Che il giorno più triste
del tuo futuro
non sia peggio
del giorno più felice
del tuo passato.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
Che il giorno più triste
del tuo futuro
non sia peggio
del giorno più felice
del tuo passato.
Possano i cardini
su cui poggia
la nostra amicizia
mai potersi arrugginire.
Non inseguire,
non cercare,
non chiedere,
non bussare,
non domandare
…. rilassati.
Osho Rajneesh
Sic parvis,
magna.
Così, da piccole cose,
si arriva alle grandi.
N I E N T E P A U R A ! S O N O A N C O R A V I V O.
Avete ragione, qualcuno mi ha anche chiamato per sapere se mi era successo qualcosa. In effetti, ho dato il modo di pensarlo, perché in questi ultimi tre mesi, ho pubblicato ben poco. Ma sono felice di rassicurare tutti che godo di buona salute, compatibilmente con l’età, Il fatto è che , in questo periodo, mi sono dedicato ad un progetto editoriale molto impegnativo, del quale non voglio anticipare nulla, ma che vedrà la luce solo dopo il compimento del mio ottantesimo anno di età, quindi a luglio del prossimo anno. L’ho cominciato tre mesi fa, per l’appunto, e pensavo di aver bisogno di un anno intero per realizzarlo. Invece, con mia sorpresa, devo comunicare che è praticamente finito in questi giorni. Attualmente, sto correggendo e rifinendo le bozze. Credo che, in una settimana, avrò concluso. Dopo di che, mi rimetto in pista, con le antenne accese, per dedicarmi a qualunque argomento che possa attirare la mia attenzione. Vi ringrazio del vostro interessamento, in questa circostanza e sempre. È un onore ed un piacere, sentirmi seguito: grazie.
Da IL GIORNALE
12 Aprile 2021 – 10:52
I percettori del reddito grillino non hanno mai trovato un lavoro, i navigator sono stati assunti inutilmente e ora a pagare lo scotto del fallimento della misura sono i Comuni, già in crisi economica
È uno degli effetti collaterali più sottaciuti e meno discussi del Reddito di Cittadinanza che, oltre a collezionare fallimenti come misura in sé, si sta traducendo sempre più in una bega da gestire per i Comuni. Come dimostrano i Progetti utili alla collettività (PUC).
Gli aiuti che avrebbero dovuto “abolire la povertà”, è bene ricordarlo, nascono con lo scopo di erogare un sostegno temporaneo a cittadini in cerca di occupazione (o almeno in parte) i quali, grazie al supporto dei navigator e dei Centri per l’Impiego, dovrebbero trovare un lavoro, vero, nel giro di alcuni mesi, 18 mesi, rinnovabili fino a 36. I condizionali sono tutti d’obbligo, poiché, il Reddito grillino continua a inanellare tragicomici disastri. Dalla totale assenza di selezione dei profili con effettiva necessità che ha comportato l’erogazione di soldi pubblici a migliaia di persone che oltre a non averne diritto sono “già impegnate” in attività tutt’altro che legali (e di nuovi casi ne emergono con cadenza quasi quotidiana), ai misteriosi navigator pagati dalla collettività che sono diventati “pienamente operativi” con oltre un anno di ritardo, fino all’effettiva carenza di posti di lavoro che rendono di fatto impossibile collocare i percettori di reddito.
La pandemia non ha certo aiutato (anzi, durante l’emergenza Covid i percettori del RdC sono aumentati del 12%), vista l’emorragia occupazionale che sta colpendo centinaia di migliaia di attività e che per molti versi non potrà far altro che peggiorare. Ma che il Reddito di cittadinanza si stia rivelando un colossale, dispendioso e prevedibile fallimento lo certificano i numeri, con le sole 220mila tra offerte di lavoro e opportunità formative fornite dai navigator a fronte di circa 1,23 milioni di maggiorenni tenuti a rispettare il Patto per il Lavoro firmato con i Centri per l’Impiego. Già, perché ovviamente non tutti coloro che incassano l’assegno statale sono effettivamente “impiegabili”, anche se di mansioni ne fioccassero. I firmatari del Patto, infatti, sono tutti i componenti maggiorenni delle famiglie percettrici che non siano già occupati e che non frequentino un corso di studio. Gli altri (come over 65, o persone con problemi di salute di varia natura, o genitori soli etc.) sono comunque inglobati nella misura pur non essendo impiegabili.
Per provare a negare la natura totalmente assistenziale ed elettorale del Reddito, durante il Governo Conte I è stata approvata una misura integrativa, quella dell’attivazione dei Progetti utili alla collettività, appunto, che sono a carattere comunale. Si tratta di iniziative “socialmente utili” da svolgere in favore della comunità come la pulizia dei parchi, o l’assistenza a persone fragili, o la sorveglianza nei pressi delle scuole, o il contributo al decoro urbano etc. I criteri per la realizzazione di questi progetti sono stati fissati dal Conte II (con decreto ministeriale 22 ottobre 2019), ma dopo un anno e mezzo su un totale di oltre 8mila Comuni italiani ne sono stati attivati in meno di 1500. A inizio del 2021 risultavano in fase di svolgimento meno di 5000 progetti, 3,5 in media a Comune tra quelli che li hanno avviati. Le persone impiegate sono una manciata: 5/6mila al massimo.
Ora i sindaci stanno dando via a una corsa contro il tempo per attivare più PUC possibile, ma è evidente che si tratti di un modo come un altro da parte del Ministero del Lavoro (oggi è Andrea Orlando, ma la genialata spetta a Luigi Di Maio) per scaricare le incombenze sugli enti locali. Perché per un Comune si tratta di un onere spaventoso, sotto diversi punti di vista: ideazione dei progetti, profilazione dei candidati, (altre) risorse da spendere in modo diretto o indiretto avvalendosi di cooperative, impiego di personale comunale che dovrebbe assistere direttamente alle attività e soprattutto riportare le eventuali criticità (infortuni, assenze, problematiche di varia natura).
Inoltre, se da un lato l’intento dei PUC sarebbe quello di offrire ai percettori del Reddito pentastellato la possibilità di potenziare le proprie capacità, professionali e umane, molti dei progetti che risultano attivi al momento consultando la piattaforma GePI sono praticamente equiparabili al volontariato, col piccolo particolare che a partecipare a progetti simili i Comuni possono già schierare: firmatari del “Patto per l’Inclusione Sociale”, richiedenti asilo, membri del Servizio Civile Nazionale, ex percettori di ammortizzatori sociali, ex detenuti e cittadini ammessi a misure alternative alla detenzione.
Senza peraltro il contributo del Terzo settore, che il decreto ministeriale definisce “auspicabile”, vista anche la natura dei progetti, ma al momento totalmente assente. Le organizzazioni per il sociale, difatti, sommano lo scetticismo per le collaborazioni con la pubblica amministratore, non fosse altro per via della montagna di burocrazie necessarie, alla percezione che le realtà impegnate socialmente possano essere considerate in modo del tutto strumentale.
Così, a doversi occupare di programmazione, raccordi con i nuclei familiari, predisposizione di bandi, stipula di convenzioni e assicurazioni, formazione, tutoraggio, acquisto dei dispositivi di protezione, predisposizione di schede e via di seguito restano i singoli assessori alle politiche sociali, caricati di attività che necessitano non solo di personale e fondi, ma che vanno spesso a sottrarre risorse ad altri compiti. Il Reddito di cittadinanza quindi, oltre ad essere già costato 9 miliardi di euro, col tassametro che continua a correre, non sta affatto risolvendo il problema della disoccupazione né tantomeno quello della povertà. Perché i poveri aumentano, i posti di lavoro diminuiscono e tutto ciò che si sta creando è un esercito di nuovi lavoratori socialmente utili.
L A M E Z Z A E T Å
Mezz’età è
quando hai
ancora voglia
di qualcosa,
ma poi non ti
ricordi di cosa.
Mezz’età è quando
vorresti fare della
ginnastica,
ma ci dormi su,
sperando che ti
passi la voglia.
Mezz’età è
quando il medico
ti consiglia di
fare degli esercizi
all’aria aperta….
e tu sali in macchina
e guidi col
finestrino aperto.
Mezz’età è quando cominci
a spegnere le luci
per questioni di economia
e non per incoraggiare un
avvicinamento romantico….
Nella mezz’età le cene
a lume di candela….
altro che romantiche!
Non riesci a leggere
il menù!
Mezz’età è quando,
invece di pettinarti,
cominci ad “accomodarti”
i capelli che ti rimangono.
Infanzia: epoca della vita
in cui facciamo delle smorfie
davanti allo specchio.
Mezz’età: epoca della vita
in cui lo specchio si vendica.
Sai di essere nella mezz’età
quando tutto quello che
Madre Natura ti ha dato,
Padre Tempo comincia
a riprenderselo.
Mezz’età è quando
smettiamo di criticare
la generazione più vecchia
e cominciamo a criticare
la generazione più giovane.
Mezz’età è quando
non abbiamo più l’età
per dare dei cattivi
esempi e ….passiamo
a dare dei buoni consigli….
(di cui tutti ridono a crepapelle).
Mezz’età è
quando
sappiamo
tutte le
risposte….
ma nessuno ci
chiede più nulla.
Nulla possiamo
davanti al
nascere o
al morire;
l’unica cosa che
possiamo fare
è assaporare
l’ “intervallo”.
Ci sono tre età
nella vita:
infanzia,
giovinezza e….
“ma come ti trovo bene!”.
Sei nell’età di mezzo?
Coraggio!
Il peggio deve ancora venire!
POESIOLA DI CAPODANNO
Molti amici mi hanno chiesto
“Che farai a Capodanno?”
Ho pensato e detto questo:
“Alla fine di quest’anno,
sai che c’è? È che m’intriga,
beh, …. di schioccare le dita,
come augurio che la sfiga
veramente sia finita.”
Buon Anno a tutti!
You only get
what you pay for.
Hai soltanto
per quello che paghi.
Tipica espressione del pragmatismo anglosassone.
Sapendo a chi piaccio,
capisco chi sono
e so quel che valgo……
Et ventis adversis
Nonostante i venti contrari
7 R U L E S O F L I F E.
1 – Make peace with your past, so it doesn’t affect the present.
2 – What others think of you is none of your business.
3 – Time heals almost everything, give it time.
4 – Don’t compare your life to others an don’t judge them: you have no idea what their journey is all about.
5 – It’s all right not to know all the answers. They will come to you when you least expect it.
6 – You are in charge of your happiness.
7 – Smile. You don’t own all the problems in the world.
7 R E G O L E D I V I T A.
1 – Fai pace con il tuo passato, in modo che non influenzi il presente.
2 – Quello che gli altri pensano di te non sono affari tuoi.
3 – Il tempo guarisce quasi tutto, dagli tempo.
4 – Non confrontare la tua vita con quella degli altri e non giudicarli: non hai idea di cosa sia il loro viaggio.
5 – Va bene non sapere tutte le risposte. Verranno da te quando meno te lo aspetti.
6 – Sei responsabile della tua felicità.
7 – Sorridi. Non possiedi tutti i problemi del mondo.
“Io ti amo, non per quello che sai,
ma per quello che sei”.
Il RE, il CONTADINO e L’ ASINO.
C’era una volta un Re, che
desiderava pescare, così,
chiama il suo meteorologo
e gli chiede le previsioni
per le ore successive.
Questi gli assicura: ci sarà,
per certo, tempo sereno.
Il Re chiede alla sua Regina
di accompagnarlo. Questa
indossa un abito elegante,
e, insieme, si incamminano
per un delizioso laghetto.
Nel cammino, incontrano
un contadino sul suo asino;
costui, visto il Re, gli dice:
“Maestà, è meglio che lei
ritorni presto a palazzo,
perché verrà tanta pioggia!”
Il Re ci pensa un attimo,
ma, poi, risponde: “Io ho
un meteorologo, pagato
molto bene, che mi ha
assicurato del contrario.
Pertanto, andrò avanti.”
Così fa, ma….poco dopo,
arriva una forte pioggia!!!
Si bagnano completamente
e la Regina inizia a ridere
per l’inaspettata situazione.
Furioso, il Re torna a palazzo
e licenzia il meteorologo.
In seguito, convoca il contadino
e gli offre lo stesso impiego.
Ma costui, titubante, risponde:
“Signore, io non capisco nulla
di tutto questo. So soltanto
che, se le orecchie dell’asino
rimangono abbassate, allora
significa che verrà la pioggia.”
Allora il Re prende la decisione
di assumere l’asino. Ed è così,
che ha avuto inizio l’abitudine,
e la farsa, di assumere asini,
nei luoghi di maggior potere,
e con incarichi ben pagati….
In politica, se vuoi che
qualcosa venga detto,
chiedi ad un uomo;
se vuoi che venga fatto,
chiedi ad una donna.