Numero2725.

 

MANGIARE  PER  VIVERE

E

VIVERE  PER  MANGIARE

 

 

Se ci tieni ad avere un bell’aspetto,

nessun vestito te lo può mai dare

quanto il tuo corpo, se ce l’hai perfetto.

 

Se permetti di farti consigliare,

quando tu avverti i morsi della fame,

meglio è bere piuttosto che mangiare.

 

Così ti depuri ed inganni le brame

di quel cibo da cui sei dipendente

e non riesci a recidere il legame.

 

Sentirti sazio non ti costa niente,

basterebbe un po’ di buona volontà:

è solo un’illusione della mente.

 

Su, prova ad applicarti con serietà,

aggiungi poco, ma togli un po’ di più

ed il risultato presto si vedrà.

Numero2724.

 

ACCETTARE  SERENAMENTE  LA  VECCHIAIA

 

Così, è giunto il momento che ti dici,

in questa tarda e miserevole età,

che più non ci saranno benefici,

 

ma solo tante e frequenti avversità

con rinunce, malanni e sacrifici.

E quello che padre tempo lascerà

 

non sono blasoni ma cicatrici,

magari qualche ricordo e la pietà

delle persone care e degli amici.

 

E quando la tua mente percorrerà

con la memoria i tuoi giorni felici,

la vita, per ciò che ti ha dato e ti dà,

 

anche le ore future, benedici.

Vivrai allora quella serenità

che hai nelle tue ali e nelle tue radici.

Numero2717.

 

IL  VERO  LEONARDO

 

  • Era il “bastardo” di una famiglia di notai di Vinci. Il padre aveva avuto una relazione con una contadina, Caterina, e il nonno provvide subito a far tacere la cosa.
  • Era molto legato alla madre di cui sentiva spesso la mancanza e cercava di raffigurare nei suoi dipinti. Si dice che l’abbia rivista solo in punto di morte.
  • Nonostante la sua genialità e i buoni uffici del Verrocchio, era un totale analfabeta in greco e latino. Omo sanza littera si definiva. Ciò é dovuto al fatto che i “bastardi” non ricevevano una formazione umanistica.
  • A Firenze fu accusato di sodomia e per poco non finì impiccato, macchia da cui non riuscì mai a liberarsi definitivamente.
  • La sua scarsa cultura, nell’ambiente cosmopolita e raffinato dei Medici, non gli attirò le simpatie del Magnifico. Perciò fu costretto a cercare fortuna altrove.
  • Era un tuttofare: pittore, scienziato, architetto, ingegnere, perfino musico! Organizzava spettacoli e banchetti alla corte ducale.
  • Nonostante fosse il tuttofare del Duca, visse sempre con pochi spicci e dovette sempre chiedere l’elemosina al Moro.
  • Era un instancabile perfezionista. Faceva 50.000 cose diverse allo stesso tempo: continuava a rimandare e rimandare facendo andare su tutte le furie i suoi committenti!
  • Autodidatta e acuto osservatore, ogni mattina usciva di casa a osservare i volti dei passanti che poi disegnava e annotava sul suo taccuino. Le sembianze da lui osservate e disegnate faranno poi da volti agli apostoli del Cenacolo.
  • Così come osservava i volti umani, analizzava accuratamente le specie animali e vegetali. La celebre Vergine delle Rocce contiene centinaia di piante diverse descritte nelle sue analisi.
  • Scriveva rigorosamente da destra a sinistra con la cosiddetta “scrittura speculare”. Per leggere i suoi scritti si serviva di uno specchietto.
  • Quasi nessuno dei suoi discepoli gli rimase fedele. Molti di essi lo abbandonarono o si suicidarono non reggendo il suo carattere oscuro e controverso.
  • Sì dice che di notte andasse nei cimiteri a dissezionare cadaveri per studiare l’anatomia umana. Fu accusato di praticare stregoneria!
  • Il sogno (e l’ossessione) della sua vita era di riuscire a far volare l’uomo come un uccello. Fu preso per pazzo e non riuscì mai a vedere avverate le proprie aspirazioni. Un genio incompreso e un vero precursore del nostro tempo!
  • Morì all’estero, quasi in esilio, accompagnato da pochi fedeli e ormai dimenticato da tutti. Tutta Roma parlava solo di Raffaello mentre nessuno si ricordava del Maestro!
  • Oggi é oggetto della fantasia e della speculazione di autori come Dan Brown, artefice del famoso bestseller Il Codice da Vinci su una fantomatica verità sul Santo Graal e sul Cenacolo vinciano.

Fonte: La vita del più grande genio di tutti i tempi di Dimitri Mereskovskij.

Numero2716.

 

da QUORA

 

PERCHÈ IL  SISTEMA  SCOLASTICO  ITALIANO  PEGGIORA  DI  ANNO  IN  ANNO?

 

I motivi principali sono questi:

  1. Comandano i genitori e gli studenti, i quali hanno un forte potere di ricatto sulla scuola.
  2. Gli studenti, allenati da 8 anni di asilo nido alla pigrizia mentale e all’indisciplina, arrivano in prima liceo con l’orrore per lo studio e la cultura e l’abitudine a comportarsi a scuola come se fossero ad una festa in discoteca. E il loro cervello a 14 anni è già gravemente deteriorato.
  3. La selezione insufficiente che permette anche a persone che hanno un livello di preparazione da terza elementare di diplomarsi.
  4. Le continue distrazioni che impediscono di fare didattica con sufficiente continuità: PCTO (  Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento ), gite, tornei, colloqui con Personalità esterne, educazione civica, conferenze…
  5. Scarsi investimenti dello Stato sulla scuola.
  6. Scarso rispetto sociale dei docenti. Il primo dei grandi mali è il pericolosissimo sodalizio genitori-alunni; quando io andavo a scuola, l’insegnante era un’assoluta autorità, altamente considerata innanzi tutto dai miei genitori; nessun atteggiamento oppositivo o di contestazione nei loro confronti sarebbe stato tollerato dai miei genitori e per i miei compagni di classe era la stessa cosa; oggi alcuni genitori arrivano finanche ad aggredire fisicamente l’insegnante; mi pare condivisibile la proposta dell’attuale governo di assicurare agli insegnanti aggrediti il patrocinio legale a cura e spese dello Stato di fronte a bestialità del genere;

INOLTRE

    • Mancata valorizzazione del docente ed esteso precariato;
    • Sistemi antiquati di reclutamento degli insegnanti che non garantiscono la qualità nella selezione e quindi il reclutamento del docente più capace;
    • Stipendi ben sotto la media europea;
    • Riforme della scuola sempre parziali, sempre ideologiche e sempre prive di finanziamenti adeguati;
    • Mancanza assoluta di cultura politica sul piano degli investimenti in ricerca e sviluppo; si ritiene, forse, che questi campi non siano troppo “appetibili” sul piano del “ritorno immediato” in termini di consenso elettorale;
    • Mancata possibilità per lo studente di personalizzare il percorso di studi nella scuola superiore come avviene, ad esempio, nei sistemi anglosassoni; se studi ciò che ti piace fai meno fatica…
    • Azzeramento della cultura dell’impegno e della motivazione nello studente: il risultato scolastico deve essere sempre garantito anche a chi non ha alcuna voglia di studiare; ciò conduce alla banalizzazione della cultura e ad un livellamento verso il basso;
    • Spinte politiche, purtroppo dalla solita parte ideologica mai paga della devastazione già prodotta, verso addirittura l’abolizione del voto e della bocciatura: forse faremmo meglio ad abolire proprio la scuola che, così com’è, già rasenta il ridicolo;
    • Oggi appare predominante l’idea che se uno studente non studia è colpa dell’insegnante che non lo sa motivare; ebbene quasi sempre questo “assioma” è falso!
    • Delegare alla scuola l’educazione, la disciplina e la motivazione dei propri figli è un alibi che i genitori di oggi sono abilissimi nel costruirsi;
    • Chiudo con Nietzsche in “Così parlò Zarathustra”: “Si ripaga male il maestro se si rimane sempre e solo scolari”!

    Tanti genitori di oggi purtroppo sono rimasti sempre e solo “scolari”… e, aggiungerei, anche piuttosto somari..

Numero2715.

 

DEMOCRAZIA,  PARTITOCRAZIA,  IPOCRISIA.

 

In questo periodo in cui siamo soliti fare le Dichiarazioni dei Redditi, mi è saltato in mente il ghiribizzo di affrontare un argomento che, anch’io, finora, ho trascurato, e che mi ha dato il destro per considerare un parallelismo, a dir poco, sorprendente con la nostra situazione politica istituzionale, che dovrebbe rispondere ai canoni della DEMOCRAZIA rappresentativa. Sì, un parallelismo che mi ha indignato, come uomo e come cittadino.

Per mettere a fuoco il ragionamento che intendo sviluppare, devo fare ricorso ad una informativa che riguarda lo Stato, la Chiesa ed i cittadini, in merito ad una istituzione (2, 5, 8 per1000), che poi è legge dello Stato Italiano, ed un comportamento, che è diventato cronico e biasimevole, ma che continua a rimanere dissimulato, nascosto, sorvolato.
Quello che, qui di seguito, trovate riportato, è reperibile da chiunque abbia la volontà di chiarirsi le idee, attingendo alle fonti di pubblicazioni facilmente accessibili. Ma, si tratta di notizie molto poco diffuse, per quanto di pubblico dominio. A questo stato di cose mi riferisco quando scrivo, nel titolo, la parola IPOCRISIA. Ma, cominciamo.

 

2, 5 e 8 per mille: le scelte non espresse

La mancata scelta della destinazione del 2, 5 e 8 per mille determina la ripartizione del gettito in base alle scelte effettuate dagli altri contribuenti

Ogni anno i contribuenti italiani possono scegliere di destinare una parte del proprio gettito fiscale Irpef a determinati soggetti; nello specifico, possono scegliere se destinare:

  • l’8 per mille allo Stato oppure a un’istituzione religiosa;
  • il 5 per mille a enti di interesse sociale;
  • il 2 per mille a un partito politico;
  • il 2 per mille a una associazione culturale.

Ognuna di queste scelte è autonoma, e l’indicazione della destinazione non comporta una maggiorazione delle imposte dovute.

Con la scelta della destinazione dell’otto per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate allo Stato oppure a un ente religioso a sua scelta.

Con la scelta della destinazione del cinque per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate a un ente non-profit o a particolari finalità quali la ricerca scientifica o universitaria o sanitaria.

Con la scelta della destinazione del due per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate a un partito politico e una associazione culturale.

I contribuenti che predispongono la dichiarazione effettuano la scelta contestualmente alla predisposizione del modello Redditi PF o del modello 730.

Da coloro che, invece, sono esonerati dalla predisposizione della dichiarazione, la scelta potrà essere effettuata:

  • allo sportello di un ufficio postale che provvederà a trasmettere la scelta all’Agenzia delle Entrate;
  • a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica;

Il contribuente può liberamente scegliere a chi destinare queste piccole porzioni della propria imposta, ma nei limiti degli elenchi predisposti dall’Agenzia delle Entrate; infatti, gli enti che vogliono usufruire di questo beneficio hanno l’obbligo di accreditarsi presso l’amministrazione finanziaria delle Stato, utilizzando l’apposito software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

È risaputo che circa la metà dei contribuenti italiani non effettua una scelta in merito alla destinazione di queste imposte; quello che però non è altrettanto risaputo è che non esprimere una scelta non vuol dire non destinare a nessuno le proprie imposte; infatti queste verranno ripartite agli interessati in proporzione alle scelte effettuate da coloro che hanno deciso a chi destinare le loro imposte.

È grazie a questo meccanismo che istituzioni religiose come la Chiesa Cattolica riescono ad ottenere la maggioranza dei fondi a disposizione, essendo la più scelta da coloro che hanno effettuato la scelta.

I contribuenti che vogliono che queste risorse restino in capo alla fiscalità generale, invece che non scegliere, dovrebbero scegliere espressamente lo Stato come beneficiario.

Questo modo di procedere è

FONDATO SULL’INGANNO

L’8×1000 è bocciato anche dalla Corte dei Conti, la quale dice, nel silenzio più assordante:

“ognuno è coinvolto, indipendentemente dalla propria volontà, nel finanziamento delle confessioni”,

“lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza”,

“non ci sono verifiche sull’utilizzo dei fondi erogati alle confessioni”,

“emergono rilevanti anomalie sul comportamento di alcuni intermediari”.

 

Come funziona

L’otto per mille è il meccanismo adottato dallo Stato italiano per il finanziamento delle confessioni religiose. Lo Stato ogni anno raccoglie l’IRPEF e ne mette l’8‰ in un calderone. Anche la parte di coloro che non hanno fatto alcuna scelta. Sembra una quota piccola, ma in realtà sono molti soldi: circa un miliardo di euro. Questi soldi vengono poi ripartiti a seconda delle scelte che sono state espresse.

N.d.R. : Ho fatto alcune ricerche, ma non sono venuto a capo di nulla. Coloro che non sono tenuti alla Dichiarazione dei Redditi sembra che possano, anche loro, esprimere una scelta per la destinazione . Ma di quanto non si sa. So soltanto che nel 2021, in Italia, c’erano 7.734.000 incapienti, il cui reddito è inferiore a 7.500 Euro l’anno, che certamente non fanno alcuna scelta per destinazione, anche se i soldi non li sborsano loro direttamente.
Mi viene da pensare che il corrispettivo venga erogato dall’Agenzia per le Entrate, mettendo tutto nello stesso calderone.

Possono accedere all’otto per mille solo le confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato e che abbiano avanzato apposita richiesta, approvata dal Parlamento. Al 2014 i destinatari sono: Chiesa cattolica, Chiesa valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi, Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia (Pentecostali), Unione delle comunità ebraiche italiane, Chiesa evangelica luterana in Italia, Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa apostolica in Italia (pentecostali), Unione buddhista italiana, Unione induista italiana.

Dai Patti lateranensi fino al 1984 la Chiesa Cattolica riceveva dallo Stato la cosiddetta “congrua”, a risarcimento dei beni confiscati alla Chiesa e per il mantenimento dei preti. Nel 1984, con la revisione del Concordato firmata da Craxi, è stata eliminata la congrua ed introdotto l’otto per mille, che è poi stato concesso anche ad altre confessioni religiose. Da allora l’aumento delle tasse e del reddito degli italiani ha fatto salire vertiginosamente le cifre in gioco, passando dai 398 milioni di euro del 1990 ai 1.067 del 2010 (per la sola Chiesa Cattolica).

In teoria ogni tre anni una commissione potrebbe modificare la percentuale (da otto per mille a sei per mille, ad esempio), ma in realtà questo non è mai stato fatto. La Corte dei Conti nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2018 ha prodotto relazioni critiche (vedi sopra) nei confronti del meccanismo dell’8×1000, evidenziando “la problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicizzazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicizzazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale”.

Cosa accade in pratica


Queste sono state le scelte nella dichiarazione dei redditi del 2015 (dati definitivi pubblicati dal Ministero). Che fine fanno i soldi di chi non firma per nessuno?

Nessuna scelta   56.8%
Chiesa cattolica  34.46%
Stato   6.29%
Valdesi   1.39
Unione buddhista   0.44
Ebrei   0.15
Assemblee di Dio   0.10
Luterani   0.07
Avventisti   0.06
Ortodossi   0.08
Induisti   0.05
Battisti   0.04
Apostolici   0.02

Anche quelli finiscono nel calderone e vengono ripartiti a seconda dei voti di chi ha espresso la scelta. Nel 2019 il gettito è stato ripartito così:

Nessuna scelta   0.0
Chiesa cattolica  80.73%
Stato   14.11%
Valdesi   3.08
Unione buddhista   0.97
Ebrei   0.33
Assemblee di Dio   0.10
Luterani   0.16
Avventisti   0.13
Ortodossi   0.17
Induisti   0.11
Battisti   0.09
Apostolici   0.02

Una minoranza determinante

Negli ultimi anni circa quattro contribuenti su dieci hanno firmato esplicitamente per l’otto per mille. La maggior parte di chi firma (34% circa alla Chiesa Cattolica e 6% circa allo Stato Italiano), circa il 70% di questo 40%, sceglie la Chiesa Cattolica: con questo trucco, la stessa riceve ogni anno l’80% della torta, cioè più di un miliardo di euro. Invece quasi sei persone su dieci non scelgono niente, e la loro quota viene gestita dagli altri!

Contestazione

Quasi nessuno sa come funziona e i mezzi di informazione si guardano bene dal dirlo. Lo Stato non si fa nessuna pubblicità e tra le confessioni religiose solo la Chiesa Cattolica può permettersi grandi campagne. Chi non deve presentare la dichiarazione dei redditi (alcuni lavoratori dipendenti o i pensionati) spesso non sa come scegliere a chi destinare l’otto per mille: non sa neanche come fare, se vuole farlo.

Attenzione

Le gerarchie ecclesiastiche hanno lanciato campagne pressanti dirette a commercialisti ed ai responsabili dei Caf. Molte persone segnalano che le scelte su otto e cinque per mille cambiano misteriosamente al momento della trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate. Consigliamo di controllare sempre sulla copia che resta al contribuente!

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Due sole confessioni, le Assemblee di Dio e la Chiesa Apostolica, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo i fondi relativi a opzioni esplicite a loro favore. Una scelta più onesta e coerente, prevista dalla legge 222/1985, che NON è esercitata dalla Chiesa cattolica e dalle rimanenti dieci confessioni, che ottengono un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti a loro favore.

Ecco perché è importante compilare questa sezione della dichiarazione dei redditi.

 

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) – Dipartimento delle finanze mette a disposizione statistiche e serie storiche sull’Otto per mille.

Ogni anno, prima della pubblicazione sul sito del MEF, i dati della ripartizione più recente vengono comunicati alla CEI, che in questo modo gestisce in anteprima la comunicazione alla stampa. Si veda ad esempio come la CEI «rende noto» l’ammontare del gettito a suo favore già a maggio 2018.

Ripartizione 2021 (redditi 2017 dichiarati nel 2018)
Totale da ripartire: 1.429.436.792 euro. Contribuenti: 41.211.336, di cui hanno espresso una scelta valida: 41,79%.

Beneficiario % contribuenti % gettito Importo Prende anche scelte inespresse
Chiesa Cattolica 32,81 78,50 1.136.166.333                        SÌ
Stato 6,54 15,65 215.839.692                        SÌ
Chiesa Evangelica Valdese 1,31 3,13 42.694.723                        SÌ
Unione Buddista Italiana 0,40 0,96 13.094.867                        SÌ
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG) 0,16 0,37 5.046.980                        SÌ
Unione Comunità Ebraiche Italiane 0,14 0,34 4.637.765                        SÌ
Assemblee di Dio in Italia 0,10 0,24 1.380.854 No, rinuncia e lascia allo Stato
Arcidiocesi Ortodossa 0,09 0,22 3.000.907                        SÌ
Chiesa Evangelica Luterana in Italia 0,07 0,17 2.318.883                        SÌ
Unione Induista Italiana 0,06 0,13 1.773.263                        SÌ
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno 0,05 0,13 1.773.263                        SÌ
Unione Cristiana Evangelica Battista 0,04 0,10 1.364.049                        SÌ
Chiesa Apostolica 0,02 0,05 345.213 No, rinuncia e lascia allo Stato

Fonte: Dipartimento delle Finanze (vedere anche relazione uffici studi di Camera e Senato)

Si noti che, in tale occasione, su oltre quaranta milioni di contribuenti solamente il 43% ha espresso un’opzione e solo il 33% ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica, alla quale però è stato consentito di mettere le mani su quasi l’80% dei fondi.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • Chiesa Cattolica
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (circa il 36% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (43,7%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va – guarda caso – solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.8xmille.it nel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la Chiesa Cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
  • Stato
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che ha deciso di non farsi pubblicità (fece qualcosa nel 2017, ma la Corte dei conti sentenziò che “l’attività segnalata è risultata irrilevante rispetto alla pubblicità posta in essere dalle confessioni religiose”). Lo Stato Italiano rinuncia deliberatamente a fare concorrenza alla Chiesa Cattolica. Che ringrazia. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet. L’ultima ripartizione delle scelte di sua competenza è andata soprattutto a beneficio del risanamento del bilancio pubblico e alle calamità naturali. In generale la legge 222/1985 prevede che i fondi siano destinati a «interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali». Con la legge 147/2013 è stata aggiunta la seguente destinazione: «ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica».

 

NEGLI ALTRI PAESI NON FUNZIONA COSÌ.

In Svizzera ed in Germania, ad esempio, il cittadino viene tassato (direttamente) solo se si dichiara membro registrato di una istituzione religiosa riconosciuta. Altrimenti i soldi restano a lui.
Da noi si è trovato questo escamotage per trasferire denaro dallo Stato alla Chiesa, in maniera subdola e surrettizia, coperta con una legislazione e con decreti attuativi di purissimo stile levantino. Il camuffamento consiste nella attribuzione ai cittadini delle scelte sulle ripartizioni.. Ma, come abbiamo visto e dimostrato, non è affatto così.

Si sbaglia di grosso colui che, non scegliendo il destinatario del proprio 8 per 1000, pensa che i soldi restino allo Stato Italiano (Agenzia delle Entrate). Al contrario tutto viene ripartito e ridistribuito secondo le indicazioni di una minoranza (40 – 42%) che deicide per se e anche per gli altri. Questa non è la Democrazia, applicata alla Finanza e all’Economia, che il cittadino dovrebbe aspettarsi.
Questo andazzo di cose è ricavato di sana pianta, ecco il parallelismo, dal Sistema Elettorale Italiano, come vedremo qui di seguito.

 

Da quest’ultima considerazione parto per affondare i remi nel mare magnum della politica Italiana in generale ed, in particolare, nel concetto e nella forma di DEMOCRAZIA che, in Italia, si è instaurata e si è strutturata secondo criteri che hanno ben poco a che fare con la DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA in senso stretto e perfetto. Infatti, in Italia, anche la rappresentatività parlamentare procede parallelamente, ed ha ispirato metodologicamente, i criteri distributivi e ripartitivi che abbiamo riscontrato sopra. Stessa presa per il culo.

Ho già ampiamente affrontato questi temi nei seguenti Numeri:

Numero2076. : Autorità
Numero2023. : Scontento popolare ed Astensionismo
Numero2001. : Stavolta parlo di Politica
Numero1999. Il valore del dissenso. La rilevanza delle schede bianche nel computo elettorale.

In questi Numeri, trovate un’ampia disanima, corredata da dati, statistiche, percentuali ed algoritmi in atto per distorcere, a bella posta, l’espressione genuina della volontà popolare in Italia.
Riporto, qui di seguito, i passaggi più salienti dei concetti e dei dati di fatto là enunciati e denunciati, per il confronto con le procedure, tutte legalizzate, che si applicano per il 2, 5, 8 per mille.

Come tutti sanno, da diversi anni, cresce sempre più la percentuale di coloro che, ad ogni tornata elettorale, in diverse forme, non esprimono il proprio voto. Il 40 -45% degli Italiani non vota. Ma succede che, ed a nessuno conviene dirlo, le decisioni, in sede Parlamentare, vengono prese, anche per loro, dagli altri votanti, secondo la distribuzione percentuale dei voti ai Partiti.
Questa grossa minoranza rappresenta il più numeroso Partito (PARTITO DEL NON VOTO) che c’è in Italia e la sua voce non ha modo di esprimersi e contare nell’esercizio della Politica e della Amministrazione dello Stato.

Dal Numero1999. :

L’astensionismo, infatti, è stato lungamente ricondotto ad un problema di scarsa cultura
civica e di marginalità socio-politica di alcune ristrette (N.d.R. oggi tutt’altro che ristrette)
fasce della popolazione. Il risultato di un’alienazione che, quale che fosse il suo modo di
esprimersi – non arrivando ad avere alcuna incidenza sul numero degli eletti – non intaccava
né le sfere di potere, né i rapporti di forza tra i partiti. Senz’altro una sacca critica della
democrazia, dunque, ma tutto sommato innocua e per certi versi comoda: non meritevole,
quindi, di vera attenzione.
Non si è potuto però nascondere che, nel tempo, il fenomeno, nel suo incrementarsi, abbia
assunto connotazioni vieppiù politiche: al non voto di chi è incapace di scegliere, si è
aggiunto – e massicciamente – il non voto di chi si rifiuta di scegliere.
La ricerca sociologica più accorta ha potuto, allora, distinguere dall’ astensionismo da
apatia che attribuisce la decisione di non votare a una forma di estraneità e distacco, un
astensionismo di protesta che assume il significato di un atto intenzionale, compiuto da
cittadini consapevoli che, in questo modo, esprimono la loro opinione.
Se è, quindi, certamente non corretto dare una lettura univoca del “partito del non voto”,
occorre, tuttavia, individuare al suo interno ragioni precise, che si concretano in
atteggiamenti diversificati, suscettibili, come tali, di valutazioni differenti. Ed infatti,
tralasciando qui di soffermarsi sulle motivazioni di coloro che non si recano alle urne, di cui
sarebbe azzardato interpretare gli umori, ma che senz’altro delegano ad altri la loro scelta
e, sgombrato il campo dagli errori tecnici che caratterizzano le schede nulle, ben diversa
appare la condotta di chi, di fronte alle proposte dei partiti, non si sente di esprimere la sua
preferenza nei confronti di nessun candidato e, quindi, depone nell’urna una scheda
bianca. E’ difficile qui immaginare che il cittadino “non sappia” decidersi, una volta giunto
al seggio elettorale. Dati, infatti, i costi in termini di tempo (raggiungimento del seggio, a
volte lunghe file) che l’operazione richiede e l’informazione martellante della campagna
elettorale che lo ha accompagnato fino a quel momento, quando l’elettore va a votare,
presumibilmente, è ben convinto di ciò che farà.
Nel lasciare volontariamente in bianco la scheda, esprime quasi sempre la negazione del
proprio consenso, un giudizio consapevole ed intenzionale di rifiuto, una bocciatura in
risposta all’offerta dei partiti ed alle loro strategie.

Come tale, la scheda bianca è un comportamento di voto in senso pieno.

Il senso del voto

Con la partecipazione elettorale, il popolo è esso stesso parte di un
processo di competizione tra attori politici, in cui interviene, dando luogo ad una conta
dalla quale dipende l’esclusione o l’inclusione dei candidati nell’organismo
rappresentativo. Nel momento in cui delega la propria sovranità, in cui sceglie i propri
rappresentanti, il cittadino è realmente sovrano e ciò che conferisce responsabilità e
quindi senso democratico alla dinamica rappresentativa è proprio la prospettiva
competitiva.
In quest’ottica, può avere senso il voto bianco? In effetti, il cittadino che vota in questo
modo non compie un gesto eversivo e fuori dal sistema, al contrario lo ossequia: si reca
alle urne e vota. Ora, questo gesto non ha alcun significato, ma se è, come appare,
una bocciatura, l’altra possibile faccia di una scelta, gioverebbe alla competizione e quindi
alla democrazia se esso avesse un’efficacia sui 
risultati elettorali.
Se le proposte dei partiti, infatti, non consentono di esprimere una preferenza convinta,
perché deve “chiamarsi fuori” l’elettore e non il candidato?

Ci si accorge che il voto bianco, che pure è un’opinione espressa, un parere dato,
non ha nessuna corrispondenza nei risultati elettorali.
 Se, infatti, la partecipazione al voto
deve dar luogo ad una rappresentanza, allo stato delle cose, l’intero corpo elettorale
è effettivamente rappresentato dagli eletti?

Dove sta il Dettato Costituzionale che “La sovranità appartiene al Popolo?”

Ed è democratico un Parlamento che non tiene conto dell’opinione di una buona
percentuale di elettori?

Le schede bianche dovrebbero concorrere alla formazione di una propria cifra elettorale,
assimilabile alle altre cifre nazionali di lista, da dividere per il quoziente elettorale
nazionale.

Naturalmente, si obietterà che esigenze di governabilità suggeriscono di non tenere conto
di proposte, come questa, “corrosive” delle compagini governative.

Bisogna però chiedersi quanto queste siano legittimate ad esercitare il loro potere,
quando risultino espressione di 
percentuali fortemente minoritarie di cittadini.

Ove si consideri, poi, che i seggi vengono assegnati sulla base della popolazione residente,
in certe zone in cui l’astensionismo è ormai una componente costante e consistente
del comportamento di voto, i seggi finiscono per “contare”, in termini di voti validi,
assai meno di quanto non accade in quelle con forte partecipazione. 

E questo è un paradosso pericoloso per la democrazia.

Sarebbe invece opportuno dare voce al dissenso e recuperare in questo modo
il più ampio numero di cittadini alla partecipazione attiva, quanto mai necessaria in un
mondo che dovrebbe aspirare all’inclusione di ciascuno nel gioco democratico.
Inoltre, sarebbe un monito forte ed efficace ad una politica dei migliori, senza dimenticare
il non trascurabile vantaggio per le pubbliche casse, prodotto, automaticamente e
democraticamente, da un minor numero di eletti.

Quindi io, cittadino qualunque, che non sono d’accordo sui valori ideali e sui programmi
di nessuno dei partiti in lizza, nel ventaglio parlamentare, non ho modo di esprimere
il mio dissenso: se non vado a votare, nel computo redistributivo è come se ci fossi stato;
o se vado a votare e voto scheda bianca, il mio voto va, comunque, a legittimare ancora
di più la rappresentatività dei partiti e degli uomini che non hanno il mio gradimento
e la mia fiducia. Questa non è Democrazia: è, invece, Partitocrazia truffaldina.

Si tenga conto che, finalmente, il Parlamento ha legiferato in merito al numero dei suoi componenti:

“Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 261 del 21 ottobre 2020. La legge costituzionale prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi.

Bene, benissimo, era ora. Ma, se basta nel numero, non basta nel merito.

Infatti, se i partiti eletti, per semplificare, hanno raccolto il 60% dei voti, dovrebbero occupare il 60% dei seggi.
Il restante 40%, cioè la parte che corrisponde alla frazione del corpo elettorale che non ha espresso alcun voto, né scelto nessuno, dovrebbe occupare il corrispondente settore del semicerchio: ne consegue che questo 40% degli scranni parlamentari dovrebbe restare vuoto. E dovrebbe – è mia ferma convinzione – essere riempito da altri che non siano quelli già eletti nel 60%.
Ma, come tutti sanno, per oltre 70  anni di cosiddetta DEMOCRAZIA, questo posto è stato occupato e riempito (oserei quasi dire: confiscato) dagli eletti dal 60% dei votanti, che fino ad oggi hanno esercitato il potere legislativo, in nome e per conto anche degli altri 40%.
Chi ha dato a questi, il mandato, il compito, la delega, la rappresentanza – chiamatela come vi pare – per farlo?
Se lo sono arrogati da soli. Perché? Sembra in nome di una presunta agevolazione della governabilità. Non mi convince per niente: nel nome di una praticità strumentale, io non sono disposto a derogare sui principi di questa DEMOCRAZIA decurtata, sottratta, derubata. Questa è una PARTITOCRAZIA.

Il parallelismo fra la redistribuzione delle indicazioni di scelta del 2, 5, 8 per mille e l’accaparramento partitico delle indicazioni di voto nelle Elezioni Parlamentari mi sembra evidentissimo. Roba da azzeccagarbugli.

Questo andazzo di cose si potrebbe modificare?

È un libro dei sogni che mi piacerebbe scrivere. Ho alcune idee in proposito, ma sono quelle di un pazzo visionario: Don Chisciotte contro i mulini a vento. A me Don Chisciotte è sempre piaciuto: nella letteratura mondiale, è il primo “eroe” moderno (non un supereroe) che, però, quando rinsavisce, muore.

 

Numero2710.

 

R E I N C A R N A Z I O N E   1

 

La Reincarnazione

“Quanto maggiore è l’ignoranza, tanto maggiore è il dogmatismo.”

Sir William Ostler, medico

Reincarnarsi è una parola di origine latina che letteralmente significa “ritornare nella carne”. Alcuni teologi occidentali cercano di mettere in ridicolo l’idea della reincarnazione dicendo che si può ritornare sotto forma di zanzara o di scarafaggio. Ma non esiste alcuna PROVA che gli esseri umani ritornano se non sotto forma di esseri umani, come credono alcune sette orientali. Le informazioni trasmesse da alcune Intelligenze Superiori ci dicono che coloro che ritornano sulla Terra lo fanno soltanto sotto forma di esseri umani. Tali Intelligenze affermano che non c’è NESSUN passaggio di specie e che le evolute vibrazioni umane non possono regredire fino a quelle di specie inferiori. In più non è obbligatoria, o se vogliamo, ciclica.

Oggi, la prova obiettiva a favore della reincarnazione proviene dalla regressione a vite precedenti, dal ricordo spontaneo di esistenze precedenti, dalla trasmissione di informazioni dall’Aldilà, dalla teosofia, da Edgar Cayce e dalla recente trascrizione di alcuni testi in sanscrito. Tuttavia, per rimanere in linea con l’impronta scientifica data a questo libro, ci si concentrerà sulla regressione a vite precedenti e sul ricordo spontaneo di esistenze precedenti.

Alcuni di coloro che non accettano l’ipotesi della reincarnazione sostengono che le prove esistenti possono essere spiegate con la possessione o l’influenza spiritica. Potrebbe anche darsi.

Lo scopo di questo libro non è quello di sostenere o meno la tesi della reincarnazione – bensì semplicemente quello di presentare delle prove sorprendenti. Tuttavia, a prescindere dal fatto che si propenda per la tesi della reincarnazione o per quella della possessione spiritica, in ogni caso ci troviamo di fronte a prove che supportano con vigore la teoria della vita dopo la morte.

La regressione a vite precedenti

La regressione a vite precedenti consiste semplicemente nel porre una persona sotto ipnosi e chiederle di ritornare fino all’infanzia e oltre, fino a prima che nascesse. In molti casi la persona comincia a parlare di una o più vite precedenti, del modo in cui è avvenuta la sua morte e del periodo intercorso tra le vite, compresa la pianificazione della vita attuale.

La ragione principale per cui almeno alcune di queste affermazioni devono essere considerate prove è la seguente:

• spesso la regressione porta alla cura di un malessere fisico

• in alcuni casi la persona sottoposta a regressione inizia a parlare in una lingua straniera mai imparata

• in alcuni casi la persona sottoposta a regressione ricorda dettagli sorprendentemente accurati che, sottoposti a verifica, vengono confermati da storici altamente qualificati.

• l’intensità emotiva dell’esperienza è tale da vincere lo scetticismo di molti psichiatri abituati ad avere a che fare con le fantasie e le regressioni immaginarie

• in alcuni casi la presunta causa di morte della vita precedente è comprovata nella vita attuale dalla presenza di un segno di nascita.

Già intorno al 1950, la regressione a vite precedenti, grazie alla sua efficacia, venne accettata da alcuni medici che erano stati completamente scettici. Ecco cosa scrisse il Dott. Alexander Cannon:

“Per diversi anni la teoria della reincarnazione è stata un incubo per me e ho fatto del mio meglio per confutarla … Tuttavia, nel corso degli anni, un soggetto dietro l’altro mi ha raccontato la stessa storia nonostante le diverse convinzioni possedute dallo stesso allo stato cosciente. Adesso si è indagato su oltre un migliaio di casi e devo ammettere che esiste qualcosa come la reincarnazione” (citato da Fisher 1986: 65).

Gli psichiatri di tutto il mondo hanno scoperto che la regressione funziona.

Il Dott. Gerald Edelstein, psicologo:

“Queste esperienze (le regressioni a vite precedenti), per ragioni che non so spiegare, quasi sempre comportano un rapido miglioramento del paziente” (citato da Fisher 1986: 65).

La Dott.ssa Edith Fiore, celebre psicologa clinica statunitense, dice:

Se la propria fobia viene eliminata istantaneamente e permanentemente grazie al ricordo di un evento (della propria vita) precedente, ha un senso logico l’ipotesi che l’evento deve essere accaduto (citato da Fisher 1986: 65).

Il Dott. Gerald Netherton, cresciuto come Metodista fondamentalista, ha utilizzato con successo il metodo della regressione su 8.000 pazienti. Inizialmente era scettico, ma in seguito alla sua esperienza adesso è certo dell’efficacia della regressione a vite precedenti. I suoi pazienti, tra i quali ci sono anche preti e fisici, sono quasi sempre scettici all’inizio, ma questo non impedisce al metodo di funzionare.

Egli dice:

In seguito alla loro esperienza, molte persone se ne vanno credendo nella reincarnazione … Qual è la risposta logica? Che si è realmente verificata! (citato da Fisher 1986: 65).

Il Dott. Arthur Guirdham, uno psichiatra inglese, sostiene di essere stato scettico fin da quando, da bambino, veniva soprannominato “San Tommaso”. Ma dopo 44 anni di esperienza con l’ipnosi regressiva, egli afferma:

Se non credessi nella reincarnazione dopo tutte le prove che ho avuto, sarei mentalmente ritardato (citato da Fisher 1986: 65).

La Dott.ssa Helen Wambach era scettica finché, nel 1975, intraprese uno studio approfondito sulla regressione a vite precedenti per scoprire una volta e per tutte se c’era una qualche verità dietro alla reincarnazione.

Conducendo un’analisi scientifica sulle vite precedenti riferite dai suoi 10.000 e più volontari, la Wambach si è imbattuta in prove schiaccianti a favore della reincarnazione:

• il 50,6 % delle vite precedenti riferite apparteneva a soggetti di sesso maschile e il restante 49,4 % a soggetti di sesso femminile – esattamente in conformità con i fattori biologici.

• Il numero delle persone che riferiva di vite benestanti o agiate rientrava esattamente nelle proporzioni stimate dagli storici in materia di distribuzione tra le classi sociali per i periodi presi in considerazione.

• Il ricordo, da parte dei soggetti, del vestiario, delle calzature, del tipo di cibo e degli utensili usati era più accurato che nei libri di storia più diffusi. La Dott.ssa Wambach ha ripetutamente verificato che i suoi soggetti sapevano di più della maggior parte degli storici – quando si recava da esperti ignoti, immancabilmente scopriva che le affermazioni dei suoi soggetti erano corrette.

La sua conclusione è stata la seguente:

“Io non credo nella reincarnazione – Io so (che esiste)!” (Wambach 1978).

Il lettore può rimanere sorpreso dal fatto che perfino gli psichiatri russi ricorrono alla regressione a vite precedenti. La Dott.ssa Varvara Ivanova, stimata dagli scienziati e dagli scrittori sovietici, è soltanto uno dei tanti psichiatri che, a scopo terapeutico, si servono con successo della regressione a vite precedenti (Whitton e Fisher 1987).

Peter Ramster

Nel corso della ricerca che ho condotto per anni, tra gli ipnoterapeuti in cui mi sono imbattuto, quello che mi ha più sorpreso, per la sua capacità di dimostrare come la regressione a vite precedenti sia connessa alla reincarnazione, è stato l’australiano Peter Ramster, psicologo ed ex scettico originario di Sydney.

Le seguenti informazioni sono tratte dal suo importantissimo libro del 1990, In Search of Lives Past (Alla ricerca di vite passate), da un discorso che tenne il 27 marzo del 1994 all’Hotel Sheraton di Sydney in occasione della 9a Conferenza Nazionale degli Ipnoterapeuti Australiani, e dai film che ha girato sulla reincarnazione.

Nel 1983 Ramster produsse un sorprendente documentario televisivo nel quale quattro donne di Sydney, che non erano mai state all’estero, sotto ipnosi fornirono dettagli sulle loro vite precedenti. Quindi, accompagnate da una troupe televisiva e da testimoni indipendenti, esse furono portate all’altro capo del mondo.

Uno dei soggetti si chiamava Gwen MacDonald, e prima della regressione era fermamente scettica. Si ricordò di una vita nel Somerset (quella di una ragazza di nome Rose Duncan, n.d.t.) risalente al periodo 1765-82. Molti dei ricordi della sua vita nel Somerset, che sarebbe stato impossibile tirar fuori da un libro di storia, furono confermati di fronte a testimoni quando la donna fu portata sul luogo:

• Quando fu portata con gli occhi bendati in quella parte del Somerset, la MacDonald fu perfettamente in grado di orientarsi sebbene non fosse mai uscita dall’Australia.

• Fu in grado di localizzare correttamente, in tre diverse direzioni, i villaggi che aveva conosciuto.

• Fu in grado di guidare la troupe televisiva molto meglio delle cartine stradali.

• Conosceva l’ubicazione di una cascata e il posto in cui si trovavano le pietre su cui camminare. Gli abitanti del luogo confermarono che le pietre erano state rimosse quarant’anni prima.

• Individuò un incrocio in cui era certa che ci fossero state cinque case. Delle indagini confermarono la correttezza delle sue affermazioni, rivelando che le case erano state abbattute trent’anni prima e che una delle case era costruita in legno di cedro proprio come sosteneva la MacDonald.

• Conosceva esattamente i nomi che avevano i villaggi 200 anni prima, anche quelli che non esistevano più sulle carte geografiche moderne e quelli i cui nomi erano stati modificati.

• Si scoprì che le persone che la MacDonald sosteneva di avere conosciuto erano esistite veramente – una era inserita negli archivi del reggimento di cui lei sosteneva di avere fatto parte.

• Conosceva in dettaglio le leggende locali, confermate, poi, dagli storici del Somerset.

• Utilizzava correttamente oscuri termini obsoleti della zona occidentale del paese, non più presenti nemmeno nei dizionari, come, ad esempio, il termine “tallet” che significa abbaino.

• Sapeva che gli abitanti del luogo chiamavano “San Michele” l’Abbazia di Glastonbury – un fatto che venne provato solo grazie a un oscuro testo risalente a 200 anni prima e non disponibile in Australia.

• Fu in grado di descrivere correttamente il modo in cui un gruppo di druidi si recava, secondo un percorso spiraleggiante, sulla Glastonbury Hill per celebrare il suo rito di primavera, un fatto sconosciuto alla maggior parte degli storici universitari.

• Sapeva che sul suolo dell’Abbazia di Glastonbury c’erano due piramidi che non esistono più da molto tempo.

• A Sydney descrisse correttamente delle sculture presenti in una casa sconosciuta che si trovava a 6 metri da un ruscello, in mezzo a cinque case distanti circa 2,5 chilometri dall’Abbazia di Glastonbury.

• A Sydney fu in grado di disegnare in maniera dettagliata l’interno della sua casa di Glastonbury, descrizione che si dimostrò assolutamente corretta.

• Descrisse una locanda che si trovava lungo la strada che portava a casa sua. Lì fu trovata.

• Fu in grado di guidare la troupe televisiva fino alla sua casa che oggi è un pollaio. Nessuno sapeva cosa ci fosse sul pavimento finché non venne pulito. Tuttavia, sul pavimento venne ritrovata la pietra che la MacDonald aveva disegnato a Sydney.

• Gli abitanti del luogo venivano ogni sera a chiederle informazioni sulla storia locale – lei conosceva le risposte a tutte le domande che le venivano fatte come, ad esempio, il fatto che il problema della zona era una grossa palude nella quale erano spariti parecchi capi di bestiame.

Cynthia Henderson, un altro soggetto di Peter Ramster, si ricordò di una vita vissuta durante la Rivoluzione Francese (quella di una ragazza aristocratica di nome Amélie de Cheville, n.d.t.). Mentre si trovava in trance:

• Parlava in francese senza alcun accento.

• Comprendeva le domande che le venivano poste in francese e vi rispondeva.

• Utilizzava il dialetto del tempo.

• Conosceva i nomi delle strade, anche quelli che erano cambiati e che fu possibile rintracciare solo su delle vecchie mappe.

Peter Ramster possiede molti altri casi documentati di regressioni a vite precedenti, i quali, in maniera molto chiara, costituiscono tecnicamente prove a supporto dell’esistenza dell’Aldilà.

Ricordi spontanei di vite precedenti

Il caso internazionalmente noto di Shanti Devi è uno dei più spettacolari nella storia dei ricordi spontanei di vite precedenti. Si verificò in India nel 1930, molto tempo prima che il Dott. Stevenson iniziasse la sua ricerca. Tuttavia, egli riesaminò il caso in base alle abbondanti informazioni disponibili e dichiarò che Shanti Devi, sulla base dei suoi ricordi, fece almeno 24 affermazioni precise che furono confermate dai fatti (Reincarnation International, gennaio 1994, n. 1 Lon).

Nel 1930, all’età di quattro anni, a Delhi, in India, Shanti Devi iniziò a menzionare alcuni dettagli riguardanti vestiti, cibo, persone, eventi e luoghi che sorpresero i suoi genitori. In breve, Shanti fece le seguenti affermazioni che furono in seguito confermate:

• si identificò come Lugdi, vissuta a Muttra, distante 128 chilometri da Delhi,

• parlava il dialetto di quella zona senza averlo mai imparato,

• sostenne di avere dato alla luce un bimbo che era morto dieci giorni dopo il parto, fatti che in seguito vennero confermati come realmente accaduti a Lugdi.

• quando fu portata a Muttra riconobbe il marito della vita precedente, Kedar Nath, e parlò con lui di molte delle cose che avevano fatto insieme nella vita passata,

• a Muttra, poco prima di arrivare nella casa in cui viveva, fu capace di identificare con precisione una gran quantità di luoghi,

• fu in grado di dire con precisione dove si trovavano i mobili quando viveva nella sua casa,

• sapeva che nella sua vita precedente aveva nascosto 150 rupie in un angolo nascosto di una stanza per tenerle al sicuro. Il marito della vita precedente, Kedar Nath, confermò che i soldi non si trovavano più in quel posto perché lui li aveva presi.

• identificò correttamente i genitori di Lugdi in mezzo a una grande quantità di persone.

Per le autorità il caso fu talmente impressionante, che, per indagare su di esso, venne istituito formalmente un comitato di personalità di rilievo, che comprendeva un importante uomo politico, un avvocato e il direttore responsabile di un quotidiano (Pandit Neki Ram Sahrms, Tara Chand Mathur e Lala Deshbandu Gupta). Il comitato giunse alla conclusione che Shanti conosceva cose che non avrebbe potuto apprendere né con l’inganno, né con la frode né in qualunque altro modo. Nessuno dei componenti del comitato conosceva Shanti né aveva avuto con lei contatti di alcun genere. Il verdetto definitivo stabilì, in termini molto chiari, che tutte le prove supportavano in maniera decisiva la reincarnazione.

Il caso ebbe notorietà internazionale e attirò l’attenzione di moltissimi tra sociologi e scrittori. Ad esempio, negli anni ’50 del secolo scorso, lo scrittore svedese Sture Lonnerstrand si recò in India per incontrare Shanti Devi e continuare a indagare in prima persona sui fatti documentati. E anche lui giunse alla conclusione inconfutabile che il caso di Shanti Devi costituisce una prova esauriente a favore della reincarnazione (Reincarnation International, gennaio 1994 n. 1 Lon).

Arthur Guirdham e la Signora Smith

Un caso verificatosi in Inghilterra, capace di convincere molti esperti compreso lo psichiatra Dott. Arthur Guirdham, fu quello della Signora Smith, una normalissima casalinga perfettamente sana di mente, che da anni soffriva di incubi tremendi nei quali sognava di essere bruciata sul rogo (Guirdham 1970).

La Smith diede al Dott. Guirdham delle copie di disegni e di versi di canzoni che aveva scritto da bambina quando andava a scuola. Degli esperti di francese medievale confermarono che i versi erano scritti in lingua doc, l’idioma parlato nella Francia meridionale nei secoli XII e XIII.

Non finì di stupire gli esperti con la sua conoscenza dei Catari di Tolosa che erano stati perseguitati dall’Inquisizione. Nel 1944 aveva ricostruito, parola per parola, delle canzoni che furono rinvenute negli archivi solo nel 1967; conosceva dettagli storici che vennero alla luce solo dopo indagini molto impegnative; conosceva, ad esempio:

• le figure rappresentate su vecchie monete francesi, alcuni pezzi di gioielleria e la struttura di alcuni edifici

• particolari esatti sulla famiglia e sulle relazioni sociali di persone che non erano presenti sui libri di testo e che, alla fine, furono rinvenuti negli archivi dell’Inquisizione

• che la cripta di una certa chiesa veniva usata per rinchiudere i prigionieri religiosi

• dettagli di riti e abiti religiosi.

Il Prof. Nellie, il più esimio conoscitore di quel periodo, rimase talmente colpito da dire a Guirdham che “si sarebbe allineato con la sua paziente”, ogni qual volta, in futuro, vi fossero state delle discrepanze tra la visione storica predominante e i ricordi di quest’ultima.

In seguito, Guirdham scoprì molte altre persone di sua conoscenza che condividevano gli stessi ricordi, e documentò il tutto nel libro The Cathars and Reincarnation (I Catari e la reincarnazione). Pur essendo stato completamente scettico, tanto da essere soprannominato “San Tommaso”, mise in gioco la sua considerevole reputazione per istruire i suoi colleghi medici sulla “Reincarnazione e la Pratica della Medicina” (Guirdham 1969).

 

 

Numero2709.

 

R E I N C A R N A Z I O N E   2

 

Il Dott. Ian Stevenson

La ricerca scientifica condotta sulla reincarnazione dal Dott. Ian Stevenson, Professore di Psichiatria presso la Scuola di medicina dell’Università della Virginia, è la più interessante. Egli indagò in maniera specifica su quelli che sono chiamati “ricordi spontanei di vite precedenti”.

Per un certo numero di anni, servendosi del metodo scientifico, il Dott. Stevenson intervistò, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Tailandia, a Burma, in Turchia, in Libano, in Canada, in India e in altri Paesi, oltre quattromila bambini che sostenevano di ricordare una serie di eventi accaduti in vite precedenti. La procedura dell’indagine scientifica prevedeva il controllo e l’esame (se pertinenti) di documenti, lettere, referti autoptici, certificati di nascita e di morte, referti ospedalieri, resoconti giornalistici e simili.

I referti medici sono importanti specialmente quando un bambino sostiene di essere stato assassinato in una vita precedente, visto che Stevenson scoprì che nei casi di morte violenta il bambino poteva presentare dei segni di nascita nel punto in cui era stato pugnalato, colpito da un proiettile o da qualunque altra cosa che ne avesse cagionato la morte.

• Tra i casi citati dal Dott. Stevenson in cui sono presenti segni di nascita, un esempio significativo è quello di Ravi Shankar. Questi ricordò con orrore che da bambino era stato decapitato da un parente che sperava di ereditare i beni di suo padre. Si scoprì che il bambino rinato aveva un segno di nascita tutto intorno al collo. E quando si indagò sulle sue affermazioni, si scoprì che la persona che egli sosteneva di essere era effettivamente morta in quella maniera.

• Un secondo caso riguardava un bambino turco che ricordava di essere un rapinatore che stava per essere catturato dalla polizia. Si suicidò sparandosi con un fucile appoggiato sul lato inferiore destro del mento. Il bambino che sosteneva di ricordare la sua vita era nato con un segno ben visibile sotto il mento. A seguito di ulteriori indagini, si scoprì che aveva un altro segno di nascita esattamente nel punto dal quale il proiettile sarebbe dovuto uscire. Mentre il Dott. Stevenson indagava in Turchia su questo caso particolare, un anziano lo informò che si ricordava dell’accaduto e fornì la sua testimonianza sulle condizioni del corpo del suicida.

Quel che occorre tenere a mente è che il Dott. Stevenson mise in ballo la sua reputazione quando presentò al mondo il suo lavoro scientifico attraverso le riviste psichiatriche di maggior prestigio, come il Journal of Nervous and Mental Disease (La Rivista della Malattia Nervosa e Mentale) nel settembre del 1977 e l’American Journal of Psychiatry (La Rivista Americana di Psichiatria) nel dicembre del 1979. Pubblicò diversi volumi sui ricordi di vite precedenti, e ogni volta che veniva pubblicato un volume si accumulavano ulteriori conferme ben circostanziate delle prove a favore della reincarnazione.

La ricerca scientifica di Stevenson riuscì a scuotere il mondo accademico dal suo solito compiacimento scettico. Fu una delle prime volte che uno scienziato con una solida reputazione nel campo delle scienze fisiche forniva la dimostrazione che, in base a tutti i criteri oggettivi, esistevano prove evidenti a favore della reincarnazione e, inevitabilmente, a favore dell’Aldilà.

Ovviamente ci furono coloro che tentarono di criticare la ricerca del Dott. Stevenson, ma i critici NON erano scienziati, né possedevano le competenze tecniche necessarie per valutare il metodo scientifico utilizzato dal Dott. Stevenson. Molti di questi critici di basso profilo appartengono a un particolare filone di pensiero intrinsecamente ostile alla reincarnazione.

Ci sono stati altri, che dovrebbero essere più esperti, che si sono limitati a ripetere le critiche rivolte a Stevenson senza prima esaminare in prima persona il suo lavoro scientifico. Ad esempio, nel libro di Paul Tabori e Phyllis Raphael del 1971, Beyond the Senses – a report on psychical research in the sixties (Al di là dei sensi – un rapporto sulla ricerca psichica negli anni ’60), George Medhurst, un ex membro di “alto profilo” della Society for Psychical Research, ammette, in risposta ad una domanda che gli era stata rivolta, di conoscere molto poco il lavoro del Dott. Stevenson, ma dice, e notate attentamente la palese e infondata ostilità nei confronti del lavoro di Stevenson, le seguenti parole:

So poco di queste ricerche (di Stevenson). So che sono state rivolte delle critiche ai risultati ottenuti … si dice … che Stevenson non abbia avuto il giusto rapporto con le persone con cui ha avuto a che fare (1971: 216).

In primo luogo, George Medhurst ammette la sua ignoranza tecnica in merito alla ricerca scientifica di Stevenson. In secondo luogo, si affida alle affermazioni di qualcun altro per criticare Stevenson. In terzo luogo, Medhurst non identifica questo qualcun altro, sempre ammesso che ci sia. Medhurst accetta come valide le critiche, altrimenti non le avrebbe ripetute. Questo genere di disonestà intellettuale e di inganno da parte di Medhurst sono un’indicazione del livello a cui si spingono gli scettici dalla mentalità chiusa pur di denigrare un lavoro scientifico di grande valore.

All’opposto, ci sono stati scienziati obiettivi dotati di reputazione a livello nazionale che hanno attestato la professionalità del Dott. Stevenson e l’assoluta credibilità del suo rigoroso rispetto del metodo scientifico.

Tra questi c’è il Prof. Dott. Albert J. Stunkard, Preside del Dipartimento di Psichiatria dell’Università della Pennsylvania. Fra le altre affermazioni positive, egli dice:

Tra coloro che operano in quel settore, il Dott. Stevenson è l’uomo più puntiglioso che conosca, e forse il più riflessivo, con un talento nell’ideare per le ricerche delle adeguate forme di controllo investigativo.

La Prof.ssa Dott.ssa Gertrude Schmeidler del City College della City University di New York dice, fra le altre cose:

Stevenson è una persona molto attenta e coscienziosa, dotata di grande abilità intellettuale e di elevate capacità professionali. Ha un approccio scrupoloso nei confronti della raccolta e dell’analisi dei dati grezzi.

Il Prof. Dott. Herbert S. Ripley, Preside del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Washington a Seattle, dice:

Ho un’ottima opinione di Stevenson. Lo considero preciso e onesto. Sento che siamo fortunati ad avere qualcuno dotato della sua abilità e della sua profonda integrità che indaga in questo ambito così controverso.

Il Dott. Harold Lief, sul Journal of Nervous and Mental Disease del settembre del 1977, tra le altre cose dice:

O sta commettendo un errore colossale … o sarà considerato come il Galileo del XX secolo.

Il Dott. Stevenson si interessò ai ricordi spontanei di vite precedenti quando, al culmine della sua carriera di psichiatra, scoprì che i rimedi tradizionali della psichiatria erano troppo limitati e non trattavano con efficacia i problemi dei pazienti. Si accorse di parecchi casi che non potevano essere spiegati in maniera soddisfacente né con i fattori genetici, né con le influenze ambientali, né con una combinazione dei due.

Marta Lorenz

Un caso molto convincente su cui indagò il Dott. Stevenson fu quello della brasiliana Marta Lorenz che, all’età di un anno, riconobbe un amico dei suoi genitori dicendogli le seguenti parole: “Ciao, papà”. All’età di circa due anni la bambina cominciò a fornire i dettagli di una vita precedente nella quale era stata la migliore amica della madre, la figlia dell’amico di famiglia che aveva riconosciuto. Molti dei dettagli non erano noti alla madre della bambina e dovettero essere confermati da persone diverse.

La Lorenz ricordava 120 particolari distinti e non connessi fra loro riguardanti la vita in cui era stata María de Olivero, compresi alcuni particolari che María aveva rivelato alla sua migliore amica immediatamente prima di morire – ossia che avrebbe tentato di rinascere come sua figlia e che non appena fosse stata abbastanza grande avrebbe riferito molti particolari della sua vita precedente (Stevenson 1974).

Imad Elawar

In Libano, senza avvertire, Stevenson si recò in un villaggio druso e chiese agli abitanti se conoscevano dei casi di bambini che parlavano di vite precedenti. Fu indirizzato – ancora una volta senza avviso – verso l’abitazione di Imad Elawar, un bambino di cinque anni che fin da quando aveva un anno parlava incessantemente di una vita precedente vissuta in un villaggio distante quaranta chilometri.

All’età di un anno le sue prime parole erano state i nomi “Jamileh” e “Mahmoud”; all’età di due anni aveva fermato per strada un estraneo e lo aveva riconosciuto come un precedente vicino di casa.

Stevenson intervistò il bambino e i genitori e appuntò più di cinquantasette affermazioni relative alla vita precedente. Quando Stevenson si recò con il bambino e suo padre al villaggio per indagare sulle affermazioni del piccolo, ci vollero diversi giorni per individuare la precedente casa del bambino. Non c’era stato alcun precedente contatto con i parenti. Tuttavia:

• Imad fu in grado di fare tredici affermazioni e identificazioni corrette riguardo alla sua vita precedente, compresa l’identificazione, in fotografia, di se stesso e del fratello.

• Riconobbe le fotografie del suo precedente zio Mahmoud e della sua precedente concubina, una prostituta di nome Jamileh.

• Fu in grado di riferire in dettaglio dove aveva conservato il suo fucile – un segreto di cui era a conoscenza soltanto la madre – e di come era stato allestito il suo letto durante la sua ultima malattia.

• Fermò un estraneo e chiacchierò a lungo con lui delle esperienze che avevano condiviso durante il servizio militare.

In totale, Stevenson ha calcolato che delle cinquantasette affermazioni che il bambino aveva fatto riguardo alla sua vita precedente, cinquantuno poterono essere verificate (Stevenson 1978).

Numero2708.

 

R E I N C A R N A Z I O N E   3

 

Spiegazioni alternative

Quando vengono messi a confronto con queste prove assai convincenti a favore della reincarnazione, i critici cercano di fornire delle spiegazioni alternative. Sostengono che si è trattato di percezione extrasensoriale, di telepatia o di chiaroveggenza – “il bambino era in grado di entrare in sintonia con le persone che gli stavano intorno e assorbiva da loro tutte le informazioni che essi avevano riguardo alle circostanze”. In alternativa, gli scettici hanno sostenuto che si tratti di frode, criptoamnesia, possessione spiritica, fantasia, paramnesia, o di ricordi ereditati/inconscio collettivo. Esaminiamo, come fece Ian Stevenson, ciascuna di queste tesi, una dopo l’altra (Stevenson 1977).

Percezione extrasensoriale (ESP)?

In primo luogo, chiunque ipotizza che questi bambini stiano attingendo alla memoria di persone viventi riconosce l’esistenza della percezione extrasensoriale, nota anche come telepatia o trasmissione del pensiero. Questa concessione, da sola, è in grado di indebolire notevolmente la posizione degli scettici, visto che per decenni questi hanno sostenuto, e continuano a sostenere, che la percezione extrasensoriale e la telepatia non esistono! O la percezione extrasensoriale esiste oppure non esiste.

Inoltre, il Dott. Stevenson sostiene che, se i bambini possiedono poteri extrasensoriali, o li possiedono tutti o non li possiede nessuno. È semplicemente illogico e incoerente che gli scettici dicano che per certe cose una persona possiede la percezione extrasensoriale e per altre no, che i bambini possono avere delle percezioni extrasensoriali quando parlano delle loro presunte vite precedenti, ma non in tutti gli altri casi.

Stevenson prosegue spiegando che, in relazione a ciò che si sa a proposito della percezione extrasensoriale posseduta da medium e sensitivi, questi bambini dovrebbero possedere delle “super percezioni extrasensoriali”. Perché in alcuni casi i bambini forniscono quantità talmente significative di informazioni, da sbaragliare i limiti relativi a tutti i casi attualmente noti di percezioni extrasensoriali.

Nella maggior parte dei casi i bambini dovrebbero attingere ai ricordi non solo di una persona, ma di parecchie persone, perché le informazioni non sono possedute da una persona soltanto. Ciò comporterebbe la capacità di leggere nel pensiero di persone diverse, ciascuna delle quali possiede una parte delle informazioni. Stevenson dice che “tutte le informazioni note non sono presenti in una sola mente vivente”.

Nessuna percezione extrasensoriale è in grado di spiegare il cambiamento comportamentale di questi bambini. In molti casi i bambini assumono la personalità di coloro che sostengono di essere stati. Si tratta di qualcosa che non si può ottenere con l’utilizzo della percezione extrasensoriale. Stevenson spiega che, per un critico che non abbia piena conoscenza di questi casi, è difficile riuscire a comprendere la “portata di questi mutamenti di comportamento e personalità”.

Un’altra particolare difficoltà che incontrano i critici che propendono per la percezione extrasensoriale è data dal fatto che molto spesso i bambini rivelano com’erano le cose quando erano vivi e non come sono adesso. Avete letto il famosissimo caso di Shanti Devi, la quale sosteneva che nella sua vita precedente aveva nascosto 150 rupie nell’angolo di una stanza della casa in cui viveva. Quando gli investigatori scavarono nel posto indicato e il denaro non venne trovato, il marito ammise con vergogna di essere stato il responsabile della sua rimozione. Se avesse “attinto ai ricordi del marito”, Shanti sarebbe stata al corrente di questo fatto.

I segni di nascita e le malformazioni dei bambini vanno chiaramente al di là di ogni spiegazione basata sulla percezione extrasensoriale. Questi bambini, secondo il Dott. Stevenson, spesso indicano uno o più segni presenti sul loro corpo e spiegano che in quel punto furono colpiti da un proiettile o furono mutilati. I genitori confermano che quei segni erano presenti fin dall’infanzia. Altri bambini nati con delle malformazioni, con arti o dita mancanti, sostengono che queste malformazioni stanno ad indicare in che modo sono morti nella loro vita precedente. In un certo numero di casi, Stevenson ebbe la possibilità di accedere ai referti ospedalieri per verificare queste affermazioni. Di conseguenza, Stevenson riuscì ad individuare un legame tra i segni di nascita e i referti ospedalieri/autoptici nei quali era indicata la causa della morte.

Frode?

In primo luogo occorre prendere in considerazione le credenziali, la professionalità, il calibro e l’integrità di uno dei ricercatori scientifici più in vista degli Stati Uniti. Il Dott. Stevenson ha alle spalle una lunga carriera come ricercatore scientifico professionista, come psichiatra e come psicanalista. In più, anni di colloqui con migliaia di testimoni gli hanno dato la necessaria esperienza pratica per ricercare la verità. Ha scritto libri di testo sugli esami psichiatrici e sui colloqui diagnostici.

Stevenson sostiene che, con i suoi colloqui e i suoi esami incrociati di così tanti bambini e testimoni, sarebbe necessario uno sforzo erculeo per cercare di organizzare una messinscena, addestrando genitori, parenti, amici e testimoni – visto che a volte il numero di persone coinvolte è anche superiore a cinquanta.

Poi ci vorrebbe una drammatizzazione delle emozioni ogni qual volta si verifica un ricongiungimento del bambino con le persone care della sua vita precedente. E la drammatizzazione delle emozioni intense che si provano in queste situazioni è qualcosa che va al di là della capacità umana di recitare “su un palcoscenico”. Avendo intervistato migliaia di bambini “rinati”, il Dott. Stevenson aggiunge che “non è facile insegnare ai bambini molto piccoli a recitare dei ruoli che non risultano per loro naturali”.

Stevenson ha pubblicamente affermato di non pagare le persone coinvolte nelle sue ricerche e, coerentemente, applica la sua politica anche nei confronti dei testimoni, i quali non ricevono denaro per le loro testimonianze. Né viene fatta pubblicità per incentivare la collaborazione.

Il Dott. Stevenson era pienamente consapevole del fatto che le indagini scientifiche da lui condotte sarebbero state sottoposte al vaglio minuzioso di altri scienziati, degli estranei e di coloro che avevano interesse a che la sua ricerca non avesse successo. E sapeva anche che questi ultimi avrebbero cercato in ogni modo di denigrare e screditare le sue indagini scientifiche sull’Aldilà e sulla reincarnazione.

Criptoamnesia?

Significa semplicemente che il bambino rinato ha imparato in questa vita quello che sta raccontando a proposito della vita precedente. Si sostiene, cioè, che il bambino rinato ha letto le informazioni, ne è venuto a conoscenza o gli state comunicate, ma lui, consapevolmente o inconsapevolmente, lo ha dimenticato.

Il Dott. Stevenson chiarisce che una parte delle informazioni originali fornite da alcuni dei bambini rinati, specialmente da quelli di età inferiore o uguale ai due anni, non era nota a nessuno di coloro che stavano accanto a loro. In base alle osservazioni di Stevenson, quando il bambino impara a dire le prime parole, inizia a parlare della sua vita precedente. Ciò riduce di molto la probabilità che le informazioni possano provenire da altre fonti.

Ricordi ereditati/Inconscio collettivo?

Una delle tesi avanzate più frequentemente dai critici della teoria dei ricordi spontanei di vite precedenti è quella in base alla quale i presunti bambini rinati in realtà hanno dei “ricordi ereditati”. Chiaramente, questo significa che, invece di essere rinato, il bambino in realtà ricorda la vita di uno dei suoi antenati. Si sostiene, infatti, che i ricordi dell’antenato, impressi nella memoria del bambino, in qualche modo si siano trasmessi geneticamente.

In alternativa, i critici sostengono che il bambino attinge alle informazioni attraverso il cosiddetto “inconscio collettivo”.

Stevenson confuta queste tesi in maniera molto convincente spiegando che ciò che finora è stato registrato nell'”inconscio collettivo” ha un carattere molto generico. Ad esempio, ci si potrebbe ricordare di una grande alluvione verificatasi in una terra molto distante. Stevenson sottolinea che, sebbene ci siano dei casi isolati di “inconscio collettivo”, questi non possiedono la specificità e la minuzia dei particolari forniti dai bambini rinati.

La tesi della genetica, dei “ricordi ereditati”, ha delle pecche fondamentali. Se una persona si ricorda della vita di uno dei suoi antenati, ci dovrebbero essere delle correlazioni sia razziali che geografiche tra la vita ricordata e la vita degli antenati della persona. Tuttavia, molte persone si ricordano di vite precedenti in cui erano membri di popolazioni totalmente differenti. In archivio esistono parecchi casi di europei che ricordano vite in cui erano cinesi o negri.

Nella maggior parte dei casi, certamente nella maggior parte dei casi provenienti dall’Asia, Stevenson ha scoperto che i bambini ricordavano vite che erano terminate soltanto pochi anni prima che nascessero, ma che erano state vissute in famiglie e in villaggi diversi rispetto a quelli dei genitori e dei nonni.

In secondo luogo, come dice Stevenson,

Un genitore può trasmettere geneticamente alla sua prole soltanto i ricordi di quegli eventi che gli sono accaduti prima del concepimento. Ne consegue che in nessun caso è possibile ereditare il ricordo del modo in cui è avvenuta la morte di un genitore.

Com’è possibile che un genitore trasmetta geneticamente al figlio il ricordo di eventi che gli sono successi dopo che il figlio era stato concepito? Un genitore può trasmettere geneticamente soltanto cose che gli sono successe prima del concepimento del figlio.

Possessione?

Alcuni critici della reincarnazione hanno asserito che, quando un bambino sostiene di ricordare una vita precedente, in realtà accade che un’entità disincarnata, uno spirito, ha assunto il controllo della sua mente e le informazioni provengono dallo spirito e non dal presunto bambino rinato.

Il Dott. Stevenson nega questa tesi spiegando che la possessione dei bambini piccoli, in particolare di quelli di età prossima ai due anni, è estremamente rara, sempre ammesso che si verifichi. Nella maggior parte dei casi, i bambini fanno le affermazioni sulla “vita precedente” in maniera piuttosto spontanea, pienamente consapevole e assolutamente non in trance o in uno stato alterato di coscienza.

Chiunque abbia una certa familiarità con un medium in trance avrà notato il mutamento dello stato di coscienza nel quale la personalità del medium cambia considerevolmente. Ma in questi casi ciò non si verifica.

Un’altra ragione, dice Stevenson, è che il controllo spiritico del bambino non è in grado di spiegare i segni di nascita. Non è credibile immaginare che uno spirito imprima un segno di nascita mentre il bambino si trova nel grembo materno, o riesca a trovare una persona reale che sia morta tragicamente e che presenti gli stessi segni che mostra il bambino, allo scopo di raccontargli quella vita particolare.

E inoltre, come mai il bambino rinato si stupisce per il fatto che alcuni dei parenti che conosceva nella vita precedente adesso sono molto più anziani, hanno le rughe o hanno perso i denti? Se un qualche spirito si è impossessato del bambino, perché questo presunto spirito non riconosce l’ambiente e i parenti del bambino? E per quale ragione i ricordi del bambino riguardo ai parenti e all’ambiente esterno si interrompono esattamente al momento della morte della vita precedente?

Il Dott. Stevenson sostiene che il numero di coloro che ricordano una vita precedente è talmente elevato che è possibile individuare dei tratti specifici. E tali caratteristiche trascendono i confini nazionali e si presentano simili nelle diverse parti del mondo. Come ho detto prima, la teoria della congiura internazionale – in base alla quale tutte queste persone si sono accordate per per tramare una storia di questo genere – è troppo ridicola per essere presa seriamente in considerazione.

Quelli che seguono sono i tratti caratteristici rinvenuti da Stevenson nei casi di ricordi spontanei di vite precedenti su cui egli ha indagato. Un pregevole quadro riassuntivo di questi tratti è presente nel libro di Cranston e William del 1984 intitolato Reincarnation – a New Horizon in Science, Religion and Society (Reincarnazione – un Nuovo Orizzonte nella Scienza, nella Religione e nella Società):

• l’età alla quale affiorano i ricordi – solitamente compresa tra i due e i quattro anni

• l’età alla quale i ricordi svaniscono – quasi universalmente tra i cinque e gli otto anni

• comportamenti più tipici di un adulto che di un bambino

• un senso di estraneità nei confronti del proprio corpo

• eventi tipici ricordati nitidamente

• il verificarsi di una morte violenta in un’elevata percentuale dei casi

• fobia nei confronti degli oggetti e delle circostanze che nella vita precedente hanno provocato la morte

• l’individuazione, da parte del bambino, dei mutamenti intervenuti nelle persone e nell’ambiente esterno

• sogni, fatti dalla madre o da un familiare del bambino, che preannunciavano che il suo arrivo era una reincarnazione

• madri che riferiscono di desideri alimentari anomali o di strane preferenze o avversioni alimentari verificatesi durante la gravidanza e che corrispondevano ai gusti della persona nella sua vita precedente

• abilità possedute dal bambino senza che questi le abbia apprese o gli siano state insegnate

• segni di nascita o malformazioni.

Numero2707.

 

da QUORA

 

 

P A R A D O S S I

 

  • 1. Più cerchi di impressionare le persone, meno saranno impressionate.
  • 2. Più scelte si hanno a disposizione e meno si è soddisfatti di ciascuna.
  • 3. Le persone di cui (sembra) ci si può fidare, sono quelle che in realtà sono meno affidabili: si chiama sindrome di Good Will Hunting.
    Uno dei modi attraverso cui una persona si protegge dall’essere ferita, è quello di ferire prima gli altri.
  • 4. Più si fallisce e più aumenta la possibilità di avere successo: il successo viene dal miglioramento e il miglioramento dal fallimento.
    Thomas Edison ha provato più di 10.000 prototipi prima di ottenere la lampadina giusta.
  • 5. Più cerchi di discutere con qualcuno, meno è probabile che tu lo convinca del tuo punto di vista. Il motivo è che la maggior parte dei litigi sono emotivi. Derivano dai valori violati o dalla percezione di sé di una persona. La logica viene utilizzata solo per convalidare credenze e valori preesistenti (pregiudizi o preconcetti). Affinché un vero dibattito esista davvero, entrambe le parti devono fare concessioni oneste per mettere da parte il proprio ego e trattare solo con i dati.
  • 6. L’unica costante è il cambiamento.
  • 7. L’unica certezza è che nulla è certo.
  • 8. Più hai paura della morte, meno puoi goderti la vita: la vita si restringe e si espande in proporzione al proprio coraggio.
  • 9. Più cerchi di tenere qualcuno vicino, più lo spingerai lontano. Ecco un argomento contro la gelosia nelle relazioni: una volta che azioni o sentimenti diventano obblighi, perdono ogni significato. Se il tuo ragazzo si sente obbligato a trascorrere i fine settimana con te, il tempo che passi insieme diventa insignificante.
  • 10. Più qualcosa è disponibile, meno lo vuoi. Gli esseri umani hanno un forte pregiudizio della scarsità. Inconsciamente consideriamo le cose scarse come preziose e le cose abbondanti come inutili.

A L T R I   P A R A D O S S I

 

1- Perché l’acqua costa meno dei diamanti, dal momento che gli umani hanno bisogno di acqua, non di diamanti, per sopravvivere ?: Il paradosso del valore (noto anche come il paradosso dell’acqua-diamante) è l’apparente contraddizione che, sebbene l’acqua sia nel complesso più utile in termini di sopravvivenza, i diamanti registrano un prezzo più alto sul mercato. A bassi livelli di consumo, l’acqua ha un’utilità marginale molto più elevata rispetto ai diamanti e quindi è più preziosa. Le persone di solito consumano acqua a livelli molto più alti di quanto facciano con i diamanti, e quindi l’utilità marginale e il prezzo dell’acqua sono inferiori a quelli dei diamanti. Nello spiegare il paradosso dell’acqua diamante, i marginalisti spiegano che non è l’utilità totale dei diamanti o dell’acqua che conta.

2- Paradosso di Bootstrap: Immagina che un viaggiatore del tempo acquisti una copia di Amleto da una libreria, viaggi indietro nel tempo nella Londra elisabettiana e dia il libro a Shakespeare, che poi lo copia e lo rivendica come sua opera. Nel corso dei secoli successivi, Amleto viene ristampato e riprodotto innumerevoli volte fino a quando una copia di esso finisce nella stessa libreria originale, dove il viaggiatore del tempo lo trova, lo compra e lo riporta a Shakespeare. Chi, quindi, ha scritto Amleto?

3- Quando si persegue la felicità, si è infelici; ma, quando uno insegue qualcos’altro, si raggiunge la felicità. Supponiamo che a Paul piaccia collezionare francobolli. Secondo la maggior parte dei modelli di comportamento, inclusi non solo l’utilitarismo, ma anche la maggior parte delle concezioni economiche, psicologiche e sociali del comportamento, si ritiene che Paul raccolga francobolli perché ne ricava piacere. La raccolta di francobolli è una via per acquisire piacere. Tuttavia, se lo dici a Paul, probabilmente non sarà d’accordo. Si diverte a collezionare francobolli, ma questo non è il processo che spiega perché colleziona francobolli. Non è come se dicesse: “Devo collezionare francobolli, così io, Paul, posso ottenere piacere”. Collezionare francobolli non è solo un mezzo per il piacere. Gli piace semplicemente collezionare francobolli, quindi acquisire piacere indirettamente.

4- L’esito di un evento o di un esperimento è influenzato dalla presenza dell’osservatore: un esempio di questo è l’effetto Hawthorne. Questa variante del fenomeno prende il nome da Hawthorne Works, una fabbrica costruita da Western Electric, dove gli ingegneri dell’efficienza negli anni ’20 e negli anni ’30 stavano cercando di determinare se condizioni di lavoro migliorate come una migliore illuminazione incrementassero le prestazioni degli addetti alla produzione. Gli ingegneri hanno notato che quando fornivano migliori condizioni di lavoro nella linea di produzione, l’efficienza aumentava. Ma quando gli ingegneri riportarono la linea di produzione alle condizioni originali e osservarono i lavoratori, la loro efficienza aumentò nuovamente. Gli ingegneri hanno determinato che si trattava semplicemente dell’osservazione degli operai della fabbrica, non dei cambiamenti nelle condizioni della linea di produzione, che aumentava l’efficienza misurata. Il termine “effetto Hawthorne” fu coniato nel 1955 da Henry A. Landsberger.

5- Morale fortuna: ad esempio, due persone si comportano in modo moralmente colpevole, come guidare con noncuranza, ma finiscono per produrre ineguali quantità di danni: uno colpisce un pedone e lo uccide, mentre l’altro no. Quel primo pilota ha causato la morte e l’altro non ha fatto parte delle azioni intenzionali dei conducenti; tuttavia la maggior parte degli osservatori probabilmente attribuirebbe una maggiore colpa all’autista che ha ucciso.

6- Il paradosso del bugiardo: Supponiamo che qualcuno ti dica “Sto mentendo”. Se quello che ti dice è vero, allora sta mentendo, nel qual caso ciò che ti dice è falso. D’altra parte, se ciò che ti dice è falso, allora non sta mentendo, nel qual caso ciò che ti dice è vero. In breve: se “sto mentendo” è vero, allora è falso, e se è falso, allora è vero. Il paradosso sorge per ogni frase che dice o implica di per sé che è falsa (l’esempio più semplice è “Questa frase è falsa”). È attribuito all’antico veggente greco Epimenide (secolo VI a.C. circa), un abitante di Creta, che notoriamente dichiarò che “Tutti i cretesi sono bugiardi” (considera ciò che segue se la dichiarazione è vera).

7- Paradosso delle regole: se tutte le regole hanno eccezioni, anche la regola che afferma che tutte le regole hanno eccezioni deve avere un’eccezione, o la regola è dimostrata falsa. Ma se ha un’eccezione, anche la regola è falsa, perché allora c’è una regola senza un’eccezione, che è ciò che la regola dice non può esistere.

8- Quis custodiet ipsos custodes? (Who Watches The Watchmen, cioè Chi vigila i vigilanti?): questa frase è tratta dalle SATIRE di Giovenale. Righe 347-348. Questa frase è usata generalmente per considerare l’incarnazione della questione filosofica su come il potere può essere tenuto in considerazione. Ciò si riflette molto bene nella nostra democrazia, dove la domanda è sempre chi controllerà i governanti attualmente al potere.

8- Paradosso della predestinazione: un uomo viaggia indietro nel tempo alla scoperta della causa di un famoso incendio. Mentre si trovava nell’edificio in cui è iniziato l’incendio, accidentalmente colpisce una lanterna a cherosene e provoca un incendio, lo stesso fuoco che lo avrebbe ispirato, anni dopo, a viaggiare indietro nel tempo.

Numero2704.

 

S T R E S S

 

Ho deciso di non stressarmi per NULLA. LO STRESS E’ UN ASSASSINO SILENZIOSO.

Ieri è passato. Rimuginarci sopra non lo farà mai riaccadere. Allora perché preoccuparsi? Il futuro non è stato MAI promesso. Quindi perché preoccuparsi di cosa potrebbe o non potrebbe accadere domani? Vivete il momento. Siate felici. Rendete gli altri felici.

Tutti noi pensiamo di essere invincibili, che ogni giorno ci sveglieremo e che ogni cosa continuerà come al solito. Lavoro, pagare le tasse. Litigare. Ridere. Giocare.

Questo non è assolutamente vero. Quindi, prendetevi cura di voi stessi. Gli uni degli altri, dei vostri cari, degli amici, della famiglia. Non andate a letto arrabbiati. Potreste non svegliarvi più! Fate la pace con tutti. Perdonate e dimenticate!

Ricordate che la vita non è solo lavoro e pagare le tasse!

Divertitevi. Fate ciò che vi rende felici. D’altronde, quando siete felici, siete in grado di trasmettere la vostra felicità anche agli altri!

Che Dio vi benedica!

Numero2700.

 

da QUORA

 

ALCUNE REGOLE SOCIALI CHE POSSONO AIUTARTI:

 

1. Non chiamare qualcuno più di due volte di seguito. Se non risponde alla tua chiamata, presumi che abbia qualcosa di importante di cui occuparsi;

2. Restituisci il denaro che hai preso in prestito anche prima che la persona che te l’ha dato in prestito te lo ricordi o lo richieda. Mostra la tua integrità e carattere. Lo stesso vale per ombrelli, penne e scatole di plastica per il pranzo.

3. Non ordinare mai il piatto più costoso nel menu quando qualcuno ti offre un pranzo o una cena.

4. Non fare domande imbarazzanti come “Oh, quindi non sei ancora sposato?” o “Non hai figli?” o “Perché non hai comprato una casa?” o “Perché non compri una macchina?” Per l’amor di Dio, non è un tuo problema;

5. Apri sempre la porta per la persona che viene dietro di te. Non importa se è un ragazzo o una ragazza, senior o junior. Non diventi piccolo trattando bene qualcuno in pubblico;

6. Se prendi un taxi con un amico e lui/lei paga adesso, prova a pagare tu la prossima volta;

7. Rispetta le diverse sfumature di opinioni. Ricorda che ciò che è 6 per te sembrerà 9 a qualcuno di fronte a te. Inoltre, la seconda opinione è buona per un’alternativa;

8. Non interrompere mai le persone che parlano. Consenti loro di esprimersi. Come si suol dire, ascoltali tutti e filtrali tutti;

9. Se prendi in giro qualcuno e sembra che non gli piaccia, smettila e non farlo mai più. Incoraggia a fare di più e mostra quanto sei riconoscente;

10. Dì “grazie” quando qualcuno ti sta aiutando;

11. Lodare pubblicamente. Criticare in privato;

12. Non c’è quasi mai motivo di commentare il peso di qualcuno. Dì solo: “Sei fantastico”. Se vogliono parlare di perdere peso, lo faranno;

13. Quando qualcuno ti mostra una foto sul suo telefono, non scorrere verso sinistra o verso destra. Non sai mai cosa c’è dopo;

14. Se un collega ti dice che ha un appuntamento dal medico, non chiedere a cosa serve, dì solo “Spero che tu stia bene”. Non metterli nella scomoda posizione di doverti raccontare la loro malattia personale. Se vogliono che tu lo sappia, lo faranno senza la tua curiosità;

15. Tratta l’addetto alle pulizie con lo stesso rispetto del CEO. Nessuno è impressionato per quanto maleducatamente puoi trattare qualcuno al di sotto di te, ma le persone noteranno se le tratti con rispetto;

16. Se una persona ti sta parlando direttamente, fissare il tuo telefono è maleducato;

17. Non dare mai consigli finché non ti viene chiesto;

18. Quando incontri qualcuno dopo tanto tempo, a meno che non voglia parlarne, non chiedergli età e stipendio;

19. Fatti gli affari tuoi a meno che qualcuno non ti coinvolga direttamente;

20. Togliti gli occhiali da sole se parli con qualcuno per strada. È un segno di rispetto. Inoltre, il contatto visivo è importante quanto il tuo modo di parlare;

21. Non parlare mai delle tue ricchezze in mezzo ai poveri. Allo stesso modo, non parlare dei tuoi figli in mezzo a persone sterili;

22.Dopo aver letto un buon messaggio prova a rispondere: “Grazie per il messaggio”.

L’APPREZZAMENTO rimane il modo più semplice per ottenere ciò che non si ha….

Numero2698.

 

da QUORA

 

A D    O N O R    D E L    V E R O

 

Nell’Italia medievale del XIII secolo, il numero di credenti cristiani era elevatissimo, praticamente un plebiscito religioso.

In realtà, una parte di questi, si limitava a professarsi fervente credente ma in realtà non lo era.

Una curiosa vicenda evidenzia propria questo assunto, che vide protagonista il vescovo di Parma, Gregorio Romano.

Secondo il racconto del frate Salimbene de Adam, Romano trascorse tutta la sua vita lavorando per la Chiesa e professando con passione la parola di Cristo.

Ma giunto in punto di morte rifiutò l’ostia consacrata, dichiarando di non aver mai creduto in Dio.

Quando i presenti gli chiesero sbalorditi perché mai avesse fatto il vescovo, rispose candidamente: “Soltanto per le ricchezze e per gli onori”.

 

N.d.R. : Riporto il seguente commento di un corrispondente di QUORA , Paolo Pelizzon, che scrive:

 

“Boh, colui che spreca la sua vita nel fanatismo religioso, fra deliri, vessazioni, ottusitá, esaltazioni psicopatologiche, goduria nel poter manipolare le ingenue zitelle che vanno a . . . confessarsi, che si ritiene membro di una associazione delinquenziale chiamata Chiesa, che ha commesso stragi in America Latina, roghi inquisitori in Europa bruciando vivi coloro che dicevano che la Terra gira attorno al Sole, che ha squartato vivi i dissidenti, che proclama che se racconti al prete di turno le tue voglie andrai tu in paradiso, mentre lui . . . con gli amichetti seminaristi . . . direi proprio che quest’uomo importante non lo é proprio e che la sua opinione non conta assolutamente nulla.

Il Padre Universale Inconoscibile ed Incomprensibile non centra nulla con i lestofanti.”

 

N.d.R. : Riporto anche l’intervento di un altro corrispondente di QUORA, Paolo Peverelli, che scrive sul tema: HA SENSO CREDERE IN DIO E NON NELLA CHIESA?

 

Dal mio umile punto di vista di uomo della strada, osservo:

Gesù detto il Cristo (che vuol dire Messia, in ebraico, o unto, scelto da Dio) faceva e predicava alcune cose.

La cosiddetta Chiesa Cristiana (nelle sue varie denominazioni Cattolica, Ortodossa, Evangelica), che DICE di ispirarsi a lui fa cose diverse e spesso contrarie.

Gesù prediligeva i poveri, gli sfigati, gli umili: pescatori, contadini, prostitute, ciechi e storpi che vedeva in mezzo alla strada a chiedere elemosina. NON ha mai chiesto denaro, dicesi MAI, per quello che faceva e diceva.

Come esempi delle sue illustrazioni (o parabole) usava spesso le persone più disprezzate e derelitte. Tipica l’illustrazione del Samaritano, che fa la miglior figura in confronto a un “prete” (un sacerdote), ad un “sacrestano” (un levita) e ad un normale cittadino ebreo rispettato. Solo che i Samaritani erano tanto disprezzati che gli ebrei seri nemmeno rivolgevano loro la parola…. peggio degli zingari o degli stranieri accattoni di oggi, che almeno ci si parla anche solo per dire “no grazie, non ti do nulla”.

NON SI È MAI INTERESSATO DI QUESTIONI POLITICHE, e, fosse solo per questo, lo odiavano tutti. Di sicuro non suggeriva a chi dare il proprio sostegno (oggi diremmo il voto).

Non aveva dove posare la testa, QUINDI NON ERA RICCO né di famiglia né di suo. Quando morì, l’unica cosa “sua” di valore erano i vestiti che aveva addosso, regalatigli da qualcuno. Lo seppellirono nella tomba di un altro.

Era cordialmente odiato e disprezzato da chi aveva potere e denaro, ai suoi tempi.

Ora, guardate le Chiese Cristiane, e ditemi se vedete la stessa cosa.

Decidete voi se sono degne di fiducia in quanto “imitatrici” di Cristo.

 

N.d.R. : ancora un parere da QUORA, di Andrea Lenzi, su questo tema.

 

Esiste una categoria numerosissima che è composta dai “Credenti fai da te”.

Contaminati indelebilmente dalla propaganda cattolica fin dalla culla, sono incapaci di allontanarsene, però, una volta che comprendono le sciocchezze scritte nella Bibbia e con i propri occhi assistono al male che Dio avrebbe potuto impedire, si creano una personale divinità tutta amore e compassione che pregano quando hanno paura.

Ciò vale tanto più quanto più viene fuori l’inciviltà della Bibbia, con la sua intolleranza verso gay, donne e non credenti ed il continuo ricatto divino:

Vi amo tutti ma solamente se mi riconoscerete come unico Dio e vi comporterete come dico io; altrimenti non avrete che la dannazione eterna.

Inoltre, da un punto di vista logico:

se Dio esiste ed è onnipotente, allora è responsabile di avere creato questo mondo, tra tutti quelli possibili, dove ogni forma di vita muore di fame se non uccide altre forme di vita e le mangia.

In sintesi, ha creato il bisogno di mangiare e la relativa lotta per la sopravvivenza, alla base di ogni conflitto umano ed animale.

Oltre a ciò, ha creato virus e batteri, giusto per parlare di attualità, oltre a terremoti e vulcani.

Quindi esistono solamente 2 possibilità:

-Dio onnipotente e creatore o esiste ed è disinteressato alle forme di vita o è sadico.

-non esiste alcun Dio onnipotente e creatore.

 

N.d.R. : Dario Perna, altro corrispondente di QUORA, risponde alla domanda: “Perché avete smesso di credere nella Chiesa Cattolica?”

 

Perché sono stato (ormai ex) un francescano secolare.

Ho studiato per anni in convento, ma più approfondivo la Bibbia, più aumentava il numero dei brani contraddittori e delle domande di logica alle quali i vari prof di teologia o i vari confessori non riuscivano a rispondere.

Tutto questo unito ai retroscena di un ordine religioso che predica bene, ma al cui interno si chiede una quota mensile di adesione e i cui fondi delle donazioni vengono spesi per tutto tranne che per la carità, mi ha portato ad abbandonare tutto quel mondo.

 

N.d.R. : ancora da QUORA; Paolo Lo Re risponde alla domanda:” È più facile credere in Dio se hai una vita serena e non hai particolari disagi?”

 

No, credo sia più facile credere in Dio se hai una vita disagiata e piena di problemi.

E’ bello e confortante, trovandosi in una situazione così, pensare a un immaginario “regno dei cieli” in cui si starà meglio.

Ed è anche comodo per chi ha il potere politico ed economico che quelli che vivono in condizioni disagiate pensino al regno dei cieli e si accontentino così, invece di agire per sovvertire il potere politico ed economico.

In questo senso la religione può essere usata, ed è stata usata, per fermare sul nascere le rivendicazioni sociali e placare la sete di giustizia sociale delle masse oppresse con la gratuita promessa di un aldilà felice.

Disse giustamente uno famoso (Karl Marx) che in questo senso la religione è una droga che addormenta le menti. E’ oppio per i popoli…