Numero2992.

 

da  QUORA

 

Scrive Giancarmine Faggiano, corrispondente di QUORA

 

Come bisogna affrontare le nostre paure?

 

Le paure si affrontano con coraggio per vincerle e non trasformarle in angoscia.

È inutile somatizzare nel pensare al peggio.

Bisogna , invece, avere la consapevolezza che una paura è un’emozione e, se gestita adeguatamente, trasmette resilienza e coraggio in risposta alla funzione adattativa di fronte ad un ostacolo percepito come tale.

Essere in grado di superare le proprie paure, nelle difficoltà, diventa un’esperienza unica, perché consente di uscirne mentalmente rafforzati e più pronti per un’eventuale altra sfida psicologica futura.

È bellissimo credere di essere diventati più forti nei pensieri che governano le nostre azioni.

Così si rafforza l’autostima.

Numero2991.

 

da  QUORA

 

Scrive Simo, una corrispondente di QUORA

 

Cosa ti ha detto un prete che non dimenticherai mai?

 

In una delle rare confessioni che ho fatto, ho detto al prete di aver mentito a mio padre sul suo cancro terminale e sul fatto che stava morendo.

È stata una bugia concordata con mia madre che per me fu un atto d’amore, tenuto conto della sua fragilità di nervi e della sua facile tendenza alla depressione.

Si trattava di tre mesi di vita e finché è stato cosciente ho fatto del tutto per convincerlo che aveva una grave epatite, piuttosto che un tumore al fegato e che doveva fare delle terapie sperimentali.

Tutto questo solo per cercare di dargli più serenità possibile in quel breve tempo.

Di tutto ciò, il prete mi disse che avevo sbagliato e che ogni persona ha diritto di sapere che sta morendo.

Una risposta che mai e poi mai mi sarei aspettata da un uomo di chiesa che, a prescindere da ciò che poi realmente faccia nel suo privato (…), dovrebbe predicare l’amore verso il prossimo.

Ci sono rimasta talmente male, ma talmente male, anzi proprio di merda diciamolo, che non l’ ho mai dimenticato, né perdonato.

Eppure era un prete giovane e mi era sembrato anche molto appassionato e bravo.

Per fortuna non l’ho mai più rivisto, perché mi ha fatto veramente del male, poi detto da lui.

 

N.d.R.: ….dispensatori di terrorismo psicologico….secondo i dettami della Chiesa Cattolica Cristiana.

Numero2085.

 

A M O R E

 

L’amore è il bisogno di rendere felice la/il propria/o partner.

Assistere, sostenere, proteggere, rispettare l’altra/o, procurare, favorire il suo benessere e piacere sono atteggiamenti dello spirito che possono configurarsi come espressioni d’amore.

Se non senti questo impulso, probabilmente non si tratta di amore ma di qualcos’altro.

Se non fai felice lei/lui, non sei felice nemmeno tu.

E così scopri che amare un’altra persona è amare te stessa/o: la sua felicità è la tua.

È la forma di amore più raffinata, completa, universale che possa esistere.

Numero2984.

 

da  QUORA

 

Scrive Emanuele B., corrispondente di QUORA.

 

Comunicare per sedurre, coinvolgere, emozionare. Come si fa?

 

Punto uno: vestitevi bene. Vi dovete sentire a vostro agio con l’abbigliamento che indossate. Cercate di trovare il vostro stile, uno stile che possa rispecchiare quella che è la vostra personalità. Se vi sentite a vostro agio, già di principio partite bene. Se invece sentite che vi dovete vestire in una determinata maniera per sottostare a determinate regole sociali per cui andate in un dato posto e dovete mettervi la giacca che però vi fa sentire a disagio, ecco, diciamo che non va bene. Dunque, vestirsi bene non significa vestirsi eleganti ma vestirsi in un modo che vi rappresenti.

Secondo punto: tenete d’occhio la respirazione. Quando siete a casa, cercate di dedicare 10 minuti al giorno a fare dei respiri lunghi e profondi. Questa pratica vi aiuterà a rilassarvi e a trovare una maggiore connessione con voi stessi, ma soprattutto a disconnettervi da quella radio che continua tutto il giorno a trasmettere rumore nel vostro cervello. Dedicate 10 minuti al giorno a disconnettervi da tutto il resto.

Consiglio numero tre: fatevi dei video con il telefono. Può sembrare una cavolata, ma il primo esercizio è proprio questo. Provate a registrare delle conversazioni fittizie, magari a mezzobusto. Così riuscite a capire finalmente come gli altri vi vedono e potrete comprendere dove migliorarvi. Tutti abbiamo provato il famoso discorso davanti allo specchio, ma farlo registrando è un altro conto. Registrando potrete riguardarlo più e più volte e migliorarvi.

Punto quattro: parlate più lentamente del solito. Anche questo può sembrarvi un esercizio strano, ma le persone con carisma sanno trasmettere tranquillità con le loro parole e l’intonazione della loro voce. Spesso le persone si fanno travolgere da quella che è l’emozione, per cui si parla troppo rapidamente e questo può trasmettere ansia e agitazione. Esercitatevi parlando al rallentatore e scandendo le sillabe molto lentamente per 15 minuti al giorno. Quando siete con gli altri rallentate la vostra parlantina, se vi accorgete di essere agitati. Se provate a farlo tutti i giorni di sicuro la vostra comunicazione migliorerà.

Punto cinque: ecco un altro esercizio importante per l’autoimmagine e il carisma che ho imparato da un’intervista a Oliviero Toscani, famoso fotografo di fama internazionale. Come aumentare la consapevolezza di noi stessi? Guardandosi allo specchio nudi 10 minuti al giorno, in silenzio. Solo così abbiamo la consapevolezza del nostro corpo e solo così possiamo iniziare a dialogare realmente con noi stessi.

Punto sei: per aumentare il carisma inoltre datevi delle piccole sfide quotidiane. Provate ad attaccare bottone con il barman o ad aiutare uno sconosciuto, oppure a chiedere un consiglio a un cameriere.

Insomma, provate a fare qualcosa che vi faccia uscire dalla vostra zona di comfort. Cambiate strada per andare al lavoro, cantate, imponetevi di fare qualche chilometro di cyclette e così via. Piccole sfide quotidiane. Ciò non vuol dire fare i fenomeni, ma fare semplicemente qualcosa che solitamente non fate, vale a dire, ad esempio, cambiare il bar dove prendete il caffè la mattina. Uscire dalla vostra quotidianità vi farà aumentare il carisma.

Regola sette: riguardo ai rapporti interpersonali, stretta di mano decisa, sempre. Questo perché il linguaggio non verbale è potentissimo. Dovete essere sempre decisi quando vi interfacciate fisicamente con qualcuno. Pensiamo anche agli abbracci, alle pacche sulle spalle e alle strette di mano: devono essere atti vigorosi, perché solo così trasmettete carisma. Certo, non è che dovete stritolare qualcuno, però quanto è brutto quando vi danno la mano ed è tutta moscia?

Consiglio numero otto: apritevi, non tenete un atteggiamento di chiusura. Fate comunicare il vostro corpo, soprattutto la parte superiore. Date un senso di apertura e non di chiusura. A me, che accumulo molto sulle spalle la tensione, ci sono voluti anni per riuscire ad aprirmi. Se però state un po’ ingobbiti comunicate che siete un po’ sfigati, un po’ chiusi. Dunque, cercate di avere un atteggiamento di apertura.

Punto nove: non tergiversate. Quando vi trovate di fronte a una decisione, anche piccola, (oppure esprimete il vostro parere su qualcosa) non tornate sui vostri passi, non cambiate idea. Questo è un potente indicatore di personalità: se dite di sì è sì, se dite no è no. Dovete essere sicuri di quello che dite. Non fate passi indietro per soddisfare l’altro, perché altrimenti perderete gran parte dei punti guadagnati durante l’atto comunicativo.

Punto dieci: quando siete nel panico, ascoltate. Se vi sentite sopraffatti dall’emozione fate parlare l’altra persona, fate delle domande. Così facendo prendete tempo, vi calmate e l’altra persona sarà soddisfatta della vostra curiosità, perché l’argomento preferito di chiunque è parlare di se stessi. Dunque, usiamo questa tecnica a nostro favore e se siamo nel panico facciamo parlare l’altro così prendiamo tempo e l’altro è soddisfatto.
Il messaggio di far parlare l’altro è che si ha voglia di ascoltare e si è interessati, anche se in realtà ve la state facendo sotto!

Punto undici: fate molte domande. Questo è collegato al punto precedente. L’ascolto dev’essere sempre attivo. Fare delle domande, anche indirette, permette di conoscere l’altro e di soddisfare la sua voglia di parlare. Così potete organizzare meglio la conversazione. Fate domande indirette: anziché dire “Ciao come stai?” potete dire “Ciao ti vedo molto allegra … immagino che tu abbia passato una buona serata”.

Punto dodici: parlate meno di voi stessi. Chi ha carisma non ha bisogno di parlare sempre di sé stesso. Non fate monologhi, perché le persone con carisma si focalizzano sull’altro. Più state in silenzio attivo e più le vostre parole avranno un impatto. Ricordo l’adagio di Nanni Moretti: “Mi si nota di più se non vengo alla festa o se vengo e me ne sto in disparte?”. Silenzio, per poi dire cose sensate parlando meno di sé stessi.

Punto tredici: quando avete intenzione di parlare di voi stessi fate uso di quello che chiamo ‘storytelling relazionale’. Trasmettete i vostri valori attraverso aneddoti e racconti. Non dite “Io sono una persona coraggiosa” ma cercate di raccontare una storia in cui il meta messaggio evidenzi le vostre qualità e i vostri valori. Lo storytelling relazionale, ossia raccontarsi e valorizzarsi attraverso le storie, è importante perché è il modo migliore per coinvolgere il nostro interlocutore e allo stesso tempo raccontare qualcosa di noi.

Consiglio quattordici: torniamo agli esercizi da fare in solitaria: quando potete cantate. Cantare e ballare, anche in doccia, aiutano a sbloccarsi e lasciarsi andare.

Punto quindici: durante una conversazione, portate la discussione sui vostri argomenti. Appena vi è possibile cercate di portare l’interlocutore su argomenti a voi vicini, cercate di creare comunanza. La comunanza crea ispirazione e la conversazione diventerà più avvincente.

Punto sedici: Lasciatevi trasportare. Non siate troppo cervellotici, non pensate a quello che dovete dire, non siate iperattivi a livello mentale, rilassatevi. Chi ha carisma è rilassato, ascolta e contribuisce alla conversazione con argomenti di qualità. Non parlate solo per parlare. Parlate quando avete qualcosa da dire, ma soprattutto ascoltate. Se dovessimo fare una sorta di proporzione: 80 ascoltate e 20 parlate. Ma quel 20 deve esplodere perché la persona che avete di fronte si sente ascoltata e può nascere un ping-pong comunicativo interessante. Fate per primi il passo di ascoltare e di fare domande. Interessatevi, perché le persone con carisma questo fanno.

Punto diciassette: se vi sentite a disagio verbalizzatelo, ditelo. Questo è un trucco utilizzato da molti speaker a inizio presentazione. Provate a dire che vi sentite tesi o a disagio, perché questo mette l’interlocutore in uno stato connettivo con voi. Non dovete vergognarvi di dirlo. Solo una persona forte dimostra di poter esprimere il proprio disagio. Questa cosa me la insegnò mia zia quando ero bambino e stavo per preparare l’esame delle medie. Mi disse che se fossi stato in crisi per una domanda dell’orale avrei potuto provare a dire “Chiedo scusa mi sento un attimo a disagio, potrebbe ripetermi la domanda?”. Così avrei preso tempo e ci avrei potuto pensare. Questa è una tecnica che ho utilizzato in tutti gli esami dell’università: dire di essere un po’ teso o un po’ nervoso. Verbalizzare il disagio non vi uccide e non uccide neanche l’altro.

Punto diciotto: scherzaci su. Quando siamo molto nervosi diventiamo goffi. A quel punto scherziamoci su. Vi aiuterà a scaricare la tensione, ad alleggerirvi.

Punto diciannove: sfruttate il lato sensibile che è in voi. Se vi ritenete persone sensibili avete un plus che può fare breccia in molte persone e non dovete vergognarvi di dirlo, dovete vederlo come un pregio. Questo vostro lato sensibile vi permette di connettervi in modo più autentico con gli altri, ma soprattutto il vero alfa è colui che non ha paura di mostrare i propri punti deboli. Solo una persona con grande consapevolezza e grande carisma è in grado di esprimere la propria sensibilità.

Punto venti: dovete leggere molto ogni giorno perché vi permette di avere sempre nuovi argomenti di discussione e di ottenere un vocabolario più ricco e una visione del mondo più completa. Alla lettura io sostituisco gli audiolibri che sono un sostituto molto intelligente, perché vi permettono di ascoltare libri e informazioni interessanti mentre fate altro. Informatevi bene, leggete, ascoltate audiolibri e podcast.

Punto ventuno: quando dovete comunicare ricordatevi che non state facendo nulla di male. Comunicare è vivere e la vita è fatta di comunicazione. Se non comunicate e vi tenete le cose per voi rischiate di diventare ‘morti dentro’. Convincetevi che l’atto comunicativo è sempre lecito. Basta imparare la comunicazione emozionale, ossia fare un ragionamento a monte chiedendosi che emozione si vuole intaccare, quali siano le parole giuste per esprimersi, in che momento e in quali termini illustrare un dato concetto. Di comunicazione non è mai morto nessuno, al massimo vi rifiutano. Il rifiuto è la cosa che terrorizza l’essere umano, ma bisogna imparare a fregarsene perché la persona che rifiuta non sta giudicando voi ma solo quell’approccio comunicativo.

Desensibilizzarsi al rifiuto è la cosa più intelligente che potete fare in ambito seduttivo.

Punto ventidue: penultimo punto e tema mistico. I vostri limiti non vengono visti dagli altri. I vostri interlocutori non hanno lo specchio magico e non riescono a leggervi nel pensiero. Probabilmente nessuno vi ritiene goffi o senza carisma, è solo una vostra credenza limitante. Provate a chiedere a dieci vostri conoscenti se siete goffi in comunicazione e quale sia stata la loro prima impressione su di voi. Questo è importante. Vi accorgerete che nessuno vi dirà che siete degli sfigati, sono credenze vostre. A meno che la cosa non sia conclamata gli altri non se ne accorgeranno.

Il punto ventitré è il più importante tra tutti: rimanere sempre sé stessi. Non possiamo sempre vincere. Alcuni sono bravi in certe cose, altri in altre. Magari non sarete dei bravi comunicatori, però esiste sempre margine di miglioramento. Tutti possiamo imparare a connetterci in modo più autentico. Essere sé stessi è la cosa migliore. Però se siete stati voi stessi fino ad ora e state leggendo questo articolo, probabilmente avete una spinta a migliorarvi.

Numero2983.

 

da  QUORA

 

Scrive Matteo Dossi, corrispondente di QUORA

 

Come faccio ad uscire dalla COMFORT ZONE?

 

La comfort zone, nota anche come “zona sicura”, è uno stato psicologico in cui tutto ciò che circonda una persona risulta essere familiare e privo di incognite, motivo per cui il soggetto tende a non correre rischi derivanti da un cambiamento nella propria vita.

Quali sono i più grandi problemi derivanti da questa situazione? Primo per ordine e per importanza vi è il fatto che, evitando di correre rischi si perderanno un’infinità di occasioni che avrebbero potuto cambiare la propria vita; in secondo luogo, il continuo rimorso e il rimuginare per le occasioni non sfruttate può portare ad aumentare notevolmente i livelli di stress e ansia.

Un esempio di questa situazione? Quello del dipendente non soddisfatto del proprio lavoro ma che non trova il coraggio di lasciare tutto per andare a inseguire il proprio sogno.

Ovviamente, in alcuni casi le possibilità di scelta sono purtroppo molto poche (una famiglia a proprio carico, una situazione economica non facile, etc.), però purtroppo spesso è la pigrizia la causa che non permette di lasciare questo porto sicuro. Vediamo quindi come fare per invertire questa tendenza negativa.

Alcuni semplici consigli per uscire dalla zona sicura

  1. Le abitudini spesso si creano poiché in passato le cose andavano bene in quel modo. Bisogna però rendersi conto e ammettere che così ora non può più funzionare. Una volta presa coscienza della propria situazione, si sarà pronti a partire;
  2. Incomincia con un qualcosa di semplice: scegli un’azione, anche piccola e non troppo importante, che ti ha sempre spaventato e parti da quella. Ti servirà per trovare il coraggio per iniziare il tuo percorso;
  3. Fatto il primo passo, prova a fare un qualcosa di nuovo ogni giorno. Questo ti permetterà di prendere via via più confidenza con questa nuova situazione e di proiettare un’immagine sempre più positiva di “te” nel futuro;
  4. Agisci in modo da essere semplicemente quello che sei. Non fingere di essere un’altra persona, non costringerti a diventare quello che non vuoi davvero, altrimenti ti ritroverai in una situazione peggiore di quella di partenza.

Conclusione

La fase più complessa è sicuramente quella iniziale, ma una volta che si sarà riusciti a slegare le catene mentali che ti tengono vincolato, il percorso sarà in completa discesa.

Numero2982.

 

da  QUORA

 

Scrive Paolo Pelizzon, corrispondente di QUORA

 

Perché Jung sostiene che la psiche continua a vivere dopo la morte?

 

Perché l’anima è una Energia con capacità pensante che, appunto, ánima il nostro corpo fisico per il tempo di questa incarnazione.

L’ANIMA, è LA PSICHE e, la psiche, NON è la psicologia.

Le reincarnazioni, sono indispensabili per l’evoluzione dell’anima.

Fra di noi, uomini incarnati, le differenze di livello evolutivo possono essere abissali, molti si trovano ad uno stadio di animali parlanti, altri sono delle menti illuminate.

Sono appunto questi uomini evoluti che, avendo raggiunto uno stato di coscienza elevato. ancora inaccessibile alla maggioranza, avendo pure raggiunto la Conoscenza Istintiva, la Lucidità e Libertà Mentale, attingono la loro sapienza istantaneamente dal Mondo della NON PAROLA, totalmente oscuro ed imperscrutabile agli ignoranti e, soprattutto, ai fanatici religiosi .

Il Mondo Spirituale è infinito ed eterno. Da là proveniamo e là ritorneremo.

Numero2981.

 

da  QUORA

 

Scrive Sandro Stefanelli, corrispondente di QUORA.

 

Il detto popolare “TROMBA DI CULO SANITÂ DI CORPO” ha qualche validità scientifica?

 

Sin da quando il mondo aveva
fra i  viventi Adamo ed Eva
era in voga in tutti quanti
di coprirsi il davanti,
mai nessuno pensò, strano,
di coprirsi il deretano.

Le scoregge più discrete
conturbavan la quiete
ed allora i dolci suoni
trapassavano i calzoni.
La scoreggia di gran gloria
si è coperta nella storia.

Pur Augusto Imperatore
scoreggiava a tutte l’ore
e la corte assai perfetta
scoreggiava senza fretta
e persino in casi gravi
scoreggiavano gli schiavi.

Si racconta che Tiberio
scoreggiasse serio serio,
che Caligola il tiranno
scoreggiasse tutto l’anno
e più d’una ogni mattina
ne facesse Catilina.

Marco Tullio in Campidoglio
le lasciava con orgoglio
e non eran certo poche
domandatelo alle oche;
e perfino le Vestali
ci spegnevano i fanali.

Ciceron per ore intere
chiacchierava col sedere,
quelle poi di Coriolano
si sentivan da lontano
e con schiaffo sulla trippa
scoreggiava pure Agrippa.

Muzio Scevola e Porsenna
ne portarono per strenna
alle feste d’Imeneo
ove il console Pompeo
e più ancora il gran Lucullo
scoreggiavan per trastullo.

Scoreggiava Roma intera
da mattina sino a sera,
scoreggiava in grande stile
anche il sesso femminile;
mentre invece Cincinnato
le faceva in mezzo al prato.

Scoreggiò Napoleone
anche al rombo del cannone
“La battaglia non si perda”
e Cambronne rispose “merda”,
ch’è la cosa più sicura
se c’è in mezzo la paura.

Scoreggiava come un tuono
Cleopatra dal suo trono,
mentre invece Agrippina
le faceva in sordina
e Cornelia ai suoi gioielli
ne faceva dei fardelli.

Le faceva senza posa
Messalina lussuriosa;
scoreggiava assai felice
la dolcissima Beatrice
ed il sommo padre Dante
le annusava tutte quante.

Le scoregge del Boccaccio
ti lasciavano di ghiaccio.
Scoreggiava pure Tasso
imitando il contrabbasso.
Mentre invece il Machiavelli
sradicava gli alberelli.
Ed il gran poeta Alfieri
scoreggiava giorni interi..

Il gran Volta con la Pila
le faceva sempre in fila,
Scoreggiava Paganini
per far ridere i bambini,
mentre il buon Pascal rideva
proprio mentre le faceva.

Di Archimede dir si suole,
che oscurasse pure il sole,
mentre a colpi di pennello
le faceva Raffaello
ed il grande Cimarosa
la faceva rumorosa.

Dopo quanto è stato detto
non si può chiamar difetto,
se noi pure qualche volta
le facciamo a briglia sciolta.
Perciò è logico e prescritto
che scoreggi il sottoscritto.

Numero2980.

 

G I O C O    C O N    L E    P A R O L E    (curiosità paradossali)

 

AMBASCIA = oppressione spirituale, accoramento stringente, grave difficoltà di respiro.

Allora, perché si dice: AMBASCIATOR  NON  PORTA  PENA ?

E ancora.

Se la terra è rotonda (o tondeggiante) e non piana (o piatta),

allora, perché viene considerata un pianeta?