Una persona intelligente
impara dai suoi errori.
Una persona saggia
impara dagli errori degli altri.
Una persona geniale
non impara, sa già di suo.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
Una persona intelligente
impara dai suoi errori.
Una persona saggia
impara dagli errori degli altri.
Una persona geniale
non impara, sa già di suo.
Non pensare che il denaro
sia tutto, o finirai per fare
qualunque cosa per il denaro.
Voltaire (Francois-Marie Arouet)
…. PARLANDO DI ME ….
Valgo poco,
se mi considero.
Un po’ di più
se mi paragono.
Una mente serena
vale di più
di una borsa piena.
Proverbio Arabo
I N S I C U R E Z Z A
Finché cerchi di
impressionare gli altri,
non sei convinto
della tua forza.
Finché ti sforzi di
essere migliore degli altri,
dubiti del tuo
proprio valore.
Finché cerchi di
elevarti abbassando gli altri,
metti in dubbio la tua
propria altezza.
Chi è in pace
con se stesso
non deve dimostrare
nulla agli altri.
Chi conosce
il proprio valore
non ha bisogno
di conferme.
Chi sa della
propria grandezza
lascia che gli altri
mantengano la loro.
Gabriele Ebbighausen
Traendo spunto da una chat di QUORA
Premetto che non considero l’insicurezza una cosa di cui vergognarsi o qualcosa da “perdenti”. Ognuno di noi ha le sue insicurezze, chi più chi meno, chi sull’aspetto fisico, chi sull’intelligenza, chi sull’essere accettati, ecc…
Anzi, l’insicurezza, quando non ci limita, è una spinta a migliorare.
Ma, quando ci limita, due sono le sue derive estremizzanti : o ti accartocci su te stesso per piangerti addosso, relegandoti ad un eremitaggio lamentoso, oppure cerchi di bluffare, buttando fumo negli occhi della gente.
Le persone spavalde (di cosa poi?) sono veramente “piccine” e spesso, dietro tanto ego gonfio e tronfio, si nasconde il nulla più totale, non c’è sostanza. Questi sono i comportamenti che mi fanno pensare che una persona sia molto insicura:
Tutto ciò che è “troppo”, troppo esibito, troppo mostrato, troppo esaltato, troppo tutto insomma, è stonato e di cattivo gusto. A me fa pensare che queste siano in realtà persone insicurissime.
Non me ne importa nulla di ciò che fanno gli altri, però, quando una persona si comporta come ho descritto, credo che riveli uno stato di insicurezza quasi patologica, molto più grave dell’insicurezza che abbiamo tutti.
da QUORA
COSA NON C’È DI BUONO NELL’ESSERE INTELLIGENTI
Le persone intelligenti si sottovalutano,
le persone ignoranti pensano di essere in gamba.
Questo è un pregiudizio cognitivo
chiamato “Effetto DUNNUING – KRUGER”
secondo cui le persone altamente abili
presumono che le cose che trovano facili
siano facili anche per gli altri,
e le persone non qualificate sono
così incompetenti che non possono
riconoscere la propria stupidità.
N.d.R.: L’espressione/premessa che, prima di una domanda, molto spesso, si sente rivolgere una persona intelligente/acculturata, è questa:
“Tu che sai tutto”.
Lungi dall’essere un complimento o un riconoscimento, è, di solito, una sarcastica manifestazione di invidia o, quasi, di disprezzo.
ancora da QUORA
Qualcos’altro da aggiungere sulle persone intelligenti
N.d.R.: Sia ben chiaro che tutto quanto sopra esposto è un COPIA-INCOLLA da altre fonti indicate. “Relata réfero” (riferisco cose riportate). Qualcuno potrebbe dire che il Redattore sta tentando di accreditare un autoritratto come opera sua. Quantomeno per onestà intellettuale, non lo ammetterà mai, neanche sotto tortura.
UNA VERGINE PER IL PRINCIPE (fatto storico)
Siamo sul finire del Rinascimento quando le famiglie nobiliari italiane stanno già percorrendo una linea discendente.
Gli stessi Gonzaga non sono più la famiglia potente e ricca della generazione precedente ma, almeno sulla carta, rappresentano ancora un buon partito per gli altri Stati italiani.
Guglielmo Gonzaga, attuale duca, pensa che un matrimonio tra il figlio ed erede Vincenzo e Margherita Farnese possa mettere una pietra sopra alla rivalità tra le due famiglie.
Dopo però un anno i due giovani non hanno ancora avuto figli e si scopre che la causa è un problema fisico di Margherita. A questo punto si arriva allo scioglimento del matrimonio con l’intervento di Carlo Borromeo, il futuro santo imparentato con i Gonzaga.
Vincenzo stavolta punta ancora più in alto: Eleonora de’ Medici, ma il granduca di Toscana Francesco I sospetta “della impotentia del Principe di Mantova” e teme che “sarà ogni dì più impotente d’haver figli, perché ha la materia grandissima la quale oltre che per la grandezza diventa fiacca et impotente a erigersi per poter penetrar’ nella natura della donna”.
Prima del matrimonio impone una prova di virilità all’erede del ducato di Mantova.
Il test si svolge a Venezia nel 1584 e il Gonzaga ha a disposizione tre prove con una vergine fiorentina, tale Giulia Albizzi, di 21 anni, consenziente sulla base della promessa di una ricca dote e un marito pronto a sposarla
Accompagnata da Belisario Vinta, e accolta dal commissario e medico mantovano Marcello Donati, la fanciulla attese che Vincenzo Gonzaga si sentisse pronto all’atto alla presenza di testimoni.
Il primo tentativo finì male per un improvviso malore dell’uomo, causato dall’aver ingerito troppe ostriche (noto afrodisiaco fin dall’Antichità), ma in seguito la “prova” si svolse come tutti auspicavano e la virilità del giovane venne certificata. La ragazza venne visitata a lungo e attentamente, furono controllate anche le lenzuola, infine fu interrogata per avere conferma che tutto si fosse svolto nel migliore dei modi.
Di queste due storie che sembrano inventate rimane documentazione negli archivi.
Una volta superato il test, il matrimonio dell’anno tra il Gonzaga e la Medici può quindi essere programmato il 29 aprile 1584.
La coppia ebbe sei figli. Mentre la Albizzi, rimasta incinta, come promesso, fu fatta sposare a un giovane addetto di Casa Medici, con una buona dote e con l’assicurazione per lui di fare carriera.
Ho trascorso tutti gli anni
della mia vita al servizio dell’umanità.
Ma ciò non mi ha portato altro
che insulti, offese ed umiliazioni.
Nicola Tesla.
Comprenderai con il tempo
che il segno del passaggio
di una persona nella tua vita
non dipende proprio da quanto
ti è rimasta accanto, ma invece
da quanto ti ha lasciato dentro.
VIRTUTIS ET
LIBERAE VITAE
MAGISTRA OPTIMA
SOLITUDO.
La solitudine è
eccellente maestra
di valore e
di libertà di vita.
Dalle “Solitudines”, serie di decorazioni a fresco nel Palazzo Farnese (Jacopo Barozzi da Vignola) a Caprarola.
Pecunia,
si uti scis,
ancilla,
si nescis,
domina.
Proverbio Latino
Il denaro,
se sai usarlo,
è tuo servo,
se non sai usarlo,
è tuo padrone.
Sulla facciata della fascia di copertura di un settore degli spalti del Campo Principale Court Philippe Chatrier del Centro Tennistico Roland Garros di Parigi, dove, in questi giorni, si sta svolgendo l’omonimo Torneo del Grande Slam, si trova scritta, su entrambi i lati lunghi, su uno in Francese, sull’altro in Inglese, la seguente frase:
La victoire apartient au plus opiniàtre.
Victory belongs to the most tenacious.
Roland Garros.
La vittoria appartiene al più tenace.
Quando la partita à finita,
il re ed il pedone,
finiscono nella stessa scatola.
Dal Serial Televisivo DIAVOLI di SKY.
È meglio fallire nell’originalità,
che riuscire nell’imitazione.
Herman Melville.
L’analfabetismo del XXI° Secolo
è l’incapacità di disimparare,
per tornare ad imparare.
Alvin Toffler Filosofo Americano.
N.d.R. : Aggiungo un mio breve commento. In questi ultimi decenni, in tutti i campi dello scibile umano, nei comportamenti abituali della vita civile, nella scienza e nella tecnica si sono presentate delle nuove conoscenze ed implementazioni che hanno sconvolto, e a volte capovolto, tante certezze ed abitudini consolidate da secoli e millenni. Ad esse ci siamo assuefatti e su di esse ci siamo adagiati acriticamente: le abbiamo fatte diventare delle verità incontestabili. Oggi non è più così. Molte cosiddette “verità” non si sono più dimostrate tali, alla luce di nuove conoscenze, molte consuetudini si sono rivelate addirittura deleterie, distopiche, anacronistiche. Non perdiamo la facoltà critica di cancellare il vecchio, quando è sbagliato, o anche solo inutile e superato, senza buttarsi, però, a capofitto nel nuovo, purché provato e pragmaticamente accessibile. Accogliamo il nuovo cum granu salis ( con circospezione), ma accogliamolo. E buttiamo nella spazzatura il vecchio che, all’evidenza, è solo ingombro, ostacolo, putrefazione. Però, non buttiamo mai le cose vecchie dell’arte o dell’artigianato: come cimeli di storia valgono ancora e sempre, come fruizione estetica sono universali ed eterne.