Prediligi chi cerca
la verità, ma diffida
di chi la trova.
Voltaire (Francois-Marie Arouet)
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
Prediligi chi cerca
la verità, ma diffida
di chi la trova.
Voltaire (Francois-Marie Arouet)
Chi riesce a farti
credere delle assurdità
può farti
commettere atrocità.
Voltaire (Francois-Marie Arouet)
da WIKIPEDIA
L’ ESPERIMENTO DI ASCH
Un esempio di scheda utilizzata nell’esperimento. La linea di sinistra è la linea di riferimento, le tre linee a destra sono le linee di confronto.
L’esperimento di Asch è stato un esperimento di psicologia sociale condotto nel 1951 dallo psicologo polacco Solomon Asch.
L’assunto di base del suo esperimento consisteva nel fatto che l’essere membro di un gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni visive di una persona. L’esperimento si focalizzava sulla possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni di dati oggettivi, senza ricorrere a false informazioni sulla realtà o a distorsioni oggettive palesi. Il lavoro di Asch influenzò Stanley Milgram (che fu allievo di dottorato dello stesso Asch) e le sue successive ricerche.
Il protocollo sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 collaboratori/complici dello sperimentatore all’insaputa dell’ottavo (soggetto sperimentale), si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo sperimentatore presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza in ordine decrescente mentre su un’altra scheda vi era disegnata un’altra linea, di lunghezza uguale alla prima linea della prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni “normali”, alla terza serie di domande i complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e palesemente errata.
Il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o penultimo, in un’ampia serie di casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in maniera scorretta, conformandosi alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima di lui. In sintesi, pur sapendo soggettivamente quale fosse la “vera” risposta giusta, il soggetto sperimentale decideva, consapevolmente e pur sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione esplicitata dalla maggioranza. Solo una piccola percentuale si sottraeva alla pressione del gruppo, dichiarando ciò che vedeva realmente e non ciò che sentiva di “dover” dire.
Nell’esperimento originale di Asch, il 25% dei partecipanti non si conformò alla maggioranza, ma il 76% si conformò almeno una volta alla pressione del gruppo (ed il 5% dei soggetti si adeguò ad ogni singola ripetizione della prova).
CONFORMISMO
Con il termine conformismo si fa riferimento a un atteggiamento o tendenza ad adeguarsi o omologarsi a opinioni, usi e comportamenti pre-definiti e politicamente o socialmente prevalenti. Questo atteggiamento si può notare ad esempio nel modo di vestire o nel comportamento, o anche nelle idee e nei modi di pensare. Questo atteggiamento viene definito in psicologia con il termine conformità.
In ambito sociale si definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera espressione soggettiva in modo più o meno marcato, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo, sia di idee e di aspetto esteriore che di regole, alla forma espressa dalla maggioranza o dal gruppo di cui è parte.
L’origine del conformismo risiede molto spesso nella radice animale dell’essere umano che attinge le sue paure dalla solitudine fuori dal branco. È una sorta di comportamento mimetico: l’individuo si nasconde nell’ambiente sociale nel quale vive, assumendone i tratti più comuni, in termini di modi di essere, di fare, di pensare. Il senso di protezione che ne deriva rafforza ulteriormente i comportamenti conformisti.
L’atteggiamento opposto al conformismo viene definito anticonformismo e consiste quindi in un rifiuto delle idee e dei comportamenti prevalenti.
Infatti, normalmente, le persone non conformiste hanno già sviluppato un livello di coscienza diverso che permette loro di poter sfidare i comportamenti comuni senza soffrirne.
Solitamente si hanno personalità non conformiste negli artisti, negli scienziati, nei filosofi, negli intellettuali, negli statisti e nei santi, quindi in tutti coloro che si danno la possibilità di libera espressione di sé stessi fuori dalla forma già predefinita dall’ambito sociale e storico in cui vivono.
L’antropologo francese René Girard ha svolto uno studio approfondito delle dinamiche di imitazione reciproca tra gli esseri umani, che a livello sociale conducono appunto al conformismo e ad altri automatismi di notevole importanza. Nel quadro teorico di Girard, l’imitazione è la caratteristica fondamentale dell’essere umano (teoria mimetica). Girard rivela quindi che dietro ogni pretesa di anticonformismo si nasconde un altro comportamento conformista: l’anticonformista, che non sopporta di ammettere la sua somiglianza con gli altri esseri umani, si appoggia alla massa per sollevarsi al di sopra di essa, ma in questo movimento si lascia ispirare (imita, si conforma a…) quegli “anticonformisti” che lo hanno preceduto, nel suo o in altri campi e inoltre dimostra la sua dipendenza da quella massa che disprezza tanto: senza massa da cui distinguersi, non si ha niente da cui distinguersi.
In psicologia sociale, accanto al concetto di conformismo, vi è quello di obbedienza, laddove l’obbedienza implica anche conformismo. È attraverso la socializzazione che le persone imparano a conformarsi a certe norme e a obbedire a certe figure di autorità. A tal proposito Stanley Milgram ha proposto quattro concetti chiave con i quali mettere in evidenza tali assunti. Questi concetti si ravvisano in: gerarchia (fra persone di status diseguale vige usualmente un rapporto di obbedienza, fra persone di pari status emerge il conformismo), imitazione (l’obbedienza non comporta imitazione, il conformismo sì), contenuto esplicito (comandi espliciti si associano all’obbedienza, richieste tacite ed implicite presuppongono conformismo) e volontarietà (chi obbedisce fa riferimento all’obbedienza nello spiegare il loro comportamento, chi si conforma fa riferimento alla volontarietà). Tali concettualizzazioni sono state criticate per la loro riduttività, ma al contempo danno una visione efficace del rapporto tra conformismo e obbedienza.
Sono oggetto di studio gli effetti della comunicazione di massa sul conformismo. Risale agli anni settanta del Novecento la teoria della spirale del silenzio sviluppata da Elisabeth Noelle-Neumann, fondatrice, nel 1947, dell’Istituto di Demoscopia di Allensbach (Institut für Demoskopie Allensbach) a Magonza. La tesi di fondo è che i mezzi di comunicazione di massa, ma soprattutto la televisione, grazie al notevole potere di persuasione sui riceventi e quindi, più in generale, sull’opinione pubblica, siano in grado di enfatizzare opinioni e sentimenti prevalenti, mediante la riduzione al silenzio delle opzioni minoritarie e dissenzienti.
Nello specifico, la teoria afferma che una persona singola è disincentivata dall’esprimere apertamente e riconoscere a sé stessa un’opinione che percepisce essere contraria alla opinione della maggioranza, per paura di riprovazione e isolamento da parte della presunta maggioranza. Questo fa sì che le persone che si trovino in tali situazioni siano spinte a chiudersi in un silenzio che, a sua volta, fa aumentare la percezione collettiva (non necessariamente esatta) di una diversa opinione della maggioranza, rinforzando, di conseguenza, in un processo dinamico, il silenzio di chi si crede minoranza.
Uno degli effetti della spirale del silenzio è l’esercizio, da parte dei mass-media, di una pervasiva funzione conformista di omologazione e conservazione dell’esistente, ostili al rinnovamento delle sensibilità, dei gusti, delle opinioni.
Rispetto al conservatorismo, si aggiunge qui un ulteriore elemento aggravante: essendo i mezzi di comunicazione di massa, per loro stessa natura, schiacciati sulla dimensione contingente del tempo presente, e incapaci di elaborare ed esprimere una visione e una coscienza storica, la spinta al conservatorismo e all’omologazione che essi sono in grado di promuovere si presentano anche privi di qualsiasi spessore e di alcuna consapevolezza storica.
N.d.R. : adesso abbiamo capito, io per primo, su quale mensa sono andati a gozzovigliare gli “influencer”, abili mestatori senza scrupoli, pronti e preparati a devitalizzare lo spirito critico individuale, imponendo ideologie, gusti e comportamenti standardizzati e pilotati, ovviamente, a proprio vantaggio.
A N C O R A S U L L A P A U R A.
La gente ha paura
di quello che non capisce,
o di quello che non conosce,
o di quello che non vede.
Create un Dio e di esso
l’uomo avrà paura,
perché non lo vede.
Ogni spiegazione è superflua
oppure opinabile.
La prima volta
che tu mi inganni
la colpa è tua,
ma la seconda volta,
la colpa è mia.
Proverbio Arabo.
L A S C I E N Z A
La Scienza è Scienza
quando sa separare
ciò che conosciamo
da ciò che crediamo di conoscere.
Confucio.
I S T R U Z I O N E A L C O N S U M I S M O
Sono sempre più di moda
le armi di distrazione di massa.
N.d.R.: Le più recenti tendenze dell’indottrinamento consumistico prevedono che il popolo bue venga bombardato da offerte implementate attraverso l’allenamento e l’assuefazione alla DIPENDENZA da ogni forma di consumo. Un esempio su tutti. Una volta i film erano episodi singoli: consumato uno, una volta, bastava. Poi, ci hanno presentato i sequel, cioè la prosecuzione della storia del primo episodio, Qualche rara volta, addirittura, i prequel, cioè ciò che era successo prima dell’episodio proposto. Adesso, in televisione, per il business delle fiction, tutto si propina a furia di SERIAL con una decina di puntate non tutte assieme, all’inizio, ma a distanza di una settimana fra una puntata e l’altra, in modo da stimolare la curiosità di vedere ciò che succede alla prossima puntata. Gran lavoro per la fantasia degli sceneggiatori, ma gran disgrazia per gli utenti che vengono assuefatti alla DIPENDENZA dalla curiosità. Diventeranno, perciò, consumatori perfetti.
Perché le dipendenze, tutte le dipendenze, dal fumo, dall’alcol, dalla droga, dal sesso, dal gioco, dal cibo, dalle mode, dai comportamenti, ecc., si manifestano sempre e soltanto attraverso gli stessi canali neuronali del cervello umano. E quei signori lo sanno, lo sanno bene. Ci stanno istruendo, subdolamente e surrettiziamente, alla schiavitù compulsiva, ossessiva, devastante di stimoli di cui, pian piano, non possiamo più fare a meno.
Ci vogliono drogati. E noi non ce ne accorgiamo.
M I R A C O L O
Luigi Garlaschelli (Pavia, 22 Giugno 1949) è un chimico, divulgatore scientifico, accademico, scrittore ed esperantista Italiano.
Il suo campo di divulgazione scientifica principale sono i miracoli e i fenomeni insoliti che spesso hanno spiegazioni pseudoscientifiche.
La Sindone di Torino, le stigmate, i fuochi fatui, il fachirismo, i cerchi nel grano, la Madonnina di Civitavecchia, il presunto miracolo di Bolsena sono alcuni degli argomenti di cui si è occupato con rigore scientifico, con risonanze anche internazionali.
Fra gli altri si è occupato anche del cosiddetto “Miracolo di San Gennaro”.
Egli ha ottenuto chimicamente il cosiddetto “sangue miracoloso” mescolando il cloruro di ferro con il carbonato di calcio.
Il composto, lasciato riposare, gelatinizza cioè diventa solido, coagulato. Se è mosso senza scosse, esso resta fermo. Ma basta agitarlo leggermente, oppure dargli un colpo secco ed ecco che ridiventa liquido.
È proprio questo che l’Arcivescovo di Napoli, 3 volte l’anno, fa con l’ampolla reliquario. Prima la gira sottosopra e il sangue solido non si muove. Poi, con qualche piccola scossa, ottiene la liquefazione e, attraverso l’oblò trasparente, si vede il sangue fluidificato.
Garlaschelli ha ottenuto lo stesso risultato con il composto chimico descritto sopra.
Relazione tra convenzioni, bias cognitivi e abitudini.
Il bias cognitivo (pronuncia inglese [ˈbaɪəs]) o distorsione cognitiva è un pattern (modello) sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nei processi mentali di giudizio. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.
I bias cognitivi sono forme di comportamento mentale evoluto: alcuni rappresentano forme di adattamento, in quanto portano ad azioni più efficaci in determinati contesti, o permettono di prendere decisioni più velocemente quando maggiormente necessario; altri invece derivano dalla mancanza di meccanismi mentali adeguati, o dalla errata applicazione di un meccanismo altrimenti positivo in altre circostanze. Questo fenomeno viene studiato dalla scienza cognitiva e dalla psicologia sociale.
L’etimologia del termine bias è incerta: in italiano arriva dall’inglese, col significato di “inclinazione”, ma a sua volta discende dall’antico francese biais e ancora prima dal provenzale, col significato di “obliquo” o “inclinato”.
Il bias è una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio. La mappa mentale di una persona presenta bias laddove è condizionata da concetti preesistenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi.
Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un’ideologia, un’opinione e un comportamento. È probabilmente generato in prevalenza dalle componenti più ancestrali e istintive del cervello.
Dato il funzionamento della cognizione umana, il bias non è eliminabile, ma si può tenerne conto “a posteriori” (per esempio in statistica e nell’analisi sperimentale) o correggendo la percezione per diminuirne gli effetti distorsivi.
Un’applicazione alla sociologia è il modello di propaganda, che vuole spiegare le distorsioni (dette media bias) delle notizie nei mezzi d’informazione.
In ogni momento della vita l’individuo deve utilizzare le proprie facoltà cognitive per decidere cosa fare o per valutare la situazione che ha di fronte. Questo processo è influenzato direttamente dai seguenti fattori:
Se da una parte questi fattori consentono di prendere una decisione in tempi piuttosto brevi, dall’altra ne possono minare la validità.
La correttezza può dipendere da ulteriori fattori, tra cui, ad esempio, il tempo disponibile per acquisire informazioni o per prendere una decisione.
Ogni persona cerca di valutare la situazione presente in funzione delle esperienze passate, omettendo le differenze ove possibile, al fine di poter riutilizzare gli stessi criteri adottati in una situazione passata simile. Omettere tali differenze può essere determinante nell’invalidazione della valutazione finale.
L’individuo tende a omettere certi parametri se nella sua cultura di appartenenza tali aspetti sono visti come tabù, mentre tenderà ad esaltare il ruolo di quelli che sono ritenuti valori positivi.
Il cervello agisce sulla base di mappe o schemi mentali validi per affrontare larga parte delle situazioni. Esiste, però, un certo numero di situazioni che possono essere affrontate correttamente solo uscendo dalle mappe mentali consolidate. L’individuo che si limita a utilizzare tali mappe cade in errore quando affronta nuovi scenari.
La paura di prendere la decisione errata può portare a prendere la decisione errata, per il famoso paradosso della profezia che si autoavvera.
L’ancoraggio è un metodo euristico psicologico che descrive la propensione a prendere decisioni basandosi sulle prime informazioni trovate. Secondo questo metodo, gli individui cominciano da un punto di riferimento implicito (l’àncora) e vi fanno aggiustamenti per raggiungere la propria valutazione. Per esempio, il primo prezzo offerto per un’automobile di seconda mano imposta lo standard per il resto della negoziazione, nel senso che un prezzo inferiore sembra ragionevole anche se è comunque superiore al valore dell’automobile. Oppure una caratteristica da considerare diventa talmente dominante in un tutto più ampio tale da informare tutte le sue parti: ad esempio una persona non viene considerata per la sua interezza ma in quanto donna, uomo, nero, bianco, criminale, poliziotto, prima di qualsiasi altra cosa si possa pensare di questa.
L’ancoraggio influisce sul processo decisionale nelle negoziazioni, nelle diagnosi mediche e nelle sentenze giudiziarie.
L’apofenia, nota anche come patternicity, o agenticity, è la tendenza umana a percepire pattern significativi tra dati casuali. L’apofenia è ben documentata come razionalizzazione per il gioco d’azzardo. I giocatori d’azzardo immaginano di vedere pattern nei numeri che compaiono in lotterie, giochi di carte o roulette. Una delle manifestazioni di questo fenomeno si chiama gambler’s fallacy.
La pareidolia è la forma visiva o uditiva dell’apofenia. Si è ipotizzato che la pareidolia combinata con la ierofania fosse d’aiuto nelle società antiche a organizzare il caos e limitare l’entropia al fine di rendere intelligibile il mondo.
Il bias di conferma è un fenomeno cognitivo al quale l’essere umano è soggetto. È un processo mentale che consiste nel selezionare le informazioni possedute in modo da porre maggiore attenzione, e quindi maggiore credibilità, su quelle che confermano le proprie convinzioni e, viceversa, ignorare o sminuire quelle che le contraddicono.Questo processo, se abilmente sfruttato, è uno strumento di potere sociale, in quanto può portare un individuo o un gruppo a negare o corroborare una tesi voluta, anche quando falsa. A tal proposito può farsi riferimento al concetto di argomento fantoccio.
Un altro tipo di bias cognitivo è lo hindsight bias (Bias del senno di poi), che consiste nell’errore del giudizio retrospettivo. Lo hindsight bias è la tendenza delle persone a credere, erroneamente, di aver saputo prevedere un evento correttamente, una volta che l’evento è ormai noto. Il processo si può sintetizzare nell’espressione: “Ve l’avevo detto io!”. Nella cultura popolare questo processo ha preso forma, nel tempo, con il proverbio “Del senno di poi son piene le fosse”.
Con “bias di risultato” s’intende la tendenza a rileggere il passato sulla base di conoscenze acquisite in momenti successivi che modificano la qualità della visione di quello stesso passato.
Se un argomento è supportato da dettagli con informazioni vere e magari importanti, ma non pertinenti o legate all’argomento, questo viene valutato più convincente. Si tende cioè a considerare implicitamente una qualche forma di correlazione con le informazioni vere aggiuntive anche quando, a pensarci bene, non c’è.
Bias di memoria
Esistono molti tipi di bias di memoria, tra cui:
Nella scienza sperimentale e applicata, i bias costituiscono dei fattori psicologici che intervengono nella verifica delle ipotesi, influenzando ad esempio la registrazione dei risultati. Possono essere d’origine culturale, cognitiva, percettiva, e tendono in particolare a confermare una certa previsione al di là di quella che può essere l’evidenza.
Il bias può essere considerato come un errore sistematico. Nelle pubblicazioni scientifiche si cerca di escludere queste distorsioni tramite la revisione specialistica (detta peer review).
Molte ricerche scientifiche, soprattutto nel campo delle scienze sociali, sono viziate dal fatto che i risultati dei test rappresentano solo una piccola fetta di popolazione mondiale, chiamata con l’acronimo WEIRD (Western, Educated, Industrializated, Rich, Democratic), ovvero persone occidentali, istruite, ricche e democratiche. Tale distorsione prende il nome di WEIRD bias.
Il meccanismo del bias può essere utilizzato al fine di ottenere un vantaggio nella negoziazione e/o nella vendita. Il settore della pubblicità si basa largamente sull’uso di bias piuttosto che sulle reali capacità dei prodotti offerti.
Il negoziatore o il venditore possono far cadere il cliente in una trappola cognitiva utilizzando tecniche che fanno leva sui fattori di bias. Al fine di indurre il cliente a cadere in trappola, il venditore può accorciare i tempi, fare leva sul contesto culturale e sulle credenze del compratore e fornire informazioni addizionali, non sempre veritiere, che hanno lo scopo di oscurare le informazioni già a disposizione del compratore.
Anche le truffe ai danni delle persone anziane si basano sull’innesco di trappole cognitive. Gli anziani tendono infatti a essere più soggetti a cadere nel bias, a causa della minore adattabilità dei processi cognitivi.
Così come nessuno può
essere costretto a credere,
nessuno può essere
costretto a non credere.
Sigmund Freud.
Seguire solo la fede
è seguire ciecamente.
Benjamin Franklin.
La religione non è
altro che l’ombra
gettata dall’universo
sulla intelligenza umana.
Victor Hugo.
Quando una persona
vuole approfittare di te,
ti dice soltanto
quello che vuoi sentire.
Victor Hugo.
Quando mostri la luna
ad un bambino,
lui vede solo il tuo dito.
Proverbio Africano.
Le verità della religione
non sono mai capite così bene
come da quelli che hanno perso
la capacità di ragionare.
Voltaire.