Numero1942.

 

Ho voluto riservare a questo Numero1942 (è l’anno della mia nascita) un argomento perfettamente attinente, suggerito da una cara amica.

 

Bel poema di Mario de Andrade (San Paolo 1893-1945) Poeta, romanziere, saggista e musicologo.
Uno dei fondatori del modernismo brasiliano.
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LA MIA ANIMA HA FRETTA
Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora.
Mi sento come quel bambino che ha vinto un pacchetto di dolci: i primi li ha mangiati con piacere, ma quando ha compreso che ne erano rimasti pochi ha cominciato a gustarli più intensamente.
Non ho più tempo per riunioni interminabili dove vengono discussi statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà raggiunto.
Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica, non sono mai cresciute.
Il mio tempo è troppo breve: voglio l’essenza, la mia anima ha fretta. Non ho più molti dolci nel pacchetto.

Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane, che sappiano ridere dei propri errori,  che non siano gonfiate dai propri trionfi e che si assumano le proprie responsabilità. Così si difende la dignità umana e si va verso la verità e l’onestà.
È l’essenziale che fa valer la pena di vivere.
Voglio circondarmi di persone che sanno come toccare i cuori, di persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi soavi dell’anima.

Sì, sono di fretta, ho fretta di vivere con l’intensità che solo la maturità sa dare.
Non intendo sprecare nessuno dei dolci rimasti. Sono sicuro che saranno squisiti, molto più di quelli mangiati finora.
Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto e in pace con i miei cari e la mia coscienza.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.

Numero1916.

 

La vecchiaia è una bellissima età.

L’età d’oro della vita, perché

è la stagione della libertà,

perché da vecchi si capisce

ciò che da giovani, e persino

da adulti, non s’era capito.

Perché con l’esperienza,

le informazioni, i ragionamenti

che abbiamo accumulato,

tutto si è fatto chiaro….

Alcuni la chiamano “saggezza”.

 

Peccato che…..di vecchiaia si muore.

Numero1653.

 

SLOW  LIFE.

Mentre la fretta è un mestiere,

la lentezza è un’arte.

Molto spesso sottovalutiamo l’importanza dell’attesa, quasi la consideriamo una perdita di tempo. Invece, non è così: l’attesa è preziosa, ci consente di parlare e conoscerci.
La vecchiaia è, forse, la fase della vita che, più di tutte, ci consente di godere della lentezza. Detto questo, se qualcuno mi chiedesse qual è il mio metodo di vita, risponderei che si può godere di un attimo fuggente, ma ho anche sempre creduto nei tempi lunghi e nel fatto che il tempo è galantuomo.
Però, ecco, il vecchio, ad un certo punto, smette di imparare, si rifiuta, si rinchiude. Io non ho mai smesso di imparare e, forse, è stata proprio la curiosità ad aiutarmi a mantenere giovane, se non il corpo, almeno lo spirito.

Luciano De Crescenzo     Sono stato fortunato.

Numero1453.

 

Una poesia in musica, dedicata ad una categoria di persone molto speciali,
scritta da un giovane Claudio Baglioni, quasi 40 anni fa (1981).

 

I   V E C C H I

 

I vecchi sulle panchine dei giardini
succhiano fili d’aria a un vento di ricordi
il segno del cappello sulle teste da pulcini
i vecchi mezzi ciechi
i vecchi mezzi sordi…

I vecchi che si addannano alle bocce
mattine lucide di festa che si può dormire
gli occhiali per vederci da vicino
a misurar le gocce
per una malattia difficile da dire…

I vecchi tosse secca che non dormono di notte
seduti in pizzo a un letto a riposare la stanchezza
si mangiano i sospiri e un po’ di mele cotte
i vecchi senza un corpo
i vecchi senza una carezza…

I vecchi un po’ contadini
che nel cielo sperano e temono il cielo
voci bruciate dal fumo
e dai grappini di un’osteria…
I vecchi vecchie canaglie
sempre pieni di sputi e consigli
i vecchi senza più figli
e questi figli che non chiamano mai…

I vecchi che portano il mangiare per i gatti
e come i gatti frugano tra i rifiuti
le ossa piene di rumori
e smorfie e versi un po’ da matti
i vecchi che non sono mai cresciuti…

I vecchi anima bianca di calce in controluce
occhi annacquati dalla pioggia della vita
i vecchi soli come i pali della luce
e dover vivere fino alla morte
che fatica…

I vecchi cuori di pezza
un vecchio cane e una pena al guinzaglio
confusi inciampano di tenerezza
e brontolando se ne vanno via…
I vecchi invecchiano piano
con una piccola busta della spesa
quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie
e fanno pace con Dio…

I vecchi povere stelle
i vecchi povere patte sbottonate
guance raspose arrossate
di mal di cuore e di nostalgia…
I vecchi sempre tra i piedi
chiusi in cucina se viene qualcuno
i vecchi che non li vuole nessuno
i vecchi da buttare via…

Ma i vecchi… i vecchi
se avessi un’auto da caricarne tanti
mi piacerebbe un giorno portarli al mare
arrotolargli i pantaloni
e prendermeli in braccio tutti quanti…
sedia sediola… oggi si vola…
e attenti a non sudare