Mille e più motti

Cosa ci insegna la vita... testamento spirituale di un libero pensatore

Numero3615.

 

M A L E V O L E N Z A

 

Ecco i comportamenti tipici delle persone che desiderano farti del male

Navigare nel complesso mondo delle relazioni interpersonali a volte può sembrare come guadare acque agitate. Nel nostro cammino quotidiano è probabile che incontriamo persone che, invece di offrirci una mano, cercano di trascinarci giù.
Sono persone maligne nelle nostre vite: comprendere i comportamenti tipici di questi attori ombra è essenziale.
Questo non solo ci permette di riconoscerli ma anche di proteggerci dalla loro influenza tossica.

Le molteplici sfaccettature della malevolenza

 

Le persone malevole non portano segni che annuncino le loro cattive intenzioni, eppure le loro azioni parlano da sole.
Il comportamento distintivo è la loro tendenza a farti sentire colpevole, spesso per cose sulle quali hai poco o nessun controllo.
Giocano abilmente la carta della vittimizzazione, invertendo i ruoli, in modo da camuffare le proprie malefatte e i loro cattivi pensieri: distolgono il proprio disagio interiore da sé e lo inducono in te.
Questa dinamica è rafforzata dalla loro negatività costante, che serve a esaurire ed annientare emotivamente chi li circonda. Una presenza che non ti fa sentire a tuo agio spesso indica una mente contorta e intenzioni discutibili.
Spesso si tratta di persone che hanno una situazione in atto difficile o precaria, magari anche di salute, o hanno avuto disavventure familiari che, in qualche modo, spiegano la loro negatività.

Le loro interazioni sono intrise di ipocrisia e di finta onestà, rendendo difficile distinguere il vero dal falso. La falsità è la loro lingua madre. Questi individui non vedono favorevolmente i tuoi successi e invece si rallegrano dei tuoi smacchi, provando una malsana soddisfazione per le battute d’arresto degli altri.
I tedeschi chiamano questo atteggiamento Schadenfreunde che si può tradurre con “gioia maligna” o “soddisfazione cinica”.
Il loro bisogno di controllo è sempre presente e cercano di dominare il loro ambiente.

Inoltre, le persone maligne sono caratterizzate da disonestà e bugie frequenti.
Usano la gentilezza in vari modi ipocriti e hanno un talento particolare per la gestione degli altri. Seminano confusione e conflitto, sono professionisti del terrorismo psicologico.
Conducono una doppia vita nascondendo la loro vera natura dietro una maschera di rispettabilità.
Negano i fatti, anche i più evidenti, oppure fanno finta di non conoscerli.
Non hanno limite nella loro ricerca di potere e influenza.

Stabilire dei limiti quando si ha a che fare con persone tossiche

 

Riconoscere queste caratteristiche è un primo passo verso la protezione del tuo spazio personale.
È essenziale definire i propri limiti e non permettere a questi individui tossici di invadere il nostro benessere. Questo può iniziare con gesti semplici, come dire di no, stabilire confini chiari nelle interazioni o persino allontanarsi da situazioni in cui predominano questi comportamenti negativi.

Sono particolarmente nefaste le personalità che, sotto le parvenze di rispettabilità o, addirittura, di santità, millantano rapporti misteriosi, da medium, con mondi ed entità paranormali da cui, a loro dire, vengono ispirate per diffondere scenari catastrofici per l’umanità, adoperando questi argomenti per indurre paura e sudditanza e controllare la sensibilità psicologicamente labile delle proprie vittime.
Sono le cosiddette santone o i guru che, come influencer mentali, cercano adepti per creare intorno a sé una setta di seguaci che pendono dalle loro labbra, come in un festival della creduloneria.

Ma sono da evitare accuratamente anche le persone cosiddette amiche che, quando ti parlano, scaricano su di te le loro ansie ed angosce affinché sia tu ad avere il ruolo di cestino della loro immondizia psichica: ad esempio quelle che parlano di guerre imminenti, di minacce di bombe nucleari, di rifugi antiatomici, di luoghi lontani e sicuri dove andarsi a rifugiare, per garantirsi una serenità di cui loro sono prive per natura.
Stanno seminando una negatività che è dentro di loro, ma che diventa per esse più sopportabile se condivisa con altri: mal comune mezzo gaudio.

Dobbiamo circondarci, invece, di persone premurose, che sono quelle che arricchiscono la nostra vita e rispettano i nostri limiti.
Rifiutarsi di tollerare comportamenti dannosi è un atto di rispetto di sé e un passo verso l’amor proprio.

Scegli il rispetto di te stesso e l’amore per te stesso

 

Alla fine, la scelta è nostra. Possiamo scegliere di subire le azioni di persone malintenzionate oppure di prendere le redini e tracciare i contorni di una vita rispettosa della nostra integrità personale.
Affermarci e coltivare l’amore per noi stessi è l’antidoto più potente contro l’ombra della malevolenza.
Ci vuole coraggio e perseveranza, ma ne vale la pena per la pace interiore e le relazioni autentiche che ne derivano.

Diventando consapevoli dei comportamenti tipici delle persone che desiderano farci del male e scegliendo deliberatamente di rispettare e amare noi stessi, cambiamo non solo la dinamica delle nostre interazioni, ma anche la traiettoria della nostra vita.
È tempo di scegliere le relazioni che ci sollevano, invece di tollerare quelle che ci trascinano giù.
La paura, l’angoscia, il senso di colpa, l’espiazione, la tristezza sono stati d’animo a “bassa vibrazione” che inducono e instaurano un malessere che diventa cronico, del quale non ci si accorge, ma che ci intossica

Chiediamoci se la nostra vita è serena o, almeno, abbastanza serena: se la nostra onesta risposta è no, rileggiamo queste parole, guardiamoci prima dentro e poi intorno e ….prendiamo provvedimenti.

 

Numero3614.

 

S U B C O N S C I O

 

Il subconscio non distingue

fra realtà e immaginazione.

Ciò che ripeti, la tua mente lo trasforma in verità.

Il subconscio non giudica, obbedisce.

Ogni immagine mentale è un comando che dai a te stesso.

Se visualizzi la paura, in te creerai paura.

Se visualizzi forza, costruirai forza.

Le parole che usi diventano la tua realtà.

La tua mente non fa differenza tra sogno e verità: sceglie ciò che ripeti.

Allena la tua mente come alleneresti un muscolo.

 

@ilmegliodeilibri

Numero3613.

 

C O S E    D A    E V I T A R E    C O N    L’ E T A’

 

Con il tempo, impari che l’eleganza

non è nei vestiti, ma nel modo

in cui agisci e ti comporti.

Non invadere la vita degli altri,

ascolta e parla soltanto se

e quando ti viene richiesto.

Non parlare solo di problemi,

racconta anche ciò che ti fa sorridere.

Non dare consigli su tutto,

a volte basta solo esserci.

Smetti di paragonarti continuamente,

ognuno ha la sua stagione.

Evita pettegolezzi e parole inutili,

anzi, spesso valgono di più

il silenzio e la discrezione.

E, soprattutto, non restare

ancorato ai ricordi del passato.

Il presente è l’unico tempo

in cui puoi ancora essere felice.

 

@healingsoulmusic436

Numero3607.

 

A P P A R E N Z A    E    S O S T A N Z A

 

Viviamo in un mondo,

in cui il funerale è più

importante del morto,

il matrimonio più dell’amore,

il corpo più dell’intelletto.

Viviamo la cultura del

contenitore, che è apparenza,

ma non del contenuto,

che è la vera sostanza.

 

Eduardo Galeano.

Numero3606.

 

R I T A

 

Quello che fai, sembra un lavoro invisibile, ma io lo noto e lo apprezzo. Te ne sono molto grato.
È un lavoro senza fine, senza orari, senza stipendio.
Non si nota quando fai tutto, ma si nota subito, quando non lo fai.
Non ci sono applausi, solo obblighi.
Anche quando riposi, la tua mente corre sempre al tuo “dovere”.
Che, per me, ha un altro nome.
C’è più da fare di quello che vorresti fare.
E se un giorno crolli, è subito emergenza.
Ma la verità è un’altra: stai portando avanti un mondo intero, da sola.

Grazie, Rita.

Numero3605.

 

L E    P E R S O N E    F O R T I

 

Non sprecano energia per vendicarsi: sanno che la vita risponde da sola.

Non si confrontano, non restano dove il rispetto manca.

Non temono la solitudine, non chiedono attenzione.

Vivono senza scuse, non si fanno guidare dal passato, e non restano con chi le considera un’opzione.

Non hanno bisogno di alzare la voce.

Perché ricordano chi sono … anche quando fa male.

 

da YouTube

Numero3604.

 

da  QUORA

 

Scrive Murta P., corrispondente di QUORA.

 

C H E    C O S A    P I A C E    A L L E    D O N N E

 

C’è una citazione attribuita a Jung (perfettamente in linea con il suo pensiero) che amo molto:

“Il più grande privilegio di una vita è diventare sé stessi.”

Secondo me, risponde già alla domanda: “Cosa piace alle donne?”

Quando incontri qualcuno, il punto non è capire “cosa vuole”, ma chi sei tu mentre ti presenti.

Perché se metti una persona su un piedistallo prima ancora di conoscerla, non stai vedendo lei: stai idealizzando una tua proiezione.

Jung chiamava ombra tutto ciò che rimane nascosto dietro la maschera che costruiamo da bambini per compiacere, e da adolescenti per appartenere.

Integrare l’ombra significa smettere di recitare e lasciar emergere ciò che siamo davvero: desiderio autentico, curiosità, ironia, presenza senza bisogno.

Quando vivi così, non hai più necessità di chiederti “cosa piace”.

Cerchi semplicemente chi ti riconosce, chi ti vede senza che tu debba nasconderti.

Ti mostri, e chiedi all’altra persona di mostrarsi.

Le persone entrano nella nostra vita come possibilità.

Nessuno merita un piedistallo a priori – nemmeno dopo anni, nemmeno dentro una relazione.

Solo quando qualcuno ti incontra da pari può diventare protagonista insieme a te della tua storia.

Gli altri rimangono di passaggio, ed è naturale così: fa parte della fatica e della bellezza di diventare sé stessi.

Per questo, quando ti dicono “sii te stesso”, ti stanno dicendo solo metà della verità.

La parte difficile è scoprire chi è davvero quel “te”.

E questo vale anche per il rapporto con il gentil sesso, come per chiunque altro.

Non devi chiederti “cosa piace alle donne?” mettendo addirittura un intero genere sul piedistallo.

Chi è davvero se stesso si chiede al massimo:

“Come esprimo desiderio in modo autentico?”

Tutto il resto si costruisce a due.

Ma questa è un’altra storia.

 

N.d.R.: forse, la domanda giusta è: “chi sono io, quando incontro quella donna?”.
Non mi devo comportare come piace, genericamente, alle donne, magari compromettendo la mia genuinità, spontaneità, anche vulnerabilità o venendo meno ai miei connotati caratteriali per recitare una parte.

A mio avviso, il miglior modo di approcciare una donna è essere me stesso, senza infingimenti o mascherature che, presto o tardi, finirebbero per lasciare il tempo che trovano.

Avere una relazione con una donna è sempre una buona occasione per imparare ad essere se stessi o, addirittura, per migliorarsi.

Numero3603.

 

L A     M E N T E    C O M E    P R I G I O N E

 

A volte, la prigione non

è fuori, ma dentro di noi.

Non sono le mura che

ci intrappolano, sono  i

nostri pensieri, le paure

che ripetiamo ogni giorno,

le credenze che ci dicono:

“Non puoi”. Le sbarre più

forti sono quelle che non

vediamo. Ma ecco la verità:

la stessa mente che ti

imprigiona, può liberarti.

Quando cambi i pensieri,

evadi  dalla prigione.

E scopri che la porta

era sempre aperta.

 

@healingsoulmusic436

Numero3601.

 

V O L A R E    A L T O

 

Non aver paura di

essere solo.

Stare soli non è

una condanna,

ma un’opportunità.

Le aquile volano

da sole.

I piccioni volano

in gruppo.

 

Chi non ama  la solitudine,

non ama neppure la libertà,

perchè soltanto quando si

è soli si è veramente liberi.

 

Arthur Schopenhauer