Numero3313.

 

 

R E A L T A’    E    V E R I T A’

 

 

È un punto di partenza la realtà,

e una destinazione non ce l’ha,

perché continuamente cambierà.

La destinazione è la verità,

che, purtroppo, nessuno avrà.

Ma, se non parti dalla realtà,

non cercare mai alla verità.

Se, invece, parti da una verità

strumentale che, magari, hai già,

soltanto per la tua comodità,

o, forse, per la tua serenità,

immancabilmente la realtà,

prima o dopo, vedrai, ti smentirà.

 

 

Tutti hanno il diritto di avere un’opinione, ma questi tutti dovrebbero, al contempo, sentire il dovere di averla informata e verificata.

Questo, purtroppo, non succede sempre, anzi, a ragion veduta, accade che molte delle conoscenze che abbiamo ricevuto, fin dalla tenera età, non sono mai state da noi sottoposte a valutazione e verifica.

L’imprinting delle prime categorie cognitive e mentali, come quelle dei comportamenti morali e sociali dettati da una religione, permane per tanto tempo, diciamo pure per decenni, senza che venga sottoposto ad una revisione critica qualsivoglia e, per effetto della propaganda permanente, viene percepita e passa, più o meno inconsapevolmente, come una verità fondante del nostro stare al mondo.

Il bombardamento quasi ossessivo dell’advertising (lo chiamano De propaganda fide) diventa un lavaggio del cervello al quale, prima o dopo, ci si arrende impotenti e rassegnati.

È come la pubblicità di Poltrone & Sofà, che ti ripete ogni giorno, più volte al giorno, che i loro sono “divani di qualità”. Mentre sappiamo tutti che è una bugia: però, a furia di ripeterlo, diventa uno slogan che passa per verità.

Questo accade per tanti e diversi motivi, come il basso livello culturale, la pigrizia mentale, il clima che si respira in famiglia a seguito di comportamenti esemplari apodittici, la contaminazione sociale di contatto, in ambiente scolastico o nella vita di relazione, il quieto vivere, spesso anche la coercizione e il terrorismo psicologico.

Per moltissimi di noi, la stragrande maggioranza, ciò che ci viene insegnato sin da piccoli rimane l’unica e insindacabile realtà a noi nota, che diventa verità indiscutibile.

Più avanti nel tempo della vita, l’età della ragione porta certe persone, sembra relativamente poche, a chiedersi se quello che hanno appreso come giusto e corretto, sia anche una verità incontestabile per tutti, nel tempo e nello spazio, cioè possa valere per ogni tipo di civiltà sulla terra e se possa restare immutabile nel tempo, perché universale e assoluta.

E qui casca l’asino.

La dicotomia fra fede e ragione ha alimentato diatribe senza fine in 2500 anni di storia della filosofia, ma anche, e soprattutto, nelle relazioni quotidiane delle persone.

Alla luce di una serie di constatazioni semplici, pacate, di buon senso e in armonia con la logica, posso affermare, per quanto riguarda me e il mio pensiero, che la realtà del mio vissuto non si sovrappone ai dettami di quanto mi è stato inculcato: ho onestamente constatato che le verità che ho imparato con l’esperienza della vita, con gli studi che mi hanno sempre sostenuto e mi stanno ancora arricchendo, sono altre e di diversa matrice.

Ed ho trovato una mia serenità, direi quasi una felicità, nel riconoscere di sentirmi bene e in armonia con questa constatazione: mi percepisco in pace con me stesso e con la mia coscienza di essere umano senziente e pensante.

Mi sono posto tante, tantissime domande.

So che troppa gente, aprioristicamente, non lo fa.

Molti per scelta consapevole, molti altri per ipocrisia.

Devo citare Friederick Nietzsche perché è, sull’argomento, di una icasticità disarmante:

“Molte persone preferiscono non conoscere la verità, perché temono che le loro illusioni vengano distrutte”.

Mi permetto di fare un’affermazione sibillina e forse anche antipatica: è comodo, troppo comodo, oserei dire quasi vigliacco, accettare acriticamente per vero quello che ci viene propinato, solo perché lo hanno sempre fatto tutti.

Si tratta di fatti, comportamenti, ragionamenti già applicati, vissuti, collaudati da tanti altri e per tanto tempo e, per ciò stesso, dovrebbero essere veri e buoni, anche se si riferiscono a diverse realtà spazio – temporali.

Però, andarlo a verificare può risultare difficoltoso, a volte, o addirittura spesso, deludente, magari anche inquietante e allarmante: non è un processo agevole e può generare repulsione e rigetto.

Meglio accettare tutto con il beneficio d’inventario e non andare a spulciare troppo, perchè non si sa mai cosa ci si trova sotto.

La mia onestà intellettuale mi impedisce di adagiarmi supinamente su un morbido letto già predisposto e garantito come comodo e confortevole.

Meno che mai se mi viene imposto coattivamente.

 

Quello che è più gravoso da sopportare, per il cervello umano, non è il dolore, bensì il dubbio.

Il dubbio è un tarlo che non lascia il cervello in pace, un assillo fastidioso di fondo che genera inquietudine mentale, ansia esistenziale, stress emotivo che non si risolve mai: ecco perché il cervello ha bisogno di certezze.

Se la mente fresca e giovane del bambino è bombardata dai precetti monocordi e assillanti di chi lo accudisce, perché rispondono ai criteri di vita e del diffuso sentire delle entità sociali (famiglia e comunità di appartenenza), per essa l’apprendimento, il comportamento, l’esempio e gli interventi correttivi, diventano uno stile di vita e di pensiero.

In questo modo, la società nel suo complesso, e la religiosità in particolare come ispiratrice, si assicurano di controllare la coscienza del nuovo adepto, formandolo e trasformandolo in un loro rispettoso accolito: difenderanno se stesse, la loro sequenzialità e il perdurare della loro esistenza nel tempo, plasmando la “tabula rasa” del soggetto aspirante, consapevole o meno, all’inserimento fideistico e sociale.

E pretendono di essere e di rimanere come unica e indiscutibile fonte di attendibiltà.
Esse si presentano come verità assoluta: legge sociale, civile, morale e religiosa.
Ma le etnie, le civiltà, le comunità, le popolazioni, con le loro religioni e le loro politiche, sono tante e non c’è uniformità nelle loro regole di vita: ognuna ha sue sacrosante abitudini, consuetudini di pensiero e di comportamento, per cui spesso confliggono fra loro.

Mi pare evidente che non esiste una verità sola, perché tante, troppe, e troppo diverse sono le parti in gioco, ognuna pretendente a detenere l’esclusività della interpretazione unica e corretta della verità stessa.
Quindi non mi si venga a dire che un criterio di vita, uno stile di comportamento, una espressione di pensiero siano più veri e fondati di un qualunque altro o, men che mai, interpretazione unica o univoca della realtà.

Per inciso, viene trascurata e messa in secondo piano la forza ispiratrice della natura, che regola, invece, tutto il resto del creato, che non è sottomessa al volere e al discernimento dell’uomo, come essere portatore di pensiero.
Stiamo vedendo in questi tempi come la natura si sta ribellando allo strazio, che di essa sta facendo l’uomo che, per il suo maldestro e sciagurato egoismo, la prostituisce al proprio scriteriato sfruttamento.

Nessuno possiede e detiene la verità sulla terra e chi afferma di esserne l’interprete privilegiato è un folle.

Anzi, se non è un malfattore pericoloso, certamente è un manipolatore che si propone di turlupinare la gente al solo scopo di gestire un potere che non merita e che non gli appartiene.

“Sapere è scienza, credere di sapere è ignoranza” diceva Ippocrate, con un aforisma che ho fatto mio.

Questo mio modo di argomentare viene anatemizzato dalla Chiesa Cattolica con il termine di “relativismo” e viene bannato e condannato all’ignominia.

Perché della verità essa si considera portatrice unica e indiscutibile.

Mezzo millennio fa, chi dissentiva pubblicamente rispetto a questa dogmaticità teoretica, veniva processato per eresia, torturato sadicamente e condannato spesso al rogo.

Io mi colloco all’estremo opposto di questa posizione: preferisco di gran lunga il pavido e tremebondo dubbio della ragione alle tetragone e incrollabili certezze della fede.

La certezza della fede è, a sua volta, una contraddizione in termini, un ossimoro: è come dire “ghiaccio bollente” o “silenzio assordante”.

Ci sono due categorie di pensiero umano sulla terra: ci sono le persone che preferiscono conoscere e le persone che preferiscono credere.

Ben si capisce a quale delle due appartiene il sottoscritto.

Ma rilevo che ci sono eserciti di esseri umani che scelgono di portare il proprio cervello all’ammasso, piuttosto che dedicarsi ad una faticosa opera di ricerca di una verità che non si troverà mai, perché è sempre in divenire e continuamente, costantemente muta, cambia, si trasforma, si aggiorna.

Che senso ha cercare una verità che non esiste mai come forma definita e certa?

Questa è la vera regola naturale: la realtà è “gattopardesca” per diventare verità.

La natura cambia sempre per continuare ad esistere sempre, nelle mutazioni, negli adattamenti, nei cambiamenti.

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” dice Tancredi Falconeri, al momento del saluto con lo zio, il Principe di Salina, ne “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Ecco lo scopo: la prosecuzione dell’esistenza in vita, l’autoconservazione.

Non è la meta il senso della vita, ma il viaggio.

Il massimo che possiamo avere da un viaggio di vita non è il raggiungimento di un punto di arrivo, che è la morte, ma il godere di una situazione e condizione confortevoli durante il percorso.

Rassegnamoci e accontentiamoci di questo. Tutto il resto è opinabile e …. mistificatorio.

Chi ci deruba di questa legittima e naturale aspirazione, per prostituirla a convinzioni e regole calate dall’alto in nome di principi prescritti e imposti da una autorità superiore che, lungi dall’essere certa e indiscutibile, riconosce loro la facoltà di gestire le menti e le cose terrene, sta esercitando un potere autoreferenziale, fine a se stesso.

Noi lo riconosciamo solo se, consapevolmente o supinamente, lo accettiamo.

 

A mo’ di unico esempio, mi permetto di sottoporre a chi vuole intendere obiettivamente, una constatazione che proviene da un dato di fatto, ma che trova diverse interpretazioni da parte di tre punti di vista, avendo ciascuno di essi ben presente il proprio partigiano vantaggio.

Enunciazione del fatto: oggi, anno 2025, vivono e respirano sulla terra oltre 8 miliardi di esseri umani.

Non tengo in considerazione il numero di altri esseri viventi come gli animali e, men che meno, le piante, che pure hanno un loro ruolo.

Sappiamo quanti erano gli abitanti, esseri umani, sulla terra all’inizio del’900, ovvero poco più di un secolo fa?

Erano, ed è un altro dato inconfutabile, 1,6 miliardi di persone.

Questo vuol dire che, in 125 anni, il numero degli abitanti umani della terra è aumentato di 5 volte.

Chi vuole approfondire questo argomento legga il Numero2535. che parla di SOVRAPPOPOLAZIONE.

Altro dato di fatto inconfutabile: si definiscono “gas serra” i gas nell’atmosfera che incidono sul bilancio energetico del pianeta. Questi gas generano il cosiddetto “effetto serra”.

I principali “gas serra” sono: il biossido di carbonio (o anidride carbonica) CO2, il metano e il protossido di azoto.

Parlo solo del primo, il più importante: sentiamo spesso imputare, quasi esclusivamente, all’anidride carbonica i disastri ambientali, cui assistiamo impotenti, ultimamente, e alle sostanze naturali ma soprattutto artificiali che la provocano, come prodotto della loro combustione, ovvero il carbone, il gas e il petrolio con i suoi derivati usati per la produzione di energia motrice e di illumunazione, per il trasporto e per il riscaldamento. Derivati dal petrolio sono anche i prodotti “plastici” anch’essi causa di inquinamento ambientale.

Ma avete mai sentito parlare dell’uomo come inquinatore del nostro pianeta?

Intendo l’uomo come essere vivente che respira e non solo come produttore e consumatore di sostanze inquinanti?

In merito alla sua figura sulla quale sto puntando il mio riflettore, tre sono le diverse valutazioni che trovano campo di diffusione e propaganda con sottolineature contrastanti, divergenti e, a volte, truffaldine.

Cosa dice la natura?

Oltre che l’utilizzo indiscriminato delle fonti inquinanti, deve essere limitato e, se possibile, diminuito gradualmente, anche il numero degli abitanti della terra, perché sono i più grandi inquinatori, come emettitori di anidride carbonica con la respirazione, oltre che essere utilizzatori spreconi delle risorse energetiche ambientali.

Cosa dice il mondo della scienza, delle tecnologie e delle economie di sfruttamento?

L’utilizzo delle fonti ergetiche non rinnovabili e non sostenibili, quali sono quelle ancora più universalmente diffuse, non va ridotto o eliminato perché sono sempre quelle più vantaggiose e sfruttabili. Quanto al numero degli abitanti della terra, secondo la legge del mercato, non andrebbe ridotto perchè la prolificazione aumenterebbe la platea della domanda di utilizzo e quindi manterrebbe in essere l’offerta dei produttori.

Cosa dice l’ambientalismo e, in particolare, le scuole di pensiero che si rifanno ai dettami moralistici delle religioni?

Bisogna ridurre ed eliminare tutte le produzioni di fonti energetiche inquinanti (nucleare, carbone, petrolio, gas ecc.) e sostituirle con altre fonti ecosostenibili (eoliche, solari, fluviali, marine ecc.), ma nulla si deve fare contro la vita umana che è sacra.

Perché sacra? In nome di una incartapecorita interpretazione della Bibbia, là dove Iahveh benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.

E questo dovrebbe valere ancora oggi per tutti?

Ma la Bibbia era considerata, e lo è ancora, la volontà scritta di Dio, la sua verità rivelata.

Peccato che a scriverla siano stati degli uomini, secondo il sapere del loro tempo di tantissimi secoli fa.

 

Non esistono verità sacre ed immutabili: oggi le condizioni sono cambiate.

Non solo le condizioni ambientali di vita, ma anche le facoltà mentali, le discrezionalità, la cultura esperienziale degli uomini sulla terra sono ora in grado di ragionare in difformità con fisime mentali fideistiche che, a ragion veduta, sembrano e sono ridicole.

E poi, a mio personale parere, parlando di “antiche credenze”, quelle della Bibbia sono state, restano e valgono come tali per moltissime persone, mentre per me sono solo dei mobili d’arredamento antiquario, se mi si permette la battuta.

Non ci azzeccano un bel nulla con il pensiero moderno e le conoscenze che oggi abbiamo tutti, a differenza di un tempo quando l’ignoranza e la credulità erano generali e diffuse.

Ribadisco ancora una volta che la verità va aggiornata costantemente a seconda dei mutamenti della realtà della natura e degli uomini e non può restare stereotipata e immodificabile, per i dettami dogmatici delle religioni.

La verità della fede è una contraddizione in termini.

La fede crede, la verità sa, e io non credo in ciò che so: lo so e basta, e se qualcosa la so, non la credo, non ce n’è bisogno.
Verità e fede sono due categorie mentali inconciliabili.

La fede ha a che fare con le cose invisibili: perciò non si sanno.

La filosofia, che significa “amore per il sapere”, si occupa della verità: non la sa ma, umilmente, la cerca.

La morale è fatta per gli uomini e non gli uomini per la morale.

 

 

 

 

 

Numero3255.

 

BARUCH DE ESPINOZA (SPINOZA), ebreo sefardita, filosofo razionalista (1632 – 1677)

 

Chi detiene il potere

ha bisogno che le persone

siano affette da tristezza.

 

Questo è uno dei pensieri controcorrente di questo martire dell’umanità.

 

QUI  DI  SEGUITO  ALCUNI  SUOI  RAGIONAMENTI

 

1   Smetti di lottare contro l’inevitabile.
L’universo segue le proprie leggi e la nostra frustrazione nasce dal non comprenderle o dal desiderare che siano diverse.

 

2   La libertà non consiste nel fare ciò che vogliamo, ma nel comprendere perché vogliamo ciò che vogliamo.
La persona libera non è quella che fa ciò che le pare, ma quella che agisce sulla base della conoscenza e non della reazione automatica.
Chi non conosce se stesso non è libero.

 

3   La felicità non si trova all’esterno, ma nella chiarezza interiore.
La nostra felicità non si basa su ciò che possediamo, ma su come comprendiamo la nostra stessa esistenza.

 

4   L’amore basato sulla dipendenza non è amore ma schiavitù.
L’amore è una forza che deve nascere dalla comprensione e non dal possesso.
Amare non è cercare nell’altro ciò che ci manca, ma condividere con lui ciò che già siamo.
La vera connessione con un altro essere umano non si fonda sul bisogno ma sulla libertà.
Nessuno può completare nessuno, perché nessuna relazione può riempire il vuoto di chi non ha imparato a stare in pace con se stesso.
L’amore più forte non è quello che nasce dalla paura della solitudine, ma quello che si dona senza pretese, senza l’ossessione di trattenere o l’angoscia di perdere.
Amare è comprendere e comprendere è accettare che l’altro non ci appartiene.

 

5   La paura è la radice della schiavitù, sia mentale che emotiva.
Temiamo il futuro, l’opinione degli altri, il dolore, la morte.
Ogni paura nasce dall’ignoranza.
La paura non può esistere senza la speranza, né la speranza senza la paura.
Finché continueremo a sperare che il mondo funzioni come vogliamo, la paura continuerà a governare le nostre vite.
Il potere che la paura esercita su di noi dipende dal fatto che ci fa credere di non avere controllo sulla nostra esistenza, ci spinge a cercare salvatori, guide, autorità esterne che ci dicano cosa fare e cosa pensare.
Per questo la paura è lo strumento più efficace per la manipolazione.
Chi controlla la paura della gente ne controlla anche la volontà.
I governi, le religioni, i sistemi di potere hanno usato la paura per mantenere le persone nella sottomissione,  facendo loro credere di aver bisogno di essere protette da minacce che spesso nemmeno comprendono.
Ma chi capisce la natura della paura smette di essere schiavo.
Si tratta di non lasciarsi governare da ciò che non possiamo controllare.
La paura ci fa vedere problemi dove non ci sono, ci obbliga a vivere in un’ansia costante per cose che, forse, non accadranno mai.
L’unico modo per superare la paura è la conoscenza.
Quando la paura smette di esercitare il suo dominio, la libertà diventa un ideale vicino ed un modo nuovo di vivere.

 

6   Il pensiero razionale è l’unica via verso la vera libertà.
La maggior parte delle persone crede di essere libera perché può scegliere fra diverse opzioni.
Ma questa è un’illusione.
Non è libero chi agisce per impulso, chi si lascia trascinare dalle emozioni o dalle aspettative degli altri.
La libertà autentica non è fare ciò che vogliamo in un determinato momento, ma comprendere perché vogliamo ciò che vogliamo e decidere con chiarezza.
Un uomo è libero nella misura in cui vive secondo ragione.
Non significa che la ragione debba annullare le emozioni, ma che queste non devono governarci senza la nostra comprensione.
Il problema è che molti confondono la propria libertà con la soddisfazione immediata dei propri desideri.
La persona veramente libera non è quella che segue ogni impulso, ma quella che ha compreso la natura dei propri pensieri.
La rabbia, l’invidia, l’avidità, l’attaccamento incontrollato, tutte queste emozioni che ci imprigionano sono ostacoli alla libertà, non perché siano cattive in sé, ma perché offuscano il nostro giudizio e ci rendono schiavi di reazioni automatiche.
La ragione non è fredda o priva di umanità, ma è il cammino che ci permette di agire in funzione di ciò che è realmente benefico per noi.
Questo consiglio non significa che dobbiamo essere completamente razionali in ogni momento, ma che la ragione deve essere la nostra guida.
Quanto più comprendiamo il mondo e la nostra natura, tanto meno dipendiamo da illusioni e false aspettative.
La libertà non è vivere senza regole, ma vivere con comprensione e chi ha raggiunto questo stato non è più prigioniero del proprio ambiente, perché ha trovato dentro di sé la fonte del proprio potere.

 

7   La pace interiore si trova nell’armonia con la natura, non nel senso di ritirarsi nei boschi, o di disconnettersi dal mondo, ma nell’accettare che siamo parte di un tutto più grande che non possiamo controllare.
L’uomo libero non pensa a nulla meno che alla morte e la sua saggezza è una meditazione non sulla morte ma sulla vita.
Non ha senso vivere nella paura del destino, della perdita, del cambiamento.
La natura segue il suo corso, con o senza la nostra approvazione e, prima lo comprendiamo, prima possiamo vivere senza angoscia.
Questa visione è radicalmente diversa da altre filosofie che cercano la felicità in ideali irraggiungibili o in promesse di un’altra vita.
Il senso dell’esistenza non sta in ciò che speriamo ma in ciò che già è.
La gioia non è una meta futura, ma uno stato che nasce quando smettiamo di lottare contro l’inevitabile.
Non è l’assenza di problemi a darci serenità, ma la comprensione che la nostra sofferenza nasce dalla nostra resistenza ad accettare la realtà.
Chi comprende questo non vede più la vita come un campo di battaglia, ma come l’espressione della natura che, semplicemente, è.
Non è una strada facile, non ci sono promesse di un conforto immediato.
Ci vuole un cambiamento profondo nel nostro modo di vedere il mondo.
Ma chi lo comprende, scopre qualcosa che pochi riescono a trovare, una libertà che non dipende da nulla di esterno, una felicità che non si spezza con le circostanze, una vita in cui non si cerca più di fuggire dal presente, ma di abitarlo e viverlo in totale chiarezza e pienezza.
E, forse, dopo tutto, questa è forse l’unica vera maniera di superare la paura, il dubbio e la sofferenza.

 

Non è tutto qui il pensiero di Spinoza: ci sono molti altri argomenti di carattere teologico, metafisico e fideistico che hanno fatto sollevare contro di lui tutta la comunità ebraica olandese, portatrice e custode dei dogmatismi ancestrali di quella religione.
Per aver detto le cose sopra scritte e per le sue posizioni contrarie alle istituzioni religiose ebraiche, tale e tanto era il livore che nutrivano i suoi correligionari nei suoi confronti che le autorità religiose formularono un anatema spaventoso contro di lui, una scomunica che è qui sotto riportata.

 

“Secondo la decisione degli angeli e del giudizio dei santi,
bandiamo, scomunichiamo, malediciamo e cacciamo Baruch de Espinoza.
Sia maledetto nel giorno, sia maledetto nella notte, sia maledetto quando si posa, sia maledetto quando si leva, sia maledetto se esce, sia maledetto se entra.
Che Dio mai lo perdoni.
L’ira e il furor di Dio si infiammino contro quest’uomo e riversino su di lui tutte le maledizioni che stanno scritte nel libro della legge.
Si cancelli il suo nome sotto il cielo.
Che Dio lo recida, per il suo tormento, dal ceppo di Israele, con tutte le maledizioni che stanno scritte nel libro della legge.
Noi ordiniamo che nessuno abbia rapporti orali o scritti con lui, che nessuno lo soccorra, che nessuno rimanga con lui sotto il suo tetto, che nessuno gli si avvicini a meno di 4 passi, che nessuno legga alcuno scritto redatto o pubblicato da lui.”

 

 

Numero3148.

 

L’ E D I T T O    D I    C O S T A N T I N O

 

“La donazione di Costantino”, documento falso, che attribuiva alla Chiesa il potere temporale, è mai stato riconosciuto falso dalla Chiesa Cattolica?

 

Il documento, recante la data del 30 marzo 315, afferma di riprodurre un editto emesso dall’imperatore romano Costantino I. Con esso l’imperatore avrebbe attribuito al papa Silvestro I e ai suoi successori le seguenti concessioni:

Il primato (principatum) del vescovo di Roma sulle chiese patriarcali orientali: Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme;

la sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo;

la sovranità della Basilica del Laterano, in quanto “caput et vertex”, su tutte le chiese;

la superiorità del potere papale su quello imperiale.

Inoltre la Chiesa di Roma ottenne secondo il documento gli onori, le insegne e il diadema imperiale ai pontefici, ma soprattutto la giurisdizione civile sulla città di Roma, sull’Italia e sull’Impero romano d’Occidente.

L’editto confermerebbe inoltre la donazione alla Chiesa di Roma di proprietà immobiliari estese fino in Oriente. Ci sarebbe stata anche una donazione a papa Silvestro in persona del Palazzo del Laterano. l

La parte del documento su cui si basarono le rivendicazioni papali recita:

  • «In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo… Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell’Italia e delle regioni occidentali.»
  •  Nel 1440, l’umanista Lorenzo Valla dimostrò, senza ombra di dubbio, la falsità del documento: era scritto in un latino medievale troppo diverso da quello usato ai tempi di Costantino ed era pieno di errori storici o anacronismi.
  • Valla era un esperto filologo, il latino utilizzato nel redigere il documento è inequivocabilmente di un epoca molto più recente di quella in cui era vissuto l’imperatore Costantino. Le lingue si modificano nel tempo: ad esempio l’italiano utilizzato ai tempi di Dante Alighieri è ben diverso rispetto a quello del Manzoni, quindi se volessimo attribuire i Promessi Sposi a Dante Alighieri sarebbe ben evidente che un fiorentino del trecento non avrebbe mai potuto scrivere in quel modo. La donazione di Costantino era scritta in una lingua che mai Costantino avrebbe potuto parlare!
  • È considerato tuttora “storico” dalla Chiesa.

Numero3104.

 

da  QUORA

 

Scrive Todd Bessinger, corrispondente di QUORA.

 

Quali sono alcune verità che i medici non ti dicono?

 

Il mio più onesto professore di medicina ci disse questo: dei disturbi che la gente presenta, il 95% migliorerà da solo.

L’1% probabilmente ucciderà il paziente, non importa cosa faccia il medico.

Rimane circa il 4% di tutti i pazienti, per i quali si può intervenire in modo significativo e salvare la vita.

Il suggerimento era che dovremmo sempre essere alla ricerca di quel quattro per cento.

Questo mi ha aperto gli occhi, ma dopo anni di pratica medica e di riflessione, mi rendo conto che c’è una grande porzione di quel 95% la cui vita può essere migliorata con un’assistenza medica efficace e compassionevole.

Anche se miglioreranno comunque, si può comunque alleviare la sofferenza.

La teoria del 95% spiega anche perché i trattamenti pseudoscientifici funzionano, specialmente se il paziente crede che funzionino.

La combinazione dell’effetto placebo e del fatto che il paziente sarebbe guarito comunque è una medicina potente.

 

 

Scrive Richard Reese, corrispondente di QUORA

 

Ci sono vari aspetti della salute e della medicina che i medici potrebbero non menzionare esplicitamente ai pazienti, sia per mancanza di tempo che per complessità delle informazioni. Ecco alcuni esempi:

  1. Effetti collaterali dei farmaci: I medici spesso si concentrano sui benefici dei farmaci prescritti, ma potrebbero non discutere dettagliatamente tutti gli effetti collaterali potenziali, specialmente quelli meno comuni.
  2. Importanza della dieta e dello stile di vita: Anche se è noto che la dieta e l’esercizio fisico sono cruciali per la salute generale, alcuni medici potrebbero non enfatizzare abbastanza l’importanza di questi fattori nello specifico trattamento di alcune condizioni mediche.
  3. Alternativi trattamenti: Potrebbero non menzionare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluse quelle alternative o complementari, spesso perché non fanno parte della medicina tradizionale o delle linee guida standard.
  4. Implicazioni a lungo termine: Le conseguenze a lungo termine di alcune procedure o trattamenti potrebbero non essere sempre discusse in dettaglio, specialmente se non ci sono dati sufficienti o se i rischi sono considerati minimi.
  5. Costi e copertura assicurativa: Le questioni relative ai costi delle cure mediche e ciò che è coperto dall’assicurazione possono non essere sempre chiarite, portando a sorprese finanziarie per i pazienti.
  6. Il ruolo del paziente: L’importanza dell’autogestione e della partecipazione attiva del paziente nel proprio percorso di cura potrebbe non essere sufficientemente enfatizzata.
  7. Effetti delle interazioni farmacologiche: I medici potrebbero non sempre informare sui rischi delle interazioni tra farmaci, specialmente se il paziente è in cura con più specialisti diversi.
  8. Esiti realistici: I medici possono essere ottimisti riguardo agli esiti di trattamenti e interventi chirurgici, ma è importante che i pazienti abbiano una comprensione realistica di ciò che possono aspettarsi.

Se ci sono specifici ambiti della tua salute o trattamento che ti preoccupano, chiedere apertamente al tuo medico può aiutarti a ottenere una comprensione più completa delle tue opzioni e dei potenziali rischi.

 

Scrive Alessandra Turinetto, corrispondente di QUORA

 

Il principio del consenso informato e la sua rigorosa interpretazione giurisprudenziale scoraggia la reticenza dei sanitari nel corso del rapporto curativo. Secondo la giurisprudenza della Cassazione e della Corte Costituzionale, il paziente non ha solo il diritto alla salute (inteso come diritto alla sua integrità psico-fisica), ma ha anche il (diverso e distinto) diritto di autodeterminazione (inteso come diritto di disporre di sé stesso sul piano fisico e psichico). Ne discende che il paziente, dovendo essere parte attiva nel rapporto con il curante, ha diritto ad informazioni chiare ed esaustive e, correlativamente, il medico ha l’obbligo di verità.

Non esiste una legge specifica che obbliga il medico in tal senso, l’obbligo è solo contrattuale e deontologico, e la sua violazione espone il sanitario all’obbligo di risarcimento, oltre che a sanzioni disciplinari. Quindi, ad esempio, se la prognosi è nefasta e il medico, per compassione, decide di informare solo i parenti, potrebbe configurarsi un inadempimento contrattuale (illecito civile), perché, nel momento in cui ci si affida ad un medico, si instaura un rapporto contrattuale vero e proprio (detto da contatto sociale qualificato). Se l’omissione informativa ha delle conseguenze (perché, ad esempio, si scopre che la patologia, sia pur grave, era in realtà curabile, ma il silenzio del medico ha accelerato la morte), è esperibile un’azione civile per il risarcimento dei danni.

Il codice di deontologia medica (che è il corpus delle regole etiche e morali cui deve attenersi il medico e la cui violazione lo espone a sanzioni disciplinari) impone un dovere di informazione chiara e completa circa lo stato di salute del paziente, diagnosi, prognosi, terapia indicata, alternative terapeutiche, possibili rischi e complicanze, prescrizioni comportamentali da osservare. Il medico deve adeguare la comunicazione alle capacità di comprensione del destinatario e garantire un’informazione che consenta al paziente di essere parte attiva del processo decisionale e curativo.

L’incremento dei contenziosi per malpractice sanitaria ha generato il fenomeno della c.d. medicina difensiva, positiva (è, ad es, il caso del medico che prescrive più esami diagnostici del necessario per non incorrere in responsabilità) e negativa (è il caso del medico che, ad es, rifiuta un intervento altamente rischioso).

Numero3093.

 

da  QUORA

 

10 scomode verità sulla vita.

 

Scrive Re Artù, corrispondente di QUORA.

 

1. **L’impermanenza**: Tutto nella vita è soggetto al cambiamento e alla transitorietà, compresi i momenti di gioia e di dolore.

2. **La natura del dolore**: Il dolore è parte integrante dell’esperienza umana e può essere inevitabile in vari momenti della vita.

3. **La morte**: La morte è una parte inevitabile del ciclo della vita e riguarda sia noi stessi che coloro che amiamo.

4. **La solitudine**: Anche se siamo circondati da persone, possiamo ancora sperimentare sentimenti di solitudine e isolamento.

5. **La responsabilità personale**: Siamo responsabili delle nostre azioni, delle nostre scelte e del nostro benessere, e non possiamo sempre incolpare gli altri o le circostanze esterne per le nostre difficoltà.

6. **L’incertezza**: Il futuro è spesso incerto e non possiamo controllare completamente ciò che accadrà nella nostra vita.

7. **L’ingiustizia**: Non sempre le persone ricevono ciò che meritano nella vita e l’ingiustizia può essere diffusa in vari contesti sociali ed economici.

8. **La fallibilità umana**: Siamo tutti imperfetti e soggetti a errori e fallimenti, ma ciò fa parte dell’esperienza umana e può essere una fonte di crescita e apprendimento.

9. **La mancanza di controllo**: Non possiamo controllare completamente le situazioni esterne o gli altri, ma possiamo controllare le nostre reazioni e le nostre prospettive.

10. **La necessità di accettazione**: Accettare la realtà così com’è, con tutte le sue sfide e imperfezioni, è un passo importante verso la pace interiore e la crescita personale.

Queste sono solo alcune possibili verità che potrebbero essere considerate scomode da accettare.

 

 

Scrive Sri Sri, corrispondente di QUORA.

 

1.La vita è piena di alti e bassi. Ci saranno momenti di gioia, felicità e amore, ma ci saranno anche momenti di dolore, sofferenza e perdita. È importante accettare che la vita è un mix di emozioni, sia positive che negative.

2.Nessuno è perfetto. Tutti commettiamo errori. È importante imparare dai propri errori e andare avanti.

3.Il cambiamento è inevitabile. Le cose cambiano sempre, e non possiamo controllarle. È importante essere flessibili e adattarsi al cambiamento.

4.La morte è una parte naturale della vita. Tutti moriremo un giorno. È importante affrontare la morte in modo realistico e prepararsi per essa.

5.Non possiamo controllare gli altri. Possiamo solo controllare noi stessi. È importante concentrarsi su ciò che possiamo controllare e non sprecare energie a cercare di controllare gli altri.

6.La felicità è una scelta. Possiamo scegliere di essere felici, anche nei momenti difficili. È importante coltivare una mentalità positiva e concentrarsi sulle cose buone della vita.

7.L’amore è la cosa più importante della vita. L’amore può darci gioia, conforto e sostegno. È importante coltivare l’amore nelle nostre relazioni con gli altri.

8.Dobbiamo prenderci cura di noi stessi. Dobbiamo mangiare sano, fare esercizio fisico e dormire a sufficienza per prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente.

9.Dobbiamo aiutare gli altri. Aiutare gli altri ci rende felici e ci dà un senso di scopo.

10.Dobbiamo vivere ogni momento al massimo. La vita è breve, quindi è importante vivere ogni momento al massimo e apprezzare le cose belle della vita.

***Queste verità possono essere difficili da accettare, ma sono importanti per vivere una vita piena e significativa.

 

 

Scrive Tommaso Cardini, corrispondente di QUORA.

 

  • Alcune cose brutte vi faranno desiderare di avere più dita medie.
  • La finta felicità è il peggior dolore.
  • Il buon senso non è così comune.
  • Alcune persone sono come le nuvole. Quando se ne vanno, è un giorno più luminoso.
  • Se vuoi essere originale, sii pronto ad essere copiato.
  • Questo è il problema di mettere gli altri al primo posto. Insegnate loro che voi venite al secondo posto.
  • Non puoi paragonarti a persone che sono in un viaggio diverso dal tuo.
  • Tutte le cose divertenti che abbiamo fatto da bambini non hanno mai smesso di essere divertenti. Abbiamo semplicemente smesso di farle.
  • Il più grande problema della comunicazione è che non ascoltiamo per capire. Ascoltiamo per rispondere.
  • Il vero amore ti trova sia al tuo meglio che nel tuo casino.

Numero3092.

 

da  QUORA

 

Quali sono 7 scomode verità che tutti dovrebbero sapere?

 

Scrive Constantin Minov, corrispondente di QUORA

 

Preparati a odiare questa lista, ma arrivato alla fine non potrai più ignorarla.

 

01. La vita è un mare d’incertezza.

La vita è imprevedibile come un mare in tempesta, e noi siamo dei fragili navigatori. Nonostante gli sforzi per tenere la rotta, onde impreviste possono sempre ribaltarci. È umano, quasi istintivo, aggrapparsi alla ricerca di certezze in questo oceano di probabilità e caos, ma è un’illusione.

La gente ama vedere il mondo in bianco e nero, vero o falso, giusto o sbagliato. Ma la realtà è fatta di sfumature e gradazioni.

Pensa a questo: abbiamo otto miliardi di persone su questo pianeta, ognuna con la sua agenda, i suoi sogni, le sue follie. In questo brodo primordiale di umanità, è praticamente garantito che ogni giorno qualche genio o idiota, truffatore o fanatico, faccia qualcosa che cambi le regole del gioco.

Ogni giorno siamo bombardati da circa 30.000 stimoli, che si sommano a un milione in un mese. Non sorprenderti se di tanto in tanto ti imbatti in qualcosa che sembra un miracolo. È pura statistica!

02. Presto avrai 70 anni.

Sembra lontano, vero? Eppure, arriverà più velocemente di quanto pensi. E la vita allora sarà radicalmente diversa da quella dei tuoi 20 o 30 anni.

Ecco alcune realtà scomode che dovrai affrontare:

  • Il piacere si trasformerà in frustrazione: il sesso, una volta esplosione di piacere, diventerà una patetica scintilla di delusioni
  • Il tuo corpo ti tradirà: la palestra si trasformerà in una battaglia contro il declino.
  • La vita sociale si spegnerà: le feste, un tempo centrali nella tua vita, diventeranno ricordi sempre più distanti.
  • I piccoli piaceri si trasformeranno in pericoli: una semplice cena al ristorante potrebbe trasformarsi in un’indigestione da incubo.
  • L’ordinario diventerà straordinario: attività quotidiane che oggi dai per scontate si trasformeranno in sfide insormontabili.
  • La tua libertà si restringerà: il tuo mondo diventerà sempre più piccolo e inaccessibile

E c’è di peggio: al capitalismo non importa nulla della tua felicità o del tuo benessere. Gli interessa solo il progresso e il profitto. La società ti vedrà come un peso, non come una risorsa. Dipenderai dagli altri per la maggior parte delle cose che oggi dai per scontato.

È una realtà difficile da digerire, eppure accettarla è fondamentale. Non per deprimersi, ma per vivere una vita più consapevole e appagante ORA. Il momento di vivere pienamente è questo, non domani!

03.Non esiste un modo giusto per fare le cose.

Non importa quanto ci rifletti sulle tue scelte, quanto peso dai alle variabili, NON sarai mai certo di aver fatto la scelta migliore.

La buona notizia è che sei libero di fare ciò che ti sembra giusto con la tua vita. Hai il permesso di sperimentare e provare cose nuove. La realtà è che strada facendo incontri sempre meno persone, e non c’è alcuna segnaletica. Sei per conto tuo e sta a te trovare la via.

La società ci impone spesso modelli prestabiliti, ma la verità è che non esiste un percorso universale. Ciò che funziona per gli altri potrebbe non essere adatto a te.

L’importante è ascoltare la propria voce interiore, anche se ciò significa deviare dalla strada convenzionale.

La scomoda verità è che seguire i modelli prestabiliti è più comodo. Io la chiamo “zona di comfort”. Qui svolgi il tuo lavoro ordinario, dormi, mangi, bevi, ti intrattieni e fai esattamente quello che la società ha stabilito per te: andare a lavorare per conto di qualcun altro e contribuire alla realizzazione dei loro sogni. I tuoi, intanto, restano chiusi nel cassetto, accumulando polvere e rimpianti.

04. Se davvero vuoi qualcosa, devi andartelo a prendere.

Diversamente, non ti spetta per diritto e nessuno te lo darà su un piatto d’argento. Ma se vuoi davvero qualcosa, sappi che lo spazio tra aspettativa e realtà si traduce in dolore e sofferenza.

Quindi, la maggior parte degli obiettivi che valgono la pena di essere perseguiti si paga sotto forma di stress, incertezza, burnout, rapporti con persone difficili, burocrazia, sadismo e masochismo, contrasto tra i propri incentivi e quelli altrui, seccature e assurdità varie, lunghe ore di lavoro e tanti dubbi incessanti.

05. Il lavoro duro NON ripaga sempre.

Ci viene spesso ripetuto che il duro lavoro porta inevitabilmente al successo, ma la realtà è ben più complessa. Fattori esterni, fortuna e circostanze giocano ruoli altrettanto significativi. Mentre l’impegno è certamente una parte importante dell’equazione, non garantisce il successo, e i contrattempi sono altrettanto parte integrante del percorso.

Gli incentivi fanno girare il mondo, e potresti trovarti a remare con tutte le tue forze nella barca sbagliata. Nonostante gli sforzi titanici e l’overperforming, potresti renderti conto, troppo tardi, che la soluzione più semplice era semplicemente cambiare imbarcazione.

La verità scomoda è che a volte lavorare in modo più intelligente, non più duramente, è la chiave. È essenziale riconoscere quando è il momento di perseverare e quando, invece, è meglio cambiare rotta.

06. La Percezione di Sé è un Paradosso Cognitivo

Giudichiamo gli altri attraverso le loro azioni, mentre giudichiamo noi stessi attraverso i nostri pensieri e intenzioni. Questo divario percettivo è alla radice di molti malintesi.

Ecco perché spesso crediamo di avere ragione: conosciamo le nostre motivazioni interne, ma possiamo solo ipotizzare quelle altrui basandoci su ciò che vediamo esternamente.

Questo fenomeno, noto come “l’errore fondamentale di attribuzione”, ci porta frequentemente a essere troppo severi nel giudicare gli altri e eccessivamente indulgenti con noi stessi.

La scomoda verità è che, nel corso di una vita, molte persone potrebbero non riuscire mai a superare questa distorsione cognitiva, rimanendo intrappolate in un ciclo perpetuo di giudizi distorti. Questo non solo influenza le nostre relazioni interpersonali, ma plasma profondamente il modo in cui percepiamo il mondo e interagiamo con esso.

07. Siamo tutti dei piccoli delinquenti.

Ammetterlo fa male, ma è la cruda realtà: tutti noi, in un modo o nell’altro, manipoliamo, imbrogliamo e contribuiamo al male. Il male esiste ed è un equilibrio necessario che permette al bene di esistere. Tutti commettiamo errori ed è ingenuo pensare che tali errori non dovrebbero far parte della nostra vita.

Molti si credono moralmente superiori, ma questa posizione può causare più danni di quanto immagini. Un individuo consapevole, che accetta le proprie zone d’ombra e cerca di trasformarle in qualcosa di positivo, spesso fa meno danni di chi si crede un santo.

La scomoda verità è che abbiamo tutti degli scheletri nell’armadio. La differenza sta in come scegliamo di affrontarli: negarli o usarli come trampolino per la crescita personale. Forse prima o poi arriva l’ora di fare amicizia con il nostro lato oscuro.

 

Scrive Elizabeth, corrispondente di QUORA

 

  1. Tutti hanno un nemico. Non devi ferire qualcuno per guadagnarti un nemico. Potresti essere la persona più gentile del mondo e avere comunque qualcuno che prega per la tua caduta. Un nemico resta vicino, molto vicino. Osserva le azioni di tutti in ogni momento. Non fidarti ciecamente.
  2. Non ti sentirai mai soddisfatto se paragoni la tua vita a quella degli altri. Quanto hanno successo, quanto sono ricchi o anche quanto sono felici. Ti sentirai soddisfatto solo se ti concentri su te stesso e sulla tua crescita.
  3. La tua mente può essere avvelenata se tutto ciò che la alimenta è negatività. Sii gentile con te stesso. Te lo meriti! Siamo fin troppo critici con noi stessi. Trattati come tratteresti qualcuno che ami.
  4. Non importa quanto ci provi, il fallimento è inevitabile. Ma continua. La perseveranza è tutto. Non impariamo dalle vittorie, ma dai nostri fallimenti.
  5. Alcune persone ci stanno usando. Che sia per la ricchezza, per il tempo che passa o anche come un passo verso il loro successo. Sii attento a quanto supporti gli altri e le motivazioni delle persone.
  6. A nessuno importa davvero di te (tranne la famiglia). Nessuno è interessato al tuo percorso di vita. A nessuno importa. Ma questo non significa che dovresti interrompere il tuo percorso e preoccuparti che le persone non ti apprezzino. Prenditi cura di te stesso. Fallo per te! Non preoccuparti di cosa pensano gli altri se non si preoccupano di te in primo luogo.
  7. Fai crescere una pelle più spessa. Non prendere tutto a cuore. Il tuo cuore non dovrebbe sopportare il dolore causato da persone che significano così poco per te. A volte quelli che contano davvero fanno di tutto per renderti felice. Quelli che ti feriscono spesso sono quelli tossici. Fa male, ma dimostrare di essere duro ti porterà lontano.

 

 

Scrive Numero ….., corrispondente di QUORA.

 

  1. Molti di noi basano la propria essenza sulla bellezza o sull’intelligenza. Ma appena esci dalla tua comfort zone realizzi quanto è ingenuo questo modo di pensare. Hai bisogno di molto più della bellezza o dell’intelligenza: hai bisogno di te stesso.
  2. Alcune persone discuteranno con te senza nessuna ragione. il miglior modo di mantenere la calma è lasciar perdere e allontanarsi da ogni negatività.
  3. Devi imparare il più presto possibile a gestire le tue emozioni. Se non sei in controllo delle tue emozioni non sarai in grado di affrontare il mondo la fuori. Detto questo, non puoi “controllare” le tue emozioni. Puoi solo imparare ad esprimerle nella maniera giusta. Devi essere sempre in contatto con te stesso o soffrirai inutilmente per persone o situazioni.
  4. No, le persone disturbate non sono “solo emotive”. Sono disturbate. Confondono le persone razionali da quelle emotive. Se non riesci a distinguere le persone emotive da quelle disturbate avrai dei problemi.
  5. Si, alla maggior parte delle persone non importerà nulla di te. Principalmente perché a loro non importa nemmeno di loro stesse. Prendersi cura di sé significa far quadrare i conti, avere del cibo sulla tavola e qualcosa in più per abbonarsi a Netflix. Nonostante questi siano aspetti delle nostre vite essi non garantiscono una vita piena e felice. Solamente le persone con una mente aperta si prendono cura del proprio ambiente. Ce ne sono molti la fuori. Perciò non cercare persone che si preoccupano per te. Impara a prenderti cura di stesso. Coccolati. Le persone giuste arriveranno da se.
  6. Gli uomini e le donne sono differenti. Il loro modo di pensare è molto diverso. Le discussioni iniziano dalle stesse idee ma poi vanno in direzioni opposte. Gli uomini pensano in modo logico, ordinato e caotico. Le donne ragionano a senso, impulso e emotivamente. Come naturale: una coppia perfetta. Tutti quelli che lo negano stanno solo alimentando questa sciocchezza mediatica di dover inserire il patriarcato in ogni problema. O forse non hanno avuto abbastanza rapporti con il sesso opposto.
  7. Sei in controllo del tuo corpo. Hai il controllo dei tuoi geni. I geni hanno la propria memoria. Ogni decisione che prendi ti influenza a livello cellulare. Il nostro DNA non è il nostro destino. Ci sono migliaia di studi sull’argomento. Ma la cosa più importante e ovvia: la dieta. Mangia bene, ti senti bene, stai bene. Se non lo fai, starai male in un modo o nell’altro.
  8. Sarebbe dovuto essere il punto 7 con un tono più leggero: “La vita è ciò che ne fai”. Nonostante sia una dura verità è al tempo stesso molto importante. Fai, fai, fai e non lasciarti influenzare da nessuno.

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA.

 

1. Le cose non si svolgono mai come avevi previsto. Avere un piano è come avere una bussola che ti orienta verso i tuoi obiettivi. Ma la vita non è un’autostrada a tre corsie: è una strada dissestata e piena di curve inattese. La chiave non è seguire rigidamente il tuo piano, ma adattarti ai cambiamenti che incontrerai lungo il cammino. Le opportunità, le persone e gli ostacoli che non avevi previsto sono ciò che rendono il viaggio interessante e, spesso, ti conducono a destinazioni migliori di quelle che avevi immaginato. Abbraccia l’incertezza e sii pronto a cambiare direzione quando necessario.

2. Ciò che hai paura di fare è ciò che hai più bisogno di fare. Se vuoi viaggiare, carica lo zaino e parti. Se vuoi diventare un gamer professionista, approccia il gioco con professionalità. Se vuoi diventare un imprenditore, apri la tua azienda. L’azione è il ponte tra l’immaginazione e la realtà.

3. Nel 95% dei casi, la strada più facile è quella sbagliata. Quando la vita ti pone davanti a un bivio e non sai quale sentiero prendere, scegli sempre quello che comincia in salita. All’inizio avrai più energie e sarai più motivato. Affronta subito le difficoltà e poi goditi la discesa.

4. Non puoi aiutare chi non vuole essere aiutato. Soffrire per i dolori degli altri non rende la tua anima più nobile. Non confondere l’empatia con l’autocompiacimento. Più insisti per aiutare, più si creerà resistenza dall’altra parte. Dai la tua disponibilità e non fare altro. Se qualcuno avrà bisogno del tuo aiuto, e sarà pronto a riceverlo, te lo farà sapere.

5. Non arriverà mai il momento in cui ti sentirai pronto. Inseguire un sogno, trasferirsi dall’altra parte del mondo, lasciare un lavoro che non ti piace. Sono tutte scelte difficili e che incutono timore. Ma non c’è molto che puoi fare per renderle più facili e meno incerte. Puoi solo spalancare la porta, saltare dall’aereo e avere fede che il tuo paracadute si aprirà. Le decisioni importanti richiedono coraggio, non certezza.

6. Ogni singola persona che ami morirà, o forse morirai tu prima. Questa è la verità più dura da accettare, ma anche la più importante. La consapevolezza della morte dovrebbe spingerti a valorizzare ogni momento che passi con le persone che ami. Non dare nulla per scontato. Esprimi il tuo amore, mostra gratitudine e crea ricordi significativi. La vita è fragile e preziosa: vivila con pienezza e autenticità.

7. Non esisterà mai un tempo in cui sarai libero dai problemi. La perfezione è un’illusione. Se aspetti le condizioni ideali per essere felice, aspetterai per sempre. La vita sarà sempre piena di sfide e difficoltà. La vera serenità non deriva dall’assenza di problemi, ma dalla capacità di saperseli scegliere e vivere pienamente nonostante la loro esistenza.

 

 

 

Numero3067.

 

da  QUORA

 

Scrive Ari Fitriadin, corrispondente di QUORA

 

7 verità brutali che nessuno vuole ammettere.

 

1. Nessuno è interessato a quanto sia difficile la tua vita. Sei tu l’autore del tuo destino. Continuare a cercare la compassione del mondo esterno è inutile. Focalizzati sull’assumere il controllo delle tue circostanze, lavorando attivamente sulla vita che desideri.

2. Il perfezionismo è una forma di procrastinazione. È molto più utile e produttivo impegnarsi a fare una cosa 100 volte, anche se non perfettamente, che cercare di farla una sola volta al massimo delle tue capacità. La pratica costante, anche se non impeccabile, è ciò che crea maggior progresso. È la quantità che crea la qualità.

3. La ricerca della felicità è ciò che ti impedisce di essere felice? Non è una meta da raggiungere, è già dentro di te. È sempre lì, in sottofondo, in ogni momento. Devi solo imparare a sintonizzarti con essa, attraverso la consapevolezza del momento presente.

4. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma se non ti applichi, non otterrai nulla. Conosco persone piene di talento che non riescono a emergere perché mancano di disciplina e dedizione. Hanno trent’anni e vivono ancora con i genitori. Passano le giornate davanti alla playstation. Si lamentano della loro sfortuna e non fanno nulla di più. Ma la vera causa del loro fallimento è la mancanza di impegno.

5. Conta ciò che fai, non ciò che dici di fare. Le tue azioni quotidiane riflettono i tuoi valori molto più di quanto non lo facciano le tue parole. Non fare il chiacchierone. Sii responsabile e allinea le tue parole ai tuoi comportamenti. Dimostra coerenza e integrità. Invece di parlare incessantemente di ciò che intendi fare, fai.

6. Non puoi cambiare il tuo passato e non puoi prevedere il tuo futuro. L’unico tempo che puoi controllare è adesso. Concentrati sempre sul presente, facendo scelte consapevoli che rispecchiano chi vuoi essere. La creazione avviene sempre qui ed ora.

7. Stai morendo. Dal momento in cui sei venuto al mondo, hai una sentenza di morte che grava su di te. Ogni istante che passa, ti avvicini inesorabilmente a quel momento. Non sei invincibile, quindi non sprecare il tempo che hai a disposizione. Ogni giorno è un dono, una possibilità di fare ciò che ami, di costruire ciò che desideri e di lasciare un segno nel mondo. Smettila di restare paralizzato e comincia a vivere.

Numero3016.

 

da  QUORA

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA.

 

10 verità scomode che nessuno vuole ammettere.

 

1. Tutti coloro che conosci moriranno. Poco importa quanto siamo giovani, in salute o protetti. Ogni giorno che passa, siamo un passo più vicini alla nostra morte. Perciò, assapora ogni istante e impara a trovare la bellezza anche nelle cose più semplici.

2. La vita è ingiusta. C’è chi nasce in condizioni più favorevoli, mentre altri si trovano a lottare fin dal primo respiro. C’è chi nasce bello e chi deve affrontare i pregiudizi legati al proprio aspetto. C’è chi è ricco e chi vive nella miseria. Le guerre non cesseranno mai di esistere e la pace universale non esisterà mai. Fai del tuo meglio per migliorare il mondo, ma non aspettarti di poterlo cambiare.

3. Non puoi controllare ogni cosa. Come disse Mike Tyson: “Tutti hanno un piano, finché non pigliano un pugno in bocca.”

4. Le emozioni non sono fatti oggettivi. Il modo in cui ti senti non riflette necessariamente una percezione accurata della realtà. Le emozioni sono risposte soggettive che possono essere influenzate da molteplici fattori, inclusi i tuoi pensieri, le tue esperienze passate e la tua salute psico-fisica attuale. Coltiva questa consapevolezza e impara a reagire alle situazioni con calma e lucidità.

5. Il cambiamento è inevitabile. Che ti piaccia o meno, tutto è destinato a cambiare: gli amici, le circostanze, il tuo corpo e l’ambiente che ti circonda. Impara ad accogliere il cambiamento e a voltare pagina quando la vita lo richiede. Restare aggrappati al passato non fa altro che generare sofferenza e impedire la tua crescita personale.

6. Il dolore farà sempre parte della tua vita. Ciò che conta è il modo in cui lo affronti. Se scegli di evitarlo, puoi soffrire di meno. Se lo affronti, cresci. Può essere un insegnante severo, ma prezioso.

7. Alcune volte, è troppo tardi. Troppo tardi per chiedere scusa. Troppo tardi per recuperare un amore perduto. Non dare per scontate le persone che ami. Ogni momento trascorso insieme potrebbe essere l’ultimo, e solo quando la vita ci pone di fronte a questa dura verità comprendiamo quanto sia preziosa ogni relazione e ogni istante con coloro che ci sono cari.

8. Fare del tuo meglio non garantisce che ce la farai. Potrebbe essere che il tuo meglio non era (ancora) abbastanza. Magari la fortuna non era dalla tua parte. Esiste un’infinità di variabili che sfuggono al nostro controllo, e questo è un aspetto fondamentale della vita che bisogna imparare ad accettare.

9. Nessuno può salvarti se non tu stesso. Nessun angelo custode, nessun amico, nessun terapeuta, nessun partner può fare il lavoro per te. Possiamo ricevere sostegno e amore dagli altri, ma alla fine, le decisioni che determinano il nostro cammino devono essere prese da noi stessi. Dobbiamo ascoltare il nostro intuito, la voce interiore che conosce la verità e la strada migliore per noi.

10. Abbiamo poco tempo perché lo usiamo male. Seneca disse che non è vero che abbiamo poco tempo, bensì che ne sprechiamo molto. E se ci concedessimo più momenti di pausa per rifocalizzarci sulle priorità della nostra vita? Cosa succederebbe se dedicassi maggiore attenzione alle attività che veramente contano per te, lasciando da parte le distrazioni e le occupazioni inutili?