Scrive Jason Bondurant Deglianelli, corrispondente di QUORA
S T R A N E C O N O S C E N Z E D E I D O G O N
Nel 1931, il celebre etnografo francese Professor Marcel Griaule, durante un viaggio nell’Africa occidentale, visitò una tribù sudanese che viveva in un’ansa del fiume Niger, nella Repubblica del Mali. Si trattava dei Dogon, un antico popolo il cui livello di civiltà sembrava indistinguibile da quello delle tribù vicine. Tuttavia, il professore rimase affascinato dagli insoliti racconti e miti tramandati oralmente di generazione in generazione tra questi contadini analfabeti. Raccontavano storie che riguardavano niente meno che l’origine e la struttura dell’universo, nonché gli antichi legami di questo popolo con il cosmo.
Da allora in poi, il professor Griaule e i suoi colleghi intrapresero regolarmente spedizioni tra i Dogon. Gli scienziati vissero a lungo tra gli ospitali africani, che gradualmente impararono a fidarsi dei bianchi, amichevoli e curiosi, e li iniziarono gradualmente ai loro segreti più profondi. Griaule e la sua assistente principale, la professoressa Germaine Deterlen, divennero i più devoti tra queste persone e, dopo la morte di Griaule nel 1956, lei continuò il loro lavoro congiunto. Griaule e Deterlen presentarono i risultati davvero sensazionali delle loro ricerche in una serie di pubblicazioni, la prima delle quali fu pubblicata nel 1950.
La scienza moderna postula che l’Universo abbia avuto origine dal Big Bang originale, prima del quale tutta la materia era compressa a una densità incredibile e occupava un volume infinitamente piccolo, e concetti come spazio e tempo erano inesistenti. Dal Big Bang (circa 13 miliardi di anni fa), l’Universo è in continua espansione, portando alla cosiddetta recessione galattica.
Ecco come si è formato l’universo, secondo le antiche leggende Dogon: “All’inizio di tutte le cose, c’era Amma, Dio, che non riposava sul nulla. Amma era come una palla, un uovo, e questo uovo era chiuso. A parte lui, nulla esisteva”. Nella loro lingua moderna, la parola “amma” significa qualcosa di immobile, altamente compresso ed estremamente denso. Inoltre: “Dentro Amma, il mondo era ancora senza tempo e spazio. Tempo e spazio si fondevano in uno”. Ma arrivò un momento in cui “Amma aprì gli occhi. Il suo pensiero emerse dalla spirale che, ruotando nel suo grembo, segnò la futura espansione del mondo”. Secondo la leggenda, il mondo moderno “è infinito, ma può essere misurato”. Questa frase è molto vicina alla formulazione di Einstein nella teoria della relatività.
I Dogon chiamano la nostra galassia, la Via Lattea, “confine di luogo”. “Il confine di luogo indica una sezione del mondo stellare di cui la nostra Terra fa parte, e questo mondo intero ruota a spirale. Amma ha creato un numero infinito di mondi stellari a forma di spirale.” (La maggior parte delle galassie oggi conosciute ha una forma a spirale.)
È particolarmente degno di nota che, a differenza di altri miti religiosi, i Dogon credano che la Terra non sia il centro dell’universo e che i terrestri non siano gli unici esseri viventi nell’universo. “I mondi stellari a spirale sono mondi abitati. Amma, che ha dato al mondo movimento e forma, ha creato simultaneamente tutti gli esseri viventi… sia sul nostro pianeta che sulle altre Terre…”. Sorprendentemente, le loro leggende includono i concetti di “stelle”, “pianeti” e persino “satelliti dei pianeti”. “Le stelle fisse sono quelle che non ruotano attorno ad altre stelle. Pianeti e satelliti dei pianeti sono stelle che ruotano in cerchio attorno ad altre stelle”. Come potevano persone che apparentemente vivevano in uno stato semi-primitivo sapere che “il Sole ruota sul proprio asse, come sotto la forza di una molla a spirale… e la Terra ruota su se stessa e, così facendo, attraversa lo spazio descrivendo un ampio cerchio”?
Tra i pianeti del sistema solare, i Dogon si concentrano principalmente su quelli visibili a occhio nudo: Marte, Venere, Saturno e Giove. Sanno che Venere ha un satellite, un fatto che la scienza moderna non ha ancora confermato. Quando iniziavano gli studiosi francesi alla conoscenza esoterica, i Dogon accompagnavano i loro racconti con simboli e diagrammi, a volte piuttosto complessi, ma sempre chiari. Rappresentavano Giove come un grande cerchio con quattro cerchi più piccoli, i satelliti del pianeta. Oggi si conoscono 16 satelliti di Giove, di cui i quattro scoperti da Galileo nel 1610 sono i più grandi e luminosi. I Dogon raffiguravano Saturno come due cerchi concentrici, spiegando che il cerchio esterno era uno (o più) anello (o anelli).
Tuttavia, il posto centrale nella mitologia di questo misterioso popolo è occupato da Sirio, la stella più luminosa del nostro cielo. Secondo i Dogon, Sirio è un sistema stellare che “ha un’influenza fondamentale sullo sviluppo della vita sulla Terra ed è il fondamento dell’universo”. Il sistema è costituito da Sirio stessa, da una seconda stella (Sirio B) e da una terza stella (Sirio C). I Dogon sostengono che tutti e tre gli altri corpi celesti siano così vicini alla stella principale da non essere sempre visibili. Gli astronomi moderni hanno scoperto solo la seconda di queste stelle. L’esistenza di Sirio C rimane oggetto di dibattito tra gli scienziati.
I Dogon affermano che Sirio B orbita attorno a Sirio, completando un’orbita completa ogni 50 anni. Quando Sirio B si avvicina a Sirio, quest’ultima inizia a brillare intensamente e, man mano che si allontana, tremola, dando l’impressione che Sirio B si sia trasformata in diverse stelle. Tra l’altro, la periodicità del bagliore di Sirio è stata confermata dagli astronomi.
Sirio B è invisibile a occhio nudo e, fino alla metà del XIX secolo, nessuno, tranne la straordinaria tribù Dogon, ne conosceva l’esistenza. I Dogon affermano che Sirio B è il più pesante di tutti i corpi celesti. È così denso che, se tutte le persone del mondo si riunissero, non sarebbero in grado di sollevarne nemmeno un piccolo frammento. In effetti, Sirio B è la prima “nana bianca” scoperta nell’universo: un corpo compresso e bruciato con un’incredibile densità di 50 tonnellate per centimetro cubo!
Anche i miti Dogon collegano Sirio alla comparsa dei primi esseri umani sulla Terra. Uno di questi sostiene che gli umani furono trasportati sulla Terra da astronavi – “arches celestiali provenienti da un pianeta il cui sole era la stella Sirio B prima della sua esplosione”. Durante la discesa, l’arca descrisse una doppia elica, riflettendo i movimenti della vita nel vortice che animò la sua prima particella. È noto che la molecola di DNA, portatrice del codice genetico, ha la forma di una doppia elica.
Le leggende Dogon narrano di due fasi del viaggio spaziale. La prima è associata all’arrivo sulla Terra di un essere di nome Ogo. La seconda è l’atterraggio di un’arca con a bordo Nommo e i primi umani. L’identità di Ogo non è chiara. Sembra essere una figura satanica, un arcangelo caduto che si ribellò ad Amma e ne imparò alcuni segreti. Si dice che Ogo abbia viaggiato nello spazio tre volte a bordo di piccole arche. È interessante notare che la fonte di energia delle sue astronavi erano le particelle “po”, la base fondamentale dell’universo cosmico.
Un altro eroe, Nommo, è raffigurato come un arcangelo che esegue la volontà di Amma. La sua missione principale è creare la vita sulla Terra e popolarla di esseri umani. Il mito descrive in dettaglio i preparativi per questa importante missione. La nave trasportava tutto il necessario per la creazione della vita, oltre a quattro coppie di gemelli, gli otto progenitori. La nave volò sulla Terra attraverso una speciale “finestra” temporanea nel cielo creata da Amma.
Dopo l’atterraggio, Nommo scese per primo sulla Terra, seguito dagli altri. Quando l’arca fu vuota, Amma tirò verso il cielo la catena di rame a cui era sospesa la nave e chiuse la finestra celeste. Questo significò la rottura di ogni legame tra l’equipaggio dell’arca e la civiltà che l’aveva inviata. Per i primi terrestri, non c’era modo di tornare indietro. Dovevano colonizzare il nuovo pianeta, coltivare la vita, “essere fecondi e moltiplicarsi”.
Oggi nessuno studia i Dogon. Tutto ciò che sappiamo su di loro deriva dalle spedizioni degli anni ’60 e ’70. Chissà quante scoperte avrebbero potuto fare astronomi ed etnografi se avessero lavorato con i Dogon oggi, all’inizio del terzo millennio, utilizzando i computer moderni!
RAGGIUNTO LIVELLO DI FEDELTA’ DELL’ ENTANGLEMENT QUANTISTICO DEL 92%: È COME SE FOSSE MAGIA.
di Aurelio Sanguinetti 18. 01.25
L’entanglement quantistico è un fenomeno che deriva dal principio di sovrapposizione della meccanica quantistica, per il quale due o più sistemi fisici – spesso due particelle – sono connessi intensamente fra di loro, sebbene non ci sia alcun contatto diretto.
In questa condizione, la misurazione di un sistema determina simultaneamente anche il valore del sistema collegato, come se l’informazione viaggiasse per magia nello spazio.
Trattasi ovviamente di un fenomeno complesso, che i fisici hanno dovuto studiare a lungo per comprenderlo appieno, visto che non è facilmente analizzabile come altri fenomeni della meccanica quantistica.
Di recente, tuttavia, un gruppo di ricercatori provenienti dalla Durham University, nel Regno Unito, ha svolto un esperimento che ci ha permesso di ottenere per la prima volta l’osservazione diretta del fenomeno in alcune molecole, che sono morfologicamente e chimicamente molto più complesse dei singoli atomi.
Il livello di fedeltà dell’entanglement osservato era tra l’altro estremamente elevato, essendo leggermente superiore al 92 percento.
Per ottenere questo risultato, i ricercatori hanno usato delle trappole ottiche e dei speciali strumenti utili per creare ambienti sperimentali in grado di supportare quello che i fisici definiscono un entanglement duraturo, più longevo e maggiormente visibile rispetto all’entanglement standard.
“Questo fenomeno è molto difficile da osservare, sebbene possiamo intrecciare due molecole usando interazioni incredibilmente deboli e quindi impedire la perdita dell’entanglement per un tempo prossimo al secondo”, ha spiegato Simon Cornish, uno degli autori della scoperta, che è stata diffusa all’interno di un articolo pubblicato su Nature.
Secondo gli esperti, l’entanglement di lunga durata potrebbe aiutare gli scienziati a misurare con una certa precisione altri fenomeni quantistici e a far sorgere una nuova era della ricerca, che ci permetta di realizzare tra le tante cose computer quantistici molto più complessi ed intelligenti.
Questa d’altronde non è neppure l’unica scoperta relativa a questo argomento che è stata diffusa di recente. Altri studi contribuirebbero a ottenere questi risultati nel breve termine.
Pubblica Edoardo Della Valle, corrispondente di QUORA
U N A P I A N T A C U R I O S A
Questa pianta carnivora si chiama Nepenthes Holdanii e cresce a ovest della Cambogia, a circa 600-800 piedi sul livello del mare.
Usano la trappola passiva per catturare gli insetti. Il bordo superiore della pianta, noto come Peristomo, separa il nettare che attira gli insetti nella sua trappola mortale. Nella bocca della pianta, uno strato scivoloso chiamato cera epicuticolare fa perdere l’equilibrio all’insetto e fa scivolare alla base della trappola, piena di acqua piovana, dove viene infine colpito.
Viaggi astrali: cosa sono veramente e come indurli
da Elisa Corsi | Mag 2, 2017
Il viaggi astrale è un argomento tanto affascinante quanto delicato, va trattato con la massima attenzione e la giusta dose di sensibilità.
L’avrai senz’altro sentito nominare, magari dalla tua insegnante di yoga o in tv durante un’intervista a qualche scienziato americano. Ebbene, scommetto che ti sei domandato almeno una volta cosa siano questi viaggi astrali.
Non è vero?
Oggi sono parecchie le teorie che gravitano attorno a questo tema, ed alle spalle abbiamo una fiorente letteratura yogica che ce ne parla. Qualcuno li definisce come una via di mezzo tra sogno e realtà, qualcun altro ne sottolinea la pericolosità, e taluni addirittura negano la possibilità di effettuarli da vivi.
Ma cosa sono esattamente questi famosi “viaggi astrali”? Qual è la loro origine? Come si manifestano?
Scopriamolo insieme!
Indice
1 La storia dei viaggi astrali in breve
2 Cosa sono i viaggi astrali
3 Perché sperimentare un viaggio astrale?
4 Cos’è il corpo astrale e qual è la sua struttura?
5 Le basi per indurre un viaggio astrale: rilassamento e meditazione
6 La testimonianza di Francesca
La storia dei viaggi astrali in breve
Il viaggio astrale non è assolutamente una scoperta recente, degli ultimi decenni, ma anzi risale praticamente all’origine del mondo.
Scoperto e sperimentato dagli sciamani in India e in Messico, ad oggi è difficile risalire ad una data storica poiché non si hanno documenti di queste prime sperimentazioni. Ciò che è certo è che gli indiani precisamente gli Huicholes utilizzavano fin dall’antichità un pianta allucinogena, un cactus chiamato Peyote, il quale aiutava ad avere delle visioni durante le feste sacre e religiose.
Con il passare degli anni il Peyote è stato investito sempre più da un ruolo sacro e quasi magico, non si assumeva più durante le feste religiose ma in solitudine con lo scopo di “ricercare se stessi”.
Ad oggi questo succulento cactus senza spine, è ancora in circolazione negli Stati Uniti e viene usato per rilassare corpo e mente durante la psicoanalisi o per la nostra più famigliare meditazione.
Cosa sono i viaggi astrali
Con il termine viaggio astrale si intende l’uscita cosciente dell’individuo dal corpo fisico, usando come veicolo il solo corpo astrale, tale fenomeno viene anche detto sdoppiamento.
Ma perché si chiama viaggio astrale?
Viaggio: è un’esperienza paragonabile ad un viaggio, che può essere dall’altra parte del mondo o alla stanza accanto alla quale ci troviamo.
Astrale: questa parola deriva da “stelle”, ci viene tramandata dagli alchimisti medioevali, essa si riferisce all’apparenza luminosa della materia appartenente al piano astrale.
Questa parola può però trarre in inganno, facendoci immaginare i viaggi astrali come viaggi tra le stelle…
Assolutamente non è così!
Astrale deriva da piano astrale, quest’ultimo è una dimensione intangibile che va oltre i cinque sensi dell’essere umano. Ovvero è un mondo che non è percepito dall’uomo in uno stato di veglia quotidiano che potremmo definire “normale”.
Ma il fatto che non venga percepito non significa che l’essere umano non ne sia costantemente immerso.
La materia astrale è molto più sottile della materia fisica e va quindi a riempire gli spazi che intercorrono tra un atomo e l’altro della materia fisica. Ciò significa che tutto ciò che ci circonda e noi stessi siamo impregnati di materia astrale ma per entrarne davvero in contatto bisogna trovarsi in determinate condizioni.
“Una delle prime cose che l’uomo impara a compiere nel suo corpo astrale è quella di viaggiare, essendo possibile al corpo astrale di muoversi con molta rapidità e a grandi distanze dal corpo fisico addormentato. La comprensione di questo fenomeno spiega un gran numero di fenomeni così detti occulti.”
E.Powell in Il corpo astrale e relativi fenomeni
Perché sperimentare un viaggio astrale?
Lo scopo di un viaggio astrale è quello di preparare l’individuo al momento della sua morte, ovvero al viaggio finale. Nella nostra società è diffuso un sentimento di paura rispetto alla morte, ed essa viene vista come un avvenimento drammatico che ci allontana per sempre da una persona cara… non esiste nulla di più terribile!
Non è così invece in Oriente: per la religione buddista la morte non è altro che un passaggio dell’anima, da un corpo fisico al completo corpo astrale.
Il viaggio astrale viene definito come “piccola morte” perché è appunto un “assaggio” di ciò che ci accadrà dopo che il corpo fisico sarà dichiarato clinicamente morto. Detto ciò non tutti provano l’esperienza dello sdoppiamento da vivi e non è certo cosa grave!
Chi l’ha provato in vita sarà semplicemente più “allenato” e non si ritroverà spiazzato nel gestire la parte astrale di se stesso.
“Il viaggio astrale ha lo scopo di capire cosa possiamo essere al di là della nostra corporeità, della nostra mente e del nostro apparato psicofisico”
Carlo Dorofatti
Ho fatto riferimento più volte al corpo astrale.
Ma cos’è esattamente? Come è fatto? Andiamo a scoprirlo nel prossimo paragrafo…
Cos’è il corpo astrale e qual’è la sua struttura?
Abbiamo detto che i viaggi astrali vengono effettuati attraverso il corpo astrale. Questo corpo è denominato corpo delle attrazioni magnetiche o del desiderio.
E’ il corpo che si muove all’interno della “sostanza astrale” ovvero dell’universo, inteso come campo elettromagnetico in cui vi sono diverse forze che interagiscono tra loro.
Ma andiamo con ordine…
Potremmo definirlo come l’anima di una persona, ma non solo. Questo corpo occupa lo spazio interno dell’individuo ma anche esterno producendo un aurea che va oltre il corpo fisico.
Tutti gli esseri viventi lo posseggono, anche coloro i quali sono così egoisti e insensibili che sembrerebbe avessero perso quanto di più prezioso la natura ci ha regalato: l’anima.
Il corpo Astrale è considerato dal grande scrittore e teosofo Arthur E.Powell uno dei tre corpi sottili di cui è composto ogni individuo. Gli altri due sono rispettivamente: il corpo Causale e il corpo Mentale.
“Tutti posseggono e utilizzano il corpo astrale, ma sono ben pochi quelli che sono consapevoli della sua esistenza e a servirsene in piena coscienza. In moltissime persone esso è poco più di una massa di materia astrale disorganizzata, i cui movimenti e impulsi sfuggono quasi completamente al controllo dell’uomo vero e cioè dell’Ego. In alcune persone invece il corpo astrale è un veicolo ben sviluppato e completamente organizzato, un veicolo dotato di vita propria e che conferisce a chi lo possiede molti utili poteri”
E.Powell in Il corpo astrale e relativi fenomeni
Questo corpo è dunque considerato molto simile a quello fisico, vediamo le principali caratteristiche che li accomunano:
Presenti: Sono entrambe essenziali nell’individuo
Costituiti da materia: Il corpo fisico è composto dalla materia detta “grezza” mentre quello astrale è composto dalla materia detta “sottile”
Veicoli di espressioni: Attraverso gesti e movimenti fisici esprimiamo il nostro stato d’animo così come attraverso i colori dell’aurea astrale esprimiamo emozioni, sentimenti e passioni.
Le basi per indurre un viaggio astrale: rilassamento e meditazione
Per lo Yoga l’elemento che collega il corpo fisico con il proprio corpo astrale è il terzo chakra. Situato a livello del plesso solare, il terzo chakra, non a caso è la sede del magnetismo e del desiderio.
Ci sono parecchi libri e documenti che insegnano tecniche e trucchi per indurre un viaggio astrale.
Ebbene, se vuoi il modesto parere di chi sta scrivendo, ti posso dire questo: non esistono tecniche per indurli!
Viaggiare in astrale non è una cosa che si può imparare o in qualche modo forzare…
Come puoi fare allora?
Puoi creare le condizioni di base!
A mio parere esistono solo due condizioni fondamentali in cui ti devi trovare per originarli: la meditazione e il rilassamento.
Tutto il resto verrà da sé, è una cosa completamente personale e se non dovesse accadere puoi sempre dire di aver fatto degli utili esercizi di rilassamento 😉
Meditazione
Di seguito trovi una semplice meditazione che puoi usare per rilassarti e provare ad indurre un viaggio astrale.
Scegli un sottofondo musicale rilassante
Scegli un ambiente silenzioso e semi buio
Siediti sul tappetino a gambe incrociate
Calma la mente e allontana i pensieri negativi e preoccupanti
Ora, immaginati in un luogo dove ti piacerebbe essere, per esempio: montagna, mare ai piedi di una cascata ecc.
Visualizza quel luogo, guardati intorno il più possibile e sentiti realmente lì
Quando sei pronto, approfondisci il respiro, muovi la testa, le mani, i piedi e poi apri gli occhi…
Non c’è un tempo preciso per questa meditazione, puoi iniziare con 10 minuti e pian piano allungarla.
Rilassamento
C’è chi alla posizione seduta della meditazione preferisce Savasana, ovvero la posizione del cadavere. Si usa per il rilassamento durante le lezioni di yoga e secondo me, è più efficace e favorisce di più il viaggio astrale.
Il procedimento è molto simile a quello appena descritto sopra, ma la differenza è che ti trovi sdraiato.
Scegli un sottofondo musicale rilassante
Scegli un ambiente silenzioso e semi buio
Sdraiati sul tappetino
Respira in modo profondo e regolare
Calma la mente e allontana i pensieri negativi e preoccupanti
Ora, immaginati in un luogo dove ti piacerebbe essere, per esempio: montagna, mare ai piedi di una cascata ecc.
Visualizza quel luogo, guardati in torno il più possibile e sentiti realmente lì
Quando sei pronto, approfondisci il respiro, muovi la testa, le mani e i piedi e poi apri gli occhi…
Com’è andata?
Se hai fatto un viaggio in astrale te ne accorgi immediatamente! C’è una grossa differenza tra “visualizzare” e “vedere”…
Visualizzare: quando visualizzi, pensi a delle immagini che decidi tu: il paesaggio, il soggetto, i colori… è una scelta ed in qualsiasi momento puoi cambiare immagine o paesaggio
Vedere: significa che hai effettivamente delle immagini che ti scorrono davanti agli occhi, vedere implica tutta una serie di percezioni: come per esempio sentire. Prendiamo l’esempio di essere vicini ad una cascata. Oltre a vederla con chiarezza, possiamo sentire il rumore dell’acqua e percepire addirittura gli schizzi d’acqua che arrivano a bagnarci il volto. Quando hai tutte queste sensazioni sei lì in riva a quel fiume davvero.
La testimonianza di Francesca
Una sera andai a trovare la mia amica Francesca e lei decise di raccontarmi la sua esperienza personale.
“Ricordo come se fosse ieri la prima volta che ebbi un’esperienza astrale: nonostante fosse stata piacevole, mi spaventai parecchio, perché non sapevo nulla di tutto questo. Per diverso tempo non ne parlai con nessuno, e credendo di essere impazzita, mi “rifugiai” sul web alla ricerca di qualcun altro che avesse provato la mia stessa esperienza… ma la cosa non mi portò alcun riscontro!
Solo dopo qualche tempo decisi di parlarne a mia madre e le raccontai per filo e per segno le sensazioni che avevo vissuto. Lei mi guardò con un mezzo sorriso di scherno, alzò le sopracciglia e mi chiese se avessi bevuto.
Era il rilassamento finale della mia quarta lezione yoga. La mia insegnante utilizza il rilassamento alla fine di ogni lezione. Di sottofondo c’era una musica rilassante (che ci fa ascoltare tutt’oggi), la stanza semi buia, gli occhi chiusi…“il nostro corpo si fa sempre più pesante e rilassato” dice lei.
Ecco, quella è l’ultima cosa che ho sentito, perché il secondo dopo non mi sentivo più in quella stanza, non ero più mentalmente lì. Cominciai ad immaginarmi il mare in una splendida giornata di sole e un gabbiano che volava sopra le onde. La mia prospettiva era appena al di sopra del volatile e seguivo il suo percorso. Inizialmente lo visualizzai ma poi mi resi conto di vederlo.
La musica di sottofondo la sentivo ancora ma era molto lieve, sentivo il vento sul viso, l’aria leggera dell’alta quota, l’infrangersi delle onde sulla spiaggia e il verso del gabbiano. Il gabbiano è l’elemento principale del viaggio, credo sia il mio animale veicolo, che vedo ancor’oggi. Non so perché sia sempre il gabbiano e mai un’aquila o una colomba… insomma tutto queste sensazioni concorrono a costituire uno stato di benessere totale dal quale non vorrei mai andarmene…Ma purtroppo ad un certo punto la lezione finisce e l’insegnante dice la fatidica frase:
“Riprendiamo consapevolezza del nostro corpo approfondendo il nostro respiro”. Ecco che in un batter d’occhio crolla tutto! Il paesaggio, il vento, il senso di libertà…è come se venissi sbattuta fuori da un paradiso ed io mi ritrovo nuovamente sdraiata in quella palestra.
Non posso dirti cosa succederebbe se non dovesse mai finire la lezione, perché purtroppo prima o poi termina!
Conclusioni
In quest’articolo ho tentato di descrivere in modo molto semplificato cosa sia un viaggio astrale, di cosa sia composto il corpo astrale e quali siano le pratiche di yoga ad esso collegate.
Quest’articolo vuol essere un squarcio informativo sul mondo che si estende oltre i nostri cinque sensi e oltre il nostro limitatissimo corpo fisico. Non è stato facile per me scrivere di qualcosa di così “alto” e purissimo, ma ho voluto farlo perché nel mio piccolo volevo darti un aiuto a conoscere meglio questo tema.
Questo argomento è già stato trattato al Numero1142 e al Numero1141. Qui viene approfondito, almeno in parte, ma meriterebbe di essere sviscerato ulteriormente, perché di enorme importanza.
Pellegrino Ernetti: monaco, fisico, esorcista, esperto di musica
Lunedì 7 Ottobre 2019di Alberto Toso Fei
Se fosse vera – poiché il mistero che vi aleggia e il dibattito che vi si svolse attorno rendono tutto indistinguibile – sarebbe la più sconvolgente scoperta scientifica di tutti i tempi: il “Cronovisore”, un apparecchio che poteva catturare immagini e suoni dal passato, e mostrarli come in una diretta televisiva; come se avvenissero davanti agli occhi di chi osservava.
Il suo inventore, Pellegrino Ernetti, ebbe per questo buona fama, finché ogni cosa – tra smentite e silenzi – fu seppellita dall’oblio. Eppure questo monaco benedettino, che visse e operò per decenni sull’isola di San Giorgio Maggiore, fece parlare a lungo di sé e dei suoi studi, e prima di portare con sé il segreto nella tomba – nel 1994 – operò in più settori singolari.
Frate, fisico, esorcista ufficiale della diocesi di Venezia e titolare dell’unica cattedra del suo genere al mondo (quella di musica prepolifonica) al Conservatorio “Benedetto Marcello”, Pellegrino Alfredo Maria Ernetti nacque a Rocca Santo Stefano – in provincia di Roma – nel 1925: uomo di vasta cultura e di mente estremamente aperta, ebbe la prima intuizione della possibilità di esplorare i confini del tempo dopo la laurea in fisica, a Milano, mentre all’Università Cattolica del Sacro Cuore collaborava con padre Agostino Gemelli. Secondo il suo stesso racconto, gli accadde di essere testimone di un fatto singolare: sul nastro di un registratore era rimasta impressa la voce del defunto genitore di Padre Gemelli, in risposta a una invocazione da parte di suo figlio.
Erano gli anni Cinquanta, e l’idea che la nascente tecnologia elettronica potesse creare dei legami col passato gli sembrò estremamente concreta: la sua “macchina del tempo” (la definizione di “Cronovisore” fu creata più tardi dallo studioso Luigi Borello) si basava sulla teoria che ogni gesto, ogni movimento, ogni azione effettuata dall’uomo si trasforma in energia che non si distrugge ma da quel momento inizia a vagare nell’Universo. Il segreto stava tutto nel decodificare quell’energia, tornando alla posizione che aveva la terra nel momento in cui si svolgeva l’evento passato e “sintonizzandosi” con essa (peraltro seguendo la teoria relativistica di Albert Einstein).
Il gruppo di lavoro sarebbe stato composto da dodici persone, tra cui Enrico Fermi e Werner von Braun, lo scienziato tedesco direttore della Nasa e progettista del missile che più tardi portò l’uomo sulla luna, oltre allo stesso Gemelli. I primi esperimenti riguardarono personaggi vicini a quel tempo, in modo da poter controllare se ciò che veniva visto rispondeva alla realtà conosciuta. Si cominciò dunque con Mussolini, e rapidamente si passò a Napoleone; poi Ernetti e i suoi collaboratori si spinsero nell’antichità, e videro Cicerone mentre pronunciava i suoi discorsi, le legioni romane in marcia, e assistettero alla rappresentazione del “Thyestes” di Quinto Ennio, recitato a Roma nel 169 avanti Cristo, durante i Giochi Pubblici in Onore di Apollo. Arrivarono a trascriverne i passaggi, visto che della tragedia esistevano solo dei frammenti.
Alla fine il gruppo si spinse oltre l’immaginabile, e col visore assistette all’Ultima Cena, al tradimento dell’orto degli ulivi, alla flagellazione, al viaggio sul Calvario, alla crocifissione, sepoltura e resurrezione di Cristo. Videro tutto, sentirono ogni parola, ascoltarono ogni rumore. E giurarono di non dire nulla a nessuno.
Ogni singolo esperimento fu filmato e mostrato a Pio XII; fu proprio il Vaticano a impedire che il progetto venisse divulgato: caduto in mani sbagliate, con la sua potenziale capacità di leggere anche i pensieri – altra forma di energia – il “Cronovisore” sarebbe divenuto un’arma di potere terribile e capace di sconvolgere l’intera umanità. Fu quindi smontato e consegnato alle autorità ecclesiastiche, che ne custodirebbero ancora oggi il segreto. E sebbene già allora una delle immagini diffuse da Ernetti sulla passione di Cristo fu riconosciuta come falsa (anche se i sostenitori dell’esistenza dell’apparecchio ritengono che si trattò di una falsa prova escogitata proprio allo scopo di screditare e far dimenticare l’intera operazione), la fama della macchina del tempo creata da un monaco veneziano e languente in qualche magazzino del Vaticano, coperta di polvere, è lontana dal tramontare.
La Porta Alchemica, detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli, è un monumento edificato tra il 1655 e il 1681 da Massimiliano Savelli Palombara marchese di Pietraforte (1614-1685) nella sua residenza, villa Palombara, sita nella campagna orientale di Roma sul colle Esquilino, più o meno in corrispondenza dell’odierna piazza Vittorio Emanuele II, nei cui giardini oggi è stata collocata.
La Porta Alchemica è l’unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara. Sull’arco della porta perduta sul lato opposto vi era un’iscrizione che permette di datarla al 1680; vi erano poi altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all’interno della villa.
Gli alchimisti di Palazzo Riario
Vista frontale della porta fiancheggiata da due statue del dio egizio Bes
L’interesse del marchese Savelli di Palombara per l’alchimia nacque probabilmente per la sua frequentazione, sin dal 1656, della corte romana della regina Cristina di Svezia a Palazzo Riario (oggi Palazzo Corsini) sulle pendici del colle Gianicolo, oggi sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Dopo che la regina si convertì al cattolicesimo, abdicò al trono di Svezia e passò gran parte del resto della sua vita a Roma, dal 1655 fino alla sua morte avvenuta nel 1689.
Cristina di Svezia era un’appassionata cultrice di alchimia e di scienza (fu istruita da Cartesio) e possedeva un avanzato laboratorio gestito dall’alchimista Pietro Antonio Bandiera. In Palazzo Riario nacque un’accademia a cui si collegano i nomi di personaggi illustri del Seicento come il medico esoterista Giuseppe Francesco Borri, di nobile famiglia milanese, l’astronomo Giovanni Cassini, l’alchimista Francesco Maria Santinelli, l’erudito Athanasius Kircher. Il marchese Palombara dedicò a Cristina di Svezia il suo poema rosicruciano La Bugia redatto nel 1656, e secondo una leggenda la stessa Porta Alchemica sarebbe stata edificata nel 1680 come celebrazione di una riuscita trasmutazione avvenuta nel laboratorio di Palazzo Riario
La leggenda
La Porta Magica
Secondo la leggenda, trasmessaci nel 1802 dall’erudito Francesco Girolamo Cancellieri, un pellegrino chiamato stibeum (dal nome latino dell’antimonio) fu ospitato nella villa per una notte. Costui, identificabile con l’alchimista Francesco Giuseppe Borri, trascorse quella notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l’oro. Il mattino seguente fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro di sé alcune pagliuzze d’oro, frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.
Il marchese cercò inutilmente di decifrare il contenuto del manoscritto con tutti i suoi simboli ed enigmi, finché decise di renderlo pubblico facendolo incidere sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della magione, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a comprenderli. Forse l’enigmatica carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche, attraverso il passaggio di mano fra alcuni appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, che faceva parte della collezione di testi alchemici appartenuti al re Rodolfo II di Boemia e donati da Cristina di Svezia al suo libraio Isaac Vossius, finiti nelle mani dell’erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica.
La storia
Giuseppe Francesco Borri fu accusato dalla Santa Inquisizione di eresia e veneficio nel 1659. Datosi alla fuga, dopo una vita avventurosa passata in varie città d’Europa dove esercitò la professione medica, fu arrestato e restò recluso a Roma nelle carceri di Castel Sant’Angelo tra il 1671 e il 1677. Quando gli fu concesso il regime della semilibertà dal 1678, riprese a frequentare il suo vecchio amico Massimiliano Palombara (1614-1685) che lo ospitò nella sua villa negli anni successivi fino alla sua morte avvenuta nel 1685. Tra gli anni 1678 e 1680 Borri e Palombara fecero le iscrizioni enigmatiche, e di certo si sa che almeno una scritta della villa (quella sopra l’arco della porta in via Merulana) risale al 1680.
Borri fu di nuovo recluso a Castel Sant’Angelo dal 1691 dove sarebbe morto nel 1695; eppure a soli tre anni dopo risalirebbe la nascita presunta di uno dei più misteriosi personaggi del Settecento: il Conte di San Germano, un leggendario alchimista che avrebbe trovato il segreto dell’elisir di lunga vita, e la cui esistenza si sovrappone in parte con quello del mago Cagliostro che a sua volta dichiarava di essere vissuto due secoli. Il confronto tra i ritratti di Francesco Giuseppe Borri e del Conte di San Germano, pur separati da almeno un secolo, mostrano, secondo alcuni, lineamenti compatibili con quelli della stessa persona.
I simboli
L’architraveIl lato sinistroIl lato destro, che in alto reca la scritta «Diameter Spherae Thau Circuli Crux orbis non orbis prosunt»Il basamento
I simboli incisi sulla Porta Alchemica possono essere rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica che circolavano verso la seconda metà del Seicento, e che presumibilmente erano in possesso del marchese Palombara.
In particolare il fregio sul frontone della Porta Alchemica, con i due triangoli sovrapposti e le iscrizioni in latino, rappresenta un simbolo dei Rosacroce riportato in molti testi del Seicento e compare forse per la prima volta quasi esattamente uguale sul frontespizio del libro allegorico/alchemico Aureum Seculum Redivivum di Henricus Madatanus (pseudonimo di Adrian von Mynsicht, 1603-1638).] Lo stesso simbolo è stato ripreso in altri testi del Seicento, per esempio nel Viatorum (Oppenheim, 1618) di Michael Maier.
Si tratta del sigillo di Davide circoscritto da un cerchio con iscrizioni in latino, con la punta superiore occupata da una croce collegata ad un cerchio interno e la punta inferiore dell’esagramma occupata da un oculus: il simbolo alchemico del Sole e dell’oro.
Il triangolo con l’oculus è molto simile ad un analogo simbolo di una piramide con la punta occhiuta, che compare sulle banconote statunitensi da un dollaro, fra l’altro accompagnato da una scritta in latino Novus Ordo Seclorum che richiama la scritta sul frontone Aureum Seculum Redivivum. La specifica piramide usata nel simbolo americano è tratta dalla Pyramidographia, un volume pubblicato nel 1646 a Londra da John Greaves (1602-1652) dopo un viaggio in Egitto, e pertanto è ipotizzabile un’ispirazione comune dall’immagine in questo testo sia del frontespizio del libro Aureum Seculum Redivivum, come anche del simbolo che compare sulla banconota statunitense. Tale simbologia fu adottata dagli Illuminati di Baviera, che nacquero circa cento anni dopo la pubblicazione del testo esoterico in Germania del 1677. Sia gli Illuminati sia la simbologia della banconota da un dollaro alimentano tutta una corrente di ipotesi sulla teoria del complotto.
I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono, con qualche lieve difformità, la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Tale sequenza viene forse ripresa dal testo Commentatio de Pharmaco Catholico pubblicati nel Chymica Vannus del 1666. Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall’alto in basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim. La porta si deve quindi leggere come il monumento che segna il passaggio storico del rovesciamento dei simboli del cristianesimo essoterico verso il nuovo modello spirituale che si stava sviluppando nel Seicento.
Negli anni 80 lo stipite destro (per chi guarda) fu vandalicamente danneggiato con l’asportazione del simbolo cabalistico di Venere. Successivamente un restauro lo ripristinò.
(IT)«Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone [cioè il pellegrino alchimista] ottiene vello di Medea [oro] in gran copia. 1680 »
(LA)«AQVA A QVA HORTI IRRIGANTVR NON EST AQVA A QVA HORTI ALVNTUR»
(IT)«L’acqua con cui è irrigato il giardino, non è l’acqua con cui è nutrito il giardino»
(LA)«CVM SOLO SALE ET SOLE SILE»
(IT)«Con solo sale e solo sole»
(LA)«SOPHORVM LAPIS NON DATVR LVPIS»
(IT)«La pietra filosofale non è per i lupi»
(LA)«QVI POTENTI NATVRAE ARCANA REVELAT MORTEM QVAERIT»
(IT)«Chi svela i potenti arcani della natura, cerca la morte]»
(LA)«HODIE PECVNIA EMITVR SPVRIA NOBILITAS SED NON LEGITIMA SAPIENTIA»
(IT)«La moneta oggi è emessa per la nobiltà del coniuge, ma non per legittima saggezza»
(LA)«HOC IN RVRE, CAELI RORE, FVSIS AEQUIS, PHYSIS AQVIS, SOLVM FRACTVM, REDDIT FRVCTUM, DVM CVM SALE NITRI, AC SOLE, SVRGVNT FVMI SPARSI FIMI. ISTVD NEMVS, PARVVS NVMVS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DVM SVNT ORTAE SINE ARTE VITES, PYRA, ET POMA PVRA. HABENS LACVM, PROPE, LVCVM, VBI LVPVS NON, SED LVPVS SAEPE LVDIT; DVM NON LAEDIT MITES OVES, ATQVE AVES; CANIS CVSTOS INTER CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET EST AEGRI HVJVS AGRI AER SOLVS VERA SALVS, REPLENS HERBIS VIAS URBIS. SVLCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS VINI. [2] INTROVENI, VIR NON VANVS. EXTRA VENVS. VOBIS, FURES, CLANDO FORES. LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI MARE, BACCHI MORE. INTER VVAS, Sl VIS, OVAS, ET QVOD CVPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO, CORDE PVRO, QVICQVID PVTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES CLARAS OPES DVLCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SILVAE VMBRA SALVE TV, QVI LVGES, NVNC SI LEGES NOTAS ISTAS, STANS HIC AESTAS, VERA MISTA; FRONTE MOESTA NVNQVAM FLERES, INTER FLORES SI MANERES, NEC MANARES INTER FLETVS, DVM HIC FLATVS AVRAE SPIRANT, VNDE SPERANT MESTAE MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER GALLES, ET IN VALLE HVJVS VILLAE, VBI VALLVS CLAVDIT VELLVS. [3] BONVM OMEN, SEMPER AMEN ETIAM PETRAE DVM A PVTRE SVRGVNT PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATVS, IN HAC PORTA, LVTO PARTA, TEMPVS RIDET, BREVI RODET.»
(IT)«In questa villa dalla rugiada celeste, dai piani arati e dalle acque correnti, il suolo dissodato dà frutto; mentre che, nel salnitro e pel sole, dallo sparso letame s’alza fumo. Questo bosco, di poca entità, conserva sempre identico il suo aspetto; mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti, i peri e i meli sinceri. Vicino al lago v’è un boschetto, dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre; scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti. Il cane custode de’ casti agnelli, mette in fuga le fiere; e la sola aria di questa campagna ridà la salute all’infermo. Questa tenuta riempie d’erbaggi le vie della città. I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino. Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana! A voi, ladri, chiudo le porte. Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo’ di Bacco. Gioisci (a stare) tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada. A te preparo schiettamente quanto mi chiedi. Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero. Salute a te, che piangi all’ombra della selva! Ora, se tu comprendessi questo, che qui l’estate è mista alla primavera, non piangeresti mestamente. Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere, perché qui spira l’effluvio dell’aria. Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli, tra i sentieri e nella valle di questa villa, dove l’ovile recinge le pecore. Ti faccio buon augurio: che sia sempre così! Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa [soglia di] porta, che il fango (la malta) ha generata [la porta del casino], – perché le pietre (i minerali) nascono dalla putrefazione, – che il tempo scherza noncurantemente, ma che in brev’ora tutto distrugge».
Epigrafi sul rosone
Le iscrizioni sulla Porta, in un’incisione del 1894
(LA)«TRIA SVNT MIRABILIA DEVS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINVS ET VNVS»
(IT)«Tre son le cose mirabili: Dio e uomo, Madre e vergine, trino e uno»
(IT)«Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente»
(LA)«QVI SCIT COMBVRERE AQVA ET LAVARE IGNE FACIT DE TERRA CAELVM ET DE CAELO TERRAM PRETIOSAM»
(IT)«Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa»
(LA)«AZOT ET IGNIS DEALBANDO LATONAM VENIET SINE VESTE DIANA»
(IT)«Mercurio e Zolfo: sbiancando Latona, verrà Diana senza veste»
La posizione originaria
La villa Palombara, oggi distrutta, in un affresco del XIX secolo: sulla destra la Porta Magica, di fianco all’edificio
Oggi si può ammirare la Porta Alchemica nell’angolo settentrionale dei giardini all’interno di piazza Vittorio Emanuele II. La sua posizione originaria si trovava a circa cinquanta metri verso l’incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito, lungo un muro perimetrale che fronteggiava la Strada Felice, con villa Palombara situata tra le antiche Strada Felice e Strada Gregoriana (l’attuale via Merulana). La Strada Felice era un rettilineo fatto costruire da papa Sisto V nel 1588, partiva da Trinità dei Monti passava per Santa Maria Maggiore e proseguiva fino a piazza Santa Croce in Gerusalemme.
Nel 1873 la Porta Magica fu smontata e ricostruita nel 1888 all’interno dei giardini di Piazza Vittorio, su un vecchio muro perimetrale della chiesa di Sant’Eusebio, e accanto furono aggiunte due statue del dio Bes, che si trovavano in origine nei giardini del Palazzo del Quirinale.
In questo articolo esamineremo il senso alchemico della Porta Ermetica o Alchemica o Magica o dei Cieli, la cui edificazione avvenne tra il 1655 e il 1680 e fu voluta da Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte (1614-1680) nella villa che prende il suo nome situata sul colle Esquilino.
Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone (cioè il pellegrino alchimista) ottiene vello di Medea (oro) In gran copia 1680.
Giasone é l’ alchimista certamente ma più precisamente, nei termini dell’ Arte, é il mercurio che é materia e artefice dell’ opera. E’ l’ anima, manas o sé inferiore che é ciò che va digrezzato ovvero liberato dalla componente materiale, essendo esso miscela di luce e tenebre, e reintegrato nella luce (vello aureo).
Vi é il mercurio volgare e vi é il mercurio dei filosofi che si ottiene, appunto, con una sublimazione di quello volgare o comune o profano.
Nel 1680 evidentemente il marchese ottenne lo stato perfetto e finale dell’ iniziazione.
AQUA A QUA HORTI IRRIGANTUR NON EST AQUA A QUA HORTI ALUNTUR
L’acqua con la quale i giardini sono annaffiati non è acqua dalla quale sono alimentati.
Questa acqua é la corrente celeste delle piogge simbolizzate dal drago. Si tratta dell’ influsso spirituale comunicato dall’ iniziatore. Infatti é estranea e “straniera”, trascendente, rispetto alla forza vitale che alimenta i “giardini” ovvero l’ individualità naturale immanente mossa dalla brama.
CUM SOLO SOPHORUM LAPIS NON SALE ET DATUR SOLE SILE LUPIS
Accontentati (sile) del solo sale e del sole.
Con la cultura profana o la sola dottrina iniziatica senza pratica occulta rituale non avviene il risveglio o sorgere del sole (Sé), non avviene la sublimazione della pietra che non ascende e il sole vien fagocitato dal lupo ovvero il principio oppositivo. Il lupo nei miti nordici era il demone delle tenebre che divorava il sole al tramonto. Sembra alludere o ad una mera sterilità e impotenza a generare la liberazione o addirittura ad un aborto iniziatico nel senso dell’ “arte nera”. Quei probanti sviati che finiscono per seguire la “mano sinistra”.
QUI POTENTI HODIE PECUNIA NATURAE ARCANA EMITUR SPURIA REVELAT NOBILITAS SED MORTEM NON LEGITIMA QUAERIT SAPIENTIA
Colui che svela gli arcani della natura al potente (alla persona influente), cerca da se stesso la morte.
Si tratta del segreto ermetico. Anticamente la sua rivelazione veniva punita con la morte. Si suppone che le corporazioni e gli ordini pagani sopravvissuti clandestinamente all’ inquisizione avessero al loro interno il costume di perpetuare l’ antica legge dei pitagorici. D’ altronde chi rende cosciente il potente, ovvero il principe del mondo, della sua natura ingannevole lo uccide, e con esso la sua manifestazione in sé stesso che é l’ individualità vivificata dalla brama vitale, nella morte iniziatica.
Gli “arcani della natura” sono gli “arké” o principi occulti ovvero immanifesti della manifestazione o natura. Rivelare i misteri alle potenze equivale ad annientarle.
E questi misteri non sono che il risveglio del Sé che dissipa le tenebre dell’ ignoranza o inconsapevolezza come una torcia e si parla infatti di tedofori o portatori di torce nei misteri.
HOC IN RUBE, CAELI RORE, FUSIS AEQUIS, PHYSIS AQUIS,
SOLUM FRACTUM, REDDIT FRUCTUM, DUM CUM SALE NITRI,
AC SOLE, SURGUNT FUMI SPARSI FIMI. ISTUD NEMUS, PARVUS
NUMUS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DUM SUNT ORTAE SINE
ARTE VITES, PYRA, ET POMA PURA. HABENS LACUM, PROPE,
LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LUPUS SEPE LUDIT; DUM NON
LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS CUSTOS INTER
CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET EST AEGRI HUJUS
AGRI AER SOLUS VERA li SALUS, REPLENS HERBIS VIAS URBIS.
SULCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS VINI. [2] INTROVENI,
VIR NON VANUS. EXTRA VENUS. VOBIS, FURES, CLANDO FORES.
LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI MARE, BACCHI MORE. INTER
UVAS, Sl VIS, OVAS, ET QUOD CUPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO,
CORDE PURO, QUICQUID PUTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES
CLARAS OPES DULCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SILVAE
UMBRA SALVE TU, QUI LUGES, NUNC SI LEGES NOTAS ISTAS,
STANS HIC AESTAS, VERA MISTA; FRONTE MOESTA NUNQUAM
FLERES, INTER FLORES SI MANERES, NEC MANARES INTER FLETUS,
DUM HIC FLATUS AURAE SPIRANT, UNDE SPERANT MESTAE
MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER GALLES, ET IN
VALLE HUJUS VILLAE, UBI VALLUS CLAUDIT VELLUS. [3] BONUM
OMEN, SEMPER AMEN ETIAM PETRAE DUM A PUTRE SURGUNT
PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATUS, IN HAC PORTA, LUTO
PARTA, TEMPUS RIDET, BREVI RODET.
In questa villa dalla rugiada celeste, dai piani arati e dalle acque correnti, il suolo dissodato dà frutto;
La rugiada celeste é quel nugolo di goccioline che costituisce le “particelle di luce” perse nel mondo.
I “piani arati” e le “acque correnti”, sono gli stessi iniziati che, con lavoro e irrigazione, devono dissodare la materia per far germogliare in essa la vita superiore (frutto).
Mentre che, nel salnitro e pel sole, dallo sparso letame s’alza fumo.
Il letame é la materia (le scorie dell’ opera) dall’ azione del salnitro e del sole il fumo é l’ anima che si libera come per una mistica distillazione.
Questo bosco, di poca entità, conserva sempre identico il suo aspetto; mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti, i peri e i meli sinceri.
E’ la materia prima di natura vile (piccola Sophia o natura inferiore tenebrosa) ma produttiva e laboriosa e utile all’ Opera e immutabile in sé stessa (conserva sempre identico il suo aspetto) da cui si sviluppano diverse generazioni di “seità” (uva, pere, mele) che occupano un diverso posto nei “cieli”.
Dalla piccola corporazione (poca entità), fedele alla tradizione (conserva il suo aspetto), sono sorti buoni iniziati per lavoro interiore autonomo e propria virtù (nati spontaneamente).
Vicino al lago v’e un boschetto, dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre ; scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti.
Questo scherzo é l’ allegoria ironicamente ingannevole della “gaia scienza” rivolto da chi é “lepre” e non “lupo” ovvero nonostante il suo status spirituale é vittima e non carnefice. Allude all’ inquisizione.
Se si aguzza l’ ingegno si vedrà che le “pecorelle” sono il “gregge” cristiano e gli “uccelletti” un’ allusione al clero ispirato dallo Spirito santo simbolizzato dalla colomba. Questo alludere ad una loro natura infantile riporta al loro carattere di scarsa intelligenza delle cose divine. Si tratta di non pretendere troppo e di evitare un inutile linguaggio aggressivo verso chi non può capire per il suo scarso progresso spirituale.
Il cane custode de’ casti agnelli, mette in fuga le fiere;
Il maestro veglia sul probando e allontana da lui i pericoli del mondo sottile.
e la sola aria di questa campagna ridà la salute all’infermo.
L’ infermo é il probante che “guarisce” dallo stato caduco e miserabile della materia col farmaco universale dell’ iniziazione la quale introduce nel mondo sottile che rivivifica l’ anima nei piccoli misteri.
O anche l’ egregoro corporativo.
Questa tenuta riempie d’erbaggi le vie della città. I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino. Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana! A voi, ladri, chiudo le porte. Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo’ di Bacco.
Che Venere stia lontana é un’ allusione anche troppo cara alla castità o alla temperanza del probando che deve uccidere la brama. I ladri son coloro che senza lavoro o dignità vorrebbero rubare i frutti iniziatici.
Questo vino non é la bevanda delle taverne ma il sacro nettare di Dioniso che é Dio dei misteri.
Gioisci (a stare) tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada. A te preparo schiettamente quanto mi chiedi.
I vigneti simbolizzano la corporazione che genera viti portatrici di uva e vino o bevanda inebriante dell’ illuminazione. Schiettamente vuol dire senza segreti. Vien dato al degno sia quanto a verità sacre e quanto a riti.
Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero.
Le api operose sono il lavoro dei piccoli misteri che preparano lo stato finale.
Salute a te, che piangi all’ombra della selva! Ora, se tu comprendessi questo, che qui l’estate é mista alla primavera, non piangeresti mestamente.
L’ estate é la stagione del sole e dunque il Sé mentre la primavera della natura, il sé inferiore. Esse si mischiano ovvero identificano. Il probante ancora soffre dello stato di sofferenza e anelito perché non “comprende” ovvero non é epòpte (dal greco antico: epì optein = guardare sopra, ispezionare, sorvegliare) ovvero avente vista e luce superiore. Egli ancora soffre dell’ “ombra della selva”, delle ombre del mondo sottile intermedio, quella selva da cui si intravvederà la luce. Pensate all’ affresco del Botticelli con Ermete, le Grazie e le altre figure ermetiche e soprattutto alla foresta oscura.
Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere, perché qui spira l’effluvio dell’aria.
Il riferimento ai “fiori” allude ai Campi Elisi. Pensate allo “Spirito che soffia dove vuole”.
Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli, tra i sentieri e nella valle di questa villa, dove l’ovile recinge le pecore.
Vi sono aspiranti che anelano l’ iniziazione e sono “malinconici” per la mestizia dello stato di estraneità al mondo. Essi bramano restando nell’ atrio.
Ti faccio buon augurio: Che sia sempre così! Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa [soglia di] porta, che il fango (la malta) ha generata [la porta del casino], – perché le pietre (i minerali) nascono dalla putrefazione, – che il tempo scherza noncurantemente, ma che in brev’ora tutto distrugge.2
Affrettati a “segnare” non appena “levato” ovvero il sole del Sé si sarà levato a fissare o stabilizzare (pietra) questo stato perché é un lavoro molto lento e i pericoli lo distruggono in poco tempo. La putrefazione corrisponde al nigredo, é lo stato in cui ci si spoglia dello spirito oppositivo e i “minerali” nascono ovvero se ne liberano il probando guada il fiume delle passioni e si fissa agli anelli della porta luminosa.
TRIA SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS
Tre son le cose mirabili: Dio e uomo, Madre e vergine, trino e uno
Qui i dogmi cattolici vengono reinterpretati per significare il primo la dualità apparente di Sé divino e sé umano, il secondo la materia prima o natura plastica e il candidato qualificato all’ iniziazione, il terzo la “trinità” spirito, anima e corpo dove gli ultimi due principi costituiscono l’ individualità fenomenica del sé umano mentre il primo l’ essenza o natura occulta del Sé divino.
CENTRUM IN TRIGONO CENTRI
Il centro (è) nel trigono del centro.
Il centro o Sé si trova nel punto sacro dove la materia (triangolo capovolto) incontra lo spirito (triangolo volto verso l’ alto) e ne sorge la terra simbolizzata dal cerchio sormontato dalla croce.
Epigrafi sull’architrave
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(RUACH ELOHIM) Spirito divino
Si tratta dello Spirito degli Déi (elohim), il principio che costituisce la loro natura immortale, quella luce intelligibile che trascende le ombre del mondo che loro trasmettono ai degni dando così il mezzo del loro annientamento. E’ Nettare e Ambrosia, é Ankh di immortalità.
HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON
Il drago esperio custodisce l’ingresso del magico giardino e, senza (la volontà di) Ercole, Giasone non potrebbe gustare le delizie della Colchide.
Il guardiano della soglia, il drago del giardino delle Esperidi, é la natura inferiore animale, l’ individualità alimentata dalla brama. Se questa non viene soppressa dall’ eroe semidivino e solare Ercole (Sé) l’ anima Giasone) non conquisterà il vello ovvero la veste luminosa della resurrezione, la perfetta integrazione nel Sé che diventa pienamente cosciente.
Epigrafi sulla soglia
SI SEDES NON IS
Il motto può essere letto da sinistra a destra (“Se siedi non vai”) e da destra a sinistra (“Se non siedi vai”).
Se siedi tra gli Déi fuggi la mutevolezza e se non operi il lavoro alchemico la terra che va arata non darà frutto.
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
È opera occulta del vero saggio aprire la terra, affinché germogli la salvezza per il popolo.
La terra é la materia e la sua apertura é nel gergo ermetico sinonimo di sublimazione. E’ il risveglio che é salvezza del popolo ovvero liberazione ma anche mezzo di operazioni occulte utili anche in senso materiale.
Epigrafi sullo stipite della porta
FILIUS NOSTER MORTUUS VIVIT REX AB IGNE REDIT ET CONIUGIO GAUDET OCCULTO
Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio occulto.
Il “figlio” é semplicemente l’ anima resuscitata nel Sé e diventata re dalla prova del fuoco che é l’ identità con esso o matrimonio occulto.
SI FECERIS VOLARE TERRAM SUPER CAPUT TUUM EIUS PENNIS AQUAS TORRENTIUM CONVERTES IN PETRAM
Se avrai fatto volare la terra al di sopra della tua testa, con le sue penne tramuterai in pietra le acque dei torrenti
La sublimazione che trascende l’ ego razionale (testa) permette con la sua natura spirituale (simbolizzata dalle penne) l’ ottenimento del principio stabile (pietra) dalla materia (acque).
DIAMETER SPHERAE THAU CIRCULI CRUX ORBI NON ORBIS PROSUNT
Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce dell’orbita non giovano ai ciechi
La formazione progressiva della croce – T + ovvero il tracciamento di una linea da sinistra a destra e dal basso verso l’ alto indicano ascensione mentre la croce é l’ insediamento o interiorizzazione nel centro verso cui le quattro braccia son dirette e si uniscono.
I ciechi sono i profani e gli indegni che sono nelle tenebre dell’ illusione della natura e non giova loro perché o uccide il profano nell’ iniziazione o rende pazzi gli indegni o nemici coloro che tentano di varcare la soglia senza dignità iniziatica o senza iniziazione o assistenza del maestro.
QUANDO IN TUA DOMO NIGRI CORVI PARTURIENT ALBAS COLUMBAS TUNC VOCABERIS SAPIENS
Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente
Questo é il passaggio dal nigredo (corvo) all’albedo (colomba) che é stato di sapienza nel senso di illuminazione del sé inferiore ad opera del Sé superiore, é il nascere del secondo o comunicazione o manifestazione di esso nella ancora persistente distinzione tra i sue.
QUI SCIT COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE FACIT DE TERRA CAELUM ET DE CAELO TERRAM PRETIOSAM
Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa
Allude all’ unione degli opposti. Si tratta dell’ identità finale in cui acqua e fuoco (i due sé) coincidono.
AZOT ET IGNIS DEALBANDO LATONAM VENIET SINE VESTE DIANA
Azoto e Fuoco sbiancando Latona, verrà Diana senza veste
Azoto e fuoco sono il Sé e Latona é la madre di Diana o Dea della luna o anima. La nudità di Diana allude alla purezza spirituale o al suo stato immanifesto.
Qual è il caso di reincarnazione più convincente della storia?
Scrive Manuel Pietropaolo, corrispondente di QUORA
Dorothy Eady nacque nel 1904 nella periferia di Londra. Una bambina come tante, in una famiglia come tante. Ma a tre anni, la vita di Dorothy cambiò per sempre.
Mentre giocava sulle scale di casa, la bambina scivolò e cadde, battendo violentemente la testa. Dorothy perse conoscenza ma, al suo risveglio, sembrava non aver riportato alcuna ferita, e i genitori tirarono un sospiro di sollievo. Qualcosa, però, era cambiato. La bambina estroversa e allegra sembrava aver lasciato il posto ad una personalità introversa e nervosa. Dorothy si nascondeva, era intimorita da oggetti comuni, e spesso chiedeva ai genitori di riportarla “a casa”, sostenendo che quella non fosse la sua vera dimora. La bambina cominciò anche a soffrire di incubi notturni, nei quali vedeva “antiche costruzioni” e “maestose colonne”.
Ma fu durante una visita al British Museum di Londra, che la storia di Dorothy prese una piega alquanto strana.
Giunti nella sala dedicata all’Antico Egitto, Dorothy sembrò recuperare la vitalità di un tempo, si aggirava affascinata tra i reperti, si inchinava davanti alle statue delle divinità, recitando perfino una sorta di litania, in una lingua che nessuno riuscì a interpretare. Dorothy si recò moltissime volte al British Museum per pregare, dichiarando di voler rimanere “tra la sua gente”.
In quegli anni Dorothy decise di avvicinarsi allo studio dei geroglifici, riuscendo a tradurre simboli che altri studiosi avevano impiegato anni per decifrare.
Verso i 15 anni di età Dorothy affermò che uno spirito, Oh Ra, le aveva rivelato in sogno che lei era la reincarnazione di una antica sacerdotessa egizia. Stando ai racconti di Dorothy, Oh Ra la contattò diverse volte in sogno, rivelandole dettagli della sua vita precedente. Dorothy prese l’abitudine di trascrivere il tutto in un diario e, nel giro di qualche mese, aveva riempito 70 pagine di memorie, scritte interamente in geroglifici.
La vita di Dorothy proseguì in modo piuttosto ordinario: conobbe uno studente egiziano, e realizzò il suo sogno di trasferirsi in Egitto, dove, pur non possedendo alcun titolo di studio, divenne la prima donna a lavorare per il dipartimento di antichità di Giza. Più tardi si trasferì ad Abylos, la città dove avrebbe trascorso la sua vita precedente, e qui, indicò agli archeologi un preciso punto in cui scavare, dicendo di ricordare che, in quel luogo, ci fosse un giardino. Gli scavi portarono alla luce proprio dei giardini, di cui, fino a quel momento, non si conosceva l’esistenza.
Conosceva il contenuto di diversi scritti religiosi, senza mai averli letti, e, in diverse occasioni, localizzò rovine e manufatti sepolti.
Dorothy lavorò per il dipartimento di antichità fino al 1969, anno del suo pensionamento, anche se continuò a frequentare i luoghi e a condurre visite guidate fino al 1981, anno della sua morte.
Il New York Times la definisce “una delle storie di reincarnazione più intriganti e convincenti del mondo occidentale”.
Scrive Vincenzo Risi, un altro corrispondente di QUORA.
Senza scomodare il caso più famoso, quello di Dorothy Eady che sosteneva di aver vissuto nell’antico Egitto, c’é il caso di Shanti Devi, una donna indiana nata nel 1926 a Delhi in India e morta nel 1987.
Già all’età di quattro anni iniziò a parlare della sua vita passata, di suo marito e dei suoi due figli; che aveva vissuto con suo marito nella città di Mathura in cui lui era proprietario di un negozio di vestiti, che il suo nome passato era Chaudine ed era morta dando alla luce il terzo figlio. I suoi genitori la lasciarono fare convinti che fossero solo le fantasie di una bambina. Fu solo quando le affermazioni sulla sua vita passata divennero più insistenti che cominciarono a preoccuparsi. Shanti spesso raccontava dei cibi che cucinava alla sua famiglia, delle strade di Mathura, ecc. Più cresceva e più Shanti raccontava storie della sua vita passata, insistendo coi genitori di portarla a Mathura. Un giorno il suo insegnante, incuriosito inviò una lettera all’indirizzo del suo presunto marito descrivendo la situazione e con sua sorpresa l’uomo gli confermò tutto, dal nome della moglie a quello dei figli, l’indirizzo e i suoi parenti; ogni cosa detta da Shanti corrispondeva, perfino il colore della casa. L’insegnante chiese al “marito” di Shanti, Pantit Kedarnath Chaube, di venire a Delhi per incontrarla ma l’uomo temendo una truffa ci mandò suo cugino chiedendo di presentarsi col suo nome. All’arrivo dell’uomo alla stazione Shanti non si fece ingannare riconoscendo da subito il cugino del marito e rivelando altri dettagli della casa, sui suoi figli e su suo “marito”. Sconvolto, l’uomo tornò a casa e raccontò tutto al cugino convincendolo ad andare a Delhi per incontrarla ma Pandit non era ancora del tutto convinto, perciò quando il cugino bussò alla porta della casa di Shanti lo presentò come suo fratello. Anche questa volta la ragazza non si fece ingannare ed indicò Pandit come il suo marito nell’altra vita. A cena fece preparare i piatti preferiti da Pandit e come prova della sua reincarnazione gli descrisse la casa e il luogo dove aveva nascosto i suoi gioielli personali e una quantità di denaro. Quando Pandit e suo cugino presero il treno per Mathura la ragazza volle andare con loro ma non le fu permesso. Tempo dopo venne invitata da Pandit a visitare la sua casa insieme ai genitori e la ragazza fece il tragitto senza smarrirsi, dando prova di conoscere bene quelle strade sebbene fosse la prima volta che visitava quella città. Arrivata a destinazione riconobbe tutti i suoi “vicini di casa” chiamandoli per nome sebbene non li avesse mai visti prima, descrivendo le loro case e i figli, rimproverando Pandit perché aveva dipinto la casa con un altro colore, lasciando l’uomo ancora una volta stupefatto. Durante l’incontro riconobbe i suoi figli compreso quello che non aveva mai conosciuto, raccontando cose che solo la moglie defunta di Pandit poteva sapere e descrivendo il periodo di transizione tra un corpo e l’altro. Quando fu il momento di accomiatarsi pianse al pensiero di dover di nuovo lasciare i figli ma rimase sempre in contatto con la sua precedente famiglia. La ragazza divenne molto famosa in India al punto da essere presentata al Mahatma Ghandi e a molti membri del Parlamento indiano. Nel 1935 venne istituita un’apposita commissione d’indagine sul suo caso arrivando alla conclusione che Shanti Devi era un vero caso di reincarnazione. Questo é il caso di vita passata più documentato della storia, non solo per le indagini che sono state fatte ma perché il soggetto non ha descritto una sua vita in epoche lontane ma quella immediatamente precedente, fornendo al tempo stesso testimonianze e prove dirette.
Qual è l’origine della parola siciliana “minchia”?
L’etimologia di questa parola e’ ricondotta al latino mèntula (riportata acriticamente e stancamente da molti vocabolari, anche da quello calabrese del Rohlfs): da cui potrebbe derivare anche il calabrese mentìri, equivalente a penetrare: iddha mi risi ed eu nci risi / iddha lu vosi ed eu nci lu misi.
Il mai compianto abbastanza Giovanni Semerano (Dizionario della lingua latina e di voci moderne, Firenze, Olschki, 2002, sub mentula, mateola, meta) chiarisce che dall’ebraico matte, pertica, e dall’accadico metu, palo (da cui l’espressione latina porrexit ab inguine palum per ebbe un’erezione), è derivato il latino arcaico mattea, mazza, con il diminutivo mateola, piccola mazza (analogo al calabrese mazzarèddhu), poi divenuto mèntula; meta era inoltre “un cumulo conico di paglia. Di fieno, …, sempre costituito da uno stollo o stocco, lunga pertica intorno alla quale si ammucchiava la paglia”; e, d’altra parte, deriva da ‘meta’-pertica anche il verbo metor, misuro con la pertica, donde il metro unita di misura nel sistema metrico decimale.
Per Raffaele Corso (La vita sessuale nelle credenze, pratiche e tradizioni popolari italiane, Firenze, Olschki,, p. 298) da mentula deriva il latino medievale mentla che, attraverso gli intermedi menkla e menkja, conclude finalmente il suo viaggio bimillenario con la minchia calabro-sicula.
E, a proposito di misure, lunghe e sofisticate applicazioni nulla hanno apportato circa la lunghezza accettabile, ‘media’ o ‘modale’, per la minchia: inferenze venivano ricavate da tratti somatici evidenti ( quali nasu / tali fusu) e, con sofismi ‘a contrario’ rispetto all’altezza, si sosteneva (e la circostanza era avvalorata da una canzone di Fabrizio di André) che i nani sarebbero superdotati e gli spilungoni facessero brutta figura; donde il brocardo che l’omu nonsi misura cu lu parmu ma, verrebbe da dire, la minchia sì.
E colpì molto il fatto che i Bronzi di Riace, simbolo ormai universale della virilità nell’arte classica, apparissero sproporzionati per difetto.
3.. Una mucca può salire le scale, ma non può scenderle.
4.. Nel 1987 American Airlines risparmiò 40.000 dollari semplicemente togliendo un’oliva a ciascuna
delle insalate che servì in prima classe.
5.. Il “Quac, Quac” delle oche non dà eco (non si sa perché).
6.. Ogni re delle carte da gioco, rappresenta un grande della storia:
re di picche – David;
re di fiori – Alessandro Magno;
re di cuori – Carlo Magno;
re di quadri – Giulio Cesare.
7.. Moltiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene 12.345.678.987.654.321.
8.. Se in una statua equestre il cavallo ha due zampe alzate, significa che il cavaliere morì in combattimento. Se il cavallo ha una delle zampe anteriori alzata, il cavaliere morì per le ferite riportate in battaglia. Se le quattro zampe dell’animale sono appoggiate, il cavaliere morì per cause naturali.
9.. Per legge, le strade interstatali degli Stati Uniti hanno almeno un miglio rettilineo ogni 5 miglia.
Questi rettilinei possono essere utili come piste di atterraggio in casi di emergenza o in guerra.
10.. Nel Pentagono esiste un numero di toilette doppio rispetto quello effettivamente necessario. Il fatto è che, in origine, in ogni settore era previsto un bagno per i bianchi ed uno per i neri.
11.. É impossibile starnutire con gli occhi aperti (so che proverete tutti!!!)
12.. Lo scarafaggio può vivere nove giorni anche se privato della testa, dopodiché…muore di fame.
13.. Gli elefanti sono gli unici animali che non possono saltare (la natura é saggia).
14.. Thomas Alva Edison aveva paura del buio (sarà per questo che inventò la lampadina?).
15.. Cervantes e Shakespeare, considerati i maggiori esponenti della letteratura spagnola ed inglese rispettivamente, morirono nello stesso giorno, il 23 aprile 1616.
16.. L’altezza della piramide di Cheope é pari esattamente a un milionesimo della distanza che separa la terra dal sole.
17.. Anticamente, in Inghilterra, la gente poteva avere relazioni sessuali solo se autorizzata dal re; ne erano esentati i membri (molto opportuno il termine) della casa reale. Pertanto chi voleva un figlio, a seguito di regolare richiesta di autorizzazione, riceveva un targa da apporre alla porta di casa, sulla quale era scritto “Fornication Under Consent of the King” (Fornicazione con il consenso del Re), poi sintetizzato nella sigla
“F.U.C.K.”. Da cui, la moderna espressione inglese… (to fuck, in Inglese, significa fottere).
18.. Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei soldati caduti; se non c’erano state perdite, si scriveva “0 killed” ( Zero uccisi), da cui l’espressione OK nel senso di “tutto bene”.
19.. E adesso basta! Finiscila! NON CE LA FARAI MAI A BACIARTI I GOMITI!!!
L’effetto neurologico dell’innamoramento di qualcuno ha un effetto simile a quello dello sballarsi di cocaina.
Il 68% delle persone soffre di sindrome da vibrazione fantasma, la sensazione che il proprio telefono vibri quando non vibra.
I ricordi umani vengono distorti nel tempo, quindi la persona media ha almeno 1 falso pezzo di memoria
La tua mente “riscrive” il discorso noioso delle persone e lo fa sembrare più interessante.
Secondo una nuova ricerca, i ricordi delle fobie vengono tramandati di generazione in generazione nel DNA.
Il livello di ansia nei ragazzi medi delle scuole superiori oggi è lo stesso del paziente psichiatrico nei primi anni ’50.
Se inganni il tuo cervello per pensare che hai dormito bene, il tuo cervello lo crederà anche quando hai dormito per 2 ore. Convincere il cervello che si è dormito bene fa pensare che sia successo davvero.
Quando pensi in un’altra lingua, prenderai decisioni più razionali.
Lo studio suggerisce che la persona che perde il cellulare sperimenterà un panico simile a un’esperienza di pre-morte .
Il cervello considera il rifiuto come un dolore fisico.
L’ultima persona a cui si pensa prima di andare a dormire è il motivo della propria felicità o del proprio dolore.
Le persone che dormono troppo tendono a desiderare di dormire di più.
Sentirsi ignorati provoca lo stesso effetto chimico di una ferita.
Il denaro speso per le esperienze vi porterà sempre un valore maggiore.
Il canto riduce i sentimenti di depressione e ansia.
Più si nascondono i propri sentimenti per una persona, più ci si innamora di lei.
Se vi innamorate di qualcuno, il vostro cervello avrà difficoltà a mentire a quella persona.
Le persone che cercano di rendere tutti felici finiscono per sentirsi più sole.
Il modo in cui ci si veste è legato al proprio stato d’animo.
Essere in grado di rispondere in modo sarcastico a una domanda sciocca è segno di un cervello sano.
Il lato sinistro del viso è più espressivo di quello destro.
Le cellule del corpo reagiscono a ciò che dice la mente. Pertanto, la negatività abbatte il sistema immunitario e ci si può ammalare.
Le persone con bassa autostima sono più propense a criticare gli altri.
Se di notte non riuscite a fermare il flusso di pensieri, alzatevi e scriveteli. Fate una promessa al vostro cervello: ci penserete domattina. In questo modo la vostra mente si tranquillizzerà e potrete dormire.
Le persone sembrano più attraenti quando parlano di ciò che conta davvero.
Quando due persone stanno parlando tra loro e una di loro allontana un po’ i piedi o muove ripetutamente un piede verso l’esterno, è un forte segnale di disaccordo e vuole andarsene.
Stare con persone felici e positive rende più felici. Quindi sentitevi liberi di parlare con me se vi sentite depressi.
U N A S T R A N A I N Q U I E T A N T E C O I N C I D E N Z A
Adottando il metodo di conteggio della NUMEROLOGIA
PRIMA GUERRA MONDIALE
Il 28 luglio 1914, un mese dopo l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, a Sarajevo, l’Austro-Ungheria, attraverso un telegramma, dichiarò ufficialmente guerra alla Serbia, ritenuta responsabile dell’attentato. Scoppiò così la Prima Guerra Mondiale, che in soli quattro anni provocò più di 17 milioni di morti.
28/7/1914
28 + 7 + 19 + 14 = 68
SECONDA GUERRA MONDIALE
Il primo settembre 1939 le truppe di Hitler entrano in Polonia dando inizio alla seconda guerra mondiale. Il patto firmato dalla Germania con l’Unione Sovietica il 23 agosto 1939 segna per la Polonia la fine della breve indipendenza raggiunta dopo la prima guerra mondiale dopo oltre un secolo di “spartizioni”.
1/9/1939
1 + 9 + 19 + 39 = 68
INVASIONE DELL’ UCRAINA
Il 24 febbraio 2022 è iniziata l’offensiva militare, denominata “operazione speciale”, delle forze militari russe in Ucraina. Quella che doveva essere un’operazione lampo di “liberazione” si è trasformata in una guerra che, tra poco più di due settimane (oggi siamo il 7 Febbraio 2023), compirà il suo primo anno.
La “sindrome di Gerusalemme” è un complesso di manifestazioni disfunzionali psichiche che colpiscono alcune persone che visitano la Città Sacra.
Le persone che sono colpite da questa sindrome manifestano un improvviso delirio di natura religiosa; si credono personaggi biblici o la loro reincarnazione, profetizzano, oppure raccontano di essere stati scelti dalla divinità per avere un ruolo straordinario nella storia.
Ad esempio:
– una donna si presentò in pronto soccorso dicendo di stare per partorire Gesù, in realtà non era nemmeno incinta;
– un tale pensò di essere Sansone, secondo la Bibbia l’uomo più forte mai vissuto, e cercò di demolire un muro a mani nude per dimostrarlo;
– un austriaco chiese al proprietario dell’hotel ove soggiornava di imbandire la tavola per celebrare l’ultima cena con i suoi discepoli;
– due uomini, entrambi convinti di essere Gesù, si accusarono a vicenda di essere solo dei millantatori;
– un uomo convinto di essere Giovanni Battista, vestito di pelle di capra, vagò per giorni in cerca del fiume Giordano e di locuste e miele da mangiare.
Si tratta di una sindrome che – nella città di Gerusalemme – colpisce in media un centinaio di persone all’anno, e di questi il 40% circa necessita ricovero psichiatrico, che talvolta comporta la somministrazione di farmaci antipsicotici. Le guide turistiche, data l’incidenza, sono addirittura addestrate a cogliere i primi sintomi.
P A P A R O N C A L L I (Giovanni XXIII) (fatto storico)
Certamente uno dei pontefici più amati e ricordati è Angelo Roncalli. Soprannominato il “papa buono”, è stato riconosciuto santo nel 2014.
Un curioso aneddoto lo vide protagonista nel 1958, quando era il patriarca di Venezia; in visita a Lodi per le celebrazioni degli 800 anni di rifondazione della città, accompagnato dal vescovo Tarcisio Benedetti si reca a visitare la sala dei ritratti.
Giunto di fronte al quadro di Giovanni XXIII, ha un sussulto: “Vescovo non dovete tenere questo ritratto, questo fu un antipapa”.
Al rimprovero, il povero vescovo appare mortificato: conosce la grande cultura storica di Roncalli, anche se all’annuario dei papi, Giovanni XXIII (Risposta alla domanda: Quale papa fu l’unico ad essere destituito dalle autorità ecclesiastiche? Fu scomunicato da Papa Gregorio XII) risultava legittimo fino a qualche anno prima.
Benedetti si limita a controbattere: “Baldassarre Cossa fu un antipapa è vero, ma dopo 40 anni di scisma ebbe il merito di indire il Concilio di Costanza (1430) e ridare così unita alla Chiesa. Patriarca, ma se il futuro papa volesse prendere come nome Giovanni, sarebbe XXIII o XXIV?”.
“Ventitreesimo, ma vedremo chi avrà il coraggio di chiamarsi così!”
Dopo un mese Angelo Roncalli venne eletto papa e scelse come nome Giovanni…XXIII ovviamente.
Siamo sul finire del Rinascimento quando le famiglie nobiliari italiane stanno già percorrendo una linea discendente.
Gli stessi Gonzaga non sono più la famiglia potente e ricca della generazione precedente ma, almeno sulla carta, rappresentano ancora un buon partito per gli altri Stati italiani.
Guglielmo Gonzaga, attuale duca, pensa che un matrimonio tra il figlio ed erede Vincenzo e Margherita Farnese possa mettere una pietra sopra alla rivalità tra le due famiglie.
Dopo però un anno i due giovani non hanno ancora avuto figli e si scopre che la causa è un problema fisico di Margherita. A questo punto si arriva allo scioglimento del matrimonio con l’intervento di Carlo Borromeo, il futuro santo imparentato con i Gonzaga.
Vincenzo stavolta punta ancora più in alto: Eleonora de’ Medici, ma il granduca di Toscana Francesco I sospetta “della impotentia del Principe di Mantova” e teme che “sarà ogni dì più impotente d’haver figli, perché ha la materia grandissima la quale oltre che per la grandezza diventa fiacca et impotente a erigersi per poter penetrar’ nella natura della donna”.
Prima del matrimonio impone una prova di virilità all’erede del ducato di Mantova.
Il test si svolge a Venezia nel 1584 e il Gonzaga ha a disposizione tre prove con una vergine fiorentina, tale Giulia Albizzi, di 21 anni, consenziente sulla base della promessa di una ricca dote e un marito pronto a sposarla
Accompagnata da Belisario Vinta, e accolta dal commissario e medico mantovano Marcello Donati, la fanciulla attese che Vincenzo Gonzaga si sentisse pronto all’atto alla presenza di testimoni.
Il primo tentativo finì male per un improvviso malore dell’uomo, causato dall’aver ingerito troppe ostriche (noto afrodisiaco fin dall’Antichità), ma in seguito la “prova” si svolse come tutti auspicavano e la virilità del giovane venne certificata. La ragazza venne visitata a lungo e attentamente, furono controllate anche le lenzuola, infine fu interrogata per avere conferma che tutto si fosse svolto nel migliore dei modi.
Di queste due storie che sembrano inventate rimane documentazione negli archivi.
Una volta superato il test, il matrimonio dell’anno tra il Gonzaga e la Medici può quindi essere programmato il 29 aprile 1584.
La coppia ebbe sei figli. Mentre la Albizzi, rimasta incinta, come promesso, fu fatta sposare a un giovane addetto di Casa Medici, con una buona dote e con l’assicurazione per lui di fare carriera.