T U S E I T U
Non diventare
ciò che odii
negli altri.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
T U S E I T U
Non diventare
ciò che odii
negli altri.
da QUORA
Scrive Francisco Goya, corrispondente di QUORA
D O N N E S I N G L E
Il motivo per cui oggi esiste una quantità impressionante di donne mature single non è certo il complotto cosmico che qualcuno ama evocare, ma una rivoluzione silenziosa che ha cambiato più la psicologia sociale che la demografia: per la prima volta nella storia occidentale una generazione di donne non dipende da un uomo per sopravvivere, e quando smetti di essere obbligata a scegliere, inizi finalmente a scegliere davvero.
Molte non sono single perché “nessuno le vuole”, ma perché non hanno più intenzione di perdere tempo con uomini emotivamente analfabeti, narcisisti stanchi, eterni adolescenti travestiti da quarantenni, o soggetti incapaci di reggere una relazione che non sia centrata sul loro ombelico.
Da un punto di vista psicologico, queste donne hanno raggiunto un livello di autonomia affettiva che gli uomini della loro stessa età spesso non hanno sviluppato: sanno cosa vogliono, cosa non vogliono, e non hanno il terrore di restare sole perché hanno costruito un’identità che non crolla quando la relazione finisce.
Socialmente, paghiamo lo scotto di decenni in cui i rapporti erano basati più sui ruoli che sui sentimenti, e quando quei ruoli sono saltati, molti uomini si sono ritrovati senza gli strumenti emotivi per costruire legami paritari, mentre molte donne hanno imparato a respirare meglio da sole che male accompagnate.
Politicamente, il paradosso è che mentre qualcuno continua a predicare il ritorno alla famiglia “tradizionale”, è proprio l’assenza di politiche serie su lavoro, welfare, parità retributiva e conciliazione vita-lavoro ad aver spinto molte donne verso una indipendenza obbligata, che poi hanno scoperto essere anche una libertà insperata.
Quindi sì, ci sono molte donne mature single perché, per la prima volta, possono permettersi di esserlo senza pagare un prezzo sociale devastante, e soprattutto perché una relazione oggi deve migliorare la vita, non semplicemente riempirla: e quando gli uomini si presenteranno con maturità, empatia e capacità di costruire, le troveranno ancora lì — non in attesa, ma in cammino, disponibili solo a chi sa davvero camminare accanto.
L A V E R A L I B E R T A’
Ho smesso di vivere come
gli altri volevano che vivessi.
Ho smesso di sacrificare
me stesso per soddisfare
le aspettative altrui.
Perché essere liberi non è
un privilegio, ma una scelta.
Friedrich Nitzsche
I L P O S T O G I U S T O
Vado dove mi accolgono,
dove so che mi aspettano,
dove sento che mi apprezzano.
Dove dicono: “Mi sei mancata”.
E dove mi mostrano tutto
quello che dicono di sentire.
Lì, in quel posto, ci sono io.
Tutto il resto è passaggio,
formalità, cordialità,
ma non presenza.
Carla Badrudi
C R E S C E R E
Crescere significa
anche lasciar andare
chi non cammina
più al tuo passo.
Non è freddezza,
ma è rispetto per
la tua evoluzione.
Quando impari a
scegliere chi ti fa bene,
la tua vita inizia
a respirare di nuovo.
Arriva un giorno
in cui capisci che
non puoi più essere
tutto ciò che eri.
Che per vivere davvero
devi lasciar cadere
pezzi di te, come fa
un albero che si libera
delle foglie secche.
Le persone, le abitudini,
le paure che ti hanno
accompagnato fin qui,
non tutte possono
venire ancora con te.
E, nel silenzio del tempo,
che passa inesorabile,
tra ciò che perdi e ciò
che ancora ti resta,
tu scopri che rinasci.
Più leggera, vera, tua.
da YouTube
P E S I N O N T U O I
Diventare adulti non significa sopportare tutto. Significa capire quali pesi sono tuoi.
E quali ti sono stati messi addosso..
Le colpe degli altri, le aspettative, le ferite che non ti appartengono.
Non è egoismo scaricarle a terra. È rispetto.
Perché non puoi camminare libera, se vivi trascinando fardelli non tuoi.
@healingsoulmusic436
L A D R O G A D E I S O C I A L
Attenti a quelli che,
continuamente,
cercano la folla.
Perché, da soli,
non sono nessuno.
Charles Bukowski.
P E R E S S E R E F E L I C E ( SMETTI DI ….)
1 Smetti di chiedere il permesso per essere te stesso/a.
2 Smetti di cercare approvazione da chi non ti capisce.
3 Smetti di rimandare la tua felicità a “quando andrà tutto bene”.
4 Smetti di pensare di non essere abbastanza.
5 Smetti di voler salvare chi non vuole essere salvato.
6 Smetti di confrontarti con chi vedi sui social o intorno a te.
7 Smetti di trattenere chi ti fa sentire piccola.
8 Smetti di giustificare la mancanza d’amore.
9 Smetti di spegnere la tua luce per non disturbare.
10 Smetti, finalmente, di dimenticarti di te.
@AnimaOltreilimiti80
A U T O S T I M A
1 Confini chiari, dire “no” non ti fa perdere, ti fa ritrovare.
2 Silenzio selettivo, non rispondi a tutto, non per paura, ma per pace.
3 Assenza strategica, smetti di inseguire chi non ti vede, smetti di mendicare presenza.
4 Sguardo alto, non abbassi più gli occhi davanti a nessuno.
5 Pace interiore, non devi convincere nessuno. La verità parla da sola.
6 Autenticità radicale, niente più maschere per piacere. Resti vero/a anche se tremi.
7 Zero compromessi, non svendi la tua essenza per uno sguardo approvante.
8 Solitudine sacra, non la temi più. La scegli per rigenerarti.
9 Energia alta, non tutti restano. Chi resta è vero.
10 Amore sovrano, non serve essere scelto/a. Perché sei tu a scegliere.
@AnimaOltreilimiti80
R E G O L E D I V I T A
Taglia i contatti con chi ti usa, anche se è di famiglia.
La sincerità estrema può farti perdere degli amici, … e va bene così.
Se non ti valorizzano al lavoro, o in quello che fai, cerca altro.
Le scuse non valgono senza un cambiamento.
Non devi spiegare le tue scelte a chi non vive la tua vita.
Più dai senza ricevere, più la gente si abitua a sfruttarti.
@ProGix
U N A P E R S O N A I N T R O V E R S A
Si ricarica stando da sola, non è isolamento, è ricarica.
Ama le conversazioni profonde, detesta la superficialità.
Osserva prima di agire, preferisce capire prima di esporsi.
Ha un mondo interiore ricchissimo, ma non lo mostra a tutti.
Parla poco in gruppo, ma ascolta con attenzione.
Preferisce scrivere, pittosto che parlare di getto.
Seleziona poche persone, a cui tiene profondamente.
Ha bisogno di tempo per aprirsi, non è timidezza, è selettività.
Si sente scarica dopo troppa socialità.
Riflette molto, a volte anche troppo, prima di prendere una decisione.
@AnimaOltreilimiti80.
R I S C A T T O D I D O N N A
Si ascolta prima di chiedere pareri esterni.
Non si forza più a restare dove non vibra.
Si tratta con la stessa cura che dava agli altri.
Non si colpevolizza per mettere se stessa al primo posto.
Rallenta quando ha bisogno, anche se il mondo corre.
Si lascia spazio per sentire, non solo per fare.
Si prende la libertà di deludere chi si aspettava altro.
Non si sabota più per farsi accettare.
Celebra le sue piccole vittorie come traguardi immensi.
Si guarda allo specchio e finalmente si riconosce.
Dice basta al “meglio di niente”.
Smette di abbassare i suoi standard per sentirsi amata.
Si chiede “come mi fa sentire?” prima di dire sì.
Non accetta più ruoli di seconda scelta.
Lascia andare chi la confonde, anche se lo ama.
Si libera dalla paura di restare sola.
Smette di giustificare il poco con “almeno c’è”.
Sceglie connessioni profonde, non presenze comode.
Affronta la verità, anche quando fa male.
Si guarda dentro e dice:”merito di più, punto!”.
@AnimaOltreilimiti80.
Indice dei contenuti
Tore Kesicki, psicologo, mental coach e volto noto di TikTok, ha acceso il dibattito con un video diventato virale in poche ore.
In un video di 2 minuti, ha elencato nove aspetti della propria vita che andrebbero tenuti segreti.
Nessuna eccezione.
Nemmeno per il migliore amico, nemmeno per la persona amata e – a suo dire – nemmeno ai genitori.
Secondo lui, certe cose vanno custodite gelosamente, per evitare delusioni, giudizi o – peggio ancora – sabotaggi.
Le sue parole hanno raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni, ma anche commenti contrastanti.
C’è chi lo considera troppo diffidente, quasi cinico.
Ma molti utenti, soprattutto adulti, hanno ammesso di rivedersi in quelle riflessioni.
Un commento molto apprezzato dice tutto: “Ieri ho detto troppo di me stesso a una persona e me ne sono già pentito”.
Kesicki è diretto: “Quando condividi i tuoi sogni, qualcosa si inceppa”.
Secondo lui, raccontare i propri obiettivi prima di averli raggiunti può bloccare il processo.
Come se le parole togliessero energia al progetto.
Ma c’è di più. Una volta rivelato un sogno, entrano in gioco dinamiche esterne, aspettative, pressioni e – soprattutto – giudizi non richiesti.
Finché un obiettivo non è realtà, tenerlo per sé potrebbe proteggerlo. Anche dalle influenze negative delle persone più vicine.
Uno dei passaggi più forti del video riguarda la sfera economica.
Kesicki racconta: “A 22 anni guadagnavo più di mio padre. Gliel’ho detto e ho visto la gelosia nei suoi occhi. Non lo dimenticherò mai”.
Non tutti riescono a gioire per il successo altrui.
Parlare apertamente di soldi, stipendi o patrimoni personali può generare disagio, invidia o competizione, anche nei rapporti più stretti.
In un mondo che tende a misurare il valore personale in base al conto in banca, meglio evitare dettagli superflui.
“Le tue debolezze possono diventare armi nelle mani sbagliate”, avverte Kesicki.
Confidare fragilità emotive, paure o limiti a qualcuno può sembrare un gesto di fiducia. Ma è anche un rischio.
Oggi si è amici, domani magari no.
E quello che un tempo era uno sfogo intimo, può trasformarsi in un punto debole esposto.
Vale anche per i problemi familiari: “Magari tu li vivi come gravi, ma per altri sono sciocchezze. E ti giudicano”.
Non tutto va raccontato, perché non tutti hanno la sensibilità per capirlo o il rispetto per custodirlo.
“Molte persone non hanno piani per il futuro. Se racconti i tuoi, li fai sentire inadeguati”, spiega Kesicki.
Parlare della propria prossima “mossa” – un cambio di lavoro, un lungo viaggio, un trasferimento, un progetto ambizioso – può accendere meccanismi di invidia in chi si sente fermo o insoddisfatto.
Non tutti saranno felici dei tuoi traguardi.
Per alcuni, il tuo entusiasmo è un fastidio. E lo mostrano con frecciatine, disinteresse o sabotaggi sottili.
Meglio coltivare i progetti in silenzio, almeno finché non si concretizzano.
Un altro tema delicato toccato dallo psicologo riguarda la fiducia.
“Oggi il partner può diventare il tuo peggior nemico nel giro di un secondo”, afferma senza mezzi termini.
Non è paranoia, dice: è esperienza. Troppe storie finite con rancori e tradimenti partiti da una confidenza sbagliata.
Vale per i segreti personali, ma anche per la vita privata: dettagli intimi, storie passate, dinamiche familiari.
“Non dirlo a nessuno. Se oggi ti fidi, domani potresti pentirtene”.
E poi c’è la questione dei beni materiali: “Se hai una barca, un’auto o un elicottero, non dirlo. Anche lì scatta la gelosia. Pensi che tutti siano felici per te? Non è così”.
A volte basta un dettaglio per cambiare lo sguardo di qualcuno su di te.
Infine, un consiglio che Kesicki definisce personale: non condividere gli atti di gentilezza.
Nessuna foto, nessun post, nessun racconto autocelebrativo.
“Fallo per te stesso. Non per vantarti. La bontà vera è silenziosa”.
In un’epoca in cui tutto viene documentato e condiviso, questo suggerimento suona quasi rivoluzionario.
Forse perché tocca una verità più profonda: non tutto deve diventare condiviso.
Alcune cose, forse le più preziose, meritano di restare solo nostre.
Il video di Tore Kesicki ha ricevuto migliaia di commenti.
Alcuni utenti lo definiscono esagerato, pessimista, incapace di fidarsi. Ma c’è anche chi lo appoggia:
“Con l’età, aumentano le delusioni. E diminuisce la voglia di aprirsi con chiunque”, scrive una donna di 47 anni.
Altri ammettono di aver imparato la lezione a proprie spese.
Il contenuto, per quanto semplice, ha toccato un nervo scoperto: quanto possiamo davvero fidarci degli altri?
Quanto raccontare di noi stessi ci espone a rischi invisibili?
E soprattutto: siamo davvero sicuri che chi ci ascolta voglia il nostro bene?
Alessia Alfonsi
Parlare di felicità con Arthur Schopenhauer può sembrare un paradosso. Filosofo del pessimismo, pensatore lucido e radicale, autore dello straordinario, Il mondo come volontà e rappresentazione, Schopenhauer ha dedicato gran parte della sua vita a studiare il dolore, l’illusione, l’insoddisfazione come tratti costitutivi dell’esistenza.
Eppure, proprio per questo, le sue riflessioni sul come essere felici sono tra le più oneste, concrete e utili che si possano leggere.
Per lui, la felicità non è euforia né trionfo, ma assenza di dolore, equilibrio interiore, capacità di bastarsi.
Non esiste un segreto magico, ma un modo sobrio e consapevole di attraversare il mondo senza farsi travolgere. Non si può possedere la felicità, ma si può imparare a coltivarla come una forma di intelligenza, una disciplina dello spirito.
In tempi in cui la felicità è spesso trattata come un dovere da esibire, Schopenhauer ci libera da ogni illusione, e ci insegna a riconoscere il valore dei piccoli piaceri, della solitudine creativa, della moderazione.
E a capire che, forse, essere felici non significa avere tutto, ma volere meno.
Aforismi sulla saggezza della vita: un testo fondamentale per chi vuole conoscere il pensiero più “pratico” del filosofo.
In queste pagine, Schopenhauer si distacca dal sistema teorico per parlare della vita quotidiana, del carattere, del piacere, del dolore e sorprendentemente della felicità.
Detestava la società, ma amava i cani. Schopenhauer viveva spesso in solitudine, ma era sempre accompagnato dal suo barboncino, Atma. Diceva che era l’unico essere veramente sincero.
Non si fidava dei filosofi troppo ottimisti. Considerava Rousseau, Hegel e compagnia bella dei venditori di fumo. Per lui, il dolore era parte strutturale della vita, non un errore da correggere.
Leggeva i testi buddhisti e gli Upanishad. Era affascinato dalla filosofia orientale, che influenzò profondamente la sua idea di felicità come liberazione dal desiderio.
Sapeva ridere, ma solo con sarcasmo. La sua ironia era tagliente, ma spesso geniale.
Nei suoi scritti sul come essere felici non manca mai un fondo di humour nero, terapeutico.
In un mondo che ci bombarda di stimoli e promesse, Schopenhauer è quasi una voce controcorrente.
Ci spoglia delle illusioni, ci invita alla misura, alla sobrietà, al ritorno all’essenziale.
Ma non lo fa per renderci tristi, al contrario, lo fa per aiutarci a distinguere ciò che è inutile da ciò che conta davvero.
Le sue frasi sono come piccole spine che pungono l’anima, ma dopo il dolore portano chiarezza.
Ci insegnano che la felicità non è il contrario del dolore, ma la sua gestione intelligente.
Che la serenità vale più dell’euforia.
E che, per essere felici, forse non dobbiamo cercare di aggiungere, ma imparare a togliere.
1. La felicità appartiene a coloro che bastano a se stessi.
– Aforismi sulla saggezza della vita, par. I
Per Schopenhauer, l’autosufficienza è la vera base della felicità. Chi dipende poco dagli altri, soffre meno.
2. Ogni felicità è di natura negativa, ossia consiste nell’assenza di dolore.
– Il mondo come volontà e rappresentazione, 68
Una delle sue idee chiave: la vera felicità non è eccesso di gioia, ma pace, tregua, respiro.
3. Il sommo bene è la serenità.
– Aforismi sulla saggezza della vita, par. III
La serenità non fa rumore, ma dura. È lo stato più vicino alla felicità per chi conosce il dolore.
4. Il segreto della felicità è: avere interessi, ma non dipendere da essi.
– Parerga e paralipomena
Appassionarsi, ma senza attaccamento. Un equilibrio difficile, ma liberatorio.
5. La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente.
– Aforismi sulla saggezza della vita, par. II
La felicità inizia dal corpo. Senza una base fisica stabile, tutto il resto vacilla.
6. Chi ha poca volontà ha poca sofferenza.
– Il mondo come volontà e rappresentazione, 57
Volere troppo è fonte di infelicità. Chi sa limitare i desideri, soffre meno e vive meglio.
7. La vita oscilla come un pendolo fra dolore e noia.
– Il mondo come volontà e rappresentazione, 57
Una frase amara ma illuminante: la felicità sta forse nel trovare un ritmo sostenibile tra queste due forze.
8. Una delle più grandi libertà sta nel non dover compiacere nessuno.
– Parerga e paralipomena
Essere liberi dallo sguardo altrui è già una forma di felicità. Autenticità come forma di pace.
9. Nulla contribuisce più alla felicità che una buona disposizione d’animo.
– Aforismi sulla saggezza della vita, par. II
Il nostro carattere conta più delle circostanze. Coltivare serenità è più utile che inseguire eventi.
10.L’uomo felice è colui che vive in armonia con la propria natura.
– Parerga e paralipomena
Non c’è felicità impersonale: ognuno deve capire la propria forma, e viverla con coerenza.
BARUCH DE ESPINOZA (SPINOZA), ebreo sefardita, filosofo razionalista (1632 – 1677)
Chi detiene il potere
ha bisogno che le persone
siano affette da tristezza.
Questo è uno dei pensieri controcorrente di questo martire dell’umanità.
QUI DI SEGUITO ALCUNI SUOI RAGIONAMENTI
1 Smetti di lottare contro l’inevitabile.
L’universo segue le proprie leggi e la nostra frustrazione nasce dal non comprenderle o dal desiderare che siano diverse.
2 La libertà non consiste nel fare ciò che vogliamo, ma nel comprendere perché vogliamo ciò che vogliamo.
La persona libera non è quella che fa ciò che le pare, ma quella che agisce sulla base della conoscenza e non della reazione automatica.
Chi non conosce se stesso non è libero.
3 La felicità non si trova all’esterno, ma nella chiarezza interiore.
La nostra felicità non si basa su ciò che possediamo, ma su come comprendiamo la nostra stessa esistenza.
4 L’amore basato sulla dipendenza non è amore ma schiavitù.
L’amore è una forza che deve nascere dalla comprensione e non dal possesso.
Amare non è cercare nell’altro ciò che ci manca, ma condividere con lui ciò che già siamo.
La vera connessione con un altro essere umano non si fonda sul bisogno ma sulla libertà.
Nessuno può completare nessuno, perché nessuna relazione può riempire il vuoto di chi non ha imparato a stare in pace con se stesso.
L’amore più forte non è quello che nasce dalla paura della solitudine, ma quello che si dona senza pretese, senza l’ossessione di trattenere o l’angoscia di perdere.
Amare è comprendere e comprendere è accettare che l’altro non ci appartiene.
5 La paura è la radice della schiavitù, sia mentale che emotiva.
Temiamo il futuro, l’opinione degli altri, il dolore, la morte.
Ogni paura nasce dall’ignoranza.
La paura non può esistere senza la speranza, né la speranza senza la paura.
Finché continueremo a sperare che il mondo funzioni come vogliamo, la paura continuerà a governare le nostre vite.
Il potere che la paura esercita su di noi dipende dal fatto che ci fa credere di non avere controllo sulla nostra esistenza, ci spinge a cercare salvatori, guide, autorità esterne che ci dicano cosa fare e cosa pensare.
Per questo la paura è lo strumento più efficace per la manipolazione.
Chi controlla la paura della gente ne controlla anche la volontà.
I governi, le religioni, i sistemi di potere hanno usato la paura per mantenere le persone nella sottomissione, facendo loro credere di aver bisogno di essere protette da minacce che spesso nemmeno comprendono.
Ma chi capisce la natura della paura smette di essere schiavo.
Si tratta di non lasciarsi governare da ciò che non possiamo controllare.
La paura ci fa vedere problemi dove non ci sono, ci obbliga a vivere in un’ansia costante per cose che, forse, non accadranno mai.
L’unico modo per superare la paura è la conoscenza.
Quando la paura smette di esercitare il suo dominio, la libertà diventa un ideale vicino ed un modo nuovo di vivere.
6 Il pensiero razionale è l’unica via verso la vera libertà.
La maggior parte delle persone crede di essere libera perché può scegliere fra diverse opzioni.
Ma questa è un’illusione.
Non è libero chi agisce per impulso, chi si lascia trascinare dalle emozioni o dalle aspettative degli altri.
La libertà autentica non è fare ciò che vogliamo in un determinato momento, ma comprendere perché vogliamo ciò che vogliamo e decidere con chiarezza.
Un uomo è libero nella misura in cui vive secondo ragione.
Non significa che la ragione debba annullare le emozioni, ma che queste non devono governarci senza la nostra comprensione.
Il problema è che molti confondono la propria libertà con la soddisfazione immediata dei propri desideri.
La persona veramente libera non è quella che segue ogni impulso, ma quella che ha compreso la natura dei propri pensieri.
La rabbia, l’invidia, l’avidità, l’attaccamento incontrollato, tutte queste emozioni che ci imprigionano sono ostacoli alla libertà, non perché siano cattive in sé, ma perché offuscano il nostro giudizio e ci rendono schiavi di reazioni automatiche.
La ragione non è fredda o priva di umanità, ma è il cammino che ci permette di agire in funzione di ciò che è realmente benefico per noi.
Questo consiglio non significa che dobbiamo essere completamente razionali in ogni momento, ma che la ragione deve essere la nostra guida.
Quanto più comprendiamo il mondo e la nostra natura, tanto meno dipendiamo da illusioni e false aspettative.
La libertà non è vivere senza regole, ma vivere con comprensione e chi ha raggiunto questo stato non è più prigioniero del proprio ambiente, perché ha trovato dentro di sé la fonte del proprio potere.
7 La pace interiore si trova nell’armonia con la natura, non nel senso di ritirarsi nei boschi, o di disconnettersi dal mondo, ma nell’accettare che siamo parte di un tutto più grande che non possiamo controllare.
L’uomo libero non pensa a nulla meno che alla morte e la sua saggezza è una meditazione non sulla morte ma sulla vita.
Non ha senso vivere nella paura del destino, della perdita, del cambiamento.
La natura segue il suo corso, con o senza la nostra approvazione e, prima lo comprendiamo, prima possiamo vivere senza angoscia.
Questa visione è radicalmente diversa da altre filosofie che cercano la felicità in ideali irraggiungibili o in promesse di un’altra vita.
Il senso dell’esistenza non sta in ciò che speriamo ma in ciò che già è.
La gioia non è una meta futura, ma uno stato che nasce quando smettiamo di lottare contro l’inevitabile.
Non è l’assenza di problemi a darci serenità, ma la comprensione che la nostra sofferenza nasce dalla nostra resistenza ad accettare la realtà.
Chi comprende questo non vede più la vita come un campo di battaglia, ma come l’espressione della natura che, semplicemente, è.
Non è una strada facile, non ci sono promesse di un conforto immediato.
Ci vuole un cambiamento profondo nel nostro modo di vedere il mondo.
Ma chi lo comprende, scopre qualcosa che pochi riescono a trovare, una libertà che non dipende da nulla di esterno, una felicità che non si spezza con le circostanze, una vita in cui non si cerca più di fuggire dal presente, ma di abitarlo e viverlo in totale chiarezza e pienezza.
E, forse, dopo tutto, questa è forse l’unica vera maniera di superare la paura, il dubbio e la sofferenza.
Non è tutto qui il pensiero di Spinoza: ci sono molti altri argomenti di carattere teologico, metafisico e fideistico che hanno fatto sollevare contro di lui tutta la comunità ebraica olandese, portatrice e custode dei dogmatismi ancestrali di quella religione.
Per aver detto le cose sopra scritte e per le sue posizioni contrarie alle istituzioni religiose ebraiche, tale e tanto era il livore che nutrivano i suoi correligionari nei suoi confronti che le autorità religiose formularono un anatema spaventoso contro di lui, una scomunica che è qui sotto riportata.
“Secondo la decisione degli angeli e del giudizio dei santi,
bandiamo, scomunichiamo, malediciamo e cacciamo Baruch de Espinoza.
Sia maledetto nel giorno, sia maledetto nella notte, sia maledetto quando si posa, sia maledetto quando si leva, sia maledetto se esce, sia maledetto se entra.
Che Dio mai lo perdoni.
L’ira e il furor di Dio si infiammino contro quest’uomo e riversino su di lui tutte le maledizioni che stanno scritte nel libro della legge.
Si cancelli il suo nome sotto il cielo.
Che Dio lo recida, per il suo tormento, dal ceppo di Israele, con tutte le maledizioni che stanno scritte nel libro della legge.
Noi ordiniamo che nessuno abbia rapporti orali o scritti con lui, che nessuno lo soccorra, che nessuno rimanga con lui sotto il suo tetto, che nessuno gli si avvicini a meno di 4 passi, che nessuno legga alcuno scritto redatto o pubblicato da lui.”