Numero3056.

 

THE  WAGES  OF  SIN  IS  DEATH

 

IL  SALARIO  DEL  PECCATO  È  LA  MORTE.

 

Secondo questo capzioso sillogismo, la morte sarebbe la retribuzione che l’uomo merita (il prezzo che deve pagare) per essere caduto nel peccato di …. essere nato.

Ma si può distorcere il significato della vita umana con questa maldestra impostura?

Numero3031.

 

L A    M O R T E    N E L    C U O R E

 

1 Luglio 2024

 

È la sera del giorno del mio compleanno.

E sto scrivendo perché, nella mia vita, non ho mai passato questa ricorrenza in modo peggiore.

Pur ricevendo da tutte le parti, da parenti, amici e persone care tanti messaggi e chiamate per farmi gli auguri, non ricordo di essermi sentito mai così male come oggi.

Ho la morte nel cuore.

Il mio spirito è vicino alle sofferenze di una persona cara, una delle persone che più mi sono state vicine e amiche in questi ultimi tempi.

Lei sta lottando contro un male inesorabile in un letto di ospedale e né io, né alcun altro può fare nulla, se non attendere la conclusione, naturale e spietata, delle sue vicende terrene.

Voglio esserle vicino, in questi tremendi momenti, con il ricordo di lei, adesso che forse un filo di vitalità, ancora può intercettare e percepire le onde di energia positiva che, dalla mia mente, le sto indirizzando.

Voglio che il suo spirito, ancora desto e presente, venga pervaso dall’afflato affettuoso di questo suo vecchio amico.

Lei è stata con me e per me come una madre o una sorella, mi ha dato e regalato tanto, senza chiedere e ricevere niente, rifiutando addirittura alcunché in contraccambio.

Il suo cuore è, perché ancora batte, pieno colmo di generosità, di buoni pensieri, di attenzioni e disponibilità.

È stata per me come un angelo custode, in questa vita, e sono sicuro che lo sarà anche dall’aldilà, dal cielo dove sicuramente sta per migrare.

Lei, amica mia carissima, sta per lasciare le sue spoglie mortali su questa piccola porzione dell’universo e volerà dove devono volare gli spiriti migliori, quelli più eletti, quelli che vivranno per sempre.

L’ accompagna, in questo suo trapasso, il mio pensiero grato e riconoscente.

Il dolore che provo in queste ore, in questi giorni, mi parla di quanto lei è, ed è stata, importante nella mia vita.

Prima che tutto si compia, voglio che al suo spirito arrivi, con tutto il mio affetto, una parola sola.

Grazie!

Numero3011.

 

da  QUORA

 

Scrive Jay Matthews, corrispondente di QUORA

 

COSA  SAI  DELL’ ALDILA’ ?

 

Da centinaia di esperienze premorte, si può riassumere quanto segue.

 

Coloro che (pre)muoiono:

  1. Sono accolti da entità “angeliche” e parenti deceduti, in qualche caso per ore o giorni prima della morte.
  2. Vedono una luce splendente che non danneggia i loro occhi.
  3. Entrano all’interno di un’area di transizione come un tunnel, un prato o un sentiero. Attraversano questo spazio pacificamente.
  4. Sperimentano pace e/o amore indescrivibili.
  5. Ascoltano musica incredibilmente bella o vedono colori più vividi di qualsiasi altra cosa nello spettro conosciuto.
  6. Incontrano una barriera, come un cancello o un ruscello.
  7. Incontrano una amabile e gentile figura di luce.
  8. Hanno la possibilità di rivedere la loro vita con ricordi dettagliati su uno schermo virtuale.
  9. Capiscono il dolore di chi hanno ferito e la gioia di chi hanno aiutato.
    (non si tratta di un premio o una punizione ma di un insegnamento).
  10. Incontrano parenti ed amici deceduti.
  11. Qualche volta hanno la possibilità di tornare.
  12. A volte viene detto loro di tornare, altre volte sono incoraggiati a restare.
  13. Questo dipende dallo stato del loro corpo, ma è un ragionamento, è difficile da spiegare.
  14. Il loro stato critico è la causa di questo punto di scelta ma è la decisione della persona di andare o rimanere a determinare le condizioni di salute del proprio corpo.
  15. Lo sperimentatore prova una grande gioia in quel luogo (o sala d’attesa) provando in tal modo un conflitto nel voler tornare alla vita precedente.
  16. Talvolta l’obbligo di tornare è chiaro mentre altre volte questo senso di obbligo non è presente. Questa è la mia migliore interpretazione dei diversi tipi di consigli delle guide.
  17. Se tornano in vita, sono più impegnati a fare ciò che amano e ad amare gli altri.
  18. Vedono la vita come una preziosa opportunità ma non come la fine di qualcosa.
  19. L’esistenza terrena è dolorosa e limitata rispetto all’aldilà.
  20. L’aldilà è il nostro stato naturale; è amore e la vita è un esperienza per apprendere.

Numero2961.

 

A D D I O,    E F R E M

 

Sui campi in terra celeste, giocheremo insieme il doppio …. ancora.

 

Addio, Efrem, addio amico mio.

 

Addio a Efrem Cosmacini, padre dell’istituto Kennedy a Udine

Il professionista aveva fondato, negli anni Settanta, il Kennedy, uno dei primi istituti scolastici paritari in Italia e a Udine in cui proponeva il recupero di anni scolastici per i vari indirizzi degli istituti superiori

MARISTELLA CESCUTTI

 minuto di lettura
Addio a Cosmacini, padre dell’istituto Kennedy 

Addio a Efrem Cosmacini, papà dell’istituto Kennedy di Udine. Cosmacini aveva 77 anni. Il suo cuore si è fermato nella sua casa dopo l’acutizzarsi di una patologia della quale soffriva da tempo.

Il professionista aveva fondato, negli anni Settanta, il Kennedy, uno dei primi istituti scolastici paritari in Italia e a Udine in cui proponeva il recupero di anni scolastici per i vari indirizzi degli istituti superiori. Una delle prime sedi del Kennedy è stata in via Poscolle e in via Santa Giustina per poi essere unificate in nuovo edificio in via Pieri, oggi sede staccata dell’ospedale Santa Maria della Misericordia.

Imprenditore lungimirante, Cosmacini negli anni ha investito sempre sulle proprie potenzialità e sul suo team che lo affiancava , condividendo con esso la stessa passione per la scuola . Quest’ultima, infatti, era da lui concepita in un modo completamente innovativo. Gli Istituti Kennedy in Regione sono stati, infatti, i primi ad introdurre uno studio interattivo legato alla nascente tecnologia digitale. Il liceo linguistico come percorso di studi privato in Friuli non esisteva è stato introdotto dal Kennedy, utilizzando un laboratorio linguistico all’avanguardia, mentre per le altre discipline era anche disponibile un laboratorio di informatica, tra i primi in Italia negli anni Ottanta. Cosmacini ha, infine, condotto tutti gli studenti al termine del loro percorso scolastico chiudendo l’attività nei primi anni Duemila.

«Mi ha insegnato la vita, a lavorare. Oggi sono un imprenditore di un’azienda che opera nel campo dell’astronomia – ricorda il figlio Marco –. Un papà che mi ha trasmesso i valori corretti della vita, l’importanza della famiglia, del lavoro e dell’onestà. Il carattere era forte; un uomo generoso con tutti, anche con le famiglie dei suoi studenti. Quando è nato il suo nipote Leonardo è diventato un nonno affettuoso. La sua passione oltre al lavoro era lo sport: il tennis, che ha continuato a praticare fino a pochi mesi fa, e la sua Udinese».

Numero2956.

 

B I L A N C I O    D I    V I T A

 

Ormai ho trovato la mia strada

per il mio esodo da questo mondo.

Ora so che, qualunque cosa accada,

questa mia vita non è stata, in fondo,

 

così inutile. Ma non me ne vanto:

forse poteva anche essere migliore,

e se non sono stato proprio un santo,

non sono stato neanche un peccatore.

 

E non è andata male, dopotutto:

non ho grandi successi che festeggio,

ma ho più costruito che distrutto,

 

è più una vittoria che un pareggio.

Invecchiare ora so che è proprio brutto,

però l’alternativa è molto peggio.

Numero2925.

 

I N    M O R T E    D I    U N    E X    C O M P A G N O    D I    C L A S S E           (TRENO O EPICEDIO)

 

Caro Pierluigi, vecchio compagno di scuola al Liceo Classico Stellini di Udine, nella seconda metà degli anni ’60, mentre io sto scrivendo, si stanno svolgendo le meste esequie per l’estremo saluto a te, morto da alcuni giorni, dopo lunga malattia per un male incurabile.
Casualmente, circa un mese fa, la cara Giuliana, amica mia da oltre quarant’anni, nominò, con nome e cognome, te, suo amico e sodale nella pratica della fede, e subito le ho chiesto se si trattava di quella persona che avrebbe potuto essere il mio ex compagno di classe, ai tempi del Liceo Classico.
Abbiamo appurato che si trattava veramente di te e, senza esitazione, le ho chiesto di darmi il tuo numero di telefono perché intendevo chiamarti per ripristinare un contatto, dopo oltre 65 anni. Me l’ha dato insieme ad alcune notizie, per sommi capi, sulla tua situazione e sulle tue condizioni di salute.
Ma tu stesso, per primo, avendo avuto da Giuliana il mio numero, mi hai preceduto con un messaggio WhatsApp. Eccolo:

Caro Alberto.
Sono molto contento di averti rintracciato grazie alla Giuliana Belotti.
Mi dicono che giochi a tennis e questo dimostra che stai bene.
Abbiamo passato anni insieme…. ma io di te sapevo solo che eri il più dotato della classe.
Spero tu sia sereno.
Ti auguro ogni bene.
Io sono ammalato di cancro non operabile,
ma sono ben curato.
La mia vita è stata piena di soddisfazioni a tutti i livelli.
Anche oggi sono contornato da mille attenzioni delle tre figlie; il figlio Roberto invece è morto a 32 anni per tumore allo stomaco nel 2006. Mia moglie Mimi mi ha lasciato per un tumore al cervello nel 2015.
Ricordo le tue sonore risate.
Un abbraccio.
Pierluigi

Ti ho risposto così: Ciao, Pierluigi, sono contento di poter ripristinare un contatto con te. Nel pomeriggio, ti chiamo. Mandi.

 

Ti ho chiamato, infatti, e abbiamo parlato, in una lunga telefonata, tu di te e io di me ricordando tante cose e tanti compagni di classe dei nostri bei tempi. A differenza di te, io non ho mai tenuto i contatti con i nostri compagni del Liceo. Tu, invece, anche perché a Udine li avevi vicini, sapevi un po’ tutto di loro. Di alcuni mi hai parlato, ma ti sei ripromesso, dopo una ricognizione nella tua memoria, di richiamarmi per farmi una relazione aggiornata e più accurata su tutta la classe: mi avrebbe fatto piacere.
Sono passate ben più di due settimane, ma da te nessuna chiamata e nessuna notizia. Ci siamo visti con Giuliana ad un pranzo in trattoria, una domenica fa. Mi ha chiesto se avevo proseguito nel contatto con te e le ho detto che da un po’ non ti sentivo e che stavo ancora aspettando che tu mi chiamassi. Lei mi ha raccomandato di essere io a chiamarti, se tu non ti facevi sentire. Tre giorni dopo da Giuliana mi è arrivato questo messaggio:

Albert oggi è morto Pierluigi Presacco…purtroppo…

La mia risposta:

Avevo avuto un presentimento. Non capivo perché non chiamava più. Purtroppo….

 

E così ci hai lasciati.

 

Giuliana mi ha fatto sapere quando ci sarebbe il tuo funerale e mi ha chiesto se volevo essere presente anch’io:  sarebbe passata a prendermi per venirci insieme.
Le ho risposto: “No, non ci sarò. Io non sono l’uomo dei funerali. Non vorrei partecipare neanche al mio, di funerale”. Lei si è messa a ridere, ma mi conosce e mi perdona. Perdonami anche tu. Ma, invece che una presenza pubblica, ho preferito dedicarti il ricordo di un episodio che ci ha visti insieme, in altri e migliori tempi.
Mentre in chiesa ci saranno i rituali funebri, io sto scrivendo alla tastiera, pensando a te.

Ieri, abbiamo fatto un pranzo a casa di Rita, sia perché era rientrato dall’Ospedale suo fratello, reduce da un intervento chirurgico, sia perché oggi è il compleanno di Rita e abbiamo avuto una piccola riunione di famiglia.
Sono venuti a trovarci anche mio figlio Ale e la sua compagna e con loro, fra le altre cose, ho parlato anche di te, di come ci siamo ritrovati e subito ripersi.
Ho letto loro il tuo messaggio e hanno voluto sapere di più. E ho raccontato ….
Nel messaggio tu scrivi: “Ricordo le tue sonore risate”.
Ecco, questa frase mi ha fatto ripensare ad un aspetto del mio carattere che quasi avevo cancellato nei miei ricordi.
Da giovane studente, io ero sì, un gran secchione, ma non ero un tetro, barboso, introverso cultore di libri e vocabolari, bensì un monello un po’ “Giamburrasca”, un creativo animatore, un organizzatore di scherzi, anche ai danni di insegnanti. Mi prestavo anche a passare compiti, esercizi, traduzioni, versioni in classe ai compagni che me li chiedevano.
Ricordo che a casa tua ci sono stato più di qualche volta. Ho perfino dormito da te, perché tu mi avevi chiesto di studiare insieme, in qualche weekend.
Poi, mi è saltato in mente che, una volta, a casa tua, una bella casa grande, con bei mobili e tanta luce, c’è stato un “festino”, di quelli che si organizzavano al sabato, per festeggiare un compleanno. Tutta la classe era invitata.

Ebbene, verso la fine della festa, sono arrivati due uomini, uno dei quali era tuo padre e l’altro non ricordo bene chi fosse, forse un tuo parente o un suo amico oppure il padre di una nostra compagna di classe che era venuto a prendere la figlia.
Si sono intrattenuti un po’ con noi, parlando del più e del meno, e quest’ultimo signore, distinto e con una certa cultura, ad un certo punto si è rivolto a noi dicendo più o meno questo:

“Voi, giovani studenti di latino, che ormai masticate da quasi 8 anni, vediamo chi riesce a interpretare e tradurre il significato di una frase latina che adesso vi dico. Guardate che molti illustri latinisti ci hanno provato, ma di soluzioni attendibili poco o niente….
Nel corso di scavi nel sito archeologico del Foro a Roma, è venuta alla luce una lastra di pietra che su una facciata, quella in vista, era liscia e vuota, ma sul retro portava una scritta, che nessuno aveva notato prima perché nascosta.
La scritta era scolpita in caratteri latini e ben leggibile. Eccola:

OLIM

ORTA

OCCISVA

AEDISTI

FIDEM

IGNOTA.

Chi mi sa dire cosa significa?

Punti nell’orgoglio per la sfida, tutti noi ci siamo messi a pensare per trovare la soluzione del rebus che non appariva per niente semplice.
Sono spuntati fuori, fogli di carta, penne, matite, vocabolari e grammatiche latine. Non si sentiva volare una mosca.

Per orientarci, scrivo qui alcuni significati delle 6 parole latine scritte sopra.

OLIM = un tempo, in passato, anticamente.

ORTA = participio passato femminile del verbo “orior” che vuol dire sorgere, alzarsi, spuntare, nascere, cominciare.

OCCISVA = dal verbo “occido” che significa morire, estinguersi, tramontare, svanire, sparire, essere distrutto, cadere, crollare. Bisognava tenere presente l’anomalia della V che si doveva leggere U e che complicava ulteriormente le cose. Cominciò a girare fra i partecipanti al test, la voce che doveva trattarsi di “voce tardo latina”.

AEDISTI = qui il termine era controverso: sembrava il passato remoto di un verbo non conosciuto che aveva la radice di = casa, abitazione, costruzione, “edificio” e simili.

FIDEM = Accusativo singolare femminile del termine fides- ei = fede, fiducia, credenza, lealtà, fedeltà, credulità ecc.

IGNOTA = aggettivo/participio al nominativo (o vocativo, o ablativo) singolare femminile, forse concordabile con ORTA = ignota, sconosciuta.

 

Era passata mezz’ora e nessuno era riuscito a cavare un ragno dal buco.

Io me ne stavo in disparte, un po’ lontano dai miei compagni, che sapevo mi avrebbero avvicinato per chiedermi sicuramente chiarimenti o le miei interpretazioni. Mi sarei deconcentrato se davo retta a loro.
Dopo un po’ arrivai alla conclusione che questo doveva essere uno scherzo, perché la frase non aveva un senso compiuto con i significati di quelle parole.

Mi è venuta l’ispirazione di scrivere le parole tutte in orizzontale e vicine fra loro, le une di seguito alle altre. Così:

OLIMORTAOCCISVAAEDISTIFIDEMIGNOTA:

Allora ho capito che, dopo aver applicato le crasi o elisioni di certe vocali di inizio e fine parola, cosa assai comune nei versi della metrica poetica latina, si poteva scandire la frase in questo modo:

O / LI / MORTACCI / SUA / E / DI / STI / FI / DE / MIGNOTA

Ecco svelato l’arcano!
Si trattava di una frase comune e popolare del vernacolo romanesco, burino e caciottaro, che qualcuno si era divertito a trascrivere con truffaldina maestria su una pietra, per prendere per il culo i lettori.

Le risate e i complimenti tennero banco per il resto della serata.

Te lo ricordi questo episodio?

 

Caro Pierluigi, antico compagno di classe, perduto, ritrovato e, adesso, di nuovo, ma questa volta per sempre, riperduto, mi perdonerai se ho rievocato un po’ spensieratamente questo episodio della nostra bella gioventù.
Oggi, nel giorno del tuo funerale, io, come allora, goliardico burlone e clown un po’ sfrontato, ho voluto ricordarti e ricordarci insieme, come ai bei tempi, con la rievocazione di questo aneddoto di vita studentesca.

Dall’alto di quel cielo celeste, che hai tanto e sempre cercato e adesso raggiunto, per la  tua specchiata rettitudine morale e per la tua profonda devozione religiosa, ridi anche tu con me, a questo ricordo.
Forse, in quel cielo dove il tempo e lo spazio non ci sono più, dove le anime si possono trovare liberamente, magari ci rincontreremo, come non siamo riusciti a fare qui sulla terra. E rideremo insieme. E mi racconterai di quello di cui non sei riuscito a ragguagliarmi. come mi avevi promesso.

E, a proposito di “latinorum”, simpaticamente, come in una “lectio non magistralis”, ti saluto con la locuzione “In manu Dei” (nella mano del Signore) che viene compendiata magnificamente, con una sintetica commistione etimologica, nella più bella parola della nostra lingua friulana: MANDI!

 

 

 

Numero2916.

 

da  QUORA

 

 

“Invecchiamento Accelerato: Abitudini da Scongiurare per Preservare la Gioventù”

 

Scrive Pier Carlo Lava, corrispondente di QUORA

 

 

1. Dieta Sregolata e Povera di Nutrienti

Una dieta ricca di cibi altamente processati, zuccheri raffinati e grassi saturi può avere impatti negativi sulla salute e accelerare il processo di invecchiamento. Adottare una dieta bilanciata, ricca di frutta, verdura, proteine magre e grassi sani può contribuire a mantenere il corpo sano e in forma.

2. Scarsa Attività Fisica e Sedentarietà

La mancanza di esercizio fisico può contribuire all’indebolimento muscolare, alla perdita di flessibilità e all’aumento di peso, tutti fattori che possono accelerare il processo di invecchiamento. Mantenere uno stile di vita attivo può contribuire a preservare la funzionalità fisica e mentale nel corso degli anni.

3. Esposizione Eccessiva al Sole senza Protezione

L’esposizione eccessiva ai raggi UV senza protezione può accelerare l’invecchiamento della pelle, causando rughe, macchie scure e perdita di elasticità. Utilizzare creme solari e adottare misure di protezione può aiutare a preservare la salute della pelle nel tempo.

4. Consumo Eccessivo di Alcool e Tabacco

Il consumo eccessivo di alcol e il fumo sono collegati a molteplici problemi di salute, inclusi danni ai polmoni, al cuore e alla pelle. Ridurre o eliminare queste abitudini può contribuire a rallentare il processo di invecchiamento e migliorare la qualità della vita.

5. Mancanza di Sonno Adeguato

La mancanza di sonno non solo influisce sul nostro stato di veglia quotidiano ma può anche accelerare l’invecchiamento. Un riposo sufficiente è fondamentale per il recupero delle cellule e la gestione dello stress, entrambi cruciali per preservare la vitalità nel tempo.

6. Stress Cronico e Mancanza di Gestione dello Stress

Lo stress cronico può avere impatti negativi sulla salute mentale e fisica, contribuendo all’invecchiamento precoce. Pratiche come la meditazione, lo yoga o l’esercizio fisico possono aiutare a gestire lo stress e promuovere il benessere generale.

Conclusioni: Scelte Consapevoli per una Vecchiaia in Salute

Evitare queste abitudini dannose e adottare uno stile di vita sano può contribuire a preservare la salute e rallentare il processo di invecchiamento. Facendo scelte consapevoli, possiamo investire nel nostro benessere a lungo termine e godere di una vecchiaia più sana e attiva.

 

Scrive Chris Nichols, corrispondente di QUORA

 

Quali sono alcune difficili verità sull’invecchiamento?

 

Più invecchi e più ti rendi conto che molte cose che ti sono state insegnate in gioventù sono semplicemente sbagliate.

  1. Puoi essere tutto ciò che vuoi essere. No, non puoi. Ci sono test in cui non otterrai un punteggio abbastanza alto che ti impediranno di essere accettato in qualunque programma desideri. Tutto questo pur avendo l’intelligenza e l’abilità necessarie per eccellere in qualunque professione. Anche se hai le credenziali e l’esperienza giuste, se non stanno assumendo per quello che vuoi fare… beh… potresti essere sfortunato. Ci sono migliaia di motivi per cui non puoi essere quello che vuoi essere.
    1. Ma indovina un po’, puoi essere il migliore nelle opportunità che la vita ti offre.
  2. Il duro lavoro viene premiato. No, non sempre. A volte il potere dell’universo cospira contro gli individui che lavorano sodo e premia ingiustamente i nostri amici, colleghi e conoscenti pigri, alla ricerca di scorciatoie, meno intelligenti.
    1. Ma se non demordi, non lasci che l’ingiustizia del mondo rovini il tuo atteggiamento, ti presenti ogni giorno e fai del tuo meglio, aumenterai sicuramente le probabilità di avere una vita appagante.
  3. Il denaro e la ricchezza sono la tua più grande risorsa. No, no non lo sono. Sono importanti e forniscono sicurezza e libertà.
    1. Ma la tua salute è la tua più grande risorsa. Se hai un cancro terminale o qualche altra condizione orribile, tutti i soldi del mondo non contano. Infatti, se contrai il diabete di tipo 2 o una malattia cardiaca, ciò che puoi fare ne risente radicalmente. Quindi investi quotidianamente nella tua salute.
  4. Che gli altri si preoccupino della tua casa, dei tuoi vestiti, dei tuoi giocattoli e di te in generale. No, no, non lo fanno. Tutti pensiamo che gli altri si preoccupino di ciò che abbiamo o non abbiamo. Non è così. Infatti le persone che pensiamo stiano pensando a noi, di solito non ci pensano affatto. Al mondo non importa davvero di te.
    1. Ma, se sei fortunato, hai alcune persone che si prendono davvero cura di te. Di solito è un numero molto piccolo di persone. Sono le persone che contano davvero nella tua vita e probabilmente a loro potrebbe importare di meno di tutti i tuoi giocattoli.
  5. Che vivremo tutti per sempre. No, no non succederà. Certo, nessuno ti dice apertamente che vivrai per sempre. Ma ogni messaggio che riceviamo in TV, sui social media o nella cultura in generale sembra voler farci credere di essere immortali. Peggio ancora, le nostre menti sembrano guidarci come se dovessimo vedere i prossimi due secoli.
    1. Ma tu morirai. Tutti quelli che conosci moriranno. Questo non dovrebbe spaventarci. Dovrebbe liberarci, indurci ad essere presenti in ogni momento, perché questo momento è tutto ciò che abbiamo veramente. Il passato è andato. Il futuro non è garantito. Abbiamo l’oggi. Abbraccialo e permettigli di far crescere l’amore che hai dentro di te. Quindi condividi quell’amore.

Numero2901.

 

V I T A    D O P O    L A    M O R T E

 

da  QUORA

 

Scrive un corrispondente sotto lo pseudonimo di “Tirannoide”:

 

Dove sono finiti tutti coloro che sono morti? Siamo destinati al nulla?

 

Logicamente parlando, non è detto.

Prevedo già che qualcuno abbia la tastiera pronta per scrivermi, dopo aver appena letto la prima frase. Calma e leggi prima fino alla fine. La risposta è lunga proprio perché parla di concetti logici complessi che non si sentono tutti i giorni, perché nessuno, né tra gli atei, né tra i religiosi è disposto a pensarci con serietà e onestà intellettuale.

Premetto che sono agnostico (con avversione verso la religione oltretutto).

Agnostico: cioè qualcuno che non crede finché non vede ma, allo stesso tempo, non da per scontato che se non vediamo qualcosa allora questa cosa non può per forza esistere. Diciamo che l’agnostico ha la visione più oggettiva di tutti perché non ha un bias cognitivo né a favore di certi concetti, né contro certi concetti, ma cerca di analizzare la cosa più oggettivamente e imparzialmente possibile andando tanto in profondità. Questa analisi è interamente basata sulla logica.

Quindi perché penso che dopo la morte potrebbe (forse) anche esserci qualcosa ?

La possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte (in qualche forma non specificata), ritengo sia del 50 %, dopo una lunghissima analisi durata un decennio, che sto per condividere con voi il più brevemente possibile.

Indice di dimostrazioni/prove a favore della vita dopo la morte:

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale
  2. Il raziocinio e la sua base
  3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso
  4. I limiti intrinseci

Cominciamo. Buona lettura !

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale

Partiamo con la dimostrazione che ciò che suona logicamente assurdo (come la vita dopo la morte) può tranquillamente essere reale.

Nei tempi da Newton in giù (la maggioranza della storia), era logico, razionale e pesantemente ovvio che il tempo fosse lineare, universale e costante. Pensarla diversamente era assurdo e andava contro ogni briciolo di buon senso e logica. Poi Einstein scoprì la relatività e che il tempo non scorre linearmente e costantemente ma può essere rallentato e addirittura può scorrere diversamente in due “locazioni” diverse dello stesso oggetto. Ovviamente fu preso in giro per la sua teoria dalla maggioranza della comunità scientifica siccome era andato contro ciò che era pesantemente ovvio e chiaramente innegabile cioè che il tempo è assoluto.

Poi quando Einstein riuscì a dimostrare la sua teoria ricevette i riconoscimenti dalla stessa comunità scientifica. (Vi spiego alla fine di questi esempi cosa implica).

La meccanica quantistica è un altro esempio di sputo in faccia alla logica convenzionale.

Da sempre è stato logico, normale e totalmente innegabile da qualsiasi buon senso che un oggetto può solo essere in una posizione e non in due o più contemporaneamente. Se c’è qualcosa sul tavolo allora è sul tavolo, punto e basta. Non può essere anche in Russia contemporaneamente! Lo era fino a qualche anno fa almeno. Non avrebbe il minimo senso, non meriterebbe nemmeno un pensiero al riguardo.

Poi è venuta la meccanica quantistica che ha dimostrato che qualcosa può avere due posizioni contemporaneamente (superposizione quantistica) e che addirittura ci possono essere due particelle diverse che interagiscono istantaneamente e corrispondentemente appena una di loro subisce un cambiamento (quantum entanglement).

Non fraintendetemi, non sto dicendo che la meccanica quantistica è magia nera. Anche essa segue una logica e delle leggi della fisica, tuttavia segue leggi diverse e si comporta in modo totalmente alieno rispetto al resto della realtà. Immaginare una cosa del genere 100 anni fa era follia totale senza senso, era oltre l’immaginabile, ma poi si è dimostrato reale un evento del genere, sputando in faccia senza sentimenti a ciò che chiamavamo logica.

Il fatto che le cose non possono apparire dal nulla è un dato di fatto logico e innegabile. Però ancora una volta siamo stati costretti a ricrederci.

Quando abbiamo un totale vacum (vuoto), in cui non c’è niente, parliamo del NULLA assoluto, succede che delle particelle vengono generate dal nulla per poi annullarsi con le proprie controparti antimateriche subito dopo. Qualcosa di misterioso, illogico e impensabile, però anche questo si è dimostrato reale.

Non ci pensate spesso però se vi fermate un attimo noterete che il concetto stesso di esistenza è follia totale. Com’è possibile che le cose esistano ? Perché devono esistere ? Perché la materia si è aggregata da sola per creare la vita ? Anche il concetto di vita è assurdità. Si tratta di processi chimici così complessi che la possibilità che tutto questo accada è il numero più vicino allo 0 che puoi immaginare. Però eccoci qui, non ostante la possibilità che qualcosa del genere accada sia praticamente 0. Un’altra prova che anche una cosa infinitamente improbabile e folle può tranquillamente essere reale e accadere per un motivo o per l’altro.

L’esistenza della coscienza e dell’individuo è follia totale. Che la materia possa prendere consapevolezza con delle aggregazioni chimiche è qualcosa di totalmente straordinario. Non conosco bene i particolari della coscienza quindi non mi dilungo troppo a parlare di essa, anche perché ci tengo a dare informazioni corrette nel modo più semplice. Sono tutti d’accordo con il fatto che la coscienza è qualcosa di molto improbabile e complesso e conosciamo ancora ben poco del suoi funzionamento.

Perché vi ho fatto tutti questi esempi storici della vita reale ?

Vi ho fatto questi esempi per farvi capire soltanto una cosa: che anche quando qualcosa suona totalmente impossibile a prima vista, o quando sembra altamente improbabile, può ancora essere reale o accadere (come dimostrato da questi esempi lampanti). Il fatto che suoni illogico o estremamente improbabile non è un motivo per escludere un’ipotesi. Addirittura anche qualcosa di verificato e dimostrato oltre ogni dubbio si può dimostrare falso in futuro (come il tempo indubbiamente lineare prima di Einstein e la fisica classica prima della meccanica quantistica).

Quindi anche qualcosa come la vita dopo la morte potrebbe essere possibile e potrebbe essere dimostrato un giorno, anche se suona assurdo o improbabile per ora.

Che cosa lo dimostra ?

Lo dimostrano tutti questi forti ed estremi esempi pratici del mondo reale nella storia che sono ufficialmente dimostrati dalla scienza. Penso che solidificare questa frase più di così sia impossibile.

2. Il raziocinio e la sua base

In pratica, avevamo determinati strumenti in passato che ci permettevano di analizzare la realtà fino a un certo punto e da li si costruiva la nostra logica. Poi i nostri strumenti sono migliorati e abbiamo scoperto una porzione maggiore della realtà che ha cambiato la nostra logica espandendola e aggiornandola. In futuro accadrà ancora e ancora, possibilmente senza un limite definito. Più diventano complessi i nostri strumenti più scopriamo che la realtà è diversa da come ce la immaginiamo e ciò che chiamiamo “logica” e “raziocinio” cambiano e si aggiornano per comprendere meglio le nuove porte aperte, le nuove possibilità e i nuovi ordini di magnitudine e di comprensione.

Cosa sono quindi il raziocinio e la scienza ?

La scienza, la logica e il raziocinio non sono altro che Il metodo scientifico. Il metodo scientifico non è altro che un’interpretazione che tenta di comprendere la realtà nel modo più realistico possibile in base agli strumenti e alle conoscenze attualmente presenti. Nel momento in cui i nostri strumenti e le nostre conoscenze si aggiornano, allora cambia anche l’interpretazione della realtà e anche il metodo scientifico si aggiorna e diventa più preciso a interpretare la realtà.

Questo è il motivo per cui una volta molte cose che erano totalmente illogiche e folli sono diventate dimostrate e logiche OGGI. Non è perché la scienza si droga, ma perché è migliorata e ha espanso i suoi confini ed è stata capace di vedere angoli della realtà che prima non vedevamo.

Perché il metodo scientifico e i nostri strumenti si sono aggiornati, sono diventati più potenti e sono stati in grado di guardare più in profondità negli abissi della realtà. Questo è destinato a succedere altre infinite volte nel futuro, come è sempre successo fino ad ora. Siamo solo agli inizi della scienza.

Quindi ripeto. La scienza non è assoluta perché anche essa è in continuo aggiornamento e contraddizione. Quindi, ciò che oggi suona impossibile o improbabile (la vita dopo la morte nel nostro caso) può ancora (non è detto) essere dimostrato reale in futuro dopo i miglioramenti dei nostri strumenti e del metodo scientifico.

3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso.

Queste che arrivano adesso sono speculazioni di mia mano. Non sono dati dimostrati al 100 % a differenza di tutto quello scritto sopra. Però le ritengo possibilità valide.

  1. Se il tempo è un corridoio fisico in quattro dimensioni come le interpretazioni della fisica suggeriscono (non è ancora dimostrato, è solo una possibilità) allora siamo immortali nel tempo, semplicemente continueremo a fare la nostra vita per sempre siccome il tempo è un oggetto fisico e quindi semplicemente “siamo”, indelebili nella nostra esistenza, nel nostro tempo. Se muori non sparisci, rimani ancora fisicamente nella tua parte di corridoio quadridimensionale dove esisti in loop (cerchio, circolarità). Questo tipo di loop è un loop che non inizia e non finisce ma che semplicemente “è”. Da non confondere con il loop che si alterna tra due stati diversi in eterno. Sarebbe difficile da spiegare ma penso che basti così. Se un giorno si viene a scoprire con certezza che il tempo è un corridoio fisico, allora sappiate che avremo anche scoperto l’immortalità.
  2. Prima di nascere eri il nulla, se poi sei nato, vuol dire che c’è un modo per uscire dal nulla. Nel senso che esiste una determinata configurazione di materia e di condizioni che devono allinearsi per fare in modo che la casualità manifesti la tua coscienza ancora una volta da qualche parte dell’universo sotto forma di qualche altro essere vivente magari, concetto simile alla reincarnazione. Se è successo una volta allora forse accadrà ancora, non è insensato pensarlo. Un contro argomento sarebbe dire che se io copio un file e lo incollo nel computer da un’altra parte allora questi due file sarebbero due file diversi e non lo stesso file (quindi non tu). Quindi anche se la casualità rimanifestasse la tua configurazione di essenza di nuovo, non saresti più “tu”. Un contro-contro argomento sarebbe dire che “allora non tutto è stato copiato, per esempio il file ha una diversa locazione nel computer ed è mostrato da diversi fotoni dal display e inoltre il file “me” esiste già. Forse il “me” deve prima scomparire”. Gli argomenti e i contro argomenti di questa ipotesi sono tutti abbastanza validi e ce ne possono essere anche di più. Credo che renderlo più complesso di così non serve. Semplicemente “tu” sei successo perché sei possibile e in quanto possibilità sei rimanifestabile con lo scorrere della casualità.
  3. La fisica quantistica ha quasi dimostrato l’esistenza degli universi paralleli infiniti (basati sulla funzione d’onda), dove ogni possibilità che potrebbe accadere è già accaduta, solo che ancora non  ne abbiamo la certezza. Se parlavi di universi paralleli qualche tempo fa venivi visto come pazzo, pero adesso abbiamo prove molto solide per sospettare della loro esistenza. Io direi che nel caso più pessimistico la possibilità è del 50 %. È infinitamente complesso spiegare le prove, però puoi leggere “Schrödinger and parallel universes”. Se esistono infiniti universi allora esistono indefinite versioni di TE (possibilmente interconnessi dalla funzione d’onda) e quindi forse hai l’immortalità quantistica in teoria. Non è detto che sei immortale solo perché ci sono infiniti universi quantistici ma di certo aumentano le possibilità a dei livelli abbastanza probabili.
  4. Forse la coscienza umana è qualcosa di molto diverso da quello che immaginiamo e forse sopravvive alla morte in una forma diversa, non possiamo saperlo perché è ancora un fenomeno troppo astratto, anche se gli scienziati pensano sia prodotta dal cervello. Questo non vuol dire che se il cervello muore allora anche la coscienza finisce, non necessariamente. Per esempio, se spegni un’elettrocalamita il suo campo magnetico sparisce, però l’onda magnetica emanata si propaga in eterno. Può essere che la coscienza risieda in un campo e che venga intrattenuta dal cervello un po’ come la calamita fisica intrattiene il campo magnetico. Se la calamita viene danneggiata allora anche il modo in cui il campo si manifesta cambia e questo spiega perché quando danneggi il cervello cambia anche il tuo modo di essere cosciente. Quando il cervello muore allora si disgrega e anche il campo della coscienza si disgrega con esso. Però non sparisce, si disgrega e cambia forma. Il campo continuerà ad esistere. Si tratta di un grandissimo FORSE. Sappiamo ben poco sulla coscienza.
  5. Non puoi morire perché non sei vivo, perché 1 oggetto morto più un altro fanno 2 oggetti morti. Noi siamo fatti di atomi, che sono oggetti senza vita, il che rende anche noi grossi oggetti senza vita. Una volta morti cambiamo modo di essere, rimaniamo sempre gli stessi oggetti morti soltanto in forma diversa. Il problema con questa teoria è che se io faccio a pezzi un tavolo non avrò tavoli più piccoli ma avrò la segatura del tavolo. Quindi se qualcuno muore, non diventerà tante piccole coscienze ma semplicemente da oggetto morto cosciente passerà a oggetto morto non cosciente, quindi si passa da un tipo di morto particolare (cosciente) ad un altro modo di essere di morto (non cosciente).

Come potete vedere abbiamo già delle possibilità non ignorabili per continuare ad esistere in qualche forma dopo la morte e abbiamo esplorato queste teorie basandoci sulla nostra scienza attuale che è limitatissima.

Immaginate quanto si arricchirà la lista quando la scienza esplorerà meandri inimmaginabili della fisica e del cosmo.

4. I limiti intrinseci

Il concetto lovecraftiano: questa argomentazione è fantastica. Quando eravamo ominidi pensavamo di sapere quasi tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo fuso il ferro pensavamo di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo acceso la lampada abbiamo pensato di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi è arrivata la fisica quantistica e ha sconvolto la nostra visione della realtà in una maniera incredibile facendoci ancora pensare di sapere qualcosa della realtà. Hai capito dove cerco di arrivare ?

Abbiamo sempre pensato di sapere tutto ma non sapevamo mai niente, e anche adesso è lo stesso, siamo arroganti e ingenui, pensiamo sempre di sapere qualcosa e poi la realtà ci travolge con scoperte che vanno oltre la follia e forse non esiste un limite a quanto non conosciamo. Anche le formiche pensano di sapere qualcosa sul mondo ma non sanno niente, così anche noi siamo come loro. Abbiamo sempre pensato di sapere ma non abbiamo la più pallida idea di quanto siamo ignoranti, siamo limitati tanto quanto quelle formiche che guardiamo al parco. La nostra limitata logica e scienza di cui andiamo confidenti sono come accendere una torcia nell’abisso dell’oceano pacifico e ci aspettiamo anche di potere vedere qualcosa: nulla, non vediamo nulla. La nostra torcia ci illumina a un metro dal naso ma l’abisso intero rimane intorno a noi e quindi cosa abbiamo capito della realtà? Nulla!

Come possiamo quindi essere così arroganti da sapere se c’è o non c’è nulla dopo la morte col nostro limitatissimo raziocinio che probabilmente è diversi ordini di magnitudine meno complesso di quello che serve per poter dare risposta a certe domande dove non c’è nemmeno un singolo modo di sperimentare o fare osservazioni? Leggi della fisica che non abbiamo scoperto, la fisica quantistica che dimostra una regione del micro cosmo che NON segue la logica tradizionale ma ha delle leggi completamente diverse, quasi fantastiche, che non fa altro che dimostrare come il raziocinio sia debole e limitato e come cose che sembrano impossibili possono succedere. Materia oscura e possibili materie ancora più sottili che creano strutture invisibili nell’universo che non vediamo, tante dimensioni e corridoi spaziali sottili sconosciuti, possibilità di esistenza diversa fuori dal buio cosmico e la componente lovecraftiana dell’inimmaginabile, perché bisogna considerare che io ho elencato solo ciò che conosciamo ma bisogna partire col presupposto (al 99,99% corretto) che siamo limitati come i plancton nell’oceano e che ci sono cose che non scopriremo mai e che la nostra mente non è capace fisicamente di processare che aumenta le possibilità nell’infinito.

Possiamo davvero dire di sapere qualcosa così fuori dalla nostra comprensione nella nostra consapevole ignoranza e limitazione ? Non si può dire con certezza perché probabilmente non conosciamo il 99.9 % di ciò che dobbiamo sapere dell’universo e di chissà cos’altro c’è là fuori in quell’ abisso nel buio cosmico e micro cosmico. Il 94 % della massa dell’universo è invisibile anche agli strumenti, ci sono particelle che dovrebbero esistere ma di cui non vi è traccia, il buio oltre al cosmo, i corridoi dimensionali dalla meccanica quantistica e chissà cos’altro che nemmeno immaginiamo. Siamo solo sulla punta della punta dell’iceberg.

L’ultima osservazione è un concetto valido che aumenta la possibilità che ci sbagliamo sulla morte e su qualsiasi altra cosa (parlo di possibilità e speculazioni) per il semplice fatto che ci ricorda che non sappiamo nulla e se ti basi sull’ignoranza allora non scoprirai mai la verità.

Siete ancora sicuri che non ci possa essere nulla dopo la morte ? Io non ne sarei così convinto.

 

 

Numero2893.

 

A N I M A     S P I R I T O     M E N T E     C O R P O                   C O L L O Q U I O

 

 

Anima e spirito: il significato delle due componenti in rapporto al corpo

La ricerca spirituale vede il corpo, l’anima e lo spirito come i tre componenti fondamentali dell’essere umano. Essa ritiene che il corpo sia uno strumento attraverso il quale, per mezzo dei sensi, sia possibile farsi un idea dell’esistenza sperimentandola e immergendosi nella realtà.

In poche parole, il corpo permette all’uomo di toccare, guardare, sentire, gustare, e così via. Gli consente di entrare in contatto con ciò che lo circonda, di conoscere cose nuove che servano ad accrescere il suo bagaglio di esperienza.

L’anima e lo spirito sono viste invece come delle entità che vivono all’interno del corpo. La prima è la componente che permette all’uomo di ricavare impressioni personali dalle esperienze. Lo spirito invece ha la funzione di mostrare all’essere umano una visione più completa e globale di tutto ciò che ha attorno.

Secondo questa linea guida quindi, il corpo è una sorta di veicolo terrestre che contiene le altre due componenti. I tre elementi però sono strettamente collegati tra loro, perché uno vive in funzione degli altri. E nessuno dei tre potrebbe esistere singolarmente.

Che cosa rappresentano davvero?

Approfondiamo meglio la concezione di anima e spirito aiutandoci anche con qualche esempio.

Secondo il credo della ricerca spirituale, l’anima è la componente che permette all’uomo di avere una propria visione sulle cose. O meglio, che gli consente di ricavare un’impressione percettiva in base all’esperienza fatta tramite il corpo. Che può essere positiva o negativa.

In sostanza, è il corpo che tocca un oggetto. Ma è l’anima che, tramite quel tocco, fa emergere una sensazione. Per esempio, mettiamo il caso che per sbaglio il vostro dito vada a finire su una fiamma accesa e si bruci.

È il vostro dito ad aver toccato fisicamente la fiamma. Ma è l’anima, invece, che vi permette di provare dolore, é l’essere interiore sensibile che non gradisce questa informazione, neppure vorrebbe riceverla, ma è costretta a registrarla. E dunque vi consente di ricavare una percezione individuale su quello che avete sperimentato. L’anima incontra una manifestazione aggressiva collegata al fuoco perché vi siete feriti toccandolo.

Il significato dello spirito è differente. Come abbiamo detto, questa è la componente che mostra all’uomo una visione più ampia della stessa esperienza. Ciò significa che, oltre alla propria idea, nasce anche un’impressione obiettiva su quello che l’oggetto del contatto è realmente.

Continuando l’esempio, possiamo dire che lo spirito permette all’uomo di capire che il fuoco brucia, ma che non è il fuoco in sé ad essere negativo. Infatti lo sbaglio è stato metterci il dito sopra.

 

I N    S I N T E S I    Prendiamo confidenza con un po’ di terminologia, per intenderci meglio sulle definizioni.

ANIMA = dal Greco ànemos cioè soffio, vento, è il principio vitale dell’uomo, di cui costituisce la parte immateriale, origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della stessa coscienza morale. È la parte che dà vita al corpo e ne alimenta l’attività fisica ed emotiva.

SPIRITO = è l’essenza più nobile dell’anima, che ha la capacità di elevarsi al di sopra del finito, a mezzo dell’astrazione, per spingersi fino al metafisico, fino alle vette di trascendenza estetica delle forme dell’arte e, per chi la vuole e la cerca, fino all’entità ideale che viene identificata con la Divinità.

MENTE = è invece, il meccanismo complesso e meraviglioso che, attraverso la razionalità, ci serve per inserirci nell’ambiente, prendere contatto con gli altri e realizzare i nostri obiettivi, i progetti e programmi che abbiamo deciso di portare avanti su questo piano materiale della realtà che ci circonda.

 

Prendendo alcune lettere delle tre parole sopra indicate e fondendole insieme in una specie di crasi (fusione) un po’ immaginifica, potrei coniare un neologismo (parola nuova) che suona così: SPIRANIMENTE.

Lo spiranimente potrebbe essere l’insieme dei significati concettuali sopra definiti e costituire l’interlocutore immateriale del protagonista fisico dell’uomo, cioè il corpo.

L’essere umano è costituito da questi due coniugi, anima e spirito, uniti dalla natura in un matrimonio sui generis nella mente che ne diventa una specie di “braccio operativo” che mette in azione e in funzione il corpo.

Il corpo rappresenta l’involucro o scafandro entro il quale è ospitato il nostro spiranimente, a vario titolo e secondo criteri molto diversificati, con un algoritmo non teorizzabile dove la casualità è squisitamente quantistica.

Voglio dire, e tutti lo possono constatare, che nessun uomo è uguale ad un altro, proprio perché:

1 – Non esistono corpi fisicamente uguali, neanche nel caso di gemelli.

2 – Non esistono neppure spiranimenti uguali.

Ne consegue che, a maggior ragione, non è dato di trovare sulla faccia della terra e per tutta la durata della storia umana, una persona che sia uguale ad un’altra, tale e tanta è l’eterogeneità delle possibili combinazioni di miliardi di caratteri diversificati, sia di tipo fisico che di tipo immateriale.

Questa lunga premessa, per quanto cervellotica possa apparire, è per annunciare il presuntuoso tentativo di mettere in scena la diatriba fra un corpo e uno spiranimente nella loro coesistenza.

Di chi siano, non serve troppa immaginazione, lo potete intuire facilmente.

Io, piccolo pulviscolo del creato, quasi nullità biologica, indegno rappresentante della razza umana, ho tentato, per 80 anni, di far andare d’accordo le due parti della mia natura, quella corporea e quella spiranimentale, con quali risultati, francamente, non riesco ancora a capacitarmi. Ecco perché, qui di seguito, scriverò per parlarmi addosso e valutare, fra me e me, quale persona e personalità io sia mai stato e sia.

Di questo teatrino, il lettore è invitato ad essere spettatore, spero indulgente e non ipercritico. Anche perché la messa in scena e la recitazione saranno, come si suol dire, “a braccio” e senza “canovaccio”: improvviserò cammin facendo.

 

 

 

S = spiranimente = spirito + anima + mente

C = corpo

 

Una mattina di questi giorni, S = spiranimente e C = corpo si svegliano dopo una delle solite nottate agitate, un po’ a spizzichi e bocconi, fatta di tappe, fermate e ripartenze, di veglie pensanti e di sonni tranquilli, di assopimenti e di sogni che entrano ed escono uno dall’altro. A questa età è ormai così che trascorre il tempo della notte. Ebbene, quella mattina i nostri due personaggi che poi, come ben capirete, sono le due facce della mia stessa medaglia, tornano per l’ennesima volta alla vita cosciente e, fra di loro, cominciano a dar vita ad un colloquio che mai, in oltre ottant’anni, avevano intavolato seriamente. Quello che si diranno non lo so ancora, ma lo scoprirò io stesso scrivendo, passo dopo passo, tutto quello che mi passa in testa, senza un programma, senza un criterio, senza un ordine temporale, forse anche senza uno scopo, se non quello di rivelare a me stesso, innanzi tutto, e a chi mi segue quello che sono stato e sono tuttora.
Andrò a scovare, anche negli angoli più riposti, tutte le sfaccettature di questa relazione, che ha legato nel passato e lega ancora nel presente, le due componenti di cui è costituita la mia persona, mettendo a confronto e contraddittorio i due punti di vista che hanno peculiarizzato la mia esistenza di essere umano senziente e pensante. Eppure, bene o male esse sono state e sono tuttora intimamente connesse in un tutto unico e, francamente, si può parlare di coabitazione, di collaborazione, di integrazione, di combutta, di solidarietà, di mutuo soccorso, di interazione, di condivisione e quant’altro possa identificare un sano rapporto di coesistenza.
La sceneggiatura non sta scritta da nessuna parte, esiste in embrione soltanto nel mio cervello e mi sto chiedendo se sarò capace di sviscerare dignitosamente gli argomenti e di dipanare con successo la matassa di tutto il garbuglio che è stata ed è la mia vita.
Per intanto comincio. Dove mi porterà la messa in scena non ve lo so dire: scopriamolo insieme.

 

S – Ben svegliato, buon giorno!

C – Buona giornata a te, caro collega e compagno! Come ti senti dopo la nottata? Nel sonno, sei andato in giro per i fatti tuoi senza di me?

S – Non ti nego che, per qualche ritaglio di tempo notturno, ho avuto l’occasione di vagare liberamente astraendomi dal tuo contatto e sono riuscito a sentirmi proprio strano e diverso, addirittura mi sono sentito bene, perché non erano incubi o situazioni di malessere quelle che provavo, bensì un senso di serenità positiva.

C – Non sono dispiaciuto di queste tue sensazioni, anche se so che, durante il giorno, quando sei cosciente e coabiti con me, non hai tanto spesso manifestazioni di benessere, perché ormai io, come tuo albergo, non sono più tanto confortevole.

S – Non ti sto rinfacciando nulla. Per tanti anni da te ho avuto il meglio che potevi darmi ed adesso, con l’età che ci ritroviamo, dobbiamo fare i conti con una vagonata di malanni ed acciacchi, più numerosi che fastidiosi. Lo dico perché a tutto ci si adatta ma, purtroppo ci sono. Prendi, ad esempio, l’ipertrofia prostatica benigna, di cui da tempo stai accusando i sintomi. Lo sai che di notte non mi fa dormire sonni tranquilli.

C – Hai ragione e me ne dolgo sinceramente, ma tu sai che, oltre al fatto di avere avuto un padre che soffriva della stessa pecca, mi hai anche trattato piuttosto maluccio, per decenni, con un’alimentazione niente affatto sana e salutare.

S – Devo riconoscere che ho mangiato un po’ alla carlona per tutta la vita. Sai, se si sapessero prima certe cose! Quando ero giovane tutto mi era perdonato e tu, mio caro C, hai assorbito e neutralizzato ogni eccesso o disfunzionalità. Ma più avanti nell’età, dopo aver gozzovigliato impunemente per tutta la vita, anche tu non hai più i mezzi per metabolizzare tossine e veleni che stanno dentro, ahimè, a tutte le cose buone che ingurgitiamo. Maledizione! Perché le cose che piacciono di più sono quelle che fanno più male?

C – Dici bene, così è ed è successo. Solo adesso che ti sei accorto di quanto sbagliavi, hai tentato di rimediare in qualche modo. So che hai studiato, ti sei fatto una cultura, hai preso provvedimenti anche drastici per riportarmi ad una condizione più accettabile ma, come sai, i danni creati sono irreversibili e adesso devi convivere con le conseguenze delle trascuratezze che mi hai fatto sopportare.

S – Caro C, mi pento amaramente di non aver fatto abbastanza per imparare a vivere come si deve dal punto di vista dell’alimentazione: sono stato proprio uno scriteriato! Perché invece di tante materie stupide e farlocche, nelle scuole non insegnano a nutrirsi come si deve e a mandare al diavolo le lusinghe e le tentazioni che ci propongono le pubblicità delle industrie alimentari?

C – Questo sarebbe stato compito tuo: siamo quello che mangiamo! E lo dico io che sono un corpo. Solo ora che hai data una regolata alla tua maniera di nutrirti, sto meglio, assai meglio che non negli ultimi decenni, anche se  sono molto più vecchio. Ti ho supportato e sopportato per tanti anni, ma sono segnato dalla tua negligenza nella gestione delle mie esigenze. Eppure ho cercato in tutti i modi di mandarti dei segnali, di quando in quando, per avvertirti che stavi esagerando, trascurando, sottovalutando.

S – Accidenti! Se, come spero e credo, avrò un’altra vita, saprò comportarmi in altro modo. E comunque, chi sa può, chi non sa peggio per lui. È successo tutto come quando vai al ristorante, pensando di non pagare mai. Ti fai portare tutti i manicaretti più sfiziosi, te li godi con gusto, ma poi ti accorgi che devi anche pagare ed allora arriva il cameriere con un conto che più salato non si può.
Se tu avessi chiesto dei piatti più modesti, se ti fossi attenuto a scelte non di rinuncia ma di sobrietà, non avresti pagato tanto. Bastava che ti informassi: dovevi saperlo prima. Prevenire e pagare il giusto è meglio che pagare troppo e… piangere.

C – Caro S, se, come sostieni, avrai nuovamente l’occasione di tornare in vita, credi che potremo ancora instaurare, noi due, una collaborazione vitalizia come quella di cui stiamo usufruendo? Io penso di no, perché a morte avvenuta, io finirò in pasto ai vermi o in cenere e quindi tu dovrai trovare un altro ospitante con cui avere una relazione. Ti sorride l’idea di liberarti di me?

S – Se c’è una cosa per cui io benedirei la morte è proprio la possibilità di incarnarmi in un altro corpo. Ciò che io, adesso, dico non è perché sia questa una verità. La mia è solo una speranza. E sai che ti dico anche? Che il corpo che potrei avere nella prossima esistenza terrena, potrebbe essere a misura del livello spiranimentale che ho maturato nel corso di questa vita. In questo senso, un corpo come il tuo di oggi non mi sarebbe per nulla adatto ed appropriato, ammesso e non concesso che io abbia utilizzato in senso migliorativo il mio attuale percorso esistenziale.

C – Ben detto! E io non sarei invidioso del tuo nuovo corpo fisico. Ho cercato di assecondarti nel miglior modo possibile, non ti ho mai fatto fare brutta figura, per quanto tu mi abbia trattato abbastanza male. Non mi sto appuntando medaglie sul petto, né agitando turiboli d’incenso. Eppure so bene che tu, per certi versi, non sei stato troppo contento di me.

S – Ebbene sì, è vero. Lo dichiaro apertis verbis (chiaramente): ho sempre avuto una pur rispettosa e mai lamentosa riserva sulle tue caratteristiche fisiche. Se io ti ho fatto soffrire per non averti alimentato adeguatamente, confermo che tu mi hai scontentato e deluso per il tuo aspetto, sia morfologico che estetico. Ad esempio la statura: non è questione di vanagloria, ma mi sarebbe piaciuto “abitare” in un corpo un po’ più alto.

C – Ma è mica colpa mia se entrambi i tuoi genitori non superavano il metro e sessanta. Cosa pretendevi! D’accordo, non mi hai scelto tu, ma loro sì che si sono scelti ed assortiti. I caratteri somatici genetici ereditari non si possono cancellare.

S – Due cose ti voglio dire. La prima è che mio figlio è alto un metro e ottantacinque e io misuro uno e sessantacinque e sua madre è alta più o meno quanto me. Sono contento per lui che è stato più fortunato di me. Però l’ereditarietà qui ha fatto un salto. La seconda cosa che ti dico è che, oltre l’altezza, ho sempre avuto da ridire sulla particolare nodosità delle mie giunture ed articolazioni. Mi sarei augurato di essere un po’ più snello e flessuoso, con un’andatura armoniosa e sciolta. Sono invece, in particolare adesso che sono invecchiato, molto legnoso, goffo e ingobbito e la mia andatura è più vecchia della mia età.

C – Bravo tu ad incolparmi anche di questo: è colpa tua se, in primis, hai dovuto trapiantarmi entrambe le anche con protesi artificiali! E questo non mi aiuta certo ad incedere con leggerezza ed eleganza. Ed è, altresì, colpa tua se per tutta la vita ho lavorato quasi esclusivamente da seduto. Prima hai studiato, e tanto: la mia posizione abituale, per ore ed ore, era quella da seduto. Ultimamente, dalla pensione in poi, è quasi peggio: oltre che pigro, sei troppo sedentario. Sto al computer o alla Tv per tutto il giorno, salvo qualche ora di tennis e qualche giretto ogni tanto. Ormai, non mi raddrizzo più.

S – Non ti ripudio, anzi dovrei esserti grato per aver fatto del tuo meglio. Bene o male, nonostante una serie di piccoli handicap corporali, sono riuscito ad avere lo stesso le mie gratificazioni sentimentali, affettive, relazionali. Tutto sommato, se ci penso bene, sono piaciuto a più di qualche donna ed a rappresentarmi ci sei stato tu. Io ho cercato di renderti gradevole il più possibile con le mie doti umane, mentali, culturali, con la sensibilità e l’educazione nei rapporti interpersonali.

C – È così come dici, abbiamo fatto una discreta figura insieme e poi, devo riconoscerlo, mi hai sempre vestito come si doveva, presentandomi in ogni occasione ben agghindato con un tuo stile personale, curato e anche originale, che mi ha fatto, non dico notare, ma distinguere almeno, a dispetto dell’aspetto, perdonami il bisticcio di parole. Riconosco che, stando alle sole caratteristiche fisiche, sarei passato quasi inosservato, a causa della pochezza del look somatico.

S – Non si può avere tutto nella vita. Ma quello che abbiamo avuto insieme non è stato proprio banale o insulso. Ma lascia che ti confessi molto candidamente che mi sono sentito, in alcune circostanze, in certi momenti della vita, in compagnia di alcune donne, poco assecondato da te. Non dico che abbiamo fatto brutta figura, ma probabilmente, lo ammetto, non ho saputo tenere le briglie con la dovuta efficacia per concludere la corsa da cavaliere brillante. La tua resistenza al galoppo a volte non ho saputo gestirla al meglio, probabilmente a causa dei particolari episodi e periodi della vita per cui il mio sistema nervoso non era sereno, ma molto stressato. Qui devo recitare il “mea culpa”, ma quelle occasioni sono state le uniche volte in cui il nostro rapporto è stato distonico e non del tutto soddisfacente dal punto di vista delle performance psicosomatiche.

C – Sono contento che ti sei preso tu il coraggio e l’onestà intellettuale di ammettere le tue responsabilità, ciò ti rende onore. Quando si sono verificate le circostanze per cui il tuo stato affettivo e mentale è risultato all’altezza, io ti ho risposto e assecondato adeguatamente e il benessere non è mancato, né prima, né durante, né dopo. Io ci metto i miei circuiti nervosi e muscolari, nel miglior stato di forma possibile, ma a comandarli sei tu: io faccio la biga e tu l’auriga. Stavolta sono io che ti chiedo di perdonarmi la battuta.

S – Anche le prestazioni sportive ci hanno visto in combutta per ottenere i risultati migliori che potevo raggiungere al mio livello.
Da giovane abbiamo giocato a calcio, praticato un po’ di atletica leggera e poi tanto tennis. Abbiamo imparato da soli, alla buona, ma con grande entusiasmo e costanza. Tuttora, all’età di quasi ottantadue anni , il tennis è lo sport che stiamo praticando ancora con soddisfazione e contiamo di continuare finché reggono le forze e ci facciamo rispettare anche da chi ha 20 anni di meno. Anche perché, ultimamente ho messo in atto una piccola, grande rivoluzione nei miei regimi di vita.

C – Eh, me ne sono ben accorto! È stato un cambiamento drastico quanto inaspettato, pur se auspicabile, quello a cui mi hai sottoposto in questi ultimi mesi. Negli ultimi 10-15 anni, mi hai trascurato tanto, al punto che mi sono trovato costantemente in serio sovrappeso, per quanto ti sforzassi di adottare restrizioni caloriche, sacrifici e rinunce. Non riuscivi a farmi dimagrire con la sola dieta per colpa della sindrome metabolica che si era instaurata in pianta stabile a causa della diffusa infiammazione di tutti i miei sistemi, tessuti e organi. So che hai studiato, progettato e programmato un piano per implementare il metodo del digiuno.

S – Proprio così. A mali estremi, estremi rimedi. Ho capito che non ci sarebbe stato alcun risultato positivo per raggiungere un peso più adeguato alla tua corporatura e alla nostra età, se non ero in grado di realizzare un reset di tutto il tuo organismo, ricorrendo al metodo, tanto severo quanto naturale, del digiuno. Ho cominciato con prudenza cioè con un periodo di tre mesi di restrizione calorica e con il digiuno intermittente. Sono riuscito a farti calare di circa 5 Kg. Poi, quando ho sentito che potevo permettermelo, ho adottato il digiuno terapeutico assoluto per 5 giorni consecutivi: niente cibo solido, solo acqua, caffè, tisane e brodo vegetale. E se ne sono andati altri 4 Kg. Da lì, sentendomi perfettamente in forze, tant’è che non ho mai smesso di giocare a tennis, ho ripreso a mangiare regolarmente, ma modificando le mie abitudini alimentari. Tuttora, sono in una fase di mantenimento che sembra essere addirittura migliorativa. Ho rinunciato, e ormai mi ci sono abituato, a certi cibi che avevo sempre mangiato e che mi piacevano, ma che non sono propriamente salutari. Adesso quello che mangio è altro ed è anche meno, visto che ci sono circa 10 Kg di te in meno che non richiedono più di essere nutriti. Finalmente, il tuo metabolismo risponde e reagisce con prontezza: il rilascio di insulina è sotto controllo e la glicemia, conseguentemente, anche. Ti lascio la parola per sentire da te come ti senti.

C – Ebbene sì, te lo confermo. Avverto un senso di benessere generale, di vigoria e di lucidità che avevo dimenticato. È ben vero che ho perso parecchio tessuto muscolare, ma niente di particolarmente grave, e soprattutto, ho perso molto grasso viscerale e sottocutaneo, anche se si vede, qua e là, la pelle un po’ cadente, perché non ha più il supporto dei cuscinetti adiposi. Il sonno è ulteriormente migliorato e le analisi più recenti hanno evidenziato che sono rientrati nella norma tanti parametri vitali indicatori di uno stato di salute soddisfacente, addirittura migliore di qualche anno fa. E ora non mi pesa più la rinuncia a tante cose che mangiavo e bevevo pensando che fossero giuste solo perché mi piacevano. Accidenti no! Non sono giuste, perché non riuscivo a ritrovarmi, a riconoscermi, continuando così. Insomma, a circa 10 mesi dall’inizio di questo percorso, ho perso ormai 12 Kg e vedo che mangio bene quanto voglio, sono sazio e registro ogni mattina, nudo sulla mia bilancia, le variazioni che si verificano a seconda di come e quanto mi dai da mangiare.

S – Vediamo se mi confermi anche questo: negli ultimi tempi, hai notato che ho cambiato anche l’acqua? Anche qui devo dire di aver preso un provvedimento radicale. Fino a poco tempo fa, bevevo l’acqua Ferrarelle, solfato calcica, ma mi accorgevo che avevo difficoltà ad eliminarla coi filtri renali: ha un residuo fisso molto alto e facevo poca pipì. Così, ho pensato di non berla più e di abituarmi ad un’acqua con residuo fisso molto basso,: l’acqua Sant’Anna che io adopero per la macchina del caffè e con cui, se non elimino, evito le incrostazioni calcaree. Ho pensato che la stessa funzione avrebbe potuto fare anche con i tuoi reni. Cosa hai registrato?

C – Proprio così! Devo constatare che, adesso, l’eliminazione dell’urina è notevolissima e, per di più, il colore del liquido organico è parecchio più chiaro e limpido. Significa che i glomeruli renali si stanno pulendo e la funzionalità è assai migliorata. Anche questo è un contributo al resettaggio dell’organismo: le tossine vengono eliminate e tutto funziona meglio. Si vede che hai studiato, ma fammi fare una domanda che è un rimprovero: perché non l’hai fatto prima?

S – È il solito discorso: fino quando non sono arrivato davanti all’ultimo stadio e mi sono accorto che non ci sono altri rimedi, la pigrizia mi ha sempre dissuaso dal modificare le mie convinzioni, le mie abitudini e ho continuato imperterrito ad accumulare tossine. Ma ormai era evidente che tu non avevi più strumenti validi per smaltirle perché i tuoi organi emuntori e filtranti stavano arrivando ad una condizione di irreversibile collasso, diventavano sempre più inefficienti. Allora, posso dire che questa volta ti ho fatto fare un “tagliando”? Tanto ti dovevo, se solo posso aspettarmi che tu sia in grado di proseguire ancora per un po’ di tempo.

C – Il ricondizionamento ha funzionato ed è ottimale. Te lo posso garantire anche perché, ad esempio, sui campi da tennis, mi sento molto in forma, agile e scattante più di prima, sento meno la fatica e la prestazione è all’altezza delle aspettative. Erano anni che non mi divertivo così giocando: mi facevi fare tanta fatica con modesti risultati, ora è diverso. Mi congratulo con te, anche tu avrai le tue soddisfazioni.

S – Sì, sì! Sono proprio contento, ma promettimi di farmi sentire il tuo campanello d’allarme, nel caso in cui io vada fuori dai binari. Può accadere che, talvolta, incorra in qualche trasgressione occasionale. Di solito me ne accorgo, ma tu ricordamelo e protesta sonoramente se vedi che sto perdendo il controllo. Posso recuperare prontamente, perché ormai non mi atterrisce l’idea di saltare un pasto o di rinunciare a questo o quel cibo per qualche tempo. Sai che io non sono un fanatico su nulla, può capitare che faccia una eccezione, di quando in quando, ma posso compensare adeguatamente con una rinuncia per ripristinare la media. Conto sulla tua collaborazione, rigorosa quanto vuoi. Ormai mi sono fatta una ragione. Devo occuparmi di te fino alla fine dei nostri giorni insieme, non ho altri veicoli di ricambio o di scorta. Non lasciarmi a piedi senza preavviso.

C – Se vuoi che continui a farti un buon servizio, trattami bene come ultimamente hai cominciato a fare. Posso fare un appello? Vorrei chiederti di non trascurare mai le funzioni cerebrali. Se mantieni attivo e ben funzionante il cervello, vedrai che il resto, che sarei io, gli verrà dietro, sono pronto a seguirlo con tutti i mezzi e gli strumenti che mi sono rimasti efficienti, al loro meglio compatibilmente con l’età. La cabina di regia deve essere sempre in piena efficienza. Non ci possono essere buone attività senza buoni ordini e programmi. Mi raccomando.

S – Come ben sai, in questi ultimi 5 anni, ho fondato un BLOG dove scrivo continuamente quando, cosa e come mi pare. È la mia valvola di sfogo mentale, morale, intellettuale. Non scrivo per dire o dimostrare qualcosa a qualcuno. Semplicemente mi confesso con me stesso, in una specie di catarsi autoreferenziale. A me piace stare solo e la mia è una “vox clamans in deserto” (voce che grida nel deserto). Non cerco lettori o ascoltatori, non faccio “l’influencer” cultural-intellettuale, ho pochi e qualificati estimatori, che ringrazio per seguirmi talvolta qua e là, su specifici argomenti. Riempio così la mia solitudine parlando con il mondo senza pretendere che mi ascolti. Sai, mi sono accorto che è un’attività terapeutica, specialmente perché, come diceva Kant, è “senza speranza di premio e senza timore di pena”, così come diceva “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Ma lui è stato uno delle menti più alte dell’Illuminismo. Io, invece, mi limito ad accendere, di quando in quando, qualche piccola lampadina su svariati temi dello scibile umano. Anche questo nostro colloquio finirà li, nel BLOG.

C – Così metterai in piazza, spudoratamente, gran parte della tua personalità. Ho capito il tuo scopo: è quello di passare ai posteri la memoria di te e dei tuoi pensieri, per essere ricordato da chi non ti ha conosciuto e capito meglio da chi ti ha conosciuto. Si tratta di un vero e proprio testamento della tua personalità per coloro che si imbatteranno, per volontà o per caso, nelle tue scritture. Li dentro ci sei tutto tu e, magari in secondo piano, ci sono presente anch’io.

S – Comunque, la mia attività cerebrale, stanne certo, ha qui il suo impegno e il suo disbrigo. Fino a quando il lume della ragione rimarrà acceso, mi dedicherò a questo “divertissement”, che è una composizione letteraria di carattere frivolo e giocoso. Lo è per lo spirito con cui ad esso mi sono approcciato e mi accingo, un po’ meno per gli argomenti trattati che sono, piuttosto, seri, controversi, diatribici, divisivi, impegnativi. Su ogni cosa dico quello che penso, perché penso quello che dico. Come ho sempre fatto. E non mi aspetto di essere condiviso e, men che meno, ammirato per alcuna delle mie opinioni. Alla mia età, non ho più tempo per rinunciare ad esprimere alcunché, anche se sono ancora pronto a recepire altri pareri se, putacaso, si avvicinano alla verità più del mio. La verità è mobile e sacra. Nessuno, nemmeno io per primo, può affermare di averne possesso, perché è in eterno aggiornamento. E io, umilmente, ripeto sempre: tutti hanno diritto di avere un’opinione, ma hanno anche il dovere di averla informata. Io sono preparato a cambiare opinione su tutto. Solo i cretini sono pieni di certezze. “Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma, panta rei, tutto scorre”, come diceva Eraclito, ribadito nella chimica da Lavoisier. La vita, come tutta la “Creazione” è una metamorfosi, una trasformazione e ancora lo sei tu, dopo la morte, quando io, Spiranimente, stanco di ogni sforzo, ti abbandonerò, mia buccia, nella spazzatura dei cimiteri.

C – Che brutta fine mi tocca fare! D’altra parte è una legge naturale, quella della morte: che cosa sarei io senza di te? Se ti perdo non mi resta che sparire, povera cosa inanimata che non funziona più. Mi fa piacere pensare che per te ci sarà un altro percorso di evoluzione spiranimentale. Nell’orizzonte degli eventi, ci sarà un tempo e un luogo quando e dove, in un altro veicolo corporeo, proseguirai la tua crescita di raffinazione, salendo di livello rispetto al presente. Infatti, tu adesso, sei molto migliore di quando sei nato, nessuno lo può dire meglio di me, che ti sono stato appiccicato per tutta la nostra vita.

S – Per sommi capi, lo avevo anticipato prima. Fammi definire meglio e più approfonditamente un pensiero che mi solletica e mi intriga da un po’ nei meandri cerebrali che sono sempre in fermento creativo o meditativo. Sai che io intuisco e penso che quello che viene immaginato come inferno e paradiso nell’aldilà in realtà non sono altro che il retaggio di come e di ciò che io mi sento adesso, su questa terra, in questa vita? Se io mi sento bene ora spiranimentalmente, se sono soddisfatto del mio essere e della mia condizione, se lascio intorno a me le persone care e tutti gli altri in pace con me e con un buon ricordo, se non ho fatto del male e ho la coscienza pulita, e tutto questo mi fa stare bene nella mia pelle, io credo che mi porterò nell’aldilà questo “status” d’animo che costituirà il bagaglio di crediti che definiscono il livello di evoluzione che mi è proprio e che mi spetta. Da li posso ripartire alla prossima tornata di vita e posso tentare di raggiungere un altro livello più alto di bene che vuol dire più armonia, più equilibrio, più apertura mentale, più altruismo ed empatia che, lo sento, un po’ mi sono mancati in questa mia esistenza attuale. Insomma, paradiso e inferno hanno la propria sede nella coscienza di ogni individuo, nella consapevolezza intima e leale di avere fatto il bene ed il male che poi influenzano lo stato di benessere o di malessere a cui noi diamo quei nomi altisonanti di paradiso e inferno. Stare bene o stare male con se stessi sono il vero paradiso o inferno in questa stessa vita che stiamo vivendo: noi siamo premio o castigo a noi stessi. La mia è, ripeto, una pura ipotesi, per non dire un augurio che faccio a me stesso, in definitiva una speranza autoconsolatoria che mi aiuta ad affrontare i giorni a venire con maggiore serenità. Da qui scaturisce anche una strana curiosità per la morte e, persino, ma non ti meravigliare, una quasi sfrontata assenza di timore per essa.

C – Complimenti per il tuo filosofeggiare molto creativo e, tutto sommato, assai salvifico. Lascia  fare anche a me una citazione forbita: “primum vivere, deinde filosofari” ( prima di tutto vivere, poi fare filosofia). Intendo dire che noi due dobbiamo occuparci ancora per un po’ dei fatti nostri, cioè di quello che abbiamo in comune. E ti voglio chiedere quali sono le tue aspettative e previsioni per gli anni a venire, tenendo conto che il decadimento fisico, che da un bel po’ è cominciato, diventerà ingravescente e arriverà il momento in cui dovrò ammainare la bandiera sotto gli assalti pirateschi di qualche morbo improvviso o degenerativo. Un’altra citazione: “motus in fine velocior” ( il movimento, verso la fine, diventa più veloce).  Finché la trottola si ferma.

S – Non mettere già le mani avanti, ti ho appena revisionato il motore e potresti marciare ancora egregiamente per un bel po’ di chilometri. Ti prometto che ti farò procedere ad un regime di giri limitato e congruo con le tue potenzialità attuali e future. Nessuna esagerazione di velocità né sbandamenti incontrollati nell’andatura, una rotta di crociera tranquilla e conservativa: starò attento a non sprecare nessuna delle poche cartucce che mi sono rimaste, risparmiandole per gli attacchi che sicuramente arriveranno, senza preavviso e con sempre maggiore veemenza. D’ora in avanti, sarà mia premura condurre un regime di vita e di alimentazione parco, sobrio e salubre per non compromettere le tue condizioni organiche, già intaccate dal logorio e non più recuperabili. Spero che ti vada bene il mio proposito e conto di essere da te assecondato e facilitato per arrivare in porto senza affrontare tempeste.

C – Sono d’accordo con te. Ma come ti auguri che succederà, quando taglieremo il traguardo? Chi di noi due abbandonerà per primo l’altro? Da chi arriverà la resa e alzerà bandiera bianca: Io con la perdita delle integrità fisiche basilari o tu con l’assenza del controllo di gestione della navicella?

S – E chi lo sa? Non ci è dato di saperlo ancora: forse, intimamente, avvertiamo di non essere, al momento, troppo vicini alla fase finale, perciò le previsioni e le predizioni sono francamente inappropriate. Ogni giorno, di cui i nostri occhi ci daranno la luce del sole, porterà la sua pena e ci aggiorneremo cammin facendo. Teniamoci in contatto, il più stretto possibile. Ecco, l’unica cosa che un po’ mi fa paura è questa di non conoscere o non saper prevedere come sarà la fine. Ma tutto sommato, è un particolare di non decisiva rilevanza: ciò che è alle nostre spalle, la nostra storia insieme, è già un conforto ed un soddisfacente viatico per il dopo, qualunque cosa sia. E così sia.

C – Ma ho un’ultima curiosità: quale fine mi farai fare, quando mi sarò spento? Intendo: mi aspetta una cassa da morto ed un loculo,  oppure pensi alla cremazione, che ultimamente è diventata, se non una moda, almeno molto più comune e frequente?

S – Bella domanda! È da un po’ che ci sto pensando, ma devo informarmi ancora e meglio e ti prometto che lo farò e ti darò una risposta. Se ci sono civiltà, come quelle Egizia, che hanno sviluppato un culto dei morti molto conservativo riguardo al corpo, pensa alla mummificazione di cui erano maestri, altre culture in diversi siti della terra, nel passato e nel presente, hanno adottato l’eliminazione dei cadaveri a mezzo del fuoco, che sembra essere per loro un elemento purificatore Tutti si rifanno a dettami teistici, fideistici, religiosi, rituali, a consuetudini e tradizioni che tengono conto anche di sicurezza ambientale e igienica. Gli Egizi addirittura lasciavano nelle tombe del cibo accanto alla mummia, nella convinzione che il corpo del defunto avrebbe potuto materialmente continuare a vivere. Molti popoli lasciavano, invece, nel sacello solo le cose più preziose che il morto aveva portato con se in vita, pensando che avrebbero gratificato il suo spirito. Io penso, e te lo confermerò, che tu, caro C, possa essere polverizzato molto semplicemente e che le tue spoglie mortali vengano ridotte in cenere e contenute in una una piccola scatola, che possa costituire un ricordo della tua, della nostra persona trapassata a miglior vita e che l’urna sia conservata nella casa di chi vorrà custodirla.

Memento, homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris ( Ricordati, uomo, ché polvere sei e in polvere ritornerai). Genesi 3,19.

 

 

Numero2877.

 

G R A N D I    V E R I T A’    D E L L A    S T O R I A    (Anche quella di tutti noi)

 

“Sono venuto a seppellire Cesare,

non a farne l’elogio.

Il male che un uomo fa

gli sopravvive;

il bene, spesso, resta

sepolto con le sue ossa.”

 

Orazione di Marco Antonio     dal    “Giulio Cesare”   di  William Shakespeare.

Numero2843.

 

 

F E M M I N I C I D I

 

Da  QUORA

 

Scrive Flavio T., corrispondente di QUORA.

 

Giulia è stata uccisa da chi diceva di amarla.

E’ stata buttata come uno straccio vecchio giù da un burrone.

Come un oggetto.

Perché è così che molti uomini vedono la donne.

  • Oggetti da possedere.

Non c’è età o origine culturale che possano fare la differenza.

Si uccide la donna quando non si riesce più a controllarla.

Giulia aveva una colpa.

  • Quella di pensare per il suo futuro.

Un futuro che e’ stato barbaramente interrotto per sempre.

Non trovo piu’ parole degne per rappresentare il genere maschile quando compie questi atti.

Sono disgustato e mi vergogno di essere un uomo.

Inutile oggi predicare cosa bisogna o non bisogna fare.

Inutile oggi polemizzare.

Giulia e’ morta, ammazzata da un ragazzo di “buona famiglia” e di aspetto mite.

Giulia, come tutte le altre donne uccise, non è morta.

Vive per urlare che la libertà vale più di mille parole.

Amen.