Numero2966.

 

da QUORA

 

A N C O R A    S U L L ‘    A T E I S M O

 

Scrive Tere Riboli, corrispondente di QUORA.

 

L’ateismo e in generale il non credere in Dio ha sempre fatto paura al potere religioso, perché chi non crede in Dio è una persona che si pone delle domande e non accetta passivamente ciò che viene detto loro dalla religione.

In passato i pensatori liberi erano chiamati eretici dalla Chiesa e venivano uccisi o peggio ancora bruciati sulla pubblica piazza come monito alla popolazione: chi si ribellava avrebbe fatto la stessa fine.

Uno degli esempi più lampanti è Giordano Bruno bruciato perché non si è piegato al Papa.

In occidente il progresso e le conquiste sociali hanno permesso la libertà di potersi esprimere liberamente e la libertà di non seguire alcuna religione.

Mentre nel mondo islamico chi mette in dubbio i dettami della religione o si professa ateo viene frustato ed imprigionato.

Nel mondo occidentale chi si professa ateo fortunatamente non subisce conseguenze penali, ma e ancora molto forte l’ostilità verso chi non crede in Dio.

La Chiesa da secoli ha inculcato nel credente l’equazione “ateo = malvagio”, di conseguenza molti credenti si sentono autorizzati ad insultare chi non è credente.

L’ateo è un libero pensatore e non è allineato al pensiero religioso: non è controllabile, allora va attaccato, insultato e denigrato. Quantomeno suscita diffidenza e sospetto.

 

 

Scrive Roberto Piazzolla, corrispondente di QUORA

 

Qualcuno mi ha convinto a diventare ateo?

Si, un prete.

Ero poco più che bambino quando mi è morto il cane con cui ero cresciuto, che per me era praticamente un fratello.

All’epoca andavo a catechismo perché avrei dovuto fare a breve la cresima. Approfittai quindi per chiedere al prete-catechista se il mio cane sarebbe andato in paradiso.

Rispose di no, perché gli animali non hanno anima.

Mi sembrò profondamente ingiusto che Dio, dopo averlo condannato ad una vita troppo breve in rapporto alla mia, non avesse neppure concesso l’anima a mio fratello.

Questo pensiero aprì le prime crepe, che si ingrandirono molto rapidamente nei giorni successivi. Man mano che riflettevo su una simile insensatezza, mettevo in dubbio l’intero impianto della fede a cui mi avevano insegnato molto bene a credere, fino a quel momento.

Arrivato il giorno della cresima, alla fine della cerimonia, il prete raccomandò a tutti di non smettere mai di andare a messa, anche se ormai eravamo cresimati.

Ho ancora l’esatto ricordo di me bambino, che scendo le scale del sagrato fuori dalla chiesa pensando: “col cavolo che mi rivedrete”.


Peraltro, molti anni dopo, la chiesa in parte cambiò idea. Adesso infatti alcuni ecclesiasti sono possibilisti sul fatto che anche gli animali vadano in paradiso.

Era quello che mi serviva per capire definitivamente che la religione non viene da Dio, ma la inventano gli uomini, che poi la modificano al bisogno, a seconda delle variazioni dei costumi e delle convinzioni sociali.

 

Scrive Diego Lovato, corrispondente di QUORA

 

Le persone non diventano atee.

RITORNANO ad essere atee. L’uomo nasce ateo, e poi viene “educato” a credere in qualcosa che viene elaborato da istituzioni che sono a tutti gli effetti umane, anche se queste millantano autoispirazione divina.

Bisogna specificare un particolare: è vero che tutti nasciamo atei, ma con alcune caratteristiche che la psicologia chiama distorsioni cognitive.

Fra queste, ci terrei a sottolinearne alcune, che riguardano il nostro argomento: innanzitutto l’uomo non riesce a concepire l’annullamento del sé.

Nel senso che, sì, può immaginarsi un morto o immaginare sé stesso morto; ma dal momento che lo fa, lui ne è spettatore: quindi immagina sé stesso morto da vivo!

Dal momento che qualcuno pensa, vuol dire che neuroni e sinapsi compiono un lavoro od un movimento; pensarsi morti, nel senso di immaginare un enorme vuoto, ma che comunque nemmeno si vedrà appunto perché la rete neuronale adibita alla comprensione sarà immobile è appunto impossibile.

Insomma, pensare alla morte è un ossimoro! Quando si pensa si è vivi…quando si è morti, non si pensa.

Da questo “scherzo mentale” nasce l’idea di anima o concetti equiparabili: la percezione di una continuazione dell’esistenza anche quando il corpo e la mente sono tristemente ma evidentemente morti.

Un’altra distorsione cognitiva che caratterizza l’uomo è la pretesa di trovare uno scopo od un motivo per tutto lo svolgersi degli eventi, come la sua esistenza e l’intrinseco soffrire di questa vita terrena.

Ebbene la religione viene appresa dapprima perché viene insegnata da esegeti fin quando, da piccoli, siamo più manipolabili. E poi trova terreno fertile in molti di noi in quanto danno una conferma o una risposta alle esigenze di quelle distorsioni percettive descritte sopra.

Numero2959.

 

I L    S E N S O    D I    C O L P A

 

È un condizionatore, un congelatore, un aspiratore, una lavatrice, ma non è un elettrodomestico.
Funziona per mezzo di una corrente che non è quella elettrica.

Che cos’è?

È un condizionatore di spiriti, un aspiratore di credulità, un congelatore di coscienze, una lavatrice di cervelli e funziona con la corrente di pensiero della religiosità.

Per millenni, su miliardi di persone, ha funzionato egregiamente attraverso la religione, e continua a farlo nella vita di ogni giorno di tanti intorno a me: è il giogo del “senso di colpa”.

Un giogo che non è un gioco.

Per la religione Cattolica, ad incutere il senso di colpa è il “il peccato”, addirittura quello originale: la colpa di essere nati e, proprio solo per questo, peccatori.

Colpevolizzare la gente è un “trucco” psicologico perfidamente sottile ma vincente per il controllo delle coscienze.

Non riesci a liberartene. Se qualche volta, in certe rare occasioni, ce la fai a divincolarti da esso, subito dopo ne senti la mancanza e sei tu stesso ad “autoaggiogarti” di nuovo, perché, a starne senza, ti trovi perso.

Allenato come sei ad averlo sempre addosso, ad essere soggiogato, se non ne avverti il peso, ti senti, ancora una volta e sempre, …. in colpa.

Numero2949.

 

da  QUORA

 

Scrive un corrispondente di QUORA

 

Perché gli atei non credono che Dio esista?

 

In verità “la gente” crede che dio esista. Gli atei/agnostici come me sono solo il 15%.

La fede è quindi un sentimento diffuso seppur sbagliato e inconsistente. Ho già scritto mille volte delle contraddizioni della bibbia, dell’incoerenza dei principi religiosi, dell’impossibilità di stabilire quale sia la fede religiosa corretta, per non parlare della mostruosità dei campioni della fede… non ci torno sopra e rispondo al perché alcune persone non credono.

Chi non crede non lo fa per pigrizia o per fare come gli pare o per stuprare i bambini (a questo ci pensano altri). Sarebbe molto più comodo credere, soprattutto quando muore un genitore o un amico. Sarebbe comodo avere tutta una serie di regole morali già belle che pronte, e se fai una porcata con un pater ave gloria ti sei già perdonato. La moralità di un ateo è molto complessa perché esercita la propria libertà di giudizio e sceglie davvero, non per paura dell’inferno, quello che è bene.

Chi non crede lo fa perché comprende che il concetto di divinità è una bugia illogica e insensata. Dio è un racconto per bambini su cui gli adulti hanno costruito un potere immenso sugli altri uomini. E poi se uno non ci crede non ci crede, è inutile che ci guardiate come mostri, non ci crediamo. Siamo diversi? Si siamo una minoranza con un QI discretamente alto.

 

Scrive un altro corrispondente di QUORA, Nicolas Mattos

 

Ti parlo della mia esperienza personale.

Io ero religioso. Ma proprio un casino. La mia massima aspirazione a 7 anni era diventare papa. Si, mentre gli altri bambini volevano fare il calciatore io volevo diventare il pontefice. Ero uno di quelli che passava davanti alle chiese e si faceva il segno della croce così come pregavo inginocchiato al mio letto ogni mattina ed ogni sera.

A catechismo, il prete della mia parrocchia vista la mia devozione parlò con i miei genitori per far presente loro che una carriera ecclesiastica per me sarebbe stata non solo possibile, ma anche consigliabile!

Ero, insomma, una persona molto religiosa.

Alla fine della mia comunione, a tutti i bambini del mio corso di catechesi venne regalato un libro: la “Bibbia dei bambini” e di questo dono fui molto grato. Era un libricino giallo, abbastanza grosso e colorato dentro, e conteneva una versione edulcorata sia dell’antico testamento sia del nuovo. Purtroppo non ricordo su quale Vangelo si basasse il nuovo. Quel libro non lo lessi in quei giorni.

Passano gli anni. Io cresco e comincio ad pensare al mio futuro.

Avevo più o meno 11 o 12 anni ed iniziavo a creare i miei primi videogiochi su RPG Maker e simili. Mi si aprì un mondo di logica davanti in cui ad ogni azione corrisponde una reazione, un mondo in cui C ha come requisiti A e B. Imparare per la prima volta a programmare è un trauma per chiunque anche su Python, ed anche lì logica a manetta. Non succede B se prima non si verifica A. Da Pontefice ero passato a Programmatore.

Poi ritrovai quel libro. Ed ovviamente lo lessi.

Rimasi traumatizzato dalla quantità di decisioni illogiche fatte da Dio nel corso dell’antico testamento. Decisioni che secondo me non avevano senso e logica. Ne parlai con il mio parroco e lui mi disse che “Dio agisce per vie misteriose” e che “Dio ha sempre un disegno per tutto e non pensa come noi”.

Dio però ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, non dovremmo quindi essere in grado di fare gli stessi suoi ragionamenti?

Ricordo un momento molto specifico, in cui pensai “Dio non può essere così cattivo”. Pensiero SUBITO auto-censurato dalla mia mente.

Per pura curiosità quindi, cominciai ad analizzare criticamente l’operato di Dio, smettendo quindi di “fidarmi” del  giudizio della chiesa e della gente. Rimasi meravigliato dalla quantità di gente uccisa dalle sue azioni durante l’antico testamento quando esistevano infinite alternative atte a “salvare” i suoi figli. Le le sue continue richieste barbare come “sacrifica tuo figlio” erano semplicemente troppo assurde per avere dei motivi logici in grado di giustificare queste decisioni.

Subito dopo abbiamo Gesù Cristo, che si palesa come figlio di Dio e allo stesso tempo Dio. Dio stesso cambia personalità e da “ammazza tuo figlio per me” diventa “va beh sta volta il figlio lo ammazzo io”. Almeno non uccide tutti i primogeniti questa volta…

Subito dopo la morte di Gesù, Dio sparisce dalla circolazione, quasi come nella canzone “La Paranza”. Vedo il cielo e non ci trovo più Dio perché manca qualsiasi segno della sua esistenza. E non mi vengano a parlare di miracoli perché credo più ad una anomalia scientifica o al fatto che qualcuno vinca la lotteria Divina, perché per ogni buon cristiano che guarisce miracolosamente dal cancro (che attenzione, succede in natura che il cancro regredisca da solo, raramente ma succede), MILIONI muoiono pregando.

La gente MUORE pregando nelle chiese in certi paesi. Bambini africani MUOIONO DI FAME e la soluzione di Dio è contare sulla (poca) generosità del mondo nel donare soldi ai più poveri per giunta spesso di altre religioni (ah, forse per questo Dio le ignora?).

Da quando DIO ha bisogno dell’essere umano per risolvere i problemi?

Questo fottuto pianeta è un posto di merda in cui vivere e Dio non fa ASSOLUTAMENTE UN CAZZO. Il nostro Padre che così tanto ci ama non si fa vedere da duemila anni. Duemila cazzo di anni!

E non mi si venga a raccontare la storia del libero arbitrio perché è una puttanata colossale.

  • Se il libero arbitrio esiste, Dio presentandosi non influenzerebbe nessuno, avremmo tutti la possibilità di capire che lui c’è e potremmo davvero credere in lui, senza fidarci di un libro scritto da persone interamente per sentito dire.
  • Se il libero arbitrio non esiste, tutto questo non ha importanza. Veniamo creati già destinati al paradiso o all’inferno e non abbiamo margine di manovra. In poche parole o Dio ci ama o ci odia e questo già dal momento del nostro concepimento.
  • In ogni caso, l’onnipotenza e l’onniveggenza di Dio fotte tutto perché lui sa già cosa faremo e cosa penseremo ancora prima di farlo e di pensarlo. In poche parole sa già prima della nostra nascita come vivremo e come moriremo, e se andremo in paradiso o in inferno.

Per poi arrivare al fatto che il cristianesimo sia l’unica vera religione. Davvero siamo così arroganti? Vuol dire che altre 8 miliardi di persone si stanno sbagliando…

Se fossero gli ebrei ad avere ragione? Se fossero gli induisti? Se fossero gli islamici?

Qualcuno qui sta sbagliando, e considerando la quantità incredibile di religioni nel mondo, ANCHE quelle estinte perché non più praticate, quante possibilità abbiamo di vincere la lotteria delle religioni?

Ti immagini la scena? Muori e sali al cielo, attorno a te nuvole ed isole galleggianti. Ad un tratto noto che c’è un tizio alto 6 metri che ti guarda incazzato. Lui è Zeus e ti dice “hai sbagliato religione stronzo!” e ti fulmina. A dire il vero, fulmina chiunque da duemila anni a questa parte.

Insomma, per farla breve, io non sono diventato ateo per via della sofferenza. La sofferenza fa parte della vita. Ogni cosa su questo pianeta è sofferenza. La fame è sofferenza. La sete lo è. Il sonno, il desiderio sessuale, tutto! Tutto è sofferenza altrimenti non ne avremo bisogno.

Il problema è che la sofferenza nella Bibbia è assolutamente immotivata ed inutile. E quando realizzi ciò diventa tutto pericoloso, perché cominci a farti domande sulla coerenza di tutta la baracca teologica, e questo tipo di costituzioni mentali tendono a collassare appena metti alla prova una qualsiasi colonna portante…

Invidio i credenti, almeno loro hanno qualcosa per cui credere in un domani migliore.

Io neanche facendo finta ci credo…

 

Numero2924.

 

da QUORA

 

Che fine fanno i soldi che si danno alla Chiesa?

 

Scrive Luca Lombardi, corrispondente di QUORA

 

Che fine fanno i soldi che si danno alla Chiesa? Ce lo racconta un sacerdote cattolico, intervistato dal giornalista Emiliano Fittipaldi, in un ristorante:

Inforchettato il primo gambero, il sacerdote più anziano, quello che non avevo mai incontrato prima, va al sodo. “Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere.

Deve sapere che la Fondazione del Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone.

Deve sapere che il Vaticano possiede case, a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Ecco. Dentro non ci sono rifugiati, come vorrebbe il papa, ma un sacco di raccomandati e vip che pagano affitti ridicoli.

“Francesco deve sapere che le fondazioni intitolate a Ratzinger e a Wojtyla hanno incassato talmente tanti soldi che ormai conservano in banca oltre 15 milioni.

Deve sapere che le offerte che i suoi fedeli gli regalano ogni anno attraverso l’Obolo di San Pietro non vengono spese per i più poveri, ma ammucchiate su conti e investimenti che oggi valgono quasi 400 milioni di euro.

Deve sapere che quando prendono qualcosa dall’Obolo, i monsignori lo fanno per le esigenze della curia romana.

“Deve sapere che lo Ior ( Istituto per le Opere di Religione = Banca del Vaticano) ha quattro fondi di beneficenza avari come Arpagone: nonostante l’istituto vaticano produca utili per decine di milioni, il fondo per opere missionarie ha regalato quest’anno la miseria di 17 mila euro. Per tutto il mondo!

Deve sapere che lo Ior non è stato ancora ripulito e che dentro il torrione si nascondono ancora clienti abusivi, gentaglia indagata in Italia per reati gravi.

Deve sapere che il Vaticano non ha mai dato ai vostri investigatori della Banca d’Italia la lista di chi è scappato con il bottino all’estero. Nonostante noi l’avessimo promesso.

Deve sapere che per fare un santo, per diventare beati, bisogna pagare. Già, sborsare denaro. I cacciatori di miracoli sono costosi, sono avvocati, vogliono centinaia di migliaia di euro. Ho le prove.

“Deve sapere che l’uomo che lui stesso ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze, il cardinale George Pell, in Australia è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono ‘sociopatico’. E in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi.

“Francesco deve sapere che la società di revisione americana che qualcuno di noi ha chiamato per controllare i conti vaticani ha pagato a settembre 2015 una multa da 15 milioni per aver ammorbidito i report di una banca inglese che faceva transazioni illegali in Iran.

Deve sapere che la Santa Sede per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma: oggi vendiamo benzina, sigarette e vestiti tax free, incassando 60 milioni l’anno.

“Deve sapere che non è solo Bertone che vive in trecento metri quadrati, ma ci sono un mucchio di cardinali che vivono in appartamenti da quattrocento, cinquecento, seicento metri quadrati. Più attico e terrazzo panoramico.

Deve sapere che il presidente dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), Domenico Calcagno, si è fatto un “buen retiro” in una tenuta della Santa Sede in mezzo al verde, facendo aprire una società di comodo a suoi lontani parenti.

Deve sapere che il moralizzatore Carlo Maria Viganò, l’eroe protagonista dello scandalo Vatileaks, è in causa con il fratello sacerdote che lo accusa di avergli fregato milioni dell’eredità.

Deve sapere che Bertone ha preso a noleggio un elicottero costato 24 mila euro per andare da Roma in Basilicata.

Deve sapere che il Bambin Gesù controlla allo Ior un patrimonio pazzesco da 427 milioni di euro, e che il Vaticano ha investito pure in azioni della Exxon e della Dow Chemical, multinazionali che inquinano e avvelenano.

Deve sapere che l’ospedale di Padre Pio ha trentasette tra palazzi e immobili, e che oggi hanno un valore stimato in 190 milioni di euro.

Deve sapere che i salesiani investono in società in Lussemburgo, i francescani in Svizzera, che diocesi all’estero hanno comprato società proprietarie di televisioni porno.

Deve sapere che un vescovo in Germania ha scialacquato 31 milioni per restaurare la sua residenza, e che una volta beccato è stato promosso con un incarico a Roma.

Francesco deve sapere un sacco di cose. Cose che non sa, perché nessuno gliele dice.”

Il monsignore posa la forchetta e si pulisce la bocca con il tovagliolo. Il prete che conosco bene gli versa un po’ di vino nel bicchiere, un Sacrisassi Le Due Terre. Il canuto reverendo alza il calice, strizza un occhio per osservare con attenzione il colore giallo paglierino attraverso il cristallo, beve due lunghi sorsi, poi sorride.

“Qui fuori c’è parcheggiata una macchina piena di documenti. Dello Ior, dell’Apsa, dei dicasteri, dei revisori dei conti chiamati dalla commissione referente, la Cosea.

È per questo che ho chiesto che lei venisse in auto. Non ce la farebbe a portarli via in motorino.”
Si alza di scatto. “A proposito, noi non abbiamo contanti. Stavolta il ristorante lo paga lei?”.

 

(dal libro di Emiliano Fittipaldi, Avarizia, Milano, 2015)

Numero2903.

 

da  QUORA

 

Perché oggi sempre più fedeli cristiani si allontanano dalla Chiesa?

 

Risponde Stefano Valenti, corrispondente di QUORA

 

Mi vengono in mente almeno tre motivi.
Primo: minor pressione sociale.
Secondo: lo sviluppo delle conoscenze scientifiche fa sì che un minor numero di persone creda nel soprannaturale (anche se questo non le rende necessariamente né meno ignoranti, né più razionali).
Terzo: le nostre società sono più individualiste e si tollera meno l’idea di dover obbedire a regole dettate da altri.

La fede religiosa può spingere alla superstizione, al fanatismo e alla prevaricazione; ma questo vale anche per la fede politica, per il pregiudizio, per l’avidità, per la sete di potere e per altri strumenti di controllo e di sfruttamento delle masse.
Le fedi religiose non sono tutte uguali. Alcune enfatizzano il rispetto per gli altri, la responsabilità nei confronti di sé stessi e degli altri, l’integrità personale, l’onestà, la fedeltà. Questi elementi sono, in generale, presenti nel cristianesimo (in alcune versioni più che in altre) e anche in altre fedi religiose (non in tutte). Da questo punto di vista, se non credere significa buttare a mare anche questi valori etici, che però si possono possedere anche senza professare una fede religiosa, la perdita della fede non è un fenomeno positivo.
Se, invece, professare una fede religiosa significa alimentare il fanatismo e l’intolleranza, allora meglio non professarne alcuna.

In definitiva, comunque, si deve professare una fede religiosa perché ci si crede, non perché è “utile”.

 

Risponde Michele Cini, corrispondente di QUORA

 

Hanno fatto il possibile, l’inverosimile e l’impossibile per cacciare i fedeli dalle loro chiese. Sessuofobia ossessiva con divieto di tutto, anche dei pensieri, con esaltazione assurda della castità come virtu’, con preti solo maschi e solo celibi, e divieto anche nel matrimonio dell’amore fine a se stesso; divieto di controllo delle nascite, madonne di gesso che piangono sangue maschile, apparizioni quotidiane e altre truffe per fare soldi, insistenza sulle favole bibliche (anche a me hanno insegnato che Darwin era cattivo ), svalutazione del sapere, della scienza e di tutto ciò che di piacevole offre la vita, accordi col duce ma negazione del liberalismo e del socialismo, scandali frequenti. Un tempo la gente subiva tutto ciò per ignoranza, ma ora i tempi sono cambiati.

 

Risponde Giancarlo Aureli, corrispondente di QUORA

 

Le motivazioni sono molteplici: il rapporto tra religione e morale rientra tra queste.

Tra le più rilevanti, la forte crescita della popolazione che oggi si dichiara favorevole all’eutanasia, intesa in senso generale come alla possibilità di porre fine alla vita di un malato incurabile: il 63%.

L’accettazione, da parte della maggioranza degli italiani, della condizione omosessuale e di alcuni suoi diritti: era condannata dal 62% della popolazione di venticinque anni fa, mentre oggi viene ritenuta ammissibile dalla maggioranza delle perone (56%).

Ciò significa che, in un Paese in cui il legame cattolico è ancora diffuso, cresce la distanza dalla morale proposta dal magistero ecclesiale, come già avvenuto sulle questioni del divorzio, dell’aborto, delle convivenze fuori dal matrimonio.

Già le indagini del recente passato avevano segnalato le difficoltà degli italiani non soltanto a seguire, ma persino a comprendere le indicazioni della gerarchia in questo campo, ritenute troppo restrittive e anacronistiche, ad esempio sui temi della contraccezione e della procreazione.

L’indebolimento dei legami con la Chiesa cattolica emerge anche dalle modalità con le quali la Chiesa agisce nella nostra società. Sul versante sociale le denunce sono quelle note: riguardano un’organizzazione religiosa accusata di troppo potere, di indebita influenza in campo politico, di incoerenza tra il dire e il fare, in pratica di rappresentare una realtà che “predica bene ma razzola male”, come evidente anche nella questione della pedofilia clericale, ma non solo.

Questi giudizi negativi vengono oggi condivisi da oltre i due terzi della popolazione, circa un 10-15% in più di quanto succedeva venti-venticinque anni or sono.

Anche in altri Paesi cattolici, come la Polonia, la situazione è la medesima: tra i problemi più gravi della Chiesa sono considerati: la pedofilia del clero (60%) e il coinvolgimento in politica (37%).

Quasi la metà della popolazione dei credenti nutre l’idea che “non c’è bisogno dei preti e della Chiesa, ognuno può intendersela da solo con Dio”. Cresce dunque l’idea che sia plausibile avere una “fede senza Chiesa”, agendo in proprio sulle questioni di fede.

Il disaccordo con la Chiesa si manifesta anche a proposito di alcune normative interne al campo religioso, in particolare quelle relative alla vita sacerdotale, che prevedono ancor oggi sia il divieto alle donne di esercitare questo ministero, sia l’obbligo del celibato per il clero maschile.

Secondo Andrea Riccardi (La Chiesa brucia, Laterza, 2021) la crisi è talmente grave che alcuni analisti e sociologi hanno parlato di “fase terminale” della Chiesa cattolica.

Jérôme Fourquet scrive severamente sul cattolicesimo in Francia: «C’è una scristianizzazione crescente, che sta conducendo alla “fase terminale” della religione cattolica». E continua: «se questo trend sarà confermato, si stima (chiaramente come linea tendenziale) che nel 2048 possa esserci l’ultimo battesimo, mentre nel 2031 l’ultimo matrimonio cattolico. Addirittura potrebbe esserci anche la totale scomparsa di sacerdoti francesi nel 2044» (J. Fourquet, L’archipel français. Naissance d’une nation multiple et divisée, Seuil, Paris 2019).

«Per centinaia di anni è la religione cattolica che ha strutturato profondamente l’inconscio collettivo della società francese. Oggi questa società è l’ombra di quello che era. È in corso un grande cambiamento di civiltà».

L’aggettivo “terminale”, molto duro, è usato anche da due studiosi di vaglio: Emmanuel Todd (che in passato ha preconizzato la fine del sistema sovietico e poi la crisi dell’egemonia americana) e il demografo Hervé Le Bras. Quest’ultimo è figlio di Gabriel Le Bras, uno dei padri della sociologia religiosa francese, cui tanto si deve per una lettura del fenomeno della “scristianizzazione” della società, compiuta attraverso i flussi della pratica religiosa. Ebbene nel 2013, in Le mystère français, entrambi gli autori, Todd e Hervé Le Bras, parlano di «crisi terminale» della Chiesa, anche qui avendo presente la Francia.

La gravità della crisi della Chiesa europea non si può considerare neppure lontanamente attenuata o mitigata da eventuali incrementi delle chiese decentrate, in quanto si tratta della “testa”, del cardine, del fondamento dell’intera Chiesa. Se viene meno il “capo” viene meno l’intero corpo. Le Chiese extraeuropee sono inoltre spesso minoritarie nei propri paesi. Ad esempio in Cina i cattolici rappresentano circa lo 0,7% della popolazione, pur contando circa dieci milioni di fedeli. Una minoranza irrilevante e insignificante.

Eppure molti componenti del gregge cattolico continuano ad immaginare un futuro roseo, autoconvincendosi di essere in ascesa anziché in discesa, un po’ come coloro che continuavano a ballare e cantare mentre il Titanic affondava. Tra non molto, per poter ammirare da vicino un esemplare di pecorone cattolico sarà necessario recarsi nel museo delle cere di Madame Tussauds a Londra.

 

N.d.R. : Io non frequento le chiese. Ci entro, assai di rado, solo per partecipare ad eventi rituali come battesimi, comunioni, funerali che riguardano parenti o persone care. Registro i cambiamenti in atto che si stanno verificando ultimamente, rispetto a quando, ragazzino e chierichetto, appartenevo anch’io agli addetti ai lavori. Soprattutto, l’atmosfera che si respira durante una celebrazione o cerimonia non ha molto più a che fare con il clima ecumenico e partecipativo di diversi decenni fa. E l’aria di crisi è rappresentata in prima persona proprio dal prete celebrante. Gli addetti ai sacri uffici che io ho visto sull’altare o al fonte battesimale o al cimitero, nelle ultime tre, quattro volte che ero presente, erano preti molto vecchi, quasi prostrati e stanchi, con ambulazione precaria e difficoltà espressive e di verbalizzazione. Non avevano più nulla di carismatico che potesse, in qualche modo, interpretare la sacralità della funzione che stavano rappresentando. Erano l’immagine della Chiesa cadente.

 

 

Numero2900.

 

U N    G R A N D E    T E M A

 

Voglio qui improvvisare un breve “excursus”, una dissertazione azzardata ma lucida su una quaterna di personaggi  ed esponenti importanti del pensiero umano, nella storia del mondo e della civiltà occidentali, per affrontare uno degli argomenti più stimolanti, ponderosi e difficili della nostra cultura: il rapporto fra fede e ragione.

Lo faccio in maniera spicciola, proprio perché non intendo renderlo eccessivamente dottrinale, pesante e astruso. Riporterò i pareri di questi pensatori che, a mio modesto avviso, possono ben rappresentare le posizioni e le angolazioni diversificate quanto basta per dare un senso esaustivo alla mia breve ricerca.

 

Il primo personaggio, il cui pensiero intendo proporre, è Guglielmo di Ockham (detto comunemente di Occam).

È stato un teologo, filosofo e religioso francescano inglese (1285 – 1347).

Di lui viene ricordato un “principio” chiamato dagli addetti ai lavori “rasoio di Occam”. Cosa dice? Si tratta del “principio metodologico di economia (o parsimonia)”. Eccone la tesi:

“Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem” = Non bisogna moltiplicare gli elementi più del necessario.

Detto in poche parole: a parità di fattori, la soluzione più semplice è quella da preferire, ovvero, è inutile fare con più, ciò che si può fare con meno.

Allora, proviamo ad applicare questo principio alla “vexata questio” (dibattuta domanda) sul cosmogonico problema se Dio abbia creato l’universo o se l’universo sia sempre esistito per sé.

IPOTESI MENO ECONOMICA: Dio è eterno. Crea un universo non eterno.

IPOTESI PIU’ ECONOMICA: Dio è eterno. È l’universo ad essere eterno.

Secondo il “rasoio di Occam” dunque, si dovrebbe preferire la seconda ipotesi. E Guglielmo di Occam era un uomo di religione e di Chiesa.

 

Mettiamoci insieme anche il postulato di Bertrand Russel filosofo britannico (1872 – 1970), espresso sotto il titolo di “Teiera di Russel” di cui parlo al Numero2875.

La “teiera di Russel” dice che se tu non hai prove per dimostrare una tesi, io non ho bisogno di prove per confutarla.

Il “Rasoio di Occam” dice che, se una spiegazione funziona anche senza una variabile, quella variabile può anzi DEVE essere rimossa.

IN  ALTRE  PAROLE:

Se tu, credente, non hai prove per dimostrare l’esistenza di Dio, io non ho bisogno di prove per dimostrarne l’inesistenza.

Non ci sono prove dell’esistenza di Dio perché egli non esercita alcuna influenza osservabile sul mondo. Ergo, è una variabile che può anzi DEVE essere rimossa.

 

Salto a piè pari se non in un altro secolo, ad un altro personaggio. Si tratta questa volta di Stephen Hawking (1942 – 2018), cosmologo, fisico, astrofisico, matematico e divulgatore scientifico, britannico pure lui, fra i più autorevoli e conosciuti fisici teorici del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull’origine dell’universo.

Secondo questa mente scientifica eccelsa, (aveva un Q.I. di 160, sembra), religione e scienza non sono in alcun modo conciliabili.

Egli afferma, infatti:

 

C’è una fondamentale differenza

tra la religione,

che è basata sull’autorità,

e la scienza,

che è basata su osservazione e ragionamento.

 

E, alla domanda: Dio ha creato il mondo? risponde con un secco: no.

 

Resta il dubbio.
Dubbio che dovremmo avere tutti se fossimo umili ed intellettualmente onesti.
Affermare invece che le cose siano andate indubitabilmente in uno specifico modo, per fede, per obbedienza, per adesione incondizionata ad un mito biblico di qualche millennio fa, credo che sia un atto di arroganza non più compatibile con le categorie del pensiero contemporaneo.

 

Nella peggiore delle ipotesi, e qui faccio un altro salto nel tempo storico, potrebbe averci visto giusto il Barone d’Holbach che, in pieno XVIII secolo, scriveva:

“Ci dicono, in tono grave, che non c’è effetto senza causa; ci ripetono, ogni momento, che il mondo non si è fatto da sé. Ma l’universo è una causa, non è per niente un effetto, non è per niente un’opera, non è stato per niente “fatto”, poiché era impossibile che lo fosse. Il mondo è sempre esistito, la sua esistenza è necessaria. La materia si muove per la sua stessa energia, per una conseguenza necessaria della propria eterogeneità”.

Paul Henri Thiry d’Holbach (1723 -1789), nome francesizzato di Paul Heinrich Dietrich, Barone d’Holbach, filosofo, enciclopedista, traduttore e divulgatore scientifico tedesco naturalizzato francese.

Questo scrive nella sua opera: “Il buon senso, ossia idee naturali opposte alle soprannaturali”.

Numero2849.

 

I L    T E R Z O    S E G R E T O    D I    F A T I M A

 

Non metto, né metterò mai, la mano sul fuoco per niente o per nessuno, ma sembra che il Terzo Segreto di Fatima, oltre al contenuto rivelato ufficialmente dalla Chiesa Cattolica nell’anno 2000, per volontà di Papa Paolo Giovanni II, (invito a leggerlo nelle documentazioni ufficiali), abbia anche una frase finale che riporta queste semplici ed esplicite parole, scritte in portoghese:

IN  PORTOGALLO  SI  CONSERVERA’  SEMPRE  IL  DOGMA  DELLA  FEDE

L’interpretazione dei più agguerriti esegeti, accreditati o meno, sembra presagire che la fede cristiana sparirà, come la neve al sole, ovunque tranne che in Portogallo.
Esiste profezia peggiore di questa?

Numero2830.

 

da  QUORA

 

Perché la Chiesa Cattolica è contro il piacere sessuale?

 

Risponde Cesare, un corrispondente di QUORA:

Perché il piacere è sinonimo di libertà, autonomia di pensiero, autogestione del proprio corpo, delle proprie emozioni, dei propri impulsi.

E ce lo possiamo procurare grazie a scelte individuali. Quindi non conferiamo ad alcuno il potere di elargircelo o non elargircelo, ovvero non dipendiamo da nessuno.

Il principio fondamentale dei sistemi di potere, religiosi o politici che siano, è invece proprio quello di creare dipendenza e subordinazione.

Magari in modo suadente e dando soddisfazione a qualche necessità psicologica, ma sempre dipendenza è.

Ma molti ministri di questa Chiesa, pur dichiarandosi sessuofobi e predicando l’astinenza dei fedeli dalle pratiche sessuali fuori dal matrimonio, sono autori di tremendi crimini sessuali…

Comunque sono contro tutti i piaceri, perché questi derivano da pratiche denotate da indipendenza personale, disponibilità del proprio corpo, libertà. Tutte cose che non collimano con il concetto che tu non appartieni a te stesso, ma a Dio e che devi vivere in base alle regole stabilite dai suoi rappresentanti in terra.

 

Risponde Fabian And, corrispondente di QUORA:

La colpevolizzazione del piacere tramite il “peccato” è il miglior modo  per subordinare e mettere in stato di manifesta inferiorità.

 

Risponde Cesco, corrispondente di QUORA:

 Perché è il miglior strumento di controllo.

Se voglio assoggettare un certo numero di persone, non c’è niente di meglio che indurle a sentirsi in colpa per qualcosa, a credere che una loro condotta naturale sia sbagliata perché qualcuno che li guarda dall’alto, e che ha su di loro un certo potere, ha deciso così.

Funziona più con il sesso che con altro perché il sesso è l’unico, tra gli impulsi più istintivi, a poter essere domato per un periodo considerevolmente lungo (se non per tutta la vita). Non posso dire “non mangiate” o “non respirate”, però posso dire “non fate sesso” (se non in un certo contesto e bla bla).

Controllo, null’altro. E funziona BENISSIMO, vista la sessuofobia diffusa, che ha rovinato la vita psichica di tantissimi credenti.

 

N.d.R. :
I Cristiani Cattolici sono ossessionati dal “piacere” in generale, che è peccato, e da tutto ciò che lo evoca.
Oggi, il cattolicesimo è lassista per adattamento ai tempi ma, fino a non molto tempo fa, la vita del cristiano devoto (non facente parte delle gerarchie religiose che, ipocritamente, se ne esentavano), era privazione, rinuncia, autopunizione, elevazione attraverso la sofferenza.
La ricerca del “piacere” era sinonimo di autonomia decisionale ed intellettuale e, pertanto, era il nemico numero uno dell’Ordine Costituito, ovviamente gestito, il più possibile, dalle gerarchie ecclesiastiche direttamente in proprio o per mezzo dell’appoggio al potere politico, di solito conservatore di privilegi di casta o di appartenenza.
Ogni deviazione, anche minima, era severamente perseguita e la dissidenza non ritrattata era punita con la tortura o con la morte, per opera dell’Istituto della Santa Inquisizione.
Giordano Bruno fu bruciato sul rogo, Galileo Galilei restò vivo perché abiurò, innumerevoli persone furono uccise perché possedute dal demonio e così via.

Numero2820.

 

I C O N O C L A S T I A     Distruzione di immagini o idoli

(Movimento religioso sorto nella Chiesa Bizantina nei secoli VIII e IX , contrario ad ogni forma di culto per le immagini sacre e propugnatore della loro distruzione. In senso figurato: spregiudicata ed irriverente denigrazione di principi e credenze ed anche di personaggi idolatrati).

 

Io ho conosciuto Madre Teresa di Calcutta.
Come racconto nella mia autobiografia in versi (Una Commedia umana….in parole povere), circa 35 anni fa ebbi modo di incontrare questa suorina tanto famosa. Era per me, allora, un periodo di forte instabilità e disagio morale per l’allontanamento di mio figlio da me ad opera della madre. Mi trovavo, una mattina, all’Aeroporto di Ronchi dei Legionari nella sala d’aspetto in attesa di imbarcarmi per Roma, dove avrei dovuto passare una settimana di visite ai clienti. Ero seduto su una sedia di un filare sui due lati, quando vidi entrare una frotta di gente. C’erano giornalisti, teleoperatori che riprendevano, personaggi della politica, preti, frati, alti prelati, suore vestite di bianco e strisce azzurre e, nascosta in mezzo a loro, quasi invisibile perché molto piccola, una vecchia suorina ingobbita, dalla faccia rugosa e vestita di bianco e celeste pure lei. La riconobbi subito per Madre Teresa di Calcutta. Sapevo che nei giorni precedenti, c’era stato a Trieste un Convegno sulla Pace nel mondo o qualcosa di simile e che vi era intervenuta anche Madre Teresa. Il gruppo di persone si avvicinò diretta alle mie spalle per prendere posto proprio dietro di me. In particolare, Madre Teresa si sedette sulla sedia direttamente retrostante alla mia, tant’è che girandomi potevo vedere la sua testa e le sue spalle. Mentre stava lì, la suorina venne intervistata in Inglese da un giornalista della redazione di un giornale locale, che le chiedeva di esprimere la sua opinione sulla povertà nel mondo. Lei rispondeva pacatamente in un Inglese chiaro e scandito e io riuscivo a sentire e capire quello che diceva. Ad un tratto, non so cosa mi è pigliato, ho sentito come una molla scattarmi dentro, come se avessi ricevuto una spinta ad alzarmi per andare da lei. Quasi di corsa, tant’è che quelli che stavano intorno si erano preoccupati e cercavano di trattenermi, ho fatto il giro della fila di sedie e sono andato ad inginocchiarmi davanti a lei. I presenti tentavano di mandarmi via ma lei li ha tranquillizzati ed io sono riuscito a dire in Inglese: “Mother, I’m Alberto, can you bless me?” (Madre, sono Alberto, potete benedirmi?).
Lei mi ha messo una mano sulla testa e mi ha detto: “Alberto, my dear, yes, God bless you.” (Alberto, mio caro, sì, Dio ti benedica), e mi ha fatto il segno della croce davanti al viso. Mi sono allontanato ringraziando seguito dagli sguardi attoniti degli astanti. Ma la cosa non era finita lì. Dopo l’imbarco, abbiamo preso posto sull’aereo e, guarda caso, Madre Teresa aveva il posto a sedere assegnato nella fila proprio davanti alla mia, su un seggiolino appena sfalsato di un posto rispetto al mio. Infatti riuscivo a vederla e, dopo il decollo, ho notato che stava scrivendo con una stilografica una lettera su un foglio bianco. Mi è venuta l’idea di chiederle un ricordo della sua benedizione. Ho cercato nel borsello qualcosa su cui scrivere ma non ho trovato altro che un biglietto da visita della mia Azienda con il mio nome: la parte posteriore era libera e vuota, senza scritture.. Allora ho preso il coraggio a due mani, l’ho chiamata, mi sono fatto riconoscere e le ho chiesto di lasciarmi un ricordo scritto di quanto avvenuto. Lei si è girata, mi ha sorriso e sul biglietto da visita ha scritto: “God bless you – M. Teresa m.e.” (Dio ti benedica – M. Teresa mater ecclesiae = madre della Chiesa). Qui sotto, trovate la prima lettera scritta e firmata da Madre Teresa con le stesse parole e la stessa grafia, proprio come ho qui esposto: sembra la fotocopia della sua scrittura. Il biglietto da visita con la sua benedizione lo tengo, da allora, nel portafoglio.
Per quel che ne sapevo allora e fino a qualche ora fa, Madre Teresa era per me l’unico essere vivente degno di ammirazione e venerazione sulla faccia della terra: era universalmente conosciuta come una benefattrice dell’umanità, votata alla nobile causa di alleviare le sofferenze dei poveri. E tale è rimasta nel mio immaginario personale per tutti questi anni. È stato , devo dirlo, un conforto , una consolazione e una speranza: almeno c’è qualcuno che ha fatto del bene ed io l’ho conosciuta e ho avuto fiducia nella sua opera di sollievo della sofferenza. Ho conservato la sua benedizione come una reliquia che, posso ben dire, mi ha aiutato a vivere e sperare in un mondo migliore.
Adesso, per caso, mi sono imbattuto in questa recensione, che potete leggere qui di seguito, che mi ha ribaltato tutto il mondo di principi morali di cui mi sono dotato: è stato uno “tsunami” devastante per me che, pur votato all’agnosticismo, e lontano ormai dalla credulità comune, avevo tuttavia trovato un appiglio di valori che potessero indurre la speranza di un bene da vivere sulla terra o, quantomeno, di un sollievo al male che è sempre più diffuso. Questo appiglio era Madre Teresa. Ora, dopo la lettura attenta e approfondita di questo trattato, non so più cosa pensare. Mi è venuto meno l’ultimo gancio in mezzo al cielo che mi teneva sospeso prima di cadere nella disperazione. Hanno abbattuto in me, dissacratore di idoli, l’unico simbolo e paradigma di bene che io conoscevo. Adesso posso dire che qui, sulla terra, è tutto uno schifo.
Chissà se esisterà mai un posto dove tutto va come dovrebbe andare.

 

da  QUORA

 

Quale persona, famosa nella storia, idolatrata, era in realtà una persona orribile?

 

Risponde Claudio Lanzetta, corrispondente di QUORA

 

Sicuramente questo piccolo goblin odioso: (goblin = sorta di folletto cattivo e riprovevole).

Madre Teresa di Calcutta.

Un po’ di anni fa l’inglese Channel 4 produsse un documentario: “Hell’s Angel” (L’Angelo dell’Inferno), che trovi su Youtube:

Il proprietario del faccione che vedi è tale Christopher Hitchens (RIP) (Rest in peace = Riposi in pace).

Lui diffuse l’opera e l’anno seguente ne tirò fuori un libro: “La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa” (The Missionary Position – goodreads) (Goodreads = buone letture: è la più grande comunità di lettori sul pianeta composta da 40 milioni di utenti).
N.d.R.: “Missionary Position” si traduce letteralmente con “La posizione del missionario”. Si intende, credo volutamente, fare il verso alla locuzione con cui si descrive l’atto sessuale, con l’uomo sopra e di fronte alla donna.

dove sbugiarda e smaschera il summenzionato goblin.

Traduzione: “Ho intrapreso il progetto di giudicare la reputazione di Madre Teresa dalle sue azioni e parole, piuttosto che le sue azioni e parole dalla sua reputazione”.

Il tema centrale del libro è che Madre Teresa era amica della povertà, e non dei poveri. Il fatto di essere poveri e sofferenti avvicinava i poveri e sofferenti a Dio. Ne consegue che NON PUOI e NON DEVI alleviare questa povertà o sofferenza, o i suddetti poveri e sofferenti si allontaneranno da Dio.

Un esempio perfetto è questo aneddoto descritto da Hitchens:

Traduzione: “Delle regolamentazioni governative stabilivano che un ascensore fosse installato ad uso dei disabili. Madre Teresa non avrebbe permesso d’installarne uno. La città si offrì di pagare il tutto. L’offerta venne rifiutata. Dopo tutte le negoziazioni e piani, il progetto per i poveri venne abbandonato perché un ascensore per gli handicappati era inaccettabile”.

Dunque, dei fiumi di denaro che le sono stati consacrati (a lei come alle “Missionarie della Carità”, la congregazione fondata da Madre Teresa stessa) neanche un centesimo è mai arrivato agli ospedali della congregazione, oltre 500 in oltre 100 paesi.

Ospedali che vengono descritti come “case per i morenti” da medici internazionali che sono andati a visitarli. I due terzi delle persone che finiscono in queste missioni speravano di trovare un medico che potesse curarli, mentre l’ultimo terzo giaceva in attesa di morire senza ricevere cure appropriate. I medici osservarono una significativa mancanza d’igiene, perfino condizioni evidentemente non conformi, oltre che l’assoluta mancanza di cure reali, cibo non adeguato, e niente antidolorifici. Il problema non era la mancanza di denaro, visto che la Fondazione aveva raccolto centinaia di milioni di dollari, quanto piuttosto una particolare idea di sofferenza e morte che Madre Teresa aveva:

Traduzione: “C’è qualcosa di bellissimo nel vedere i poveri accettare la loro condizione, nel sopportarla come fece Cristo con la sua passione. Credo che il mondo tragga molti benefici dalla sofferenza della povera gente”.

Ora, e questa è solo una mia opinione, c’è qualcosa di morboso e profondamente deviato nel sentire qualcuno osannare la sofferenza di qualcun altro quando questo povero cristo, ed intendo in maniera quasi letterale, stava in croce e questa sofferenza, questo patimento, poteva tranquillamente evitare, con tutti i soldi raccolti esattamente per questo scopo dall’organizzazione di Madre Teresa.

Ed Hitchens rincara:

Traduzione: “Tenete presente che i proventi globali di Madre Teresa erano più che sufficienti per mettere in piedi molte cliniche di prima classe nel Bengala. La decisione di non farlo, ed invece di sostenere una improvvisata e stravagante istituzione che sarebbe stata immediatamente oggetto di denunce e proteste se fosse stata diretta da qualsiasi branca della professione medica, è deliberata. Il punto non era dare onesta assistenza alla sofferenza, ma il promulgare un culto basato sulla morte, la sofferenza e la sottomissione”.

Traduzione: “Madre Teresa (la stessa che, voglio far notare, è stata curata in alcune delle migliori e più costose cliniche ed ospedali nel mondo occidentale durante la sua battaglia con problemi cardiaci ed età avanzata)”…

Traduzione: “ad un certo punto scoprì le sue carte durante un’intervista filmata. Ella descrisse una persona agonizzante allo stadio finale di un cancro e che soffriva dolori insopportabili. Con un sorriso, ripeté alla telecamera ciò che disse a questo paziente terminale: “Stai soffrendo come Cristo sulla croce. Gesù ti sta baciando”. Ignara dell’ironia che potrà poi esserle attribuita, raccontò della risposta del sofferente: “E allora per favore digli di smetterla di baciarmi”. Esistono molte persone in estremo bisogno e atroci sofferenze che hanno avuto modo di desiderare, nel momento del bisogno estremo, che Madre Teresa fosse meno liberale con le sue carezze metafisiche ed un po’ più solidale alla vera sofferenza”.

Vogliamo parlare delle relazioni “discusse” che intratteneva? Ad esempio di un tale Robert Maxwell, editore inglese e grande donatore alla causa di Madre Teresa, si scoprì poi che aveva intascato oltre 450 milioni di sterline dal fondo pensione dei suoi impiegati. Ma del resto cosa poteva saperne Madre Teresa?

Allora parliamo di questo Charles Keating, che ha architettato una delle più grosse truffe nella storia degli Stati Uniti d’America. Donò a Madre Teresa circa 1’250’000 dollari – e parliamo dell’inizio degli anni ’80, erano bei soldi all’epoca – e le permise di usare il proprio jet privato. Una volta indagato e condannato per bancarotta fraudolenta ed una serie di altri crimini, Madre Teresa scrisse ad un giudice della corte suprema per intercedere per conto di Keating. Qui sotto la lettera completa che non tradurrò, se non per la citazione iniziale, Matteo 25:40 “Qualunque cosa abbiate fatto ad uno di questi miei fratelli minori, l’avete fatto a me”. Una citazione più adatta ad un padrino di cosa nostra che ad una santa, mi pare.

Ora, voglio farti fare una risata: trovi qui sotto la risposta (in tre pagine) del procuratore distrettuale di Los Angeles che incriminò ed ottenne la condanna per Keating.

Riassumendo brevemente, Turley spiega a Madre Teresa che Keating ha frodato migliaia di persone dei loro risparmi, facendogli credere di investire in fondi a basso rischio, mentre in realtà questi soldi andavano a finanziare il suo stravagante stile di vita. Ironicamente, una delle vittime era un povero carpentiere che non parlava una sola parola d’inglese, e che s’era visto rubare i risparmi di una vita intera di duro lavoro. Allora, visto che il vostro motto è “quel che fate al più piccolo dei miei fratelli lo fate a me”, tieni conto che questi “più piccoli fratelli” sono proprio le persone derubate. E quindi, cosa farebbe Gesù se gli venissero consegnati dei soldi rubati? Li terrebbe, per qualsivoglia motivo, anche per farne carità, o li restituirebbe? Ed ecco l’esortazione a Madre Teresa a seguire l’esempio di Gesù e rendere quei soldi.

“Non tenetevi i soldi. Restituiteli alle persone che hanno lavorato e se li sono guadagnati. Se mi contatterete vi metterò in contatto diretto coi legittimi proprietari delle somme ora in vostro possesso.

Sinceramente,

Paul W. Turley”

Beh, Paul W. Turley sta ancora aspettando una risposta da Madre Teresa. Risposta che temo non arriverà mai, ora che la vecchia è schiattata ormai da un po’.

Andiamo avanti. Parliamo dell’atteggiamento di Madre Teresa verso pratiche come l’aborto, gli anticoncezionali e malattie come l’AIDS. Ma dobbiamo, veramente? Non hai ancora capito dove andremo a finire? Ok…

Madre Teresa vinse il premio Nobel per la pace nel 1979 (insieme ad altri). Pronunciò un discorso d’accettazione, come si usa, sull’argomento dell’invasione dei serbi in Bosnia, a seguito della quale decine di migliaia di ragazze stuprate rimasero incinte: queste poi volevano -naturalmente, aggiungerei- abortire.

Ecco cosa dice Madre Teresa al riguardo: “I feel the greatest destroyer of peace today is abortion, because it is a direct war, a direct killing—direct murder by the mother herself” – “Mi sento di dire che il più grande distruttore della pace oggigiorno sia l’aborto, perché è una guerra diretta, un uccidere diretto – omicidio diretto dalla madre stessa”.

Nel 1993 Madre Teresa visitò Dublino. Giusto l’anno prima era scoppiato il (famoso?) Caso X – una ragazza stuprata e rimasta incinta aveva sviluppato tendenze suicide. Questo, secondo la corte suprema, permetteva l’aborto per salvare la vita della ragazza. In Irlanda, paese fortemente cristiano (per lo più cattolico), il dibattito intorno alla questione del diritto all’aborto è sempre stato molto acceso.

Beh, in quell’anno Madre Teresa parlò al pubblico e disse un paio di cose per me già sufficienti a condannarla:

“Let us promise Our Lady that we will never allow in this country a single abortion.” —- “Promettiamo alla Madonna che non permetteremo mai in questo paese un solo aborto.”

***Applauso***

Per poi continuare “And no contraceptives.” —- “E niente contraccettivi.”

***Altro applauso***

E cosa credi pensasse del divorzio? Ma queste son cose che difficilmente creano un mostro.

Un altro aneddoto che Hitchens amava raccontare era che lui era stato invitato dal Vaticano, in merito alla procedura di beatificazione di Madre Teresa, a parlarle contro – a fare “l’Advocatus diaboli” (l’Avvocato del diavolo), ufficio realmente esistente, ma abolito nel 1983 da Giovanni Paolo II. Per questo motivo Hitchens si vantava d’aver fatto l’avvocato del diavolo pro-bono (a fin di bene).

Beh, voglio farla breve ché sto scrivendo già da un po’ ormai: Il miracolo principale per cui Madre Teresa è stata poi beatificata, la guarigione miracolosa di Monica Besra, una giovane donna indiana, semplicemente toccando una medaglietta con l’immagine di Madre Teresa, è stata confutata e denunciata PRIMA che iniziasse la procedura di beatificazione.

Una versione del racconto puoi leggerla qui su The Telegraph: Medicine cured ‘miracle’ woman – not Mother Teresa, say doctors (“La medicina ha curato la donna miracolata – non Madre Teresa” dicono i dottori).

Traduzione: “Suo marito inizialmente condivideva questo scetticismo. “Questo miracolo è una truffa,” disse ad un giornalista l’anno scorso. “Molto rumore per nulla. Mia moglie è stata curata dai medici.” Da allora, però, è prodigo di lodi per Madre Teresa ed il suo ordine”.

“È stato il suo miracolo a curare mia moglie,” dice Selku Murmu, la cui famiglia si è convertita al cristianesimo dopo la guarigione di sua moglie. “La nostra situazione era terribile e non sapevamo cosa fare. Ora i miei bambini vengono educati con l’aiuto delle suore ed io sono stato in grado di comprare un piccolo pezzo di terra. Tutto è cambiato per il meglio”.

Traduzione: “La beatificazione di Madre Teresa è stata criticata anche per la speditezza. Dopo che una commissione del Vaticano riconobbe la guarigione di Monica Besra come un miracolo, il papa intervenne personalmente per velocizzare la beatificazione della suora, facendone la più veloce nella storia della Chiesa”.

Infine, la crisi di fede. È normale per chiunque perdere la fede, di tanto in tanto; credo, almeno, non avendone mai avuta neanche una briciola personalmente. Madre Teresa, però, era una donna eccezionale. La sua crisi di fede è durata per gli ultimi 40 anni della sua vita. Quaranta anni in cui predicava in pubblico, ma nella privatezza del suo cuore era completamente sterile.

Sempre dal Telegraph: Mother Teresa’s ’40-year faith crisis’ (La crisi di fede durata 40 anni di Madre Teresa)

Traduzione: “Scrisse al Reverendo Michael Van Der Peet, un confidente spirituale, nel settembre 1979, che “Gesù ha un amore molto speciale per voi. Per quanto mi riguarda, il silenzio ed il senso di vuoto sono talmente grandi che guardo e non vedo, ascolto ma non sento. La lingua si muove [in preghiera] ma non parla”.

Traduzione: “Signore mio Dio, mi hai gettata via come non voluta, non amata” scrisse in una missiva. “Chiamo, mi aggrappo, voglio, ma non c’è nessuno che risponda, no, nessuno. Sola. Dov’è la mia fede? Anche in profondità non trovo nulla. Non ho fede. Non oso pronunciare le parole e pensieri che affollano il mio cuore”.

“E continua: “Mi viene detto che Dio mi ama, eppure la realtà dell’oscurità e freddezza e solitudine sono talmente grandi che niente arriva a toccare il mio cuore. Ho commesso un errore nell’arrendermi ciecamente alla Chiamata del Sacro Cuore?”

Il resto lascio che te lo legga personalmente. Altre lettere vengono citate, e tutte sono state pubblicate nella raccolta “Sii la mia luce“.


Insomma, il punto dove voglio arrivare è che era un essere abietto.

Ho letto le altre risposte, e gente come Einstein e Churchill non venivano propriamente “osannati”. In particolare, di Churchill si sapeva benissimo che era uno stronzo, ma se ne ammirava il genio politico. Altra gente, come Gandhi, veniva osannata sì, sebbene probabilmente non quanto Madre Teresa.

Nessuno di questi né degli altri menzionati comunque ha arrecato tanto danno a tanta gente. Probabilmente neanche personaggi come Hitler, Stalin, Pol Pot, Ceaușescu e vari altri dittatori in giro per il mondo. Per quanto di male questi loschi figuri possano aver fatto a decine di milioni di persone, lei ne ha fatto a centinaia di milioni, e probabilmente in misura anche maggiore.

Indi per cui, la mia opinione è che Madre Teresa vince questa abietta competizione con enorme distacco.


Edit 1: Mi si chiede nei commenti che fine hanno fatto tutti i soldi raccolti.

Non si sa. Del resto le organizzazioni di beneficenza non sono tenute a tenere libri contabili, né ad offrire alcun tipo di trasparenza o rendicontazione.

Ti riporto questo articolo del Guardian: Search for sins of saint of the gutters (Ricerca dei peccati del santo delle grondaie), che cito:

Susan Shields vive ancora a New York. In un articolo riguardante le “Missionarie di Carità” (di cui è stata suora per nove anni) dice: “Tanti hanno generosamente supportato il suo (di Madre Teresa) lavoro perché non realizzavano come le sue premesse contorte soffocavano qualsiasi sforzo di alleviare la miseria. Ignari del fatto che molte delle donazioni giacevano inutilizzate nei suoi conti in banca, questi venivano ingannati nel pensare che stessero aiutando i poveri”.

Durante i nove anni passati nelle “Missionarie di Carità”, la Shields aveva il compito di scrivere lettere di ringraziamento per le donazioni. “I soldi arrivavano ad un ritmo frenetico. Il postino doveva spesso consegnare le lettere a sacchi. Scrivevamo regolarmente ricevute per 50000$ o più. A volte un donatore chiamava per chiedere se avessimo ricevuto la sua donazione, e si aspettava che ce ne ricordassimo immediatamente perché l’importo era tanto alto. Come potevamo dire che non ce ne ricordavamo perché ne avevamo ricevute tante altre molto più grandi?”

 

 

Numero2806.

 

da  WIKIPEDIA

 

I L    C R E D O    C R I S T I A N O

 

I due testi del Credo

La versione latina usata nel rito romano è sostanzialmente fedele al testo del Concilio del 381, ma pronunciato al singolare (credo) invece dell’originale plurale (crediamo) e contiene due aggiunte rispetto al testo liturgico greco: Deum de Deo, frase che si trovava nel testo del Concilio del 325, e l’espressione FilioqueLa traduzione italiana è la versione del Messale Romano, seconda edizione (1983).

Tra [parentesi quadre] le parti del simbolo niceno omesse dal successivo niceno-costantinopolitano. In grassetto le parti assenti nel simbolo niceno e aggiunte dal successivo niceno-costantinopolitano. In corsivo i verbi cambiati da plurale a singolare e le frasi aggiunte al testo niceno-costantinopolitano.

Primo Concilio di Nicea (325)
Simbolo niceno
Primo Concilio di Costantinopoli
Simbolo niceno-costantinopolitano
Testo latino
del Simbolo niceno-costantinopolitano
Traduzione italiana
del Simbolo niceno-costantinopolitano
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν
Πατέρα παντοκράτορα,
[πάντων] ὁρατῶν τε και ἀοράτων ποιητήν.
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν,
Πατέρα Παντοκράτορα,
ποιητὴν οὐρανοῦ καὶ γῆς,
ὁρατῶν τε πάντων καὶ ἀοράτων.
Credo in unum Deum,
Patrem omnipotentem,
factórem caeli et terrae,
visibilium omnium et invisibilium.
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ,
γεννηθέντα ἐκ τοῦ Πατρὸς μονογενῆ,
Καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
τὸν Υἱὸν τοῦ Θεοῦ τὸν μονογενῆ,
τὸν ἐκ τοῦ Πατρὸς γεννηθέντα πρὸ πάντων τῶν αἰώνων·
Et in unum Dóminum Iesum Christum,
Fílium Dei Unigenitum,
et ex Patre natum ante omnia saecula.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
[τουτέστιν ἐκ τῆς ουσίας τοῦ Πατρός,]
[θεὸν εκ θεοῦ,] Deum de Deo, Dio da Dio,
φῶς ἐκ φωτός,
Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
ὁμοούσιον τῷ πατρί,
δι’ οὗ τὰ πάντα ἐγένετο,
φῶς ἐκ φωτός,
Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
ὁμοούσιον τῷ Πατρί,
δι’ οὗ τὰ πάντα ἐγένετο.
lumen de lumine,
Deum verum de Deo vero,
genitum, non factum,
consubstantialem Patri:
per quem omnia facta sunt.
Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
[τά τε ἐν τῷ οὐρανῷ καὶ τά ἐν τῇ γῆ].
Tὸν δι’ ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
κατελθόντα
καὶ σαρκωθέντα,
ἐνανθρωπήσαντα,
Τὸν δι’ ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν
καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου
καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου

καὶ ἐνανθρωπήσαντα.
Qui propter nos homines
et propter nostram salutem
descendit de caelis.
Et incarnatus est de Spiritu Sancto
ex Maria Virgine
,
et homo factus est.
Per noi uomini
e per la nostra salvezza
discese dal cielo
per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
παθόντα, Σταυρωθέντα τε ὑπὲρ ἡμῶν ἐπὶ Ποντίου Πιλάτου,
καὶ παθόντα
καὶ ταφέντα.
Crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Pilato;
passus
et sepultus est.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì
e fu sepolto.
καὶ ἀναστάντα τῇ τριτῇ ἡμέρᾳ, Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ
κατὰ τὰς Γραφάς.
Et resurrexit tértia die,
secundum Scripturas,
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture,
καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανούς, Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς
καὶ καθεζόμενον ἐv δεξιᾷ τοῦ Πατρός.
et ascendit in caelum,
sedet ad dexteram Patris.
è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
ἐρχόμενον
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς.
Καὶ πάλιν ἐρχόμενον μετὰ δόξης
κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς,
οὗ τῆς βασιλείας οὐκ ἔσται τέλος.
Et iterum venturus est cum gloria,
iudicare vivos et mortuos,
cuius regni non erit finis.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Καὶ εἰς τὸ Ἅγιον Πνεῦμα. Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον,
τὸ κύριον καὶ τὸ ζῳοποιόν,
τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον,
τὸ σὺν Πατρὶ καὶ Υἱῷ συμπροσκυνούμενον καὶ συνδοξαζόμενον,
τὸ λαλῆσαν διὰ τῶν προφητῶν
.
Et in Spíritum Sanctum,
Dominum et vivificantem:
qui ex Patre Filioque procedit.
Qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur:
qui locutus est per prophetas
.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti
.
Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν. Et unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν. Confiteor unum baptisma in remissionem peccatorum. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Προσδοκοῦμεν ἀνάστασιν νεκρῶν. Et exspecto resurrectionem mortuorum, Aspetto la risurrezione dei morti
Καὶ ζωὴν τοῦ μέλλοντος αἰῶνος. Ἀμήν.. et vitam venturi saeculi. Amen. e la vita del mondo che verrà. Amen.
[Τοὺς δὲ λέγοντας·
ἦν ποτε ὅτε οὐκ ἦν,
καὶ πρὶν γεννηθῆναι οὐκ ἦν,
καὶ ὅτι ἐξ οὐκ ὄντων ἐγένετο,
ἢ ἐξ ἑτέρας ὑποστάσεως
ἢ οὐσίας
φάσκοντας εἶναι,
ἢ κτιστόν,
ἢ τρεπτὸν ἢ ἀλλοιωτὸν
τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ,
ἀναθεματίζει
ἡ καθολικὴ ἐκκλησία.]

Numero2715.

 

DEMOCRAZIA,  PARTITOCRAZIA,  IPOCRISIA.

 

In questo periodo in cui siamo soliti fare le Dichiarazioni dei Redditi, mi è saltato in mente il ghiribizzo di affrontare un argomento che, anch’io, finora, ho trascurato, e che mi ha dato il destro per considerare un parallelismo, a dir poco, sorprendente con la nostra situazione politica istituzionale, che dovrebbe rispondere ai canoni della DEMOCRAZIA rappresentativa. Sì, un parallelismo che mi ha indignato, come uomo e come cittadino.

Per mettere a fuoco il ragionamento che intendo sviluppare, devo fare ricorso ad una informativa che riguarda lo Stato, la Chiesa ed i cittadini, in merito ad una istituzione (2, 5, 8 per1000), che poi è legge dello Stato Italiano, ed un comportamento, che è diventato cronico e biasimevole, ma che continua a rimanere dissimulato, nascosto, sorvolato.
Quello che, qui di seguito, trovate riportato, è reperibile da chiunque abbia la volontà di chiarirsi le idee, attingendo alle fonti di pubblicazioni facilmente accessibili. Ma, si tratta di notizie molto poco diffuse, per quanto di pubblico dominio. A questo stato di cose mi riferisco quando scrivo, nel titolo, la parola IPOCRISIA. Ma, cominciamo.

 

2, 5 e 8 per mille: le scelte non espresse

La mancata scelta della destinazione del 2, 5 e 8 per mille determina la ripartizione del gettito in base alle scelte effettuate dagli altri contribuenti

Ogni anno i contribuenti italiani possono scegliere di destinare una parte del proprio gettito fiscale Irpef a determinati soggetti; nello specifico, possono scegliere se destinare:

  • l’8 per mille allo Stato oppure a un’istituzione religiosa;
  • il 5 per mille a enti di interesse sociale;
  • il 2 per mille a un partito politico;
  • il 2 per mille a una associazione culturale.

Ognuna di queste scelte è autonoma, e l’indicazione della destinazione non comporta una maggiorazione delle imposte dovute.

Con la scelta della destinazione dell’otto per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate allo Stato oppure a un ente religioso a sua scelta.

Con la scelta della destinazione del cinque per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate a un ente non-profit o a particolari finalità quali la ricerca scientifica o universitaria o sanitaria.

Con la scelta della destinazione del due per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate a un partito politico e una associazione culturale.

I contribuenti che predispongono la dichiarazione effettuano la scelta contestualmente alla predisposizione del modello Redditi PF o del modello 730.

Da coloro che, invece, sono esonerati dalla predisposizione della dichiarazione, la scelta potrà essere effettuata:

  • allo sportello di un ufficio postale che provvederà a trasmettere la scelta all’Agenzia delle Entrate;
  • a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica;

Il contribuente può liberamente scegliere a chi destinare queste piccole porzioni della propria imposta, ma nei limiti degli elenchi predisposti dall’Agenzia delle Entrate; infatti, gli enti che vogliono usufruire di questo beneficio hanno l’obbligo di accreditarsi presso l’amministrazione finanziaria delle Stato, utilizzando l’apposito software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

È risaputo che circa la metà dei contribuenti italiani non effettua una scelta in merito alla destinazione di queste imposte; quello che però non è altrettanto risaputo è che non esprimere una scelta non vuol dire non destinare a nessuno le proprie imposte; infatti queste verranno ripartite agli interessati in proporzione alle scelte effettuate da coloro che hanno deciso a chi destinare le loro imposte.

È grazie a questo meccanismo che istituzioni religiose come la Chiesa Cattolica riescono ad ottenere la maggioranza dei fondi a disposizione, essendo la più scelta da coloro che hanno effettuato la scelta.

I contribuenti che vogliono che queste risorse restino in capo alla fiscalità generale, invece che non scegliere, dovrebbero scegliere espressamente lo Stato come beneficiario.

Questo modo di procedere è

FONDATO SULL’INGANNO

L’8×1000 è bocciato anche dalla Corte dei Conti, la quale dice, nel silenzio più assordante:

“ognuno è coinvolto, indipendentemente dalla propria volontà, nel finanziamento delle confessioni”,

“lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza”,

“non ci sono verifiche sull’utilizzo dei fondi erogati alle confessioni”,

“emergono rilevanti anomalie sul comportamento di alcuni intermediari”.

 

Come funziona

L’otto per mille è il meccanismo adottato dallo Stato italiano per il finanziamento delle confessioni religiose. Lo Stato ogni anno raccoglie l’IRPEF e ne mette l’8‰ in un calderone. Anche la parte di coloro che non hanno fatto alcuna scelta. Sembra una quota piccola, ma in realtà sono molti soldi: circa un miliardo di euro. Questi soldi vengono poi ripartiti a seconda delle scelte che sono state espresse.

N.d.R. : Ho fatto alcune ricerche, ma non sono venuto a capo di nulla. Coloro che non sono tenuti alla Dichiarazione dei Redditi sembra che possano, anche loro, esprimere una scelta per la destinazione . Ma di quanto non si sa. So soltanto che nel 2021, in Italia, c’erano 7.734.000 incapienti, il cui reddito è inferiore a 7.500 Euro l’anno, che certamente non fanno alcuna scelta per destinazione, anche se i soldi non li sborsano loro direttamente.
Mi viene da pensare che il corrispettivo venga erogato dall’Agenzia per le Entrate, mettendo tutto nello stesso calderone.

Possono accedere all’otto per mille solo le confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato e che abbiano avanzato apposita richiesta, approvata dal Parlamento. Al 2014 i destinatari sono: Chiesa cattolica, Chiesa valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi, Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia (Pentecostali), Unione delle comunità ebraiche italiane, Chiesa evangelica luterana in Italia, Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa apostolica in Italia (pentecostali), Unione buddhista italiana, Unione induista italiana.

Dai Patti lateranensi fino al 1984 la Chiesa Cattolica riceveva dallo Stato la cosiddetta “congrua”, a risarcimento dei beni confiscati alla Chiesa e per il mantenimento dei preti. Nel 1984, con la revisione del Concordato firmata da Craxi, è stata eliminata la congrua ed introdotto l’otto per mille, che è poi stato concesso anche ad altre confessioni religiose. Da allora l’aumento delle tasse e del reddito degli italiani ha fatto salire vertiginosamente le cifre in gioco, passando dai 398 milioni di euro del 1990 ai 1.067 del 2010 (per la sola Chiesa Cattolica).

In teoria ogni tre anni una commissione potrebbe modificare la percentuale (da otto per mille a sei per mille, ad esempio), ma in realtà questo non è mai stato fatto. La Corte dei Conti nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2018 ha prodotto relazioni critiche (vedi sopra) nei confronti del meccanismo dell’8×1000, evidenziando “la problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicizzazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicizzazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale”.

Cosa accade in pratica


Queste sono state le scelte nella dichiarazione dei redditi del 2015 (dati definitivi pubblicati dal Ministero). Che fine fanno i soldi di chi non firma per nessuno?

Nessuna scelta   56.8%
Chiesa cattolica  34.46%
Stato   6.29%
Valdesi   1.39
Unione buddhista   0.44
Ebrei   0.15
Assemblee di Dio   0.10
Luterani   0.07
Avventisti   0.06
Ortodossi   0.08
Induisti   0.05
Battisti   0.04
Apostolici   0.02

Anche quelli finiscono nel calderone e vengono ripartiti a seconda dei voti di chi ha espresso la scelta. Nel 2019 il gettito è stato ripartito così:

Nessuna scelta   0.0
Chiesa cattolica  80.73%
Stato   14.11%
Valdesi   3.08
Unione buddhista   0.97
Ebrei   0.33
Assemblee di Dio   0.10
Luterani   0.16
Avventisti   0.13
Ortodossi   0.17
Induisti   0.11
Battisti   0.09
Apostolici   0.02

Una minoranza determinante

Negli ultimi anni circa quattro contribuenti su dieci hanno firmato esplicitamente per l’otto per mille. La maggior parte di chi firma (34% circa alla Chiesa Cattolica e 6% circa allo Stato Italiano), circa il 70% di questo 40%, sceglie la Chiesa Cattolica: con questo trucco, la stessa riceve ogni anno l’80% della torta, cioè più di un miliardo di euro. Invece quasi sei persone su dieci non scelgono niente, e la loro quota viene gestita dagli altri!

Contestazione

Quasi nessuno sa come funziona e i mezzi di informazione si guardano bene dal dirlo. Lo Stato non si fa nessuna pubblicità e tra le confessioni religiose solo la Chiesa Cattolica può permettersi grandi campagne. Chi non deve presentare la dichiarazione dei redditi (alcuni lavoratori dipendenti o i pensionati) spesso non sa come scegliere a chi destinare l’otto per mille: non sa neanche come fare, se vuole farlo.

Attenzione

Le gerarchie ecclesiastiche hanno lanciato campagne pressanti dirette a commercialisti ed ai responsabili dei Caf. Molte persone segnalano che le scelte su otto e cinque per mille cambiano misteriosamente al momento della trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate. Consigliamo di controllare sempre sulla copia che resta al contribuente!

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Due sole confessioni, le Assemblee di Dio e la Chiesa Apostolica, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo i fondi relativi a opzioni esplicite a loro favore. Una scelta più onesta e coerente, prevista dalla legge 222/1985, che NON è esercitata dalla Chiesa cattolica e dalle rimanenti dieci confessioni, che ottengono un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti a loro favore.

Ecco perché è importante compilare questa sezione della dichiarazione dei redditi.

 

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) – Dipartimento delle finanze mette a disposizione statistiche e serie storiche sull’Otto per mille.

Ogni anno, prima della pubblicazione sul sito del MEF, i dati della ripartizione più recente vengono comunicati alla CEI, che in questo modo gestisce in anteprima la comunicazione alla stampa. Si veda ad esempio come la CEI «rende noto» l’ammontare del gettito a suo favore già a maggio 2018.

Ripartizione 2021 (redditi 2017 dichiarati nel 2018)
Totale da ripartire: 1.429.436.792 euro. Contribuenti: 41.211.336, di cui hanno espresso una scelta valida: 41,79%.

Beneficiario % contribuenti % gettito Importo Prende anche scelte inespresse
Chiesa Cattolica 32,81 78,50 1.136.166.333                        SÌ
Stato 6,54 15,65 215.839.692                        SÌ
Chiesa Evangelica Valdese 1,31 3,13 42.694.723                        SÌ
Unione Buddista Italiana 0,40 0,96 13.094.867                        SÌ
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG) 0,16 0,37 5.046.980                        SÌ
Unione Comunità Ebraiche Italiane 0,14 0,34 4.637.765                        SÌ
Assemblee di Dio in Italia 0,10 0,24 1.380.854 No, rinuncia e lascia allo Stato
Arcidiocesi Ortodossa 0,09 0,22 3.000.907                        SÌ
Chiesa Evangelica Luterana in Italia 0,07 0,17 2.318.883                        SÌ
Unione Induista Italiana 0,06 0,13 1.773.263                        SÌ
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno 0,05 0,13 1.773.263                        SÌ
Unione Cristiana Evangelica Battista 0,04 0,10 1.364.049                        SÌ
Chiesa Apostolica 0,02 0,05 345.213 No, rinuncia e lascia allo Stato

Fonte: Dipartimento delle Finanze (vedere anche relazione uffici studi di Camera e Senato)

Si noti che, in tale occasione, su oltre quaranta milioni di contribuenti solamente il 43% ha espresso un’opzione e solo il 33% ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica, alla quale però è stato consentito di mettere le mani su quasi l’80% dei fondi.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • Chiesa Cattolica
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (circa il 36% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (43,7%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va – guarda caso – solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.8xmille.it nel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la Chiesa Cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
  • Stato
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che ha deciso di non farsi pubblicità (fece qualcosa nel 2017, ma la Corte dei conti sentenziò che “l’attività segnalata è risultata irrilevante rispetto alla pubblicità posta in essere dalle confessioni religiose”). Lo Stato Italiano rinuncia deliberatamente a fare concorrenza alla Chiesa Cattolica. Che ringrazia. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet. L’ultima ripartizione delle scelte di sua competenza è andata soprattutto a beneficio del risanamento del bilancio pubblico e alle calamità naturali. In generale la legge 222/1985 prevede che i fondi siano destinati a «interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali». Con la legge 147/2013 è stata aggiunta la seguente destinazione: «ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica».

 

NEGLI ALTRI PAESI NON FUNZIONA COSÌ.

In Svizzera ed in Germania, ad esempio, il cittadino viene tassato (direttamente) solo se si dichiara membro registrato di una istituzione religiosa riconosciuta. Altrimenti i soldi restano a lui.
Da noi si è trovato questo escamotage per trasferire denaro dallo Stato alla Chiesa, in maniera subdola e surrettizia, coperta con una legislazione e con decreti attuativi di purissimo stile levantino. Il camuffamento consiste nella attribuzione ai cittadini delle scelte sulle ripartizioni.. Ma, come abbiamo visto e dimostrato, non è affatto così.

Si sbaglia di grosso colui che, non scegliendo il destinatario del proprio 8 per 1000, pensa che i soldi restino allo Stato Italiano (Agenzia delle Entrate). Al contrario tutto viene ripartito e ridistribuito secondo le indicazioni di una minoranza (40 – 42%) che deicide per se e anche per gli altri. Questa non è la Democrazia, applicata alla Finanza e all’Economia, che il cittadino dovrebbe aspettarsi.
Questo andazzo di cose è ricavato di sana pianta, ecco il parallelismo, dal Sistema Elettorale Italiano, come vedremo qui di seguito.

 

Da quest’ultima considerazione parto per affondare i remi nel mare magnum della politica Italiana in generale ed, in particolare, nel concetto e nella forma di DEMOCRAZIA che, in Italia, si è instaurata e si è strutturata secondo criteri che hanno ben poco a che fare con la DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA in senso stretto e perfetto. Infatti, in Italia, anche la rappresentatività parlamentare procede parallelamente, ed ha ispirato metodologicamente, i criteri distributivi e ripartitivi che abbiamo riscontrato sopra. Stessa presa per il culo.

Ho già ampiamente affrontato questi temi nei seguenti Numeri:

Numero2076. : Autorità
Numero2023. : Scontento popolare ed Astensionismo
Numero2001. : Stavolta parlo di Politica
Numero1999. Il valore del dissenso. La rilevanza delle schede bianche nel computo elettorale.

In questi Numeri, trovate un’ampia disanima, corredata da dati, statistiche, percentuali ed algoritmi in atto per distorcere, a bella posta, l’espressione genuina della volontà popolare in Italia.
Riporto, qui di seguito, i passaggi più salienti dei concetti e dei dati di fatto là enunciati e denunciati, per il confronto con le procedure, tutte legalizzate, che si applicano per il 2, 5, 8 per mille.

Come tutti sanno, da diversi anni, cresce sempre più la percentuale di coloro che, ad ogni tornata elettorale, in diverse forme, non esprimono il proprio voto. Il 40 -45% degli Italiani non vota. Ma succede che, ed a nessuno conviene dirlo, le decisioni, in sede Parlamentare, vengono prese, anche per loro, dagli altri votanti, secondo la distribuzione percentuale dei voti ai Partiti.
Questa grossa minoranza rappresenta il più numeroso Partito (PARTITO DEL NON VOTO) che c’è in Italia e la sua voce non ha modo di esprimersi e contare nell’esercizio della Politica e della Amministrazione dello Stato.

Dal Numero1999. :

L’astensionismo, infatti, è stato lungamente ricondotto ad un problema di scarsa cultura
civica e di marginalità socio-politica di alcune ristrette (N.d.R. oggi tutt’altro che ristrette)
fasce della popolazione. Il risultato di un’alienazione che, quale che fosse il suo modo di
esprimersi – non arrivando ad avere alcuna incidenza sul numero degli eletti – non intaccava
né le sfere di potere, né i rapporti di forza tra i partiti. Senz’altro una sacca critica della
democrazia, dunque, ma tutto sommato innocua e per certi versi comoda: non meritevole,
quindi, di vera attenzione.
Non si è potuto però nascondere che, nel tempo, il fenomeno, nel suo incrementarsi, abbia
assunto connotazioni vieppiù politiche: al non voto di chi è incapace di scegliere, si è
aggiunto – e massicciamente – il non voto di chi si rifiuta di scegliere.
La ricerca sociologica più accorta ha potuto, allora, distinguere dall’ astensionismo da
apatia che attribuisce la decisione di non votare a una forma di estraneità e distacco, un
astensionismo di protesta che assume il significato di un atto intenzionale, compiuto da
cittadini consapevoli che, in questo modo, esprimono la loro opinione.
Se è, quindi, certamente non corretto dare una lettura univoca del “partito del non voto”,
occorre, tuttavia, individuare al suo interno ragioni precise, che si concretano in
atteggiamenti diversificati, suscettibili, come tali, di valutazioni differenti. Ed infatti,
tralasciando qui di soffermarsi sulle motivazioni di coloro che non si recano alle urne, di cui
sarebbe azzardato interpretare gli umori, ma che senz’altro delegano ad altri la loro scelta
e, sgombrato il campo dagli errori tecnici che caratterizzano le schede nulle, ben diversa
appare la condotta di chi, di fronte alle proposte dei partiti, non si sente di esprimere la sua
preferenza nei confronti di nessun candidato e, quindi, depone nell’urna una scheda
bianca. E’ difficile qui immaginare che il cittadino “non sappia” decidersi, una volta giunto
al seggio elettorale. Dati, infatti, i costi in termini di tempo (raggiungimento del seggio, a
volte lunghe file) che l’operazione richiede e l’informazione martellante della campagna
elettorale che lo ha accompagnato fino a quel momento, quando l’elettore va a votare,
presumibilmente, è ben convinto di ciò che farà.
Nel lasciare volontariamente in bianco la scheda, esprime quasi sempre la negazione del
proprio consenso, un giudizio consapevole ed intenzionale di rifiuto, una bocciatura in
risposta all’offerta dei partiti ed alle loro strategie.

Come tale, la scheda bianca è un comportamento di voto in senso pieno.

Il senso del voto

Con la partecipazione elettorale, il popolo è esso stesso parte di un
processo di competizione tra attori politici, in cui interviene, dando luogo ad una conta
dalla quale dipende l’esclusione o l’inclusione dei candidati nell’organismo
rappresentativo. Nel momento in cui delega la propria sovranità, in cui sceglie i propri
rappresentanti, il cittadino è realmente sovrano e ciò che conferisce responsabilità e
quindi senso democratico alla dinamica rappresentativa è proprio la prospettiva
competitiva.
In quest’ottica, può avere senso il voto bianco? In effetti, il cittadino che vota in questo
modo non compie un gesto eversivo e fuori dal sistema, al contrario lo ossequia: si reca
alle urne e vota. Ora, questo gesto non ha alcun significato, ma se è, come appare,
una bocciatura, l’altra possibile faccia di una scelta, gioverebbe alla competizione e quindi
alla democrazia se esso avesse un’efficacia sui 
risultati elettorali.
Se le proposte dei partiti, infatti, non consentono di esprimere una preferenza convinta,
perché deve “chiamarsi fuori” l’elettore e non il candidato?

Ci si accorge che il voto bianco, che pure è un’opinione espressa, un parere dato,
non ha nessuna corrispondenza nei risultati elettorali.
 Se, infatti, la partecipazione al voto
deve dar luogo ad una rappresentanza, allo stato delle cose, l’intero corpo elettorale
è effettivamente rappresentato dagli eletti?

Dove sta il Dettato Costituzionale che “La sovranità appartiene al Popolo?”

Ed è democratico un Parlamento che non tiene conto dell’opinione di una buona
percentuale di elettori?

Le schede bianche dovrebbero concorrere alla formazione di una propria cifra elettorale,
assimilabile alle altre cifre nazionali di lista, da dividere per il quoziente elettorale
nazionale.

Naturalmente, si obietterà che esigenze di governabilità suggeriscono di non tenere conto
di proposte, come questa, “corrosive” delle compagini governative.

Bisogna però chiedersi quanto queste siano legittimate ad esercitare il loro potere,
quando risultino espressione di 
percentuali fortemente minoritarie di cittadini.

Ove si consideri, poi, che i seggi vengono assegnati sulla base della popolazione residente,
in certe zone in cui l’astensionismo è ormai una componente costante e consistente
del comportamento di voto, i seggi finiscono per “contare”, in termini di voti validi,
assai meno di quanto non accade in quelle con forte partecipazione. 

E questo è un paradosso pericoloso per la democrazia.

Sarebbe invece opportuno dare voce al dissenso e recuperare in questo modo
il più ampio numero di cittadini alla partecipazione attiva, quanto mai necessaria in un
mondo che dovrebbe aspirare all’inclusione di ciascuno nel gioco democratico.
Inoltre, sarebbe un monito forte ed efficace ad una politica dei migliori, senza dimenticare
il non trascurabile vantaggio per le pubbliche casse, prodotto, automaticamente e
democraticamente, da un minor numero di eletti.

Quindi io, cittadino qualunque, che non sono d’accordo sui valori ideali e sui programmi
di nessuno dei partiti in lizza, nel ventaglio parlamentare, non ho modo di esprimere
il mio dissenso: se non vado a votare, nel computo redistributivo è come se ci fossi stato;
o se vado a votare e voto scheda bianca, il mio voto va, comunque, a legittimare ancora
di più la rappresentatività dei partiti e degli uomini che non hanno il mio gradimento
e la mia fiducia. Questa non è Democrazia: è, invece, Partitocrazia truffaldina.

Si tenga conto che, finalmente, il Parlamento ha legiferato in merito al numero dei suoi componenti:

“Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 261 del 21 ottobre 2020. La legge costituzionale prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi.

Bene, benissimo, era ora. Ma, se basta nel numero, non basta nel merito.

Infatti, se i partiti eletti, per semplificare, hanno raccolto il 60% dei voti, dovrebbero occupare il 60% dei seggi.
Il restante 40%, cioè la parte che corrisponde alla frazione del corpo elettorale che non ha espresso alcun voto, né scelto nessuno, dovrebbe occupare il corrispondente settore del semicerchio: ne consegue che questo 40% degli scranni parlamentari dovrebbe restare vuoto. E dovrebbe – è mia ferma convinzione – essere riempito da altri che non siano quelli già eletti nel 60%.
Ma, come tutti sanno, per oltre 70  anni di cosiddetta DEMOCRAZIA, questo posto è stato occupato e riempito (oserei quasi dire: confiscato) dagli eletti dal 60% dei votanti, che fino ad oggi hanno esercitato il potere legislativo, in nome e per conto anche degli altri 40%.
Chi ha dato a questi, il mandato, il compito, la delega, la rappresentanza – chiamatela come vi pare – per farlo?
Se lo sono arrogati da soli. Perché? Sembra in nome di una presunta agevolazione della governabilità. Non mi convince per niente: nel nome di una praticità strumentale, io non sono disposto a derogare sui principi di questa DEMOCRAZIA decurtata, sottratta, derubata. Questa è una PARTITOCRAZIA.

Il parallelismo fra la redistribuzione delle indicazioni di scelta del 2, 5, 8 per mille e l’accaparramento partitico delle indicazioni di voto nelle Elezioni Parlamentari mi sembra evidentissimo. Roba da azzeccagarbugli.

Questo andazzo di cose si potrebbe modificare?

È un libro dei sogni che mi piacerebbe scrivere. Ho alcune idee in proposito, ma sono quelle di un pazzo visionario: Don Chisciotte contro i mulini a vento. A me Don Chisciotte è sempre piaciuto: nella letteratura mondiale, è il primo “eroe” moderno (non un supereroe) che, però, quando rinsavisce, muore.

 

Numero2706.

 

“Femina est aliquid

deficiens et occasionatum”.

 

Questa definizione è di San Tommaso d’Aquino

e si riferisce al pensiero di Aristotele,

espresso con le corrispondenti parole greche,

in merito alla donna:

 

La donna è qualcosa

di mancante e di occasionale.

 

Naturalmente la Chiesa Cattolica

si è uniformata al sentire retrostante

di questo Dottore della Chiesa.

 

Ma i tempi stanno cambiando ….

Numero2698.

 

da QUORA

 

A D    O N O R    D E L    V E R O

 

Nell’Italia medievale del XIII secolo, il numero di credenti cristiani era elevatissimo, praticamente un plebiscito religioso.

In realtà, una parte di questi, si limitava a professarsi fervente credente ma in realtà non lo era.

Una curiosa vicenda evidenzia propria questo assunto, che vide protagonista il vescovo di Parma, Gregorio Romano.

Secondo il racconto del frate Salimbene de Adam, Romano trascorse tutta la sua vita lavorando per la Chiesa e professando con passione la parola di Cristo.

Ma giunto in punto di morte rifiutò l’ostia consacrata, dichiarando di non aver mai creduto in Dio.

Quando i presenti gli chiesero sbalorditi perché mai avesse fatto il vescovo, rispose candidamente: “Soltanto per le ricchezze e per gli onori”.

 

N.d.R. : Riporto il seguente commento di un corrispondente di QUORA , Paolo Pelizzon, che scrive:

 

“Boh, colui che spreca la sua vita nel fanatismo religioso, fra deliri, vessazioni, ottusitá, esaltazioni psicopatologiche, goduria nel poter manipolare le ingenue zitelle che vanno a . . . confessarsi, che si ritiene membro di una associazione delinquenziale chiamata Chiesa, che ha commesso stragi in America Latina, roghi inquisitori in Europa bruciando vivi coloro che dicevano che la Terra gira attorno al Sole, che ha squartato vivi i dissidenti, che proclama che se racconti al prete di turno le tue voglie andrai tu in paradiso, mentre lui . . . con gli amichetti seminaristi . . . direi proprio che quest’uomo importante non lo é proprio e che la sua opinione non conta assolutamente nulla.

Il Padre Universale Inconoscibile ed Incomprensibile non centra nulla con i lestofanti.”

 

N.d.R. : Riporto anche l’intervento di un altro corrispondente di QUORA, Paolo Peverelli, che scrive sul tema: HA SENSO CREDERE IN DIO E NON NELLA CHIESA?

 

Dal mio umile punto di vista di uomo della strada, osservo:

Gesù detto il Cristo (che vuol dire Messia, in ebraico, o unto, scelto da Dio) faceva e predicava alcune cose.

La cosiddetta Chiesa Cristiana (nelle sue varie denominazioni Cattolica, Ortodossa, Evangelica), che DICE di ispirarsi a lui fa cose diverse e spesso contrarie.

Gesù prediligeva i poveri, gli sfigati, gli umili: pescatori, contadini, prostitute, ciechi e storpi che vedeva in mezzo alla strada a chiedere elemosina. NON ha mai chiesto denaro, dicesi MAI, per quello che faceva e diceva.

Come esempi delle sue illustrazioni (o parabole) usava spesso le persone più disprezzate e derelitte. Tipica l’illustrazione del Samaritano, che fa la miglior figura in confronto a un “prete” (un sacerdote), ad un “sacrestano” (un levita) e ad un normale cittadino ebreo rispettato. Solo che i Samaritani erano tanto disprezzati che gli ebrei seri nemmeno rivolgevano loro la parola…. peggio degli zingari o degli stranieri accattoni di oggi, che almeno ci si parla anche solo per dire “no grazie, non ti do nulla”.

NON SI È MAI INTERESSATO DI QUESTIONI POLITICHE, e, fosse solo per questo, lo odiavano tutti. Di sicuro non suggeriva a chi dare il proprio sostegno (oggi diremmo il voto).

Non aveva dove posare la testa, QUINDI NON ERA RICCO né di famiglia né di suo. Quando morì, l’unica cosa “sua” di valore erano i vestiti che aveva addosso, regalatigli da qualcuno. Lo seppellirono nella tomba di un altro.

Era cordialmente odiato e disprezzato da chi aveva potere e denaro, ai suoi tempi.

Ora, guardate le Chiese Cristiane, e ditemi se vedete la stessa cosa.

Decidete voi se sono degne di fiducia in quanto “imitatrici” di Cristo.

 

N.d.R. : ancora un parere da QUORA, di Andrea Lenzi, su questo tema.

 

Esiste una categoria numerosissima che è composta dai “Credenti fai da te”.

Contaminati indelebilmente dalla propaganda cattolica fin dalla culla, sono incapaci di allontanarsene, però, una volta che comprendono le sciocchezze scritte nella Bibbia e con i propri occhi assistono al male che Dio avrebbe potuto impedire, si creano una personale divinità tutta amore e compassione che pregano quando hanno paura.

Ciò vale tanto più quanto più viene fuori l’inciviltà della Bibbia, con la sua intolleranza verso gay, donne e non credenti ed il continuo ricatto divino:

Vi amo tutti ma solamente se mi riconoscerete come unico Dio e vi comporterete come dico io; altrimenti non avrete che la dannazione eterna.

Inoltre, da un punto di vista logico:

se Dio esiste ed è onnipotente, allora è responsabile di avere creato questo mondo, tra tutti quelli possibili, dove ogni forma di vita muore di fame se non uccide altre forme di vita e le mangia.

In sintesi, ha creato il bisogno di mangiare e la relativa lotta per la sopravvivenza, alla base di ogni conflitto umano ed animale.

Oltre a ciò, ha creato virus e batteri, giusto per parlare di attualità, oltre a terremoti e vulcani.

Quindi esistono solamente 2 possibilità:

-Dio onnipotente e creatore o esiste ed è disinteressato alle forme di vita o è sadico.

-non esiste alcun Dio onnipotente e creatore.

 

N.d.R. : Dario Perna, altro corrispondente di QUORA, risponde alla domanda: “Perché avete smesso di credere nella Chiesa Cattolica?”

 

Perché sono stato (ormai ex) un francescano secolare.

Ho studiato per anni in convento, ma più approfondivo la Bibbia, più aumentava il numero dei brani contraddittori e delle domande di logica alle quali i vari prof di teologia o i vari confessori non riuscivano a rispondere.

Tutto questo unito ai retroscena di un ordine religioso che predica bene, ma al cui interno si chiede una quota mensile di adesione e i cui fondi delle donazioni vengono spesi per tutto tranne che per la carità, mi ha portato ad abbandonare tutto quel mondo.

 

N.d.R. : ancora da QUORA; Paolo Lo Re risponde alla domanda:” È più facile credere in Dio se hai una vita serena e non hai particolari disagi?”

 

No, credo sia più facile credere in Dio se hai una vita disagiata e piena di problemi.

E’ bello e confortante, trovandosi in una situazione così, pensare a un immaginario “regno dei cieli” in cui si starà meglio.

Ed è anche comodo per chi ha il potere politico ed economico che quelli che vivono in condizioni disagiate pensino al regno dei cieli e si accontentino così, invece di agire per sovvertire il potere politico ed economico.

In questo senso la religione può essere usata, ed è stata usata, per fermare sul nascere le rivendicazioni sociali e placare la sete di giustizia sociale delle masse oppresse con la gratuita promessa di un aldilà felice.

Disse giustamente uno famoso (Karl Marx) che in questo senso la religione è una droga che addormenta le menti. E’ oppio per i popoli…