M A G I A
Non so di preciso
cosa sia la magia.
Ma so che inizia
sempre quando
non te ne vuoi
più andare via.
Dai luoghi,
dai pensieri,
dalle persone.
Cesare Pavese.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
M A G I A
Non so di preciso
cosa sia la magia.
Ma so che inizia
sempre quando
non te ne vuoi
più andare via.
Dai luoghi,
dai pensieri,
dalle persone.
Cesare Pavese.
D I M M I C O M E S P E N D I . . . .
Le persone pigre comprano distrazioni
I pigri fuggono dalla realtà con streaming eccessivo e shopping compulsivo.
Spendono tempo e denaro in distrazioni che li allontanano dai loro obiettivi.
Le persone povere comprano cose
I poveri spendono per gratificazioni immediate e status symbol: ultimo smartphone, vestiti firmati, gadget inutili.
Acquisti che riempiono vuoti emotivi, senza creare valore.
Le persone ambiziose comprano formazione
Gli ambiziosi investono su se stessi con corsi, libri, mentoring.
Sanno che le competenze sono asset che nessuno può portarsi via e che aprono a nuove opportunità lavorative.
Le persone ricche comprano tempo
I ricchi sanno che il tempo è la risorsa più preziosa.
Pagano assistenti, personale di servizio, consulenti per liberare ore da dedicare al business e alla crescita.
da YouTube
A T T R A Z I O N E
È più probabile sentirsi attratti da qualcuno che non si può avere.
Annotare i pensieri di notte aiuta a calmare la mente e a dormire meglio.
Le persone preferiscono ascoltare la versione della verità che non minaccia le loro illusioni.
Il cervello umano tende a ricordare ciò che vuole e a distorcere il resto.
Ridere di se stessi non è sempre un segno di sicurezza, può essere una difesa emotiva.
Il silenzio è una delle armi psicologiche più potenti.
I manipolatori raramente mentono direttamente, piantano dubbi per controllare.
Chi dice “Non m’importa”, spesso ci tiene più di quanto ammetta.
L’attrazione coinvolge emozione, energia e inconscio prima di qualsiasi ragione.
da YouTube
L E M A N I F R E D D E
Ci sono mani che restano fredde,
anche se c’è il calore del sole.
Mani che non tremano per il freddo,
ma per tutte quelle emozioni
che non riescono più a scorrere.
Dietro quelle dita gelate
si nasconde spesso la paura di
toccare, di fidarsi, di lasciarsi andare.
Il corpo si ritrae, il cuore si chiude
e il calore si spegne piano,
come una candela al vento.
Ma basta un gesto di fiducia,
un bel respiro profondo,
e la vita torna a fluire leggera.
Il tepore non nasce dai guanti,
ma dal coraggio di aprirsi ancora,
di tendere la mano, e sorridere
alla vita, nonostante la paura.
da YouTube.
L A F O R Z A D E I P E N S I E R I
I pensieri, da soli, non creano la realtà.
So che te l’hanno ripetuto continuamente,
ma la realtà è molto più complessa.
Mi ci sono voluti anni per capirlo.
Non tutti i pensieri hanno lo stesso peso.
Ed è proprio questo che il mondo
della manifestazione spesso ignora.
L’idea che “basti pensare” ti intrappola
in un ciclo infinito di sforzi e delusioni.
Ricorda: la manifestazione non è
un semplice passatempo spirituale.
È una scienza interiore. Un fenomeno
quantistico governato da leggi
di probabilità, non da frasi vuote.
Esiste un particolare tipo di pensieri
capaci di influenzare la realtà:
quelli carichi di emozione autentica.
Questa verità mi ha destabilizzato,
finché non ho compreso che dietro
non c’è magia, ma un principio preciso.
E, una volta che lo afferri, la realtà
smette di essere un mistero e diventa
una tecnologia spirituale da padroneggiare.
@AnimaOltreilimiti80
S U B C O N S C I O
La tua mente inconscia governa quasi tutto, anche quando “credi” di scegliere.
Registra ogni esperienza e la trasforma in programmi automatici.
Ogni credenza profonda diventa un comando invisibile che dirige la tua vita.
Se non la conosci, ti muovi su binari che non hai scelto.
I pensieri ripetitivi creano abitudini interne che modellano la realtà.
Il subconscio non ragiona, obbedisce a ciò che sente come “vero”.
Per riprogrammare servono coerenza e nuove emozioni creative.
Quando cambi dentro, i programmi iniziano a dissolversi.
Nuovi pensieri creano nuove frequenze e una nuova realtà.
Conoscere il subconscio è conoscere il vero potere interiore.
@AnimaOltreilimiti80
Giovedì 25 Settembre 2025 alle ore 18.03, presso l’Ospedale di Pordenone, è venuto al mondo
IL MIO NIPOTINO EDOARDO
Lettera di benvenuto
Carissimo piccolo Edoardo,
sei arrivato nel mondo da poco, e già la tua presenza ha acceso una nuova luce nei nostri cuori.
Io sono il tuo nonno, e forse non sarò sempre accanto a te ogni giorno, ma sappi che il pensiero di te mi accompagna già ora, e ti seguirà sempre, come un filo invisibile che lega le persone che si vogliono bene.
La tua casa sarà con la mamma e con il papà, e io ti verrò a trovare di tanto in tanto, oppure ti porteranno da me.
Non saranno visite quotidiane, ma ogni volta che sarò con te desidero che tu senta quanto affetto, quanta gioia e quanta speranza porto con me, per te.
Vorrei che i momenti insieme fossero semplici e belli: una passeggiata, un gioco, un racconto del nonno che forse sembrerà un po’ antico, ma sempre con il desiderio di farti sorridere o pensare.
Non so se sarò bravo a raccontare fiabe o a fare magie, ma ti prometto che sarò sincero, curioso della tua crescita, e sempre orgoglioso di te.
Vorrei che tu potessi ricordarmi come un nonno che sapeva ascoltare, più che parlare.
Non ti insegnerò formule complicate, ma proverò a mostrarti come guardare il mondo con meraviglia.
Anche se non sarò ogni giorno al tuo fianco, sarai sempre nei miei pensieri: questo è un modo di esserci, silenzioso ma vero.
Il tempo che vivremo insieme non lo conteremo in giorni o ore, ma nella gioia che sapremo darci l’un l’altro.
Da te non mi aspetto niente, se non la tua spontaneità: io ti offrirò la mia esperienza e il mio affetto.
Forse un giorno riderai delle mie rughe o dei miei racconti un po’ ripetuti, ma spero che tu possa vederci dentro la tenerezza.
Quando mi vedrai, ti basterà guardarmi negli occhi: lì troverai tutto l’amore di un nonno.
Tu sei un dono nuovo, una promessa di vita che continua.
Io, che di anni ne ho già tanti, guardo a te come al futuro che sboccia, e questo mi riempie di speranza e di pace.
Già da tempo e, sin da ora ancora di più, ti voglio bene.
Nonno Alberto.
A Martina e Ale,
educare Edoardo alla vita
è come scolpire una statua
dal marmo grezzo:
ogni colpo dello scalpello
rimuove un pezzo
di ciò che non è,
fino a rivelare al mondo
il capolavoro unico
che è sempre stato lì:
la sua vera persona.
C’è bisogno della vostra
autentica “arte” di vivere,
di ciò che siete dentro,
dei buoni sentimenti
che da sempre avete,
per dare forma allo spirito
della vostra creatura.
Che il cielo accompagni
e benedica il vostro percorso
di amore e dedizione.
P E R C H E’ T I A M M A L I
Perché ti occupi dei problemi degli altri.
Perché vivi nel passato.
Perché tenti di piacere a tutti.
Perché fai troppe rinunce.
Perché reprimi le tue emozioni.
Perché non lasci andare ciò che ti fa male.
Perché hai paura dei cambiamenti.
Perché non ti metti davvero in gioco.
Perché non credi in te stesso/a.
Perché non dai priorità ai tuoi bisogni.
Perché rimandi la felicità, pensando di non meritarla.
P E R G U A R I R E D E N T R O
Accettare le emozioni è crescita – Diventare te stesso/a ti costerà persone e cose.
Siediti e ascolta la tua emozione – Fermati, non fuggire da essa.
Sentila senza giudicare – Non analizzarla, non combatterla.
Respira ad ogni emozione – Ogni respiro è un ponte verso la calma.
Lascia scorrere l’emozione – È come un’onda.
Guarire non è eliminare – È permettere al corpo di completare ciò che non ha finito.
La libertà interiore – È più vicina di quanto credi. Credici.
Non elemosinare energia – Proteggi i tuoi spazi emotivi.
Adotta la resilienza – La tua forza nasce proprio nei momenti più duri.
Scegli sempre te stessa – Sei la decisione più importante della tua vita.
A L L O R A S U C C E D E Q U E S T O
Inizi a capire perché reagisci così.
Smetti di voler piacere a tutti.
Lasci andare chi ti fa male, senza sensi di colpa.
Non ti spaventa più stare solo/a.
Le tue emozioni diventano alleate, non minacce.
La rabbia ti insegna, la paura ti parla, la tristezza ti guida.
Ti vedi con più onestà e più amore, non ti serve più recitare.
Non ti senti sistemato/a, ti senti vero/a.
E, finalmente, inizi a riconoscerti, non come pensavi di dover essere, ma come sei davvero.
Non stai guarendo per imparare a gestire il trauma, il dolore, l’ansia, la rabbia, la tristezza. A questi sei abituato/a.
Stai guarendo per imparare a gestire la gioia e tornare ad accettare la felicità nella vita.
Liberamente ispirato a @AnimaOltreilimiti80
da QUORA
Scrive Gaetano Antonio Riotto, corrispondente di QUORA.
FRIEDRICH NIETZSCHE E L’ EPISODIO DEL CAVALLO
Friedrich Nietzsche fu protagonista di una delle scene più toccanti nella storia del pensiero occidentale.
Era il 1889 e il filosofo viveva in una casa di via Carlo Alberto, a Torino. Una mattina, mentre si dirigeva verso il centro della città, si trovò improvvisamente di fronte a un evento che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza.
Vide un cocchiere che frustava con violenza il suo cavallo, perché l’animale, esausto, si rifiutava di avanzare. Il cavallo, ormai allo stremo delle forze, si accasciò a terra, ma il suo padrone continuò a colpirlo senza pietà per costringerlo a rialzarsi. Nietzsche, sconvolto dalla crudeltà della scena, si avvicinò rapidamente, rimproverò il cocchiere e poi, con un gesto disperato, abbracciò il cavallo caduto a terra.
Scoppiò in lacrime e, stringendo il collo dell’animale, gridò “Madre, Madre!”. Pochi istanti dopo perse i sensi.
Fu il collasso definitivo della sua mente.
Da quel giorno, Nietzsche smise di parlare per il resto della sua vita.
Per dieci anni, fino alla sua morte, non riuscì mai più a tornare a una condizione di lucidità.
La polizia, accorsa sul posto, lo arrestò per disturbo dell’ordine pubblico e poco dopo fu internato in un manicomio, da cui non uscì mai più.
Per la società dell’epoca, il gesto di Nietzsche – abbracciare il cavallo e piangere su di lui – fu visto come una prova della sua follia. Tuttavia, mentre alcuni lo considerarono una semplice manifestazione di irrazionalità dovuta alla sua malattia mentale, altri vi lessero un significato più profondo e consapevole.
Lo scrittore Milan Kundera, nel romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, riprende questa scena e la interpreta come una richiesta di perdono. Secondo Kundera, Nietzsche avrebbe sussurrato al cavallo una richiesta di scusa, a nome di tutta l’umanità, per la brutalità con cui l’uomo tratta gli altri esseri viventi. Un atto di pentimento per averli ridotti a nemici e servi.
Nietzsche non era mai stato un attivista per i diritti degli animali, eppure quel gesto di empatia assoluta segnò il punto di non ritorno nella sua vita. Quel cavallo fu l’ultimo essere con cui stabilì un contatto reale e affettivo. Non si identificò solo con l’animale, ma con il suo dolore, trovando in esso qualcosa che andava oltre la semplice compassione: una connessione profonda con la vita stessa.
A T U T T E L E D O N N E M A D R I
È questo un omaggio e un riconoscimento
a tutte le donne madri che hanno dato
e dedicato la vita ai loro figli per tanto tempo,
e a quelle di loro che, divenute, a loro volta,
bisognose di assistenza e accudimento,
si sono riprese indietro parte della vita
di quei loro figli che hanno saputo ricambiare
e restituire quello che avevano ricevuto.
È una regola e legge della vita a cui nessuno,
che si consideri essere umano, può sottrarsi,
in nome del sentimento che ha più alto valore
spirituale nell’universo: semplicemente l’amore.
Q U A N D O S A R A I P I C C O L A
di Simone Cristicchi Festival di Sanremo 2025.
Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi seiTi starò vicino come non ho fatto maiRallenteremo il passo se camminerò veloceParlerò al posto tuo se ti si ferma la voce
Giocheremo a ricordare quanti figli haiChe sei nata il 20 marzo del ’46Se ti chiederai il perché di quell’anello al dito
Ti dirò di mio padre ovvero tuo marito
Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casaTi ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a tePer restituirti tutto quell’amore che mi hai datoE sorridere del tempo che non sembra mai passato
Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sonoA capire che tuo figlio è diventato un uomoQuando ti prenderò in braccioE sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalenaPreparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapenaTi ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a tePer restituirti tutto, tutto il bene che mi hai datoE sconfiggere anche il tempo che per noi non è passato
Ci sono cose che non puoi cancellareCi sono abbracci che non devi sprecareCi sono sguardi pieni di silenzioChe non sai descrivere con le paroleC’è quella rabbia di vederti cambiareE la fatica di doverlo accettareCi sono pagine di vita, pezzi di memoriaChe non so dimenticare
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a tePer restituirti tutta questa vita che mi hai datoE sorridere del tempo e di come ci ha cambiato
Quando sarai piccola ti stringerò talmente forteChe non avrai paura nemmeno della morteTu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronteAdesso è tardi, fai la brava,Buonanotte
N.d.R.: Una poesia in musica.
La malattia, accesso involontario a noi stessi, ci assoggetta alla “profondità”, ci condanna ad essa. – Il malato? Un metafisico suo malgrado.
(E. Cioran)
L’attuale ricerca scientifica ci conferma come, spesso, le tensioni emotive si riflettano nei problemi del corpo.
Stress, frustrazioni, emozioni negative, ansia e depressione possono essere somatizzati e tradursi in disturbi somatici, di diversa natura e gravità.
La trasformazione di stati mentali in eventi somatici è un’esperienza universale, che appartiene a tutti noi.
Ogni tipo di vissuto psichico può essere somatizzato, cioè spostato sul piano corporeo, soprattutto quando non è riconosciuto o elaborato dalla persona sul piano mentale.
L’angoscia somatizzata funziona da “terapia” per quella diretta, che porta eccessivo turbamento: l’ansia però non scompare, ha solo cambiato linguaggio.
La psiche ha un ruolo in ogni patologia medica, ma in alcune condizioni assume una rilevanza particolare, rispetto sia alla genesi del disturbo, sia alla sua evoluzione.
Si considerano “psicosomatiche” le malattie nelle quali ci sono modificazioni, organiche o funzionali, che dipendono da problemi psicologi ed emotivi.
In questo senso, ecco quali sono i quadri più comuni:
Nei disturbi elencati, gli stati affettivi sono tra le principali concause della malattia.
Ma anche nei disturbi che non c’entrano nulla con la psiche, la mente ha un ruolo centrale nel determinare la percezione del disturbo, la possibilità di seguire una cura adeguata, le dinamiche della convalescenza, e dunque anche la prognosi.
Ma come fa uno stato psichico a trasformarsi in un sintomo corporeo?
La coscienza acuta di avere un corpo, ecco cos’è l’assenza di salute.
(E.M. Cioran)
Per quanto possa sembrare misterioso, questo “salto” dallo psichico al corporeo è stato (parzialmente) spiegato dalla medicina contemporanea e dalle neuroscienze.
Corpo e mente non sono entità separate, ma s’influenzano reciprocamente, sempre e in molti modi, in salute e in malattia.
Questo inscindibile legame spiega molte malattie “misteriose”, e altrettante guarigioni apparentemente “miracolose”.
Vediamo alcune vie di “traduzione” dello psichico al somatico:
Quali sono i meccanismi di traduzione del disagio psicologico in malessere fisico?
Per sciogliere i sintomi è indispensabile risalire alla loro origine, rinnovare il conflitto dal quale sono scaturiti e,
con l’aiuto di forze che al tempo non erano disponibili, indirizzarlo verso una diversa soluzione.
(S. Freud)
Ci sono diversi meccanismi di “traduzione” del malessere, da psichico in somatico. Vediamo i due principali:
Un contenuto psichico rimosso si converte in un sintomo somatico, esprimendosi attraverso il linguaggio del corpo.
In questi casi, abbiamo a che fare con un conflitto inconscio che non trova altra via di risoluzione se non nella malattia.
Ad esempio, nelle paralisi isteriche, il conflitto si manifesta direttamente nei muscoli, colpendo la motricità: la persona è immobilizzata, senza alcuna motivazione medica.
Il sintomo è in stretto rapporto con il conflitto, cioè lo simbolizza, e in qualche modo lo “risolve”: ad esempio, in un conflitto tra dipendenza e autonomia, la paralisi risolve la questione, rendendo impossibile l’emancipazione.
Le persone con questo problema possono avere comportamenti dimostrativi, volti ad attirare l’attenzione o a suscitare compassione, non perché fingano di stare male, ma perché la malattia è in stretto rapporto con le dinamiche relazionali dell’ambiente di vita.
Al contrario, ci sono persone che manifestano un distacco affettivo che può arrivare all’incapacità di provare dolore, come se si fosse anestetizzati (belle indifference).
Anche in questo caso, la malattia è legata a stati affettivi non riconosciuti e non elaborati, ma i sintomi non hanno nulla a che fare con i contenuti psichici originari, essendo la generica espressione di una tensione emotiva brutalmente “scaricata” sul corpo.
Le persone che soffrono di questo tipo di disturbi, hanno spesso una certa difficoltà a identificare le proprie emozioni, a comunicarle e a elaborarle sul piano mentale (alessitimia).
Inoltre, possono avere difficoltà a interpretare bene gli stati mentali, sia i propri sia quelli altrui (deficit di mentalizzazione).
Per questo, gli stati affettivi imboccano, senza mezzi termini, la via somatica e si trasformano in sintomi e disturbi fisici, che possono essere diversi e multiformi, variando da persona a persona, ma anche nello stesso soggetto nel corso del tempo.
Questo tipo di disturbi è più difficile da curare rispetto a un’ansia o una depressione conclamate: prima i sintomi devono tornare psichici, allora la persona pensa di stare peggio, ma è l’inizio del processo di guarigione.
La paura di stare male: l’ipocondria
Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati.
(M. Proust)
L’impossibilità di tollerare la tensione emotiva può manifestarsi anche attraverso incertezze, comportamenti compulsivi e paure ipocondriache, al fine di ridurre l’angoscia.
Alcune persone hanno la paura o la convinzione incrollabile di avere un disturbo medico, pur essendo sane.
Tutti possiamo nutrire timori per la nostra salute, o per quella dei nostri cari, ma quando l’ansia è sproporzionata e irremovibile, nonostante le rassicurazioni mediche, allora si parla d’ipocondria.
La persona non “finge” di essere malata, il dolore che prova è reale, ma è sbagliata la sua interpretazione: infatti, non è riconducibile a una causa organica, ma a un malessere di tipo psicologico.
L’aspetto ossessivo dell’ipocondria, cioè i pensieri intrusivi circa l’essere malati, copre un’angoscia di fondo, che va indagata e compresa.
Inoltre, nel vero ipocondriaco, le rassicurazioni non eliminano la paura, ma lo fanno sentire ancora più solo e incompreso.
Può cambiare medico o spostare i sintomi su un altro organo, finendo per collezionare visite e accertamenti, ricevendo diagnosi sbagliate, seguendo cure spesso costose, imbottendosi di farmaci, senza risolvere nulla, finché non è indirizzato da uno bravo psicoterapeuta.
Come le emozioni influenzano la percezione del dolore
Un’anima triste può ucciderti più in fretta di un germe.
(J. Steinbeck)
Abbiamo visto come i processi psichici ed emotivi possono innescare catene di eventi somatici che portano a veri e propri disturbi organici, come mal di testa, gastriti, malattie della pelle o problemi di pressione.
Ma c’è un altro aspetto da considerare, cioè quello della percezione del dolore.
Il dolore è il risultato di un processo nervoso che, a tappe, dalle periferie arriva al cervello, ed è sempre amplificato dalla paura e dell’ansia, che abbassano la soglia della sua percezione.
Lo stesso meccanismo, condotto alle estreme conseguenze, può farci sentire il dolore anche quando non c’è una base organica.
Da un altro punto di vista, è interessantissimo l’esempio del fenomeno noto come effetto placebo: l’azione terapeutica che consegue all’assunzione di un “farmaco” privo di principio attivo.
E stato dimostrato dalla che prendere qualcosa da cui ci aspetta un effetto produce, almeno in parte, quell’effetto.
Inoltre, uno stesso farmaco funziona diversamente se assunto con fiducia o sfiducia.
Per quanto possa sembrare strano, c’è una spiegazione biologica: l’aspettativa di un effetto analgesico induce la produzione di endorfine, sostanze chimiche simili alla morfina, prodotte dal nostro cervello, che bloccano fisiologicamente il dolore.
Il problema è fisico o mentale?
La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me. Mi conosco come una sinfonia.
(F. Pessoa)
Fisico e mentale sono due facce di una stessa medaglia: ogni evento affettivo, cognitivo o comportamentale ha un corrispettivo biochimico.
Parlare, ma anche ricordare o fantasticare, che sembrano attività “astratte”, comportano una serie di eventi concreti a livello cerebrale, come movimenti cellulari, molecolari e sofisticate operazioni biochimiche.
Il nostro cervello è plastico e si modifica strutturalmente in seguito alle esperienze di vita.
Ogni esperienza induce modificazioni cerebrali, che diventano definitive quando si strutturano in apprendimenti e nell’organizzazione di nuovi circuiti cerebrali.
Sapere che ogni evento psichico ha una base biologica ci aiuta a superare il dualismo mente-corpo, ma anche l’opposizione geni-ambiente.
Ogni comportamento ha una base genetica, ma questo non autorizza ad affermare che i geni ne siano la causa.
Ad esempio, la possibilità di provare paura ha una base genetica, ma una paura concreta, come quella degli spazi chiusi, dipende da un certo tipo di esperienze.
Allo stesso modo, c’è una predisposizione genetica all’ansia, ma gemelli omozigoti (con lo stesso patrimonio genetico), allevati in famiglie diverse, hanno probabilità diverse di sviluppare disturbi d’ansia, in base alle differenti esperienze ambientali.
L’ambiente, inteso soprattutto come insieme di relazioni, ha un ruolo fondamentale in ogni comportamento umano.
In particolare, le esperienze relazionali, soprattutto quelle precoci, sono centrali nel determinare la predisposizione a certi comportamenti, vissuti ed anche patologie.
Come curarsi: farmaci o psicoterapia?
La cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è affetto, quanto la persona che ne soffre.
(Ippocrate)
Meglio curarsi con i farmaci o con la psicoterapia? Anche questo è un falso dilemma.
Quando una malattia fisica ha una forte componente psicologica è evidente che il farmaco, da solo, non basta.
Non basta neppure uno psicofarmaco, prescritto dal medico di base senza un’adeguata valutazione psicologica e psichiatrica, con il rischio di errata diagnosi, dosaggi approssimativi, effetti collaterali, sviluppo di condotte di abuso o dipendenza.
Di fronte ad una sintomatologia “sospetta”, un terapeuta esperto può aiutarci a comprendere la natura del nostro malessere e, se necessario, con l’aiuto del medico, impostare una terapia farmacologica adeguata.
In conclusione, non si tratta di decidere se curarsi con i farmaci o con la psicoterapia, ma adottare un’ottica integrata, che ci permetta di comprendere la situazione in modo approfondito e mettere in campo le risorse più idonee alla risoluzione del problema.
30° A N N I V E R S A R I O
Questa cosa l’ho scritta per Rita
per ricordare il nostro anniversario:
lei ed io, compagni di una vita
che ci è passata sbarcando il lunario.
Non ci siamo conosciuti in gioventù,
quando si gettano le fondamenta
di una casa che deve stare su
per tanto tempo, ma ci si accontenta.
Io avevo più di cinquant’anni
e, dietro a me, una vita travagliata
di sbagli, delusioni ed affanni.
Poi è arrivata lei, e l’ha sistemata.
E dura da trent’anni questo amore
e non mostra crepe né scalfitture,
è passato fra la gioia e il dolore,
senza mai drammi o disavventure.
È stabile e solido come una roccia,
esposta a “malu tempu” e traversie.
Gli manca solo un fiore che sboccia,
ma non perdiamoci in fantasie.
Alla nostra età è già un’impresa
occuparci di noi due vecchietti,
e non di un’improbabile pretesa
di dare conferma ai nostri affetti.
Ma noi ci vogliamo bene così.
I sacramenti o le registrazioni
non ci servono: nel nostro pedigree
abbiamo scritto noi le condizioni.
Ci bastano la stima ed il rispetto,
mischiati con un poco di allegria,
e, come legante, un enorme affetto:
ecco spiegata la nostra alchimia.
E se sta funzionando la ricetta
allora gl’ingredienti sono giusti:
per noi due la formula è perfetta
e risponde proprio ai nostri gusti.
A voi, persone care ed amici,
che oggi siete qui per festeggiare,
diciamo grazie! Ci fate felici.
Non lo potremo mai dimenticare.
Portatevi a casa e nel vostro cuore
il senso della nostra ricorrenza
per vivere nella pace e nell’amore.
Grazie ancora per la vostra presenza.
da QUORA
Quali sono alcuni fatti interessanti della psicologia quotidiana che quasi nessuno conosce?
Scrive James Collins, corrispondente di QUORA.
Ecco alcuni fatti interessanti sulla psicologia quotidiana che quasi nessuno conosce:
1. Effetto Dunning-Kruger
Le persone con poche competenze in un’area tendono a sopravvalutare le proprie capacità, mentre gli esperti spesso sottovalutano le loro abilità. Questo fenomeno si chiama effetto Dunning-Kruger.
2. Il cervello ama la ripetizione
Il cervello tende a ricordare meglio ciò che viene ripetuto più volte. Questo fenomeno, chiamato effetto di esposizione, fa sì che più vediamo o ascoltiamo qualcosa, più lo apprezziamo.
3. La mente si blocca sotto pressione
Quando siamo sotto pressione o ansiosi, il nostro cervello può letteralmente “bloccarsi”. Questo perché l’amigdala, responsabile delle risposte emotive, prende il sopravvento e riduce l’accesso alla memoria e al pensiero logico.
4. L’illusione di trasparenza
Molte persone credono che gli altri possano percepire facilmente i loro pensieri e sentimenti, ma in realtà tendiamo a essere molto meno trasparenti di quanto immaginiamo. Questo si chiama illusione di trasparenza.
5. Effetto placebo
Anche quando un trattamento non contiene alcun principio attivo, molte persone riferiscono miglioramenti semplicemente perché credono di essere curate. Questo è noto come effetto placebo.
Questi sono solo alcuni dei tanti aspetti affascinanti della psicologia quotidiana che influenzano le nostre vite senza che ce ne rendiamo conto!
C O M P O R T A M E N T O
Il comportamento umano
scaturisce da tre fonti
principali: desiderio,
emozione, conoscenza.
Platone.
L E D O N N E
Le donne hanno bisogno
di emozioni,
non di argomenti.