Numero2196.

 

G U I D E S T O N E S

 

L’uomo, da quando brandì una pietra per colpire il fratello, svincolandosi dalle leggi immacolate di nostra Madre Natura, non è cambiato, se non in peggio. Questi sono “I dieci comandamenti” delle élite mondiali apolidi inserite nel monumento scritto in otto lingue (Guidestones – Georgia – USA) “.

Il Georgia Guidestones è un monumento in granito sito nella contea di Elbert, in Georgia, Stati Uniti d’America. Su otto delle superfici maggiori è inciso un messaggio composto da dieci “regole”, o consigli, in otto lingue moderne, una per ogni superficie.

La struttura, detta a volte la Stonehenge americana è stata più volte oggetto di polemiche in quanto secondo alcuni su di esse vi sarebbero iscritti i principi sui quali si fonderebbe la teoria del complotto del Nuovo ordine mondiale.

 

1. Mantenete l’umanità sotto i 500 milioni, in equilibrio perpetuo con la natura.

2. Controllate la riproduzione in modo saggio, migliorando l’efficienza e la diversità della specie.

3. Unite l’umanità con una nuova lingua viva.

4. Dominate passione, fede, tradizione, e tutte le cose con ragione temperata.

5. Proteggete tutte le persone e le nazioni con leggi eque e corti giuste.

6. Lasciate il governo interno alle nazioni, e le dispute internazionali a una corte mondiale.

7. Evitate leggi futili e funzionari inutili.

8. Mantenete i diritti personali in equilibrio con doveri sociali.

9. Apprezzate la verità, la bellezza, l’amore, cercando armonia con l’infinito.

10. Non siate un cancro sulla Terra, lasciate spazio alla natura, lasciate spazio alla natura.”

 

N.d.R. : Io non mi sento “un cancro sulla Terra!”, e voi? La realizzazione del testo inserito nelle “Guidestones” pare si stia realizzando sotto i nostri occhi ADESSO.

 

Numero2180.

 

T R O P P E   R I E V O C A Z I O N I :  POVERO  IL  POPOLO  CHE  HA  BISOGNO  DI  EROI !

 

Ne ho abbastanza! Ho bisogno di sbroccare!
Da qualche tempo (su per giù da quando si è insediato questo tipo di governi degli ultimi tempi), si è instaurata, subdolamente e surrettiziamente all’esordio, poi con frequenza dilagante e urtante, la moda delle rievocazioni.
Non passa giorno che ci viene proposta dal mondo dell’informazione, a cura di solerti giornalistini, evidentemente su incarico di dirigenti a loro volta ispirati da esponenti politici, una serie interminabile ma puntuale di ricorrenze, di anniversari di nascite o di morti, di giorni del ricordo, della memoria, riesumazioni di personaggi e rievocazioni di avvenimenti passati, con una assiduità sospetta e inconsueta.
D’accordo, lo si è sempre fatto: è persino doveroso e giusto che certe ricorrenze di fatti importanti e reminiscenze di personaggi illustri della storia patria non vengano trascurate, ma è oltremodo irritante, almeno per me, l’insistenza e l’improntitudine con cui ci vengono riproposti fatti e personaggi passati, come santi laici e celebrazioni del calendario. Per inciso, sanctus è il participio passato del verbo latino sancire, che vuol dire, come in Italiano, stabilire, fissare, dichiarare, decretare, disporre, imporre, legiferare, promulgare, statuire, approvare, confermare, convalidare, ratificare, consacrare ( quanti sinonimi, e quante diverse sfumature, di una parola o di un verbo esistono nella nostra lingua! Forse troppi! ). Il calendario contiene date e ricorrenze che devono essere ricordate, rispettate e festeggiate: scandiscono lo scorrere del tempo della convivenza civile, secondo partecipazioni collettive abitudinarie e convenzionali. E contiene anche centinaia di personaggi della storia religiosa cristiana cattolica che, in un modo o in un altro, si sono distinti meritoriamente nell’ esemplificare questa appartenenza e professione di fede. Alla stregua del calendario devozionale, vogliono forse istituire un calendario laico e secolare?
Ad essere rievocati non sono poi avvenimenti di eccezionale importanza della nostra storia passata, recente o lontana, o personaggi di grande rilievo dell’arte, della politica, della scienza e quant’altro. Vengono riesumati accadimenti, solo di un certo tipo e con una certa partigianeria, anche poco significativi, ma che, giornalisticamente e, vivaddio, anche politicamente, fanno gioco. E personaggi, positivi o negativi, paradigmatici di una ben definita appartenenza. Questo, che si sta instaurando, è un clima autocelebrativo che mi piace poco. Mi chiedo dove stia la regia occulta di questa “atmosfera”: costruire un sancta sanctorum leggendario. Forse lo posso immaginare. Ma si ricordi sempre che la leggenda penetra solo laddove i valori che vuole esaltare sono accettati dalla comunità a cui li si presenta. E che rievocare ossessivamente gli esempi del passato significa solo non aver fiducia nei valori del presente né, tanto meno, in quelli del futuro. In certe stanza dei bottoni, qualche studioso di sociologia si è accorto che stanno venendo meno i principi e i valori statuali e statali, insomma, nazionali. Appellarsi a quei principi fondanti di valori “tradizionali” è giusto, ma deleterio quando questa diventa l’unica matrice di comunicazione. Ci dovrebbe sorreggere, al contempo, lo spirito critico, la cultura dell’attualità creativa e l’attivismo innovativo che vedo, purtroppo, mancare alle generazioni che si affacciano alla storia di questo paese. Altro che partiti progressisti!
Un’ultima considerazione. Un popolo, una nazione, una comunità sociale e civile che indulgono così spesso in questa pratica di tentare di insediare su qualche piedistallo degli “eroi” del passato e di “mitizzare”, con spicciola disinvoltura, fatti o personaggi anche di secondaria importanza, e perfino negativi, sono dei perdenti.
Ricordiamo insieme certi personaggi della storia di Roma, come Attilio Regolo e Muzio Scevola, che fin dalle scuole elementari, ci venivano additati come esempi di coraggio e di abnegazione, per la salvezza del bene comune. Tito Livio ci dice: “facere et pati fortia Romanum est” ossia, “L’operare e il soffrire da forte è degno di un Romano”. Ebbene, anziché essere degli eroi positivi della storia patria, essi sono il simbolo di sconfitte militari: pur di non ammettere che le sorti dei conflitti non erano state favorevoli, si sono “mitizzati” dei personaggi sacrificali e salvifici che, in realtà, sono morti e hanno fallito e perduto.
Tecnica vecchia, quella di “celebrare” la sconfitta!

Numero2153.

 

E R R A T A   C O R R I G E

 

Se vi prendete la briga di andare a leggere il Numero1982., resterete sorpresi di constatare che il Governo di Draghi ha proprio corretto il tiro. Infatti, in quel Numero1982, vengono elencati i nomi dei Ministri del Governo Conte 2 e le loro provenienze: quasi tutti meridionali.

Invece, questo Governo Draghi annovera fra i suoi componenti, ben il 75% di provenienza settentrionale.
Lo hanno chiamato “Governo dei Migliori”. Staremo a vedere.

Numero2152.

 

A S S E M B R A M E N T I

 

Giuseppe Conte, con il suo Ministro della Sanità Speranza, ci ha martoriato emanando una sfilza di D.P.C.M. che avevano come scopo principale quello di evitare o, almeno, scoraggiare gli “assembramenti”, per il contenimento dell’emergenza CORONAVIRUS.
Ironia della sorte: proprio un “assembramento” politico mai visto (cani, gatti, porci, galletti, asini, oche, galline e chi più ne ha più ne metta), condotto da un appartenente alla stirpe dei “Draghi” è riuscito a scalzare di sella lui e il “faccendiere” Casalino, il suo “Pier delle Vigne”.

N.d.R. : chi era Pier delle Vigne? Era il “factotum” dell’Imperatore Federico II di Svevia. Siamo nel XIII Secolo.

 

Io son colui che tenni ambo le chiavi

del cor di Federigo, e che le volsi,

serrando e disserrando sì soavi

che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi.

 

Dante –  DIVINA COMMEDIA   Inferno XIII.

 

Ecco perché Giuseppe Conte aborriva gli “assembramenti”.

Numero2151.

 

C I N C I N N A T O

 

Vediamo: vi ricordate chi era Cincinnato? Anche alle scuole elementari, fra le notizie di Storia Patria, viene menzionato questo personaggio.
Siamo verso il 450 avanti Cristo. Roma è impegnata in un duro conflitto contro gli Equi e sta soccombendo. La situazione sta precipitando a causa della cattiva conduzione della guerra. La popolazione sollecita la nomina di un condottiero, di un leader che possa, con la propria saggezza e perspicacia, specialmente di carattere pratico, portare fuori dai pericoli e metter in sicurezza la città.
Viene fatto un nome, Lucio Quinzio (appartenente alla Gens Quinctia, uno dei gruppi tribali che furono presenti alla fondazione della città, circa 300 anni prima). Costui ha un soprannome, un epiteto esornativo, un appellativo o nomignolo, chiamatelo come volete: “Cincinnato” che vuol dire “riccioluto”. Lui è persona saggia e responsabile, ben visto e considerato da tutti coloro che lo conoscono. Non è un politico o un funzionario della amministrazione della “res publica”, è semplicemente un contadino. Una delegazione di cittadini, che si reca in missione alla sua dimora per contattarlo, lo trova mentre sta arando il suo campo. Gli viene fatta la proposta di prendere il comando della città e del suo esercito per affrontare la guerra in corso. Dopo aver prestato buon servizio alla causa comune, in qualità di Console, viene in seguito richiamato per ricevere la nomina di “dictator” o “conductor” per le più incombenti minacce belliche. In tale veste mostra tutta la sua sagacia ed esperienza e, pur sottoponendo la città ad una serie di sacrifici e privazioni, riesce a vincere la guerra e a portare Roma ad un periodo di pace e prosperità. Dopo di che egli, con molta modestia e semplicità, si ritira nel suo campicello e nel suo podere e continua a fare il suo lavoro di sempre. Dopo alcuni decenni, aveva allora più di 80 anni, i cittadini romani, memori della buona riuscita della cooptazione precedente, lo richiamarono ad affrontare un’altra situazione d’emergenza. Anche allora il buon “Cincinnato” non si sottrasse all’impegno per il bene della patria e prestò le sua opera per risolvere l’impiccio.
Giuseppe Conte mi ha fatto ricordare la figura di “Cincinnato”.

Numero2137.

Un articolo de IL  FATTO  QUOTIDIANO

di Thomas Mackinson     10 Novembre 2020.

 

S T I P E N D I   P A R L A M E N T A R I

 

“Non sono mica i più alti d’Europa, giù le mani dai nostri stipendi!”. Basta accennare al taglio, che i parlamentari italiani protestano, anche quando il Parlamento viaggia a ranghi ridotti e a far sacrifici sono soprattutto i cittadini. Il bello però è che hanno ragione. Le loro retribuzioni non sono le più alte d’Europa, bensì del mondo intero: i deputati e senatori eletti a Roma guadagnano in media 40mila euro più degli omologhi tedeschi, 56mila euro più dei francesi, il doppio esatto dei lord inglesi e dieci volte più degli ungheresi. A mostrarglielo una volta per tutte, con tanto di tabelle, stavolta è proprio l’Europa. Il grafico che inchioda gli eletti più ricchi del Globo è contenuto all’interno di un rapporto sul sistema previdenziale del Parlamento Europeo in discussione a Bruxelles. Il fattoquotidiano.it lo ha potuto leggere in anteprima e non c’è dubbio: gli occhi degli eurodeputati saranno puntati spesso sui colleghi italiani.

Lo studio, 213 pagine appendici comprese, è stato richiesto dalla Commissione per il controllo dei bilanci perché anche a Bruxelles la spesa per le onorevoli pensioni è un fardello pesante. Proprio per verificare come e dove corra, gli analisti hanno comparato i trattamenti erogati negli anni dal Parlamento Europeo a quelli concessi dai singoli Stati ai loro eletti. Nel 2019, si legge, le pensioni degli ex eurodeputati sono costate complessivamente 15 milioni di euro, ma tanto o poco che sia, la ciccia viene dopo: a pagina 48 vengono comparati i livelli retributivi degli eletti in tutto il mondo che sono stati utilizzati nel 2009, quando si trattò di stabilire la quota contributiva e quella a carico del bilancio dell’Unione. Ed ecco la tabella che certifica come l’Italia, quanto a onorevoli stipendi, primeggi nel mondo. E – ripetiamo – non da oggi, ma da almeno 11 anni.

Dal grafico emerge una realtà incontrovertibile: con oltre 140mila euro di “salario” gli eletti in Italia sono i meglio pagati al mondo, meglio degli omologhi tedeschi che si fermano a 90mila euro. Ma dietro ancora ci sono gli eletti a Parigi, che prendono 84mila euro, in linea con la media dei deputati europei, poi gli inglesi (70mila euro) . Un deputato di Madrid potrebbe guardare in cagnesco il collega di Roma che per lo stesso mestiere viene pagato il 400% in più. Tutti i colleghi europei guadagnano meno degli onorevoli italiani, ma non solo. Perfino gli americani. I festeggiamenti non si fermeranno certo per questo ma, dopo il trionfo di Biden, qualcuno tra i 535 neoeletti negli Stati Uniti potrebbe farsi delle domande. Chiedersi perché mai chi viene eletto in un Paese 30 volte più piccolo e con un quinto degli abitanti prenda 35mila euro in più l’anno.

Numero2078.

 

D E M O C R A Z I A

 

La democrazia contrasta

l’autoritarismo se si trasforma

da “democrazia di spettatori passivi”

in “democrazia di partecipanti attivi”,

in cui i problemi collettivi

siano importanti per ciascuno

come il suo privato.

 

Erich Fromm     Avere o essere?

 

La democrazia ( dal greco démos , “popolo” e kràtos, “potere” ) è quella forma di governo che, basandosi sulla sovranità popolare, garantisce ad ogni cittadino la partecipazione all’esercizio del potere pubblico in una condizione di piena uguaglianza.

Non sempre nella storia del pensiero, con il termine democrazia si è indicata la miglior forma di governo: ad esempio, Aristotele, nella Politica, la considerava una degenerazione del modello di governo perfetto (la politéia), in cui la maggioranza (il démos)  agiva non nell’interesse di tutti ma secondo il proprio tornaconto, a danno dei più abbienti. Al contrario, una delle caratteristiche distintive della democrazia è quella di essere il governo della maggioranza che, però, tutela le minoranze e quindi agisce per il bene collettivo.
Altre imprescindibili condizioni della democrazia sono l’istituzione di elezioni libere, periodiche e corrette; una pluralità di gruppi politici organizzati; meccanismi di controllo e di equilibrio dei poteri, la libertà di opinione ed espressione. Queste caratteristiche sono necessarie ma non sufficienti per la corretta affermazione dello spirito democratico e rimarrebbero lettera morta se non avessero come conseguenza un reale esercizio della democrazia da parte di ogni cittadino. Risiede in tale pratica la piena realizzazione della dignità umana e politica dell’individuo, ed è per questo che la democrazia può considerarsi la migliore forma di governo.

I governi democratici possono correre il rischio di una involuzione, oppure la democrazia può essere considerata una conquista definitiva? L’opinione diffusa è che l’ideologia democratica, a differenza di altri sistemi politici, abbia in sé le potenzialità per autoalimentarsi, una volta che si sia instaurata. I diritti garantiti a tutti, – in particolare il diritto di voto – farebbero sì che lo spirito democratico si radichi, creando una sorta di circolo virtuoso: quanto più la democrazia cresce, tanto più lo spirito democratico si sviluppa, e questo sviluppo fa ulteriormente crescere la democrazia. Secondo questa opinione, basterebbe la possibilità di partecipare alla vita politica, per promuovere in ciascuno il senso di responsabilità collettiva e l’importanza della dimensione democratica della vita pubblica.

Ma è davvero così?
A distanza di qualche decennio dalla promulgazione della nostra Costituzione, il filosofo torinese Norberto Bobbio (1909 – 2004) sembra richiamarsi all’idea di Calamandrei per cui la Costituzione “non è una macchina che, una volta messa in moto, va avanti da sé” (Il futuro della democrazia 1984). Bobbio ritiene che il pericolo maggiore per il futuro della democrazia non sia la diffusione di ideologie antidemocratiche, bensì l’indifferenza, l’apatia politica e la crescente diffusione del voto di scambio, cioè la preferenza elettorale accordata non per sincere convinzioni politiche, ma al fine di ottenere un beneficio personale da parte del candidato che si appoggia.
L’assuefazione alla democrazia e la mancata partecipazione alla guida di questa “macchina” complessa possono generare indifferenza o, magari, rigetto: i cittadini rinunciano ad autogovernarsi, o anche solo ad influire sul governo. In questo contesto, le impegnative regole della democrazia vengono percepite come inutili e trova consenso chi promette di più e più facilmente, superando queste “barriere”. Su questo argomento, invito il lettore a consultare il Numero2023, che parla di astensionismo.
Un neologismo in voga, in questi tempi, è l’oikocrazia. Sarebbe il dominio dei “clan”, centri di potere palesi od occulti. Il termine viene, ancora una volta, dal Greco antico: òikos significa famiglia o casa, kràtos significa potere, dominio. Il trionfo del capitalismo neoliberale ha assunto ormai i contorni di una clanizzazione della società e dell’economia globale. I principali protagonisti di questa fase storica non sono più gli stati-nazione, ma gruppi che agiscono come clan: mafie, gang, terroristi, signori della guerra, ma anche partiti e alte sfere della finanza e delle corporation multinazionali. Il network di questi gruppi ha dato vita a una nuova forma di governo, che Fabio Armao, Professore al Corso di Studi del Dipartimento di Culture, Politica e Società presso l’Università di Torino, nel suo libro “L’età della òikocrazia” definisce, appunto, “òikocrazia”: la prevalenza degli interessi privati su quelli pubblici. Stiamo per precipitare in una nuova forma di totalitarismo, un inquietante “Behemoth globale”, (Behemoth è una creatura biblica leggendaria menzionata nel Libro di Giobbe.: grande e possente, pachidermico animale, talmente forte che solo il suo creatore poteva abbattere) da cui Armao ci mette in guardia, invitandoci a cambiare la nostra visione del mondo.
Come evitare una simile deriva delle istituzioni?
Secondo Bobbio, con il costante esercizio della democrazia e con la tutela di alcuni fondamentali valori – quali la tolleranza, la non violenza, la fratellanza tra gli individui – in nome dei quali le istituzioni possono svolgere efficacemente la loro funzione.
Solo così la democrazia si impara davvero e si tiene in vita.
E ricordo pure la riflessione di Pericle: la democrazia si esercita con successo solo con il consenso del dissenso. Questa è una pratica dura da inghiottire e da mettere in atto, ma, nell’Atene di tanti secoli fa, funzionava, sembra, egregiamente. Ma forse i Greci di allora erano più democratici di noi.
Voglio citare anche, per finire, le parole di una canzone di Giorgio Gaber, da me particolarmente amato, intitolata La libertà :
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
la libertà è partecipazione.

Ahimè! Non mi sento né libero né democratico…..ma vorrei tanto esserlo.

 

Numero2076.

 

L’ A U T O R I T À

L’autorità non è una qualità

che una persona possiede,

come qualità psichica o fisica.

L’autorità si riferisce ad una

relazione interpersonale

di chi si trova in una

condizione di superiorità.

 

Erich Fromm      Fuga dalla libertà.

 

L’autorità si configura come il fondamento della legittimità del potere in generale, in quanto è alla base della giustificazione del potere medesimo e del diritto di esercitarlo da parte di un singolo individuo o di una istituzione.

Si può stabilire una relazione fra rispetto dell’autorità e moralità?
È giustificabile l’obbedienza incondizionata ad una autorità “legittima”?
Fino a che punto l’obbedienza più o meno cieca all’autorità dipende dai condizionamenti e dalle pressioni sociali?

Nella nostra Costituzione, il concetto di autorità si identifica con quello di sovranità, che indica la fonte di ogni potere legittimo e costituisce uno dei fondamenti delle Costituzioni del secondo dopoguerra.
La sovranità si esplica nelle seguenti prerogative dello Stato:
avere, nel proprio territorio, la supremazia rispetto ad ogni altra autorità, interna o esterna;
imporre la propria autorità di per sé, non derivandola da altra autorità;
concentrare in sé il potere di dettare regole obbligatorie per la collettività, escludendo qualsiasi altra autorità non espressamente riconosciuta;
acquisire il monopolio del potere coercitivo, grazie al quale rendere effettivo il rispetto delle regole, imponendole a chiunque si trovi sul territorio.
(N.d.R. . questi temi sono di strettissima attualità, con la proclamazione dello stato di emergenza per il contagio da CORONAVIRUS, e con le disposizioni per la salvaguardia della salute pubblica collettiva, emanate dall’attuale Governo).

Il primo articolo della nostra Costituzione afferma che “La sovranità appartiene al popolo” ed esprime così una chiara scelta di campo compiuta dai padri costituenti: esalta l’idea che i pubblici poteri servono a realizzare le istanze di libertà, di uguaglianza e di dignità sociale dei cittadini.
Il principio della sovranità popolare è il fondamento dell’impianto costituzionale, ma tale sovranità non è assoluta o illimitata, in quanto il popolo la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione: quest’ultima, cioè, ha il compito di regolare il potere sovrano, distribuendolo tra le diverse istituzioni e stabilendole condizioni ed i limiti del suo legittimo esercizio.
Il popolo, inoltre, non può farsi carico direttamente delle modalità di esercizio del governo e della sovranità: deve necessariamente delegarle, secondo moduli e forme prestabilite. Il valore della sovranità popolare, dunque, non è l’unico né assorbe ogni altro: anche il popolo sovrano non può e non deve essere un’autorità assoluta.

Numero2047.

 

P O L I T I C A   E   L E G G E

 

La politica deve avere il coraggio di adottare ed assumere la responsabilità attraverso la legge.

Si chiama democrazia responsabile e non stato di polizia, si chiama vivere civile, senza sotterfugi tartufeschi, o bizantinismi di buonsenso. Furbizie che non possono e non devono albergare nelle Amministrazioni intellettualmente oneste. Mai. Anche quando certe leggi non ci piacciono.
Perché è la legalità, la legge, l’unica stella polare da seguire. Quella legge che fissa le regole del vivere civile, che ci permette, ogni giorno, di conoscere i limiti entro i quali possiamo muoverci senza calpestare la libertà e il diritto altrui. E viceversa. Perché non ci può essere libertà fuori dalla legge. Sempre e comunque.
La legge, ancora, come ultimo baluardo prima della barbarie, equo ma sempre più fragile contrappeso allo strapotere del denaro e dell’abuso.
La legge, infine, quell’insieme di regole che ci permette, ogni giorno, di vederci garantiti nei nostri diritti, nell’esercizio della nostra attività professionale e ci consente di tutelare la nostra proprietà.
Tutto questo è la legge. Nessun odio sociale, nessuno stato di polizia. Ma uno sprone a cambiare le cose, ma secondo le regole. Quelle regole che trovano fondamento nella nostra Costituzione. Scritta nel nome di quel sangue versato per la libertà e la democrazia di questo, nonostante tutto, meraviglioso paese.

Numero2028.

 

G I Ù   L A   M A S C H E R I N A :  L E   C A P R I O L E   D E L L A   P O L I T I C A   I T A L I A N A.

 

Mi accorgo che, ultimamente, sto scrivendo un po’ troppo di politica, cosa per me insolita. Non pensavo di aver così tanto da dire, ma lo dico lo stesso perché lo faccio “liberamente”, cioè con mente libera, secondo i criteri di approccio di questo blog.

I concetti di “destra” e “sinistra”, come categorie mentali ed etichette del politichese, mi sono particolarmente ostiche, per non dire antipatiche, ma devo ricorrervi per addentrarmi in un argomento che, sicuramente, è poco palese e avviene, per lo più, sotto traccia e sotto mentite spoglie.
Lo premetto, succintamente. In Italia da molti decenni ormai, le leggi cosiddette di “sinistra” anche se annacquate, ammorbidite, devitalizzate, vengono emanate dai governi di “destra”, mentre, viceversa, le leggi connotate di “destra” vengono approvate e promulgate, con analoghe ed equivalenti modalità, dai governi di “sinistra”.
Ci avete fatto caso?
Lo spirito autenticamente riformatore di ciascuna “parte”, o schieramento di “partiti”, viene travisato, prostituito, edulcorato. Quel che ne risulta, alla fine, è quasi sempre un papocchio, un compromesso al ribasso, un’abdicazione ai principi di appartenenza che dequalificano vistosamente i provvedimenti.
Lo dico con ferma convinzione, anche se può sembrare una critica impietosa: le leggi che hanno visto la luce in questi ultimi tempi sono genericamente scadenti, non hanno quasi mai sortito risultati soddisfacenti, e sono state oggetto di “revisionismo” o “controriforma” da parte dei governi che succedevano per alternanza.

Ma qual è il motivo vero di questo fenomeno?
Lo scopo prevalente in questa procedura controversa e controproducente è quello di delegittimare la controparte politica, lo schieramento opposto, sottraendo loro i principi operativi che avrebbero potuto raccogliere il consenso.
Cercano, così facendo, di togliere acqua al mulino, far mancare aria al fuoco, o il carburante al motore della macchina della parte avversa. È più importante mettere in cattiva luce l’avversario, indebolendolo nelle rivendicazioni e negli argomenti di propaganda, piuttosto che emanare una legge fortemente caratterizzata, ma, in questo, estremizzata che abbia tutti i canoni propri dello schieramento legiferante.

Riporto qui di seguito un interessante articolo pubblicato, a firma del giovane ma attento filosofo, Diego Fusaro :

 

È IL CAPOLAVORO DEL CAPITALE: FAR FARE ALLA SINISTRA CIÔ CHE PRIMA FACEVA FARE ALLA DESTRA.

Il meccanismo è sempre il medesimo. Si usa la patologia per screditare l’organo sano. Si identifica – per restare in tema attuale – la polmonite col polmone e, così, per combattere la polmonite si attacca il polmone in quanto tale.
(N.d.R. : è una specie di malattia autoimmune).
Nel caso specifico, si prende la patologia di qualche strampalato avventuriero dell’assurdo per delegittimare il corpo sano della critica.
Come? Prendi quattro stolti, magari in giacca arancione, che dicono che “il virus non esiste” e li usi come alibi per delegittimare en bloc chiunque critichi ciò che realmente sta avvenendo e che non mi stancherò di denunciare: il virus c’è ed è, al contempo, usato come base di una nuova razionalità politica di tipo autoritario ed ultraliberista, che aggira i parlamenti, potenzia gli esecutivi, produce task forces non elette, accelera la digitalizzazione della società e il massacro dei ceti medi e dei lavoratori.
È in atto una riplasmazione decisiva del mondo capitalista della produzione, in chiave autoritaria e verticistica.
Le democrazie parlamentari sono state parentesi e ora il capitale si sta adoperando per archiviarle per sempre.
Chi non ha capito questo, non ha compreso l’ABC ed è del tutto inutile discutere con lui. Chi non ha capito che da questa situazione non si tornerà indietro, perché essa risponde alla nuova razionalità politica del mondo della produzione, è ancora alla fase tolemaica della questione.
Analogamente si dica degli sciocchi che pensano che sia tutta una questione di vaccini, come se il vaccino fosse il Sacro Graal del capitale. La questione è assai più articolate e riguarda – lo ripeto ad nauseam – la ristrutturazione verticistica del capitalismo su scala planetaria. Ce l’ha insegnato Gramsci : quando la classe dominante ha il dominio, ma inizia a perdere il consenso (in questo caso, leggi populismi, sovranismi ecc.), deve ricorrere all’autoritarismo e, all’occorrenza, alla violenza: distanziamento sociale, divieto di assembramento, confinamento.
In Italia non poteva essere la destra a gestire ciò, ché, altrimenti, sarebbe stato subito evidente il gioco: e ora tutti griderebbero “fascisti!”. Facendo fare la parte dell’autoritarismo repressivo alle sinistre ( con la stessa logica con cui il capitale ha affidato a loro, fin dagli anni ’90, il compito di massacrare nel sangue i lavoratori a colpi di jobs act e riforme liberiste), il risultato è che ora si urla “fascista!” a chi si oppone all’autoritarismo repressivo del capitalismo terapeutico.
È il capolavoro del capitale: far fare alla sinistra ciò che prima faceva fare alla destra. E lasciare alla destra la sgangherata e non credibile guida dell’opposizione. Fa ridere (più che piangere) sentire i nostalgici del Ventennio che urlano contro l’autoritarismo in atto. Essi finiscono per rafforzare l’ordine dominante.

Numero1994.

 

NON  TUTTI  LO  SANNO

 

Una delle mosse più importanti della cosiddetta Confraternita Babilonese fu la creazione, nel 1913, della “Riserva Federale”, la Federal Reserve, la “Banca Centrale” degli Stati Uniti.
Questo ente non è né “Federale”, né può definirsi una “Riserva”. Si tratta di un cartello di Banche private di proprietà delle 20 famiglie fondatrici, per lo più Europee, che oggi decide i tassi d’interesse per gli Stati Uniti e presta denaro inesistente (cifre su uno schermo) al Governo Statunitense, su cui, poi, i contribuenti devono pagare gli interessi.
Questo è ciò che chiamiamo il “disavanzo Americano”, cioè aria fresca.
Il Governo Federale degli Stati Uniti non possiede una sola azione della “Riserva Federale” e i cittadini Americani non possono acquistarle. I profitti superano i 150 miliardi di dollari all’anno e la “Riserva Federale” non ha mai pubblicato una volta, nel corso della sua storia, la revisione del suo bilancio.
Queste entrate sono assicurate perché:

1   La Confraternita controlla il Governo Statunitense (il cui secondo nome è Virginia Company) che continua a prendere “denaro” in prestito dalla “Riserva Federale”;
2   Controlla anche il Servizio Tributi Interni (IRS = Internal Revenue Service), l’organizzazione terroristica illegale e privata che riscuote le tasse;
3   Controlla i “media” per far sì che la popolazione non venga mai a sapere quanto detto ai punti 1 e 2.

La Confraternita desiderava da tempo una “Banca Centrale” privata in America per coronare il proprio controllo sull’economia. Quando il Frammassone più in vista, George Washington, divenne il primo Presidente, nominò un uomo di paglia della Confraternita di nome Alexander Hamilton come Ministro del Tesoro.
Hamilton fondò la Banca degli Stati Uniti, una Banca Centrale privata che iniziò a prestare denaro al Governo degli Stati Uniti, assicurandosene, così, fin dall’inizio , il controllo.
Se guardate cosa è successo quando la Nobiltà Nera ha introdotto la Banca d’Inghilterra, vi accorgerete che lo scenario è esattamente lo stesso.
La Banca degli Stati Uniti provocò così tanta miseria, bancarotte e ribellioni, che venne chiusa, ma fu presto rimpiazzata dalla “Riserva Federale”.

Quando la legge che istituiva la Riserva Federale stava per essere presentata al Congresso, i banchieri, che l’avevano scritta, la criticarono duramente e pubblicamente. I banchieri erano già molto impopolari e volevano dare l’impressione che la legge fosse svantaggiosa per loro, aumentando il consenso popolare in favore della sua approvazione. Questo tipo di manipolazione è ricorrente e non bisogna mai tener conto di quello che uno dice pubblicamente, ma chiedersi sempre “A chi giova questa cosa?” e “A chi giova che io creda a quello che mi viene detto?”.
La legge fu approvata proprio prima del Natale 1913, quando molti deputati erano già a casa, in vacanza con le loro famiglie. Ora i banchieri potevano controllare i tassi d’interesse e realizzare una fortuna prestando al Governo denaro inesistente e caricandolo di interessi.
Per completare il ciclo, tuttavia, dovevano assicurarsi entrate costanti che finanziassero il Governo e, nel 1913, introdussero così un’Imposta Federale sul Reddito. Per farlo, dovettero introdurre un emendamento, il 16°, alla Costituzione Americana, che richiedeva il consenso di almeno 36 Stati. Solo due Stati lo concessero, ma Filander Knox, il Segretario di Stato, annunciò semplicemente che la maggioranza richiesta era stata raggiunta e la legge venne approvata. A tutt’oggi, la riscossione forzata dell’Imposta Federale sul Reddito è illegale e, tuttavia, il Servizio Tributi Interni continua ad esigere il pagamento di questa tassa in tutti gli Stati Uniti.

Qualcuno potrebbe dire che, definirla un’operazione terroristica è esagerato, ma per terrorizzare qualcuno non c’è bisogno di usare un fucile o una bomba. Può farlo anche minacciando di privarlo dei sui mezzi di sussistenza e di espropriargli la casa per il mancato pagamento di una tassa che è illegale.
Il Servizio Tributi Interni che riscuote le tasse negli Stati Uniti è anch’esso un’azienda privata, sebbene la gente creda che faccia parte del Governo.

 

David Icke          Il segreto più nascosto.

 

A parziale integrazione di quanto sopra, riporto il Numero699:

Nel 1963, il Presidente J.F. Kennedy firmò l’atto n° 1110, con il quale toglieva alla FEDERAL RESERVE il diritto esclusivo di emettere denaro e dava al Ministero del Tesoro la facoltà di stampare moneta. Fu un colpo decisivo allo strapotere della FED, che è una Banca privata, e del Sistema Bancario.

Era il 4 Giugno 1963.

Meno di 6 mesi dopo, il Presidente Kennedy fu assassinato a Dallas.

 

 

Numero1983.

 

Mandato da Alan

 

HO  VIAGGIATO  FISICAMENTE  NEL  TEMPO  E  POSSO  PROVARLO
Dr. Andrew Basiago

 

Sebbene molti scienziati affermino che viaggiare nel tempo “ancora” non è possibile, un avvocato di Washington, Andrew Basiago, afferma di averlo fatto decine di volte, come parte di un progetto segreto, durante il periodo della Guerra Fredda.
I portali che si collegano ad altri punti nel tempo e nello spazio sono apparsi in molti libri, film e videogiochi. Alcuni di essi si collegano a luoghi lontani, altri viaggiano indietro o avanti nel tempo e, il più potente, a diverse dimensioni.

La maggior parte della gente presume che queste voci esistano solo nel regno del misticismo e della fantascienza, ma ci sono molte persone, inclusi diversi scienziati, che credono fermamente che i portali siano stati aperti in tempi antichi e, molto probabilmente, anche oggi.
Secondo due informatori, il Dipartimento della Difesa U.S.A. ha sviluppato il Progetto Time Travel Technology, più di 40 anni fa. Già nel 1967, il Governo degli Stati Uniti avrebbe utilizzato un’installazione dedicata a questo e costruita sulla base dell’accesso quantico di Tesla.
Questa tecnologia è stata utilizzata per mantenere segreta la costruzione di installazioni militari, oltre che per offrire vantaggi politici ed economici, sapendo, in anticipo, cosa riservava il futuro.
Alcuni dicono che la CIA ha confiscato, tra gli altri, i documenti di Nicola Tesla sul teletrasporto, poche ore dopo la sua morte.
Uno di questi due informatori è Michael Relfe, ex dipendente delle Forze Armate Statunitensi, che sosteneva di essere stato membro di un’operazione militare americana TOP SECRET. Dice Relfe che fu reclutato nel 1976 e trascorse i successivi 20 anni, collaborando a mantenere ed espandere una delle due, o più, colonie statunitensi su Marte.
Queste basi servivano da punti strategici di difesa e, per preservare la loro segretezza, furono costruite nel futuro.

Il dott. Andrew D. Basiago partecipò al Progetto “DARPA Pegasus”, dal 1968 al 1972, incentrato sul viaggio nel tempo, nell’ologramma di tempo e spazio. Sosteneva che la CIA stava attivamente formando gruppi di studenti americani “dotati” per diventare la prima generazione di esploratori.
I bambini erano i più adatti a questa missione, per diversi motivi.
In primo luogo, erano considerati candidati ideali, per le loro menti chiare, non contaminate da impressioni o esperienze.
Il Governo degli Stati Uniti era interessato a studiare e conoscere gli effetti dei viaggi nel tempo nei giovani corpi e nelle menti vergini. I volontari adulti, di solito, dopo diversi viaggi, cadevano nella pazzia. Fortunatamente, invece, i bambini ingenui avevano poche esperienze e convinzioni precedenti che potevano influire negativamente sul loro stato.

Un altro uso della tecnologia quantistica, è stato adottato nel controllo politico. Secondo il Dott. Basiago, le persone  di interesse per il futuro, sarebbero state informate, in una fase iniziale, delle funzioni che avrebbero dovuto svolgere, anni dopo.
Ha detto anche, che negli anni ’70, ad Albuquerque nel New Mexico, era presente durante un pranzo, in cui George H.W. Bush (padre) e George W. Bush (figlio) erano stati informati delle loro future presidenze.
Basiago racconta, anche, che nel 1971, vide le immagini dell’attacco alle Twin Towers, avvenuto l’11 Settembre 2001. Erano state ottenute osservando il futuro e riportate all’analisi del presente di allora.
Ciò implica che il Governo degli Stati Uniti conoscesse, trent’anni prima, quello che sarebbe successo l’11 Settembre 2001.
Secondo gli informatori e i loro sostenitori, questa tecnologia è tenuta segreta nonostante sia finanziata dai contribuenti americani. Non è la prima volta che questo genere di programmi sono stati secretati, a causa del loro immenso potenziale.
Dicono che le persone hanno il diritto di sapere cosa sta realmente accadendo: la verità sull’esplorazione dello spazio e sulla presenza di esseri umani o viventi su altri pianeti.
Ma, accade tutto il contrario.

Il teletrasporto potrebbe risolvere i problemi di trasporto in tutto il mondo, consentendo alle persone e alle merci di muoversi istantaneamente.
Aiuterebbe, anche, a distruggere, immediatamente, la piramide dell’attuale potenza tirannica, che controlla il mondo.
Ed è proprio per tale motivo, che questa informazione non viene rivelata e divulgata.