Numero1910.

CURIOSITÀ

UNA  FORMULA  NELLA  STORIA  DELLA  FISICA

È stata chiamata “La formula dell’amore”.

(∂ + m) ψ = 0

Paul Adrien Maurice Dirac (Bristol, 8 agosto 1902 – Tallahassee, 20 ottobre 1984).

Paul Dirac è stato un fisico e matematico britannico considerato tra i fondatori della meccanica e della fisica quantistica.

La meccanica quantistica è la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e delle loro reciproche interazioni.

La meccanica classica si dimostrò incapace di descrivere il comportamento della materia e della radiazione elettromagnetica a livello microscopico e su scale di lunghezza inferiori a quelle dell’atomo.

Come caratteristica fondamentale, la meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come fenomeno ondulatorio che come entità particellare, al contrario della meccanica classica, dove per esempio la luce è descritta solo come un’onda o l’elettrone solo come una particella.

Paul A.M. Dirac

Paul A.M. Dirac, premio Nobel per la Fisica nel 1933, come teorico viene annoverato tra i fondatori della meccanica quantistica ed è famoso per le sue equazioni.

(∂ + m) ψ = 0  è l’equazione forse più famosa di Dirac e significa che: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce».

(N.d.R. : il “romanticismo” dell’equazione è spiegato per intero nella sola descrizione verbale. Infatti, dal punto di vista dell’ Analisi Matematica Superiore, per quanto semplice e concisa possa sembrare la formula, risulta oltremodo complesso darne una spiegazione “scientifica” e, dal punto di vista razionale, esprime una condizione praticamente “incredibile” nella realtà visibile. Si riferisce, infatti, al mondo subatomico ed è stata verificata ed applicata innumerevoli volte con successo. Su di essa si pongono le radici della meccanica quantistica e la credibilità dell’esistenza dell’antimateria: è il cosiddetto fenomeno quantistico dell’«entaglement», che fornisce la base per la nuova visione filosofica del mondo).

Dirac era un ricercatore solitario, taciturno, al punto che i suoi colleghi, scherzando, avevano coniato una nuova unità di misura, il Dirac, che equivaleva ad una parola all’ora, il minimo che una persona potesse pronunciare in compagnia.

(N.d.R. : oggi si direbbe che Dirac era affetto da “autismo”. Non sono infrequenti, nella storia della creatività umana, scienziati, inventori, artisti portatori, oltre che di autismo, di patologie della mente come Sindrome di Asperger, Bipolarità, Schizofrenia ecc.).

Ma, come succede spesso negli individui schizoidi, anche Dirac, dietro la sua apparente freddezza nascondeva una grande sensibilità.

La sua equazione  (∂ + m) ψ = 0  è ancora considerata la più “bella” della fisica.

(N.d.R. : qui si ferma la curiosità “scientifica/sentimentale” che volevo trasmettere. Quello che segue è riservato agli addetti ai lavori ).

 

L’equazione di Paul Dirac rappresenta l’energia di una particella elementare. Viene utilizzata per le particelle di spin ½, come ad esempio gli elettroni e i quark: Dirac la formulò nel 1928 alla “tenera” età di venticinque anni. Lo scopo di Dirac era quello di ovviare agli inconvenienti generati dall’equazione di Klein-Gordon la quale mostra difficoltà nell’interpretazione della funzione d’onda, portando a densità di probabilità che possono essere anche negative o nulle, ammettendo inoltre soluzioni ad energia negativa.

Senza entrare troppo in dettagli noiosi ed accademici diciamo semplicemente che l’equazione di Dirac descrive le particelle elementari con l’ausilio di uno spinore composto da quattro funzioni d’onda (lo spinore di Dirac), naturale estensione dello spinore a due componenti non relativistico. Quella di Dirac è stata una svolta fondamentale verso la teoria unificata dei principi della meccanica quantistica e della relatività ristretta: ha permesso infatti di definire una densità di probabilità sempre consistente ed ha spiegato la struttura fine dello spettro dell’atomo di idrogeno e il fattore giromagnetico dell’elettrone.

Proprio come l’equazione di Klein-Gordon anche quella di Dirac ammette soluzioni ad energia negativa ma, contrariamente dalla prima, Dirac ipotizzò l’esistenza di un mare infinito di particelle che occupano tali stati ad energia negativa. Di seguito, con lo sviluppo della teoria quantistica dei campi, gli stati ad energia negativa furono identificati con le antiparticelle e con l’introduzione di un nuovo numero quantico (+1 per le particelle e -1 per le antiparticelle) così da risolvere i paradossi originati dall’ipotesi del mare di Dirac.

La forma della formula è certamente errata: occorre porre un meno davanti alla massa, la quantità immaginaria davanti alla derivata e la derivata è tagliata:

(i∂̸ – m) ψ = 0

Dove la massa (m) ha il segno negativo, la derivata (∂) è tagliata ed è necessario aggiungere come primo termine una quantità immaginaria (i). Ogni singolo simbolo ha un significato ben preciso, ed è questo che ha permesso a Dirac di racchiudere in una sola formula un sistema di quattro equazioni.

(i∂̸ – m) ψ = 0. Il “taglietto” sulla derivata è di notevole importanza: non si tratta di un’equazione normale, quella di Dirac è un sistema di quattro equazioni.  Dirac si accorse dell’impossibilità nello scrivere un’equazione di particelle cariche con spin come l’elettrone, che necessita di due equazioni, senza avere anche due soluzioni ad energia negativa. Per risolvere il problema Dirac pensò ad un mare di particelle, ma negli anni successivi si capì che le altre due equazioni rappresentavano il positrone, l’antiparticella dell’elettrone.

Ed il quantum entanglement? Questo ha senso solo per i sistemi microscopici. Se una particella a carica nulla decade producendo due particelle di carica opposta ciascuna delle due particelle non ha carica determinata sino a che qualcuno non la misura, dunque impossibile prima determinare l’influenza dell’una sull’altra. Senza contare il fatto che concetti quantistici come il collasso della funzione d’onda o l’entanglement non entrano affatto nella costruzione dell’equazione di Dirac: equazione valida solo per una sola particella libera di muoversi nello spazio intergalattico e che non interagisce con altri campi o particelle!

 

 

Numero1909.

 

Segnalata da Rita

 

Oggi Roberto Piumini, poeta Italiano, compie 73 anni.

L’Humanitas di Milano gli ha chiesto di scrivere di corona virus per i bambini, in modo rigoroso ma senza ansia e paura.

Ecco la sua filastrocca:

??

Che cos’ è che in aria vola?

C’ è qualcosa che non so?

Come mai non si va a scuola?

Ora ne parliamo un po’ .

Virus porta la corona,

ma di certo non è un re,

e nemmeno una persona:

ma allora, che cos’ è?

È un tipaccio piccolino,

così piccolo che proprio,

per vederlo da vicino,

devi avere il microscopio.

È un tipetto velenoso,

che mai fermo se ne sta:

invadente e dispettoso,

vuol andarsene qua e là.

È invisibile e leggero

e, pericolosamente,

microscopico guerriero,

vuole entrare nella gente.

Ma la gente siamo noi,

io, te, e tutte le persone:

ma io posso, e anche tu puoi,

lasciar fuori quel briccone.

Se ti scappa uno starnuto,

starnutisci nel tuo braccio:

stoppa il volo di quel bruto:

tu lo fai, e anch’ io lo faccio.

Quando esci, appena torni,

va’ a lavare le tue mani:

ogni volta, tutti i giorni,

non solo oggi, anche domani.

Lava con acqua e sapone,

lava a lungo, e con cura,

e così, se c’ è, il birbone

va giù con la sciacquatura.

Non toccare, con le dita,

la tua bocca, il naso, gli occhi:

non che sia cosa proibita,

però è meglio che non tocchi.

Quando incontri della gente,

rimanete un po’ lontani:

si può stare allegramente

senza stringersi le mani.

Baci e abbracci? Non li dare:

finché è in giro quel tipaccio,

è prudente rimandare

ogni bacio e ogni abbraccio.

C’ è qualcuno mascherato,

ma non è per Carnevale,

e non è un bandito armato

che ti vuol fare del male.

È una maschera gentile

per filtrare il suo respiro:

perché quel tipaccio vile

se ne vada meno in giro.

E fin quando quel tipaccio

se ne va, dannoso, in giro,

caro amico, sai che faccio?

io in casa mi ritiro.

È un’ idea straordinaria,

dato che è chiusa la scuola,

fino a che, fuori, nell’ aria,

quel tipaccio gira e vola.

E gli amici, e i parenti?

Anche in casa, stando fermo,

tu li vedi e li senti:

state insieme sullo schermo.

Chi si vuole bene, può

mantenere una distanza:

baci e abbracci adesso no,

ma parole in abbondanza.

Le parole sono doni,

sono semi da mandare,

perché sono semi buoni,

a chi noi vogliamo amare.

Io, tu, e tutta la gente,

con prudenza e attenzione,

batteremo certamente

l’ antipatico birbone.

E magari, quando avremo

superato questa prova,

tutti insieme impareremo

una vita saggia e nuova.

Numero1908.

 

Segnalata da Rita

LA  STORIA  DELLE  QUATTRO  CANDELE

Raccontata, in una puntata de I FATTI VOSTRI, da Fabrizio Frizzi.

 

In una stanza quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente.

Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione.

 

La prima diceva “Io sono la pace, ma gli uomini non riescono a mantenermi.

Penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi”. E, a poco a poco,

la candela si lasciò spegnere.

 

La seconda candela disse “Io sono la fede, ma, purtroppo, non servo a nulla. Gli

uomini non ne vogliono sapere di me e, per questo motivo, non ha senso che io

resti accesa”. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su

di lei e la spense.

 

Triste, la terza candela, a sua volta disse “Io sono l’amore e non ho la forza per

continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non

comprendono la mia importanza”. E, senza attendere oltre, la candela si lasciò

spegnere.

 

In quel momento, un bambino entrò nella stanza, vide le tre candele spente e,

impaurito per la semioscurità, , disse “Ma cosa fate? Voi dovete  rimanere

accese. Io ho paura del buio”. E, così dicendo, scoppiò in lacrime.

 

Allora, la quarta candela, impietosita, disse “Non piangere. Finché io sarò

accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: Io sono la speranza”.

Con gli occhi lucidi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e

riaccese tutte le altre.

 

 

Numero1907.

 

Gira sul WEB ai tempi del CORONAVIRUS

CRUCIVERBA

Malattia che si aggrava nel periodo di Natale                   Dia-be-te.

Piatto preferito dai magazzinieri                                             Tim-bal-lo.

Località turistica preferita dagli alcolizzati                         Cer-vi-no.

Piante che traforano le case                                                      Bu-gan-vil-le.

Località balneare piena di asiatici                                           Ter-ra-ci-na.

Località con il record di furti                                                       A-la-tri.

Donne che chiacchierano sui tetti                                           Pet-te-go-le.

Morì per la sorella di mamma                                                     Pe-ri-pe-zia.

Dita del piede in movimento                                                       Al-lu-ci-na-zio-ne.

La città della permanente                                                            A-ric-cia.

La nazione più lunga                                                                        L’  Un-ghe-ria.

Chi usa solo l’accendino                                                                No-ce-ri-no.

Inferriata riconoscente                                                                  Grata.

Calciatore che faceva tutto da solo                                        Tre-ze- guet.

 

Numero1905.

 

Coronavirus: c’è chi aveva previsto tutto.

 

Venerdì 18 ottobre 2019, tra le 8,45 e 12,30, ebbe luogo nell’hotel Pierre di New York una intrigante sceneggiata: la simulazione di una pandemia da coronavirus. Erano circa due mesi prima dello scoppio dell’epidemia a Wuhan in Cina.
Il Johns Hopkins Center for Health Security, il World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation organizzarono un dibattito tra 15 opinion leader mondiali per discutere della risposta politica da dare a una ipotetica epidemia mondiale da coronavirus, denominata Evento 201.
Solo 130 invitati avevano potuto partecipare al dibattito in diretta ma un live streaming è stato reso disponibile a tutti (qui).
Lo scopo dell’evento era di aiutare i responsabili politici mondiali a comprendere meglio gli effetti di un evento sanitario epidemico a livello mondiale che non solo causerà grandi malattie e perdite di vite umane, ma innescherà anche importanti conseguenze economiche e sociali a cascata.
Qual era lo scenario di riferimento della Johns Hopkins e Bill Gates?
Usando le loro parole ufficiali:
‘L’evento 201 simula lo scoppio di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso da pipistrelli e maiali a persone che alla fine diventa efficacemente trasmissibile da persona a persona, portando a una grave pandemia. L’agente patogeno e la malattia che causa sono in gran parte modellati sulla SARS, ma è più infettivo soprattutto perché trasmissibile tramite persone con sintomi lievi’.

La capacità previsiva lascia senza fiato: quando si ebbero le prime notizie del dramma cinese (il 31 dicembre 2019, più di due mesi dopo) l’organizzazione mondiale della sanità usò praticamente le stesse parole per descrivere il nuovo virus.
La genesi della malattia era stata però prevista in modo leggermente diverso, forse per non allarmare il governo cinese prima del tempo:
‘La malattia inizia negli allevamenti di suini in Brasile, inizialmente in silenzio e lentamente, ma poi inizia a diffondersi più rapidamente negli ambienti sanitari. Quando inizia a diffondersi efficacemente da persona a persona nei quartieri a basso reddito e densamente affollati di alcune delle megalopoli del Sud America, l’epidemia esplode. Viene prima esportato per via aerea in Portogallo, negli Stati Uniti e in Cina e poi in molti altri paesi’.
Sulla capacità di diffusione sull’esito dei controlli non sappiamo ancora se gli ‘esperti’ abbiano o no avuto ragione:
‘Sebbene all’inizio alcuni paesi siano in grado di controllarlo, continua a diffondersi e a essere reintrodotto, e alla fine nessun paese può mantenere il controllo’.
Non è possibile che un vaccino sia reso disponibile nel primo anno. Potrebbero esistere farmaci antivirali in grado di aiutare i singoli malati ma non in grado di limitare in modo significativo la diffusione della malattia.
Poiché l’intera popolazione umana è sensibile, durante i primi mesi della pandemia, il numero cumulativo di casi aumenta esponenzialmente, raddoppiando ogni settimana. E man mano che i casi e le morti si accumulano, le conseguenze economiche e sociali diventano sempre più gravi’.

Certo anche qui si resta senza fiato per la chiaroveggenza degli esperti: i contagi raddoppiano ogni settimana! È descritto esattamente quello che sta accadendo in questi giorni, a circa due mesi dall’esplosione della malattia.

Ma ecco le previsioni su come andrà a finire:
‘Lo scenario termina dopo 18 mesi, con 65 milioni di morti. La pandemia inizia a rallentare a causa della diminuzione del numero di persone sensibili ma continuerà, in una certa misura, fino a quando non vi sarà un vaccino efficace o fino a quando l’80-90% della popolazione mondiale non sarà stata immunizzato. Da quel momento in poi, è probabile che si trasformi in una malattia endemica dell’infanzia’.

E, dato che si trattava di un forum politico, il meeting si conclude con ‘raccomandazioni’ su come le autorità devono gestire l’epidemia, che peraltro non sono particolarmente originali.
Per minimizzare i danni è necessaria una ‘collaborazione senza precedenti tra i governi, le organizzazioni internazionali e il settore privato’. Il che significa che i governi debbono pagare e investire ma lasciare il comando ai privati. È quindi auspicabile una gestione mondiale del problema, in mani private, che provvederà a destinare le risorse verso la produzione dei vaccini e la loro equa distribuzione.
Paesi, organizzazioni internazionali e società di trasporto globali dovrebbero collaborare per evitare la chiusura delle frontiere durante gravi pandemie. I viaggi e il commercio sono essenziali per l’economia globale, nonché per le economie nazionali e persino locali, e dovrebbero essere mantenuti anche di fronte a una pandemia.
Una grave pandemia interferirebbe notevolmente con la salute della forza lavoro, le operazioni commerciali e la circolazione di beni e servizi. Un focolaio di livello catastrofico può anche avere effetti profondi e duraturi su interi settori, economia e società in cui opera. Mentre i governi e le autorità sanitarie pubbliche fungono da prima linea di difesa contro i focolai in rapida evoluzione, i loro sforzi sono cronicamente sottofinanziati e mancano di sostegno duraturo. I leader aziendali globali dovrebbero svolgere un ruolo molto più dinamico in quanto sostenitori che partecipano a una maggiore preparazione alla pandemia.
Molti settori della società potrebbero aver bisogno di un sostegno finanziario durante o dopo una grave pandemia, tra cui istituti sanitari, imprese essenziali e governi nazionali.
I governi e il settore privato dovrebbero assegnare una priorità maggiore allo sviluppo di metodi per combattere la mis- e disinformazione prima della prossima risposta alla pandemia. I governi dovranno collaborare con le società tradizionali e dei social media per ricercare e sviluppare agili approcci per contrastare la disinformazione. Da parte loro, le aziende dei media dovrebbero impegnarsi a garantire che i messaggi autorevoli siano prioritari e che i falsi messaggi vengano eliminati anche attraverso l’uso della tecnologia.

Certo stupisce che gli ‘esperti’ mondiali, dopo aver così accuratamente previsto la pandemia da coronavirus, non risultino altrettanto convincenti nelle ‘raccomandazioni’ che si limitano alla stanca riproposizione di vecchie ricette: assalto alle casse degli stati, soldi verso i vaccini, anche se non esistono, promozione di un governo mondiale in mani private e ripristino della censura, per evitare che il pubblico sia informato di quello che accade realmente.
Davvero poco originale.

Sorgono quindi spontanee alcune considerazioni.

Come facevano gli ‘esperti’ a sapere che una pandemia da coronavirus si sarebbe sviluppata da lì a poco?
Forse erano stati informati che erano pronte le scorte di laboratorio per poter liberare il virus? O forse avevamo direttamente collaborato alla sua creazione?
Altrettanto incognito è come facessero a conoscere così bene le caratteristiche del nuovo virus, che produce meno morti della SARS ma che è più infettivo. Chi mai glielo poteva avere detto?
E come facevamo a sapere che il virus proveniva dai pipistrelli? Non rileva che l’epidemia sia supposta nascere in Brasile per poi diffondersi in Cina. In Brasile non mangiano pipistrelli ma in Cina sì.

Se Johns e Bill conoscevano tutto ciò forse bisogna dare loro credito anche su come la pandemia si evolverà in futuro.
I 65 milioni di morti in 18 mesi sono una possibilità reale?

Certo è che, se le loro raccomandazioni saranno seguite alla lettera, se si lasceranno aperte le frontiere, i viaggi e i commerci, se si investiranno le risorse in vaccini che non esistono, i 65 milioni di morti sembrano più che realistici. In pratica gli ‘esperti’ propongono che l’epidemia faccia il suo corso per minimizzare i danni all’economia.

Però finora le cose non sono andate secondo le loro raccomandazioni. La Cina ha chiuso le frontiere, anche quelle interne (e anche l’Italia, in sfregio ai diktat dei globalisti).
Il danno economico è stato e sarà in futuro enorme ma ciò riuscirà a fermare la pandemia?

Se la Cina ci riuscisse in questo modo, cioè facendo l’esatto contrario di quanto consigliato da esperti così bene informati, la dovremmo proprio ringraziare.

Ma dovremmo anche approfondire accuratamente il perché tali ‘esperti’ sapessero, con più due mesi di anticipo, così tante cose.

 

 

Numero1903.

LA  CRISI

(N.d.R. : L’etimologia di crisi deriva senza dubbio dal verbo greco krino = separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare. Nell’uso comune ha assunto un’accezione negativa in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. Se invece riflettiamo sull’etimologia della parola crisi, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per un rifiorire prossimo).

 

La crisi è la più grande benedizione

per le persone e le nazioni,

perché la crisi porta progressi.

 

La creatività nasce dall’angoscia,

come il giorno nasce

dalla notte oscura.

 

È nella crisi che sorgono

l’inventiva, le scoperte,

e le grandi strategie.

 

Chi supera la crisi,

supera se stesso,

senza essere superato.

 

Albert Einstein

Numero1901.

 

LO  CHIAMAVANO  VIRUS  CORONA

sull’aria di     BOCCA  DI  ROSA    di  Fabrizio de Andrè

 

Lo chiamavano Coronavirus, metteva timore, metteva timore,

lo chiamavano Virus Corona, purtroppo non era una cosa buona.

Appena sceso all’Areoporto, un tizio tornato da un viaggio in Cina,

tutti si accorsero con uno sguardo, che aveva bisogno dell’Amuchina.

Bisogna stare a una certa distanza, lavarsi le mani con molta frequenza

e non affollarsi in nessun locale, lo dice il decreto ministeriale.

 

Ma l’infezione spesso conduce a rinunciare alle proprie voglie,

niente più uscire  e andare a cena, né con l’amante né con la moglie.

E fu così che da un giorno all’altro, chiusero scuole, teatri e chiese,

il lavoratore ormai fuori sede, fece il biglietto per il paese.

Spesso i cretini e gl’irresponsabili  al loro dovere vengono meno

e quando hanno molta paura, si ammassano tutti davanti al treno.

 

Alla stazione c’erano tutti, dal commissario al sagrestano,

alla stazione c’erano tutti, con mascherina e cappello in mano,

a salutare chi, per un poco, senza pretese, senza pretese,

a salutare chi, per un poco, portò il contagio nel paese.

C’era un cartello giallo, con una scritta nera,

diceva “Addio terrone a Milano, con te se ne parte la quarantena”.

 

E alla stazione successiva, molta più gente di quando partiva,

chi manda un bacio, chi getta un fiore, chi si prenota per un tampone.

E, per concludere, cari Italiani, anche se siamo tutti allo stremo,

è necessario che stiamo uniti e sono convinto che ce la faremo.

 

 

Numero1900.

 

SUCCISA  VIRESCIT

La traduzione di questo motto latino è “Recisa alla base, torna a rinverdire”.

Le parole, che ornano lo stemma dell’abbazia di Montecassino, che mostra una quercia tagliata al piede, dal cui ceppo vanno spuntando rami nuovi, vengono anche usate in riferimento a tutto ciò che, dopo la distruzione, trova in sé la forza di tornare a nuova vita.

Si tratta di un simbolo (o di una allegoria, se considerata dal punto di vista delle figure retoriche) di rigenerazione, forza interiore, capacità di riscatto.

Ha funzione conativa, ovvero il suo scopo è quello di spingere l’individuo a reagire, a risollevarsi anche dopo un avvenimento tragico, distruttivo, che ha quasi annientato il suo essere.

“Quasi”, appunto, non del tutto.

E’ quell’avverbio a fare la differenza, a invitare a chiedersi di che pasta si è fatti, a spronare all’autorigenerazione.

L’icona dell’albero tagliato è metafora della straziante perdita (di una persona cara, di tutti i beni, della propria integrità corporea), ma i rami verdi che nonostante tutto iniziano a spuntare, generando le foglie, lo sono della capacità di affrontare anche i più grandi dolori, le più grandi perdite e rimettersi in piedi, ancora vivi, ancora fecondi di progetti, di idee, di giorni da affrontare con energia.

E’ simbolo della forza della vita che non dipende dall’energia personale, ma che senza la collaborazione e la volontà di chi aspira a rialzarsi non potrebbe comunque agire.

Contiene in sé l’implicazione di un passato pieno e rigoglioso, la presupposizione che si è subito un feroce attacco, l’antitesi tra la perdita quasi totale e la rinascita, il paradosso che un albero reciso possa germogliare e infine l’inferenza generata dai concetti di ceppo e rami verdi: la vita non muore mai, si rigenera in forme nuove e inaspettate.

Insomma, un vero albero della vita.

Queste, che ho riportato, sono le parole, le più espressive possibili, che ho trovato a titolo esplicativo riguardanti l’aforisma.
Le faccio pienamente e convintamente mie, nell’ estendere il mio augurio a tutti gli Italiani di ritrovare la forza di risollevarsi e rinascere da questo “Tsunami” dell’ Epidemia di Coronavirus che ci sta passando sulla testa.
È un’occasione storica: mostriamo al mondo di cosa siamo capaci.
Sono sicuro che ce la faremo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Numero1899.

Coronavirus, autocertificazione per gli spostamenti: ecco il modulo da scaricare

Lunedì 9 Marzo 2020

Coronavirus, autocertificazione per gli spostamenti: ecco il modulo da scaricare

 

Questa che vedete è l’intestazione della, ormai,  “famigerata” AUTOCERTIFICAZIONE per poter circolare in Italia, a causa dei noti provvedimenti per il contenimento della diffusione epidemica del Coronavirus.

Guardate le prime due righe, dove si dovrebbero scrivere i dati anagrafici.
Se uno si chiama, che so, Giovan Francesco Lante della Rovere, nato il….., a Barcellona Pozzo di Gotto, residente in Primiero San Martino di Castrozza, in via Strada Vecchia del Mulino, n° 12 e….tralasciando il resto,   mi dite dove diavolo potrebbe scrivere i suoi dati negli spazi previsti dai cervelloni del Ministero dell’Interno?
Cosa ci voleva a predisporre un formulario concepito come segue:

Nome e Cognome ……………………………………………………………………………………………………………….
nato il  …………………..   a    …………………………………………………………………………………………………………
residente a  ………………………………………………………………………………………………….   CAP  …………..
via  ………………………………………………………………………………………………………………………     N°…………..

Ci vogliono solo due righe in più. E non si dica che lo spazio del testo non si può restringere, perché di spazio ne è rimasto a fondo pagina.
Senza parlare degli spazi per indicare la partenza e la destinazione del percorso e per esporre le motivazioni dello spostamento, se appena sono un po’ articolate. Sembra una barzelletta.
Certo che la burocrazia fa proprio dei grandi sforzi per agevolare il corretto comportamento dei cittadini!  Bravi, proprio bravi! L’efficienza e la praticità  non sanno proprio dove stanno di casa, questi “dirigenti” della Pubblica Amministrazione Romana.  Io non li chiamerei “dirigenti”, ma “dirigibili” e sapete perché? Perché sono dei “palloni gonfiati”. E….. incapaci.

Numero1898.

L’ INTERA  MONOGRAFIA  SU  ETTORE  MAJORANA  E  ROLANDO  PELIZZA  È  PUBBLICATA  DAL  NUMERO1465  AL  NUMERO1455.

 

QUESTA  È  UNA  INTEGRAZIONE  DI  STRINGENTE  ATTUALITÀ

ETTORE  MAJORANA  E  LA  SFIDA  CLIMATICA

Francesco Alessandrini e Roberta Rio   

Dal loro libro “LA MACCHINA il ponte tra la scienza e l’Oltre”.

 

Sinossi

 

Via dalle pagine della storia ufficiale Ettore Majorana, non solo continuò a vivere, ma con le sue ricerche si spinse ben oltre i confini dell’allora conosciuto, penetrando i “segreti” della Materia e del Creato, come mai era stato possibile fare fino a quel momento in modo “scientifico”.
Ne sono discese una nuova matematica e una nuova fisica
 – la Fisica del Terzo Millennio– che alimentano un salto epocale nella conoscenza umana.
 Nell’ambito delle sue ricerche, egli ha anche valutato attentamente variazioni climatiche e ambientali indotte dall’inquinamento provocato dall’uomo
 e dalla sua tecnologia. La capacità previsionale di Ettore e la comprensione del fatto che nessun evento del nostro mondo è casuale, gli hanno permesso,
già negli anni ’70, di prevedere con estrema esattezza, le problematiche legate al clima e all’ambiente, che ora stiamo sperimentando. Le sue previsioni, in assenza di un intervento in grado di invertire la rotta, sono decisamente preoccupanti e, del resto, ci stiamo tutti rendendo conto delle trasformazioni climatiche non positive in atto. Ma Ettore ci fornisce anche una soluzione che potrebbe soccorrerci dall’imminente collasso ambientale.
1. Introduzione
La fisica attuale è molto lontana dalla conoscenza delle fondamenta dell’universo in cui viviamo.
Per raggiungerla è necessario un radicale cambio di paradigma, un vero e proprio salto conoscitivo “epocale”, che permetta di guardare il mondo della Materia dal di fuori, dall’Oltre Materia.
Qualcuno questo salto l’ha fatto. Ed è riuscito a costruire un “quadro” teorico dell’universo e delle sue modalità di funzionamento talmente preciso e affidabile da poter poi essere trasformato in una macchina, la macchina di Rolando Pelizza, in grado di sperimentare quella teoria e di compiere delle cose assolutamente impensabili per la scienza attuale.
Quest’uomo si chiama Ettore Majorana.
Nel corso della costruzione di una nuova matematica e di una nuova fisica, descritte nella sua “Teoria Generale degli Esponenti”, si è reso conto che tutti i fenomeni naturali seguono una logica e delle regole ben precise. In particolare Ettore ha compreso, a partire dall’osservazione dei fenomeni fisici,
l’inesistenza di una casualità dei fenomeni stessi. È riuscito anche a inquadrare le relazioni che governano alcuni “gruppi” di fenomeni che la fisica attuale considera caotici e originati dal caso. La matematica di Ettore descrive tutto questo. È diventata così lo strumento per prevedere lo sviluppo di fenomeni fisici finora considerati imprevedibili. Noi abbiamo tentato di comprendere questa nuova fisica e nuova matematica, ma gli elementi di riferimento che abbiamo non sono certamente completi né sufficientemente chiari. Il risultato che presentiamo è dunque solo la nostra comprensione e interpretazione di ciò che ci sembra sia il geniale lavoro di Ettore. Ma anche se tutto non è ancora definito, siamo convinti di essere sulla buona strada. In ogni caso la responsabilità di quanto affermiamo è solamente nostra e chiediamo scusa a Ettore, che certamente ci sta guardando da qualche “posto” di questo nostro grande Creato, se abbiamo grossolanamente frainteso le sue scoperte. In quanto segue analizziamo, in particolare, le sue considerazioni sul clima e sul fatto che, già negli anni ’70, aveva previsto ciò che stiamo affrontando ora in ambito climatico e ambientale e, soprattutto, ciò che ci accadrà se non interveniamo immediatamente.
 2. Ettore Majorana
Ufficialmente, Ettore Majorana, scienziato geniale del periodo della “grande fisica italiana”scomparve il 25 marzo 1938. Da allora si rifugiò segretamente in un monastero italiano. Nel corso dei successivi decenni di permanenza, poté sviluppare i suoi studi, tutti rivolti alla conoscenza delle reali fondamenta della materia e della vita. A chi volesse conoscere con maggior dettaglio la sua storia, indichiamo la lettura del nostro testo “ La macchina. Il ponte tra la
 scienza e l’Oltre”.
 3. Il cielo non può attendere
In una lettera di Majorana al Prof. Erasmo Recami del 20 dicembre 2000, Ettore si dimostra profondamente preoccupato per il futuro del nostro mondo legato in modo indissolubile al surriscaldamento del pianeta.
Nella stessa lettera si cita la documentazione spedita già nel 1976 a Rolando Pelizza, il suo allievo costruttore della “macchina”.
In essa era presente una «relazione dettagliata sul tema e le sue conseguenze: dai primi sintomi, all’inizio del 2000, all’incremento del problema a partire dal 2010, in seguito al quale è lecito aspettarsi delle vere e proprie catastrofi ambientali».
Figura 1: Estratto della lettera di E. Majorana al prof. Erasmo Recami del 20 dicembre 2000.
Già nel 1976, dunque, Ettore aveva previsto che il pianeta sarebbe entrato in una fase di surriscaldamento anomalo ed eccessivo, che avrebbe iniziato a generare “delle vere e proprie catastrofi ambientali” tra il 2022 e il 2024.  In quel momento, ovvero tra pochi anni, la sopravvivenza della razza umana sulla Terra sarebbe stata in serio pericolo. Oggi gli esperti del clima sono giunti alle stesse previsioni, ma posticipate. Si parla alla peggio della decade 2030-2040, ovvero ci illudiamo di avere ancora molto tempo. Ma secondo Ettore non è così.
Sulla Terra si sono sempre verificate lente fluttuazioni climatiche, in un’alternanza di fasi di raffreddamento (glaciazioni) e surriscaldamento. Per quanto lente fossero, esse portarono regolarmente a drastiche riduzioni nel numero degli esseri viventi.
L’attuale pulsazione climatica è solo parzialmente frutto di fattori naturali.
A essi, come dimostrano gli studi di alcuni scienziati tra cui il glaciologo Claude Lorius, si sovrappongono delle cause antropiche, ovvero date dal comportamento dell’uomo.
Analizzando i risultati di centinaia di carotaggi di ghiaccio in Antartide, Claude Lorius, a metà degli anni ’80, rese noto che nel corso degli ultimi duecento anni, ovvero dall’inizio dell’industrializzazione, il livello di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera era drasticamente aumentato. La Terra non riesce più a regolarlo grazie ai suoi normali cicli di autodepurazione.
In altre parole, l’uomo, bruciando a dismisura carbone, petrolio e metano, si è inserito nel meccanismo di regolazione naturale del clima, modificandolo pesantemente. Tre sono le alterazioni ambientali che attualmente affliggono in maniera preoccupante il nostro pianeta: il “buco dell’ozono”, l’eccesso di  CO2  e l’effetto serra.
Analizziamole brevemente. Quello che viene definito “buco dell’ozono” è in realtà un fenomeno duplice. Da un lato stiamo assistendo a un generale assottigliamento dell’ozonosfera, ovvero di quella fascia della stratosfera, posizionata tra i 15 e i 39 chilometri sopra la superficie della Terra. Essa ha il compito di trattenere e assorbire circa il 99% delle radiazioni solari nocive per la vita. Dall’altro, in alcune zone, come sopra l’Antartide per esempio, questa riduzione ha raggiunto dei livelli limite tanto da parlare di un vero e proprio “buco”, ovvero assenza completa di ozono.
Questi “buchi” sono qualcosa di pulsante con cicli naturali di durata stagionale, annuale o pluriennale. Si pensi che sopra l’Antartide sono state registrate variazioni primaverili del 70% rispetto alla stagione precedente, poi recuperate in quella successiva.
Talvolta si è avuta l’impressione che un buco si fosse chiuso naturalmente, mentre in realtà si trattava solo di una ridistribuzione dell’ozono nell’ozonosfera: la “chiusura” di un “buco” provoca una riduzione di spessore in altre zone, ma la quantità complessiva di ozono è sempre la stessa e, anzi, è in continua e irreversibile diminuzione.
Ma c’è ancora qualcosa di importante che la scienza non ci dice, o forse non sa, e che Ettore, invece, ha constatato essere in atto.
1  Secondo lui l’equilibrio dello strato dell’ozono è ormai compromesso nel senso che la sua diminuzione, alimentata inizialmente da agenti chimici
introdotti dall’uomo, ha assunto ora una specie di “vita propria”: essa progredisce anche se si riducono le sostanze inquinanti. Non c’è praticamente nulla che l’uomo e la scienza tradizionale possano fare per bloccare questo fenomeno, anche se qualche fonte, per smorzare i toni, afferma che il fenomeno è in regressione e che si esaurirà nel 2080.
2  L’anidride carbonica è la seconda sfida della nostra epoca. Essa ha mantenuto, nelle varie ere, livelli accettabili per la Terra che, per esempio tramite gli alberi, è sempre riuscita ad assorbirla ,trasformarla e riutilizzarlaMa anche questo equilibrio si è ora spezzato. Soprattutto il grande consumo di combustibili fossili (tutti caratterizzati dalla presenza di carbonio) ha aumentato notevolmente il livello di COnell’atmosfera, portandolo a un livello tale da provocare gravi scompensi ambientali.
Anche se ne interrompessimo “all’istante” l’emissione, non riusciremmo comunque a ridurre in tempi brevi la presenza di CO2. Si pensi solo
che ha dei cicli naturali di vita nell’atmosfera di oltre cento anni.
In ogni caso essa è per noi molto importante perché partecipa alla realizzazione dell’effetto serra, necessario per la vita sulla Terra. Si tratta di un fenomeno che permette al pianeta di trattenere nella sua atmosfera le radiazioni, provenienti dal sole, responsabili dell’incremento termico. Il risultato è un aumento della temperatura terrestre, che senza questo effetto sarebbe più bassa di almeno trenta gradi. Tuttavia, se in eccesso, porta a un innalzamento tale della temperatura da rendere difficili le possibilità di vita, se non addirittura impossibili. In un documento del 1990, pietra miliare nello studio climatico, Lorius, Jim Hansen e altri scienziati scrissero che le variazioni nel contenuto di COe di CH(metano) hanno giocato un ruolo significativo nei cambiamenti climatici glaciali-interglaciali amplificandoli, insieme alla crescita e decadimento dei ghiacci continentali dell’emisfero nord […]».
Queste considerazioni influenzarono la stesura e l’approvazione del protocollo di Kyoto, sottoscritto nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005. Dal 1976, anno dei primi avvertimenti di Majorana, al 2005 si contano quasi trent’anni. Abbiamo perso un mare di tempo, in una follia suicida figlia in parte dell’avidità umana, che antepone la ricchezza e il potere personale alla ricerca di una soluzione per il bene comune e, in parte, della non conoscenza. E oggi, dopo oltre 40 anni, le nazioni stanno ancora discutendo sul da farsi, pur essendosi in gran parte rese conto del grandioso pericolo a cui siamo sottoposti. Ma ormai è troppo tardi. I calcoli di Ettore dimostrano che abbiamo già superato il punto di non ritorno e i primi effetti davvero “disastrosi” saranno visibili proprio tra il 2022 e il 2024. Le variazioni della temperatura e della posizione degli ingressi radiativi attraverso l’atmosfera terrestre modificheranno i movimenti dei venti, le formazioni di nubi, lo scioglimento dei ghiacciai etc. La prima conseguenza di ciò si manifesterà – e in parte si sta già manifestando– nei fenomeni temporaleschi e ventosi. Per esempio, secondo Ettore, la quantità di acqua di una singola goccia di pioggia diverrà pari a quella di un grosso bicchiere: si parla di gocce del volume di 250 cl, ¼ di litro! Significa che si verificheranno acquazzoni di una violenza inaudita: quelle che oggi chiamiamo “bombe” d’acqua, che già mettono in crisi tutti i sistemi di smaltimento idrico, faranno “sorridere” rispetto a quello che potrà accadere.

La grande quantità d’acqua in atmosfera verrà alimentata da un’evaporazione molto più veloce di quella attuale, generata sia dall’aumentato calore sia da una superficie delle acque molto più estesa, provocata dallo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari. Lo scioglimento dei ghiacci provocherà un innalzamento delle acque di circa 80 m rispetto al livello attuale, sommergendo vaste zone costiere. Ma non solo. I venti aumenteranno di velocità fino a 400-600 km orari, ovvero molto più violenti delle peggiori trombe d’aria che si sono già verificate sulla Terra. Tanto per fare un paragone, il famoso e disastroso uragano Irma del 2017 ha raggiunto la velocità di “soli” 295 km/h, velocità mantenuta per ben 37 ore consecutive. Ma non ci sarà solo caldo. Il generale squilibrio che si genererà provocherà anche eventi estremamente freddi. Alcune zone del pianeta diventeranno presto invivibili e sarà pressoché impossibile soccorrere coloro che saranno colpiti da questi fenomeni atmosferici così estremi. Si avranno dei fenomeni migratori molto più accentuati di quelli attuali, che genereranno problemi sociali che non osiamo immaginare.

Oltre a ciò, l’eccesso di radiazioni, dovuto alla mancanza di ozono, porterà a una parziale inibizione della fotosintesi clorofilliana con un conseguente forte rischio di abbassamento delle possibilità alimentari per l’ecosistema.
Le radiazioni ci faranno ammalare, con gravi danni alla nostra pelle, perché di intensità superiore a quella che i nostri corpi sono in grado di sopportare. Insomma, la vita umana così come la sperimentiamo ora sul nostro pianeta, secondo Majorana sta per finire. E questo non accadrà tra migliaia di anni e nemmeno tra centinaia. Stiamo parlando di un arco di tempo molto, ma molto più breve! La Terra sta per diventare un luogo adatto solo per scarafaggi e altri animali, dotati di uno scheletro esterno che li ripara dalle radiazioni ultraviolette. E forse neanche per loro.
 4. Una soluzione esiste.
Ettore ci dice che la scienza tradizionale non può nulla! Questo, del resto, viene confermato anche dai nostri scienziati che dichiarano di non avere gli strumenti per ridurre efficacemente la presenza di COin atmosfera. Non ha le conoscenze e gli strumenti per farlo. Per quanto ne sappiamo, gli unici che possono salvarci da questa situazione sono la fisica e la matematica di Ettore, Rolando e la macchina.
Ci auguriamo che i governanti, di fronte all’evidente rischio di estinzione, si decidano finalmente a trascurare i propri desideri ed esigenze di potere per provvedere all’unica cosa prioritaria in questo momento: garantire la sopravvivenza della razza umana sulla Terra.
Il primo passo necessario sarebbe quello di avviare un grosso lavoro di mappatura dei “buchi dell’ozono”, utilizzando le risorse satellitari a disposizione.
Accanto alla posizione e struttura dei “buchi”, è altrettanto importante definire la quantità, la densità e il tipo di materiale gassoso, che si trova in essi e negli strati limitrofi, in assenza dell’ozono.
La macchina di Rolando, infatti, ha la possibilità di trasformare –  trasmutare – i materiali, ma non può creare dal nulla: ha dunque bisogno di materia disponibile per poter attivare un processo di cambiamento di un gas in un altro. Sarebbe auspicabile che i “buchi” fossero riempiti di anidride carbonica, in modo da ottimizzare il lavoro di ripristino degli equilibri atmosferici. L’ozono manca, l’anidride carbonica è in eccesso: con un solo intervento si potrebbe trasformare l’anidride carbonica in ozono e si avrebbe così il duplice risultato desiderato, di aumento del primo e riduzione della seconda. Analogamente bisogna procedere anche a una mappatura più completa dell’anidride carbonica.
 Una volta raccolti tutti i dati, si potrà intervenire mettendo in azione la macchina di Rolando.
Essa ha la possibilità di trattare con un’unica “applicazione” e all’istante (in circa 5 millesimi di secondo) un volume di 8 milioni di metri cubi, ovvero un cubo di 200 metri di lato. A detta di Rolando sarebbero facilmente costruibili delle macchine in grado di trattare dei volumi 1000 volte superiori (un cubo di 2 km di lato) e addirittura 1 milione di volte superiori (un cubo di 20 km di lato).Questa fase di lavoro dovrebbe essere svolta in due momenti distinti: per prima cosa il fenomeno dei “buchi nell’ozono” deve essere bloccato nella sua “virulenza”. Pertanto gli interventi saranno d’impatto e mireranno a trasformare rapidamente grossi volumi, senza tante raffinatezze.
Dopo di che si entrerà nel dettaglio, andando a rifinire il tutto secondo la quantità e la posizione che verranno ritenute più corrette ed equilibrate, sotto un controllo continuo dei rilevatori satellitari.
Una volta terminato lo scudo protettivo dell’ozono e riportata l’ozonosfera a quelle che sono le sue dimensioni e concentrazioni ottimali, ci si occuperà del problema dell’anidride carbonica, in parte già diminuita con l’intervento precedente.
 
Le zone a maggior densità verranno trasformate in ossigeno o in altri componenti dell’aria, eventualmente carenti: dalla “fastidiosa” anidride carbonica, si passerà a una piacevole aria pura.
 
La soluzione quindi c’è.
L’importante è che venga data assoluta priorità alla risoluzione del problema.
 
 5. Conclusioni
Noi non siamo certamente dei catastrofisti. Ma abbiamo imparato a fidarci di Ettore Majorana e di Rolando Pelizza. Se loro dicono che la situazione è grave, siamo seriamente propensi a credere che abbiano ragione. E se poi ci dicono anche di avere la soluzione per questa complessa sfida climatica, non vediamo logico motivo per cui coloro che hanno in mano la tecnologia di Ettore e di Rolando non si diano da fare con la massima urgenza per risolvere la situazione. Se non lo faranno, avranno sulla coscienza le sofferenze e la scomparsa dell’intero genere umano, compresi essi stessi e le loro famiglie. Ma noi siamo molto fiduciosi che lo faranno. E così il genere umano potrà continuare a evolversi gradualmente e utilizzare le incredibili conoscenze che Ettore Majorana ha portato sulla Terra.
6. Il percorso
Questo articolo, pubblicato in occasione della conferenza “La fisica di Ettore Majorana e la sfida climatica, fa parte del programma di divulgazione della
Fisica del Terzo Millennio, una fisica assolutamente innovativa che parte dalla mente di Ettore Majorana. La sua conoscenza e accettazione non sarà immediata e l’umanità dovrà aspettare prima di viverla diffusamente nei suoi aspetti più pratici: sì, perché l’umanità, pur avendone un bisogno immediato legato alle appena descritte problematiche sul clima, non è ancora pronta per utilizzarla. È prima necessario un percorso di graduale crescita e di cambiamento degli atteggiamenti umani e dell’uso della scienza: sì, certo, anche la scienza deve evolvere nelle sue conoscenze ma soprattutto
nella coscienza del ruolo che è tenuta ad avere nell’ambito dello sviluppo della vita sul nostro pianeta. Ringraziamo con tutto il nostro cuore Ettore e Rolando per questa grande possibilità che hanno introdotto sulla Terra e, soprattutto, li appoggiamo incondizionatamente per essere sempre stati dalla parte del “bene”.