Numero2036.

 

L’  E R O T I S M O

 

Ahimé, è il contrabbando

della nostra vergogna.

Noi lo viviamo quando

trasgredire bisogna,

 

però, persino amando,

sembra quasi una rogna:

e l’istinto nefando

finisce nella fogna.

 

Perché c’hanno insegnato

che il piacere è brutto

e godere in privato

è, nonostante tutto,

 

pur sempre un peccato

e l’amore è distrutto

come fosse un reato,

o come fosse un lutto.

 

Le rime che ho trovate,

da modesta  poesia,

non sono ricercate

come fosse un’elegia:

 

non le considerate

frutto di fantasia,

ma siano ricordate

perché senza ipocrisia.

 

Numero2034.

 

M O T T E T T O :    D O L C E T T O    O    S C H E R Z E T T O.            (Rappetto)

( ovvero “Il sogno di un uomo ridicolo”     di   Fjodor  Dostoevskij )

 

Non concordo con il detto

che a tavola ed a letto,

non si deve aver rispetto.

Provo, in questo poemetto,

a spiegare il mio concetto.

Quando a tavola mi metto,

io non cado nel vizietto

di fare un gran banchetto,

altrimenti, sono schietto,

per me, come a Caporetto,

è un nefasto trabocchetto.

Debbo stare circospetto,

sobrio, umile e corretto:

è in gioco il mio aspetto

di dinamico vecchietto.

Ma se faccio il furbetto,

come fossi un giovinetto,

se del cibo prediletto

ogni eccesso mi permetto,

di mangiare io non smetto

e mi faccio lo sgambetto

per quel vizio maledetto.

Per sembrare un fighetto,

a rinunce son costretto:

ogni giorno un fioretto!

 

Ma, quando sono a letto

con l’ignobile progetto

di cantare un bel duetto,

beh, allora, lo ammetto,

io non faccio l’angioletto,

ma divento un diavoletto:

le rinunce non le accetto.

Già ho fatto il chierichetto,

quando ero un ragazzetto,

Ora che sono un ometto,

e il peccato è negletto,

mi comporto da maschietto

senza tema o preconcetto.

Già intravvedo il sorrisetto

di chi nutrirà il sospetto

che sembro un po’ bulletto:

son sicuro, ci scommetto!

Ma, per gioco o per diletto,

a costui farò un dispetto

e, alla fine del sonetto,

gli suggerirò un precetto,

con un ultimo versetto:

se vuoi essere perfetto,

parco, a cena, e poveretto,

ma, spregiudicato a letto.

 

N.d.R.   Ogni riferimento a persone o situazioni reali è puramente casuale o ….. improbabile.

 

 

Numero1996.

 

L E   D O N N E   E   LA   C H I E S A

 

Il Cristianesimo, come il Giudaismo e l’Islamismo, è stato progettato per realizzare un altro punto fondamentale del Ordine del Giorno Rettiliano: la soppressione dell’energia femminile, cioè del legame intuitivo con i livelli superiori della nostra coscienza multidimensionale. Se sopprimi la tua energia femminile, la tua intuizione, spegni la tua coscienza superiore e finisci per essere dominato dalla coscienza inferiore.
Così facendo, non puoi accedere alla tua più elevata dimensione di amore, saggezza e conoscenza, e sei in balia di informazioni “manipolate” che ti bombardano occhi ed orecchie.
È questo il motivo per cui la Confraternita Babilonese ha cercato di creare un mondo in cui l’energia maschile fosse dominante, almeno a livello superficiale. L’atteggiamento che noi definiamo da “uomo macho” è quello tipico di una persona privata dell’energia femminile e, quindi, profondamente squilibrata.
Notate che, nel Credo Niceno di Costantino, non vi è alcun riferimento alle donne. Si dice che Dio si è incarnato in Gesù “per noi uomini e per la nostra salvezza”.
Il Cristianesimo fu una roccaforte maschile fin dalle sue fondamenta, creata per sopprimere  la riequilibrante  energia femminile. I padri fondatori della Chiesa, come Quinto Tertulliano, bandirono le donne dall’ufficio sacerdotale, proibendo loro persino di parlare in chiesa.
Fu solo al Concilio di Trento, nel 1545, che la Chiesa Cattolica decise ufficialmente che anche le donne avevano un’anima, e questa decisione fu presa con un margine di soli 3 voti!
I semi di questo dogma antifemminile tipico della Chiesa Cristiana si riscontrano anche in quello specchio del Cristianesimo che è lo Zoroastrismo, la setta del profeta (mitico Dio-Sole) Zoroastro.
Questa religione nacque, ancora una volta, in Persia, in una zona oggi appartenente alla Turchia, dove sorgono le montagne del Taurus e la città di San Paolo, Tarso.
(N.d.R. Si vede che, da quelle parti, era diffusa questa mentalità).
Zoroastro mostrava un violento atteggiamento misogino e affermava che “nessuna donna può entrare in Paradiso, eccetto quelle che si sottoponevano al controllo da parte dell’uomo e che consideravano Signori i loro mariti“.
Quest’intera filosofia è quasi una ripetizione letterale del Brahamanesimo, l’orrendo credo induista introdotto in India dagli Ariani molti secoli prima.
San Paolo continuò ad attuare il suo piano ostile alle donne, in conformità con i dettami Cristiani, aprendo la strada alla tremenda persecuzione delle donne che si consumò nei quasi duemila anni successivi.
Tra le perle di San Paolo si legge:

“Mogli, sottomettetevi ai vostri mariti, poiché il marito è il capo della moglie, come Cristo è capo della Chiesa. Ora, se la Chiesa si sottomette a Cristo, allo stesso modo le mogli si devono sottomettere, in ogni cosa, al marito“.
(N.d.R.   Cristo non era il capo di nessuna Chiesa. È stato proprio Paolo di Tarso a fondare la Chiesa Cristiana, ma non aveva il mitico carisma di Cristo. Inoltre trovo il parallelismo del tutto fuori luogo, capzioso e arrogante).

E:

“Non tollero né che una moglie educhi, né che usurpi l’autorità dell’uomo, ma solo che resti in silenzio”.

Sant’ Agostino di Ippona, come la maggior parte dei personaggi della Chiesa, proveniva dall’Africa del Nord.
Da giovane nutrì insaziabili voglie sessuali, ma, all’età di 31 anni, dopo la presunta conversione al Cristianesimo, cambiò drasticamente condotta di vita e decise che il sesso era una cosa orrenda. Sapete, un po’ come fanno i fumatori quando smettono. Non permetteva a nessuna donna di entrare in casa sua se non accompagnata, e questo valeva persino per sua sorella. Ma non riuscì ad escogitare un modo alternativo di procreare, per cui fu costretto ad accettare il sesso, per evitare l’estinzione dell’umanità.
Tuttavia, insistette sul fatto che, per nessuna ragione, esso dovesse essere una fonte di piacere.
Io ci ho provato, ma non funziona.
Ma questa era l’idea della sessualità che aveva Agostino:

“I mariti amino le loro mogli, ma le amino castamente. Indugino nella carne solo nella misura in cui ciò è necessario per la procreazione dei figli. Dal momento che non è possibile generare figli in alcun altro modo, dovete abbassarvi a ciò contro la vostra volontà, poiché questo è  il castigo di Adamo”.

Queste posizioni portarono, per gradi, all’imposizione del celibato al clero da parte di Papa Gregorio VII nel 1074.
Esatto, oggi nella Chiesa Cattolica i sacerdoti sono celibi perché questo è quello che ha deciso un Papa un migliaio di anni fa, e un’infinità di bambini, violentati da uomini di Chiesa, frustrati e squilibrati, ne hanno pagato le conseguenze.
Agostino collegava il sesso al peccato originale, all’idea, cioè, che nasciamo tutti peccatori, poiché discendiamo da Adamo ed Eva. Gesù, secondo la sua teoria, fu l’unico a nascere senza peccato originale, poiché fu concepito da una vergine.

Miliardi di persone sono state controllate e manipolate in questo modo, poiché il Credo Cristiano ha insinuato la paura, il senso di colpa e la violenza nel profondo dello spirito umano.
A dire il vero, anch’io credo nel peccato originale. Alcuni dei miei “peccati” sono stati molto originali.
Se dovete proprio peccare, fatelo in modo originale, questo è ciò che vi dico.

David  Icke         Il segreto più nascosto.

 

N.d.R.    Mi piacerebbe raccogliere qualche commento da parte delle rappresentanti del gentil sesso.

Numero1850.

Ho letto “GENERAZIONE  SEX”, un testo divulgativo evidentemente in materia di sesso, scritto da Paul Joannides & Goofy Foot Press. Press vuol dire “stampa”; Foot vuol dire “piede” e Goofy è un aggettivo che significa “eccentrico, bizzarro, balzano”: Goofy Foot è un termine strettamente tecnico legato al mondo del surf. Così si definisce l’azione del surfista quando guida la tavola con il piede destro in avanti, anziché col sinistro (piede giusto). È un modo per orientarsi diversamente rispetto all’onda.
Insomma, Goofy Foot Press significa pressapoco Stampa Alternativa o Controcorrente. Tanto per dire che il taglio editoriale del libro è assolutamente anticonformista e bandisce i parrucconi della medicina e della morale, per dire tutto quello che si può sapere oggi sul sesso, senza peli sulla lingua e senza ipocrisia. Come piace a me.
È anche ben illustrato con espliciti ed eleganti disegni, più vicini all’arte che alla pornografia. Non è un libercolo, ha ben 700 pagine.

Riporto qualche curioso e, per me, interessante passaggio.

Ogni cultura ha la sua definizione di cosa sia maschile, femminile ed erotico.
Ecco alcuni esempi del modo in cui tali definizioni varino a seconda della cultura e dell’epoca.
Nei paesi mussulmani, le donne si coprono dalla testa ai piedi quando devono apparire in pubblico. A Hollywood, le donne appaiono in pubblico con indosso poche molecole di tessuto nero elesticizzato, che serve più a provocare che a coprire. Le donne di Hollywood ritengono che le loro controparti mussulmane siano prigioniere del sesso, mentre le donne mussulmane ritengono che le vere prigioniere siano quelle di Hollywood. Per un osservatore neutrale, potrebbe trattarsi di un pareggio. Una lettrice dice che nessuna delle due è prigioniera del sesso, perché entrambe usano il sesso per controllare le persone che le circondano!

In Giappone, è normale che la gente si spogli nuda e faccia il bagno assieme. Nessuno giudica erotico o scandaloso questo genere di nudità, ma Dio aiuti due giapponesi che osano baciarsi in pubblico.
Nella nostra società è esattamente l’opposto; non c’è nulla di male nel baciarsi in pubblico, mentre esibirsi nudi è un crimine perseguibile.
Kim Edwards è una donna che ha insegnato inglese per due anni in un paese islamico integralista, per poi trasferirsi in Giappone. Nei paesi islamici, un corpo femminile esposto viene considerato strumento del diavolo e, di conseguenza, le donne si coprono dalla testa ai piedi per salvare le anime degli uomini. Dopo due anni vissuti in quel paese islamico, la signorina Edwards riferisce di aver iniziato letteralmente ad odiare il proprio corpo.
Quando, finalmente, si trasferì in Giappone, rimase sconvolta nel constatare che veniva trattata come una persona normale, a prescindere da ciò che indossava. Poteva persino fare il bagno nuda ai bagni pubblici, cosa per cui sarebbe stata lapidata nel paese islamico in cui viveva prima.

Negli Stati Uniti, non è affatto insolito che una ragazza di 18 anni, non sposata, abbia rapporti sessuali. Tra i più tradizionalisti fra gli arabi mussulmani, cristiani, drusi ed ebrei di posti come la riva occidentale del Giordano, in Palestina, o nella Striscia di Gaza, una ragazza che fa una cosa del genere rischia di essere brutalmente assassinata dai suoi stessi parenti per aver danneggiato “l’onore della famiglia”. Questo genere di omicidio, detto “d’onore”, viene sostenuto dall’intera famiglia della ragazza, nonché dagli abitanti del villaggio. Persino la madre e la sorella sarebbero d’accordo, per proteggere il nome della famiglia.

In Africa, quasi 80 milioni di donne sono state mutilate da piccole con il taglio brutale del clitoride e delle labbra interne. Questo genere di “operazione chirurgica” viene considerata un passaggio importante per l’ottenimento dello status di donna e, in molti casi, viene praticata dalle madri stesse.
Nel mondo occidentale, se una madre facesse una cosa del genere a sua figlia, verrebbe messa in galera. Naturalmente, le donne africane potrebbero controbattere che l’infibulazione ha lo stesso valore, dal punto di vista cosmetico e della femminilità, della nostra inclinazione alle plastiche chirurgiche al seno e chissà cosa penserebbe una donna africana di interventi come la liposuzione.

Nei quartieri ispanici di Los Angeles, molti uomini non si sentono tali finché non hanno messa incinta una donna (le hanno “dato un figlio”). Allo stesso modo, molte ragazze di cultura ispanica non si sentono realizzate finché non hanno messo al mondo un figlio. Trenta chilometri più ad ovest, nei Pacific Palisades e a Malibù (in California), avere un figlio è l’ultima cosa che una giovane coppia desidera. Se la ragazza rimane incinta, in molti casi, si ricorre all’aborto. Inoltre, una donna di Malibù si preoccuperebbe del fatto che potrebbe perdere il fisico, in molti casi anoressico, mantenuto negli anni con tante fatiche e rinunce, mentre una donna di cultura ispanica sarebbe felicissima della sensazione di pienezza data dal pancione.

Gay e lesbiche.

Molti pensano che gli uomini gay e le donne lesbiche siano simili, solo perché sono entrambi omosessuali. Poveri sciocchi. Per darvi un’idea di quanto possano essere diversi, eccovi una statistica.
Negli Stati Uniti, la maggior parte degli uomini gay ha contatti sessuali con almeno 100 partner diversi nel corso di una vita, mentre la media delle donne lesbiche va da due a cinque partner.
Inoltre, fra gli uomini gay meno del 20 percento ha fatto sesso con una donna, mentre fra le donne lesbiche oltre l’80 percento ha fatto sesso con uomini.
Secondo la sessuologa Ira Reiss, è impossibile stabilire lo stereotipo della donna lesbica.
Fra gli uomini gay, sono stati scoperti tratti distintivi di personalità e percorsi comuni che conducono all’omosessualità, mentre, fra le donne lesbiche, la Reiss è riuscita a scoprirne ben pochi.
Nella nostra “normale” società, le donne si possono abbracciare, tenere per mano e ballare tra loro, e ciò non viene considerato sintomo di omosessualità.
E gli uomini?
“Tempora mutantur et nos mutamur in illis”.
“I tempi cambiano e noi cambiamo con loro”. (N.d.R.)

Numero1806.

Oggi, nella giornata contro la violenza sulle donne, sento e vedo sui telegiornali, che in Italia un Italiano su quattro pensa che la colpa della violenza dei maschi sulle donne è da attribuirsi al modo con cui queste si vestono, si atteggiano e si rendono disponibili.
Questa convinzione, per fortuna largamente minoritaria, fa ridere.
È una esecrabile panzana!
Per onestà intellettuale, riferisco che, un giorno, ho chiesto ad una gentile e ben agghindata rappresentante del sesso femminile se le donne si vestissero in modo “glamour” o provocatorio per eccitare le fantasie dei maschi o per far schiattare d’invidia le concorrenti femmine.
Indovinate cosa mi ha risposto l’interpellata!
Da parte mia, riporto la scritta che ho letto su un cartello di manifestanti femmine a Londra, comparsa su un reportage giornalistico :

A dress

is not

a “yes”.

 

Un vestito

non è

un “sì”.

Mi pare una considerazione obiettivamente intelligente!

Numero1708.

In una piccola isola dell’Indonesia, per incentivare le nascite, che erano scarse, l’amministrazione locale aveva deciso di emettere un francobollo con l’immagine della vagina. Ma, a ragion veduta, furono costretti a rinunciare.
Pensarono che ci sarebbe stato il rischio che i maschi avrebbero leccato il francobollo dal lato sbagliato.

Numero1452.

La più grande poetessa dell’antichità è, fuor di dubbio, Saffo.

Saffo nacque ad Eresos, nell’isola di Lesbo, oggi Mitilene, in Grecia. La data di nascita non è certa: c’è chi dice nel 640 prima di Cristo e chi nel 610. E, comunque, a parte l’incertezza sulla datazione della nascita, molte altre cose non storicamente definite circondano la biografia della nostra, a causa dell’alone romanzesco che vi aleggia. Nasce da famiglia nobile ed ha tre fratelli. A causa delle faide da guerra civile che sconvolgevano l’sola per il predominio politico, è costretta all’esilio, con la famiglia, in Sicilia, probabilmente a Siracusa o Akragas (Agrigento). Torna nel luogo natio, dopo circa 10 anni. Si dedica a scrivere poesie, comporre versi sarà tutta la sua vita, assieme ad un’altra attività: dirige un “tìaso”, una sorta di collegio gineceo, dove le giovani fanciulle delle migliori famiglie aristocratiche dell’isola ricevono una educazione assolutamente particolare. Presso la scuola, le allieve vengono preparate alla vita matrimoniale, con lezioni di economia domestica, non solo, ma anche di educazione ai valori che la società aristocratica di allora richiedeva ad una donna: l’amore, anche quello fisico, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, la musica, la danza, l’eleganza raffinata dell’atteggiamento. Anche in Giappone, le Geishe, le moderne “escort” o “entraineuse”, ricevono una preparazione simile per esercitare il ruolo di accompagnatrici di uomini, nelle sale da tè, ma non certo per fini matrimoniali.
Archeanassa, Atthis, Arignòta, Dike, Eirène, Mègara, Girinno, Tenesippa, Mica: questi i nomi di alcune allieve del “tìaso”. che è anche centro religioso e culturale, dedicato al culto della dea Afrodite (dea della bellezza). Qui, gli strettissimi, quotidiani, rapporti fra l’insegnante e le allieve spiegano la “nomea” che vi si sviluppassero anche “licenziosità” di carattere omosessuale, che hanno avuto, da sempre, la denominazione di “lesbiche” o “saffiche”. Di Saffo ci è rimasto poco: un “Inno ad Afrodite” con il testo intero e circa 200 frammenti, molti dei quali solo interpretabili “ad sensum”.
Però, Saffo ha scritto molto, 8 o 9 libri di poesie, con diverse tipologie di metri poetici adoperati: odi in distici di pentametri, odi in distici saffici, odi in asclepiadei maggiori, carmi ed epitalami: questi erano composizioni destinate alla celebrazione dei matrimoni ed erano molto frequenti nella produzione poetica di Saffo. Infatti, a molte delle sue allieve che, terminato il percorso formativo/educativo, lasciavano la scuola per andare a sposarsi, la nostra poetessa dedicava canti epitalamici (in lode al matrimonio). In essi traspare, in forma lirica e struggente, un empito sentimentale, a volte ricambiato, a volte no, di passione e di amore per le fanciulle, che si allontanavano da lei, ma le descrizioni di atti fisici fra donne sono poche e oggetto di dibattito.
Probabilmente, il fatto va inquadrato secondo il costume dell’epoca e secondo i valori etici e sociali della cultura greca, come forma prodromica di un amore eterosessuale, cioè una fase di “iniziazione” per la futura vita matrimoniale.
Nel “tìaso”, si imparava e rispettava il culto della dea dell’amore, Afrodite. Ricordiamo, per chiarezza, che il sesso e tutto ciò che riguardava il piacere fisico e la sua soddisfazione, non era affatto esecrabile e condannabile, come secondo i dettami della nostra cultura cristiano cattolica, ma era considerata una manifestazione del tutto lecita e, addirittura, patrocinata da una dea, fra le più importanti, del mondo religioso greco. Il piacere fisico, ispirato dall’amore, di qualunque specie, veniva considerato una espressione naturale di vitalità e di gioia di vivere. Le relazioni amorose fra le fanciulle e con la maestra sono, dunque, da inserire in un quadro paideutico più ampio ed analogo a quello della pederastia maschile, che trovava nelle palestre del “Ginnasio”, il suo luogo di esercizio, di culto, di relazione. Il fatto è che, solo oggi, cominciamo a concepire come ammissibile uno stato o condizione abbastanza comuni all’epoca: la bisessualità.
Nell’Iliade, il pelìde Achille fu preso da “ira funesta” perchè gli fu sottratta Briseide, sua schiava ed amante, ma aveva come suo “amico del cuore”, che viveva con lui nella stessa tenda, il bellissimo Patroclo. Fu la morte di questi, per mano di Ettore, a scatenare l’accelerazione degli eventi, la discesa in campo di Achille per vendicarlo e, dopo 10 anni di inutile assedio, la disfatta di Troia.
Alessandro Magno, sposava  le eredi femmine ( almeno 3) dei regni che conquistava, si circondava di concubine e amanti, ma aveva accanto a sé un magnifico giovanotto, Efestione, ” di gran lunga, il più caro di tutti gli amici del re, allevato alla pari con lui e custode di tutti i suoi segreti”. La loro intensa amicizia, per diverse fonti, un vero e proprio amore omosessuale, durò tutta la vita e fu paragonata da altri, ma prima ancora, dai due diretti interessati, a quella, mitica, tra Achille e Patroclo. Alessandro Magno ed Efestione ebbero come precettore  un tale Aristotele!
Tornando a Saffo, la pratica di comunità, ravvicinata in tutti i sensi, delle fanciulle, fra loro e con la maestra, non era affatto immorale nel contesto storico e sociale in cui Saffo viveva:  per gli antichi Greci, l’erotismo, attenzione, si teneva ben lontano dalla pedofilia: tutelavano da frequentazioni estranee i bambini d’ambo i sessi che non avevano compiuto una certa età. Ma, esso si faceva canale di trasmissione di formazione culturale e morale nel contesto di un gruppo ristretto, dedicato all’istruzione e all’educazione delle giovani, qual era il “tìaso” femminile, pur preparando le giovani donne a vivere in una società che prevedeva una stretta separazione fra i sessi e una visione della donna, quasi unicamente, come fattrice di figli e signora del governo domestico.
A proposito di bisessualità, la Suda dice che Saffo sposò un certo Cercila di Andros e da lui ebbe una figlia di nome Cleide a cui dedicò alcuni teneri versi.
Qualcuno insinuò che si trattava di “fake news” e che Cleide fosse una sua allieva che ella amava. Altra “bufala” sarebbe quella della sua morte, avvenuta nel 570 avanti Cristo, (quindi all’età di 70 anni) per suicidio: si sarebbe gettata sugli scogli dalla Rupe di Lefkada (Leucade), perché esasperata dall’amore, non corrisposto, per il bellissimo, giovane battelliere Faone.
Un’altra leggenda riguarda la presunta passione amorosa per Saffo del poeta lirico conterraneo Alceo, che le avrebbe dedicato i seguenti versi: “Crine di viola, eletta dolceridente Saffo”. Questi versi si riferiscono veramente a Saffo o non sono, piuttosto, una idealizzazione non autobiografica? Se effettivamente i versi di Alceo si riferissero a Saffo, descritta come una donna bella e piena di grazia, dal fascino raffinato, dolce e sublime, verrebbe sfatata l’altra leggenda legata alla poetessa di Lesbo, quella della sua non avvenenza fisica. Sembra che fosse bruttina di viso, di bassa statura e con la pelle scura. Capisco bene che, a 70 anni, non si possa essere contenti del proprio aspetto fisico, ma questo non potrebbe essere un alibi per togliersi la vita.
Platone la nomina, chiamandola “Saffo , la bella”: intende dire “bella dentro”?
Pseudo-Platone nell’epigramma XVI scrive: “Alcuni dicono che le Muse siano 9. Guarda qua, c’è anche Saffo di Lesbo”.
Strabone, in età tardoellenistica, la definisce “un essere meraviglioso”.
Solone, suo contemporaneo, dopo aver ascoltato, in vecchiaia, un carme della poetessa, dice che, a quel punto, desidera due sole cose, ossia impararlo a memoria e morire.
Anacreonte, anche lui poeta, di una generazione posteriore a Saffo, parla di lei con una profonda ammirazione.

Anche un poeta di oggi, il bravissimo Roberto Vecchioni, ha scritto parole e musica di una canzone che io trovo bellissima e che invito tutti ad ascoltare: “Il cielo capovolto” che ha, come sottotitolo, “L’ultimo canto di Saffo”, proprio come l’ode di Giacomo Leopardi.
Ah, dimenticavo, Vecchioni ha, con altri 3, una figlia Francesca, che ha dichiarato pubblicamente di essere lesbica.
Ecco il testo di questa poesia di un padre, moderno e sensibile, che ama e rispetta una figlia, diversa ma sua.

Che ne sarà di me e di te,
che ne sarà di noi?
L’orlo del tuo vestito,
un’unghia di un tuo dito,
l’ora che te ne vai…
che ne sarà domani, dopodomani
e poi per sempre?
Mi tremerà la mano
passandola sul seno,
cifra degli anni miei…
A chi darai la bocca, il fiato,
le piccole ferite,
gli occhi che fanno festa,
la musica che resta
e che non canterai?
E dove guarderò la notte,
seppellita nel mare?
Mi sentirò morire
dovendo immaginare
con chi sei…

Gli uomini son come il mare:
l’azzurro capovolto che riflette il cielo;
sognano di navigare,
ma non è vero.
Scrivimi da un altro amore,
e per le lacrime
che avrai negli occhi chiusi,
guardami: ti lascio un fiore
d’immaginari sorrisi.

Che ne sarà di me e di te,
che ne sarà di noi?
Vorrei essere l’ombra,
l’ombra che ti guarda
e si addormenta in te;
da piccola ho sognato un uomo
che mi portava via,
e in quest’isola stretta
lo sognai così in fretta
che era passato già!

Avrei voluto avere grandi mani,
mani da soldato:
stringerti forte
da sfiorare la morte
e poi tornare qui;
avrei voluto far l’amore
come farebbe un uomo,
ma con la tenerezza,
l’incerta timidezza
che abbiamo solo noi…

gli uomini, continua attesa,
e disperata rabbia
di copiare il cielo;
rompere qualunque cosa,
se non è loro!
Scrivimi da un altro amore:
le tue parole
sembreranno nella sera
come l’ultimo bacio
dalla tua bocca leggera.

Francesca Vecchioni racconta di come suo papà Roberto le abbia “estorto” il suo orientamento sessuale.
“Andavo già all’università, ma con lui e mamma non trovavo il coraggio” ha spiegato, ricordando l’insistenza dei genitori nel sapere di chi fosse innamorata.  “Lui chiedeva: Perché non vuoi dirmi chi è? Non sarà un drogato? Sarà mica in galera?”
“Gli dissi che era una donna e lui: Ma vaffa…. mi hai fatto spaventare! Non potevi dirlo subito?”