Numero2736.

 

LA FORMULA DI SOCRATE 

di Cristina Dell’acqua.

 

Fate meditazione? Pensate che sia importante conoscere se stessi? (parliamo spesso di consapevolezza). Dubitate, senza per questo scivolare nel complottismo? Forse non lo sapete, ma siete potenziali discepoli di Socrate. Proprio lui, il filosofo greco.

Per usare un lessico moderno dovremmo dire che era un rompipalle (gli Ateniesi lo definivano un “tafano”), uno che insinua il dubbio, manda al macero le certezze. Un tipo provocatorio. Gentile, ma ribelle. Però più contemporaneo di altri, vicino al nostro presente.

Non ha lasciato niente di scritto. Tutto quello che sappiamo ce lo racconta Platone nei Dialoghi, dall’arte del dubbio alla cura, dall’amore alla condanna a morte con l’accusa di non credere negli Dei tradizionali e di corrompere i giovani. E se fosse arrivato il momento di riscoprirlo?

È l’idea di Cristina Dell’Acqua, appassionata di sperimentazione didattica, che insegna latino e greco al Collegio San Carlo di Milano, con La formula di Socrate, un saggio moderno senza esagerare ( le avevano suggerito di mettere in copertina Socrate con un cellulare e ha detto di no) che rivaluta la “tafanitudine” del filosofo e invita a tirar fuori il meglio di sé.

E allora proviamo a portare la formula di Socrate ai giorni nostri.

Il mondo è cambiato, la provocazione è lo sport nazionale: ne abbiamo ancora bisogno?

Sì, ma come la intendeva il filosofo. La provocazione oggi, non è dubbio, ma urlo, arroganza, egoismo. È marketing. È far parlare di sé, conquistare l’attenzione. Il metodo Socrate è l’opposto: ha la pacatezza delle opinioni, la forza dello spirito critico, senza il punto di vista del partito preso.

Facciamo un esempio?

L’intelligenza artificiale: chi la ama, chi la odia, chi ne ha semplicemente paura senza conoscerla. Piuttosto che scegliere l’opinione di un altro, ragionare, farsene una propria. Non demonizzare i vari Chatbot, ma dar loro valore nella maniera giusta. Non si tratta di saper fare e basta, ma di saper pensare. Uno che ti obbliga a riflettere è fastidioso, ma ti fa crescere, fiorire. Lo dico soprattutto per i ragazzi.

Oggi molti preferiscono diventare influencer per avere seguaci, successo, fama. Come si fa?

Capisco l’idea di appartenenza che rafforza gusto e passioni, ma ecco il “tafano” socratico. TiKTok, Istagram, i social media in genere ti fanno credere di essere sapiente, invece non è così. L’obiettivo dovrebbe essere diventare influencer di se stessi, soggetto e non oggetto, non preda delle mode altrui, non cortigiani, ma prìncipi. Dovremmo avere il coraggio di essere tutti un po’ più fastidiosi, un po’ più “tafani”.
Cerchiamo di essere accomodanti, ma in realtà è il dubbio – e chi invita a esercitarlo – a farti crescere. Dovremmo tirare fuori il filosofo che è dentro di noi. Socrate deve questa immagine alla madre, che faceva la levatrice

N.d.R.: la Maieutica era l’arte della levatrice: come la madre estraeva il parto dal ventre della gestante, così Socrate estraeva le idee dalla mente del giovane interlocutore che questi già aveva in sé, ma che non erano mai state espresse e manifestate, neanche a lui stesso.

Va bene, abbiamo cominciato a dubitare. E dopo?

Invece che verso l’esterno, dobbiamo proiettarci verso l’interno. Il boom di pratiche come mindfulness (consapevolezza) e meditazione ci dicono che ne abbiamo bisogno, che è la via giusta. “Conosci te stesso” era la frase scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Sapere chi siamo, e soprattutto chi non siamo, è la formula dell’equilibrio di ogni esistenza. Altrimenti finiremo per vivere la vita di qualcun altro.

 

 

 

Numero2733.

 

da QUORA

 

ANCORA  SULLE  PERSONE  INTELLIGENTI

 

Le persone intelligenti hanno le seguenti caratteristiche:

 

1)Non seguono mai l’opinione popolare, perché la maggior parte delle persone comuni ha torto sulla maggior parte delle questioni.

2)Non si fidano di tutto ciò che viene affermato essere vero, a meno che non accertino la verità da soli tramite le proprie ricerche e analisi, perché sanno che ciò che viene loro liberamente raccontato di solito è spazzatura.

3)Si fidano della propria opinione più di chiunque altro poiché formano la loro opinione sulla base della logica e del ragionamento.

4)Sono studenti a vita poiché sanno che rispetto alla conoscenza totale disponibile nel mondo, ne sanno solo un po’.

5)Imparano da ogni persona e da ogni episodio della vita attraverso la prudenza riflessiva e la contemplazione.

6)Non consigliano le persone stupide anche quando a loro viene chiesto di farlo perché sanno che quelle persone stupide non potranno mai accettare la verità (ecco perché sono stupide).

7)Non litigano con gli stupidi perché sanno che li trascineranno al loro livello e li batteranno con l’esperienza. (Mark Twain).

8)Quando vengono attaccati verbalmente da una  persona stupida, non le danno corda, poiché sanno che sarebbe solo del tempo sprecato.

9)Non cercano denaro, fama o potere, perché sanno che il desiderio di queste cose è la radice di tutta l’infelicità nel mondo.

10)Non sprecano il loro tempo inseguendo ciò che il mondo considera importante. Piuttosto passano il loro tempo a conoscere se stessi e fanno ciò che dà loro gioia e soddisfazione.

Le persone intelligenti non farebbero nulla che vada contro questi principi.

Numero2689.

 

da WIKIPEDIA

 

L’ ESPERIMENTO  DI  ASCH

 

Un esempio di scheda utilizzata nell’esperimento. La linea di sinistra è la linea di riferimento, le tre linee a destra sono le  linee di confronto.

 

L’esperimento di Asch è stato un esperimento di psicologia sociale condotto nel 1951 dallo psicologo polacco Solomon Asch.

L’assunto di base del suo esperimento consisteva nel fatto che l’essere membro di un gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni visive di una persona. L’esperimento si focalizzava sulla possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni di dati oggettivi, senza ricorrere a false informazioni sulla realtà o a distorsioni oggettive palesi. Il lavoro di Asch influenzò Stanley Milgram (che fu allievo di dottorato dello stesso Asch) e le sue successive ricerche.

Il protocollo sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 collaboratori/complici dello sperimentatore all’insaputa dell’ottavo (soggetto sperimentale), si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo sperimentatore presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza in ordine decrescente mentre su un’altra scheda vi era disegnata un’altra linea, di lunghezza uguale alla prima linea della prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni “normali”, alla terza serie di domande i complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e palesemente errata.

Il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o penultimo, in un’ampia serie di casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in maniera scorretta, conformandosi alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima di lui. In sintesi, pur sapendo soggettivamente quale fosse la “vera” risposta giusta, il soggetto sperimentale decideva, consapevolmente e pur sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione esplicitata dalla maggioranza. Solo una piccola percentuale si sottraeva alla pressione del gruppo, dichiarando ciò che vedeva realmente e non ciò che sentiva di “dover” dire.

Risultati

Nell’esperimento originale di Asch, il 25% dei partecipanti non si conformò alla maggioranza, ma il 76% si conformò almeno una volta alla pressione del gruppo (ed il 5% dei soggetti si adeguò ad ogni singola ripetizione della prova).

 

CONFORMISMO

 

Con il termine conformismo si fa riferimento a un atteggiamento o tendenza ad adeguarsi o omologarsi a opinioni, usi e comportamenti pre-definiti e politicamente o socialmente prevalenti. Questo atteggiamento si può notare ad esempio nel modo di vestire o nel comportamento, o anche nelle idee e nei modi di pensare. Questo atteggiamento viene definito in psicologia con il termine conformità.

L’atteggiamento conformista

In ambito sociale si definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera espressione soggettiva in modo più o meno marcato, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo, sia di idee e di aspetto esteriore che di regole, alla forma espressa dalla maggioranza o dal gruppo di cui è parte.

L’origine del conformismo risiede molto spesso nella radice animale dell’essere umano che attinge le sue paure dalla solitudine fuori dal branco. È una sorta di comportamento mimetico: l’individuo si nasconde nell’ambiente sociale nel quale vive, assumendone i tratti più comuni, in termini di modi di essere, di fare, di pensare. Il senso di protezione che ne deriva rafforza ulteriormente i comportamenti conformisti.

L’anticonformismo

L’atteggiamento opposto al conformismo viene definito anticonformismo e consiste quindi in un rifiuto delle idee e dei comportamenti prevalenti.

Infatti, normalmente, le persone non conformiste hanno già sviluppato un livello di coscienza diverso che permette loro di poter sfidare i comportamenti comuni senza soffrirne.

Solitamente si hanno personalità non conformiste negli artisti, negli scienziati, nei filosofi, negli intellettuali, negli statisti e nei santi, quindi in tutti coloro che si danno la possibilità di libera espressione di sé stessi fuori dalla forma già predefinita dall’ambito sociale e storico in cui vivono.

L’antropologo francese René Girard ha svolto uno studio approfondito delle dinamiche di imitazione reciproca tra gli esseri umani, che a livello sociale conducono appunto al conformismo e ad altri automatismi di notevole importanza. Nel quadro teorico di Girard, l’imitazione è la caratteristica fondamentale dell’essere umano (teoria mimetica). Girard rivela quindi che dietro ogni pretesa di anticonformismo si nasconde un altro comportamento conformista: l’anticonformista, che non sopporta di ammettere la sua somiglianza con gli altri esseri umani, si appoggia alla massa per sollevarsi al di sopra di essa, ma in questo movimento si lascia ispirare (imita, si conforma a…) quegli “anticonformisti” che lo hanno preceduto, nel suo o in altri campi e inoltre dimostra la sua dipendenza da quella massa che disprezza tanto: senza massa da cui distinguersi, non si ha niente da cui distinguersi.

Conformismo e obbedienza

In psicologia sociale, accanto al concetto di conformismo, vi è quello di obbedienza, laddove l’obbedienza implica anche conformismo. È attraverso la socializzazione che le persone imparano a conformarsi a certe norme e a obbedire a certe figure di autorità. A tal proposito Stanley Milgram ha proposto quattro concetti chiave con i quali mettere in evidenza tali assunti. Questi concetti si ravvisano in: gerarchia (fra persone di status diseguale vige usualmente un rapporto di obbedienza, fra persone di pari status emerge il conformismo), imitazione (l’obbedienza non comporta imitazione, il conformismo sì), contenuto esplicito (comandi espliciti si associano all’obbedienza, richieste tacite ed implicite presuppongono conformismo) e volontarietà (chi obbedisce fa riferimento all’obbedienza nello spiegare il loro comportamento, chi si conforma fa riferimento alla volontarietà). Tali concettualizzazioni sono state criticate per la loro riduttività, ma al contempo danno una visione efficace del rapporto tra conformismo e obbedienza.

Conformismo indotto dai mass media

Sono oggetto di studio gli effetti della comunicazione di massa sul conformismo. Risale agli anni settanta del Novecento la teoria della spirale del silenzio sviluppata da Elisabeth Noelle-Neumann, fondatrice, nel 1947, dell’Istituto di Demoscopia di Allensbach (Institut für Demoskopie Allensbach) a Magonza. La tesi di fondo è che i mezzi di comunicazione di massa, ma soprattutto la televisione, grazie al notevole potere di persuasione sui riceventi e quindi, più in generale, sull’opinione pubblica, siano in grado di enfatizzare opinioni e sentimenti prevalenti, mediante la riduzione al silenzio delle opzioni minoritarie e dissenzienti.

Nello specifico, la teoria afferma che una persona singola è disincentivata dall’esprimere apertamente e riconoscere a sé stessa un’opinione che percepisce essere contraria alla opinione della maggioranza, per paura di riprovazione e isolamento da parte della presunta maggioranza. Questo fa sì che le persone che si trovino in tali situazioni siano spinte a chiudersi in un silenzio che, a sua volta, fa aumentare la percezione collettiva (non necessariamente esatta) di una diversa opinione della maggioranza, rinforzando, di conseguenza, in un processo dinamico, il silenzio di chi si crede minoranza.

Uno degli effetti della spirale del silenzio è l’esercizio, da parte dei mass-media, di una pervasiva funzione conformista di omologazione e conservazione dell’esistente, ostili al rinnovamento delle sensibilità, dei gusti, delle opinioni.

Rispetto al conservatorismo, si aggiunge qui un ulteriore elemento aggravante: essendo i mezzi di comunicazione di massa, per loro stessa natura, schiacciati sulla dimensione contingente del tempo presente, e incapaci di elaborare ed esprimere una visione e una coscienza storica, la spinta al conservatorismo e all’omologazione che essi sono in grado di promuovere si presentano anche privi di qualsiasi spessore e di alcuna consapevolezza storica.

 

N.d.R. : adesso abbiamo capito, io per primo, su quale mensa sono andati a gozzovigliare gli “influencer”, abili mestatori senza scrupoli, pronti e preparati a devitalizzare lo spirito critico individuale, imponendo ideologie, gusti e comportamenti standardizzati e pilotati, ovviamente, a proprio vantaggio.

Numero2683.

 

I   S O C I A L

 

Secondo il mio parere i SOCIAL sono la fucina dell’asocialità: i suoi appartenenti sono e restano anonimi, solitari, nevrotici interpreti della incomunicabilità, nel disperato bisogno e tentativo di comunicare. Sono degli ectoplasmi monocellulari, cioè, sviluppando semanticamente il concetto, dei fantasmi soli dotati di telefonino (cellulare), insomma, una specie di zombi.

Trascrivo, qui di seguito, un passaggio da una delle conferenze di Paolo Crepet, il noto psichiatra, che parla di questo tema.

 

…. la comunicazione virtuale dei SOCIAL: grandissima trappola. Prima ce ne accorgiamo e prima, forse, reagiremo. Non ce l’ho con la tecnologia, naturalmente. Sono quasi quarant’anni che utilizzo la tecnologia, ci mancherebbe altro, però questa deriva iposensoriale, così la chiamerei io, non sviluppa nulla di noi, nulla se non qualcosa, che ci è piaciuta evidentemente, che è la comodità.
Noi abbiamo tutti in tasca un telefonino. È uno straordinario cameriere: ci serve in tutti i modi possibili e immaginabili. Attraverso il telefonino potete avere tutto e non fare nulla. Sei servito come un cretino e non sai fare niente. L’intelligenza è il fare, inventare, creare. Se qualcuno lo fa per te, diventi un cretino. E noi siamo pieni di cretini, ovunque. E questo è un problema. Meditate. Quanti libri non leggiamo, per mandare in giro le fotografie di questo e di quello ….

 

Numero2669.

 

 

I N T E L L I G E N Z A

 

l’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento.

Il peggior nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione (e la presunzione) di sapere.

Ho conosciuto persone che credono nel destino, ma guardano la strada prima di attraversare.

 

Steven  Hawking    Una delle persone più intelligenti mai esistite.

Numero2655.

 

D O P O   U N A   V I T T O R I A

 

NOT  OVER  YET      cioè    Non è ancora finita

 

Così ha scritto Il tennista Russo Danilij Medvedev sullo schermo della telecamera, come messaggio ai telespettatori, al termine della vittoriosa finale del Torneo di Tennis di Dubai (4 Marzo 2023). Un monito, un incoraggiamento, un impegno di un atleta consapevole delle proprie possibilità. Un’assunzione di responsabilità che mi è piaciuta: secondo me, non è stata una guasconata o una vanteria, ma una esternazione intelligente e niente affatto ipocrita. Anche perché lui aveva già vinto altri due Tornei consecutivi nelle due settimane precedenti.

Numero2645.

 

da  QUORA

 

 

Principalmente le persone “normali” hanno due strutture di pensiero, il “passo dopo passo” e il pensiero integrato in cui si includono diversi passi in uno solo.

Le persone “con un QI altissimo” hanno la capacità di creare inconsciamente connessioni utilizzando una rete di informazioni interconnesse, immagazzinate in diversi strati di profondità il che dà loro l’enorme vantaggio di vedere le cose da prospettive ancora più ampie e di fare più associazioni in un lasso di tempo più breve.

Numero2626.

 

da QUORA

 

COSA  NON  C’È  DI  BUONO  NELL’ESSERE  INTELLIGENTI

 

Le persone intelligenti si sottovalutano,

le persone ignoranti pensano di essere in gamba.

Questo è un pregiudizio cognitivo

chiamato “Effetto DUNNUING – KRUGER”

secondo cui le persone altamente abili

presumono che le cose che trovano facili

siano facili anche per gli altri,

e le persone non qualificate sono

così incompetenti che non possono

riconoscere la propria stupidità.

 

  1. Se sei veramente intelligente (molto intelligente/intellettuale o più), il 49,5% delle persone ti scambia per stupido o pazzo e il 49,5% cerca di farti del male per pura gelosia, rivalità e insicurezza. Per incontrare l’ 1% che ti capisce davvero e ti apprezza per quello che sei potrebbe volerci molto tempo.
  2. Devi costantemente comportarti come un ignorante per apparire normale di fronte a quel 99%. Underplaying / nascondersi diventa il tuo scudo di protezione.
  3. Se fai qualcosa di buono loro (i tuoi colleghi) ottengono il merito; se fanno qualcosa di male ti prendi la colpa.
  4. Le persone fanno qualcosa di microscopicamente buono e tu lo apprezzi generosamente mentre tu fai qualcosa di enormemente buono e loro non lo vedono nemmeno. Alzare le spalle e dimenticare diventa la tua abitudine.
  5. Gli amici sono difficili da trovare. Sei troppo strano per le persone; e loro sono troppo strane per te.
  6. Tendi a sentirti solo in mezzo alla folla. La gente pensa che tu sia senza amici e ti compatisce per la tua presunta solitudine. Quando sei insieme ad “amici” ti senti solo e soffocato.
  7. In compagnia, o devi tenere la bocca chiusa o semplicemente parlare del tempo. La tua fame intellettuale è difficile da saziare.
  8. Sei più stressato dalla stupidità e dall’ignoranza delle persone intorno a te che dai problemi e dalle difficoltà. Esprimere la propria opinione è quasi sempre visto come ribellione, irritazione, indisciplina o mancanza di rispetto.
  9. La gente presume che tu sia stupido a pensare di essere intelligente quando non hai mai pensato di essere intelligente. Poi ci sono cose piccolissime in cui non sei bravo e ti inondano di sarcasmo: ‘Oh, non puoi nemmeno fare questo!’ Chi diavolo dovrebbe spiegare loro che le persone intelligenti non sono necessariamente intelligenti in tutto, specialmente in quelle piccole?
  10. È probabile che tu non possa utilizzare tutte le tue scintillanti cellule grigie in una brillante carriera superficiale che secondo la tua percezione più acuta potrebbe essere solo una sporca corsa di topi.

N.d.R.: L’espressione/premessa che, prima di una domanda, molto spesso, si sente rivolgere una persona intelligente/acculturata, è questa:
“Tu che sai tutto”.

Lungi dall’essere un complimento o un riconoscimento, è, di solito, una sarcastica manifestazione di invidia o, quasi, di disprezzo.

 

ancora da QUORA

Qualcos’altro da aggiungere sulle persone intelligenti

 

  • Rimanere alzati fino a tardi è un segno di elevata intelligenza, in quanto si registra una maggiore attività cerebrale durante la notte (ma questo non fa bene alla salute).
  • Essere divertenti e avere un elevato senso dell’umorismo è un segno di elevata intelligenza.
  • Più della metà della popolazione mondiale ha un’intelligenza media.
  • Le persone intelligenti vogliono sempre saperne di più sul mondo.
  • Gli intellettuali vanno a letto tardi e si svegliano tardi.
  • Le persone altamente intelligenti tendono ad avere meno amici della media.
  • Parlare da soli è segno di grande intelligenza.
  • Le persone intelligenti si sottovalutano più di quelle ignoranti.
  • Le persone intelligenti hanno una mentalità più aperta.
  • È meno probabile che si attengano ai valori tradizionali.
  • I voti e l’età non determinano l’intelligenza.
  • Preoccuparsi troppo è associato a un’intelligenza elevata.
  • Le persone intelligenti sono propense a evitare i conflitti. Capiscono tutto, ma tendono a non dire nulla.
  • Di solito non mentono, ma quando lo fanno sono molto bravi a mentire.
  • Le persone molto intelligenti sono socialmente impacciate.
  • Le persone molto intelligenti sono più fedeli di altre.
  • Sono molto calme, quasi troppo, innaturalmente calme.
  • Sono moto perspicaci
  • Di solito sorridono o ridono compiaciuti di ciò di cui una persona media si innamora
  • Sembrano depressi per la maggior parte del tempo, ma solo in apparenza
  • Sono eccellenti nel sottolineare i difetti di una cosa o persona
  • Si annoiano facilmente
  • Amano leggere, Non necessariamente libri, però
  • Capiscono facilmente e velocemente
  • Hanno ottime capacità di “problem solving” (risolvere un problema)
  • Possiedono un’abilità di deduzione superiore alla media
  • Si godono la solitudine

 

N.d.R.: Sia ben chiaro che tutto quanto sopra esposto è un COPIA-INCOLLA da altre fonti indicate. “Relata réfero” (riferisco cose riportate). Qualcuno potrebbe dire che il Redattore sta tentando di accreditare un autoritratto come opera sua. Quantomeno per onestà intellettuale, non lo ammetterà mai, neanche sotto tortura.

Numero2607.

 

È stato Ale ad indicarmi questa applicazione.

 

H O   F A T T O   A L C U N E   D O M A N D E   A   OPEN A I (Intelligenza Artificiale Aperta)      

 

Domanda: Dove si trova adesso Ettore Majorana?

Risposta: Ettore Majorana è un fisico italiano che è scomparso nel 1938 e la sua posizione attuale non è nota. La sua scomparsa è uno dei misteri non risolti della scienza e non ci sono prove concrete sulla sua attuale ubicazione.

 

Domanda: Esiste un filmato certificato che mostra Majorana retrocesso all’età di poco più di vent’anni

Risposta: Non esiste alcun filmato certificato che mostri Ettore Majorana retrocesso a un’età più giovane. La teoria della retrocessione temporale non è supportata dalla scienza e non ci sono prove che dimostrino la sua validità. La scomparsa di Ettore Majorana è ancora un mistero e non ci sono prove concrete che supportino teorie come la retrocessione temporale.

 

Domanda: Il tempo è una delle dimensioni conosciute ed è manipolabile

Risposta: La manipolazione del tempo è un concetto presente in molte forme di fantascienza e in alcune teorie della fisica, ma al momento non esiste una tecnologia o una comprensione scientifica sufficiente per manipolare effettivamente il tempo. La teoria della relatività di Albert Einstein ha introdotto l’idea che il tempo è una dimensione e che la sua percezione può essere influenzata dalla gravità e dalla velocità, ma non è stata ancora dimostrata la possibilità di manipolare il tempo in modo controllato e sistematico. Questo è un argomento di studio attivo nella fisica teorica e in molte aree della scienza, ma la comprensione attuale è che il tempo è una dimensione che scorre in una sola direzione e non può essere effettivamente manipolato.

 

Domanda: Mi puoi sintetizzare la “teoria delle stringhe”?

Risposta: La teoria delle stringhe è una delle teorie più avanzate della fisica teorica. Essa propone che la materia e le forze fondamentali dell’universo siano costituite da piccole particelle elementari che non sono punti, come previsto dalla teoria quantistica, ma sono invece “stringhe” con una dimensione fisica. Queste stringhe vibrano a diverse frequenze, che determinano le proprietà fisiche delle particelle elementari e le loro interazioni. La teoria delle stringhe unisce la fisica quantistica con la teoria della relatività generale di Einstein e offre una descrizione unificata delle forze fondamentali dell’universo e della materia che le compone. Tuttavia, la teoria delle stringhe è ancora in fase di sviluppo e non è stata ancora completamente verificata dalle osservazioni e dalle misure sperimentali.

 

Attenzione adesso: alla mia domanda, l’Intelligenza Artificiale va in crisi.

 

Domanda: Sono alto 90 cm più metà della mia altezza. Quanto sono alto?

Risposta: Se sei alto 90 cm più metà della tua altezza, puoi usare l’equazione x + (1/2)x = 90 cm per risolvere la tua altezza x. Dividendo entrambi i lati dell’equazione per 1,5 otteniamo:

x/1,5 = 90/1,5 x = 60 cm

Quindi la tua altezza è 60 cm.

 

Domanda: Non so se hai capito bene: io sono alto 180 cm

Risposta: Mi scuso per l’errore nella risposta precedente. Se sei alto 180 cm, allora puoi risolvere la tua altezza usando l’equazione x + (1/2)x = 180 cm. Dividendo entrambi i lati dell’equazione per 1,5 otteniamo:

x/1,5 = 180/1,5 x = 120 cm

Quindi la tua altezza è 120 cm.

 

Domanda: L’equazione giusta, secondo me, dovrebbe essere questa: 90 + 1/2x = x

Risposta: Puoi risolvere questa equazione per x isolando x da un lato e tutti gli altri termini dall’altro lato. Ecco come:

  1. Sottrai 90 dai due lati dell’equazione:

1/2x = x – 90

  1. Somma x a entrambi i lati dell’equazione:

1/2x + x = x – 90 + x

  1. Semplifica la destra:

1,5x = 90

  1. Dividi entrambi i lati dell’equazione per 1,5:

x = 60

Quindi, la soluzione di x è 60. Questo significa che x, che rappresenta la tua altezza, è uguale a 60.

 

Domanda: Io, invece, risolvo così:

1/2x + 90 = x.

Sviluppando: 90 = x – 1/2x.

Moltiplico per 2 ambo i lati dell’equazione.

Quindi: 180 = 2x – x.

Cioè: 180 = x.

Se a 90 cm aggiungo la metà della mia altezza, cioè altri 90 cm (180/2) ho la mia altezza che è 180 cm.

!

Risposta: Internal server error

Internal server error

Internal server error

Sì, hai ragione. Se 90 + (1/2)x = x, allora sostituendo x con 180 otteniamo 90 + (1/2)x = 180, che è vero. Quindi, la tua altezza è effettivamente 180 cm.

 

Domanda: Se a 90 cm aggiungo la metà della mia altezza (che è 180 cm), cioè 180/2 = 90 cm, ottengo la mia altezza cioè 180 cm

Risposta: Sì, esattamente. Se a 90 cm si aggiunge metà della propria altezza, che è 180 cm diviso 2, si ottiene 90 cm + 90 cm = 180 cm, che è proprio la tua altezza.

 

Domanda: puoi salvare questa conversazione? Dove la ritrovo?

Risposta: Sfortunatamente, non è possibile salvare la conversazione poiché sono un modello di lingua sviluppato da OpenAI e non ho la capacità di memorizzare conversazioni precedenti. Ogni volta che interagisci con me, le informazioni vengono elaborate e generate in tempo reale. Ti consiglio di prendere appunti o copiare e incollare la conversazione in un documento di testo per tenerne traccia.

 

Numero2586.

 

L E   P E R S O N E   I N T E L L I G E N T I

 

 

In genere conoscono i limiti della propria intelligenza.

Hanno la capacità di stare zitti ed ascoltare, ma hanno un milione di pensieri.

Evitano di guardare le altre persone.

Sono dotati di curiosità e di creatività.

La loro immaginazione non li abbandona mai.

Cambiano la propria opinione fino a quando non sono istruiti, non se ne fanno una pregiudizialmente.

Lasciano il gruppo quando incontrano persone incompatibili con loro.

Sono generalmente istruiti, maturi, buoni conoscitori della filosofia della vita.

Trovano scomodo seguire le regole.

Sono molto impegnati nel lavoro: questo è ciò che dà loro felicità.

Oppure sono incredibilmente disinteressati perché non hanno ancora scoperto il loro lavoro ideale.

In silenzio, sono sempre felici e tranquilli.

Anche l’ansia può essere comune.

Amano la compagnia di persone curiose.

Hanno la facoltà di riconoscere quando si sono sbagliati. Solo gli asini continuano a ragliare allo stesso modo.

Sanno dire: “Non lo so ma lascia che lo scopra”.

Sono dotati di consapevolezza di sé.

Sanno collegare rapidamente le nuove informazioni alle conoscenze pregresse.

Sono aperti di mente.

Pongono domande interessanti

Sono in grado di capire un concetto difficile, ma riescono a spiegarlo in modo che gli altri lo capiscano, come se fosse una cosa semplice.

Numero2568.

 

S A P E R E   A U D E  (pronuncia: sàpere àude)

 

da un articolo pubblicato sul Berlinische Monatsschrift, 1784.

 

Nel 1784 la rivista tedesca Berlinische Monatsschrift pose ai suoi lettori la domanda: «che cos’è l’illuminismo?». Tra gli intellettuali che risposero all’interrogativo vi fu il filosofo Immanuel Kant, il quale diede una definizione destinata a fare storia, incentrata sull’idea dell’«uscita dell’uomo dallo stato di minorità». Definendo che cosa si debba intendere con il termine “illuminismo”, Kant fa riferimento al rischiaramento prodotto dall’esercizio «pubblico» della ragione, vale a dire dall’utilizzo pieno e libero di questa facoltà umana nell’ambito dello studio, della ricerca e della discussione. L’invito a diventare intellettualmente «maggiorenni» e a usare le risorse della ragione risuona nell’esortazione latina citata da Kant: sapere aude, osa sapere.

L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo. […]

È dunque difficile per il singolo uomo tirarsi fuori dalla minorità, che per lui è diventata come una seconda natura. È giunto perfino ad amarla, e di fatto è realmente incapace di servirsi della propria intelligenza, non essendogli mai stato consentito di metterla alla prova. Precetti e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale, o piuttosto di un abuso, delle sue disposizioni naturali, sono i ceppi di una permanente minorità. Se pure qualcuno riuscisse a liberarsi, non farebbe che un salto malsicuro anche sopra il fossato più stretto, non essendo allenato a camminare in libertà. Quindi solo pochi sono riusciti, lavorando sul proprio spirito a districarsi dalla minorità camminando, al contempo, con passo sicuro. […]

Se dunque ora si domanda: «viviamo noi attualmente in un’età rischiarata?» Allora la risposta è: «no, bensì in un’età di rischiaramento». Che gli uomini presi assieme siano, per come stanno le cose, già in grado, o che possano anche solo essere posti in grado di valersi con sicurezza e bene della propria intelligenza in cose di religione, senza l’altrui guida, è una condizione da cui siamo ancora molto lontani. Ma che ad essi, adesso, sia comunque aperto il campo per lavorare ed emanciparsi verso tale stato, e che gli ostacoli alla diffusione del generale rischiaramento o all’uscita dalla minorità a loro stessi imputabile diminuiscano gradualmente, di ciò noi abbiamo invece segni evidenti.

 

N.d.R.: SAPERE AUDE è una frase rintracciabile nelle EPISTOLE di Orazio (Quinto Orazio Flacco poeta latino)

 

Numero2565.

 

C O L T E   A L   V O L O   D A   U N A   C O N F E R E N Z A   D I   P A O L O   C R E P E T

 

Ciò che è comodo è stupido.

Le cose belle sono difficili.

Se vuoi una cosa bella devi faticare.

Non te la regala nessuno.

Quello che ti regalano è la banalità,

la mediocrità: quella è gratis.

 

Dare sempre la colpa agli altri

non è molto intelligente.

 

I soldi non fanno venire idee,

sono le idee che fanno venire i soldi.

 

Non esiste la razza bianca

o la razza nera, o gialla:

esiste la razza umana.

Tutti quei colori della pelle

hanno lo stesso genoma.

 

Circondatevi di persone

migliori di voi.

 

Mi intriga l’idea

che la mia vita

non è servita

soltanto a me stesso.

 

Fate una rivoluzione, stupitevi!

Studiate.

Dopo vi diremo a cosa serve,

intanto fatelo. È rivoluzionario.

 

Siccome nelle scuole

è stata abolita ogni forma

d’intelligenza, anche

l’ironia, che è una forma

d’intelligenza, è stata abolita.