Numero3232.

 

da  QUORA

 

Scrive Graziano Marceddu, corrispondente di QUORA

 

 

Si…Dio esiste perché esiste l’Uomo.

Un essere senziente ha decretato che esiste Dio e Dio è fatto esistere in quanto creatore di tale essere.

La fede nella ricerca di un essere superiore è sempre stata la base del Credo, serve a dare una risposta a ciò che ancora non sappiamo spiegare…

 

N.d.R.:

Non è Dio che ha creato l’uomo,
ma è l’uomo che ha creato Dio.

 

 

Numero3210.

 

RAGGIUNTO  LIVELLO  DI  FEDELTA’  DELL’ ENTANGLEMENT  QUANTISTICO  DEL 92%: È  COME  SE  FOSSE  MAGIA.

 

di  Aurelio  Sanguinetti    18. 01.25

 

 

L’entanglement quantistico è un fenomeno che deriva dal principio di sovrapposizione della meccanica quantistica, per il quale due o più sistemi fisici – spesso due particelle – sono connessi intensamente fra di loro, sebbene non ci sia alcun contatto diretto.

In questa condizione, la misurazione di un sistema determina simultaneamente anche il valore del sistema collegato, come se l’informazione viaggiasse per magia nello spazio.

Trattasi ovviamente di un fenomeno complesso, che i fisici hanno dovuto studiare a lungo per comprenderlo appieno, visto che non è facilmente analizzabile come altri fenomeni della meccanica quantistica.

Di recente, tuttavia, un gruppo di ricercatori provenienti dalla Durham University, nel Regno Unito, ha svolto un esperimento che ci ha permesso di ottenere per la prima volta l’osservazione diretta del fenomeno in alcune molecole, che sono morfologicamente e chimicamente molto più complesse dei singoli atomi.

Il livello di fedeltà dell’entanglement osservato era tra l’altro estremamente elevato, essendo leggermente superiore al 92 percento.

Per ottenere questo risultato, i ricercatori hanno usato delle trappole ottiche e dei speciali strumenti utili per creare ambienti sperimentali in grado di supportare quello che i fisici definiscono un entanglement duraturo, più longevo e maggiormente visibile rispetto all’entanglement standard.

“Questo fenomeno è molto difficile da osservare, sebbene possiamo intrecciare due molecole usando interazioni incredibilmente deboli e quindi impedire la perdita dell’entanglement per un tempo prossimo al secondo”,
 ha spiegato Simon Cornish, uno degli autori della scoperta, che è stata diffusa all’interno di un articolo pubblicato su Nature.

Secondo gli esperti, l’entanglement di lunga durata potrebbe aiutare gli scienziati a misurare con una certa precisione altri fenomeni quantistici e a far sorgere una nuova era della ricerca, che ci permetta di realizzare tra le tante cose computer quantistici molto più complessi ed intelligenti.

Questa d’altronde non è neppure l’unica scoperta relativa a questo argomento che è stata diffusa di recente. Altri studi contribuirebbero a ottenere questi risultati nel breve termine.

Numero3179.

 

R I V O L U Z I O N I    I N D U S T R I A L I

 

di Cecilia Federici.

 

1.0 la meccanizzazione

La prima rivoluzione industriale (agli inizi del Settecento) portò un’ondata di trasformazione tecnologica, sociale ed economica prima in Gran Bretagna, poi in tutta Europa. L’invenzione della macchina a vapore, l’espansione del commercio e l’aumento di popolazione e di manodopera necessaria all’attivazione delle nuove tecnologie furono alla base della formazione delle economie industriali che portarono come conseguenza l’abbandono delle campagne e l’urbanizzazione, con il coronamento della proprietà privata e la creazione del libero mercato, che culminò nel concetto di capitalismo, sistema economico che caratterizza ancora le nostre società in Occidente. Tra le industrie prevalenti troviamo quella dei trasporti, quella tessile e dell’energia.

2.0 la produzione di massa

La seconda rivoluzione industriale (seconda metà dell’Ottocento) è la rivoluzione dell’elettricità, del motore a scoppio e del petrolio come fonte energetica prevalente. Dà il via alla produzione di massa e alla meccanizzazione dei processi industriali usando come fonte di energia non più il vapore ma l’elettricità ed il petrolio. Nascono e si diffondono i mezzi di comunicazione, creando una nuova industria destinata a crescere esponenzialmente nel corso dei decenni successivi.

3.0 la digitalizzazione

La terza rivoluzione industriale (ultimi decenni del XX secolo) nasce con lo sviluppo dei sistemi informatici e con i computer, nel quadro dell’era digitale, ed è caratterizzata da un aumento dell’automazione e della velocità dei processi grazie a tecnologie ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) ed elettroniche. Nascono le prime forme di energie rinnovabili e si inizia a percepire l’importanza dell’impatto ambientale.

Rivoluzione 4.0: uno sviluppo orizzontale a portata di tutti

La portata storica della quarta rivoluzione industriale è paragonabile solo a quella che ha avuto la prima, perché cambia radicalmente il modo di concepire e disegnare i prodotti all’origine.
Mentre la terza rivoluzione industriale ha portato ad uno sviluppo verticale dei sistemi, migliorando ogni processo in modo autonomo, la quarta rivoluzione industriale prevede un completo cambio di paradigma: il focus in questo caso è orizzontale, l’obiettivo è aumentare la sinergia e l’interconnessione tra tutti i processi coinvolti. In pratica si passa dal mercato di massa alla iper-personalizzazione di massa dei prodotti, generati da processi industriali in cui le macchine sono in comunicazione tra loro tramite strumenti digitali che permettono una iper-automazione.

Caratteristica alla base del 4.0 è l’inclusività: le nuove tecnologie del 4.0 hanno carattere generale, quindi per loro intrinseca natura riguardano ogni tipo di impresa, dalle startup alle multinazionali, e ogni settore, dai servizi alla manifattura.

Le nuove tecnologie del 4.0

La trasformazione tecnologica ed economica dell’industria 4.0 procede su quattro strade parallele: utilizzo dei dati, analytics, interazione uomo-macchina e passaggio digitale-reale.

  • Utilizzo dei dati: tecnologie per la centralizzazione e la conservazione dei dati sono big dataopen dataInternet of Things (ioT), machine-to-machine e cloud computing.
  • Analytics: il machine learning, tecnologia che “impara” dai dati raccolti e analizzati che permette di trovare pattern nascosti nei dataset e di estrapolare nuova conoscenza.
  • Interazione uomo-macchinarealtà aumentata e le interfacce touch.
  • Passaggio digitale-reale: tecnologie che puntano a creare un ponte di comunicazione tra digitale e reale: manifattura additivastampa 3Droboticacomunicazioniinterazioni machine-to-machine.

Il ruolo del capitale umano

In questo contesto di automazione progressiva la grande domanda riguarda il futuro del mondo del lavoro: l’adozione del 4.0 porterà ad un cambio di tutti i ruoli di tutti i settori? Probabilmente molti lavori che esistono oggi spariranno nel futuro perché facilmente sostituibili da macchine. Attenzione però, avvertono gli esperti, a non demonizzare il ruolo dell’automazione, perché le macchine non porteranno ad una perdita di posti di lavoro, piuttosto ad una sostituzione delle posizioni ricopribili. In sostanza, i lavori più ripetitivi e più noiosi facilmente automatizzabili scompariranno, ma potrebbero almeno in parte essere rimpiazzati da un numero crescente di lavori in cui creatività, flessibilità, competenze trasversali e pensiero sistemico saranno le nuove competenze ricercate, oltre a quelle tecniche.

 

 

Numero3017.

 

da  QUORA

 

Scrive Fabrizio Mardegan psicologo, corrispondente di QUORA

 

G A S L I G H T I N G     ( INFLUENZA  ANGOSCIANTE )

 

Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona cerca di far dubitare l’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale.
Il termine “gaslighting” deriva dal film del 1944 chiamato “Angoscia” (Gaslight in inglese), in cui il protagonista cerca di far impazzire sua moglie facendole credere di essere pazza.

Il gaslighting coinvolge una serie di comportamenti intenzionali che minano la fiducia e la sicurezza dell’altra persona. Di seguito sono riportati alcuni esempi di tattiche di gaslighting:

  1. Negazione: Il manipolatore nega la veridicità di eventi, discussioni o promesse precedenti. Ad esempio, potrebbe dire: “Non ho mai detto quello che hai detto” o “Non ricordo che ciò sia successo”.
  2. Svalutazione: Il manipolatore minimizza o sminuisce i sentimenti e le preoccupazioni dell’altra persona. Potrebbe dire ad esempio: “Stai esagerando” o “Non è così grave come pensi”.
  3. Contraddizione: Il manipolatore contraddice l’altra persona in modo costante, anche su questioni di fatto. In questo caso potrebbe affermare: “Ti sbagli” o “Non hai capito correttamente”.
  4. Colpa: Il manipolatore sposta la colpa sull’altra persona per le proprie azioni o comportamenti. Potrebbe dire: “Sei tu il problema” o “Sei troppo sensibile”.
  5. Confusione: Il manipolatore crea confusione nell’altra persona attraverso informazioni contrastanti o ambigue. Ad esempio, potrebbe dire una cosa un giorno e poi negarla il giorno successivo.
  6. Isolamento sociale: Il manipolatore cerca di isolare l’altra persona dal sostegno sociale, facendole dubitare delle relazioni e delle intenzioni degli altri. Può affermare: “Non puoi fidarti di nessuno tranne me” o “Tutti stanno cercando di ingannarti”.

L’obiettivo del gaslighting è quello di ottenere il controllo e il potere sull’altra persona, minando la sua fiducia in se stessa e nella propria percezione della realtà.
Le vittime di gaslighting possono iniziare a dubitare di se stesse, a sentirsi insicure e a cercare la conferma e l’approvazione del manipolatore.
Ciò può avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere dell’individuo coinvolto.

Riconoscere il gaslighting è il primo passo per proteggersi da questa forma di manipolazione.
Se ti ritrovi in una relazione in cui sospetti di essere vittima di gaslighting, può essere utile cercare supporto da amici, familiari o professionisti della salute mentale per ottenere un’ulteriore prospettiva e supporto.

 

Numero3011.

 

da  QUORA

 

Scrive Jay Matthews, corrispondente di QUORA

 

COSA  SAI  DELL’ ALDILA’ ?

 

Da centinaia di esperienze premorte, si può riassumere quanto segue.

 

Coloro che (pre)muoiono:

  1. Sono accolti da entità “angeliche” e parenti deceduti, in qualche caso per ore o giorni prima della morte.
  2. Vedono una luce splendente che non danneggia i loro occhi.
  3. Entrano all’interno di un’area di transizione come un tunnel, un prato o un sentiero. Attraversano questo spazio pacificamente.
  4. Sperimentano pace e/o amore indescrivibili.
  5. Ascoltano musica incredibilmente bella o vedono colori più vividi di qualsiasi altra cosa nello spettro conosciuto.
  6. Incontrano una barriera, come un cancello o un ruscello.
  7. Incontrano una amabile e gentile figura di luce.
  8. Hanno la possibilità di rivedere la loro vita con ricordi dettagliati su uno schermo virtuale.
  9. Capiscono il dolore di chi hanno ferito e la gioia di chi hanno aiutato.
    (non si tratta di un premio o una punizione ma di un insegnamento).
  10. Incontrano parenti ed amici deceduti.
  11. Qualche volta hanno la possibilità di tornare.
  12. A volte viene detto loro di tornare, altre volte sono incoraggiati a restare.
  13. Questo dipende dallo stato del loro corpo, ma è un ragionamento, è difficile da spiegare.
  14. Il loro stato critico è la causa di questo punto di scelta ma è la decisione della persona di andare o rimanere a determinare le condizioni di salute del proprio corpo.
  15. Lo sperimentatore prova una grande gioia in quel luogo (o sala d’attesa) provando in tal modo un conflitto nel voler tornare alla vita precedente.
  16. Talvolta l’obbligo di tornare è chiaro mentre altre volte questo senso di obbligo non è presente. Questa è la mia migliore interpretazione dei diversi tipi di consigli delle guide.
  17. Se tornano in vita, sono più impegnati a fare ciò che amano e ad amare gli altri.
  18. Vedono la vita come una preziosa opportunità ma non come la fine di qualcosa.
  19. L’esistenza terrena è dolorosa e limitata rispetto all’aldilà.
  20. L’aldilà è il nostro stato naturale; è amore e la vita è un esperienza per apprendere.

Numero2984.

 

da  QUORA

 

Scrive Emanuele B., corrispondente di QUORA.

 

Comunicare per sedurre, coinvolgere, emozionare. Come si fa?

 

Punto uno: vestitevi bene. Vi dovete sentire a vostro agio con l’abbigliamento che indossate. Cercate di trovare il vostro stile, uno stile che possa rispecchiare quella che è la vostra personalità. Se vi sentite a vostro agio, già di principio partite bene. Se invece sentite che vi dovete vestire in una determinata maniera per sottostare a determinate regole sociali per cui andate in un dato posto e dovete mettervi la giacca che però vi fa sentire a disagio, ecco, diciamo che non va bene. Dunque, vestirsi bene non significa vestirsi eleganti ma vestirsi in un modo che vi rappresenti.

Secondo punto: tenete d’occhio la respirazione. Quando siete a casa, cercate di dedicare 10 minuti al giorno a fare dei respiri lunghi e profondi. Questa pratica vi aiuterà a rilassarvi e a trovare una maggiore connessione con voi stessi, ma soprattutto a disconnettervi da quella radio che continua tutto il giorno a trasmettere rumore nel vostro cervello. Dedicate 10 minuti al giorno a disconnettervi da tutto il resto.

Consiglio numero tre: fatevi dei video con il telefono. Può sembrare una cavolata, ma il primo esercizio è proprio questo. Provate a registrare delle conversazioni fittizie, magari a mezzobusto. Così riuscite a capire finalmente come gli altri vi vedono e potrete comprendere dove migliorarvi. Tutti abbiamo provato il famoso discorso davanti allo specchio, ma farlo registrando è un altro conto. Registrando potrete riguardarlo più e più volte e migliorarvi.

Punto quattro: parlate più lentamente del solito. Anche questo può sembrarvi un esercizio strano, ma le persone con carisma sanno trasmettere tranquillità con le loro parole e l’intonazione della loro voce. Spesso le persone si fanno travolgere da quella che è l’emozione, per cui si parla troppo rapidamente e questo può trasmettere ansia e agitazione. Esercitatevi parlando al rallentatore e scandendo le sillabe molto lentamente per 15 minuti al giorno. Quando siete con gli altri rallentate la vostra parlantina, se vi accorgete di essere agitati. Se provate a farlo tutti i giorni di sicuro la vostra comunicazione migliorerà.

Punto cinque: ecco un altro esercizio importante per l’autoimmagine e il carisma che ho imparato da un’intervista a Oliviero Toscani, famoso fotografo di fama internazionale. Come aumentare la consapevolezza di noi stessi? Guardandosi allo specchio nudi 10 minuti al giorno, in silenzio. Solo così abbiamo la consapevolezza del nostro corpo e solo così possiamo iniziare a dialogare realmente con noi stessi.

Punto sei: per aumentare il carisma inoltre datevi delle piccole sfide quotidiane. Provate ad attaccare bottone con il barman o ad aiutare uno sconosciuto, oppure a chiedere un consiglio a un cameriere.

Insomma, provate a fare qualcosa che vi faccia uscire dalla vostra zona di comfort. Cambiate strada per andare al lavoro, cantate, imponetevi di fare qualche chilometro di cyclette e così via. Piccole sfide quotidiane. Ciò non vuol dire fare i fenomeni, ma fare semplicemente qualcosa che solitamente non fate, vale a dire, ad esempio, cambiare il bar dove prendete il caffè la mattina. Uscire dalla vostra quotidianità vi farà aumentare il carisma.

Regola sette: riguardo ai rapporti interpersonali, stretta di mano decisa, sempre. Questo perché il linguaggio non verbale è potentissimo. Dovete essere sempre decisi quando vi interfacciate fisicamente con qualcuno. Pensiamo anche agli abbracci, alle pacche sulle spalle e alle strette di mano: devono essere atti vigorosi, perché solo così trasmettete carisma. Certo, non è che dovete stritolare qualcuno, però quanto è brutto quando vi danno la mano ed è tutta moscia?

Consiglio numero otto: apritevi, non tenete un atteggiamento di chiusura. Fate comunicare il vostro corpo, soprattutto la parte superiore. Date un senso di apertura e non di chiusura. A me, che accumulo molto sulle spalle la tensione, ci sono voluti anni per riuscire ad aprirmi. Se però state un po’ ingobbiti comunicate che siete un po’ sfigati, un po’ chiusi. Dunque, cercate di avere un atteggiamento di apertura.

Punto nove: non tergiversate. Quando vi trovate di fronte a una decisione, anche piccola, (oppure esprimete il vostro parere su qualcosa) non tornate sui vostri passi, non cambiate idea. Questo è un potente indicatore di personalità: se dite di sì è sì, se dite no è no. Dovete essere sicuri di quello che dite. Non fate passi indietro per soddisfare l’altro, perché altrimenti perderete gran parte dei punti guadagnati durante l’atto comunicativo.

Punto dieci: quando siete nel panico, ascoltate. Se vi sentite sopraffatti dall’emozione fate parlare l’altra persona, fate delle domande. Così facendo prendete tempo, vi calmate e l’altra persona sarà soddisfatta della vostra curiosità, perché l’argomento preferito di chiunque è parlare di se stessi. Dunque, usiamo questa tecnica a nostro favore e se siamo nel panico facciamo parlare l’altro così prendiamo tempo e l’altro è soddisfatto.
Il messaggio di far parlare l’altro è che si ha voglia di ascoltare e si è interessati, anche se in realtà ve la state facendo sotto!

Punto undici: fate molte domande. Questo è collegato al punto precedente. L’ascolto dev’essere sempre attivo. Fare delle domande, anche indirette, permette di conoscere l’altro e di soddisfare la sua voglia di parlare. Così potete organizzare meglio la conversazione. Fate domande indirette: anziché dire “Ciao come stai?” potete dire “Ciao ti vedo molto allegra … immagino che tu abbia passato una buona serata”.

Punto dodici: parlate meno di voi stessi. Chi ha carisma non ha bisogno di parlare sempre di sé stesso. Non fate monologhi, perché le persone con carisma si focalizzano sull’altro. Più state in silenzio attivo e più le vostre parole avranno un impatto. Ricordo l’adagio di Nanni Moretti: “Mi si nota di più se non vengo alla festa o se vengo e me ne sto in disparte?”. Silenzio, per poi dire cose sensate parlando meno di sé stessi.

Punto tredici: quando avete intenzione di parlare di voi stessi fate uso di quello che chiamo ‘storytelling relazionale’. Trasmettete i vostri valori attraverso aneddoti e racconti. Non dite “Io sono una persona coraggiosa” ma cercate di raccontare una storia in cui il meta messaggio evidenzi le vostre qualità e i vostri valori. Lo storytelling relazionale, ossia raccontarsi e valorizzarsi attraverso le storie, è importante perché è il modo migliore per coinvolgere il nostro interlocutore e allo stesso tempo raccontare qualcosa di noi.

Consiglio quattordici: torniamo agli esercizi da fare in solitaria: quando potete cantate. Cantare e ballare, anche in doccia, aiutano a sbloccarsi e lasciarsi andare.

Punto quindici: durante una conversazione, portate la discussione sui vostri argomenti. Appena vi è possibile cercate di portare l’interlocutore su argomenti a voi vicini, cercate di creare comunanza. La comunanza crea ispirazione e la conversazione diventerà più avvincente.

Punto sedici: Lasciatevi trasportare. Non siate troppo cervellotici, non pensate a quello che dovete dire, non siate iperattivi a livello mentale, rilassatevi. Chi ha carisma è rilassato, ascolta e contribuisce alla conversazione con argomenti di qualità. Non parlate solo per parlare. Parlate quando avete qualcosa da dire, ma soprattutto ascoltate. Se dovessimo fare una sorta di proporzione: 80 ascoltate e 20 parlate. Ma quel 20 deve esplodere perché la persona che avete di fronte si sente ascoltata e può nascere un ping-pong comunicativo interessante. Fate per primi il passo di ascoltare e di fare domande. Interessatevi, perché le persone con carisma questo fanno.

Punto diciassette: se vi sentite a disagio verbalizzatelo, ditelo. Questo è un trucco utilizzato da molti speaker a inizio presentazione. Provate a dire che vi sentite tesi o a disagio, perché questo mette l’interlocutore in uno stato connettivo con voi. Non dovete vergognarvi di dirlo. Solo una persona forte dimostra di poter esprimere il proprio disagio. Questa cosa me la insegnò mia zia quando ero bambino e stavo per preparare l’esame delle medie. Mi disse che se fossi stato in crisi per una domanda dell’orale avrei potuto provare a dire “Chiedo scusa mi sento un attimo a disagio, potrebbe ripetermi la domanda?”. Così avrei preso tempo e ci avrei potuto pensare. Questa è una tecnica che ho utilizzato in tutti gli esami dell’università: dire di essere un po’ teso o un po’ nervoso. Verbalizzare il disagio non vi uccide e non uccide neanche l’altro.

Punto diciotto: scherzaci su. Quando siamo molto nervosi diventiamo goffi. A quel punto scherziamoci su. Vi aiuterà a scaricare la tensione, ad alleggerirvi.

Punto diciannove: sfruttate il lato sensibile che è in voi. Se vi ritenete persone sensibili avete un plus che può fare breccia in molte persone e non dovete vergognarvi di dirlo, dovete vederlo come un pregio. Questo vostro lato sensibile vi permette di connettervi in modo più autentico con gli altri, ma soprattutto il vero alfa è colui che non ha paura di mostrare i propri punti deboli. Solo una persona con grande consapevolezza e grande carisma è in grado di esprimere la propria sensibilità.

Punto venti: dovete leggere molto ogni giorno perché vi permette di avere sempre nuovi argomenti di discussione e di ottenere un vocabolario più ricco e una visione del mondo più completa. Alla lettura io sostituisco gli audiolibri che sono un sostituto molto intelligente, perché vi permettono di ascoltare libri e informazioni interessanti mentre fate altro. Informatevi bene, leggete, ascoltate audiolibri e podcast.

Punto ventuno: quando dovete comunicare ricordatevi che non state facendo nulla di male. Comunicare è vivere e la vita è fatta di comunicazione. Se non comunicate e vi tenete le cose per voi rischiate di diventare ‘morti dentro’. Convincetevi che l’atto comunicativo è sempre lecito. Basta imparare la comunicazione emozionale, ossia fare un ragionamento a monte chiedendosi che emozione si vuole intaccare, quali siano le parole giuste per esprimersi, in che momento e in quali termini illustrare un dato concetto. Di comunicazione non è mai morto nessuno, al massimo vi rifiutano. Il rifiuto è la cosa che terrorizza l’essere umano, ma bisogna imparare a fregarsene perché la persona che rifiuta non sta giudicando voi ma solo quell’approccio comunicativo.

Desensibilizzarsi al rifiuto è la cosa più intelligente che potete fare in ambito seduttivo.

Punto ventidue: penultimo punto e tema mistico. I vostri limiti non vengono visti dagli altri. I vostri interlocutori non hanno lo specchio magico e non riescono a leggervi nel pensiero. Probabilmente nessuno vi ritiene goffi o senza carisma, è solo una vostra credenza limitante. Provate a chiedere a dieci vostri conoscenti se siete goffi in comunicazione e quale sia stata la loro prima impressione su di voi. Questo è importante. Vi accorgerete che nessuno vi dirà che siete degli sfigati, sono credenze vostre. A meno che la cosa non sia conclamata gli altri non se ne accorgeranno.

Il punto ventitré è il più importante tra tutti: rimanere sempre sé stessi. Non possiamo sempre vincere. Alcuni sono bravi in certe cose, altri in altre. Magari non sarete dei bravi comunicatori, però esiste sempre margine di miglioramento. Tutti possiamo imparare a connetterci in modo più autentico. Essere sé stessi è la cosa migliore. Però se siete stati voi stessi fino ad ora e state leggendo questo articolo, probabilmente avete una spinta a migliorarvi.

Numero2964.

 

C H I A R O V E G G E N Z A

 

Io sono del segno del Cancro e, senza volerla e cercarla, mi sono imbattuto in questa notizia che mi ha un poco sorpreso, proprio perché mi riguarda, ma che non avevo mai preso in considerazione:

Quando si dice che nessuno conosce se stesso come dovrebbe ….

“La CHIAROVEGGENZA, ovvero il Sesto Senso, è il superpotere delle persone nate sotto il segno del Cancro.

Nel mondo dei fumetti, un cancerino sarebbe un mutante con poteri telecinetici.

Nel mondo reale, ha sempre in testa quel qualcosa in più che lo fa andare 10 passi più avanti agli altri, un intuito che difficilmente sbaglia”.

C’è puzza d’incenso in giro ….?

Numero2948.

 

da  QUORA

 

Scrive Shiro Fukò, corrispondente di QUORA

 

Le nuove generazioni sono più ignoranti delle precedenti?

 

Nel corso dei secoli le nuove generazioni sono sempre state più intelligenti delle precedenti, secondo una normale regola evoluzionistica.

Tuttavia, negli ultimi dieci anni, stiamo assistendo a un fenomeno insolito: i figli sono meno intelligenti dei loro genitori.

Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione occidentale è in declino, con particolare riferimento alle capacità di memoria e apprendimento.

Una delle ragioni di questo fenomeno è da ricercare nell’impoverimento del linguaggio.

Diversi studi hanno rivelato una correlazione tra la ricchezza lessicale e la capacità di elaborare pensieri complessi.

La graduale scomparsa dell’uso dei tempi verbali si accompagna a un ridotto uso delle parole.

La ragione della sempre più dilagante violenza nella società è causata anche dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso il linguaggio.

Quando mancano le parole per spiegarsi e difendere le proprie ragioni, il ricorso alla violenza fisica diventa un rischio concreto.

La semplificazione dell’ortografia, come l’abolizione dei generi, dei tempi, delle sfumature lessicali rappresentano una causa dell’impoverimento della mente umana.

Numero2901.

 

V I T A    D O P O    L A    M O R T E

 

da  QUORA

 

Scrive un corrispondente sotto lo pseudonimo di “Tirannoide”:

 

Dove sono finiti tutti coloro che sono morti? Siamo destinati al nulla?

 

Logicamente parlando, non è detto.

Prevedo già che qualcuno abbia la tastiera pronta per scrivermi, dopo aver appena letto la prima frase. Calma e leggi prima fino alla fine. La risposta è lunga proprio perché parla di concetti logici complessi che non si sentono tutti i giorni, perché nessuno, né tra gli atei, né tra i religiosi è disposto a pensarci con serietà e onestà intellettuale.

Premetto che sono agnostico (con avversione verso la religione oltretutto).

Agnostico: cioè qualcuno che non crede finché non vede ma, allo stesso tempo, non da per scontato che se non vediamo qualcosa allora questa cosa non può per forza esistere. Diciamo che l’agnostico ha la visione più oggettiva di tutti perché non ha un bias cognitivo né a favore di certi concetti, né contro certi concetti, ma cerca di analizzare la cosa più oggettivamente e imparzialmente possibile andando tanto in profondità. Questa analisi è interamente basata sulla logica.

Quindi perché penso che dopo la morte potrebbe (forse) anche esserci qualcosa ?

La possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte (in qualche forma non specificata), ritengo sia del 50 %, dopo una lunghissima analisi durata un decennio, che sto per condividere con voi il più brevemente possibile.

Indice di dimostrazioni/prove a favore della vita dopo la morte:

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale
  2. Il raziocinio e la sua base
  3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso
  4. I limiti intrinseci

Cominciamo. Buona lettura !

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale

Partiamo con la dimostrazione che ciò che suona logicamente assurdo (come la vita dopo la morte) può tranquillamente essere reale.

Nei tempi da Newton in giù (la maggioranza della storia), era logico, razionale e pesantemente ovvio che il tempo fosse lineare, universale e costante. Pensarla diversamente era assurdo e andava contro ogni briciolo di buon senso e logica. Poi Einstein scoprì la relatività e che il tempo non scorre linearmente e costantemente ma può essere rallentato e addirittura può scorrere diversamente in due “locazioni” diverse dello stesso oggetto. Ovviamente fu preso in giro per la sua teoria dalla maggioranza della comunità scientifica siccome era andato contro ciò che era pesantemente ovvio e chiaramente innegabile cioè che il tempo è assoluto.

Poi quando Einstein riuscì a dimostrare la sua teoria ricevette i riconoscimenti dalla stessa comunità scientifica. (Vi spiego alla fine di questi esempi cosa implica).

La meccanica quantistica è un altro esempio di sputo in faccia alla logica convenzionale.

Da sempre è stato logico, normale e totalmente innegabile da qualsiasi buon senso che un oggetto può solo essere in una posizione e non in due o più contemporaneamente. Se c’è qualcosa sul tavolo allora è sul tavolo, punto e basta. Non può essere anche in Russia contemporaneamente! Lo era fino a qualche anno fa almeno. Non avrebbe il minimo senso, non meriterebbe nemmeno un pensiero al riguardo.

Poi è venuta la meccanica quantistica che ha dimostrato che qualcosa può avere due posizioni contemporaneamente (superposizione quantistica) e che addirittura ci possono essere due particelle diverse che interagiscono istantaneamente e corrispondentemente appena una di loro subisce un cambiamento (quantum entanglement).

Non fraintendetemi, non sto dicendo che la meccanica quantistica è magia nera. Anche essa segue una logica e delle leggi della fisica, tuttavia segue leggi diverse e si comporta in modo totalmente alieno rispetto al resto della realtà. Immaginare una cosa del genere 100 anni fa era follia totale senza senso, era oltre l’immaginabile, ma poi si è dimostrato reale un evento del genere, sputando in faccia senza sentimenti a ciò che chiamavamo logica.

Il fatto che le cose non possono apparire dal nulla è un dato di fatto logico e innegabile. Però ancora una volta siamo stati costretti a ricrederci.

Quando abbiamo un totale vacum (vuoto), in cui non c’è niente, parliamo del NULLA assoluto, succede che delle particelle vengono generate dal nulla per poi annullarsi con le proprie controparti antimateriche subito dopo. Qualcosa di misterioso, illogico e impensabile, però anche questo si è dimostrato reale.

Non ci pensate spesso però se vi fermate un attimo noterete che il concetto stesso di esistenza è follia totale. Com’è possibile che le cose esistano ? Perché devono esistere ? Perché la materia si è aggregata da sola per creare la vita ? Anche il concetto di vita è assurdità. Si tratta di processi chimici così complessi che la possibilità che tutto questo accada è il numero più vicino allo 0 che puoi immaginare. Però eccoci qui, non ostante la possibilità che qualcosa del genere accada sia praticamente 0. Un’altra prova che anche una cosa infinitamente improbabile e folle può tranquillamente essere reale e accadere per un motivo o per l’altro.

L’esistenza della coscienza e dell’individuo è follia totale. Che la materia possa prendere consapevolezza con delle aggregazioni chimiche è qualcosa di totalmente straordinario. Non conosco bene i particolari della coscienza quindi non mi dilungo troppo a parlare di essa, anche perché ci tengo a dare informazioni corrette nel modo più semplice. Sono tutti d’accordo con il fatto che la coscienza è qualcosa di molto improbabile e complesso e conosciamo ancora ben poco del suoi funzionamento.

Perché vi ho fatto tutti questi esempi storici della vita reale ?

Vi ho fatto questi esempi per farvi capire soltanto una cosa: che anche quando qualcosa suona totalmente impossibile a prima vista, o quando sembra altamente improbabile, può ancora essere reale o accadere (come dimostrato da questi esempi lampanti). Il fatto che suoni illogico o estremamente improbabile non è un motivo per escludere un’ipotesi. Addirittura anche qualcosa di verificato e dimostrato oltre ogni dubbio si può dimostrare falso in futuro (come il tempo indubbiamente lineare prima di Einstein e la fisica classica prima della meccanica quantistica).

Quindi anche qualcosa come la vita dopo la morte potrebbe essere possibile e potrebbe essere dimostrato un giorno, anche se suona assurdo o improbabile per ora.

Che cosa lo dimostra ?

Lo dimostrano tutti questi forti ed estremi esempi pratici del mondo reale nella storia che sono ufficialmente dimostrati dalla scienza. Penso che solidificare questa frase più di così sia impossibile.

2. Il raziocinio e la sua base

In pratica, avevamo determinati strumenti in passato che ci permettevano di analizzare la realtà fino a un certo punto e da li si costruiva la nostra logica. Poi i nostri strumenti sono migliorati e abbiamo scoperto una porzione maggiore della realtà che ha cambiato la nostra logica espandendola e aggiornandola. In futuro accadrà ancora e ancora, possibilmente senza un limite definito. Più diventano complessi i nostri strumenti più scopriamo che la realtà è diversa da come ce la immaginiamo e ciò che chiamiamo “logica” e “raziocinio” cambiano e si aggiornano per comprendere meglio le nuove porte aperte, le nuove possibilità e i nuovi ordini di magnitudine e di comprensione.

Cosa sono quindi il raziocinio e la scienza ?

La scienza, la logica e il raziocinio non sono altro che Il metodo scientifico. Il metodo scientifico non è altro che un’interpretazione che tenta di comprendere la realtà nel modo più realistico possibile in base agli strumenti e alle conoscenze attualmente presenti. Nel momento in cui i nostri strumenti e le nostre conoscenze si aggiornano, allora cambia anche l’interpretazione della realtà e anche il metodo scientifico si aggiorna e diventa più preciso a interpretare la realtà.

Questo è il motivo per cui una volta molte cose che erano totalmente illogiche e folli sono diventate dimostrate e logiche OGGI. Non è perché la scienza si droga, ma perché è migliorata e ha espanso i suoi confini ed è stata capace di vedere angoli della realtà che prima non vedevamo.

Perché il metodo scientifico e i nostri strumenti si sono aggiornati, sono diventati più potenti e sono stati in grado di guardare più in profondità negli abissi della realtà. Questo è destinato a succedere altre infinite volte nel futuro, come è sempre successo fino ad ora. Siamo solo agli inizi della scienza.

Quindi ripeto. La scienza non è assoluta perché anche essa è in continuo aggiornamento e contraddizione. Quindi, ciò che oggi suona impossibile o improbabile (la vita dopo la morte nel nostro caso) può ancora (non è detto) essere dimostrato reale in futuro dopo i miglioramenti dei nostri strumenti e del metodo scientifico.

3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso.

Queste che arrivano adesso sono speculazioni di mia mano. Non sono dati dimostrati al 100 % a differenza di tutto quello scritto sopra. Però le ritengo possibilità valide.

  1. Se il tempo è un corridoio fisico in quattro dimensioni come le interpretazioni della fisica suggeriscono (non è ancora dimostrato, è solo una possibilità) allora siamo immortali nel tempo, semplicemente continueremo a fare la nostra vita per sempre siccome il tempo è un oggetto fisico e quindi semplicemente “siamo”, indelebili nella nostra esistenza, nel nostro tempo. Se muori non sparisci, rimani ancora fisicamente nella tua parte di corridoio quadridimensionale dove esisti in loop (cerchio, circolarità). Questo tipo di loop è un loop che non inizia e non finisce ma che semplicemente “è”. Da non confondere con il loop che si alterna tra due stati diversi in eterno. Sarebbe difficile da spiegare ma penso che basti così. Se un giorno si viene a scoprire con certezza che il tempo è un corridoio fisico, allora sappiate che avremo anche scoperto l’immortalità.
  2. Prima di nascere eri il nulla, se poi sei nato, vuol dire che c’è un modo per uscire dal nulla. Nel senso che esiste una determinata configurazione di materia e di condizioni che devono allinearsi per fare in modo che la casualità manifesti la tua coscienza ancora una volta da qualche parte dell’universo sotto forma di qualche altro essere vivente magari, concetto simile alla reincarnazione. Se è successo una volta allora forse accadrà ancora, non è insensato pensarlo. Un contro argomento sarebbe dire che se io copio un file e lo incollo nel computer da un’altra parte allora questi due file sarebbero due file diversi e non lo stesso file (quindi non tu). Quindi anche se la casualità rimanifestasse la tua configurazione di essenza di nuovo, non saresti più “tu”. Un contro-contro argomento sarebbe dire che “allora non tutto è stato copiato, per esempio il file ha una diversa locazione nel computer ed è mostrato da diversi fotoni dal display e inoltre il file “me” esiste già. Forse il “me” deve prima scomparire”. Gli argomenti e i contro argomenti di questa ipotesi sono tutti abbastanza validi e ce ne possono essere anche di più. Credo che renderlo più complesso di così non serve. Semplicemente “tu” sei successo perché sei possibile e in quanto possibilità sei rimanifestabile con lo scorrere della casualità.
  3. La fisica quantistica ha quasi dimostrato l’esistenza degli universi paralleli infiniti (basati sulla funzione d’onda), dove ogni possibilità che potrebbe accadere è già accaduta, solo che ancora non  ne abbiamo la certezza. Se parlavi di universi paralleli qualche tempo fa venivi visto come pazzo, pero adesso abbiamo prove molto solide per sospettare della loro esistenza. Io direi che nel caso più pessimistico la possibilità è del 50 %. È infinitamente complesso spiegare le prove, però puoi leggere “Schrödinger and parallel universes”. Se esistono infiniti universi allora esistono indefinite versioni di TE (possibilmente interconnessi dalla funzione d’onda) e quindi forse hai l’immortalità quantistica in teoria. Non è detto che sei immortale solo perché ci sono infiniti universi quantistici ma di certo aumentano le possibilità a dei livelli abbastanza probabili.
  4. Forse la coscienza umana è qualcosa di molto diverso da quello che immaginiamo e forse sopravvive alla morte in una forma diversa, non possiamo saperlo perché è ancora un fenomeno troppo astratto, anche se gli scienziati pensano sia prodotta dal cervello. Questo non vuol dire che se il cervello muore allora anche la coscienza finisce, non necessariamente. Per esempio, se spegni un’elettrocalamita il suo campo magnetico sparisce, però l’onda magnetica emanata si propaga in eterno. Può essere che la coscienza risieda in un campo e che venga intrattenuta dal cervello un po’ come la calamita fisica intrattiene il campo magnetico. Se la calamita viene danneggiata allora anche il modo in cui il campo si manifesta cambia e questo spiega perché quando danneggi il cervello cambia anche il tuo modo di essere cosciente. Quando il cervello muore allora si disgrega e anche il campo della coscienza si disgrega con esso. Però non sparisce, si disgrega e cambia forma. Il campo continuerà ad esistere. Si tratta di un grandissimo FORSE. Sappiamo ben poco sulla coscienza.
  5. Non puoi morire perché non sei vivo, perché 1 oggetto morto più un altro fanno 2 oggetti morti. Noi siamo fatti di atomi, che sono oggetti senza vita, il che rende anche noi grossi oggetti senza vita. Una volta morti cambiamo modo di essere, rimaniamo sempre gli stessi oggetti morti soltanto in forma diversa. Il problema con questa teoria è che se io faccio a pezzi un tavolo non avrò tavoli più piccoli ma avrò la segatura del tavolo. Quindi se qualcuno muore, non diventerà tante piccole coscienze ma semplicemente da oggetto morto cosciente passerà a oggetto morto non cosciente, quindi si passa da un tipo di morto particolare (cosciente) ad un altro modo di essere di morto (non cosciente).

Come potete vedere abbiamo già delle possibilità non ignorabili per continuare ad esistere in qualche forma dopo la morte e abbiamo esplorato queste teorie basandoci sulla nostra scienza attuale che è limitatissima.

Immaginate quanto si arricchirà la lista quando la scienza esplorerà meandri inimmaginabili della fisica e del cosmo.

4. I limiti intrinseci

Il concetto lovecraftiano: questa argomentazione è fantastica. Quando eravamo ominidi pensavamo di sapere quasi tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo fuso il ferro pensavamo di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo acceso la lampada abbiamo pensato di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi è arrivata la fisica quantistica e ha sconvolto la nostra visione della realtà in una maniera incredibile facendoci ancora pensare di sapere qualcosa della realtà. Hai capito dove cerco di arrivare ?

Abbiamo sempre pensato di sapere tutto ma non sapevamo mai niente, e anche adesso è lo stesso, siamo arroganti e ingenui, pensiamo sempre di sapere qualcosa e poi la realtà ci travolge con scoperte che vanno oltre la follia e forse non esiste un limite a quanto non conosciamo. Anche le formiche pensano di sapere qualcosa sul mondo ma non sanno niente, così anche noi siamo come loro. Abbiamo sempre pensato di sapere ma non abbiamo la più pallida idea di quanto siamo ignoranti, siamo limitati tanto quanto quelle formiche che guardiamo al parco. La nostra limitata logica e scienza di cui andiamo confidenti sono come accendere una torcia nell’abisso dell’oceano pacifico e ci aspettiamo anche di potere vedere qualcosa: nulla, non vediamo nulla. La nostra torcia ci illumina a un metro dal naso ma l’abisso intero rimane intorno a noi e quindi cosa abbiamo capito della realtà? Nulla!

Come possiamo quindi essere così arroganti da sapere se c’è o non c’è nulla dopo la morte col nostro limitatissimo raziocinio che probabilmente è diversi ordini di magnitudine meno complesso di quello che serve per poter dare risposta a certe domande dove non c’è nemmeno un singolo modo di sperimentare o fare osservazioni? Leggi della fisica che non abbiamo scoperto, la fisica quantistica che dimostra una regione del micro cosmo che NON segue la logica tradizionale ma ha delle leggi completamente diverse, quasi fantastiche, che non fa altro che dimostrare come il raziocinio sia debole e limitato e come cose che sembrano impossibili possono succedere. Materia oscura e possibili materie ancora più sottili che creano strutture invisibili nell’universo che non vediamo, tante dimensioni e corridoi spaziali sottili sconosciuti, possibilità di esistenza diversa fuori dal buio cosmico e la componente lovecraftiana dell’inimmaginabile, perché bisogna considerare che io ho elencato solo ciò che conosciamo ma bisogna partire col presupposto (al 99,99% corretto) che siamo limitati come i plancton nell’oceano e che ci sono cose che non scopriremo mai e che la nostra mente non è capace fisicamente di processare che aumenta le possibilità nell’infinito.

Possiamo davvero dire di sapere qualcosa così fuori dalla nostra comprensione nella nostra consapevole ignoranza e limitazione ? Non si può dire con certezza perché probabilmente non conosciamo il 99.9 % di ciò che dobbiamo sapere dell’universo e di chissà cos’altro c’è là fuori in quell’ abisso nel buio cosmico e micro cosmico. Il 94 % della massa dell’universo è invisibile anche agli strumenti, ci sono particelle che dovrebbero esistere ma di cui non vi è traccia, il buio oltre al cosmo, i corridoi dimensionali dalla meccanica quantistica e chissà cos’altro che nemmeno immaginiamo. Siamo solo sulla punta della punta dell’iceberg.

L’ultima osservazione è un concetto valido che aumenta la possibilità che ci sbagliamo sulla morte e su qualsiasi altra cosa (parlo di possibilità e speculazioni) per il semplice fatto che ci ricorda che non sappiamo nulla e se ti basi sull’ignoranza allora non scoprirai mai la verità.

Siete ancora sicuri che non ci possa essere nulla dopo la morte ? Io non ne sarei così convinto.