Numero2068.

 

Dopo aver ascoltato, su YOUTUBE, una bella canzone della mia gioventù, leggo, fra i tanti dello stesso tenore, un commento rilasciato da un utente:
“….che tempi! Non avevamo niente e avevamo tutto. Oggi i giovani hanno tutto ma, poverini, non hanno niente!”

Numero2066.

 

SEGNALATA DA UNA CARA AMICA

 

A L C U N E   R I S P O S T E   D E L L A   F I L O S O F I A.

 

Nietzsche e Freud: la cultura come istanza repressiva.

Qual è uno dei principali compiti della cultura? Quello di trasmettere al singolo, attraverso le diverse agenzie di socializzazione come la famiglia e la scuola, un insieme di valori socialmente condivisi.

La critica Nitzscheana alla civiltà occidentale.

Friedrich Nietzsche, fin dalle sue prime opere, mette in discussione il modello culturale che si impone nel mondo occidentale da Socrate in poi, ossia un ideale di vita basato sul controllo delle passioni: vivere da uomini significa vivere secondo ragione, sopprimendo le componenti istintive dell’uomo.
Nella visione nietzscheana, Socrate tentava di offrire un ausilio all’uomo, elaborando un modo per arginare il caos dell’esistenza. Tuttavia, agendo così, non ha fatto altro che spingere l’individuo a rinunciare alla parte più vitale di sé, che Nietzsche chiama “spirito dionisiaco”, ridimensionandola drasticamente.
La cultura, in questa prospettiva, risulta essere un’istanza repressiva, poiché limita il comportamento delle persone e impedisce loro di vivere una vita autentica.
Il filosofo tedesco ritiene, quindi, necessario opporsi a questo aspetto della nostra civiltà, dicendo “sì alla vita” e rivalutando la dimensione spontanea e pulsionale dell’uomo, che è stata sacrificata.

La concezione freudiana della cultura.

L’indagine di Sigmund Freud prosegue sul percorso tracciato da Nietzsche. Il padre della psicoanalisi, analizzando il complesso rapporto tra cultura (che egli chiama civiltà) e la componente istintuale dell’uomo – l’Es, formato da pulsioni sessuali e aggressive – giunge alla conclusione che quest’ultima ne risulta repressa e soffocata. Anche quando questo condizionamento è soltanto parziale, la società detta le modalità, i tempi e i mezzi attraverso i quali è possibile, per l’uomo, ottenere delle gratificazioni. Ad esempio, la morale dominante non vieta l’attività sessuale, ma stabilisce in quali termini tale attività è socialmente consentita, come nell’ambito di una stabile relazione di coppia.
Per Freud, la cultura implica alcuni meccanismi di controllo, che hanno la finalità di portare l’individuo all’adesione a determinati modelli sociali e all’acquisizione del senso di appartenenza ad un gruppo.

Popper: la società aperta al pluralismo.

La critica di Popper a Platone.

Karl Popper, nell’opera La società aperta e i suoi nemici, rifiuta la prospettiva di una società organizzata secondo norme di comportamento rigide e vincolanti, e difende il principio liberale di una società “aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti e, magari, contrastanti”. Egli rivolge la sua critica a filosofi come Platone, colpevole, a suo parere, di aver teorizzato, nella Repubblica, uno Stato totalitario che vuole organizzare, in tutto e per tutto, la vita dei singoli. Il filosofo viennese contesta lo Stato perfetto e immutabile di Platone, e si dimostra favorevole ad una società fondata su istituzioni democratiche, che abbia la possibilità di correggersi e di migliorare. Infatti, dal suo punto di vista, una società perfetta è impossibile, perché l’uomo stesso è imperfetto per natura.
Tuttavia, nella sua polemica verso Platone, Popper trascura un aspetto importante, ossia il fatto che il filosofo greco parli di uno Stato ideale, di un paradigma. Il significato di un’utopia, come quella della repubblica platonica, è di offrire un modello a cui tendere e, a ben vedere, è proprio la tensione verso una società migliore a spingere l’uomo a riconsiderare il proprio sistema di valori.

La salvaguardia della libertà dell’individuo.

Per quale motivo, quindi, dovremmo preferire una società aperta a ogni possibile cambiamento, anche negativo, rispetto ad una società stabile ed ordinata?
La risposta di Popper è che il bene più grande consiste nella salvaguardia della libertà individuale. Il problema delle società avanzate è proprio quello di evitare che lo Stato, intervenendo eccessivamente nella vita sociale, metta a repentaglio la libertà dei singoli.
Una società chiusa come quella ipotizzata da Platone è impermeabile ad ogni novità e, di conseguenza, non è in grado di tollerare i mutamenti, pena la dissoluzione del sistema.
Una società aperta, al contrario, è in grado di assorbire il cambiamento e di accogliere le istanze di chi vuole farsi promotore di una trasformazione sociale.

N.d.R. Gli argomenti sopra trattati sono di stringente attualità. In questi ultimi tempi di CORONAVIRUS ne stiamo avendo la prova nelle cronache quotidiane.

Numero2022.

 

Segnalata da Alexis

 

Quello che mi ha sempre

sorpreso di più negli

uomini dell’Occidente,

è che perdono la salute

per fare i soldi

e poi perdono i soldi

per recuperare la salute.

Pensano tanto al futuro

che dimenticano di vivere

il presente, in maniera tale

che non riescono a vivere

né il presente né il futuro.

Vivono come se

non dovessero morire mai

e muoiono come se

non avessero mai vissuto.

 

Dalai  Lama.

Numero2015.

 

Segnalata da mio nipote Stefano

 

D E T T O   I N D I A N O

 

Una sera un anziano capo Cherokee

raccontò al nipote la battaglia

che avviene dentro di noi.

Gli disse: “Figlio mio, la battaglia è

fra due lupi che vivono dentro di noi.

Uno è infelicità, paura, preoccupazione,

gelosia, dispiacere, autocommiserazione,

rancore, senso d’inferiorità.

L’altro è felicità, amore, speranza,

serenità, gentilezza, generosità,

verità, compassione”.

…. Il piccolo ci pensò su un minuto,

poi chiese: “Quale lupo vince?”

L’anziano Cherokee rispose semplicemente:

“Quello a cui dai da mangiare”.

Numero1911.

 

Segnalato da mio nipote Alan

 

Radhanath Swami

LA  MENTALITÀ  DIETRO  ALLE  BUONE  RELAZIONI.

 

C’è una meravigliosa analogia sull’ape e la mosca, che ci insegna una preziosa lezione per migliorare i nostri legami interpersonali e la qualità della nostra vita.
L’ape vola di fiore in fiore, estraendo solo il nettare, senza intaccare la pianta. La mentalità dell’ape è quella di cercare l’essenza di ogni fiore. Persino in un luogo coperto di immondizia imputridita, piuttosto che prestare attenzione a tutto quel sudiciume, l’ape rimane concentrata nella sua ricerca di nettare ed entusiasta, vola addirittura sopra un unico, piccolo, fiore cresciuto in mezzo a chilometri e chilometri di spazzatura.
Nelle nostre relazioni, abbiamo molto da imparare dall’ape; essa ci insegna l’arte di focalizzarsi sugli aspetti positivi ed affrontare in modo opportuno le carenze in ognuno. Ci saranno difetti ovunque e in chiunque, non mancano mai le cose di cui lamentarsi, ma, come l’ape cerca di scovare il nettare, anche nei luoghi più impensati, così  noi possiamo mirare a trovare le buone qualità in chi abbiamo intorno.

La mosca rappresenta un altro tipo di mentalità nei rapporti con gli altri. Sebbene entrambe le specie possono essere apprezzate, per il particolare istinto naturale che le distingue, possiamo comunque studiarle per apprendere importanti lezioni, per migliorare la qualità della nostra vita.
In un corpo altrimenti sano, la mosca si concentrerà nel succhiare una crosta infetta. La mosca può anche sorvolare centinaia di fiori, ma su cosa si concentra? Focalizza la sua attenzione sull’assaporare immondizia ed escrementi. Essa ignora il dolce profumo dei giardini di rose e, anche nelle situazioni migliori, e nei luoghi più puliti, la mosca rivolgerà la sua attenzione alla spazzatura.
Questo rappresenta l’ottica di non considerare le buone qualità di chi ci sta intorno, concentrandosi sulle loro mancanze. È così facile, non occorrono sforzi per trovare difetti negli altri. Criticare è una dipendenza, più le concediamo, più ne diventiamo ossessionati. Nei rapporti con gli altri è importante mantenere una comunicazione onesta e benevola, improntata sul dare valore a ciò che c’è di positivo, affrontando le cose negative in modo cortese e costruttivo, cercando di tirar fuori il meglio di entrambe le parti.
Agendo così, impariamo a riconoscere le qualità positive in noi stessi e a superare l’insana mancanza di autostima.
Mentalità da ape o mentalità da mosca, sta a te decidere.

 

 

Numero1889.

CONFESSIONE

” I vantaggi di avere 60 anni o più”.

 

Riderai quando vedrai il messaggio di risposta.

 

“Non cambierei mai i miei fantastici amici, la mia vita meravigliosa, la mia amata famiglia per i capelli meno grigi o una pancia più piatta.

Crescendo sono diventata più amichevole e meno critica con me stessa.

Sono diventata mia amica…

Non mi biasimo per aver mangiato biscotti extra, per non aver fatto il letto o per aver comprato qualcosa di stupido di cui non avevo bisogno.

Ho il diritto di essere disordinata, di essere stravagante.

Ho visto molti cari amici lasciare questo mondo troppo presto, prima di rendermi conto della grande libertà dell’ invecchiamento.

Chi mi biasimerà, se decido di leggere o giocare sul mio computer fino alle quattro e dormire fino a mezzogiorno?

Chi mi renderà felice come stare a letto o davanti alla TV per tutto il tempo che voglio?

Ballerò con quei meravigliosi successi degli anni ’70 e ’80 e se allo stesso tempo voglio piangere per un amore perduto …

Io vado!

Se voglio, camminerò lungo la spiaggia in pantaloncini troppo distesi su un corpo in decomposizione e mi tufferò tra le onde con abbandono, nonostante gli sguardi penalizzanti degli altri del jet set.

Invecchieranno anche loro.

So che a volte dimentico, ma ci sono alcune cose nella vita che dovrebbero anche essere dimenticate.

Ricordo le cose importanti. Certo, nel corso degli anni il mio cuore si è rotto.

Ma i cuori infranti ci danno forza, comprensione e compassione.

Un cuore che non ha mai sofferto è immacolato e sterile e non conoscerà mai la gioia di essere imperfetto.

Sono fortunata ad aver vissuto abbastanza a lungo da avere i miei capelli grigi e le mie risate giovanili incise per sempre in profondi solchi in faccia.

Molti non hanno mai riso, molti sono morti prima che i loro capelli diventassero d’argento.

Man mano che invecchi, è più facile essere positivi.

Ti importa meno di quello che pensano gli altri.

Non mi interrogo più.

Mi sono guadagnata il diritto di sbagliare. Quindi, per rispondere alla tua domanda, mi piace essere vecchia.

Mi piace la persona che sono diventata.

Non vivrò per sempre, ma mentre sono ancora qui, non perderò tempo a rimpiangere ciò che potrebbe essere stato o preoccuparmi di ciò che sarà.

E se ne ho voglia, mangerò dessert ogni giorno.

Ce l’hai?

Possa la nostra amicizia non essere mai separata, perché proviene dal cuore!

Invia questo ad almeno 7 persone oltre i 60 anni e vedrai cosa succede sullo schermo.

Riderai!

Farà bene alla testa.

 

Solo da oltre 60 anni.❤❤❤ va bene anche se sei più giovane!?

Numero1783.

Sono sempre felice, sai perché? 
Perché io non mi aspetto niente
da nessuno, l’attesa fa sempre male.
I problemi non sono eterni
e hanno sempre una soluzione.
L’unica cosa che non ha soluzione
è la morte. Non permettere
a nessuno di offenderti, di umiliarti.
Non devi assolutamente farti
abbassare la tua autostima.
Le urla sono le armi dei vigliacchi,
di coloro che non hanno….ragione.
Troverai sempre persone
che ti vogliono dare
la colpa del loro fallimento,
ma ognuno avrà ciò che merita….
Goditi la vita, perché è molto breve,
amala pienamente e sii
sempre felice e sorridente,
vivi la tua vita intensamente.
E, ricorda:
Prima di discutere, respira;
Prima di parlare, ascolta;
Prima di criticare, esaminati;
Prima di scrivere, pensa;
Prima di far male, senti;
Prima di arrenderti, prova;
Prima di morire, VIVI !

William Shakespeare.

Numero1771.

DESIDERATA

Passa, tranquillamente, tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.

Finché è possibile, senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone.

Dì la verità con calma e con chiarezza, e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti, anche loro hanno una storia da raccontare.

Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.

Gioisci dei tuoi risultati, così come dei tuoi progetti.

Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.

Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.

Sii te stesso. Soprattutto, non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all’amore, poiché, a dispetto di tutte le aridità e disillusioni, esso è perenne come l’erba.

Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età, lasciando, con un sorriso sereno, le cose della giovinezza.

Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l’immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.

Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell’Universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E, che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’Universo ti si stia schiudendo, come dovrebbe.

Perciò, sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima, pur nella rumorosa confusione della vita.

Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora, e pur sempre, un mondo stupendo.

Fai attenzione.

Cerca di essere felice.

A  MIO  FIGLIO.

Numero1758.

CONOSCI  TE  STESSO       NOSCE  TE  IPSUM       γνῶθι σεαυτόν

Al pari di Nulla di troppo (μηδὲν ἄγαν).

«Conosci te stesso» (in greco antico γνῶθι σαυτόνgnōthi sautón, o anche γνῶθι σεαυτόνgnōthi seautón) è una massima religiosa greco antica iscritta nell’ingresso del tempio di Apollo a Delfi :

Ti avverto, chiunque tu sia :
Oh tu, che desideri sondare gli arcani della Natura,
se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi,
non potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa,
come pretendi di trovare altre meraviglie?
In te si trova occulto il tesoro degli Dei.
Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.

La locuzione latina corrispondente è nosce te ipsum.] È anche utilizzata in latino la versione temet nosce.

Un concetto simile si trova anche nel monito di Sant’Agostino: “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas” («Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la verità»).

Molteplici classificazioni tipologiche

Nella nostra vita ci capita spesso di distinguere e classificare noi stessi e gli altri sulla base di caratteristiche le più diverse: alto /basso, bello /brutto, interessante / non interessante, colto / non colto, ricco /povero, credente non credente…. Alcune di queste tipologie si riferiscono in particolare a caratteristiche psicologiche; ad esempio: attivo / passivo, introverso /estroverso, stabile / instabile, ottimista /pessimista, battagliero /arrendevole, materialista / spirituale, disciplinato / ribelle, progressista / conservatore, rigido / adattabile, affidabile / inaffidabile.

Distinzioni tipologiche sono anche:

i 12 segni zodiacali : a loro volta suddivisi in, maschili e femminili, – cardinali, fissi e mobili – acqua, fuoco, terra e aria.

l’enneagramma (vedi la tabella  degli “enneatipi” in fondo al Numero),

i gruppi sanguigni ( esistono quattro gruppi sanguigni diversi: il gruppo A, il gruppo B, il gruppo AB, il gruppo 0 (zero),

i quattro temperamenti secondo Steiner , (sanguinico, collerico, flemmatico e melanconico),

le quattro costituzioni omeopatiche (Carbonica, Sulfurica, Fosforica, Fluorica),

 le categorie di personalità distinte in base alla subpersonalità primaria prevalente (ossessivo, depresso, ansioso, istrionico, narcisista paranoico, etc.).


Non per niente, non esiste sulla terra un uomo uguale ad un altro.

            Classificare vuol dire suddividere un insieme di oggetti in gruppi omogenei, in classi, in  categorie. L’uomo tende a classificare tutto ciò con cui viene in contatto: le sostanze chimiche, le creature viventi, le stelle, i libri, gli abiti, le automobili e così via. Non c’è oggetto che non sia classificabile e che in qualche modo non sia stato classificato. Viene spontaneo chiedersi: perché tanto impeto classificativo? Una delle possibili risposte richiama il fatto che classificare è uno dei processi insiti al nostro meccanismo di conoscenza: da un lato conoscere ci porta a classificare, dall’altro classificando conosciamo e approfondiamo la nostra conoscenza. Una seconda risposta possibile ci riporta alla nostra natura di manipolatori e trasformatori della realtà con cui veniamo in contatto; classificare ci aiuta a definire la materia prima su cui poter intervenire con la trasformazione e ci facilita l’utilizzo degli oggetti.

Ciascuno di noi usa di continuo giudizi, valutazioni e classificazioni su se stesso e sugli altri. È importante prendere coscienza che i giudizi possono causare molta sofferenza o viceversa piacere, possono nutrire l’autoapprezzamento e essere stimolo alla crescita; vanno pertanto usati in modo consapevole e saggio.

 

Le classificazioni tipologiche di Assagioli: Psicologia Differenziale in Psicosintesi

Roberto Assagioli, psichiatra fondatore della Psicosintesi, espone il suo pensiero sulle classificazioni  tipologiche basate sulle caratteristiche psichiche nell’Appendice quinta al testo “L’atto di volontà” e in alcuni scritti raccolti nel libretto intitolato “I tipi umani”.

Nell’Appendice quinta Assagioli introduce i termini “Psicologia differenziale”: “Secondo il Dictionary of Psychological and Psychoanalytical Terms, la psicologia differenziale è la branca della psicologia che studia i tipi, le quantità, le cause e gli effetti delle differenze individuali e di gruppo nelle caratteristiche psicologiche.”

Una parte dell’interesse di Assagioli per le tipologie deriva probabilmente da un simile interesse di uno dei suoi maestri: K. G Jung.  Jung ha identificato quattro tipologie di persone sulla base del prevalere di una delle quattro funzioni psichiche che egli riconosce nell’uomo: sensazione, sentimento, pensiero ed intuizione. La classificazione di Jung diviene poi ottuplice considerando che il prevalere di una funzione si può associare ad un modo di essere principalmente estroversi o introversi.

E’ interessante notare che il fondatore della Psicosintesi mette in guardia i lettori sul rischio di attribuire una eccessiva importanza alle classificazioni tipologiche nessuna delle quali è al momento pienamente soddisfacente peccando di incompletezza o di parzialità ed unilateralità nella scelta dei criteri di suddivisione dei temperamenti.

Su questa base, le classificazioni tipologiche non devono essere però rifiutate bensì opportunamente scelte ed utilizzate. Scrive Assagioli: “una classificazione basata su divisioni artificiose, arbitrarie, o superficiali, sarà di scarso valore pratico, e può diventare un ostacolo e distorcere la nostra percezione della realtà.

Con queste riserve le descrizioni tipologiche basate sulle differenze fondamentali, e quindi in grado di tenere pienamente conto della complessità e della fluidità della vita psicologica degli individui, possono, se usate saggiamente, fornire un sostanziale aiuto per una comprensione più profonda e più precisa.

Ma richiedono di essere perfezionate ulteriormente e di tenere giustamente conto delle molte dimensioni psicologiche. Soprattutto, devono essere sottili e flessibili, aperte alle sfumature e le coloriture individuali, alle sovrapposizioni e alle interpenetrazioni. Non devono essere semplicistiche né pretendere di essere definitive, ma tenere conto del mutamento continuo e dell’illimitato potenziale di crescita di ogni individuo.”

Le classificazioni tipologiche possono condizionare sia in senso positivo che negativo. A questo proposito è interessante ricordare una ricerca di diversi anni fa: alcuni studenti furono divisi alla cieca in due gruppi. Alcuni furono trattati come fossero bravi, gli altri come meno bravi. A fine anno quelli considerati bravi avevano effettivamente ottenuto risultati migliori. Inoltre le classificazioni applicate agli esseri umani e ai gruppi sociali possono portare a sottovalutare ciò che accomuna rispetto a ciò che fa differire con conseguente stimolo alla conflittualità sociale, razziale, religiosa.

Assagioli ha distinto sette principali tipologie di persone. Ciò che caratterizza maggiormente l’appartenere ad una delle diverse tipologie sono gli aspetti vitali che maggiormente realizzano una persona:

  • Tipo Amore: realizza se stesso attraverso rapporti positivi e affettivi con gli altri. Compito evolutivo è integrare in particolare le caratteristiche della tipologia “volontà”. Principalmente è importante che sviluppi la capacità di riconoscere ed esercitare la propria libertà.
  • Tipo Volontà: realizza se stesso attraverso l’espressione libera della propria volontà. Compito evolutivo è integrare in particolare le caratteristiche della tipologia “amore”. Principalmente è importante che sviluppi la capacità di assumersi responsabilità (integrazione libertà-responsabilità), che diventi responsabile per gli altri.
  • Tipo devozionale-idealistico: realizza se stesso spendendosi per un ideale o un valore, dedicandosi con generosità a un progetto, iniziativa, organizzazione.
  • Tipo attivo-pratico: realizza se stesso traducendo le leggi della vita, le idee, le intuizioni in azioni, dando concretezza e tangibilità a ciò che sa e in cui crede.
  • Tipo creativo artistico: si realizza creando delle sintesi. Ricerca l’armonia essendo particolarmente sensibile e insofferente alle dicotomie (es. vita/morte, bello/brutto; es. dell’artista che si cimenta in una ricerca di sintesi tra l’intuizione che ha in testa e la materia con cui realizzarlo)
  • Tipo scientifico:si realizza comprendendo le leggi che sottostanno ai fenomeni, indagando i principi dell’esistenza.
  • Tipo organizzativo:si realizza mettendosi al servizio di un gruppo, promuovendo la crescita di un gruppo o di una istituzione più che la propria

Ciascun individuo ha in realtà tutte e sette queste tipologie ma spesso una o alcune prevalgono su altre come modo abituale di esprimersi.

Dagli scritti di Assagioli è possibile trarre per ognuna delle sue sette tipologie un elenco di caratteristiche psichiche che le descrivono ed identificano:

    Tipo amore:    attaccamento – avidità – golosità – amore per gli agi, pigrizia – indecisione – procrastinazione – paura dell’abbandono – paura di stare soli – tristezza per relazioni insoddisfacenti – necessità di sentirsi amati – necessità interiore di sentirsi innamorati – interesse per le piccole cose, i dettagli –  piacere di insegnare, educare – desiderio di proteggere, nutrire, rinforzare gli altri – sensibilità – costruttività – spirito di cooperazione –  prudenza – giustizia – lealtà – accettazione – tolleranza, rispetto – umiltà – socievolezza – mitezza –  generosità – compassione – empatia – gentilezza – tatto – amore oblativo .

Tipo volontà: separatività – distruttività – aggressività – impazienza – scarsa considerazione dei sentimenti altrui e propri – egoismo, egocentrismo – isolamento – competitività – irritabilità – amore per la discussione e la critica (combattività mentale) – ostinazione – ambizione – desiderio di dominio  – attivismo – fiducia in sé – decisione – fermezza – coraggio – capacità di assumersi responsabilità –  concentrazione – chiara visione .

Tipo devozionale-idealistico: fanatismo – intolleranza – pregiudizio – unilateralità – rinuncia ai compromessi – criticismo – invadenza – ostinazione – venerazione, devozione – idealismo – combattività –  fervore – capacità  di sacrificio di sé – sopportazione –costanza –  ascetismo – misticismo – sincerità – lealtà – fedeltà – assenza di paura .

    Tipo attivo-pratico: attivismo sfrenato – impazienza – fretta ansimante, agitazione – tendenza ad una visione materialista – attaccamento al denaro – arrivismo  –  abilità manuale – capacità di manipolare – abilità nell’osservazione – capacità di analisi – intraprendenza – efficienza – inventiva .

Tipo creativo-artistico: scarsa praticità – perfezionismo – creatività – intuizione – amore per la natura –   amore del bello e dell’armonia – senso estetico – percezione dei contrasti – umorismo – comprensione umana – sensibilità –  imparzialità – equilibrio .

    Tipo scientifico: indifferenza e freddezza – orgoglio ed arroganza – criticismo – disordine materiale – mancanza di concretezza e praticità – distacco –  perseveranza –  concentrazione – accuratezza – intelligenza – visione ampia – onestà intellettuale – elasticità e apertura mentale – chiarezza mentale – diplomazia – capacità di analisi e sintesi – comprensione .

Tipo organizzativo: formalismo – rigidità – pedanteria – eccessiva identificazione nelle regole piuttosto che nello scopo –  orgoglio – pazienza –  perseveranza  sicurezza di sé – cortesia – abilità pratica – cura dei dettagli – accuratezza – attività costruttiva – cooperazione -capacità organizzativa –  mente chiara – disciplina .

Leggendo le caratteristiche possiamo riconoscerci in alcune di queste e ciò può aiutarci a comprendere a quali tipi noi apparteniamo.

E’ importante notare che ne “I tipi umani” troviamo una trattazione a scopo esplicativo di sette tipologie “pure” e delle relative caratteristiche. Nella realtà questi tipi puri  non esistono o sono molto rari. Solitamente una persona appartiene a più di un tipo e questo può creare varie combinazioni e conflitti.

Sempre nell’Appendice quinta al testo “L’atto di volontà” Assagioli presenta la classificazione binaria in estrovertiti (estroversi) ed introvertiti (introversi) a seconda che la tendenza o direzione dell’interesse vitale sia rivolta al mondo esteriore o ai contenuti interiori.
Sia gli estroversi che gli introversi si dividono poi in attivi e passivi a seconda dell’atteggiamento assunto nei confronti del mondo esteriore o dei contenuti psichici. Se l’interesse vitale è “rivolto verso il basso” ovvero all’inconscio nei suoi aspetti inferiori si parla di subversione; se è rivolto verso l’alto ovvero verso gli aspetti superiori della psiche, il supercosciente ed il Sé si parla di sopraversione.

Assagioli distingue poi, in base alle direzioni nel tempo dell’interesse vitale, fra persone anteroverse, orientate verso il futuro, innovatrici e persone retroverse orientate verso il passato, conservatrici.
Conclude Assagioli: “il fine psicosintetico è quello di acquistare la capacità di dirigere le energie a volontà  – vale a dire, per mezzo della funzione direttiva della volontà – in ogni direzione e maniera, secondo gli scopi, le intenzioni, le necessità e le richieste specifiche. Questa può essere chiamata poliversione.”

Assagioli sostiene che le classificazioni tipologiche per essere adeguate devono essere aperte alle “sovrapposizioni e interpenetrazioni”. Ognuna delle diverse classificazioni ci dà una differente visuale di noi e ci aiuta ad aggiungere elementi nuovi di auto-conoscenza. Di contro, una classificazione che desse una visione univoca di noi escludendo altri percorsi bloccherebbe il nostro processo di auto-conoscenza.

Appare chiaro che la distinzione dei sette tipi umani bene si integra con le classificazioni dicotomiche che Assagioli espone nell’Appendice quinta al testo “L’atto di volontà”. Ad esempio le persone che si riconoscono nel tipo amore sono solitamente estroversi. Spesso in alcuni prevale, consciamente o inconsciamente, una atteggiamento più passivo che si esprime in un desiderio di essere amati dagli altri (mariti, mogli ,figli, amici, colleghi etc.) mentre in altri può prevalere un atteggiamento più attivo di amore per ciò che gli altri sono realmente, di amore che si fa dono.

In Psicosintesi si distinguono quattro livelli di espressione della persona: il livello fisico, l’emotivo e mentale, il relazionale e lo spirituale. Attraverso questi livelli la personalità si esprime nelle sue caratteristiche distintive e le nostre tipologie si manifestano.

Che una persona possa presentare a livelli diversi caratteristiche tipologiche differenti è un corollario del fatto che raramente esistono tipi puri e che in realtà la maggior parte di noi è un tipo misto con alcune note tipologiche prevalenti che possono trovare nei diversi livelli vie preferenziali di espressione.

Per approfondire la conoscenza di noi stessi possiamo quindi osservare ed analizzare come le nostre caratteristiche psichiche tipologiche si esprimono ai diversi livelli.

Scoprire in noi stessi e negli altri le note tipologiche prevalenti sarebbe relativamente semplice se non ci fossero i desideri.
I desideri complicano terribilmente le cose condizionando pesantemente la percezione di ciò che noi siamo e di ciò che gli altri sono. In alcuni casi l’idea di ciò che siamo e di ciò che vogliamo diventare è condizionata dall’idea di noi che hanno altri (altrui desideri). A volte ci piace, spesso inconsciamente, dare agli altri una immagine diversa di noi e, nelle nostre intenzioni, migliore rispetto a ciò che siamo veramente (desiderio di apparire diversi).
A questo proposito è importante osservare che non è opportuno considerare una tipologia superiore all’altra ma ciascuna va considerata come l’inizio di una via personale di evoluzione.

Del desiderio di apparire diversi da ciò che si è parla Assagioli ne “I tipi umani” presentando i concetti di “meccanismo di compensazione” e di “iper-compensazione” : “Lo stesso principio [di compensazione] è attivo nella nostra vita psicologica, nella quale tende a correggere gli eccessi e le deviazioni, risvegliando gli elementi che sono opposti o complementari a quelli dominanti. Per varie ragioni, però, questo potere di auto-regolazione di compensazione non sempre funziona alla perfezione, sia nella nostra vita fisica che in quella psicologica.
Talvolta esso è insufficiente; in altri casi opera all’eccesso, producendo reazioni esagerate, o ciò che potrebbe essere chiamato iper-compensazione. Infatti abbiamo spesso la tendenza a sopravvalutare proprio le qualità che ci mancano.”

Spesso quindi nella vita possiamo esprimere caratteristiche tipologiche che non sono autentiche ma condizionate dai desideri; ci è quindi richiesto un particolare sforzo per una profonda comprensione. Quanto detto per la conoscenza di noi stessi vale anche per la conoscenza degli altri. Non di rado nell’attribuire ad altri una tipologia di appartenenza siamo condizionati e tratti in inganno dalla parzialità della nostra conoscenza  e dal nostro desiderio di come vorremmo che gli atri fossero.

 

Riconoscere le proprie e altrui tipologie di appartenenza

Scrive Angela Maria La Sala nel suo trattato “I sette temperamenti umani”: “La maggior parte dell’infelicità umana deriva dal fatto che l’uomo non conosce se stesso, non sa distinguere, in mezzo alle molteplici fluttuazioni della sua psiche, la sua vera e intima essenza, la sua nota permanente”.

Comprendere ciò che siamo, la nostra intima natura, le nostre caratteristiche psichiche è spesso opera assai lunga e ardua. Un pungolo molto efficace nello spingerci verso la ricerca di questa comprensione è rappresentato dall’infelicità. Essere infelici, insoddisfatti della nostra vita, ci induce ad essere diversi, a trasformarci.

Per poter diventare diversi, cambiare, migliorare e crescere è innanzitutto necessario conoscere ciò che siamo. Ogni viaggio ha un punto di partenza; e la scoperta di ciò che siamo è al tempo stesso punto di partenza e possibile meta del viaggio. Si parte dalla scoperta di ciò che siamo in questo momento per arrivare a scoprire ciò che siamo veramente e per riuscire ad esprimerlo.

Nel viaggio alla scoperta di noi stessi, così come in ogni altro viaggio, sono di grande aiuto le mappe di riferimento. Le mappe sono disegnate da altri viaggiatori che prima di noi hanno intrapreso la stessa avventura e che descrivono quanto hanno imparato mettendolo a nostra disposizione per renderci il viaggio più agevole.

Le tipologie umane possono essere viste come una  mappa della nostra psiche  e rappresentano pertanto uno strumento utile per imparare a conoscerci.

Riconoscere negli altri le tipologie di appartenenza è per Assagioli “un esercizio interessante e utile per affinare la nostra percezione psicologica”. Inoltre comprendere le caratteristiche psichiche e le tipologie di appartenenza delle persone con cui abbiamo un rapporto ci aiuta a stabilire con loro una relazione più consapevole, più efficace e matura.

Nell’Introduzione a “I tipi umani” Assagioli  illustra le difficoltà che possiamo  incontrare nel collocare alcuni individui all’interno delle tipologie. Questo può essere dovuto ad uno scarso sviluppo e ad apatia per cui le caratteristiche tipologiche non hanno avuto modo di manifestarsi oppure può essere dovuto alla situazione opposta: un individuo evoluto, poliedrico e versatile che ha sviluppato numerose qualità delle diverse tipologie.

Vi sono poi situazioni della vita nelle quali particolari esperienze possono nascondere il tipo fondamentale. E’ il caso di una persona mentale-scientifica che si innamora; o di una persona organizzativa che per un forte dolore o lutto subisce uno svuotamento energetico. A rendere più complicata la identificazione dei tipi prevalenti in un individuo si aggiungono poi i su accennati meccanismi di compensazione e iper-compensazione.

Lavorare in gruppo sul riconoscimento delle proprie e altrui tipologie è un esercizio molto utile. Gli altri con le loro osservazioni e giudizi, con le loro risonanze, con le loro testimonianze possono aiutarci a riconoscere e comprendere aspetti di noi che da soli non riusciamo a cogliere. Un punto di vista esterno è una risorsa preziosa.

Altro aspetto interessante è l’osservazione di quali aspetti tipologici mettiamo in gioco nelle relazioni con gli altri e come quindi veniamo percepiti dagli altri in base a questi aspetti.
Vi sono ad esempio delle persone timide che vengono scambiate per fredde, distaccate ed altere; questo può essere dovuto al fatto che pur presentando molte caratteristiche del tipo amore quando sono in relazione con gli altri tendono a mettere in gioco difese di tipo intellettuale che li possono far erroneamente interpretare come tipi scientifici freddi e distanti dal mondo emotivo.

 

Utilizzare le tipologie come strumento di crescita

Dopo aver utilizzato la classificazione in tipologie come occasione di conoscenza e comprensione di noi stessi, di ciò che siamo e di ciò che desidereremmo essere, possiamo impiegare questo stesso strumento per la nostra trasformazione ed evoluzione.

Assagioli ne “I tipi umani” suggerisce tre modalità di lavoro complementari con le tipologie:

1) Espressione : accettare interiormente il tipo cui apparteniamo, le sue caratteristiche e potenzialità, esprimendolo e sviluppandolo “nel modo più puro e più evoluto possibile”.

2) Controllo :   scrive Assagioli: “Tutti noi abbiamo la tendenza a seguire la linea di minor resistenza, a continuare cioè ad esprimere e sviluppare le facoltà che sono già attive in noi. […] E’ quindi necessario che le facoltà prevalenti siano saggiamente controllate e tenute entro certi limiti.”

3) Armonizzazione : “consiste nel coltivare le facoltà finora non sviluppate in noi e che non fanno parte del nostro bagaglio psicologico attuale.”

Assagioli indica chiaramente anche la meta del processo di trasformazione e di crescita della personalità: “lo scopo ultimo della nostra evoluzione, è quello di produrre  individui     completi , con tutte le loro facoltà sviluppate a tutti i livelli. ”  ( “I tipi umani” pag. 10)

            Come nella ghianda c’è già la quercia, così in ciascuno di noi ci sono delle vibrazioni tipologiche principali costitutive, spesso presenti fin dalla nascita. Compito che ci attende è riconoscere queste note tipologiche e utilizzarle per la crescita ed il benessere.

I nove Enneatipi in sintesi

Tipo Carattere Ruolo Ego Idea fondamentale Paura fondamentale Desiderio fondamentale Tentazione Vizio/Passione Virtù (cardinali) Stress Sicurezza
1 Istintivo Riformatore, Perfezionista Risentimento Perfezione Corruzione, parzialità, essere malvagio Bontà, integrità, equilibrio Ipocrisia, ipercriticismo Ira Serenità (Fortezza) 4 7
2 Emotivo Altruista,Aiutante Adulazione Libertà, volontà Non essere amato Essere amato Negare i propri bisogni, manipolazione Superbia Umiltà (Prudenza) 8 4
3 Emotivo Vincente, Esecutore Vanità Speranza, legge Mancanza di valore Essere valutato bene Essere reputato il migliore Inganno Autenticità (Prudenza) 9 6
4 Emotivo Individualista, Artista Malinconia Idea di sè Non avere identità/essere insignificante Essere se stessi Abusare di immaginazione in cerca di sè Invidia Equanimità (Giustizia) 2 1
5 Razionale Investigatore, pensatore Conservazione Onniscienza, Trasparenza Incompetenza, incapacità Maestria, comprensione Sostituire le esperienze reali con concetti Avarizia Non attaccamento (Temperanza) 7 8
6 Razionale Leale, Difensore Preoccupazione Fiducia Non avere supporto o guida Avere supporto o guida Indecisione, dubbi, cercare rassicurazione Paura / Codardia Coraggio (Fortezza) 3 9
7 Razionale Entusiasta, Avventuriero Pianificazione, Anticipazione Saggezza Provare dolore e deprivazione Essere felici e soddisfatti Credere che la felicità vada cercata altrove Gola Sobrietà (Temperanza) 1 5
8 Istintivo Competitivo, Leader Rivalsa Verità Essere debole, controllato, manipolato Protezione di sè Crede di essere forte e autosufficiente Lussuria Innocenza (Temperanza) 5 2
9 Istintivo Pacificatore, Mediatore Indolenza Amore Conflitto Integrità, pace mentale Evitare conflitti Accidia Azione (Fortezza) 6

Numero1710.

Educare.
È la stessa etimologia latina a suggerircelo: E-ducere, cioè portare fuori, condurre verso.
Basta un solo briciolo di buon senso per capire l’importanza di questo ferreo patto. Procedere, come si fa oggi, “l’un contro l’altro armati” non può che portare al suicidio della nostra civiltà.
Sì, la nostra società ricca, aperta e libera, come non mai nella storia umana, ha smesso di educare e non sembra essersi resa, davvero, conto delle conseguenze di questa deleteria scelta.
Un bambino non educato diventa un adulto non educato, ed è difficile immaginare come un adulto non educato possa rivelarsi un elemento attivo e propositivo della società.
Forse, la prima mietitura di questa semina è già da un po’ sotto i nostri occhi.
Il trionfo dell’ignoranza esibita come merito, l’esaltazione dei comportamenti incivili come ammirabili e coraggiosi, la prepotenza come istanza normale di un rapporto, che cosa sono, se non i frutti malati della non educazione?
Cosa ci dicono il dilagare delle droghe tra i ragazzi e, ormai, anche tra i bambini, la diffusione dell’alcolismo giovanile, la crescita esponenziale dei disturbi psichiatrici in età pediatrica?
Ci dicono che è in corso un gravissimo sbilanciamento antropologico e che questo squilibrio, anziché risolversi, con il tempo diventa sempre più grande, più inarrestabile, scende verso di noi – e verso il nostro futuro – come una valanga che travolge ogni cosa nella sua folle corsa.
Non è mia intenzione generalizzare, conosco, per fortuna, tanti ragazzi che non sono affatto così. Ragazzi meravigliosi, curiosi e liberi nella mente e nel cuore come mai la mia generazione, gravata dalle ideologie, ha potuto essere.
C’è una cosa, però, che li separa dai loro coetanei che fluttuano senza peso.
Ad un certo punto della loro crescita, qualcuno ha offerto loro la possibilità di radicarsi. Si torna, così, alle lezioni di scienze delle elementari. Prima di far spuntare le foglie, il fagiolo, avvolto nell’ovatta umida sul davanzale della finestra in classe, sviluppa una radice.
Oh, meraviglia! Per andare verso l’alto, bisogna prima scendere verso il basso.
Niente fondamenta, niente crescita.
Vale per gli uomini, vale per le case, vale per tutto ciò che deve ergersi in altezza e durare nel tempo.

Susanna Tamaro      Alzare lo sguardo.

Numero1653.

 

SLOW  LIFE.

Mentre la fretta è un mestiere,

la lentezza è un’arte.

Molto spesso sottovalutiamo l’importanza dell’attesa, quasi la consideriamo una perdita di tempo. Invece, non è così: l’attesa è preziosa, ci consente di parlare e conoscerci.
La vecchiaia è, forse, la fase della vita che, più di tutte, ci consente di godere della lentezza. Detto questo, se qualcuno mi chiedesse qual è il mio metodo di vita, risponderei che si può godere di un attimo fuggente, ma ho anche sempre creduto nei tempi lunghi e nel fatto che il tempo è galantuomo.
Però, ecco, il vecchio, ad un certo punto, smette di imparare, si rifiuta, si rinchiude. Io non ho mai smesso di imparare e, forse, è stata proprio la curiosità ad aiutarmi a mantenere giovane, se non il corpo, almeno lo spirito.

Luciano De Crescenzo     Sono stato fortunato.