Numero3135.

 

da  QUORA

 

Perché in questo periodo tutti sono irritabili e si arrabbiano per poco?

 

Scrive Luise, corrispondente di QUORA

 

Se raccogli 100 formiche nere e 100 formiche rosse e le metti in un barattolo di vetro, non succederà niente di speciale.

Ma se prendi il barattolo, lo scuoti violentemente e lo rimetti sul tavolo, le formiche cominceranno ad uccidersi a vicenda.

Le formiche rosse vedono le nere come il nemico, mentre le nere vedono le rosse come il nemico.

Ma il vero nemico è la persona che ha scosso il barattolo.

Lo stesso vale per la società.

 

Uomini contro donne

Sinistra contro destra

Nero contro bianco

Ricchi contro poveri

Fede contro scienza

Vaccinati contro Non-vaccinati…

Prima di combattere tra di noi, dovremmo chiederci:

Chi ha scosso il barattolo?

Numero2805.

 

da  QUORA

 

Quale comportamento ha quasi fatto finire il mondo?

 · 

Sapevi che il mondo è arrivato a un soffio dalla fine il 26 settembre 1983? Letteralmente!

E se siete qui oggi, a leggere questo testo, lo dovete a quest’uomo nella foto. Stanislav Petrov, un tenente colonnello dell’ex esercito dell’Unione Sovietica, ha salvato il mondo dalla distruzione nel 1983. Una storia che è venuta alla luce solo molti anni dopo! Vedere come è andata …

.A 44 anni, il tenente colonnello Petrov era l’ufficiale del giorno nel bunker Serpukhov-15 fuori Mosca. La sua responsabilità era di identificare un possibile attacco nucleare degli Stati Uniti contro l’URSS. Roba da guerra fredda. In caso di attacco, Petrov avrebbe avvisato i suoi superiori e questi avrebbero lanciato centinaia di missili nucleari contro gli Stati Uniti. Questa era la determinazione.

.Tutto andava bene fino a quando, dopo mezzanotte, i computer indicarono che gli USA avevano lanciato un missile che volava a 24.000 km/h verso l’URSS. Sarebbero stati 13 minuti al bersaglio, ma la sensazione di Petrov diceva che era un errore, perché se gli americani stavano per attaccare, non avrebbero lanciato solo un missile. Così ha deciso di aspettare, supponendo che fosse un errore di sistema.

.Nei cinque minuti successivi, altri quattro allarmi suonarono, indicando che gli Stati Uniti avevano lanciato altri quattro missili. La parola NATINATS (iniziare) per il contrattacco sovietico lampeggiava in rosso sullo schermo del monitor. L’atmosfera tesa si impadronì della stanza e tutti guardarono Petrov, aspettando la sua reazione. Aveva 8 minuti per decidere il destino dell’umanità. Se lo avesse comunicato ai suoi superiori, sarebbe stata la fine del mondo. I computer indicavano l’attacco, i satelliti non mostravano nulla e i radar terrestri potevano rilevare i missili solo quando erano già visibili.

.Così, fidandosi solo del suo intuito, Petrov non fece altro che aspettare. Quando il radar di terra non ha confermato l’attacco e non si è verificata alcuna esplosione, sollievo. E la cosa più incredibile: Petrov non doveva essere lì quel giorno, poiché copriva l’assenza di un altro ufficiale.

Petrov è stato rimproverato dai suoi superiori per non aver seguito il protocollo, ma non è stato punito. Solo nel 2004 la sua storia è venuta alla luce ed è stata riconosciuta per il suo coraggio, vincendo il premio Cittadino del mondo. Nel 2017, Petrov è morto, all’età di 77 anni. Un eroe.

Numero2619.

 

U N A   S T R A N A   I N Q U I E T A N T E   C O I N C I D E N Z A

 

Adottando il metodo di conteggio della NUMEROLOGIA

 

PRIMA  GUERRA  MONDIALE

Il 28 luglio 1914, un mese dopo l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, a Sarajevo, l’Austro-Ungheria, attraverso un telegramma, dichiarò ufficialmente guerra alla Serbia, ritenuta responsabile dell’attentato. Scoppiò così la Prima Guerra Mondiale, che in soli quattro anni provocò più di 17 milioni di morti.

28/7/1914

28 + 7 + 19 + 14 = 68

 

SECONDA  GUERRA  MONDIALE

Il primo settembre 1939 le truppe di Hitler entrano in Polonia dando inizio alla seconda guerra mondiale. Il patto firmato dalla Germania con l’Unione Sovietica il 23 agosto 1939 segna per la Polonia la fine della breve indipendenza raggiunta dopo la prima guerra mondiale dopo oltre un secolo di “spartizioni”.

1/9/1939

1 + 9 + 19 + 39 = 68

 

INVASIONE  DELL’ UCRAINA

Il 24 febbraio 2022 è iniziata l’offensiva militare, denominata “operazione speciale”, delle forze militari russe in Ucraina. Quella che doveva essere un’operazione lampo di “liberazione” si è trasformata in una guerra che, tra poco più di due settimane (oggi siamo il 7 Febbraio 2023), compirà il suo primo anno.

 

24/2/2022 ….

…. fate voi.

 

Numero2440.

 

MINACCE  INFORMATICHE.

 

Al Numero2169., parlando di CORONA VIRUS, che pare sia stato il flagello di Dio, ho evocato un altro spauracchio spaventoso, molto più spaventoso.
Un altro tipo di virus, di tipo informatico, che potrebbe sortire effetti devastanti per le economie del mondo, nessuna esclusa.
A malincuore, obtorto collo, torno sull’argomento, per ribadire la tremenda sensazione che mi hanno suscitato le parole di Putin che, solo alcuni giorni or sono, ha minacciato l’occidente e le democrazie sparse per la terra, di ricorrere, qualora fosse attaccato e per motivi di sicurezza nazionale, a sistemi di offesa che  “gli altri non hanno ancora”. Ho letto, per sommi capi, a cosa mai stessero pensando i destinatari di questa minaccia. Tutti pensano a tipi di armi sconosciute, a sistemi di disattivazione delle operatività belliche sul terreno, nei cieli e nei mari, o a chissà quali missili intercontinentali ed armamenti atomici facilmente trasportabili e dal potenziale spropositato.
Io non penso a questo. La Russia di Putin è il paese che, al mondo, ha più sviluppato ed implementato (non dimentichiamo che Putin era stato un dirigente del KGB, i Servizi Segreti Russi) una fitta ed agguerrita rete di HACKER, apparentemente privati, o contrabbandati per tali, ma incentivati e supportati anche finanziariamente, da Agenzie Statali di controllo delle comunicazioni interne ed esterne. Nessuno mi toglie dalla testa che potrebbe essere questo il nucleo centrale di una bomba, niente affatto atomica, che potrebbe portare la devastazione nelle economie globali.
L’attacco massiccio di Hacker organizzati alle comunicazioni della rete mondiale (INTERNET), potrebbe bloccare in pochissimo tempo, penso solo alcuni mesi, anche se Putin parla di “ritorsione fulminea”, molti contatti di scambi commerciali, di contrattazioni finanziarie, di interscambi di ogni materia e ad ogni livello; rallenterebbe di molto, fino al malaugurato arresto, le produzioni globali e la vita civile del mondo che è, ormai, dipendente al 100 per 100 dalla funzionalità operativa della rete globalizzata. I danni economici potrebbero essere assai più pesanti delle bombe sulle città Ukraine. Senza mandare aerei a bombardare, senza sparare missili a lunga gittata, senza colpo ferire. Le democrazie occidentali sarebbero sotto scacco e sotto ricatto, con le rispettive economie disarticolate ed in balia dei riscatti da implorare e pagare senza contrattazione. I Capi di Governo sarebbero costretti ad inginocchiarsi davanti allo Zar Putin, per riottenere ciò che, con poco sforzo, è stato loro sottratto. E non è detto che ci riescano.
È uno scenario di disperazione, una eventualità macabra: alcuni esperti la paventavano da tempo, inascoltate Cassandre. Ma, per la legge di Murphy: if a certain something could happen, then soon or later, it will happen. if it is possible for something to go wrong,, it will go wrong. Semplificando il pensiero: Se qualcosa può andare male., andrà male.
Non è catastrofismo gratuito il mio,. Per me, la paura non impedisce la morte, impedisce la vita. Ma non avverto intorno a me l’attenzione e, soprattutto, la determinazione di allertare gli accorgimenti necessari e possibili per prevenire in tempo utile l’instaurarsi di un simile scenario.
Siamo al 2 di Maggio del 2022. Wait and see. Aspettiamo e vediamo cosa succede.

Numero2429.

 

Segnalata e letta da Jennifer, in una piccola cerchia di amici del Tennis Club Martignacco.

 

Quando si parla della guerra, il pensiero corre subito alle armi a disposizione di una fazione e dell’altra. Protagoniste assolute dei conflitti, le armi hanno spesso fatto la differenza per ottenere la vittoria di uno scontro armato. Oggi leggiamo una breve poesia di Bertolt Brecht che accosta alla forza di questi strumenti un altro tipo di forza, in grado di sopprimere anche la violenza delle guerre. Ecco “Generale, il tuo carro armato è un’arma potente”, una poesia di Bertolt Brecht che costituisce un vero e proprio inno all’umanità.

 

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente

 

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

 

N.d:R. : con tutto il rispetto per Bertolt Brecht e per il valore del suo pensiero  lirico, che condivido ed apprezzo, nella seconda strofa io avrei scritto che il bombardiere ha bisogno di un pilota per volare. Un meccanico potrebbe anche non saperlo guidare; di solito fa le riparazioni.

 

Il valore delle nostre scelte

 

“Generale, il tuo carro armato è una macchina potente” è un breve componimento in cui Bertolt Brecht si avvicina al tema della guerra rivolgendosi in prima persona a un generale, oggetto dell’anafora ripetuta in tutte e tre le strofe che compongono la poesia. Le tre quartine si configurano tutte come un dialogo in cui il generale è il destinatario di una verità per lui scomoda: il carro armato della prima quartina, tanto quanto il “bombardiere” della seconda, sono armi potenti, capaci di distruggere tutto ciò che si trova dinanzi ad essi. C’è un però: entrambi hanno bisogno dell’essere umano per essere manovrati e adoperati.

Né la quantità sillabica, né le rime, vengono attenzionate da Bertolt Brecht nella versione originale del componimento. Brecht si preoccupa soltanto di creare assonanze e armonia, senza rendere i versi troppo ridondanti o studiati. Il risultato è una poesia che spiazza per la sua semplicità e per la scorrevolezza che la contraddistingue. Il messaggio si srotola come un gomitolo, che nell’ultima quartina giunge alla meta finale: non importa quante armi distruttive possegga l’uomo. La guerra non dipende da esse. Dipende dalla volontà degli uomini, dalle loro scelte, perché: “Generale, l’uomo fa di tutto./Può volare e può uccidere./Ma ha un difetto:/può pensare”. Una poesia che costituisce un autentico inno all’umanità, che ha il potere di decidere le sorti del mondo discernendo ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

Bertolt Brecht

 

Eugen Bertolt Friedrich Brecht, conosciuto come Bertolt Brecht, nasce in Germania nel 1898 in una famiglia borghese. Cresce schivo e solitario; i frequenti problemi di salute gli impediscono di trascorrere un’infanzia spensierata. Nel 1913 comincia a scrivere i suoi primi componimenti. Prosegue gli studi con scarso interesse, più appassionato all’arte, al cinema e alla letteratura.

Quando nel 1920 muore la madre, Bertolt Brecht rompe tutti i legami con Augusta, la città di origine, e si trasferisce a Monaco, città culturalmente ricca e vivace. Qui, infatti, Brecht si entra a far parte della Lachkeller, la “Cantina delle risate”, un gruppo diretto dal famoso cabarettista Karl Valentin, che si esibisce in spettacoli comici e clowneschi.

Questa esperienza influenza moltissimo il lavoro dell’autore che, in questo periodo caratterizzato dalle espressioni dadaiste e futuriste, si interessa sempre di più ai poeti ribelli, come i francesi Villon, Rimbaud e Verlaine e il drammaturgo tedesco Büchner.

I componimenti di Brecht, che prima erano più incentrati sul patriottismo e sulla grandezza della Germania, adesso si focalizzano sulla povertà del popolo: la fame, la guerra, la miseria, l’emarginazione e la povertà sono tematiche che il poeta tratta facendo uso della pietas e riesumando la forma semplice e tradizionale della ballata.

Bertolt Brecht diventa sempre più famoso. Gira l’Europa e conosce molti intellettuali dell’epoca. Alcune delle sue opere teatrali causano tensioni con i governi dei paesi in cui esse vengono rappresentate, come avviene più volte a Berlino Est. Il suo teatro, che ha fortemente influenzato l’arte scenica del Novecento, lo rende celebre in tutto il mondo e lo fa entrare a pieno diritto nel canone artistico e letterario europeo. Muore nel 1956, a causa di un infarto cardiaco che è solo il culmine di un lungo periodo di malattia.

Numero2401.

 

Mi è arrivata su WHATSAPP, scritta e interpretata da Gianluca Apicella, con

chiaro riferimento alla poesia di Totò, ‘A LIVELLA, questa poesia recitata.

 

Ho cercato di scriverla, per quel che ne so di Napoletano: non vi

nascondo che è un po’ difficile, da capire e anche da scrivere.

Accetto, di buon grado, correzioni e suggerimenti per migliorare

la stesura di questo colorito, quanto condivisibile, testo.

 

‘O  RUSSO  È  N’ OMM’ ‘E  MERD !

 

Voglio parlà cu tte, cinque minuti,

soltanto pe’ te chiedere: Hai fernuto?

Ti rendi cunto di quanto staie facenno

e  quanta ggente tu staie distruggenno?

Pe’ colpa toia, campammo ‘nt’ a paura,

e tu ci guardi con disinvoltura.

Te si’ fissato ca vuò chiù potere,

ma staie pazzianno o staie facenno ‘o vero?!

E sulo pe’ te sèntere chiù grosso,

tu miette ‘o munno sano dint’ ‘o fuosso.

Vabbe’, ma tanto a te che te ne fotte,

se sape, nun si’ tu che vaie là sotto.

Tu, forse, ‘e vote, te siente chiù potente,

ma sta perdenno ‘a vita tanta ggente.

E tu, co’ tanto pilo in copp’ ‘o core,

staie fermo e guardi ‘o munno mentre more.

Chiagnenno, ‘na mugliera fuje luntano

e porta ‘na creatura, man’ in mano,

e ‘o marito sta là, co’ o mitra ‘n mano

e guarda ‘a vita mentre s’alluntana.

Pe’ miezz’ ‘e strade, sonano ‘e ssirene,

e a nuie se ggela ‘o sanghe dint’ ‘e vvene.

E vanno a terra n’ ‘ati doie palazzi.

Guagliò, sienteme a mme, tu si’ nu pazzo.

Ma che te serve tutto ‘stu cumanno?

‘O vuò capì ca tiene settant’anni?!

Si’ fatt’ ‘e carne e ossa, nun si’ eterno,

e doppo tu, ca cunt’ a ‘o patreterno?

Pe’ ‘a te conquistà ‘sti quattro mura,

haie massacrato tutte ‘sti creature?

Perciò, chiedi a te stesso a mmò,

e si nun sient’ a mme, siente a Totò.

Fernisci ‘e fare tutto ‘stu burdello,

‘a morte ‘o ssaie che d’è? È ‘na livella.                                       In corsivo: versi della poesia “‘A livella” di Totò.

‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo,

trasenno ‘stu canciello ha fatto ‘o punto

c’ ha perso tutto, ‘a vita e ppure ‘o nomme,

e tu, non t’è fatto ancora chisto cunto.

E co’ rispetto de ‘sta poesia speciale,

m’aggio deciso ‘e càgnare ‘o finale.

Perciò, stamme a sentì, nun fa’ ‘o testardo,

si’ ancora a tiempo, nun è troppo tardi.

Tanto se sape, l’Ucraina perde,

ma tu si’ sempe ‘o russo, ma ‘o russo… è n’ omm’ ‘e merd.

 

N.d.R. : su consiglio del mio amico Efrem, presento qui la traduzione.
Non posso scriverla a fianco di ogni verso, perché sul cellulare non si potrebbe leggere.
Spero che, comunque, sia utile alla comprensione.

La poesia di Totò, ‘A livella, si trova al Numero1136.

 

Voglio parlare con te, cinque minuti,

soltanto per chiederti: Hai finito?

Ti rendi conto di quanto stai facendo,

e quanta gente tu stai distruggendo?

Per colpa tua, viviamo nella paura,

e tu ci guardi con disinvoltura (noncuranza).

Ti sei fissato che vuoi più potere,

ma stai dando di matto, o stai facendo sul serio?

E solo per sentirti più grande,

tu metti il mondo intero nella fossa.

Vabbè, ma tanto a te che te ne fotte,

si sa, non sei tu che vai là sotto.

Tu forse, a volte, ti senti più potente,

ma sta perdendo la vita tanta gente.

E tu, con tanto pelo sul cuore (come dire: con tanto pelo sullo stomaco)

stai fermo e guardi il mondo mentre muore.

Piangendo una moglie fugge lontano,

e porta un figlio (o figlia) per mano,

e il marito sta là, col mitra in mano,

e guarda la vita mentre si allontana.

In mezzo alle strade suonano le sirene,

e a noi si gela il sangue nelle vene.

E vanno a terra altri due palazzi:

ragazzo, stammi a sentire, tu sei un pazzo.

Ma che ti serve tutto questo comando?

lo vuoi capire che hai settant’anni?

Sei fatto di carne e ossa, non sei eterno,

e dopo tu, che racconti al padreterno?

Per accaparrarti queste quattro mura,

ha massacrato tutte queste creature?

Perciò, interroga te stesso, adesso,

e se non ascolti me, ascolta Totò,

Smetti di fare tutto ‘sto bordello,

la morte sai che è? È una livella.

Un re, un magistrato, un grand’uomo,

attraversando questo cancello ha ha fatto il punto (della situazione)

che ha perso tutto, la vita e pure il nome,

e tu, non hai fatto ancora questo conto?

E con rispetto di questa poesia speciale,

mi sono deciso a cambiare il finale.

Perciò, stammi a sentire, non fare il testardo,

sei ancora in tempo, non è troppo tardi,.

Tanto si sa, l’Ucraina perde,

ma tu sei sempre il russo, ma il russo…. è un uomo di merda.

 

 

 

 

Numero2101.

 

UNA  POESIA  DI TRILUSSA DI CENTO ANNI FA.

 

NINNA NANNA DELLA GUERRA

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello,
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.***

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili                                      bombe
de li popoli civili.
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;

che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.                              Tiranno
Ché quer covo d’ assassini                      la banda
che c’insanguina la tera
sa benone che la guera
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro,
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

 

*** N.d.R.  A leggere questa prima strofa, vien da pensare ad una banale filastrocca per bambini. Ma, quando Trilussa pubblicò questa poesiola, scritta alla sua inconfondibile maniera, correva l’anno 1914 e già era scoppiata la Prima Grande Guerra Mondiale. E la sensibilità autentica di questo vate popolare aveva già intercettato e percepito, con profondità profetica, il dramma ancora più devastante che sarebbe accaduto neanche trent’anni dopo con la Seconda Grande Guerra, e con i suoi oscuri protagonisti. Senza parlare delle molteplici sfrangiature di conflittualità che sarebbero succedute, in seguito, nel dopoguerra. E, seppur camuffati da esigenze economiche, sempre per motivi ideologici: la razza o la religione.

Numero1138.

BOLLETTINO  DI   GUERRA   N° 1268

Comando Supremo,

4  Novembre  1918  ore  12.

L’ Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime,  nell’accanita resistenza dei primi giorni e, nell’inseguimento, ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e, pressoché per intero, i suoi magazzini e depositi. Ha lasciato finora, nelle nostre mani, circa trecentomila prigionieri con interi Stati Maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono, in disordine e senza speranza, le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.

Armando Diaz
Comandante Supremo
del Regio Esercito.