzazione” la poesia di Esenin ha potuto circolare di nuovo anche in patria (“ovviamente” depurata da ogni allusione omosessuale) ed esservi riconosciuta come una delle più importanti della letteratura russa (e non solo) del Novecento.

Negli ultimi decenni l’opera di Esenin ha goduto nuovamente di un buon successo di pubblico: in Italia una sua poesia del 1920, la “Confessione d’un malandrino”, è addirittura diventata un best-seller popolare, nella traduzione di Renato Poggioli, come canzone musicata e cantata da Angelo Branduardi:

 

Mi piace spettinato a camminare
col capo sulle spalle come un lume
e così mi diverto a rischiarare
il vostro triste autunno senza piume” .

Insomma: anche da morto Esenin ha conservato il dono di piacere. Segno che il suo fascino andava ben al di là dei ricci biondi e degli occhi azzurrissimi che lo hanno fatto amare dagli uomini e dalle donne.

 

Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo giovane poeta Russo, SERGÈJ ESÈNIN (1895-1925), pubblico qui, da WIKIPEDIA, un trattato di LEV TROTSKY ( 1879-1940), il famoso politico, rivoluzionario della Rivoluzione d’Ottobre, nato nell’Ucraina allora ancora Russa, sulla sua figura e personalità artistica:

 

“Abbiamo perso Esenin, un poeta così meraviglioso, così fresco, così vero. E in che modo tragico l’abbiamo perso! È andato via da solo, ha salutato col sangue l’amico indefinito, magari tutti noi. Questi suoi versi sono impressionanti per quanto riguarda la loro dolcezza e leggerezza! Ha abbandonato la vita senza un grido di rancore, senza una nota di protesta – non sbattendo la porta, ma accompagnando la chiusura con la mano, una porta dalla quale grondava sangue. In questo posto l’aspetto poetico e umano di Esenin è scoppiato in un’indimenticabile luce di addio. Esenin componeva scottanti canti ”di un teppista” e tradiva i versi nelle maliziose osterie di Mosca. Lui non di rado ha fatto uso del gesto violento, della parola aggressiva. Ma nonostante ciò rimaneva in lui la dolcezza particolare di un animo insoddisfatto, indifeso. Esenin si nascondeva dietro l’aggressività, si nascondeva ma non è riuscito a nascondersi. Non ce la faccio più, ha detto il poeta il 27 dicembre vinto dalla vita, ha detto senza gesta di sfida e senza rimproveri… Ci tocca parlare della sua insolenza perché Esenin non scriveva solo poesie ma mutava il suo modo di comporre a causa delle condizioni del nostro tempo non del tutto delicato e assolutamente rigido.

Si nascondeva dietro ad una maschera spavalda pagando questa sua scelta volontariamente con la corruzione dell’anima. Esenin si sentiva sempre estraneo. Non è per lodarlo, proprio a causa di questa estraneità abbiamo perso Esenin. Ma non è nemmeno per rimproverarlo: ha senso lanciare il rimprovero affinché raggiunga il più lirico dei poeti, che non siamo riusciti a proteggere per noi? Il nostro tempo è un tempo severo, magari uno dei più severi della storia dell’uomo cosiddetto civilizzato. E lui invece di essere un rivoluzionario, nato per vivere in questi decenni, era ossessionato da un severo patriottismo della sua epoca, della sua patria, del suo tempo. Esenin non era un rivoluzionario. Autore di Pugacev e de La Ballata dei ventisei era un poeta lirico. E la nostra epoca non è lirica. È questa la causa fondamentale per cui autonomamente e così presto, si è allontanato per sempre da noi e dalla sua epoca. Le radici di Esenin sono profondamente popolari e, come ogni sua cosa, la sua identità popolare era autentica. Di questo, senza dubbio, vi è testimonianza non in un poema che narra della rivoluzione, ma ancora una volta in una sua lirica:

”Silenziosamente nel bosco folto di ginepri vicino al dirupo

l’autunno, giumenta arancione, si gratta la criniera”

L’immagine dell’autunno e molte altre immagini lo hanno plasmato sin dall’inizio, come l’immotivata spavalderia. Ma il poeta ci ha posti di fronte alle radici cristiane della propria cultura e ci ha obbligati accoglierle dentro di noi. Fet non avrebbe detto così e nemmeno Tjutcev. Risultano forti in Esenin le radici cristiane, riflesse e modellate dal talento. Ma è nella fortezza della sua cultura cristiana che risiede la motivazione della debolezza personale di Esenin: dal passato lo hanno strappato con le radici, radici che nel presente non hanno attecchito. La città non lo ha rafforzato, ma lo ha fatto traballare e lo ha estraniato. Il viaggio all’estero, in Europa e oltre oceano, non lo ha raddrizzato. Lo ha accolto più calorosamente Teheran rispetto a New York. La sua lirica, proveniente da Riazan, ha trovato più popolarità in Persia che nei centri culturali europei e americani. Esenin non era né ostile alla rivoluzione né etraneo ad essa; anzì, tendeva sempre verso di lei, da un lato nel 1918:

”Mia madre – Patria, sono un bolscevico”

dall’altro lato, negli ultimi anni:

”Adesso nel paese dei Soviet,

sono il più impetuoso compagno di strada”

La rivoluzione ha fatto irruzione sia nella struttura della sua poesia sia nelle immagini, soprattutto per mezzo delle citazioni, successivamente con i sentimenti. Nella catastrofe del passato, Esenin non ha perso nulla e non ha rimpianto nulla della catastrofe. No, il poeta non era estraneo alla rivoluzione – lui e la rivoluzione non erano fatti della stessa pasta. Esenin era intimo, tenero, lirico – la rivoluzione è pubblica, epica, catastrofica. Per questo la breve vita del poeta si è troncata in maniera così catastrofica. Si dice che ognuno di noi porta dentro di sé la molla del proprio destino, ma la vita dispiega questa molla fino alla fine. In questo c’è solo una parte di verità. La molla dell’attività letteraria di Esenin, dispiegandosi, si è infranta sul limite dell’epoca, si è rotta. Esenin ha tante strofe preziose, colme di avvenimenti. Di questi è circondata tutta la sua attività letteraria. Allo stesso tempo Esenin è estraneo. Non è il poeta della rivoluzione.

”Sono pronto ad andare lungo il terreno già battuto,

darò tutta l’anima all’Ottobre e al Maggio

Ma solo la lira non darò alla cara ndr. rivoluzione”

La sua molla lirica avrebbe potuto dispiegarsi fino alla fine solo a condizione di avere una società armoniosa, felice, in cui non regna il conflitto ma l’amicizia, la tenerezza, la partecipazione. Questo periodo arriverà. Dopo il periodo attuale, in cui si nascondono ancora spietati e salvifici scontri uomo contro uomo, arriveranno altri tempi, gli stessi che si stanno preparando con gli scontri odierni. L’essere umano allora sboccerà del suo autentico colore. E assieme a lui, la lirica. La rivoluzione per la prima volta non solo riconquisterà il diritto al pane per ogni uomo, ma anche alla lirica. A chi stava scrivendo Esenin col sangue prima di morire? Magari ha interloquito con un amico che non è ancora nato, con un uomo del futuro che qualcuno sta preparando con il conflitto, Esenin con i canti. Il poeta è morto perché lui e la rivoluzione non erano fatti della stessa pasta. Ma, nel nome del futuro, lei lo adotterà per sempre. Esenin era teso verso la morte sin dai primi anni della sua attività letteraria, consapevole della propria fragile condizione interiore. […]

Solo adesso, dopo il 27 dicembre, magari tutti noi, conoscendo poco o non conoscendo affatto il poeta, possiamo apprezzare fino alla fine la sincerità intima della lirica eseniana in cui quasi ogni verso è scritto col sangue delle vene tagliate. Lì c’è una pungente amarezza data dalla perdita. Ma non uscendo dal proprio circolo personale, Esenin trovava un conforto malinconico e toccante nel presentimento della sua imminente scomparsa:

”E, l’ascolto del canto nel silenzio

L’amata mia in compagnia di un altro amato

Magari si ricorderà di me

Come di un ineguagliabile fiore”

E nella nostra coscienza la ferita dolorante e non ancora completamente rimarginata si consola al pensiero che questo meraviglioso e autentico poeta a modo suo ha raccontato la sua epoca e l’ha arricchita di canti, parlando d’amore in modo innovativo, del cielo azzurro, caduto nel fiume, della luna, che come un agnello pascola nel cielo, e dell’ineguagliabile fiore, di se stesso. Durante le sue celebrazioni non vi deve essere nulla di triste o decadente. La molla, posta nella nostra epoca, è smisuratamente più forte della molla personale posta in ognuno di noi. La spirale della storia si dispiegherà fino alla fine. Non bisogna opporsi ad essa ma aiutare i pensieri e le volontà con consapevoli sforzi. Stiamo preparando il futuro! Continueremo a conquistare per ciascuno il diritto al pane e il diritto al canto. È morto il poeta. Evviva la poesia! È caduto nel burrone un bambino indifeso. Evviva la vita ricca di attività artistica, in cui fino all’ultimo minuto Sergej Esenin ha intrecciato i fili preziosi della sua poesia.”

 

Numero2362.

 

L’ INGLESE  LETTO  IN  FRIULANO  E  TRADOTTO  IN  ITALIANO

 

I                    AGLIO

YOU              GIU’

VERY            VETRO

BLACK         RATTOPPO

TEN             TIENI

LIGHT          ANDATE

BACK           BECCO

MY              MAGGIO

MY OWN    MAGLIONE

COOL          FORTUNA ( O SEDERE)

WAIT           VUOTO

FOR             FORNO

GOT            GOCCIO

CLASS         SASSI

DIE YOU      PICCHIALO

FEEL            FILO

FUN            FAME

YES             LETTI  ( O ESCI )

PAY             PELI

LOOK          LUOGO

PEACE         PIEDI

BATH          BATTI

AWAY         IO VOGLIO

COURT       CORTO

GUESS        PUSSA VIA

REACH        RICCIO

READY         RIDERE

WEEK          GRIDO ACUTO

YEAR           IERI

SAY YOU     ESSERE GIU’ – TRISTI

MANY         DOMENICO

MATTEW     METTERE GIU’

PAUL           PIOPPO.

 

 

Numero2236.

 

Segnalato da mio figlio Alexis

 

 

T H E    S O C I A L    D I L E M M A

 

Nothing vast enters

the life of mortals

without a curse.

 

Sophocles

 

Niente di vasto entra

nella vita dei mortali

senza una maledizione.

 

Sofocle.

 

Il Docufilm THE SOCIAL DILEMMA getta una luce sull’influenza che YOUTUBE, FACEBOOK,TWITTER ed altri Social Media Networks – e, per estensione, i loro algoritmi – hanno sulla vita dei loro utenti.
Il filmato critica il modo in cui gli algoritmi, progettati per predisporre gli utenti alla pubblicità, hanno condotto a gravi problemi sociali, come il sensazionalismo e la polarizzazione.
Come disse Sofocle: “Niente di vasto entra nella vita dei mortali senza una maledizione” ed ora, il conseguimento di guadagni a breve termine dei Social Media ci ha caricato addosso il “dilemma sociale” di una cultura che è impossibile da sostenere.

Numero2181.

 

LA BELLEZZA  DELLE  COSE

 

To give people pleasure in the things

they must perforce use,

that is one great office of decoration:

to give people pleasure in the things

they must perforce make,

that is the other use of it.

 

Dare piacere alle persone nelle cose

che devono necessariamente usare,

questo è un grande ufficio della decorazione;

dare alle persone piacere nelle cose

che devono necessariamente fare,

questo è l’altro uso di essa.

 

William Morris.

Numero2055.

 

8   P I E C E S   O F   W I S D O M   T H A T  C A N   C H A N G E   Y O U R   L I F E.

 

1 – Words are powerfull, use them wisely.

2 – People come and go, but the right ones stay.

3 – You are doing enough, even if it doesn’t feel like it.

4 – Failure is when you don’t try.

5 – Random acts of kindness make everyone feel better.

6 – Live for to day, not for tomorrow.

7 – Never look back, there is nothing there for you.

8 – Overthinking kills happiness.

 

8   P E Z Z I   D I   S A G G E Z Z A   C H E   P O S S O N O   C A M B I A R E   L A   T U A   V I T A.

 

1 – Le parole sono potenti, usale con saggezza.

2 – Le persone vanno e vengono, ma quelle giuste rimangono.

3 – Stai facendo abbastanza, anche se non ti sembra.

4 – Il fallimento è quando non ci provi.

5 – Gli atti casuali di gentilezza fanno sentire tutti meglio.

6 – Vivi per oggi, non per domani.

7 – Non guardare mai indietro, lì non c’è niente per te.

8 – Il pensiero eccessivo uccide la felicità.

 

 

 

Numero2054.

 

7   R U L E S   O F   L I F E.

 

1 – Make peace with your past, so it doesn’t affect the present.

2 – What others think of you is none of your business.

3 – Time heals almost everything, give it time.

4 – Don’t compare your life to others an don’t judge them: you have no idea what their journey is all about.

5 – It’s all right not to know all the answers. They will come to you when you least expect it.

6 – You are in charge of your happiness.

7 – Smile. You don’t own all the problems in the world.

 

7   R E G O L E   D I   V I T A.

 

1 – Fai pace con il tuo passato, in modo che non influenzi il presente.

2 – Quello che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.

3 – Il tempo guarisce quasi tutto, dagli tempo.

4 – Non confrontare la tua vita con quella degli altri e non giudicarli: non hai idea di cosa sia il loro viaggio.

5 – Va bene non sapere tutte le risposte. Verranno da te quando meno te lo aspetti.

6 – Sei responsabile della tua felicità.

7 – Sorridi. Non possiedi tutti i problemi del mondo.

 

 

 

Numero2046.

 

T H I N G S   Y O U   D O N’ T   N E E D   T O   A P O L O G I Z E   F O R.

 

01 – Loving someone.

02 – Saying no.

03 – Following your dream.

04 – Taking “me” time.

05 – Your priorities.

06 – Ending a toxing relationship.

07 – your imperfections.

08 – Standing your ground.

09 – Delay in your response.

10 – Telling the truth.

 

C O S E   DI   C U I   N O N   H A I   B I S O G N O   D I   C H I E D E R E   S C U S A.

 

01 – Amare qualcuno.

02 – Dire no.

03 – Seguire il tuo sogno.

04 – Prendere tempo “per te stesso”.

05 – Le tue priorità.

06 – Finire una relazione tossica.

07 – Le tue imperfezioni.

08 – Stare saldo sul tuo terreno.

09 – Ritardo nella tua risposta.

10 – Dire la verità.

Numero2045.

 

T H E   S C A R S.

 

Don’t ever be ashamed of the scars life has left you with.

A scar means you conquered the pain, learned a lesson, grew stronger and moved forward.

A scar is the tattoo of a triumph to be proud of.

Don’t allow your scars to hold you hostage.

Don’t allow them to make you live your life in fear.

You can’t make the scars in your life disappear, but you can change the way you see them.

You can start seeing your scars as a sign of strenght and not of pain.

 

L E   C I C A T R I C I

 

Non vergognarti mai delle cicatrici che la vita ti ha lasciato.

Una cicatrice significa che hai vinto il dolore, hai imparato una lezione, sei diventato più forte e sei andato avanti.

Una cicatrice è il tatuaggio di un trionfo di cui essere orgogliosi.

Non permettere alle tue cicatrici di tenerti in ostaggio.

Non permettere che ti facciano vivere la tua vita nella paura.

Non puoi far sparire le cicatrici della tua vita, ma puoi cambiare il modo in cui le vedi.

Puoi iniziare a vedere le tue cicatrici come un segno di forza e non di dolore.