Numero1810.

 

Sto leggendo, in questi giorni, ORIGIN ,l’ultimo libro di Dan Brown.
Riporto, senza commenti, ma a solo scopo di provocatoria comunicazione, alcuni passaggi “decontestualizzati”.

“Io credo che, in alcuni casi, il perdono possa essere addirittura pericoloso.
Se noi perdoniamo il male del mondo, diamo al male il permesso di crescere e diffondersi. Se rispondiamo ad un atto di guerra con un atto di clemenza, incoraggiamo i nostri nemici a commetterne altri.
Arriverà un momento in cui dovremo fare come Gesù e rovesciare, con forza, i tavoli dei cambiamonete, gridando: “Non è più tollerabile!”.
La Chiesa Cattolica di Roma ha preso posizione come ha fatto Gesù? No!
Oggi noi affrontiamo i mali peggiori del mondo solo con la nostra capacità di perdonare, di amare, di essere clementi. E, così facendo, permettiamo…. anzi, incoraggiamo il male a crescere. In risposta ai ripetuti crimini contro di noi, esprimiamo, a mezza voce, le nostre preoccupazioni in un linguaggio politicamente corretto, rammentandoci a vicenda che una persona cattiva è tale solo a causa della sua infanzia difficile, o della sua povertà, o perché ha subito violenze contro i sui cari…. e, così, non ha colpe per il suo odio.
Io, invece, dico basta! Il male è il male. Abbiamo tutti dei problemi nella nostra vita!”
….”Il perdono non è l’unica via verso la salvezza.”

“Molti di noi hanno paura a dichiararsi atei.
Eppure l’ateismo non è una filosofia, né una visione del mondo.
L’ateismo è, semplicemente, un’ammissione dell’ovvio.”

“Il timore di essere giudicati
da una divinità onnisciente
ha sempre contribuito ad ispirare
un comportamento caritatevole”.

“Non è necessario invocare Dio
per far funzionare l’Universo.
La creazione spontanea
è il motivo per cui
esiste qualcosa
invece del nulla.”      Stephen Hawking

“Il prezzo della grandezza
è la responsabilità.”       Winston Churchill.

Botta e risposta fra creazionisti e ateisti:

“Fin dalla notte dei tempi, le religioni del mondo sono state
il principio organizzativo più importante per l’uomo,
una road map per la società civilizzata e la nostra
fonte primaria di etica e morale.
Minando la religione, si mina l’essenza umana.”

“La religione non può monopolizzare la moralità.
Io sono una brava persona, perché sono una brava persona!
Dio non c’entra niente.”

“Venerare Dio è come estrarre combustibile fossile.
Molte persone in gamba sanno che è una scelta imprevidente.
Ma ci hanno investito troppo per smettere.”

“In principio l’Uomo creò Dio.”

“È profondamente sconvolgente che la mente umana
abbia la capacità di elevare un evidente frutto della fantasia
a verità divina e si senta autorizzata ad uccidere in suo nome.”

“Il mio sogno non è distruggere la religione, ma piuttosto crearne una nuova,
una fede universale che unisse le persone, invece che dividerle.
Se riuscissi a convincere tutte le persone a venerare il mondo naturale
e le sue leggi che ci hanno creato, allora tutte le culture avrebbero celebrato
la stessa storia della creazione, invece di farsi la guerra per stabilire
quale dei loro antichi miti fosse il più veritiero.”

“Preferiresti vivere in un mondo senza tecnologia o in un mondo senza religione? È meglio vivere senza medicine, elettricità, mezzi di trasporto e di comunicazione …. oppure senza fanatici che si fanno la guerra per storie inventate ed entità immaginarie?”

“PREGHIERA PER IL FUTURO

…. che le nostre filosofie
riescano a stare al passo
con le nostre tecnologie,
che la nostra umanità
riesca a stare al passo
con i nostri poteri,
e che l’amore, non la paura
possa essere il motore
del cambiamento.”

“The dark religions are departed,
and sweet science reigns                William Blake.

“Le religioni oscure spariranno,
e la dolce scienza regnerà.”

 

Numero1795.

OSSIMORO

L’ossimoro (dal greco ὀξύμωρον, composto da ὀξύς, «acuto» e μωρός, «ottuso») è una figura retorica che consiste nell’accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro.

Esempi: disgustoso piacere, illustre sconosciuta, silenzio assordante, lucida follia, ghiaccio bollente.
 Dato l’etimo del termine, anche la stessa parola ossimoro è a sua volta un ossimoro.

DEMOCRAZIA  CRISTIANA : è stato un palese, furbesco, subdolo OSSIMORO STORICO nelle vicende politiche di casa nostra, nel dopoguerra e per oltre cinquant’anni.

“DEMOCRAZIA” significa “Potere del Popolo”.

DEFINIZIONE
  1. Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti (democrazia indiretta o rappresentativa)
  2. Paese ordinato e retto da un’organizzazione democratica del potere.
    Struttura ideale di governo di una società che si fonda sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia delle libertà e su di una concezione egualitaria dei diritti civili, politici e sociali dei cittadini.
  3. L’insieme ideale delle forze politiche che si oppongono alle forme di governo dittatoriali.

    “CRISTIANA” significa “Relativa al Cristianesimo”.

    DEFINIZIONE
    Il cristianesimo è una religione a carattere universalistico, originata dal giudaismo nel I secolo, fondata sulla rivelazione ovvero sulla venuta e predicazione, contenuta nei Vangeli, di Gesù di Nazareth, inteso come figlio del Dio d’Israele e quindi Dio egli stesso, incarnatomorto e risorto per la salvezza dell’umanità, ovvero il Messia promesso, il Cristo.

    Dare una definizione unitaria del cristianesimo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.

    Nella realtà sociale, civile, religiosa e politica dell’Italia, “CRISTIANA” è ciò che si riferisce alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, istituzione a struttura verticistica (cioè monarchica) con a capo indiscusso e assoluto il Papa.

    Tutto il contrario che “DEMOCRAZIA”.

     

    “GUERRA  SANTA” : è un altro stridente OSSIMORO STORICO.

    Così, storicamente, sono state considerate, ad esempio, le CROCIATE.

    Così, anche oggi, viene intesa la “JIHAD” :

    DEFINIZIONE
    1. ~Nel linguaggio religioso dei popoli musulmani, la “GUERRA SANTA” contro gli infedeli.
      • Denominazione di gruppi terroristici che si ispirano all’integralismo islamico.

        C’è qualcuno che mi spiega, in piena onestà intellettuale, come fa una “GUERRA” ad essere “SANTA”?

        Dello stesso attributo di “SANTA” si è ammantata, per secoli la perla del magistero religioso  Cristiano Cattolico e anche Protestante : l’INQUISIZIONE.
        Di quante persecuzioni, imprigionamenti, torture, roghi, decollazioni, impiccagioni, a vario titolo e contro un vasto ventaglio di vittime, si sia macchiata la “SANTA” INQUISIZIONE, nell’arco di svariati secoli, sono pieni gli archivi e i libri di storia, con precise documentazioni.
        Ma non se ne parla poi tanto…..

 

Numero1790.

MASSONERIA  E  RISORGIMENTO  ITALIANO

MASSONERIA  E  CHIESA  CATTOLICA ROMANA

Ciro Menotti, Giuseppe Mazzini, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Aurelio Saffi, Camillo Benso Conte di Cavour erano tutti massoni.

Non è vero che l’Unità d’Italia è stata ottenuta per volontà popolare, come ha sempre voluto farci credere la retorica nazionalistica. Al contrario è stata una cospirazione nobile – medio borghese di patrioti liberali anticlericali “illuminati”, la cui cultura è ascrivibile all’Illuminismo Razionalista e Libertario. Un parto elitario e settario.

Questa tesi è stata da me sostenuta nel tema d’Italiano all’esame di Maturità Classica presso il Liceo Stellini di Udine nel luglio del 1960. Era una esegesi storica chiaramente controcorrente, rispetto ai comuni insegnamenti dei testi di storia. Ho dovuto sostenere, per questo, un duro contraddittorio con tutta la Commissione, all’esame orale, come un interrogatorio di terzo grado, come in un Tribunale dell’Inquisizione: ero considerato un “sovversivo” dell’ordine costituito, sul piano intellettuale, ben s’intende. Se mi hanno dato il 9, come voto, probabilmente è perché hanno riconosciuto che i miei argomenti erano storicamente e filologicamente corretti e condivisibili, ancorché e quantunque frutto di una interpretazione del tutto personale.

L’opera della massoneria nel Risorgimento italiano è iniziata con Napoleone e terminata con la distruzione dello Stato pontificio. Sempre condannata dal magistero della Chiesa.

Che lo scopo ultimo della massoneria dell’Ottocento fosse proprio l’abbattimento del potere temporale dei papi e che per raggiungere questo obiettivo i “fratelli” di tutto il mondo si siano affidati ai Savoia che hanno realizzato un’unificazione italiana ad immagine e somiglianza dei desiderata del pensiero massonico, sta scritto nero su bianco in centinaia di documenti sia di parte massonica che cattolica.


Tanto per esemplificare. Il Risorgimento è iniziato dal massone Napoleone che invade l’Italia e la saccheggia impunemente in nome della “libertà”. Prima dì entrare a Milano, il futuro imperatore ha l’ardire di rivolgere alla popolazione il seguente bando: ” Noi siamo amici di tutti i popoli, ed in particolare dei discendenti dei Bruti e degli Scipioni. Ristabilire il Campidoglio, collocandovi onorevolmente le statue degli eroi che lo resero celebre: e risvegliare il Popolo Romano assopito da molti secoli di schiavitù, tale sarà il frutto delle nostre vittorie, che formeranno epoca nella posterità”.

Napoleone attribuisce a se stesso il ruolo di liberatore. Vuole che gli italiani non siano più schiavi. Ma da chi e da cosa gli italiani, carichi di storia e di primati, avrebbero dovuto essere liberati? Lo si capisce con immediatezza considerando lo stemma del Regno d’Italia che vede la luce nel 1805, frutto della fervida fantasia del generale-imperatore. Come distintivo del nuovo tipo di regalità, spicca, tra gli altri, un simbolo molto impegnativo: un Pentalfa massonico (una stella a cinque punte) con due punte rivolte verso l’alto e una sola verso il basso. Un’insegna satanica. Ciò significa che Napoleone non si vergogna di mostrare in bella vista cosa intende per l’Ordine Nuovo che viene ad imporre al mondo: un ordine fondato sulla potenza di Satana. Un ordine anticristiano. 
Per capire come il binomio massoneria-satanismo sia in qualche modo costitutivo, bisogna tener presente che la visione del mondo massonica è interamente costruita intorno a due presupposti. Il primo è il rifiuto della Rivelazione: i massoni ritengono spetti all’uomo in totale autonomia, e col solo aiuto della ragione, stabilire quali siano le leggi della morale e del vivere civile.

Questo è anzi il compito che i massoni ritengono loro proprio ed esclusivo: non a caso il 10 febbraio 1996 una pagina intera di pubblicità sul Corriere della Sera ricorda che i massoni “hanno la responsabilità morale e materiale di essere guida di altri uomini”.

Il secondo presupposto è che la natura dell’uomo (della specie umana, non del singolo) è costantemente perfettibile: si tratta del mito del Progresso che induce a ritenere possibile il raggiungimento su questa terra della felicità (il diritto alla felicità tanto solennemente iscritto nella Costituzione americana) conseguito attraverso il pieno sviluppo di tutte le potenzialità umane.

La massoneria ritiene dunque possibile raggiungere la tangenza uomo-dio con le sole forze della ragione, e cioè per natura: gli aspetti di satanismo che colorano tante posizioni massoniche derivano da questa convinzione. Nel libro della Genesi quando Satana si rivolge ad Eva lo fa proprio per insinuarle il desiderio di diventare Dio come se ciò fosse possibile in forza di un semplice atto di volontà: “Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio” (Gn 3, 5).

Tanto per restare in Italia, è in questo contesto teorico che Giosuè Carducci  (Premio Nobel per la Letteratura nel 1906) compone l’inno a Satana (“Salute, o Satana,/ O ribellione,/ O forza vindice/ De la ragione!”).

Tenendo presenti questi assunti diventa chiaro in che senso Napoleone (ed i liberali al di lui seguito) spaccino se stessi per i liberatori del popolo italiano: si propongono di “liberare” gli italiani dal cattolicesimo che, a loro modo di vedere, ha trasformato gli ‘eredi degli Scipioni” in un popolo di schiavi.

Più in generale la massoneria ritiene che gravi sulle sue spalle il compito ciclopico di liberare l’uomo dalla superstizione, da ogni superstizione. Ecco cosa scrive nel 1853 il luminare della massoneria francese J.M. Ragon: l’ordine apre i suoi templi agli uomini “per liberarli dai pregiudizi dei loro paesi o dagli errori delle religioni dei loro padri”. Ancora: la massoneria “non riceve la legge ma la stabilisce dal momento che la sua morale, una ed immutabile, è più estesa e più universale di quelle delle religioni native, sempre esclusive”.

La massoneria italiana è perfettamente allineata su questa posizione. La Costituente che si riunisce nel maggio del 1863 dopo aver stabilito che l’ordine “Non prescrive nessuna professione particolare di fede religiosa, e non esclude se non le credenze che imponessero l’intolleranza delle credenze altrui”, precisa (art.3) che i principi massonici debbono gradualmente divenire “legge effettiva e suprema di tutti gli atti della vita individuale, domestica e civile” e specifica (art.8) che il fine ultimo dell’istituzione è “raccogliere tutti gli uomini liberi in una gran famiglia, la quale possa e debba a poco a poco succedere a tutte le chiese, fondate sulla fede cieca e l’autorità teocratica, a tutti i culti superstiziosi, intolleranti e nemici tra loro, per costruire la vera e sola chiesa dell’Umanità”.

“Legge suprema di tutti gli atti della vita individuale, domestica e civile”, prescrive la Costituente. Detto fatto. Tutti gli ordini religiosi cattolici all’indomani dell’unità d’Italia vengono aboliti ed i loro beni svenduti all’1% della popolazione di fede liberale. Tutte le opere pie costruite nel corso dei secoli soppresse. Le processioni cattoliche vietate, permesse quelle massoniche. Le scuole cattoliche chiuse, imposte quelle di Stato a guida “illuminata”. E via continuando.

Stando così le cose, è ovvio che fra Chiesa cattolica e massoneria ci sia incompatibilità radicale. Fra Cristo e Belial – ricordano Pio IX e Leone XII – non ci può essere compromesso.

Eppure è stato reiteratamente sostenuto il contrario. Per convincere le masse cattoliche della bontà della proprie intenzioni, l’élite massonica ha avuto buon gioco . I fratelli hanno spesso gridato ai quattro venti di essere cattolici più cattolici del Papa. Così hanno fatto i fautori del nostro Risorgimento.

A questa propaganda, i papi hanno risposto come potevano, ripetendo all’infinito la serie delle scomuniche contro la massoneria: ogni volta c’era qualcuno che sosteneva che le censure ecclesiastiche, per lui e per i suoi, non valevano. E ogni volta i papi dovevano ricominciare. Durante il Risorgimento la guerra contro la Chiesa cattolica condotta dalla massoneria nazionale ed internazionale è stata particolarmente cruenta e distruttiva.

Essendo la popolazione italiana, in maggioranza, cattolica, per far trionfare il proprio punto di vista assolutamente minoritario i liberal-massoni hanno fatto ricorso ad una strategia che si potrebbe definire coperta: hanno provato in ogni modo ad infiltrarsi all’interno della Chiesa per condizionarla dal di dentro, hanno colto ogni possibile occasione per definirsi cattolici perfettamente ortodossi, hanno fatto scattare sul piano interno ed internazionale una campagna di denigrazione e falsificazione sistematica.

Contro lo Stato della Chiesa era già in corso una pluricentenaria campagna d’odio e di calunnia orchestrata dalle potenze protestanti. La massoneria organizza un’intensificazione di questa propaganda e lo Stato pontificio viene descritto come il più sanguinario, retrogrado e mal amministrato di tutta la terra. L’ Ordine cerca di convincere i cattolici che la semplice esistenza di uno Stato pontificio sia contraria all’insegnamento di Cristo, vissuto povero e morto in croce, e assicura che rinunciando alla sua visibilità (dal momento che non siamo puri spiriti ciò equivale alla rinuncia all’esistenza) la Chiesa avrebbe guadagnato in spiritualità e purezza.

Pio IX ha combattuto come un leone in difesa della “sua”verità. In decine di encicliche ha descritto a cosa corrispondevano nei fatti le belle e suadenti parole della propaganda liberale. Per evitare che il suo gregge rimanesse abbagliato dalla menzogna trionfante, a cominciare dal 1849 (costretto all’esilio, all’epoca della Repubblica Romana, ha preso carta e penna per raccontare ai cattolici cosa succedeva durante il supposto “risorgimento” della nazione. I massoni, ricorda il Papa, proclamano ai quattro venti di agire nell’interesse della Chiesa e della sua libertà. Si professano cristiani e pretendono dì rifarsi alla più pura volontà di Cristo. Le cose non stanno così: “noi desidereremmo prestar loro fede, se i dolorosissimi fatti, che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, non provassero il contrario”.

È in corso una vera e propria guerra, ammonisce il Papa: “da una parte ci sono alcuni che difendono i principi di quella che chiamano moderna civiltà, dall’altra ci sono altri che sostengono i diritti della giustizia e della nostra santissima religione”. L’obiettivo che i massoni perseguono è “non solo la sottrazione a questa Santa Sede ed al Romano Pontefice del “suo legittimo” potere temporale”, ma anche “se mai fosse possibile, la completa eliminazione del potere di salvezza della religione cattolica”.

Dalla dura guerra di religione scatenata durante il Risorgimento ad oggi le cose sono cambiate? Sotto tanti aspetti sì. Però c’è un inquietante particolare che indurrebbe a non esserne così sicuri: l’attitudine dei mezzi di comunicazione di massa a sostenere che l’atteggiamento della Chiesa nei confronti della massoneria è radicalmente mutato.

Così nel 1995 la più diffusa enciclopedia su dischetto – la Grolier Multimedia Enciclopedia scrive: “Il divieto ai cattolici di far parte di logge massoniche è stato cancellato nel 1983”. Così, ed è caso molto serio, il Corriere della Sera nel luglio dello scorso anno, in un’inchiesta pubblicata su Sette dal titolo “Il risveglio della Massoneria” Lindner, firmatario dell’articolo, sostiene: “L’istituzione ha dovuto fare sempre i conti con gli ostacoli frapposti dal Vaticano che solo nel 1983 ha tolto la scomunica”.

È vero l’esatto contrario: nel 1983 la Chiesa non ha cancellato nessuna delle centinaia di scomuniche comminate nel tempo contro la massoneria. La Chiesa ha fatto di più: nella Dichiarazione sulla Massoneria dei 26 novembre 1983 ha ribadito ad opera del card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che nulla è cambiato dall’epoca della prima censura contenuta nella bolla “In eminenti” redatta il 28 aprile 1738 da Clemente XII. Nulla di nuovo sotto il sole.


N.d.R. : oggi, ottobre 2019, si legge su articoli di stampa di qualunque ispirazione e su libri di giornalisti  e saggisti specializzati ( Gianluigi Nuzzi, Emiliano Fittipaldi ecc.), che la massoneria sarebbe profondamente infiltrata nella Chiesa Cattolica Romana e che Papa Francesco si sentirebbe “assediato”. Secondo molti, questo “assedio” sarebbe anche alla base dei motivi che hanno spinto alle dimissioni l’ex Papa Ratzinger.

Numero1754.

La Donazione di Costantino, bugia dalle gambe lunghe

Smascherato da Lorenzo Valla nel 1440, il falso documento, su cui per secoli la Chiesa fondò il proprio potere temporale, ha fatto la storia più di tanti documenti veri.

Ludovico Ariosto suggeriva di cercarla sulla Luna. Era lì, secondo la fantasia del poeta, che era andata a finire la Donazione di Costantino, il falso decreto imperiale che legittimava il potere temporale della Chiesa. Quando il paladino Astolfo va alla ricerca del senno di Orlando, si ritrova in una misteriosa valle lunare che custodisce quanto sulla Terra è andato perduto. Ci sono le lacrime e i sospiri degli amanti, la gloria e le corone degli antichi re. In mezzo, svetta una montagnola di fiori marci. A questo, secondo il poeta, si era ridotta la celebre Donazione: una cianfrusaglia lunare. Destino favoloso e irreale, per un testo che è l’apoteosi del falso. Un falso che ha fatto la storia più di tanti documenti veri.

Dal Medioevo in poi, tutte le volte che si discuteva il potere temporale della Chiesa, si finiva sempre per tirare in ballo la Donazione. Sono solo tremila parole, eppure hanno per secoli impegnato Papi e imperatori, filologi e giuristi, poeti e profeti. Il testo si presenta come una lettera dell’imperatore Costantino che prima racconta le circostanze (false anche queste) della sua conversione al Cristianesimo e poi conferisce alla Chiesa una serie di privilegi: il Papa potrà rivestire la porpora imperiale, Roma avrà il primato su tutte le sedi ecclesiastiche. E, soprattutto, avrà un suo regno terreno: Costantino regala al papato il dominio sull’Italia e su tutte le regioni occidentali dell’impero.

L’insigne umanista Lorenzo Valla non dovette faticare troppo per smascherare il falso. La Donazione, per esempio, attribuisce a Roma il primato su Costantinopoli. Ma com’è possibile, argomenta Valla, se Costantinopoli fu fondata solo nel 330, mentre il documento si pretende datato al 313? Valla era noto per il suo caratteraccio. Con la scusa della filologia, spara bordate durissime contro il papato. Il suo pamphlet, scritto nel 1440, è comunque passato alla storia come un modello di metodo filologico. Un frutto virtuoso dell’umanesimo, dove i lumi della ragione disperdono le leggende del Medioevo.

Il veleno del diavolo

In realtà, l’imperatore Ottone III aveva denunciato la Donazione come un falso già nell’anno 1001. L’aveva attribuita al diacono Giovanni, un dignitario ecclesiastico soprannominato «il monco», perché, in seguito a un’accusa di tradimento, gli erano stati mozzati il naso, la lingua e due dita della mano. Probabilmente la Donazione non è uscita dalle mani monche di Giovanni. Ma il vero autore è ancora ignoto. Forse gli autori furono più d’uno, forse il testo è stato riscritto e modificato in diverse occasioni, a partire da una prima versione databile all’VIII secolo.

Quello che è certo, è che il papato intuì la formidabile forza propagandistica della Donazione. Ancora nel 1493, infischiandosene della filologia del Valla, papa Alessandro VI, lo spregiudicato Roderigo Borgia, ritirò fuori la Donazione. La usò per rivendicare alla Chiesa il diritto di spartire tra Spagna e Portogallo le nuove isole scoperte l’anno prima da Cristoforo Colombo: se Costantino aveva concesso ai Papi il dominio su tutte le terre a Occidente di Roma, è ovvio che nel lascito rientrava anche l’America! Viceversa, i riformatori religiosi e i pauperisti che volevano riportare il Cristianesimo alla purezza originaria deprecavano la Donazione. La consideravano un dono avvelenato, che aveva inquinato la Chiesa, contaminandola con i beni mondani. Per questo, si raccontava, quando fu annunciata la donazione, si udì la voce del diavolo che gridava trionfante: «Oggi ho infuso il mio veleno nella Chiesa». Un punto di vista che influisce anche su Dante, il quale, pur ritenendo la Donazione genuina, la giudicava un errore e una sciagura.

La leggenda del miracolo

La Donazione è come una scatola cinese: un falso che ne contiene molti altri. Il testo, per esempio, inventa un profilo di Costantino che è del tutto immaginario. Il biografo più attendibile dell’imperatore, Eusebio di Cesarea, scrive che Costantino si convertì al Cristianesimo solo sul letto di morte. Viceversa, la Donazione narra una vicenda del tutto favolosa: un miracolo avrebbe portato fin dall’inizio l’imperatore sulla via della vera fede. A Costantino, ammalato di lebbra, i sacerdoti pagani avevano consigliato di ammazzare un congruo numero di bambini e poi farsi il bagno nel loro sangue. Ma i santi Pietro e Paolo appaiono in sogno all’imperatore e gli indicano un diverso lavacro purificatore, quello del battesimo. Costantino accetta di farsi cristiano e riemerge guarito dal fonte battesimale.

È falsificata pure la figura di Silvestro, il Papa a cui Costantino si rivolge nella Donazione. I documenti storici lo delineano come una figura scialba. Ma nella leggenda, accreditata dalla Donazione, Silvestro svetta come un gigante della fede. Ed è anche merito della Donazione se si è consolidato il culto di Silvestro come santo: quel santo che ancora oggi celebriamo nei veglioni di fine anno, il 31 dicembre, giorno della sua morte nell’anno 335.

Lutero indignato

La Donazione, insomma, sarà pur finita tra le cianfrusaglie lunari, come immaginava Ariosto. Ma, anche dopo essere stata smascherata, ha continuato a fare sentire i suoi effetti. Nel febbraio del 1520, a Wittemberg. un monaco tedesco legge avidamente le pagine di Lorenzo Valla, appena stampate in Germania. S’indigna per quella truffa colossale, per la bugia su cui è fondato il potere della Chiesa di Roma. «Non ho più alcun dubbio che il Papa sia l’Anticristo», scrive subito dopo a un amico. Quel monaco si chiamava Martin Lutero. La falsa Donazione continuava a fare la storia.

Numero1745.

I  DIECI  COMANDAMENTI

Versione diffusa nel contesto cattolico.

Sebbene l’originale ebraico compaia nelle Bibbie cristiane, in ambito cattolico ne esistono diverse versioni, tra le quali una ridotta, il cui scopo è quello di facilitare la memorizzazione per il destinatario della catechesi. La più diffusa è la seguente:

Ascolta Israele! Io sono il Signore Dio tuo:

  1. Non avrai altro Dio all’infuori di me.
  2. Non nominare il nome di Dio invano.
  3. Ricordati di santificare le feste.
  4. Onora il padre e la madre.
  5. Non uccidere.
  6. Non commettere atti impuri.
  7. Non rubare.
  8. Non dire falsa testimonianza.
  9. Non desiderare la donna d’altri.
  10. Non desiderare la roba d’altri.

Pochi, tranne gli addetti ai lavori, sanno che questa versione, sintetizzata e semplificata, proviene da due elencazioni bibliche contenute in “Esodo” e in “Deuteronomio”, che sono, anch’esse, leggermente diverse tra loro. Il testo di entrambe, sostanzialmente coincidente, è però significativamente più lungo e più ampio di quello Cristiano Cattolico, con un numero di articoli che sono ben più di dieci e con una esposizione ben più prolissa e dettagliata.

Ad esempio, a corollario del Comandamento 1, nel testo dell’Esodo si legge:
Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.

Vorrei che qualcuno spiegasse questo passaggio, che non compare nel testo Cattolico.
E, ancora, di seguito si legge:
Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai (gli idoli). Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 

A voi piace questo “Dio geloso”, e punitivo, come lui stesso si definisce? A me, assai poco.

In riferimento al Comandamento 2, nell’Esodo si legge:
Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Scusatemi, ma io non capisco cosa c’è di male a pronunciare il nome di un Dio (nelle preghiere e nelle invocazioni è lecito). “Invano” si riferisce forse alle imprecazioni o alle bestemmie? O, forse, a una mancanza di rispetto? Boh!

Per il Comandamento 3, si legge nell’Esodo:

Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.

Spiegatemi, per cortesia, perché, per noi, il giorno di festa è la Domenica (che vuol dire Giorno del Signore).
E poi, che cosa ci stavano a fare gli schiavi e le schiave nelle tribù Israelitiche, fuoriuscite dall’Egitto, perché, colà, esse stesse erano state schiave? Boh!

Il Comandamento 4 non ha bisogno di commenti.

Mentre, invece, il Comandamento 5 merita un duplice commento, a mio personale avviso.
Il divieto di uccidere risponde ad una “categoria” morale e mentale peculiarmente umana, dettata dal principio razionale, o ragionevole, della pacifica convivenza. Esso, infatti, non trova ospitalità nella “legge naturale”, che contempla il criterio della “legge della Giungla”,ossia la regola del “mors tua vita mea”. Questo, a premessa, per introdurre la seconda parte del mio commento.
Si leggano, per obiettività e serenità di giudizio, qua e là, le pagine, numerosissime, della Bibbia. Anche a caso. Si troveranno, ovunque, con una frequenza sorprendente, guerre, stragi, genocidi, stermini di popolazioni inermi, di donne vecchi, bambini, stupri di bambine, assoggettamenti in schiavitù, e tante altre nefandezze, ascrivibili proprio ai criteri del “mors tua, vita mea”.
A commetterli erano esattamente gli Ebrei delle tribù, guidate da Mosè e successori, a cui sulle tavole del Decalogo era destinati i Comandamenti.
Alla faccia del Comandamento 5!

Il Comandamento 6, nel testo sintetico Cattolico, dice di “non commettere atti impuri”.
Invece, i testi della Bibbia Ebraica dell’Esodo e del Deuteronomio dicono di “non commettere adulterio”.
C’è, a ragion veduta, una bella differenza!

La proibizione di “commettere adulterio” si riferiva al mantenimento di un ordine morale, sociale e civile, all’interno di una tribù di Israele, dove si sapeva tutto di tutti, perché vivevano a contatto di gomito ed altissimo era il pericolo di rivalità e faide, provocate a causa di “sconfinamenti” sessuali.
Ma il testo Cattolico parla, genericamente, di “atti impuri”, estendendo così ad ogni manifestazione o pratica sessuale, anche in privato ( rapporti al di fuori del matrimonio, masturbazione ecc.), l’anatema del Dio dall’alto dei cieli. Boh!

Sui Comandamenti 7 ed 8, non c’è niente da dire. Sono ovvietà contemplate in ogni ordinamento legislativo civile.

I Comandamenti 9  e 10 riguardano “desideri”.
Nel testo Cattolico sono sdoppiati gli argomenti di un solo pronunciamento, ad esempio, del Deuteronomio (quello dell’Esodo è quasi uguale) che dice:
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

A parte il bue e l’asino, che sono retaggio di pagine “bibliche” pastorali, si ripete, anche qui, la citazione degli schiavi come oggetto di possesso e di proprietà. Di certo non potevano essere schiavi Ebrei, ma gente catturata nelle sanguinose campagne belliche di questo feroce “Popolo di Dio”.

A proposito, quello che le traduzioni bibliche Cattoliche chiamano Dio, si riferisce a YAHWEH, che non era un Dio ma un ELOHIM.
Mi limito a rimandare la trattazione di questo argomento ai filmati numerosissimi, reperibili su YOU TUBE, sulle conferenze e sui testi di Mauro Biglino, un vero “guru” di questo eclatante, ma fondamentale, equivoco storico. (Invito a leggere il numero 1744 seguente)

Numero1744.

 

Mauro Biglino è studioso ed esperto di storia delle religioni. E’ stato traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo, collaborazione che si è conclusa una volta iniziata la carriera di scrittore in cui porta alla luce le sorprendenti scoperte fatte in 30 anni di analisi dei cosiddetti testi sacri che da sempre sono state omesse.
Dopo anni di traduzioni professionali ha iniziato a narrare in modo autonomo quanto trovato nei testi ebraici da cui derivano le bibbie che sono in uso per i fedeli.
Il metodo adottato consiste nel considerare valido ciò che trova letteralmente scritto senza procedere con interpretazioni o con l’utilizzo di categorie esegetiche particolari. Ne emerge un quadro coerente e chiaro che narra una storia concreta del rapporto tra un popolo e un individuo di nome Yahweh che aveva ricevuto l’incarico di occuparsene.

Ecco alcuni dei libri best seller più conosciuti di Mauro Biglino, letto e seguito in Italia da oltre 135.000 ricercatori della verità e pubblicato in 8 stati esteri:

  • Il Libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia (Uno Editori. Pubblicato anche in Germania, Francia, Repubblica Ceca, Lettonia, Paesi Bassi)
  • Il Dio alieno della Bibbia (Uno Editori. Pubblicato anche in Francia)
  • Non c’è Creazione nella Bibbia: (Uno Editori.Pubblicato anche in Francia)
  • La Bibbia non è un Libro Sacro (Uno Editori. Pubblicato anche in Croazia, Portogallo, Francia, Spagna)
  • L’Invenzione di Dio – DVD (Unoeditori-Macroedizioni)
  • La Bibbia non Parla di Dio (Mondadori)
  • Antico e Nuovo Testamento libri senza Dio (Uno Editori)
  • Il Falso Testamento (Mondadori)
  • La Caduta del Dei (Uno Editori)
  • La Bibbia non l’ha mai detto (Mondadori)
  • Resi Umani (Uno Editori)
  • Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia | Nuova Edizione (Uno Editori).
  • Le traduzioni di Mauro Biglino fanno tremare teologi, rabbini e monsignori in quanto, libere da dogmi e interessi di qualsiasi tipo, riportano senza filtri ciò che è contenuto nella Bibbia, presunto libro “divino” da sempre ritenuto sacro e ispirato da “Dio”.
    I suoi lavori hanno attirato l’attenzione di TV, Radio e personaggi dello spettacolo. Fra i numerosi media che lo hanno intervistato: Studio Aperto (Italia1), La strada dei miracoli (Rete 4), Adam Kadmon Revelation (Italia1), Mistero (Italia1), Ballarò, Radio 24, Radio Rai 2, Inception Network (Radio USA), Mistero Magazine, Affari Italiani, Ilsole24 ore.
    Mauro Biglino è intervenuto in centinaia di dibattiti, conferenze e convegni in tutta Italia e all’estero, come gli interventi nell’Aula Magna dell’Università della Svizzera italiana di Lugano, in Romania, in Portogallo, in Francia, in una conferenza organizzata dal consolato italiano, nel dibattito con i teologi del 2016 a Milano (condotto da Sabrina Pieragostini, Caporedattore di Studio Aperto) con il Prof. Daniele Garrone (Professore della facoltà valdese di teologia, uno dei maggiori esperti di teologia), Capo Rabbino di Torino Ariel di Porto, Don Ermis Segatti dell’università teologica di Torino, Mons. Avondios (Arcivescovo della Chiesa Ortodossa di Milano).
  • Qualche accenno sugli argomenti di questa “comunicazione controcorrente” :

Siamo vittime di un grande inganno?
Ci hanno raccontato una storia non vera?
La storia dell’umanità è da riscrivere?

La divinità, spiritualmente intesa, non è presente nell’Antico Testamento.
In particolare nella Bibbia, non c’è Dio e non c’è culto rivolto a Dio.
Ecco perché il libro di riferimento di Biglino afferma che “La Bibbia non è un Libro Sacro”.
Chi è intervenuto, nei secoli, a modificare la Bibbia?

Chi legge questo libro (e i molti altri sopra elencati) in merito alla Bibbia verificherà molte cose tra cui:

Abbiamo solo una delle Bibbie possibili.
Non sappiamo nulla su chi e quando l’ha scritta.
Ci è stata nascosta la vera natura dell’Albero della Vita.
Noi siamo degli OGM (Organismi geneticamente modificati).
Dio si stanca, si sporca, ha fame.
11 libri Biblici sono ufficialmente scomparsi.
La creazione dell’Uomo, intesa come atto divino, è falsa.
Il Peccato Originale è solo una favola.
Il Dio biblico non era il padre di Gesù.
Come si costruisce una religione.

Dalla prefazione di “La Bibbia non è un libro sacro”, di Sabrina Pieragostini :

La sensazione che le sue opere producono su chi, come me, ha avuto una normale educazione Cristiana, è identica a quella che si prova in cima ad una montagna, di fronte allo strapiombo: paura ed attrazione allo stesso tempo, perché sai che può essere pericoloso, ma la curiosità è più forte.
Leggere Mauro Biglino significa avere costantemente le vertigini.
Significa mettere in discussione tutte le nostre certezze, avvalorate da secoli di dottrina, di catechesi, di tradizioni popolari, costruite sulle fondamenta dell’Antico Testamento, come testo rivelato, dal quale Dio ha parlato all’ Umanità.
Ma quelle fondamenta sembrano sgretolarsi sotto i colpi di piccone di un’analisi testuale puntigliosa fino a diventare maniacale, che ne mette in rilievo ogni minima contraddizione ed elimina ogni sovrastruttura teologica.

Quello che resta, è un’altra storia, molto diversa da quella che ci hanno insegnato.

Indice :

Perché il libro ha questo titolo?
Introduzione : dalla Bibbia a Pinocchio.

La Bibbia è attendibile?
Le discordanze sul profeta Daniele e gli 11 libri ufficialmente scomparsi.
La vicenda di Davide e Golia : a chi credere?
La Bibbia deve essere presa solo per ciò che è, ossia uno dei tanti libri scritti dall’Umanità (alla stregua dell’Iliade o dell’Odissea, oppure de I Veda, il Mahabharata e il Ramayana N.d.R.).
Elohim, Yahweh e le incongruenze della tesi dogmatica.
Chi erano gli Elohim, che sono stati fatti diventare Dio? Che caratteristiche avevano e come agivano?
I Dieci Comandamenti : le incongruenze fra Yahweh e Mosè.
Ancora su Yahweh, il presunto Dio.
Altre ipotetiche entità spirituali : angeli, giganti, Satana e macchine volanti.
Quando Abramo scopre che Dio si stanca, si sporca, ha fame….
Come può nascere una religione da simili presupposti?
Dalla non – creazione, alla Croce: Adamo ed Eva non hanno dato origine all’Umanità.
Cosa dice la scienza che cerca il cosiddetto “anello mancante”?
Dove si colloca e in che cosa si concretizza il Peccato Originale.
Quello che ci è stato detto sulla Bibbia è falso?

Alcuni passaggi estratti dal libro “La Bibbia non è un Libro Sacro” :

…..questo lavoro,  non mi sento di definirlo un libro, bensì una “conferenza fatta alla tastiera”, anziché al microfono. Un excursus su veri temi compiuto con l’intento di evidenziare la questione di fondo che concerne il nostro rapporto con quel libro (la Bibbia) su cui mi pongo la seguente domanda :
I detentori della conoscenza hanno raccontato ciò che veramente contiene?
La risposta è, per me, scontata : assolutamente no !
Non si sono limitati a non raccontare, ma sono andati ben oltre e hanno deliberatamente e spudoratamente inventato ciò che non c’è.

Ecco il motivo della scelta di un titolo così assertivo e, all’apparenza, provocatorio.

Elohim non vuol dire Dio, è un attributo che letteralmente significa “legislatore supremo” ed è usato anche per sovrani e istituzioni umane : Mosè, David, Sinedrio ecc. ; ma può anche indicare qualcosa di veramente forte e maestoso. In Italiano, se si vuol dire “un’automobile bellissima”, si potrebbe usare l’espressione “un elohim (dio) di macchina”, in senso attributivo : una specie di enfatizzatore.
Sulla figura di Yahweh, rimando al Numero1743 seguente.

 

 

Numero1743.

CHI  ERA  YAHWEH

Il Dio Yahweh, sanguinario e vendicativo.

 

Nel leggere l’Antico e il Nuovo Testamento, a qualsiasi individuo dotato di un minimo di buonsenso verrebbe spontaneo domandarsi se i due testi parlano dello stesso “Dio”, tale è la contraddizione che emerge mettendo a confronto i personaggi.

La figura del biblico Yahweh non è certamente rassicurante: qualsiasi passo si prenda in esame lo può confermare. Dalla lettura – e mi riferisco alla versione canonica, senza andare a scomodare traduzioni diverse – emerge un dittatore inquietante, iracondo, sanguinario, vendicativo, cui salta la mosca al naso per un nonnulla e che non risparmia castighi tra i più atroci anche in presenza di disobbedienze lievi.

Ne sono testimonianza alcuni salmi, per esempio il 136, in cui si dice che «l’amore di Dio» è eterno  perché ha sterminato i popoli o i re nemici di Israele; troviamo la stessa situazione in altri infiniti versetti di Esodo, Numeri, Deuteronomio, Levitico, ecc., il cui elenco dettagliato è impossibile in questa sede, data la loro quantità, dove non fa altro che ordinare stragi e condanne a morte. Egli stesso si definisce «un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano» (Deuteronomio 5, 9).

Genesi: e Dio creò l’uomo e la donna, e li punì nei secoli dei secoli

Lo stesso libro che apre la Bibbia – Genesi – ci presenta subito un quadro della natura di colui che, molto più tardi, diventerà il cosiddetto Padreterno sponsorizzato da Paolo & soci e insisto col dire che mi attengo alla versione ufficiale, fornita da Santaromanachiesa, quella cui tutti i devoti sarebbero obbligati a credere senza eccepire.

Quel signore, dapprima “crea” l’uomo «a propria immagine e somiglianza», poi, quando si accorge che il poveretto si annoia tutto solo in quel vasto “Paradiso terrestre”, gli affianca una compagna, per fabbricare la quale addormenta il tapino e gli cava una costola (Genesi 2, 21-23).

Questa storiella – che nemmeno un bambino di cinque anni potrebbe bersi senza fiatare, se non fosse stato indottrinato fin dal suo primo vagito – continua in modo ancora più incredibile. La coppia – Adamo ed Eva – viene autorizzata a usufruire di tutto ciò che si trova nell’Eden, ma non deve nemmeno toccare un albero, detto «della conoscenza del bene e del male», pena: la morte.

Naturalmente i due disobbediscono: Eva, curiosa come tutte le donne, inizia a ronzare intorno all’albero proibito, viene convinta dal “serpente” che “Dio” aveva un secondo fine egoistico per vietare loro di assaggiare quei frutti (la tradizione parla di una mela, anche se non si sa bene il perché), la poveretta cede alla tentazione e convince anche l’uomo a fare altrettanto.

Ed è a questo punto che appare la prima “ira di Dio” della Storia: quel signore che aveva creato il mondo e i capostipiti del genere umano per un atto d’amore (perché è così che ce la raccontano), dà fuori di matto, caccia i due tapini dall’Eden, condannandoli a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte e, non ancora contento, estende il castigo su tutta l’umanità per omnia saecula saeculorum.

In Genesi 3, 1-24, che descrive la scena, quest’ultimo particolare non esiste: si parla solo di discendenza, ossia della diretta stirpe di Adamo ed Eva… che NON sono i capostipiti dell’umanità, come ben si evince nei versetti dove viene narrata la vicenda di Caino e Abele. E per dirla tutta, in Genesi non si parla nemmeno di Yahweh, che comparirà solo in seguito, ma di un generico “Dio”, il cui spirito, inizialmente «aleggiava sulle acque» (Genesi, 1, 2).

…E i millenni passarono: come San Paolo mi inventò il Messia

Trascorrono i millenni (chi dice due, chi quattro, ma non ha molta importanza) ed ecco che a un certo Paolo di Tarso serve un elemento che gli consenta di vendere al di fuori del mondo ebraico il prodotto che sta fabbricando intorno a un rabbi che una trentina di anni prima era stato crocifisso a Gerusalemme per ordine di Ponzio Pilato e che gli Ebrei avevano osannato come “messia”, colui che – fin dai tempi di Mosè e del suo patto con Yahweh – avrebbe dovuto liberare il Popolo eletto dalla schiavitù, che in quel momento storico è rappresentata dall’occupazione romana.

È Paolo a inventarsi il “peccato originale” e in tal modo riesce a raccontare ai gentili la favoletta del Dio che, accorgendosi di avere un po’ esagerato con il castigo, estendendolo all’umanità tutta (particolare che si inventa di sana pianta), sceglie (con un altro atto d’amore…) di inviare il proprio figlio unigenito a immolarsi sulla croce per la redenzione di tutti coloro che avrebbero creduto in lui. Evidentemente, quindi, il Dio di Paolo si è scoperto meno onnipotente di quanto credeva e possiamo anche legittimamente dubitare della sua sbandierata onniscienza.

Quello che Paolo propone ai suoi clienti è un “Dio d’amore” che si fatica a identificare con quello biblico, ma l’Apostolo delle genti è costretto a mantenere una continuità tra Antico e Nuovo Testamento se vuole conservare la fetta di mercato rappresentata dagli Ebrei. E partendo dalla sua operazione di marketing, verrà costruito il Cristianesimo, una religione che il rabbi Yehoshua (Gesù), Ebreo fino al midollo, del tutto estraneo a concetti spirituali, condannato a morte come malfattore, non si sarebbe mai lontanamente sognato di avallare.

Yahweh: tutto fuorché il Dio pieno d’amore inventato da Paolo

Allora torniamo alla domanda iniziale: è anche solo lontanamente possibile identificare Yahweh con il Diopadreonnipotente di Paolo, dei Vangeli e di tutto ciò che ne sarebbe derivato, portando a più di due miliardi i Cristiani nel mondo (dei quali i Cattolici sono la maggioranza)?

Dal mio punto di vista, certamente no, ma coloro che invece ritengono di rispondere affermativamente, perché abilmente indottrinati in tal senso, si prendano la briga di mettere a confronto i due personaggi leggendo integralmente Bibbia, lettere di Paolo e Vangeli, senza accontentarsi dei passi – sempre gli stessi, la maggior parte delle volte mutilati o decontestualizzati – che propina loro la liturgia.

Nell’Antico Testamento troveranno

– Yahweh che uccide il primogenito di ogni famiglia egiziana (Esodo 12, 29),

– che in Levitico 26, 27-29 esclama: «Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. Mangerete perfino la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie»,

– che condanna a morte un uomo per aver raccolto legna di sabato, disobbedendo a un suo ordine (Numeri 15,32-26),

– che dà precise istruzioni a Mosè nella guerra contro i Madianiti, puntualmente rispettate: «Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi» (Numeri 31, 17-18),

– che ha un atteggiamento sempre uguale nei confronti dei nemici («Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni[…] tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia», Deuteronomio 7, 1-2) e via discorrendo in una sequenza infinita di orrori e di massacri.

Il Dio del Nuovo Testamento, invece, sarebbe colui che agisce sempre e comunque per amore e sul quale si fonda il credo dei cristiani: avrebbe ordinato un solo sacrificio, scegliendo la vittima tra i membri della sua complicata famiglia, così da evitare le critiche, avrebbe fatto nascere suo figlio da una vergine per opera dello Spirito Santo e costui sarebbe vissuto una trentina d’anni praticamente in incognito , poi improvvisamente si sarebbe svegliato e avrebbe deciso, a malincuore, di obbedire al Padresuocheèneicieli, per redimere l’umanità da una colpa immaginaria. Dalla crudele e interessata praticità del tiranno biblico, inoltre, passiamo a un Dio spirituale, dalla promessa di un concreto territorio a quella evanescente di un “paradiso” non meglio identificato.

Cosa era accaduto al presunto Yahweh in 2000 o 4000 anni? Si era rammollito invecchiando? È evidente che le due figure non possono essere accomunate da alcunché!

Svincoliamoci dalle dottrine, e avanziamo nuove ipotesi…

Ma il vantaggio del libero pensiero, svincolato da ogni indottrinamento, è proprio quello di poter avanzare ipotesi anche apparentemente bizzarre.

Sappiamo che il “Dio unico” è un’altra delle tante invenzioni teologiche: ci sono innumerevoli testimonianze che lo confermano e lo stesso Paolo, inventore del cristianesimo, lo afferma nella prima lettera ai Corinzi: «E in realtà, anche se vi sono cosiddetti Dei sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti Dei e molti Signori, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene…» (1Cor. 8, 5-6).

Immaginiamo anche che questi «molti Dei e molti Signori» non fossero esseri incorporei, spirituali (è Paolo a ridurli così: gli Ebrei della Bibbia dialogavano faccia a faccia con gli Elohim), ma personaggi in carne e ossa, condottieri, piccoli o grandi governatori locali, magari tecnologicamente evoluti, uno dei quali era quello stesso Yahweh che aveva promesso la “Terra” a Israele in cambio della sua assoluta devozione.

E allora presumiamo che nel tempo intercorso tra la comparsa di Yahweh e la venuta di Cristo ci sia stato un avvicendamento: l’El degli Ebrei nella provincia di Siria al tempo dell’occupazione romana è un altro, meno sanguinario o forse solo più accorto, che ha preferito cambiare tattica per procurare la libertà al popolo di cui è, non si sa come, diventato il condottiero.

Ha mandato un funzionario di sua fiducia a ingravidare una fanciulla Ebrea sedicenne, con ogni probabilità accuratamente selezionata, dalla quale far nascere quel “Jehoshua ben Jusef al Nazri” che avrebbe dovuto guidare la ribellione e spazzare via i Romani dalla Galilea e zone limitrofe. Il Gesù evangelico e il suo entourage ci vengono presentati come giocondi predicatori Peace and Love, ma un’attenta lettura dei Vangeli canonici smentisce questa edulcorata versione: si trattava di una banda di accoliti, di una vera e propria setta che viveva alle spalle dei proseliti e predicava la rivolta. Infatti, si legge nel Vangelo di Luca 8, 13 : “Vi erano con lui i Dodici (Apostoli) e anche alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità : Maria Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre. Esse li servivano con i loro beni.”. Infatti, per i tre lunghi anni di predicazione del Cristo, tutta la combriccola non fa un’ora di lavoro e non guadagna un centesimo, ma vive senza stenti e senza miracoli. 

Il tentativo non ebbe successo, anzi: finì con l’arresto e la condanna a morte del “messia”; gli Ebrei in seguito avrebbero provato ancora tre volte a scrollarsi di dosso il giogo dell’Urbe con altrettante guerre (le Guerre giudaiche di cui parla Giuseppe Flavio) e sarebbero comparsi altri “messia”, con lo stesso scarso successo e la definitiva sconfitta. Ma intanto, Paolo e – dopo di lui –  i presunti evangelisti, avevano avuto il tempo di volgere a proprio favore una vicenda che di soprannaturale non aveva avuto alcunché, ma opportunamente manipolata, sarebbe riuscita laddove le armi avevano fallito, portando in pochi secoli alla caduta dell’Impero Romano.

Per concludere, lascio la parola ad Albert Einstein e a una frase che l’illustre scienziato scrisse in una lettera indirizzata al filosofo Eric Gutkind il 3 gennaio 1954: «Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo».

In sintesi, questo dice Mauro Biglino:

La Bibbia non parla di Dio, semplicemente perché parla di esseri in carne ed ossa, che vengono chiamati Elohim, e di uno, in particolare, Yahweh, che cammina, mangia, beve, si sporca, si lava, deve riposare, uccide in prima persona, dà ordine ai suoi di sterminare anche i parenti più stretti, impone il massacro di madri con i loro figli maschi, detta leggi ed ammazza chi non le rispetta, chiede sacrifici umani, ordina ecatombi di animali, annusa fumo (di grasso arrostito) per calmarsi, beve liquidi ubriacanti, insegna come si evita di riempire un accampamento di escrementi che lui non vuole calpestare, spartisce il bottino di guerra con i suoi sudditi,  in vergini e animali, elencati in precisi e ragioneristici verbali di spartizione, che sto leggendo nelle mie conferenze; (a questo proposito, sto per introdurre un tema spinosissimo, perché forse quello che voleva non erano solo vergini/ragazze, ma, in alcuni casi, bambine), insegna a prestare denaro ad interesse rendendo schiavi gli altri, è iracondo e contraddittorio, appare paranoico e monomaniaco, sembra presentare, talvolta, sintomi di disturbi mentali riconducibili alla schizofrenia….

Discutere sul significato di Elohim (che NESSUNO conosce con certezza) è assolutamente inutile e va bene per i filologi/teologi che hanno il bisogno disperato di affermare che significa DIO.
Io non ne ho alcun bisogno, perché la Bibbia è chiara, e quindi, mi faccio andare bene tutte le loro diverse interpretazioni.

Faccio due soli esempi:
GIUDICI 11,24 : Iefte, capo delle forze di Israele, dice al re degli Ammoniti:
“Il tuo Elohim Kamosh ti ha dato quelle terre, e tu te le tieni; il mio Elohim Yahweh ci ha dato queste terre e noi ce le teniamo”.
Tra i due Elohim (qualunque cosa significhi) non c’è alcuna differenza, hanno le stesse prerogative, gli stessi diritti e gli stessi poteri: non c’è un Dio superiore e uno inferiore per il capo dell’esercito d’Israele.

GENESI 35,1 : Elohim disse a Giacobbe. “Alzati, va a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare all’ EL (qualunque cosa significhi), che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello”.
Perché gli dice di costruire un altare a quell’EL che gli è apparso? Non dovrebbe essere sempre lui?
Più chiara di così la Bibbia non può essere!

Se leggete il Salmo 136, ricaverete questa convinzione:
Yahweh (qualunque cosa significhi) della Bibbia è un Elohim “misericordioso”, ma solo nei confronti del “suo servo Israele” e, per esserlo, ha ammazzato bambini innocenti, re, persone potenti….
Per fortuna, non può essere il “DIO Universale”: sarebbe una vera, spaventosa tragedia e la Bibbia sarebbe un guazzabuglio incomprensibile.
Ecco perché Elohim non può significare DIO nel senso che l’Occidente, figlio del pensiero Greco, attribuisce a questo termine.
L’ IMPORTANTE  È  CAPIRE  L’ INGANNO  COLOSSALE  CHE  SI  CELA  DIETRO  L’ AFFERMAZIONE:  ELOHIM = DIO  SPIRITUALE:.

Numero1742.

IDEOLOGIE  E  UOMINI

Tutte le ideologie, di qualsivoglia genere e in qualunque epoca, hanno avuto ed hanno una parte di ragione, o di verità, nei loro contenuti, nei principi di base, nei messaggi che sono stati elaborati e diffusi. Religioni, sistemi politici, sociali, economici, movimenti letterari, artistici, scuole di pensiero, filosofie e correnti, fondative o scismatiche, tradizionali o eretiche: tutte hanno un nucleo di verità, percentualmente quantificabile in base alla credibilità del messaggio, e alla credulità dei destinatari.
Molto dipende dal livello di preparazione culturale, dallo stato di benessere, o di precarietà, dalla caratura evolutiva degli individui recettori a cui esse vengono indirizzate e si riferiscono.
Per quanto queste ideologie si sforzino di fornire una visione globale, pregnante e onnicomprensiva dei propri assiomi, per inquadrare univocamente la realtà esistente, tuttavia molta parte delle affermazioni apodittiche che da esse promanano, sono parziali, limitate, a volte poco o niente probabili, credibili con difficoltà, se non con un atto di fede, con una apertura di credito : da qui la tentazione di ricorrere, aprioristicamente, al dogma.
Dogma è calare dall’alto un principio che deve essere accolto per vero e per giusto, senza esame critico o discussione.
Orbene, il dogmatismo, cioè il ricorso sistematico, a volte capzioso, a volte truffaldino, a propinare una “verità” preconcetta, preconfezionata, imbastardita da molte pastoie di interessi, anche loschi e partigiani, per imporre le proprie ragioni, palesemente o surrettiziamente, è un procedimento ad uso e consumo degli uomini.
Il dogma è una millanteria, una pratica sporca e scorretta, tanto più esecrabile, quanto più si tenti di imporla con la forza, o con una sorta di “mobbing” strisciante, come una pece o un muro di gomma.
Ma la storia ci insegna che gli uomini sono ricorsi, spesso e volentieri, a questo metodo, in tanto in quanto essi hanno concepito l’intento di costituirsi come “casta” per la gestione, spregiudicata e senza scrupoli, della “fede” di cui il dogma è un atto.
Ed ecco, allora, che la “verità rivelata” viene manipolata, a cura degli uomini della “casta” : viene “interpretata” a seconda dei vantaggi che, in primis, possono discendere ad essi stessi.
È ben vero, infatti, che quando una ideologia scende dalla fase teorica, o teoretica, a quella della pratica attuazione, cioè quando un principio, dal generale, deve essere applicato al particolare, viene a crearsi una casistica infinita di problematiche diverse, per il fatto che la realtà materiale è talmente diversificata che, purtroppo facilmente, si rende necessaria una “mediazione”.
Per questa “funzione”, per gestire le “norme attuative” o i “decreti delegati”, si arroga il ruolo e il compito una categoria di uomini che ne fanno un “esercizio di potere”.
Due esempi storici, sotto gli occhi di tutti: la Chiesa Cristiana Cattolica e il Comunismo Sovietico.

Numero1016.

Verrà un giorno, che l’uomo si sveglierà

dall’oblio e finalmente comprenderà

chi è veramente e a chi ha ceduto

le redini della sua esistenza:

a una mente fallace, menzognera,

che lo rende e lo tiene schiavo. . . . .

L’uomo non ha limiti

e quando, un giorno, se ne renderà conto,

sarà libero anche qui,

in questo mondo.

Giordano Bruno   (1548 – 1600).