Numero2819.

 

mandato da mio figlio Ale questo “argomento” che lo riguarda molto da vicino.

 

L’intervento del Ceo* di Google in 60 secondi sulle “5 palline della vita”

  • CEO = Chief Executive Officer : è come dire Amministratore Delegato

 

Nei giorni scorsi molti hanno definito incredibile (per efficacia e sinteticità) un intervento del Ceo di Google Sundar Pichai espresso in appena 60 secondi. La sua tesi è questa: “Immagina la tua vita come se fossero 5 palline da far girare in aria cercando di non farle cadere. Una di queste palline è di gomma, altre 4 sono di vetro: rappresentano il lavoro, la famiglia, la salute, gli amici, e l’anima. Il lavoro è la pallina di gomma.”

In pratica, secondo Pichai, il lavoro, una volta perso, si può ritrovare. Se invece a cadere sarà una delle altre, non ritornerà più alla sua forma originaria. L’amministratore delegato del motore di ricerca più noto al mondo invita dunque a “diventare consapevoli di questo il prima possibile e adattare adeguatamente le nostre vite” e indica una via: “Gestisci con efficacia il tuo orario di lavoro, concediti del tempo per te, per la tua famiglia, per gli amici, per riposarti e per prenderti cura della tua salute”.

Tutto vero e condivisibile a condizione che il mercato del lavoro a livello globale sia una macchina perfetta. Ma non è così: la disoccupazione (inclusa quella strutturale e di lunga durata), la precarietà, la sottoccupazione, i bassi tassi di occupazione, la produttività stagnante, le difficoltà nella ricerca di una nuova occupazione per i lavoratori anziani, gli aspetti di genere, come noto, sono tra gli altri fenomeni caratterizzanti di molti paesi al mondo, tra i quali l’Italia. Ma nell’intervento di Pichai, intriso di retorica, per questi aspetti non c’è spazio. Anzi, non c’è tempo.

Numero2818.

 

C H A R L I E    C H A P L I N

 

Le quattro dichiarazioni di Charlie Chaplin

  1. Nulla è eterno in questo mondo, nemmeno i nostri problemi.
  2. Mi piace camminare sotto la pioggia, perché nessuno può vedere le mie lacrime.
  3. Il giorno più sprecato della vita è il giorno in cui non ridiamo.
  4. I sei migliori medici del mondo:

1. sole,

2. riposo,

3. allenamento,

4. dieta alimentare,

5. autostima,

6. amici.

Tienili in tutte le fasi della tua vita e goditi una vita sana.

  • Se vedi la luna vedrai la bellezza di Dio.
  • Se vedi il sole vedrai il potere di Dio.
  • Se vedi lo specchio, vedrai la migliore creazione di Dio.

Allora credici.

Siamo tutti turisti, Dio è il nostro agente di viaggio che ha già fissato i nostri itinerari, prenotazioni e destinazioni.
Fidati di lui e goditi la VITA.

  • La vita è solo un viaggio!

Numero2817.

 

da  QUORA

 

C H I   È   D I O ?

 

Scrive Andrea Negri, corrispondente di QUORA:

Dio è un’antica invenzione umana per consolarci della morte e della disgrazia. Ogni gruppo sociale ha inventato uno o più dei preposti alle varie attività umane. Contestualmente alla divinità è stato assegnato anche il ruolo di giudice delle attività umane: alla fine della vita la divinità giudica il comportamento dell’individuo. In questo modo viene attribuito anche un codice comportamentale superiore alle collettività.

Infine alla divinità è quasi sempre associata una cosmogonia che serve a mitizzare l’origine del mondo e della vita e a esaltare il ruolo della comunità che ha inventato la divinità.

Ovviamente si tratta di mitologie e superstizioni obsolete che sempre più evidenziano la propria inutilità in una società multiculturale e non più incline al mito ed alla favola.

 

 

Numero2816.

 

L E    D O N N E    E    I L    V E L O

 

Scrive Carlo Coppola su QUORA:

 

San Paolo nella sua famosa prima lettera ai Corinzi dice testualmente:

“Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.

Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. (…)

Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d’oro, di perle o di vesti sontuose, ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà. La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo.”

La tradizione islamica ha le stesse radici ed esprime gli stessi concetti.

Particolare curioso quella citazione “a motivo degli angeli” di cui gli esegeti non sanno dare una spiegazione adeguata. Probabilmente si riferisce ad una tradizione ebraica secondo la quale agli angeli del signore piacessero le donne umane e piacessero i capelli lunghi delle donne.

Nella Genesi infatti si legge che “scesero sulla terra gli angeli del Signore e videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero molte in mogli”.

In sostanza tutte e tre le religioni monoteistiche prevedono un ruolo subordinato della donna e una sua sottomissione testimoniata dal velo e dal fatto di doversi abbigliare decorosamente.

La tradizione occidentale non fa eccezione.

Solo negli ultimi anni in ambito religioso si è cercato di arrampicarsi sugli specchi per giustificare nella dottrina cattolica l’emancipazione femminile ma con risultati abbastanza ridicoli. Basta leggere qualche commento degli esegeti moderni per farsi quattro risate del tentativo di questi preti di far dire a San Paolo quello che non ha mai detto.

Numero2815.

 

A N T I C A    C R E D E N Z A    (non è un mobile d’antiquariato):    PROVE  DELL’ ESISTENZA  DI  DIO    (secondo le persone normali).

 

Cesare, corrispondente di QUORA, risponde:

Scusa, se uno ti viene a dire che in piazza c’è una giraffa che recita il De Rerum Natura in latino tu ti senti impegnato a dimostrare che non esiste? Non credo.

Se quello che te lo dice ci crede… fatti suoi. Se crederlo gli dà conforto… non togliamogli la sua fonte di consolazione.

Basta che non crei un sistema di potere che impone a tutti di crederci o che affermi che chi non ci crede ha un livello di moralità più basso.

Tutto qui.

 

Vincenzo Chiaravalle, corrispondente di QUORA, risponde:

Guarda che anche tu esigi le prove, in ogni altro ambito della tua vita.

Rigetti anche ogni religione che non sia la tua, perché in tutti quegli altri casi accetti le obiezioni razionali che non accetti per la tua religione.

Siccome non hai prove di nessun genere per la validità della tua religione, gli atei dovrebbero farsi bastare le tue chiacchiere e i tuoi capricci? È questo che vuoi dire?

 

Paolo Burroni, corrispondente di QUORA, risponde:

Se mi sai portare qualcosa che non siano solo parole, tipo “mi hanno insegnato che”, “si sa che”, “è scritto che”, io lo esaminerei con molto interesse perché vedo che un credente ha una vita più facile, ma non sono disposto ad affidarmi a qualcosa che è fatto solo di parole.

Aspetto con fiducia le tue prove, quali che siano.

 

Gianfranco Lande, corrispondente di QUORA, risponde:

Vedo che ancora non ci siamo stancati di discutere di aria fritta.

Quelle degli atei e dei credenti sono posizioni inconciliabili perché partono da assunti inconciliabili e non prevedono alcuna dialettica.

Un credente o un ateo intelligenti dicono “io credo” oppure “io non credo” e si fermano lì.

Quelli stupidi dicono “Dio esiste” o “Dio non esiste”, come se fossero in grado (o come se qualsiasi essere umano fosse in grado, con i mezzi limitati di cui disponiamo) di affermare qualcosa che per definizione non ammette prova.

Sarebbe ora che atei e credenti smettessero di fare i bambini e lasciassero che ciascuno creda (o non creda) in santa pace ciò che vuole.

Chiunque abbandoni questo precetto aureo si aspetti di venire sbertucciato a morte senza potersi difendere. Ogni affermazione (Dio esiste, Dio non esiste, Dio è amore, eccetera, eccetera) è infondata, arbitraria, indimostrabile, oziosa, presuntuosa, mendace.

Ergo (quindi) quando un ateo dice che Dio non esiste, afferma qualcosa di cui non può sapere un accidente, ma quando dice che non ci sono prove per dimostrare il contrario, ha ragione da vendere.

Ribaltiamo la frittata e diciamo che quando un credente dice che Dio esiste afferma qualcosa di cui non può sapere un accidente, ma quando dice che non ci sono prove per dimostrare il contrario ha ragione da vendere.

Numero2813.

 

da QUORA

 

Il predicatore islamico Zakir Naik è salito su un taxi a Londra e ha detto al tassista:
– Fratello, per favore spegni la radio, perché come dice il Sacro Corano non mi è permesso ascoltare musica, perché ai tempi del Profeta non c’era musica occidentale che è la musica dei miscredenti. –
Il tassista ha gentilmente spento la radio, ha fermato il taxi e gli ha aperto la portiera.
Zakir gli ha chiesto:
– Fratello, cosa stai facendo? –
Il tassista ha risposto educatamente:
– Ai tempi del Profeta, non c’erano taxi, non c’erano bombe, non c’erano altoparlanti nelle moschee, non c’erano attacchi suicidi.
Quindi stai zitto, vai fuori e aspetta che passi un cammello. –

Numero2812.

 

A N N I V E R S A R I O

 

Il 20 Ottobre 2023, hanno festeggiato il loro 50° Anniversario di Matrimonio Giuliana e Gianni, due cari amici.

Per la ricorrenza e per la loro festa, ho scritto un sonetto alla buona che, adesso, col loro permesso, pubblico qui.

 

 

 

C A R I   G I U L I A N A   E   G I A N N I,

 

 

La vita non è una bella poesia,

da cinquant’anni l’avete capito,

non v’è nulla di eterno e di infinito,

ma è pur sempre la migliore che ci sia.

 

Prima l’amore e poi la fantasia

hanno tracciato l’umano graffito

di tanti giorni, da moglie e marito,

passati insieme in buona compagnia.

 

Il matrimonio è una bella prosa

o un dipinto dove le tinte, spesso,

sono scure e ben poche quelle rosa,

 

però, se voi due siete qui ed adesso,

allora, la vostra unione affettuosa

è stata e sarà , comunque, un successo.

 

 

Il vostro amico Alberto

 

 

 

 

22 Ottobre 2023.

Numero2811.

 

da  QUORA

 

Da atei, si possono apprezzare comunque gli insegnamenti di Gesù Cristo?

 

Risponde Cesare, corrispondente di QUORA.

 

Perché no? Anche se insegnamenti simili vengono più sobriamente e più incisivamente da moltissimi personaggi che non si proclamano “figli di Dio” e non cercano di avvalorare tale affermazione con storie di “miracoli”, e sono quindi più apprezzabili e credibili.

 

Risponde Vincenzo Chiaravalle, corrispondente di QUORA.

Se proprio insisti, sì. Ma ci sono tanti di quei maestri migliori che, se non hai un impegno emotivo particolare sul Cristo, non ci stai sopra a stracciarti le vesti. Molto sopravvalutato. Gli stessi cristiani, molte volte, non si impegnano granché sugli insegnamenti del Cristo. Forse non li conoscono. Forse danno per scontato che si tratti perlopiù di pace, amore, benevolenza, perdóno, e generica “roba buona.” Peccato che, a guardare meglio, le cose non stiano esattamente così. Qualche idea buona, nel mix, si trova pure. Ma niente di esclusivo, niente che il Cristo abbia detto per primo, o che abbia detto solo lui…

Se a un cristiano citi il Discorso della Montagna, senza avvertirlo, sarà lui stesso a sollevare delle obiezioni. Se gli citi molte parabole, senza avvertirlo, sarà lui stesso a dichiararle addirittura immorali. Quindi, di cosa stiamo parlando? Prima di proporre gli insegnamenti del Cristo agli atei, bisognerebbe riproporli ai cristiani, i quali ti direbbero che la loro morale, nel frattempo, è profondamente cambiata — ammesso che sia mai stata quella del Cristo.

Ma gli atei credono che gli insegnamenti di Gesù fossero sbagliati?

Non tutti, e non necessariamente. Quando ti metti nella posizione di maestro e cerchi di dire cose sagge, qualcuna la becchi anche, non dovrebbe essere così difficile.

Devo dire che tanti insegnamenti di Gesù non piacciono a me — poco male —, ma mi pare che non piacciano nemmeno ai cristiani, a giudicare dal modo di vivere di tutti loro.

Perlopiù ti vengono a chiedere cosa farebbe Gesù quando vogliono qualcosa da te. Si guardano bene dal fare loro stessi i sacrifici che vogliono che tu faccia.

Prendiamo una delle migliori idee di Gesù: l’idea che i cristiani non debbano litigare tra loro e non debbano farsi causa tra di loro. È una delle poche cose che Gesù dice specificamente nel Discorso della Montagna, ampliando un po’ il concetto di ‘rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori‘. (Gesù ha seri problemi di falsa attribuzione, perché gli mettono in bocca pure un’infinità di cose che non ha mai detto, e neanche suggerito… Questa è scritta nero su bianco, è proprio nel testo. Puoi andare a verificare.)

Se uno si desse nella propria vita la missione di non entrare mai in un tribunale, a costo di rimetterci, probabilmente ne guadagnerebbe in salute. Non lo so, eh. Dico, è una possibilità. È un’ipotesi valida. Intesi?

Il problema è che i Paesi cristiani sono pieni di tribunali, di avvocati, di giudici, e di gente che fa causa ad altra gente a tutto spiano. Sono società tra le più litigiose al mondo.

Sarebbero tutti contenti se tu non facessi mai causa a loro — come sopra, vogliono più che altro che tu faccia quello che ha detto Gesù, gli conviene se tu fai quello che ha detto Gesù —, ma loro, per i fatti loro, non vedono l’ora di avere una buona scusa per fare causa a te, o per trasgredire i precetti cristiani. Questa è, semplicemente, ipocrisia.

Quindi, io sono spesso disposto a parlare degli insegnamenti di Gesù, anche da ateo.

 

Risponde Cristian Papi, corrispondente di QUORA.

Comunque sono le solite cose di buon senso: ama gli altri, ama te stesso, non rompere le balle al prossimo.

Cose del genere, ad esempio, le aveva dette anche il principe Siddhartha Gautama, detto Buddha, circa seicento anni prima.

Casomai non si fosse capito, sto dicendo che gli insegnamenti di Gesù erano tutt’altro che originali.

 

Risponde Ruggero Goldoni, corrispondente di QUORA.

Da ateo, non ho nulla contro Cristo, è un personaggio che, se realmente esistito, aveva il suo carisma.

Sono i suoi fans che mi preoccupano.

 

 

 

Numero2810.

 

U N    L U S T R O

 

In questo mese di novembre, dell’anno 2018, questo BLOG emetteva i suoi primi vagiti.

Buon compleanno a MILLE E PIU’ MOTTI.

Sembra che sia diventato adulto: ora si occupa di argomenti più seri ed importanti. L’epoca e lo spirito dei piccoli proverbi di cinque anni fa sono superati, per far posto ad altre istanze ed interessi.

Anche chi scrive è diventato più vecchio e, forse, anche più saggio: molto ha imparato, cammin facendo, dalle sue stesse scritture, tramite le ricerche, le documentazioni, le recensioni; ha tratto spunto da ogni tipo di argomenti, i più svariati, ma sempre con spirito di curiosa criticità e persino, a volte, di partigianeria per i propri punti di vista.

Spero di non aver annoiato nessuno, io certo non mi sono annoiato e continuerò, pervicacemente, a pormi ancora tante domande per sviscerare delle risposte che spero non saranno deludenti per i lettori, ma sempre coinvolgenti e mai banali.

Grazie a chi mi ha seguito fin qui e….buona prosecuzione. Fino a quando non so….

 

3 Novembre 2023.

Numero2809.

 

Cosa è più forte?

La paura della vita,

o la paura della morte?

 

Tutti hanno paura della morte, chi più chi meno….se non altro perché rappresenta un vero e proprio tuffo verso l’ignoto. E’ per questo che si sono inventati miti riguardo divinità che promettono gioie e dolori una volta esalato l’ultimo respiro.

La paura della vita è molto peggiore, dovremmo voler e poter provare a vivere al meglio delle nostre possibilità, visto che non esiste garanzia di un “posto migliore”.

È più forte la paura della vita. La morte sappiamo che esiste ma non sappiamo né dove, né come, né quando avverrà.
La vita c’è già, e averne paura vuol dire condurre un’esistenza alquanto limitata e, chissà, forse anche con qualche sofferenza.
Perché non provare a vivere, che magari esce fuori qualcosa di buono? Ma non qualcosa da lasciare ad altri, ma un arricchimento del proprio spirito, da portare con sé nell’al di là, quale dotazione di partenza per una prossima vita ancora migliore di quella che abbiamo già migliorata: un tesoretto che ci appartiene per l’infinitudine del tempo.
È per questo che dobbiamo vivere bene, senza paura di vivere.

Numero2808.

 

 

da  QUORA

 

Perché Gesù è considerato cristiano quando, in realtà, era ebreo?

 

Risponde Pierfrancesco Pesci, corrispondente di QUORA.

Premetto che il Gesù di cui parlerò si riferisce all’individuo storico realmente esistito (quantomeno io ritengo sia così) e che ha svolto una intensa attività di predicazione in Palestina diffondendo una propria interpretazione del principio religioso giudaico. Quindi non parlerò del Gesù figlio di Dio.

In realtà accostare Gesù al cristianesimo può quasi apparire come un ossimoro.

La stessa considerazione di Gesù quale ebreo risale ad alcuni testi degli anni ‘80 del secolo scorso. Prima nessuno si azzardava a considerarlo ebreo ma di fatto come un perfetto esemplare di cristiano. Al cristiano il concetto di ebraicità di Gesù può dare fastidio per quanto sia stata creata nei secoli la contrapposizione tra cristianesimo e giudaismo.

Se è evidente, infatti, che Gesù non potesse in origine essere cristiano, non è assolutamente scontato definirlo quale il primo dei cristiani.

Gesù, Yehoshua ben Yosef, non solo nacque ebreo, ma morì da ebreo e condusse una vita nel pieno rispetto della religione israelita. Probabilmente era un Esseno. I vangeli rappresentano una fonte infinita di questa mia affermazione. Dai vangeli apprendiamo quanto Gesù rispettasse la legge ebraica in tutte le sue manifestazioni. Vestiva secondo tradizione con le frange alla base, osservava tutte le festività prescritte, frequentava le sinagoghe, compiva pellegrinaggi, mangiava secondo la cucina Kosher, pregava secondo le modalità previste. Un perfetto ebreo e fortemente convinto di esserlo. Inoltre credo al passo di Matteo (10,5-6) in cui Gesù esortava i discepoli affermando: ” Non andate tra i pagani e non entrate nelle città dei samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele.” A ribadire l’esclusività dell’insegnamento religioso ai soli giudei, in pieno stile israelita. Ricordiamoci che Gesù non ha mai predicato ad altri che non fossero correligionari. Non ha mai tentato di convertire i pagani, i politeisti, genericamente i gentili.

Questo passaggio è fondamentale per comprendere quale forzatura fu effettuata da Saul di Tarso (San Paolo diventato apostolo) per creare la religione cristiana sulle ceneri dell’esperienza di vita di Gesù.

Per fare ciò Paolo rinunciò alla circoncisione, al Kosher, alle festività alla modalità di preghiera ed al riconoscimento del popolo ebraico quale unico sottoscrittore del patto con Dio.

Una completa rivoluzione che sconcertò i famigliari ed i seguaci di Gesù che si trovavano a Gerusalemme negli anni successivi alla sua morte. Per loro era un’eresia. Per Paolo lo strumento per avviare una nuova religione le cui origini non dovevano essere create ma esistevano già grazie all’antico testamento.

Numero2807.

 

da  QUORA

 

GESU’  È  DIO?   GESU’  HA  MAI  DETTO  DI  ESSERE  DIO?

 

Risponde Carlo Coppola, corrispondente di QUORA

Decisamente no.

Anche esistesse un Dio eterno, unico, immutabile ed infallibile dubito fortemente che avrebbe avuto un figlio come Gesù.

E mi dispiace dirlo. Sono cresciuto in Azione Cattolica pensa un po’.

Ma non bisogna prendere fischi per fiaschi. La religione cattolica, così com’è, è una creatura di Saulo di Tarso (passato alla storia come Paolo Apostolo). Ulteriormente modellata nel corso dei secoli da altri e altrettanto bravi filosofi che però alla natura divina di Gesù penso credessero ancora meno del sottoscritto.

La natura di Gesù per la Chiesa fu decisa a tavolino, durante il Concilio di Nicea nel 325 d.C. circa 300 anni dopo la presunta morte e resurrezione di Gesù (negata per esempio dalla scuola gnostica, anch’essa presente al concilio) e dopo asprissime discussioni fra ariani che negavano la natura divina di Dio, o meglio che Gesù e Dio Padre fossero della stessa sostanza (come si recita ancora nel credo) e Antiochiani e Gnostici si giunse finalmente alla decisione che Gesù era Dio ed era esattamente fatto come Dio.

A Costantino I Imperatore non interessava una beata ceppa di chi avesse ragione. Ammesso che ci fosse una qualche possibile ragione. Interessava che la religione cristiana fosse univoca, che non litigassero fra di loro e che fosse lui a controllare la giostra. Quindi chiuse la porta del concilio a chiave e disse che non l’avrebbe aperta prima che tutti fossero stati d’accordo su una versione unica della faccenda. E così fu. E Gesù divenne Dio, della stessa sostanza del Padre. Penso che se glielo avessero detto 300 anni prima si sarebbe scompisciato dalle risate.

Insomma. Non è questa la sede per una esposizione dottrinale ma di scemenze la Chiesa ne ha messe per iscritto un bel po’.

Basti pensare che dopo un migliaio di anni dalla sua esistenza la Chiesa cattolica ha pensato bene che il vescovo di Roma fosse il Vicario di Cristo sulla terra. Non una guida spirituale qualsiasi ma proprio il rappresentante unico ed ufficiale di Dio sulla terra con tanto di accredito diplomatico del Padre Eterno. E per capirlo chiaramente ci dovevano pensare una decina di secoli. Ovviamente il Patriarca di Costantinopoli mandò bellamente affanculo il Papa di Roma e tutti suoi vescovi e se andò per cazzi suoi. Poi si sono sognati anche che in materia di fede il Papa fosse infallibile. Cioè la verità è quello che dico io e se mi rompi le balle ti faccio arrosto in piazza. Poi si sono inventati l’Immacolata Concezione. E mica il buon Gesù poteva nascere come tutti gli altri. Niente trombata, o meglio, trombata virtuale dello spirito santo. Ma di anni, per decidere questa cosa, si sa, fra consulti ginecologici e ragionamenti ci vuole il tempo che ci vuole, ce ne hanno messi 1800. E pazienza per San Giuseppe protettore dei cornuti virtuali.

In buona sostanza la Chiesa Romana ha imbastito tante di quelle pagliacciate nella storia che ne basta la metà, anzi un quarto e forse meno.

Compresa la divinità di quel grand’uomo che dev’essere stato Yehoshua ben Yosef (Gesù figlio di Giuseppe).

 

Risponde Livia Bosinceanu, corrispondente di QUORA.

Tu e tuo padre siete la stessa persona? La risposta penso che sia ovvia siete due persone totalmente distinte, lo spirito Santo non è altro che la forza attiva di Dio, la forza con crea, agisce.

In tutta la Bibbia la parola “Trinità” non la troveremo riportata nemmeno una volta, la trinità non ha niente a che vedere con gli insegnanti della Bibbia. Purtroppo i falsi insegnamenti basati su dottrine e credenze pagane hanno creato molta confusione nella mente di molte persone.

Trinità

Definizione: Dottrina fondamentale delle religioni della cristianità. Secondo il Simbolo Atanasiano, ci sono tre Persone divine (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo), ciascuna delle quali sarebbe eterna e onnipotente, né maggiore né minore delle altre; ciascuna d’esse sarebbe Dio, e tuttavia non formerebbero che un solo Dio. Altre formulazioni del dogma sottolineano che queste tre “Persone” non sono entità separate e distinte, bensì tre manifestazioni dell’essenza divina. Perciò alcuni sostenitori della Trinità dicono di credere che Gesù Cristo sia Dio, o che Gesù e lo Spirito Santo siano Geova. Insegnamento non biblico.

 

Risponde Eugenio Bernardino Prella, corrispondente di QUORA.

Il testo della Nuovo Testamento lo ripete spesso, ed è anche il punto forte dell’accusa dei capi di Israele. Quindi, anche secondo la Tradizione e in particolare il magistero della Chiesa cattolica, il credere — ma in senso forte di adesione ad una verità rivelata, non nel senso vago di avere una semplice opinione — che Gesù Cristo è Dio, la seconda Persona della SS.Trinità incarnatasi, vero Dio e vero uomo, è la condizione fondamentale per ritenersi Cristiani.

 

Risponde Paola Capodaglio, corrispondente di QUORA.

Gesù non si pose mai sullo stesso piano dell’Onnipotente. Disse: “Il Padre è maggiore di me” (Giovanni 14:28). Nella Bibbia si parla di lui come il “Figlio di Dio” (Giovanni 1:49). Anche altre creature spirituali sono chiamate “Figli di Dio” (Giobbe 1:6). Inoltre i primi seguaci di Gesù non lo consideravano uguale all’Onnipotente. Ad esempio, parlando di Gesù risorto, l’apostolo Paolo scrisse: “Dio lo ha esaltato a una posizione superiore”. È ovvio che Paolo non credeva che Gesù fosse l’Onnipotente. Altrimenti come avrebbe fatto Dio a esaltarlo a una posizione superiore? (Filippesi 2:9).

 

Risponde Jay Smith, corrispondente di QUORA.

Dubito che un Dio che ha creato miliardi di galassie, con miliardi di stelle ciascuna, abbia sentito la necessità di mandare in un minuscolo pianeta insignificante dell’universo un Homo Sapiens in mezzo ad altri Homo Sapiens e donargli superpoteri come trasformare l’acqua in vino, leggere nel pensiero, camminare sulle acque, risuscitare i morti.

Gesù, se esistito veramente, é stato semplicemente un uomo.

 

Risponde Alberto Morelli, corrispondente di QUORA.

I dogmi non si possono spiegare, o si accettano o si è atei.

Per questo sono ateo.

 

 

Numero2806.

 

da  WIKIPEDIA

 

I L    C R E D O    C R I S T I A N O

 

I due testi del Credo

La versione latina usata nel rito romano è sostanzialmente fedele al testo del Concilio del 381, ma pronunciato al singolare (credo) invece dell’originale plurale (crediamo) e contiene due aggiunte rispetto al testo liturgico greco: Deum de Deo, frase che si trovava nel testo del Concilio del 325, e l’espressione FilioqueLa traduzione italiana è la versione del Messale Romano, seconda edizione (1983).

Tra [parentesi quadre] le parti del simbolo niceno omesse dal successivo niceno-costantinopolitano. In grassetto le parti assenti nel simbolo niceno e aggiunte dal successivo niceno-costantinopolitano. In corsivo i verbi cambiati da plurale a singolare e le frasi aggiunte al testo niceno-costantinopolitano.

Primo Concilio di Nicea (325)
Simbolo niceno
Primo Concilio di Costantinopoli
Simbolo niceno-costantinopolitano
Testo latino
del Simbolo niceno-costantinopolitano
Traduzione italiana
del Simbolo niceno-costantinopolitano
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν
Πατέρα παντοκράτορα,
[πάντων] ὁρατῶν τε και ἀοράτων ποιητήν.
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν,
Πατέρα Παντοκράτορα,
ποιητὴν οὐρανοῦ καὶ γῆς,
ὁρατῶν τε πάντων καὶ ἀοράτων.
Credo in unum Deum,
Patrem omnipotentem,
factórem caeli et terrae,
visibilium omnium et invisibilium.
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ,
γεννηθέντα ἐκ τοῦ Πατρὸς μονογενῆ,
Καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
τὸν Υἱὸν τοῦ Θεοῦ τὸν μονογενῆ,
τὸν ἐκ τοῦ Πατρὸς γεννηθέντα πρὸ πάντων τῶν αἰώνων·
Et in unum Dóminum Iesum Christum,
Fílium Dei Unigenitum,
et ex Patre natum ante omnia saecula.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
[τουτέστιν ἐκ τῆς ουσίας τοῦ Πατρός,]
[θεὸν εκ θεοῦ,] Deum de Deo, Dio da Dio,
φῶς ἐκ φωτός,
Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
ὁμοούσιον τῷ πατρί,
δι’ οὗ τὰ πάντα ἐγένετο,
φῶς ἐκ φωτός,
Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
ὁμοούσιον τῷ Πατρί,
δι’ οὗ τὰ πάντα ἐγένετο.
lumen de lumine,
Deum verum de Deo vero,
genitum, non factum,
consubstantialem Patri:
per quem omnia facta sunt.
Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
[τά τε ἐν τῷ οὐρανῷ καὶ τά ἐν τῇ γῆ].
Tὸν δι’ ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
κατελθόντα
καὶ σαρκωθέντα,
ἐνανθρωπήσαντα,
Τὸν δι’ ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν
καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου
καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου

καὶ ἐνανθρωπήσαντα.
Qui propter nos homines
et propter nostram salutem
descendit de caelis.
Et incarnatus est de Spiritu Sancto
ex Maria Virgine
,
et homo factus est.
Per noi uomini
e per la nostra salvezza
discese dal cielo
per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
παθόντα, Σταυρωθέντα τε ὑπὲρ ἡμῶν ἐπὶ Ποντίου Πιλάτου,
καὶ παθόντα
καὶ ταφέντα.
Crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Pilato;
passus
et sepultus est.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì
e fu sepolto.
καὶ ἀναστάντα τῇ τριτῇ ἡμέρᾳ, Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ
κατὰ τὰς Γραφάς.
Et resurrexit tértia die,
secundum Scripturas,
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture,
καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανούς, Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς
καὶ καθεζόμενον ἐv δεξιᾷ τοῦ Πατρός.
et ascendit in caelum,
sedet ad dexteram Patris.
è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
ἐρχόμενον
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς.
Καὶ πάλιν ἐρχόμενον μετὰ δόξης
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς,
οὗ τῆς βασιλείας οὐκ ἔσται τέλος.
Et iterum venturus est cum gloria,
iudicare vivos et mortuos,
cuius regni non erit finis.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Καὶ εἰς τὸ Ἅγιον Πνεῦμα. Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον,
τὸ κύριον καὶ τὸ ζῳοποιόν,
τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον,
τὸ σὺν Πατρὶ καὶ Υἱῷ συμπροσκυνούμενον καὶ συνδοξαζόμενον,
τὸ λαλῆσαν διὰ τῶν προφητῶν
.
Et in Spíritum Sanctum,
Dominum et vivificantem:
qui ex Patre Filioque procedit.
Qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur:
qui locutus est per prophetas
.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti
.
Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν. Et unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν. Confiteor unum baptisma in remissionem peccatorum. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Προσδοκοῦμεν ἀνάστασιν νεκρῶν. Et exspecto resurrectionem mortuorum, Aspetto la risurrezione dei morti
Καὶ ζωὴν τοῦ μέλλοντος αἰῶνος. Ἀμήν.. et vitam venturi saeculi. Amen. e la vita del mondo che verrà. Amen.
[Τοὺς δὲ λέγοντας·
ἦν ποτε ὅτε οὐκ ἦν,
καὶ πρὶν γεννηθῆναι οὐκ ἦν,
καὶ ὅτι ἐξ οὐκ ὄντων ἐγένετο,
ἢ ἐξ ἑτέρας ὑποστάσεως
ἢ οὐσίας
φάσκοντας εἶναι,
ἢ κτιστόν,
ἢ τρεπτὸν ἢ ἀλλοιωτὸν
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ,
ἀναθεματίζει
ἡ καθολικὴ ἐκκλησία.]

Numero2805.

 

da  QUORA

 

Quale comportamento ha quasi fatto finire il mondo?

 · 

Sapevi che il mondo è arrivato a un soffio dalla fine il 26 settembre 1983? Letteralmente!

E se siete qui oggi, a leggere questo testo, lo dovete a quest’uomo nella foto. Stanislav Petrov, un tenente colonnello dell’ex esercito dell’Unione Sovietica, ha salvato il mondo dalla distruzione nel 1983. Una storia che è venuta alla luce solo molti anni dopo! Vedere come è andata …

.A 44 anni, il tenente colonnello Petrov era l’ufficiale del giorno nel bunker Serpukhov-15 fuori Mosca. La sua responsabilità era di identificare un possibile attacco nucleare degli Stati Uniti contro l’URSS. Roba da guerra fredda. In caso di attacco, Petrov avrebbe avvisato i suoi superiori e questi avrebbero lanciato centinaia di missili nucleari contro gli Stati Uniti. Questa era la determinazione.

.Tutto andava bene fino a quando, dopo mezzanotte, i computer indicarono che gli USA avevano lanciato un missile che volava a 24.000 km/h verso l’URSS. Sarebbero stati 13 minuti al bersaglio, ma la sensazione di Petrov diceva che era un errore, perché se gli americani stavano per attaccare, non avrebbero lanciato solo un missile. Così ha deciso di aspettare, supponendo che fosse un errore di sistema.

.Nei cinque minuti successivi, altri quattro allarmi suonarono, indicando che gli Stati Uniti avevano lanciato altri quattro missili. La parola NATINATS (iniziare) per il contrattacco sovietico lampeggiava in rosso sullo schermo del monitor. L’atmosfera tesa si impadronì della stanza e tutti guardarono Petrov, aspettando la sua reazione. Aveva 8 minuti per decidere il destino dell’umanità. Se lo avesse comunicato ai suoi superiori, sarebbe stata la fine del mondo. I computer indicavano l’attacco, i satelliti non mostravano nulla e i radar terrestri potevano rilevare i missili solo quando erano già visibili.

.Così, fidandosi solo del suo intuito, Petrov non fece altro che aspettare. Quando il radar di terra non ha confermato l’attacco e non si è verificata alcuna esplosione, sollievo. E la cosa più incredibile: Petrov non doveva essere lì quel giorno, poiché copriva l’assenza di un altro ufficiale.

Petrov è stato rimproverato dai suoi superiori per non aver seguito il protocollo, ma non è stato punito. Solo nel 2004 la sua storia è venuta alla luce ed è stata riconosciuta per il suo coraggio, vincendo il premio Cittadino del mondo. Nel 2017, Petrov è morto, all’età di 77 anni. Un eroe.