Numero1911.

 

Segnalato da mio nipote Alan

 

Radhanath Swami

LA  MENTALITÀ  DIETRO  ALLE  BUONE  RELAZIONI.

 

C’è una meravigliosa analogia sull’ape e la mosca, che ci insegna una preziosa lezione per migliorare i nostri legami interpersonali e la qualità della nostra vita.
L’ape vola di fiore in fiore, estraendo solo il nettare, senza intaccare la pianta. La mentalità dell’ape è quella di cercare l’essenza di ogni fiore. Persino in un luogo coperto di immondizia imputridita, piuttosto che prestare attenzione a tutto quel sudiciume, l’ape rimane concentrata nella sua ricerca di nettare ed entusiasta, vola addirittura sopra un unico, piccolo, fiore cresciuto in mezzo a chilometri e chilometri di spazzatura.
Nelle nostre relazioni, abbiamo molto da imparare dall’ape; essa ci insegna l’arte di focalizzarsi sugli aspetti positivi ed affrontare in modo opportuno le carenze in ognuno. Ci saranno difetti ovunque e in chiunque, non mancano mai le cose di cui lamentarsi, ma, come l’ape cerca di scovare il nettare, anche nei luoghi più impensati, così  noi possiamo mirare a trovare le buone qualità in chi abbiamo intorno.

La mosca rappresenta un altro tipo di mentalità nei rapporti con gli altri. Sebbene entrambe le specie possono essere apprezzate, per il particolare istinto naturale che le distingue, possiamo comunque studiarle per apprendere importanti lezioni, per migliorare la qualità della nostra vita.
In un corpo altrimenti sano, la mosca si concentrerà nel succhiare una crosta infetta. La mosca può anche sorvolare centinaia di fiori, ma su cosa si concentra? Focalizza la sua attenzione sull’assaporare immondizia ed escrementi. Essa ignora il dolce profumo dei giardini di rose e, anche nelle situazioni migliori, e nei luoghi più puliti, la mosca rivolgerà la sua attenzione alla spazzatura.
Questo rappresenta l’ottica di non considerare le buone qualità di chi ci sta intorno, concentrandosi sulle loro mancanze. È così facile, non occorrono sforzi per trovare difetti negli altri. Criticare è una dipendenza, più le concediamo, più ne diventiamo ossessionati. Nei rapporti con gli altri è importante mantenere una comunicazione onesta e benevola, improntata sul dare valore a ciò che c’è di positivo, affrontando le cose negative in modo cortese e costruttivo, cercando di tirar fuori il meglio di entrambe le parti.
Agendo così, impariamo a riconoscere le qualità positive in noi stessi e a superare l’insana mancanza di autostima.
Mentalità da ape o mentalità da mosca, sta a te decidere.

 

 

Numero1888.

LE BRUTALI REGOLE CONIUGALI DI EINSTEIN CHE DISGUSTEREBBERO LE DONNE DI OGGI.

Albert Einstein era innegabilmente un genio, ma questo non significa che fosse un buon marito. Anche se le sue lettere d’amore potrebbero convincerti del contrario, in realtà sua moglie, Mileva Maric, doveva sottostare a regole piuttosto dure.
Probabilmente non lo sai, ma anche la Maric era una brava scienziata. Conobbe suo marito al Politecnico di Zurigo ed è stata una delle poche donne a studiare lì. I due sono rimasti insieme per 11 anni e hanno avuto due figli, Hans Albert ed Eduard.
Einstein, nel disperato tentativo di salvare il suo matrimonio, creò una lista di regole e pretese a cui sua moglie si sarebbe dovuta attenere per garantire una quieta convivenza tra i coniugi. Einstein intendeva restare insieme a lei per il bene dei loro figli, ma oggigiorno nessuna donna accetterebbe delle regole simili.

Prima di tutto, Einstein voleva che sua moglie fosse la sua domestica, e pretendeva che lei non si aspettasse alcun segno di affetto o apprezzamento in cambio.

Il suo lavoro consisteva nel cucinare 3 pasti al giorno e adempiere ai doveri domestici.

Inoltre, era lui a voler essere al comando. Se lui desiderava che lei lasciasse la stanza o smettesse di parlare, lei doveva adeguarsi al volere del marito.

La lista completa

-Pulire la casa

-Portate 3 pasti fatti in casa alla sua scrivania ogni giorno

-Pulire il suo ufficio, senza  usare mai la sua scrivania

-Lavare e piegare tutto il bucato

-Non chiedere o aspettarsi da suo marito di trascorrere del tempo con lei

-Avrebbe dovuto “rinunciare a tutti i rapporti personali con lui”

-Tacere immediatamente su sua richiesta

-Non criticarlo o contraddirlo mai

-Lasciare la stanza quando lui lo pretendeva

-Non doveva, inoltre, mai “sminuire” il marito o rovinarne la reputazione con i loro figli


Einstein scrisse questa lista nel 1914; sicuramente erano tempi diversi, ma questo non rende il suo comportamento nei confronti della moglie meno crudele.

Per fortuna  la Maric si difese e non si lasciò trattare in modo così disumano. Fece le valigie e lasciò la loro casa a Berlino con i bambini.

Risulta difficile da credere ma Einstein notò a malapena l’assenza della sua famiglia o non se ne curò. Disse che viveva “nel mio grande appartamento nella solita tranquillità”. Il suo umore peggiorò solo quando la Maric chiese il divorzio.

Dopo il divorzio, Einstein sposò immediatamente sua cugina Elsa.

Einstein aveva stretto amicizia con lei nel 1912 ed è possibile che tradisse la Maric con la cugina prima del divorzio. Einstein impose queste stesse regole a Elsa e lei obbedì. La sua sottomissione e lealtà non impedì ad Einstein di tradirla con la sua segretaria, Bette Neumann.

Einstein ed Elsa si trasferirono in America nel 1935, dove lei morì un anno dopo. Cosa che non lo scosse minimamente: “Vivo come un orso nella mia tana. . . Questo mio stato di romitaggio si è accentuato dalla morte della mia compagna, che era più brava di me nelle relazioni interpersonali. ”
Sebbene Einstein fosse una persona terribile, è noto per la sua intelligenza. La lettera di Einstein sulla “teoria della felicità” è stata venduta recentemente per oltre un miliardo di dollari. La lettera dice: “Una vita calma e umile porterà più felicità della ricerca del successo e della costante irrequietezza che ne deriva”.

 

Segnalato da Rita.

Numero1850.

Ho letto “GENERAZIONE  SEX”, un testo divulgativo evidentemente in materia di sesso, scritto da Paul Joannides & Goofy Foot Press. Press vuol dire “stampa”; Foot vuol dire “piede” e Goofy è un aggettivo che significa “eccentrico, bizzarro, balzano”: Goofy Foot è un termine strettamente tecnico legato al mondo del surf. Così si definisce l’azione del surfista quando guida la tavola con il piede destro in avanti, anziché col sinistro (piede giusto). È un modo per orientarsi diversamente rispetto all’onda.
Insomma, Goofy Foot Press significa pressapoco Stampa Alternativa o Controcorrente. Tanto per dire che il taglio editoriale del libro è assolutamente anticonformista e bandisce i parrucconi della medicina e della morale, per dire tutto quello che si può sapere oggi sul sesso, senza peli sulla lingua e senza ipocrisia. Come piace a me.
È anche ben illustrato con espliciti ed eleganti disegni, più vicini all’arte che alla pornografia. Non è un libercolo, ha ben 700 pagine.

Riporto qualche curioso e, per me, interessante passaggio.

Ogni cultura ha la sua definizione di cosa sia maschile, femminile ed erotico.
Ecco alcuni esempi del modo in cui tali definizioni varino a seconda della cultura e dell’epoca.
Nei paesi mussulmani, le donne si coprono dalla testa ai piedi quando devono apparire in pubblico. A Hollywood, le donne appaiono in pubblico con indosso poche molecole di tessuto nero elesticizzato, che serve più a provocare che a coprire. Le donne di Hollywood ritengono che le loro controparti mussulmane siano prigioniere del sesso, mentre le donne mussulmane ritengono che le vere prigioniere siano quelle di Hollywood. Per un osservatore neutrale, potrebbe trattarsi di un pareggio. Una lettrice dice che nessuna delle due è prigioniera del sesso, perché entrambe usano il sesso per controllare le persone che le circondano!

In Giappone, è normale che la gente si spogli nuda e faccia il bagno assieme. Nessuno giudica erotico o scandaloso questo genere di nudità, ma Dio aiuti due giapponesi che osano baciarsi in pubblico.
Nella nostra società è esattamente l’opposto; non c’è nulla di male nel baciarsi in pubblico, mentre esibirsi nudi è un crimine perseguibile.
Kim Edwards è una donna che ha insegnato inglese per due anni in un paese islamico integralista, per poi trasferirsi in Giappone. Nei paesi islamici, un corpo femminile esposto viene considerato strumento del diavolo e, di conseguenza, le donne si coprono dalla testa ai piedi per salvare le anime degli uomini. Dopo due anni vissuti in quel paese islamico, la signorina Edwards riferisce di aver iniziato letteralmente ad odiare il proprio corpo.
Quando, finalmente, si trasferì in Giappone, rimase sconvolta nel constatare che veniva trattata come una persona normale, a prescindere da ciò che indossava. Poteva persino fare il bagno nuda ai bagni pubblici, cosa per cui sarebbe stata lapidata nel paese islamico in cui viveva prima.

Negli Stati Uniti, non è affatto insolito che una ragazza di 18 anni, non sposata, abbia rapporti sessuali. Tra i più tradizionalisti fra gli arabi mussulmani, cristiani, drusi ed ebrei di posti come la riva occidentale del Giordano, in Palestina, o nella Striscia di Gaza, una ragazza che fa una cosa del genere rischia di essere brutalmente assassinata dai suoi stessi parenti per aver danneggiato “l’onore della famiglia”. Questo genere di omicidio, detto “d’onore”, viene sostenuto dall’intera famiglia della ragazza, nonché dagli abitanti del villaggio. Persino la madre e la sorella sarebbero d’accordo, per proteggere il nome della famiglia.

In Africa, quasi 80 milioni di donne sono state mutilate da piccole con il taglio brutale del clitoride e delle labbra interne. Questo genere di “operazione chirurgica” viene considerata un passaggio importante per l’ottenimento dello status di donna e, in molti casi, viene praticata dalle madri stesse.
Nel mondo occidentale, se una madre facesse una cosa del genere a sua figlia, verrebbe messa in galera. Naturalmente, le donne africane potrebbero controbattere che l’infibulazione ha lo stesso valore, dal punto di vista cosmetico e della femminilità, della nostra inclinazione alle plastiche chirurgiche al seno e chissà cosa penserebbe una donna africana di interventi come la liposuzione.

Nei quartieri ispanici di Los Angeles, molti uomini non si sentono tali finché non hanno messa incinta una donna (le hanno “dato un figlio”). Allo stesso modo, molte ragazze di cultura ispanica non si sentono realizzate finché non hanno messo al mondo un figlio. Trenta chilometri più ad ovest, nei Pacific Palisades e a Malibù (in California), avere un figlio è l’ultima cosa che una giovane coppia desidera. Se la ragazza rimane incinta, in molti casi, si ricorre all’aborto. Inoltre, una donna di Malibù si preoccuperebbe del fatto che potrebbe perdere il fisico, in molti casi anoressico, mantenuto negli anni con tante fatiche e rinunce, mentre una donna di cultura ispanica sarebbe felicissima della sensazione di pienezza data dal pancione.

Gay e lesbiche.

Molti pensano che gli uomini gay e le donne lesbiche siano simili, solo perché sono entrambi omosessuali. Poveri sciocchi. Per darvi un’idea di quanto possano essere diversi, eccovi una statistica.
Negli Stati Uniti, la maggior parte degli uomini gay ha contatti sessuali con almeno 100 partner diversi nel corso di una vita, mentre la media delle donne lesbiche va da due a cinque partner.
Inoltre, fra gli uomini gay meno del 20 percento ha fatto sesso con una donna, mentre fra le donne lesbiche oltre l’80 percento ha fatto sesso con uomini.
Secondo la sessuologa Ira Reiss, è impossibile stabilire lo stereotipo della donna lesbica.
Fra gli uomini gay, sono stati scoperti tratti distintivi di personalità e percorsi comuni che conducono all’omosessualità, mentre, fra le donne lesbiche, la Reiss è riuscita a scoprirne ben pochi.
Nella nostra “normale” società, le donne si possono abbracciare, tenere per mano e ballare tra loro, e ciò non viene considerato sintomo di omosessualità.
E gli uomini?
“Tempora mutantur et nos mutamur in illis”.
“I tempi cambiano e noi cambiamo con loro”. (N.d.R.)

Numero1815.

IL  CERVELLO  È  PIÙ  GRANDE  DEL  CIELO.        (continua)

Sonno e sogno

 

Durante la notte, non più bombardato da stimoli sensoriali esterni, il cervello può finalmente effettuare il lavoro di archiviazione ed integrazione delle informazioni della giornata. Studi di imaging cerebrale (RM e RM funzionale, RM = Risonanza Magnetica) rivelano che le aree del cervello che si attivano quando dormiamo sono le stesse coinvolte nei processi di apprendimento: quindi, sognare serve proprio a consolidare le nuove informazioni acquisite. Che il sonno non sia un riposo per il cervello è dimostrato dal fatto che, nel passaggio dalla veglia al sonno, il suo consumo di energia cala solo di un 10%; in talune parti del cervello addirittura aumenta.

Una delle prerogative più affascinanti del cervello è che impara sempre.
Anche nel profondo lavorio delle ore di sonno, la mente impara e, al risveglio, abbiamo reti neurali diverse da quando ci siamo addormentati.
E, imparando, il cervello stimola la nostra creatività.
Anche la peculiare struttura narrativa dei sogni, fatta di salti improvvisi e bizzarre associazioni di idee, può determinare straordinarie interazioni con i processi creativi. Questo rimescolare le carte è, verosimilmente, responsabile dell’esperienza che tutti abbiamo fatto, almeno una volta, ossia di uscire da un sogno con un’idea nuova, una visione chiara rispetto ad un problema, che prima di addormentarci non avevamo.
Sono soprattutto gli stati di dormiveglia, un misto tra libera fantasia del sogno e albeggiare della coscienza, che possono diventare momenti di straordinaria ispirazione. È possibile che, dopo che il cervello, durante la notte, ha rimosso il disordine in eccesso, la mente si trovi più libera di compiere associazioni che prima non era in grado di vedere.

Gli studi sul cervello ci dicono dunque che la nostra vita notturna non è solo un gioco di disattivazione di aree cerebrali. Nel sonno, anzi, si attivano molte aree; per esempio, l’ippocampo, regno dell’apprendimento e della memoria, sede in cui si formano i ricordi. E, con esso, si attiva anche l’amigdala, cioè l’area cerebrale deputata all’elaborazione delle emozioni e dei comportamenti, e ciò significa che i sogni coinvolgono fortemente la sfera emotiva, suscitando gioia, ma anche paura. Contemporaneamente, altre zone cerebrali vengono disattivate, tra queste, soprattutto, la corteccia prefrontale dorso-laterale, sede dei processi decisionali e motivazionali che ci permettono l’adattamento a situazioni nuove; in questo modo, con il sonno, si inattiva la parte più razionale del nostro cervello e, forse per questo, nei nostri sogni troviamo spesso un senso disordinato e senza apparente plausibilità.

Come abbiamo detto, molte cose succedono dentro la nostra testa durante la notte. Mentre il corpo riposa, il cervello si rigenera; si ampliano le connessioni fra le cellule cerebrali, alcuni circuiti si consolidano mentre altri sono sfoltiti, si attivano nuove sinapsi che codificano quanto si è imparato da svegli e, così, si consolidano i ricordi e si modifica la nostra personalità.
Dopo quanto abbiamo detto, appare chiaro come il sonno, per il cervello, per l’acquisizione di conoscenze, per lo sviluppo delle nostre idee e della nostra memoria, sia altrettanto importante della veglia. In un cervello sano tutto è legato: senza la veglia non avremmo coscienza, ma senza la possibilità di dormire non potremmo vivere. Tutto ciò che ci rende quello che siamo dipende anche dalle ore che ogni notte trascorriamo sognando.
Eppure il sonno continua ad essere dimenticato, sottovalutato e messo in secondo piano. Rendersi conto di quanto il sonno sia importante e fare di tutto per dormire bene può migliorare la qualità della nostra vita.
Possiamo dire che noi siamo come dormiamo.

Il sonno acquisisce un’importanza ancora più rilevante nei bambini: fin dai primi giorni di vita, il cervello ha bisogno di incamerare moltissime informazioni; serviranno per sviluppare le reti neurali e costituire il loro patrimonio di conoscenze. Per questo i neonati dormono circa 15 ore al giorno e i bambini dormono molto più degli adulti; e per questo nel loro sonno prevale la fase REM (Rapid Eyes Movement= Movimento Rapido degli Occhi), essenziale per lo sviluppo dei processi nervosi e la formazione di connessioni corticali. È scientificamente dimostrato che i bambini che dormono di più hanno una soglia di attenzione più alta e un atteggiamento più calmo, sono maggiormente in grado di imparare e adattarsi ai cambiamenti intorno a loro.
Per questo è importante  aiutare i bambini a dormire per tutte le ore necessarie, non cercando di farli adattare ai ritmi degli adulti, possibilmente accompagnandoli serenamente verso il sogno con il suono della nostra voce, con racconti inventati o leggendo un libro; sono esperienze che rimarranno per sempre nella loro vita, anche quando saranno adulti e che hanno il compito di accompagnarli verso l’inconscio del sonno, togliendo loro la paura della solitudine. Anche nel mondo di oggi, così cambiato rispetto a quando eravamo noi bambini, il legame che si crea tra le parole dell’adulto e l’attenzione stupita del bambino ci trasporta indietro nel tempo, alle innumerevoli volte che, tra chi racconta e chi ascolta si è realizzato questo momento straordinario in cui le memorie dell’uno sono diventate i sogni dell’altro, creando magie che, per il bambino, diverranno straordinari ricordi e frammenti della sua identità.

La maggioranza degli adulti dovrebbe dormire dalle 7 alle 8 ore a notte. Dormire troppo (più di 9 ore) o troppo poco (meno di 5 ore), mette a rischio il cuore e mette a repentaglio l’organismo (obesità, diabete, ansia).
Particolarmente pericoloso è il dormire poco.
Oltre che dormire bene la notte, un’altra cosa che può essere utile al cervello è schiacciare un pisolino (power nap): la siesta è assolutamente naturale e ci aiuta ed essere più vispi, creativi e produttivi. Si è visto che anche un breve pisolino pomeridiano migliora la coordinazione motoria e l’apprendimento del 20%, mentre è dimostrato da una serie vastissima di studi, che la deprivazione del sonno diminuisce le prestazioni cerebrali e compromette la memoria.
Le statistiche sono impressionanti: secondo alcuni sondaggi, circa un terzo degli adulti non riesce a dormire quanto dovrebbe e molti bambini arrivano a scuola affaticati. La nostra tendenza a dormire poco e male riduce la produttività, impedisce l’apprendimento, rovina i rapporti, blocca il pensiero creativo e indebolisce l’autocontrollo. Negli adulti, il dormire poco e male è spesso causa di depressione e di obesità, nei bambini potrebbe scatenare la sindrome da deficit dell’attenzione con iperattività.

Persino una minima privazione può avere un effetto deleterio sulla salute ed è associata ad un elevato rischio di malattie cardiache, diabete, ipertensione e morte prematura. Anche memoria, vocabolario e pensiero logico sono correlati ad un buon sonno. Sappiamo che la melatonina abbassa la pressione arteriosa e contribuisce a prevenire infarti e ictus. Chi dorme meno di 6 ore a notte produce livelli inferiori di melatonina, aumentando il rischio di ipertensione. Lo stesso vale per il diabete. Non dormire stimola la produzione di cortisolo, ormone dello stress, il quale, oltre ai danni che produce al cervello, inibisce la produzione di collagene, dando alla pelle un’aria malsana e facendo comparire rughe e occhiaie. Se non dormiamo abbastanza faremo fatica a concentrarci, tenderemo ad avere più incidenti, saremo meno determinati e produttivi. In conclusione, avere un sonno regolare permette di riprendere le forze spese durante il giorno e all’organismo di funzionare meglio, favorendo concentrazione, coordinamento e, soprattutto, buonumore.
Il sonno, in breve, contribuisce a farci diventare le persone che vogliamo essere. Per questo il sonno e i sogni, con la loro bellezza e il loro mistero,sono uno straordinario regalo che la natura ci fa.
In cambio ci chiede soltanto di chiudere gli occhi e lasciarci andare.

Numero1732.

L’Italia ha un grande elemento di esportazione,

che è il suo marchio, il suo stile di vita, il suo gusto.

Luca Cordero di Montezemolo.

( N.d.R. : il marchio si può esportare; il gusto, nei manufatti e nelle idee, anche, ma lo stile di vita, quello che gli altri chiamano Italian Way of Life, e anche “Il Dolce Far Niente”, detto in parole Italiane, non possiamo esportarlo, lo possiamo godere solo qui da noi. Non si sa ancora per quanto tempo. Ho paura per poco.)

Numero1660.

Contro ea mainconia,

bevi Malvasia.

Se no te passa ea depression,

Cabernet Sauvignon.

Se no te passa mai,

va a litri de Tocai.

Se ti xe nervoso,

daghe dentro col Raboso.

Quando ti xe un fia’ stanco,

un quartin de Pinot Bianco.

Pa  ‘na vita sana e bea,

fate un bon Valpoicea.

E se de donne no ti vol star a secco,

bevi fiumi de Prosecco!!!

 

Numero1653.

 

SLOW  LIFE.

Mentre la fretta è un mestiere,

la lentezza è un’arte.

Molto spesso sottovalutiamo l’importanza dell’attesa, quasi la consideriamo una perdita di tempo. Invece, non è così: l’attesa è preziosa, ci consente di parlare e conoscerci.
La vecchiaia è, forse, la fase della vita che, più di tutte, ci consente di godere della lentezza. Detto questo, se qualcuno mi chiedesse qual è il mio metodo di vita, risponderei che si può godere di un attimo fuggente, ma ho anche sempre creduto nei tempi lunghi e nel fatto che il tempo è galantuomo.
Però, ecco, il vecchio, ad un certo punto, smette di imparare, si rifiuta, si rinchiude. Io non ho mai smesso di imparare e, forse, è stata proprio la curiosità ad aiutarmi a mantenere giovane, se non il corpo, almeno lo spirito.

Luciano De Crescenzo     Sono stato fortunato.

Numero1620.

Ci sono molte persone,

che si guardano allo specchio,

e non sono troppo soddisfatte,

ahimè, di quello che vedono.

Ma non fanno un bel nulla

per modificare drasticamente

le proprie abitudini sbagliate

e il loro consueto stile di vita

che, in Greco, si chiama “dieta”.

Vorrei proprio sapere che ne è

mai della loro stima di sé.

Io, per mantenere la mia,

intendo la stima di me stesso,

mi impegno strenuamente

e, lo ammetto, con fatica.

Non posso definirmi sformato,

ma la “forma” del mio corpo

non è certo quella che vorrei.

Per avere una sembianza “umana”,

devo impormi dure rinunce

e  molte limitazioni quotidiane.

Per fortuna, faccio ancora sport

(tennis) e lo farò fin che posso.

Non ho velleità agonistiche,

né prestazionali, ma un po’

di divertimento competitivo

aiuta a tenere desto lo spirito

e a conservare le funzioni fisiche.

Anche una vecchia macchina,

se è stata ben manutenzionata,

può fare ancora un po’ di strada.

E , come cimelio d’epoca, forse

anche una discreta figura.