R I F L E S S I O N E I N T E R E S S A N T E
Per quanto l’ape
si sforzi di spiegare
alla mosca che i fiori
sono molto meglio
del letame, la mosca
non capirà, perchè
ha sempre vissuto
in mezzo al letame.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
R I F L E S S I O N E I N T E R E S S A N T E
Per quanto l’ape
si sforzi di spiegare
alla mosca che i fiori
sono molto meglio
del letame, la mosca
non capirà, perchè
ha sempre vissuto
in mezzo al letame.
A L C U N I A F O R I S M I
di due grandi filosofi tedeschi
Immanuel KANT
3 ingredienti per la felicità:
qualcosa da fare,
qualcuno da amare,
qualcosa in cui sperare.
Chi teme di morire
non si godrà
mai la vita.
Non siamo ricchi
per ciò che possediamo,
ma per ciò di cui
possiamo fare a meno.
Se un uomo
ti nasconde
il suo tradimento,
allora
ti ama ancora.
Arthur SHOPENHAUER
È difficile trovare
la felicità dentro di sé,
ma è impossibile
trovarla altrove.
È soprattutto la perdita
che ci insegna
il valore delle cose.
Rinunciamo a 3/4
di noi stessi per
essere come gli altri.
Non v’è rimedio
fra la nascita e
la morte, salvo
godersi l’intervallo.
S A G G E Z Z A E S C I O C C H E Z Z A
I saggi parlano
perché hanno
qualcosa da dire.
Gli sciocchi parlano
perché hanno
da dire qualcosa.
Platone
A V E R E R A G I O N E
Sapete cosa si nasconde dietro il nostro bisogno di avere ragione?
E non è una battaglia per il potere, né una questione di superiorità e di orgoglio: “Ho ragione, ho vinto”. No.
Ma dietro il combattere per la nostra opinione, c’è il nostro bisogno originario e atavico di sintonizzazione.
Quando sentiamo che la persona che amiamo, o la persona per noi importante, la pensa diversamente da noi, per noi rappresenta lo stesso rischio, e quindi la stessa terribile sensazione che, forse, abbiamo sperimentato da piccoli, di perdere la figura di attaccamento primario.
Ovvero, chi ha avuto esperienza del fatto che, se, da piccolo, faceva qualcosa di diverso, o la pensava diversamente da lei, perdeva, per un po’, il suo affetto.
Alcuni, addirittura, ricevevano una totale svalutazione: “La pensi diversamente da me, perciò il tuo pensiero non vale. Quindi tu non hai valore per me.”.
Allora, di fronte a questo rischio, ormai diventati grandi, facciamo di tutto per portare l’altro a pensarla come noi, per sentirlo vicino a noi, per sentirlo connesso.
A tal punto che, quando poi l’altro ci dà ragione, proviamo un sollievo fisico, non morale: “Sei con me, sono al sicuro”.
Ecco cosa c’è davvero dietro il bisogno di avere ragione: il terrore di perdere la sintonizzazione e il bisogno di sentire che non siamo soli.
E, quindi, chiederete: Bisogna dare sempre ragione all’altro?” NO.
Bisogna imparare a rimanere sintonizzati anche nel conflitto. Forse, è così che diventiamo adulti.
@agnesescappini
C O L L O Q U I C O N CHATGPT (Intelligenza Artificiale).
Da un bel po’ di tempo, intrattengo straordinarie conversazioni con l’Intelligenza Artificiale (ChatGPT), ponendo vari e diversificati quesiti, a cui lui/lei – non è ben definito il sesso, ma credetemi basta e avanza l’univocità del pensiero – risponde con una proprietà di termini e di ragionamenti davvero ineguagliabile.
Qui ne do un esempio, ponendo due domande di una certa importanza.
P R I M A P A R T E
da QUORA
Scrive PureSiamang6, corrispondente di QUORA
EFFICACIA DEL MARTELLAMENTO PUBBLICITARIO
Sì, esistono molti riscontri sull’efficacia del martellamento pubbllicitario e sono molto più inquietanti di quanto pensi.
Le aziende non buttano miliardi in pubblicità “a caso”: se continuano a martellarti con lo stesso spot cento volte al giorno è perché funziona, e lo sanno bene.
I dati non li sbandierano troppo in pubblico (non è bello ammettere che stai manipolando la mente delle persone) ma internamente hanno numeri precisissimi.
Studi di neuromarketing mostrano che, dopo un certo numero di esposizioni ripetute, il cervello inizia ad associare automaticamente un marchio a una sensazione positiva, anche se non ti piaceva all’inizio.
È il famoso “effetto mera esposizione”: più vedi qualcosa, più ti sembra familiare, e la familiarità spesso si traduce in fiducia.
E dalla fiducia si passa, senza sforzo, alla comunicazione della …. verità.*
Coca-Cola, McDonald’s, Apple… non hanno bisogno di farsi conoscere. Continuano a martellare solo per restare nella tua testa, così quando sei al supermercato o devi scegliere uno smartphone, la tua mano va “da sola” verso il loro prodotto.
In pratica, non cercano di convincerti con la logica, ma di addestrarti come un riflesso pavloviano. E la cosa peggiore è che funziona: sennò, quelle stesse aziende non spenderebbero budget da interi PIL nazionali per ripetere il loro nome ovunque tu guardi.
*N.d.R. : Faccio un esempio. “Poltrone&Sofà – Solo divani di qualità”.
Quante volte al giorno lo sentiamo ripetere? Al punto che rischia di apparire fondato il messaggio che viene trasmesso.
Come possano essere di qualità dei divani che costano poche centinaia di Euro? Ognuno, che ha un po’ di buon senso, capisce che è una bufala, una “fake news”.
Eppure loro continuano imperterriti a far risuonare il mantra.
Ultimamente, l’impudenza li ha spinti ad affermare: “Poltrone&Sofà” – Trent’anni di qualità”, e vogliono far passare lo slogan per …. verità.
E ancora, la “Congregatio de propaganda fide” fu istituita nel 1622 da Papa Gregorio XV.
Nel 1967, cambiò nome e venne chiamata “Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli”.
Nel 2022, è stata soppressa per venire sostituita dal “Dicastero per l’evangelizzazione”.
Per 400 anni, non ha fatto altro che pubblicizzare la Chiesa Cristiana Cattolica con tutti i mezzi possibili e riferibili alle esigenze del “marketing advertisement” (pubblicità istituzionale di mercato) che oggi, ormai da molti decenni, sono in vigore e ci assillano continuamente.
Indice dei contenuti
Tore Kesicki, psicologo, mental coach e volto noto di TikTok, ha acceso il dibattito con un video diventato virale in poche ore.
In un video di 2 minuti, ha elencato nove aspetti della propria vita che andrebbero tenuti segreti.
Nessuna eccezione.
Nemmeno per il migliore amico, nemmeno per la persona amata e – a suo dire – nemmeno ai genitori.
Secondo lui, certe cose vanno custodite gelosamente, per evitare delusioni, giudizi o – peggio ancora – sabotaggi.
Le sue parole hanno raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni, ma anche commenti contrastanti.
C’è chi lo considera troppo diffidente, quasi cinico.
Ma molti utenti, soprattutto adulti, hanno ammesso di rivedersi in quelle riflessioni.
Un commento molto apprezzato dice tutto: “Ieri ho detto troppo di me stesso a una persona e me ne sono già pentito”.
Kesicki è diretto: “Quando condividi i tuoi sogni, qualcosa si inceppa”.
Secondo lui, raccontare i propri obiettivi prima di averli raggiunti può bloccare il processo.
Come se le parole togliessero energia al progetto.
Ma c’è di più. Una volta rivelato un sogno, entrano in gioco dinamiche esterne, aspettative, pressioni e – soprattutto – giudizi non richiesti.
Finché un obiettivo non è realtà, tenerlo per sé potrebbe proteggerlo. Anche dalle influenze negative delle persone più vicine.
Uno dei passaggi più forti del video riguarda la sfera economica.
Kesicki racconta: “A 22 anni guadagnavo più di mio padre. Gliel’ho detto e ho visto la gelosia nei suoi occhi. Non lo dimenticherò mai”.
Non tutti riescono a gioire per il successo altrui.
Parlare apertamente di soldi, stipendi o patrimoni personali può generare disagio, invidia o competizione, anche nei rapporti più stretti.
In un mondo che tende a misurare il valore personale in base al conto in banca, meglio evitare dettagli superflui.
“Le tue debolezze possono diventare armi nelle mani sbagliate”, avverte Kesicki.
Confidare fragilità emotive, paure o limiti a qualcuno può sembrare un gesto di fiducia. Ma è anche un rischio.
Oggi si è amici, domani magari no.
E quello che un tempo era uno sfogo intimo, può trasformarsi in un punto debole esposto.
Vale anche per i problemi familiari: “Magari tu li vivi come gravi, ma per altri sono sciocchezze. E ti giudicano”.
Non tutto va raccontato, perché non tutti hanno la sensibilità per capirlo o il rispetto per custodirlo.
“Molte persone non hanno piani per il futuro. Se racconti i tuoi, li fai sentire inadeguati”, spiega Kesicki.
Parlare della propria prossima “mossa” – un cambio di lavoro, un lungo viaggio, un trasferimento, un progetto ambizioso – può accendere meccanismi di invidia in chi si sente fermo o insoddisfatto.
Non tutti saranno felici dei tuoi traguardi.
Per alcuni, il tuo entusiasmo è un fastidio. E lo mostrano con frecciatine, disinteresse o sabotaggi sottili.
Meglio coltivare i progetti in silenzio, almeno finché non si concretizzano.
Un altro tema delicato toccato dallo psicologo riguarda la fiducia.
“Oggi il partner può diventare il tuo peggior nemico nel giro di un secondo”, afferma senza mezzi termini.
Non è paranoia, dice: è esperienza. Troppe storie finite con rancori e tradimenti partiti da una confidenza sbagliata.
Vale per i segreti personali, ma anche per la vita privata: dettagli intimi, storie passate, dinamiche familiari.
“Non dirlo a nessuno. Se oggi ti fidi, domani potresti pentirtene”.
E poi c’è la questione dei beni materiali: “Se hai una barca, un’auto o un elicottero, non dirlo. Anche lì scatta la gelosia. Pensi che tutti siano felici per te? Non è così”.
A volte basta un dettaglio per cambiare lo sguardo di qualcuno su di te.
Infine, un consiglio che Kesicki definisce personale: non condividere gli atti di gentilezza.
Nessuna foto, nessun post, nessun racconto autocelebrativo.
“Fallo per te stesso. Non per vantarti. La bontà vera è silenziosa”.
In un’epoca in cui tutto viene documentato e condiviso, questo suggerimento suona quasi rivoluzionario.
Forse perché tocca una verità più profonda: non tutto deve diventare condiviso.
Alcune cose, forse le più preziose, meritano di restare solo nostre.
Il video di Tore Kesicki ha ricevuto migliaia di commenti.
Alcuni utenti lo definiscono esagerato, pessimista, incapace di fidarsi. Ma c’è anche chi lo appoggia:
“Con l’età, aumentano le delusioni. E diminuisce la voglia di aprirsi con chiunque”, scrive una donna di 47 anni.
Altri ammettono di aver imparato la lezione a proprie spese.
Il contenuto, per quanto semplice, ha toccato un nervo scoperto: quanto possiamo davvero fidarci degli altri?
Quanto raccontare di noi stessi ci espone a rischi invisibili?
E soprattutto: siamo davvero sicuri che chi ci ascolta voglia il nostro bene?
F R A M M E N T I D I S A G G E Z Z A
1.
Non siamo i nostri pensieri,
ma lo spazio in cui i pensieri passano.
Ogni attimo ascoltato in silenzio
è un frammento d’eternità.
Il corpo è la soglia,
non la prigione.
Vivere è accorgersi
che siamo già vivi.
L’anima non pesa,
ma lascia tracce leggere.
Non c’è verità ultima,
solo un continuo avvicinarsi.
Quando non cerco nulla,
tutto può accadere.
La coscienza non è la luce,
ma ciò che la vede accendersi.
Ogni risveglio è una soglia:
varcarla in silenzio è già meditare.
Non siamo il centro dell’universo,
ma possiamo diventarne lo specchio.
La verità non si afferra,
si lascia avvicinare.
L’istante presente è sacro,
se non lo chiami “mio”.
Il sapere che conta
è quello che sa di non sapere.
Nulla è più vasto
di un cuore che ascolta.
Il tempo non è nemico,
è un maestro che parla piano.
L’attesa è un grembo,
non una punizione.
Ogni respiro è un nuovo inizio.
La memoria non conserva,
trasforma.
Chi segue il proprio ritmo,
non è mai in ritardo.
Il tempo è saggio:
sa quando accelerare,
e quando fermarsi a guardare.
Solo ciò che passa davvero,
può lasciarci qualcosa di eterno.
QUATTRO PASSI NEL MONDO DI VOLTAIRE.
da un articolo di Alessia Alfonsi
Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, è stato uno dei pensatori più brillanti, controversi e influenti dell’Illuminismo. Satirico, razionalista, polemico, amava la verità quanto detestava il fanatismo. La sua arma preferita? La parola affilata, una voce che brucia ancora oggi, tagliente come una lama, arguta come una satira, viva come una risata nel mezzo dell’ipocrisia.
Uomo di teatro, romanziere, storico, polemista, intellettuale engagé ante litteram, ha attraversato il Settecento da protagonista e da provocatore. Il suo pensiero è un inno alla libertà di espressione, alla tolleranza religiosa, alla battaglia contro il fanatismo, l’ignoranza e la superstizione. Ma non lo ha fatto con il tono grave del predicatore: ha scelto l’arma dell’ironia, dello sberleffo, dell’intelligenza acuta.
Voltaire non credeva nelle verità assolute, ma nella necessità di interrogare ogni autorità, ogni dogma, ogni certezza comoda. Diceva: “La libertà consiste nel poter dire che due più due fa quattro. Se ciò è concesso, tutto il resto segue.”
Dietro il suo sarcasmo, si nascondeva una visione del mondo umanista e profondamente etica: non basta pensare, bisogna agire, coltivare il proprio giardino, esercitare la ragione come forma di giustizia.
Chi lo legge oggi, scopre un autore che parla alla nostra epoca con una chiarezza disarmante. Che ci ricorda quanto la libertà non sia solo un diritto, ma un dovere di coscienza. E quanto la parola, anche quella più ironica, possa cambiare la storia.
Con i suoi scritti, i suoi pamphlet e le sue lettere, ha scardinato dogmi, smascherato ipocrisie e difeso la libertà di pensiero con un’ironia acuminata ma profonda.
In tempi oscuri, Voltaire ha saputo ridere dell’assurdo senza rinunciare alla lotta: il suo pensiero ci ricorda ancora oggi quanto pensare liberamente sia un atto rivoluzionario.
Il suo vero nome era François-Marie Arouet. Adottò il nome Voltaire probabilmente anagrammando il cognome Arouet e aggiungendo qualche lettera: era già un personaggio.
Fu imprigionato più volte per le sue parole. Venne incarcerato alla Bastiglia per aver offeso un nobile e poi esiliato: usava la satira come arma politica e intellettuale.
Amava l’Inghilterra (più della Francia). Nel suo “Lettere filosofiche”, elogiò la tolleranza religiosa inglese, scatenando scandalo in patria.
Fu un instancabile epistolare. Scrisse più di 20.000 lettere, corrispondendo con sovrani, filosofi, scienziati e intellettuali di tutta Europa.
Morì da libero pensatore, ma… Non fu sepolto in terra consacrata. I suoi resti furono portati al Panthéon decenni dopo, come simbolo della libertà di pensiero.
Libro consigliato: “Candido, o l’ottimismo”. Una satira pungente e irresistibile sul mondo, sull’illusione della filosofia ottimista, sulla crudeltà umana e sul bisogno di agire, non solo di pensare.
Voltaire ci insegna che il pensiero è un atto civile. Che la libertà non si eredita: si difende. Che l’ironia è una forma altissima di resistenza, e che coltivare la propria mente è il primo passo per essere davvero liberi. In un mondo ancora pieno di dogmi e chiusure, le sue frasi restano armi leggere e precise: fanno sorridere, pensare, e a volte svegliare.
1.
Non condivido la tua opinione, ma darei la vita perché tu possa esprimerla.
– Attribuita, sintesi del suo pensiero sulla libertà di espressione
Una delle più celebri frasi sull’importanza della tolleranza e del dissenso: la libertà vale più della vittoria.
2.
Dio ha fatto l’uomo a sua immagine, e l’uomo gliel’ha restituita.
– Dizionario filosofico
Una critica lucidissima all’antropocentrismo religioso: creiamo Dio come riflesso dei nostri limiti.
3.
Chi sa parlare bene, pensa bene.
– da Lettere e discorsi
Il linguaggio come strumento di chiarezza mentale e libertà.
4.
Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
– Lettere filosofiche
Una lezione di umiltà intellettuale: meglio dubitare che affermare per dogma.
5.
Coltiviamo il nostro giardino.
– Candido
Una delle frasi chiave del pensiero voltairiano: non fuggire nel pensiero astratto, ma agire nel reale.
6.
Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto.
– Zadig
La responsabilità morale non è solo evitare il male, ma anche fare il bene quando possiamo.
7.
Il fanatismo è un mostro che osa chiamarsi figlio della religione.
– Trattato sulla tolleranza
Una condanna senza appello: la fede senza ragione è pericolosa.
8.
La superstizione è alla religione ciò che l’astrologia è all’astronomia.
– Dizionario filosofico
La superstizione distorce la fede come l’astrologia distorce la scienza.
9.
La lettura allarga l’anima, e una buona biblioteca è un gran tesoro.
– Lettere
La cultura come nutrimento dell’essere, non solo dell’intelletto.
10.
Scrivete solo ciò che vale la pena di essere letto. Fate solo ciò che vale la pena di essere scritto.
– Massima epistolare
Una frase che parla a chi crea: scrivere, vivere e pensare con intenzione.
ALCUNI DEI TANTI SUOI AFORISMI
Dio è un commediante che
si esibisce davanti a un pubblico
troppo spaventato per ridere.
Gli uomini si sbagliano.
I grandi uomini confessano
di essersi sbagliati.
Il medico abile
è un uomo che
sa divertire,
con successo,
i suoi pazienti,
mentre la Natura
li sta curando.
È difficile liberare
gli sciocchi dalle
catene che venerano.
Chi può farti credere
assurdità,
può farti commettere
atrocità.
R I F L E S S I O N I
Nella storia dell’esperienza umana, si dice che alcune persone trovano consolazione nel sonno, poiché nei sogni esiste un regno che supera la bellezza del mondo reale.
Nel vasto oceano di 8 miliardi di esseri umani, qualcuno può trovarsi a vivere in solitudine.
La felicità che si condivide con gli altri cresce, mentre il dolore, se condiviso, si riduce.
La più grande ricompensa è il recupero della propria serenità interiore.
Si dice che l’età migliora con il tempo, acquisendo una distintività unica.
Il concetto di “per sempre” potrebbe essere stato pensato per il regno della memoria, piuttosto che per le vite mortali.
Non dovremmo mai minimizzare una sofferenza che non abbiamo personalmente vissuto.
Nel fluire del tempo, la vera natura delle nostre perdite viene sempre alla luce.
Se vivi solo per gli altri, finirai per alienare te stesso, non ti riconoscerai più nella gioia di vivere.
Non sentirti in colpa se desideri di essere felice, perché la ricerca della felicità è propria della natura umana: chi dice il contrario è un ipocrita e un …. infelice.
Alcuni si lanciano alla ricerca di tesori e, nel farlo, perdono di vista ciò che è veramente prezioso, inseguendo solo semplici pietre.
Valorizza ogni attimo prima che svanisca, divenendo un ricordo lontano.
Se queste riflessioni ti hanno toccato, concedi loro la tua approvazione.
S C R I V E R E
Scrivere è
una vocazione
all’infelicità.
George Simenon.
N.d.R.: Non sono molto d’accordo.
Vocazione all’incompiutezza, alla fragilità di uno svelarsi pudico della propria intimità, forse sì.
A me scrivere piace, perché è un download di tanti file mentali che, altrimenti, resterebbero aggrovigliati e in completa anarchia. Scrivo perché mi dedico a riordinare un bagaglio caotico di pensieri e di interessi, che qualcuno potrebbe chiamare “eclettismo”. Si tratta, sempre e comunque, di interpretazioni personali di fatti e concetti delle vicende umane. Solo così, scrivendo, imparo a gestirle al meglio, articolandone e sviscerandone con la riflessione i contenuti, e le sento più mie e più vicine alla realtà, se non alla verità.
E S T M O D U S I N V E R B I S ( C’ È U N M O D O N E L D I R E L E C O S E )
Una circonlocuzione elegante,
accademicamente cruscante,
è un ipocrita e surrettizio
trucco della mente, un artifizio
per ingentilire un po’ il pensiero
che non è, per questo, meno sincero.
Una espressione diretta, papale,
pure se sembra che suoni un po’ male,
ha, però, la sua chiara verità,
persino con palese volgarità.
Non c’è regola nel dire le cose,
che siano interessanti o noiose.
Così, nella scelta delle parole,
talvolta, quello che ci va ci vuole.
L E D O N N E
Le donne hanno bisogno
di emozioni,
non di argomenti.
A B R A C A D A B R A
Da bambini avrete certamente sentito questa parola. Non tutti sanno, però, che deriva dall’aramaico Avrah KaDabra: «io creo quello che dico». Che cosa significa? Che le parole creano la realtà. Non c’è pensiero senza parole. E senza pensieri non esistono pensieri critici.
Pensate che cinquant’anni fa un ginnasiale conosceva in media 1600 parole; oggi non ne conosce più di 500. È una cosa grave, si domanderanno alcuni?
Ecco, ricordate le sirene del mito di Ulisse? Con il loro canto seducono i marinai e li spingono a gettarsi in mare. Perché ci riescono? Perché le loro parole sono così persuasive che riescono a condizionare gli uomini. O ricordate il latinorum di Don Abbondio, il linguaggio forbito dell’Azzeccagarbugli? Tutti questi personaggi hanno una cosa in comune: distraggono, sviano, manipolano. Ma riescono ad avere la meglio sugli altri perché sanno parlare.
Quando prendo in mano un giornale o leggo un libro pubblicato recentemente, mi prende proprio una gran rabbia. Perché questi libri e questi articoli sono scritti come se noi lettori avessimo cinque anni e fossimo tutti preda di un istupidimento collettivo! Ma l’importante è che siano facilmente comprensibili! Sbagliato! Perché oggi, non mi stancherò mai di ripeterlo, i ragazzi hanno bisogno di conoscere più parole, perché non puoi esprimere ciò che hai dentro, non puoi avere un pensiero critico, non puoi dare voce al tuo dissenso se non hai le parole per farlo. E non soltanto i ragazzi ne hanno bisogno.
E a coloro che sostengono la necessità di semplificare il linguaggio e di abolire la punteggiatura, voglio rispondere con questa frase del poeta Julio Cortàzar: «Se l’uomo capisse realmente il valore che ha, la donna andrebbe continuamente alla sua ricerca.» Però se adesso sposto la virgola dopo la parola donna, una semplice virgola che molti reputano inutile come lo studio della grammatica e della letteratura, guardate come cambia la frase: «Se l’uomo capisse realmente il valore che ha la donna, andrebbe continuamente alla sua ricerca.»
Come si fa? Si arricchisce il proprio vocabolario leggendo molto e, per leggere molto, ci vuole molto tempo. Bisogna saperlo ricavare rinunciando alla play station e all’Happy hour, ma non solo. Bisogna anche interessarsi di tanti argomenti e padroneggiare i termini specifici di ciascuno di essi, dopo averli capiti a fondo: rem tene et verba sequentur, diceva Catone il censore, che vuol dire “possiedi un argomento e le parole seguiranno”. Rifuggite, giovani, dalle semplificazioni artificiali, non è tempo perso articolare compiutamente ed anche elegantemente una comunicazione o un ragionamento, perché è indice di ampiezza oltre che di chiarezza e di profondità di pensiero. Le parole sono sempre state uno strumento decisivo nel processo di convinzione dell’interlocutore: anche una cosa banale, illustrata bene e raccontata con maestria, diventa un link (connessione) affidabile e credibile.
U N L U S T R O
In questo mese di novembre, dell’anno 2018, questo BLOG emetteva i suoi primi vagiti.
Buon compleanno a MILLE E PIU’ MOTTI.
Sembra che sia diventato adulto: ora si occupa di argomenti più seri ed importanti. L’epoca e lo spirito dei piccoli proverbi di cinque anni fa sono superati, per far posto ad altre istanze ed interessi.
Anche chi scrive è diventato più vecchio e, forse, anche più saggio: molto ha imparato, cammin facendo, dalle sue stesse scritture, tramite le ricerche, le documentazioni, le recensioni; ha tratto spunto da ogni tipo di argomenti, i più svariati, ma sempre con spirito di curiosa criticità e persino, a volte, di partigianeria per i propri punti di vista.
Spero di non aver annoiato nessuno, io certo non mi sono annoiato e continuerò, pervicacemente, a pormi ancora tante domande per sviscerare delle risposte che spero non saranno deludenti per i lettori, ma sempre coinvolgenti e mai banali.
Grazie a chi mi ha seguito fin qui e….buona prosecuzione. Fino a quando non so….
3 Novembre 2023.