Numero2240.

 

G R E E N    P A S S

 

Green Pass sì, Green Pass no. Green Pass obbligatorio, dove, quando, Questioni e dibattiti a non finire.
Il Green Pass è diventato un passaporto, equivalente ad un permesso e, per questo, sarebbe limitativo della libertà personale.
Ci sono persone che non digeriscono alcuna limitazione della libertà. Non recepiscono, forse, il principio, universalmente riconosciuto, che la libertà assoluta non esiste, perché quella individuale confligge con quella collettiva. Anche gli altri vorrebbero godere della stessa libertà di cui godi tu.
Io sono un liberista convinto, ma intendo che la mia libertà possa venir condizionata da quella degli altri, o dalle loro necessità. Perciò faccio una riflessione metodologica e pongo, innanzitutto a me stesso, e poi a tutti, una semplice, stupida domanda, che, però, è in cerca di una risposta intelligente.
Domani mattina, io devo montare in macchina, per uscire, andare al lavoro, andare in un posto qualunque, mettendomi sulla strada.
Sarei contento di sapere che gli altri conducenti di milioni di macchine sono sprovvisti della patente e dell’assicurazione?
Non è rilevante che io abbia patente ed assicurazione: è una sicurezza per me ed anche per gli altri. Ma come faccio io a sentirmi sicuro, circolando per strada a stretto contatto con le altre macchine, di cui non conosco la capacità di gestire correttamente le regole della circolazione? Fatevi, anche voi, questa domanda e cercate di darvi la risposta intelligente che riscatti la stupidità della domanda stessa.

Numero2183.

 

Segnalato da mio figlio Alexis.

 

I S T R U Z I O N E

 

Le persone sono istruite quel tanto che basta

per credere a ciò che è stato loro insegnato,

ma non sono abbastanza istruite per mettere in dubbio

qualsiasi cosa venga loro insegnata.

 

Richard Feynman     Fisico quantistico.

 

N.d.R. : quello che manca è il filtro dello spirito critico,

che ha le sue radici nella individualità

del codice genetico e delle esperienze di vita.

Ognuno si istruisce a modo suo, purché lo voglia,

e, spesso, lo fa in contrasto con coloro,

e sono tanti, che ci vorrebbero tutti uguali.

Numero2137.

Un articolo de IL  FATTO  QUOTIDIANO

di Thomas Mackinson     10 Novembre 2020.

 

S T I P E N D I   P A R L A M E N T A R I

 

“Non sono mica i più alti d’Europa, giù le mani dai nostri stipendi!”. Basta accennare al taglio, che i parlamentari italiani protestano, anche quando il Parlamento viaggia a ranghi ridotti e a far sacrifici sono soprattutto i cittadini. Il bello però è che hanno ragione. Le loro retribuzioni non sono le più alte d’Europa, bensì del mondo intero: i deputati e senatori eletti a Roma guadagnano in media 40mila euro più degli omologhi tedeschi, 56mila euro più dei francesi, il doppio esatto dei lord inglesi e dieci volte più degli ungheresi. A mostrarglielo una volta per tutte, con tanto di tabelle, stavolta è proprio l’Europa. Il grafico che inchioda gli eletti più ricchi del Globo è contenuto all’interno di un rapporto sul sistema previdenziale del Parlamento Europeo in discussione a Bruxelles. Il fattoquotidiano.it lo ha potuto leggere in anteprima e non c’è dubbio: gli occhi degli eurodeputati saranno puntati spesso sui colleghi italiani.

Lo studio, 213 pagine appendici comprese, è stato richiesto dalla Commissione per il controllo dei bilanci perché anche a Bruxelles la spesa per le onorevoli pensioni è un fardello pesante. Proprio per verificare come e dove corra, gli analisti hanno comparato i trattamenti erogati negli anni dal Parlamento Europeo a quelli concessi dai singoli Stati ai loro eletti. Nel 2019, si legge, le pensioni degli ex eurodeputati sono costate complessivamente 15 milioni di euro, ma tanto o poco che sia, la ciccia viene dopo: a pagina 48 vengono comparati i livelli retributivi degli eletti in tutto il mondo che sono stati utilizzati nel 2009, quando si trattò di stabilire la quota contributiva e quella a carico del bilancio dell’Unione. Ed ecco la tabella che certifica come l’Italia, quanto a onorevoli stipendi, primeggi nel mondo. E – ripetiamo – non da oggi, ma da almeno 11 anni.

Dal grafico emerge una realtà incontrovertibile: con oltre 140mila euro di “salario” gli eletti in Italia sono i meglio pagati al mondo, meglio degli omologhi tedeschi che si fermano a 90mila euro. Ma dietro ancora ci sono gli eletti a Parigi, che prendono 84mila euro, in linea con la media dei deputati europei, poi gli inglesi (70mila euro) . Un deputato di Madrid potrebbe guardare in cagnesco il collega di Roma che per lo stesso mestiere viene pagato il 400% in più. Tutti i colleghi europei guadagnano meno degli onorevoli italiani, ma non solo. Perfino gli americani. I festeggiamenti non si fermeranno certo per questo ma, dopo il trionfo di Biden, qualcuno tra i 535 neoeletti negli Stati Uniti potrebbe farsi delle domande. Chiedersi perché mai chi viene eletto in un Paese 30 volte più piccolo e con un quinto degli abitanti prenda 35mila euro in più l’anno.

Numero2082.

 

M O V I D A   E   C O V I D A

 

  • Movida madrileña – movimento sociale ed artistico diffuso in Spagna dalla fine degli anni settanta con la caduta della dittatura franchista, fino ai primi anni novanta. Il termine movida ha poi via via perso tale connotazione culturale e socio-artistica ed in Italia è stato, ed è tuttora, utilizzato per indicare l’animazione, il “divertimento” e  la vita notturni.

Chiarito il suo significato e ricordata la sua origine, passo alla sua attualità di abitudine e fenomeno di costume e di comportamento largamente diffusi tra i giovani.
È un tipo di socializzazione e di incontro fra ragazzi e giovani che ha luogo, praticamente con cadenza quotidiana, dentro e fuori i locali che promuovono la cosiddetta “happy hour” (ora felice), mescita a prezzi popolari di alcolici a bassa gradazione (il famigerato “aperitivo”, lo “spriz” oppure la “birretta”).
Sul far della sera, seduti intorno ad un tavolino, o in piedi con il bicchiere in mano, centinaia, migliaia di ragazzi consumano i loro drink ed il loro tempo, come in un rito tribale.
E ” mi sovviene” il passo della indimenticabile ode di Giacomo Leopardi, Il passero solitario, là dove recita:
“Tutta vestita a festa,
la gioventù del loco
lascia le case
e per le vie si spande,
e mira ed è mirata
e in cor s’allegra”.

  • Questo accadeva due secoli fa. Perché mai dovremmo adontarci se, anche oggi, i nostri giovani indulgono in questo passatempo? Ma diciamola tutta: a noi anziani, di una generazione largamente superata, che impiegavamo il nostro tempo libero, magari dopo il lavoro, in un secondo lavoro per arrotondare il magro stipendio, oppure per un supplemento o recupero di studi, ovvero per una attività sportiva, e mai senza impegno e fatica, questi ragazzi d’oggi, che non trovano lavoro, ma nemmeno lo cercano, fanno un po’ di tenerezza ma anche di rabbia.
  • Io non lo so, ma sospetto che non di una sola “ora felice” si tratti, non di un bicchiere o due da bere con gli amici.  Mi si dice che le ore che si passano ai bar sono tante, che non si rincasa se non a notte inoltrata, che l’alcool non è controllato e limitato, ma scorre a fiumi, che, arrivata anche l’ora della fame e della cena, si mangiano stuzzichini e manicaretti che la moderna dietetica definisce “junk food” (cibo spazzatura) che, però, forniscono l’alibi per bere ulteriormente.
    A loro piace , alla gente normale, no.

Ecco, dunque, l’istinto di incolpare e condannare i giovani della movida di incontri ravvicinati, di assembramenti pericolosi in questi ultimi tempi di emergenza sanitaria per COVID-19.
Si coglie l’occasione delle restrizioni governative, per censurare e vietare questa abitudine, malvista dalla popolazione comune, in nome della sicurezza collettiva.

E allora, come in una tragedia greca, ecco il coro dei bempensanti, delle beghine, dei tartufi.
“Questa, della movida è una scellerata consuetudine, pericolosa come una droga, da cui si diventa dipendenti per assuefazione, che porta danni alla salute e all’equilibrio della personalità. In essa i giovani…..

le libertà si permettono,

le norme non rispettano,

e in pericolo ci mettono,

eppure non lo ammettono

e su questo non riflettono,

d’infischiarsene non smettono

d’imprudenze che commettono

per il virus che trasmettono.”

 

Ecco, sembra proprio un coro di donne del popolo che, nella tragedia della Grecia classica, cantano recitando il malumore e il dissenso della gente. Così Eschilo, Sofocle, Euripide davano voce all’opinione comune, al plauso o alla riprovazione dei protagonisti..

Così, la MOVIDA è diventata la COVIDA.

Numero2066.

 

SEGNALATA DA UNA CARA AMICA

 

A L C U N E   R I S P O S T E   D E L L A   F I L O S O F I A.

 

Nietzsche e Freud: la cultura come istanza repressiva.

Qual è uno dei principali compiti della cultura? Quello di trasmettere al singolo, attraverso le diverse agenzie di socializzazione come la famiglia e la scuola, un insieme di valori socialmente condivisi.

La critica Nitzscheana alla civiltà occidentale.

Friedrich Nietzsche, fin dalle sue prime opere, mette in discussione il modello culturale che si impone nel mondo occidentale da Socrate in poi, ossia un ideale di vita basato sul controllo delle passioni: vivere da uomini significa vivere secondo ragione, sopprimendo le componenti istintive dell’uomo.
Nella visione nietzscheana, Socrate tentava di offrire un ausilio all’uomo, elaborando un modo per arginare il caos dell’esistenza. Tuttavia, agendo così, non ha fatto altro che spingere l’individuo a rinunciare alla parte più vitale di sé, che Nietzsche chiama “spirito dionisiaco”, ridimensionandola drasticamente.
La cultura, in questa prospettiva, risulta essere un’istanza repressiva, poiché limita il comportamento delle persone e impedisce loro di vivere una vita autentica.
Il filosofo tedesco ritiene, quindi, necessario opporsi a questo aspetto della nostra civiltà, dicendo “sì alla vita” e rivalutando la dimensione spontanea e pulsionale dell’uomo, che è stata sacrificata.

La concezione freudiana della cultura.

L’indagine di Sigmund Freud prosegue sul percorso tracciato da Nietzsche. Il padre della psicoanalisi, analizzando il complesso rapporto tra cultura (che egli chiama civiltà) e la componente istintuale dell’uomo – l’Es, formato da pulsioni sessuali e aggressive – giunge alla conclusione che quest’ultima ne risulta repressa e soffocata. Anche quando questo condizionamento è soltanto parziale, la società detta le modalità, i tempi e i mezzi attraverso i quali è possibile, per l’uomo, ottenere delle gratificazioni. Ad esempio, la morale dominante non vieta l’attività sessuale, ma stabilisce in quali termini tale attività è socialmente consentita, come nell’ambito di una stabile relazione di coppia.
Per Freud, la cultura implica alcuni meccanismi di controllo, che hanno la finalità di portare l’individuo all’adesione a determinati modelli sociali e all’acquisizione del senso di appartenenza ad un gruppo.

Popper: la società aperta al pluralismo.

La critica di Popper a Platone.

Karl Popper, nell’opera La società aperta e i suoi nemici, rifiuta la prospettiva di una società organizzata secondo norme di comportamento rigide e vincolanti, e difende il principio liberale di una società “aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti e, magari, contrastanti”. Egli rivolge la sua critica a filosofi come Platone, colpevole, a suo parere, di aver teorizzato, nella Repubblica, uno Stato totalitario che vuole organizzare, in tutto e per tutto, la vita dei singoli. Il filosofo viennese contesta lo Stato perfetto e immutabile di Platone, e si dimostra favorevole ad una società fondata su istituzioni democratiche, che abbia la possibilità di correggersi e di migliorare. Infatti, dal suo punto di vista, una società perfetta è impossibile, perché l’uomo stesso è imperfetto per natura.
Tuttavia, nella sua polemica verso Platone, Popper trascura un aspetto importante, ossia il fatto che il filosofo greco parli di uno Stato ideale, di un paradigma. Il significato di un’utopia, come quella della repubblica platonica, è di offrire un modello a cui tendere e, a ben vedere, è proprio la tensione verso una società migliore a spingere l’uomo a riconsiderare il proprio sistema di valori.

La salvaguardia della libertà dell’individuo.

Per quale motivo, quindi, dovremmo preferire una società aperta a ogni possibile cambiamento, anche negativo, rispetto ad una società stabile ed ordinata?
La risposta di Popper è che il bene più grande consiste nella salvaguardia della libertà individuale. Il problema delle società avanzate è proprio quello di evitare che lo Stato, intervenendo eccessivamente nella vita sociale, metta a repentaglio la libertà dei singoli.
Una società chiusa come quella ipotizzata da Platone è impermeabile ad ogni novità e, di conseguenza, non è in grado di tollerare i mutamenti, pena la dissoluzione del sistema.
Una società aperta, al contrario, è in grado di assorbire il cambiamento e di accogliere le istanze di chi vuole farsi promotore di una trasformazione sociale.

N.d.R. Gli argomenti sopra trattati sono di stringente attualità. In questi ultimi tempi di CORONAVIRUS ne stiamo avendo la prova nelle cronache quotidiane.

Numero2004.

 

L’ U O M O   E   LA   L I B E R T À     La condizione umana vista con gli occhi della filosofia.

 

Perché non esisterebbe la libertà?
Ma perché noi chiamiamo libertà la condizione umana che è una condizione di indeterminatezza.
L’uomo è l’unico animale indeterminato perché non è codificato dagli istinti.
Gli istinti sono un codice, per cui la gazzella, appena nata, sa quello che deve fare. L’uomo non lo sa.
Infatti, ha bisogno di educazione: una volta, fino a 15 anni, adesso fino a 30 e poi, magari, oltre, perché non ha codici. Li va acquisendo gradatamente, in quanto non ha istinti. Questo è il problema dell’uomo.
Con la parola “istinto” intendo una risposta “rigida” ad uno stimolo e la cosa che mi interessa sottolineare è l’aggettivo “rigida”. Se io faccio vedere una bistecca ad una mucca, la mucca non la percepisce come cibo; se le faccio vedere un covone di fieno, lo percepisce come cibo: risposta “rigida”.
Noi non abbiamo risposte rigide. Neanche l’impulso sessuale è rigido, perché, in presenza di una pulsione sessuale, io posso dedicarmi a tutte le perversioni, cosa che non sembra concessa agli animali. Posso fare l’amore anche con un tacco a spillo, per dire una delle più elementari perversioni; così come posso anche concedermi, in presenza di una pulsione sessuale, di fare delle opere d’arti, delle opere poetiche. Quella che pratichiamo si chiama “sublimazione della pulsione”, cosa che non sembra sia concessa agli animali.

Non è che lo dico io che gli uomini non hanno istinti. L’ha detto, per primo, Platone, l’ha detto Tommaso d’Aquino, l’ha detto Kant, l’ha detto Herderl, l’ha detto Nietzsche, nel novecento, l’ha detto Bergson, l’ha detto Gehlen.
Ma noi continuiamo a pensare sempre l’uomo come animale ragionevole, quando dell’animale gli manca la prima caratteristica fondamentale, che è l’istintualità. Noi non siamo animali: ci manca proprio l’essenza dell’animalità che è l’istinto.
Anche Freud che, all’inizio delle sue opere, parlava d’istinto – in tedesco instinct – poi dopo, ha abbandonato questa parola e si è messo a parlare di pulsioni a meta indeterminata – in tedesco trieb – che vuol dire spinta generica, meta indeterminata. E voi capite che una pulsione a meta indeterminata è diversa da un istinto, che è sempre a meta ben determinata, “rigida”.
Trovandosi, allora, a nascere in uno stato disarmonico con la natura, perché gli animali sono armonici con la natura, gli uomini hanno dovuto darsi delle regole per poter convivere e le prime regole sono state i miti.
I miti sono dei “racconti” che spiegano che, se tu ti trovi in quella situazione, essi te la descrivono e ti fanno vedere il possibile esito positivo o negativo.
I miti, poi, sono stati concretati in riti. Rito è una parola sanscrita che vuol dire “ordine”. Rito è un elenco molto dettagliato delle cose che puoi fare e delle cose che non devi fare. Miti – Riti. E poi, alla fine, codici razionali, istituzioni.
Le istituzioni sono essenziali perché gli uomini non hanno istinti e, quindi, mancano le regole del comportamento.
Le istituzioni sono il tentativo, più o meno riuscito, di dare dei codici di comportamento. Le istituzioni sono importanti e sono state ideate dall’uomo, proprio perché l’uomo non è codificato: allora, si autocodifica attraverso le istituzioni.
Platone descrive anche questo passaggio e dice che, quando un certo giorno, successe la “meghiste metabolé”, cioè il grande capovolgimento e Dio abbandonò la tribù umana e gli uomini, perché prima governava col bastone come si governano le pecore, gli uomini, per vivere, dovettero darsi delle regole da soli. E, in questa maniera, inventarono la “politica”.
“Politica” = arte del governare, è una parola che viene dal Greco antico Polis = Città, che, a sua volta si fa derivare da una radice pol, da polloi = molti. Come facciamo a vivere tra molti e con molti? Attraverso regole istituzionali.
Ecco, questa è, un po’, la storia dell’uomo.

 

Umberto  Galimberti        filosofo.

Numero1976.

 

Pubblico, così come l’ho letta, questa lettera aperta mandata da Alan.

Ricordo, per inciso, di aver giocato, in gioventù, contro l’Avv. Prof. Sergio Kostoris (del Tennis Club Triestino), un match di Coppa Italia sui campi di Padriciano, uscendone sconfitto. Bel giocatore, aveva una classifica troppo alta per me.

 

Camera Penale di Trieste
Prof. Sergio Kostoris
Presidenza
giadrossi@studiolegalegiadrossi.it
tel. 040/360232 – fax 040/660322
34122 TRIESTE Via Santa Caterina da Siena 5

Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21,11)

L’Italia è alle prese con un’importante emergenza sanitaria. In modo diverso da
altri paesi europei, altrettanto coinvolti dalla pandemia da Covid 19, a due mesi dalle prime notizie di un’emergenza sanitaria nel lodigiano, continuano a essere mantenuti in vigore provvedimenti eccezionalmente limitativi delle libertà fondamentali dei cittadini.
La popolazione nelle prime settimane ha accolto le nuove regole con grande
senso civico. Si è dimostrata partecipe degli eventi luttuosi che stavano colpendo in particolare la Lombardia rimanendo nelle proprie abitazioni, sventolando bandiere e riorganizzando la propria vita familiare e lavorativa, in attesa di un segnale di conclusione dell’emergenza. La dubbia costituzionalità delle forme di decretazione assunte dal Governo e l’assenza di logicità e proporzionalità tra le esigenze sanitarie e le limitazioni imposte ai cittadini, a molti sono apparse evidenti. Incomprensibili erano e sono le ragioni di impedire ai cittadini di frequentare luoghi isolati e di consentire ai genitori di accompagnare i loro figli, con i quali convivono l’intera giornata, ad esempio a fare la spesa.
Ora tutto ciò non può essere più accettato. La creazione volontaria di stati di
emergenza permanenti è divenuta una prassi degli Stati contemporanei, anche di quelli che si definiscono democratici.
Vogliamo ricordare come Giuseppe Dossetti, giurista e uno dei componenti più
attivi nell’Assemblea che predispose il testo della nostra Costituzione, propose un articolo che doveva prevedere che “quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalle Costituzione, la  resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino”. L’articolo non fu approvato ma questo rimane un monito in uno Stato di diritto.
I provvedimenti più recenti che il Governo e le Regioni in queste settimane hanno adottato, invece di ripristinare le regole di vita quotidiana, hanno ulteriormente ristretto, con dettagli propri del peggiore burocratismo, le maglie dello spazio di libertà concesso agli individui, imponendo comportamenti, quali ad esempio l’obbligo di circolare, anche
in assenza di altre persone, pena una pesante sanzione pecuniaria, con mascherine che le autorità si sono dimostrate persino incapaci di fornire ai cittadini. Misure incomprensibili laddove si consideri che, nel pieno dell’emergenza, non erano state ritenute necessarie e che la gran parte del mondo scientifico le ha ritenute inutili ove si mantenga l’opportuno distanziamento per far rispettare queste norme, essenzialmente a carattere di
prudenza, invece di essere declinata con le forme di un orientamento o invito delle persone ad assumere comportamenti più consoni alla situazione sanitaria del paese, si è trasformata, di ora in ora, in una caccia all’untore, una gara delle forze dell’ordine a contestare il maggior numero possibile di sanzioni, instaurando un inaccettabile controllo capillare di polizia che non ha precedenti nella storia repubblicana. Un clima che ha avuto il suo epilogo durante le feste pasquali che hanno visto il dispiegamento da parte
delle forze dell’ordine e dell’esercito di uomini e mezzi, anche di elicotteri e droni, allo scopo di individuare persone ree solamente di essersi allontanate di qualche centinaio di metri dalla loro abitazione in città e luoghi pressoché deserti. Ciò ha fatto riemergere, in una seppur minima parte della popolazione, pruriti delatori che ci si augurava rimossi in una società incline alla solidarietà e alla convivenza, piuttosto che infestata da elementi psicologicamente turbati, e come tali funzionali al sistema di controllo. Una condizione questa che sembra essere stata artatamente favorita per celare le evidenti falle nel sistema della prevenzione, emergendo d’ora in ora, la sottovalutazione, se non il deliberato occultamento, dei luoghi di diffusione del contagio.
E’ stato fermato un intero paese, le sue attività economiche, la vita sociale in tutte le sue forme, la pubblica amministrazione, sono stati chiusi i palazzi di giustizia, interdicendo persino l’accesso ai luoghi di culto e agli spazi naturali, a conforto dell’anima e del corpo, senza che venissero adeguatamente individuate e isolate, informando la popolazione, quelle che erano le prevedibili aree di maggiore pericolosità di contagio.
L’epidemia sembra stia divenendo un laboratorio per sperimentare forme nuove di governo contrarie ai principi costituzionali. Un esempio per tutti è quello di rivedere il sistema processuale, in particolare quello più delicato che ha la funzione di accertare la responsabilità penale dell’individuo, allontanando dalle aule gli avvocati, favorendo soluzioni di partecipazione ai processi che lascino gli imputati privi di un’effettiva difesa. Società infetta, diritto penale corrotto.
La proposta di utilizzo di app volte al contact tracing, poi, deve necessariamente fare i conti con il principio di proporzionalità della misura che si vuole adottare e passa attraverso una preliminare verifica dell’insufficienza degli ordinari metodi utilizzati dalla scienza epidemiologica ove correttamente attivati, pena il pericolo di un’inutile quanto invasiva imposizione diffusa di una sorta di braccialetto elettronico.
I penalisti italiani, per il ruolo che nella storia hanno avuto, in particolare in
questo momento dominato da derive populistiche e bassi opportunismi politici, devono insorgere contro regole liberticide e la brutalizzazione del sistema e dei rapporti sociali, ricordando come le ragioni di una filosofia liberale siano quelle di ogni consociato.
Penalisti italiani, dobbiamo chiedere di uscire subito da questo preteso stato di
eccezione!
Trieste li 20 aprile 2020
La Camera Penale di Trieste
Alessandro Giadrossi

Numero1516.

F U R L A N A D E
(Riservata ai soli lettori che conoscono la lingua Friulana)

 

Limit legal alcolic par guidà l’automobil : 0,5 grams par litro di sang.

 

Concentrazion di alcul tal sang : 0 gr/litro.
Sensazions : Tu as une set mostre.
Efiets : Bisugne che tu cjatis une ostarie viarte.

Concentrazion di alcul tal sang : 0,2 gr/ litro.
Sensazions : Ti par di sta za mior.
Efiets : Cul prin tai no si è mai sigurs.

Concentrazion di alcul tal sang : 0,4.
Sensazions : Al scomenze el divertiment.
Efiets : Le zornade si è indrezade.

Concentrazion di alcul tal sang : 0,5.
Sensazions : Si tache a sta ben.
Efiets : Ocjo che, di chi indevant, ti taconin la patente.

Concentrazion di alcul tal sang : 0,8.
Sensazions : Par tiare l’è dut smarit.
Efiets : Tu stas cjalant traviars el cul onzut de tazze.

Concentrazion di alcul tal sang : 1,5.
Sensazions : Pis cjalds e bagnas.
Efiets : Tu ti ses pissat intor.

Concentrazion di alcul tal sang : 3,0.
Sensazions : Le int ti fevele cu l’eco.
Efiets : No sta fa el mone : gjave le tazze de orele.

Concentrazion di alcul tal sang : 4,0.
Sensazions : Le to muse ti cjale e tu sintis puce di cul.
Efiets : Tu as el cjaf tal vater e tu ciris di butà fur.

Concentrazion di alcul tal sang : 6,0.
Sensazions : Le parintat ti cjale di brut.
Efiets : Tu as sbagliat cjase e tu as rote la claf te siaradure.

Concentrazion di alcul tal sang : 8,0
Sensazions : Le int jè vistude di blanc e tu sintis simpri le stesse musiche.
Efiets : Tu ses te ambulanze.

Le tabele no val par duc’.
Un al po vé 0,1 e viodi la Madone, un altri al po vé 10,0 e rivà a guidà l’apparechio. El fat al è che, dopo 0,5, ti taconin la patente!