Numero2426.

 

13  COSE  CHE  LE  PERSONE  MENTALMENTE  FORTI  NON  FANNO

DAL BEST SELLER INTERNAZIONALE DELLA PSICOTERAPEUTA  AMY MORIN.

 

Non cercare di compiacere il mondo

Non rinunciare al tuo potere

Non preoccuparti del successo degli altri

Non perdere tempo a compatirti

Non avere paura del cambiamento

Non sentire che il mondo ti deve qualcosa

Non fare sempre lo stesso errore

Non rimanere bloccato nel passato

Non avere paura di rischiare

Non arrenderti dopo il primo fallimento

Non concentrarti su quello che non puoi controllare

Non aspettarti risultati immediati

Non evitare di stare da solo.

Numero2367.

 

Per cattive compagnie non mi riferisco

solo a gente cattiva. Di questa si dovrebbe

evitare la compagnia, perché

la loro influenza è velenosa.

Mi riferisco, soprattutto, alla compagnia

di persone amorfe, la cui anima è morta,

i cui pensieri sono banali, che esprime

opinioni e cliché, invece di pensare.

 

Sigmund  Freud.

Numero2278.

 

PERCHÈ  GLI  STUPIDI  SI CREDONO  INTELLIGENTI    (Effetto Dunning – Kruger)

 

L’unica vera saggezza
è sapere
di non sapere nulla.

 

Socrate

 

 

…. il problema è che
sappiamo ciò che sappiamo
e non sappiamo ciò
che non sappiamo.
Chi è perfettamente cosciente
delle proprie conoscenze,
è altrettanto cosciente che
ci sono cose che non consce.
L’errore che costui commette
è quello di dare per scontato
che le altre persone sappiano
ciò che sa lui, principalmente
perché queste mostrano così
tanta fiducia in loro stesse, che
è facile essere tratti in inganno.
Tendono, perciò, a sottovalutarsi
in relazione agli altri.

Dunning e Kruger hanno,
inoltre, notato che le persone
più incompetenti tendono
a rifiutare totalmente
ogni forma di criticismo,
e non hanno nessun
interesse a migliorarsi.
Questa è la ragione per cui
molte persone vivono la loro
intera esistenza nella mediocrità.
Avere fiducia in se stessi
è importante, ma ancora più
importante è essere auto-coscienti
e capire in cosa realmente siamo
bravi ed in cosa non lo siamo.
Solo in questo modo potremo
apportare i giusti cambiamenti
e compiere le azioni necessarie
per migliorarci.

Numero2164.

 

8   M A R Z O

 

Prima che finisca questo 8 Marzo,

“giornata della donna”,

mi concedo una riflessione:

il modo migliore

per far durare un rapporto

è stare insieme

senza vivere insieme.

E di questo voglio

ringraziare te, Rita,

mia compagna di vita,

che in questo modo

e d’accordo con me,

fai durare il nostro

rapporto da 26 anni

e chissà per quanto ancora.

Auguri, Rita! voglio festeggiarti

dedicandoti questo pensiero.

Numero2130.

.

Monologo del protagonista Renzo Nervi, pittore, nel film IL MIO CAPOLAVORO per la regia di Gaston Duprat (Spagna/Argentina 2018).

 

“Se state vedendo questo video, vuol dire che sono morto.

Sono nato nell’anno 332 dopo Rembrandt. Io conto a partire da Rembrandt che fu un genio e non da Cristo, che fu solo uno svitato.
Perché lavorate? Per comprare delle cose? Per andare in vacanza?
La schiavitù non è finita. Ora si chiama lavoro.
Beh, studiare e andare all’Università è inutile, perché, se sei colto, sei doppiamente ignorante.
Purtroppo, non c’è soluzione, perché, quando un paese intero tiene il culo su un divano davanti a una televisione per osannare 22 milionari che corrono dietro ad una palla, non c’è speranza.
Le ideologie ormai non esistono. Esiste l’uomo; l’uomo che, concreto, si comporta in questo o in quel modo.
L’uomo non proviene da una scimmia, l’uomo è una scimmia, sì, una scimmia che sta in piedi e caga seduta.
E adesso, la cosa più importante di tutte. Sono talmente pessimista che sono ottimista, perché gli estremi si incontrano. E il freddo brucia.
Andate tutti a farvi fottere.
Ciao.”

Numero2066.

 

SEGNALATA DA UNA CARA AMICA

 

A L C U N E   R I S P O S T E   D E L L A   F I L O S O F I A.

 

Nietzsche e Freud: la cultura come istanza repressiva.

Qual è uno dei principali compiti della cultura? Quello di trasmettere al singolo, attraverso le diverse agenzie di socializzazione come la famiglia e la scuola, un insieme di valori socialmente condivisi.

La critica Nitzscheana alla civiltà occidentale.

Friedrich Nietzsche, fin dalle sue prime opere, mette in discussione il modello culturale che si impone nel mondo occidentale da Socrate in poi, ossia un ideale di vita basato sul controllo delle passioni: vivere da uomini significa vivere secondo ragione, sopprimendo le componenti istintive dell’uomo.
Nella visione nietzscheana, Socrate tentava di offrire un ausilio all’uomo, elaborando un modo per arginare il caos dell’esistenza. Tuttavia, agendo così, non ha fatto altro che spingere l’individuo a rinunciare alla parte più vitale di sé, che Nietzsche chiama “spirito dionisiaco”, ridimensionandola drasticamente.
La cultura, in questa prospettiva, risulta essere un’istanza repressiva, poiché limita il comportamento delle persone e impedisce loro di vivere una vita autentica.
Il filosofo tedesco ritiene, quindi, necessario opporsi a questo aspetto della nostra civiltà, dicendo “sì alla vita” e rivalutando la dimensione spontanea e pulsionale dell’uomo, che è stata sacrificata.

La concezione freudiana della cultura.

L’indagine di Sigmund Freud prosegue sul percorso tracciato da Nietzsche. Il padre della psicoanalisi, analizzando il complesso rapporto tra cultura (che egli chiama civiltà) e la componente istintuale dell’uomo – l’Es, formato da pulsioni sessuali e aggressive – giunge alla conclusione che quest’ultima ne risulta repressa e soffocata. Anche quando questo condizionamento è soltanto parziale, la società detta le modalità, i tempi e i mezzi attraverso i quali è possibile, per l’uomo, ottenere delle gratificazioni. Ad esempio, la morale dominante non vieta l’attività sessuale, ma stabilisce in quali termini tale attività è socialmente consentita, come nell’ambito di una stabile relazione di coppia.
Per Freud, la cultura implica alcuni meccanismi di controllo, che hanno la finalità di portare l’individuo all’adesione a determinati modelli sociali e all’acquisizione del senso di appartenenza ad un gruppo.

Popper: la società aperta al pluralismo.

La critica di Popper a Platone.

Karl Popper, nell’opera La società aperta e i suoi nemici, rifiuta la prospettiva di una società organizzata secondo norme di comportamento rigide e vincolanti, e difende il principio liberale di una società “aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti e, magari, contrastanti”. Egli rivolge la sua critica a filosofi come Platone, colpevole, a suo parere, di aver teorizzato, nella Repubblica, uno Stato totalitario che vuole organizzare, in tutto e per tutto, la vita dei singoli. Il filosofo viennese contesta lo Stato perfetto e immutabile di Platone, e si dimostra favorevole ad una società fondata su istituzioni democratiche, che abbia la possibilità di correggersi e di migliorare. Infatti, dal suo punto di vista, una società perfetta è impossibile, perché l’uomo stesso è imperfetto per natura.
Tuttavia, nella sua polemica verso Platone, Popper trascura un aspetto importante, ossia il fatto che il filosofo greco parli di uno Stato ideale, di un paradigma. Il significato di un’utopia, come quella della repubblica platonica, è di offrire un modello a cui tendere e, a ben vedere, è proprio la tensione verso una società migliore a spingere l’uomo a riconsiderare il proprio sistema di valori.

La salvaguardia della libertà dell’individuo.

Per quale motivo, quindi, dovremmo preferire una società aperta a ogni possibile cambiamento, anche negativo, rispetto ad una società stabile ed ordinata?
La risposta di Popper è che il bene più grande consiste nella salvaguardia della libertà individuale. Il problema delle società avanzate è proprio quello di evitare che lo Stato, intervenendo eccessivamente nella vita sociale, metta a repentaglio la libertà dei singoli.
Una società chiusa come quella ipotizzata da Platone è impermeabile ad ogni novità e, di conseguenza, non è in grado di tollerare i mutamenti, pena la dissoluzione del sistema.
Una società aperta, al contrario, è in grado di assorbire il cambiamento e di accogliere le istanze di chi vuole farsi promotore di una trasformazione sociale.

N.d.R. Gli argomenti sopra trattati sono di stringente attualità. In questi ultimi tempi di CORONAVIRUS ne stiamo avendo la prova nelle cronache quotidiane.