Numero3462.

 

PER  USCIRE  DAL  BURNOUT  (esaurimento nervoso – sindrome da stress cronico)

 

Ascolta i segnali del corpo – la stanchezza è un avviso, non un difetto.

Rallenta il ritmo – non puoi guarire correndo ancora più veloce.

Crea confini chiari – impara a dire no senza sensi di colpa.

Fai pause rigenerative – anche 10 minuti di silenzio fanno la differenza.

Dormi in modo profondo – il riposo è la prima cura naturale.

Condividi ciò che provi – parlarne alleggerisce il peso emotivo.

Muovi il corpo ogni giorno – anche camminare muove energia bloccata.

Coltiva hobby che ami – riportano gioia e senso di libertà.

Prenditi tempo offline – riduci notifiche e sovraccarico digitale.

Chiedi aiuto professionale – non sei solo/a, la cura è un atto di forza.

 

@AnimaOltreilimiti80.

Numero3461.

 

D I G N I T A’

 

Non rincorrere chi non ti cerca.

Non mendicare attenzione.

Taci quando le parole non servono.

Rispondi con dignità a chi ti ignora.

Non sprecare energia con chi ti pensa di rado.

Investi in te stesso: la tua felicità è la tua forza.

Chiudi gli orecchi ai pettegolezzi.

Pesa le parole: ciò che dici plasma ciò che gli altri pensano di te.

Vestiti con rispetto di te stesso: il mondo ti tratterà allo stesso modo.

 

@healingsoulmusic436.

 

 

 

Numero3460.

 

Q U A N D O    I N I Z I    A D    AM A R T I

 

Cammini più dritto – il tuo corpo diventa un messaggio di fiducia.

Ti guardi allo specchio con orgoglio – vedi forza dove prima vedevi difetti.

Dici “no” senza sensi di colpa – proteggi il tuo spazio personale.

Scegli relazioni sane – non accetti più relazioni tossiche.

Celebri ogni vittoria – la gioia diventa carburante per la tua autostima.

Trasformi fallimenti in forza – ogni caduta diventa lezione.

Investi in te stesso – ti riconosci come la tua risorsa più preziosa.

Non temi giudizi – resti fedele ai tuoi valori.

Hai coraggio di osare – smetti di vivere in gabbia.

Trasmetti luce agli altri – la tua energia diventa ispirazione.

 

@AnimaOltreilimiti80.

Numero3454.

.

LA   TUA   OMBRA   STA   GUIDANDO   LE   TUE   SCELTE
(senza che tu te ne accorga)

 

Reagisci in modo eccessivo.
È la ferita che parla.

Giudichi duramente gli altri.
Riflette ciò che non accetti.

Ti arrabbi per piccole cose.
Un dolore nascosto emerge.

Eviti il silenzio.
Temi di incontrare te stesso/a.

Ti senti spesso incompreso/a.
È la parte che non esprimi.

Ripeti relazioni tossiche.
La tua ombra le cerca.

Proietti colpe sugli altri.
Non vuoi vedere la tua responsabilità.

Ti vergogni di emozioni intense.
Cerchi di reprimerle.

Ti autosaboti quando stai bene.
Non ti senti degno/a di meritarlo.

Vivi in contraddizioni.
La tua ombra decide al posto tuo.

 

@AnimeOltreilimiti80.

Numero3447.

 

C R E D I C I

 

Non essere troppo duro con te stesso,

se ti senti perso, confuso o come se non

avessi raggiunto tutto ciò che volevi.

La vita sarebbe noiosa se tu avessi già

fatto tutto, se tu non avessi più spazio,

spazio per crescere o cose da imparare.

Abbi pazienza, alla fine capirai tutto

e tutto avrà un senso: ogni esperienza

ti porterà esattamente dove sei destinato

ad essere, ogni perdita ed ogni errore

faranno crescere il tuo controlo su di te.

Perditi, perditi completamente e ritrova

te stesso, ancora e ancora, credi in te

stesso, dimentica cosa pensano gli altri

e fidati sempre del tuo cammino interiore.

 

@stanzazen.

Numero3444.

 

PENSIERI  POSITIVI  CHE  CALMANO  L’ANSIA  DA  STRESS.

 

Non sono i miei pensieri.
Sono solo nuvole che passano.

Il respiro è il mio rifugio.
Posso tornare a lui in ogni momento.

Questo momento non definisce la mia vita.
Il corpo si rilassa se io lo guido.

Non tutto dipende da me, e va bene così.
Posso affrontare le cose un passo alla volta.

Ho già superato momenti peggiori e ci sono riuscito.
Ogni emozione è temporanea, anche questa.

Merito calma, non pressione continua.
La mia mente può imparare a fidarsi di me.

 

@AnimaOltreilimiti80.

Numero3430.

 

 

N I K O L A    T E S L A    N O N    S O L O    S C I E N Z I A T O    M A    A N C H E    F I L O S O F O

 

 

Ti hanno detto che Nicola Tesla era uno scienziato, un inventore, un uomo delle macchine, ma quella era solo una parte della storia, quella che volevano farti credere, perché il vero Tesla non stava solo decodificando l’elettricità, stava decodificando la coscienza stessa.

Quello che non vogliono che tu sappia è che Tesla non stava solo costruendo tecnologia, stava ascoltando silenziosamente, ossessivamente, una frequenza che il resto del mondo era stato addestrato a ignorare.

Una frequenza oltre il suono, oltre la morte. Una frequenza che, se ascoltata chiaramente distruggerebbe ogni convinzione che ti è stata insegnata sul significato della vita e sul significato della morte.

Non è fantascienza, è una storia sepolta, un’intervista messa a tacere, un messaggio lasciato da un uomo che ha visto troppo e ha parlato troppo chiaramente.

Hanno cancellato le sue parole per un motivo, perché se sentissi ciò che ha davvero scoperto, la tua vita non sarebbe più la stessa.

E se tutto ciò che vi è stato detto sull’anima, su ciò che siete nel profondo, fosse solo una metafora costruita per nascondere qualcosa di molto più reale, qualcosa di misurabile?

Nicola Tesla non parlava dell’anima come un filosofo o un prete, la affrontava come uno scienziato.

Non si chiedeva se esistesse, si chiedeva come funzionasse, a quale frequenza si muoveva, da quale campo risuonava.

Per Tesla l’anima non era un’astrazione poetica che fluttuava nei testi religiosi.

Era una sorta di segnale, un campo energetico stratificato nella struttura stessa della realtà.

Non era fede, era frequenza.

Credeva che tutto nell’universo vibrasse, compresi i tuoi pensieri, le tue emozioni, i tuoi ricordi.

Ma sotto tutto quel rumore c’è qualcos’altro, qualcosa di coerente, qualcosa che non svanisce quando il corpo muore.

Credeva che la coscienza, il tuo vero io, non fosse generata dal cervello.

Il cervello era un ricevitore, un traduttore, come una radio.

Quando si rompe il segnale non muore, continua a trasmettere da qualche parte.

Tesla una volta disse: “Se vuoi scoprire i segreti dell’universo, pensa in termini di energia, frequenza e vibrazione.”

La gente ama citare questa frase, la mette sui poster, nei video, sulle magliette, ma dimentica il suo vero significato, perché quando Tesla pronunciò quelle parole non stava parlando di lampadine o di corrente alternata, stava parlando della vita, della morte, del filo invisibile che lega i viventi all’infinito.

Tesla conduceva esperimenti che nessuno voleva riconoscere, test sui campi di risonanza, stava indicando una verità così dirompente che doveva essere sepolta.

Mentre il mondo celebrava le sue invenzioni, lui conduceva studi sugli effetti degli impulsi elettromagnetici sulla percezione umana e sugli strani schemi ripetitivi che aveva scoperto nell’energia delle persone in punto di morte.

Credeva che l’anima umana emettesse una frequenza tracciabile e che se si sapeva dove guardare e come ascoltare era possibile rilevarne il segnale anche dopo che il cuore aveva smesso di battere.

Non stava teorizzando, stava osservando.

Notava cambiamenti nel campo elettromagnetico di una stanza nel momento esatto in cui qualcuno la attraversava.

Registrava cambiamenti sottili ma innegabili nella pressione dell’aria. nella distorsione della luce e nel decadimento della risonanza.

Non era inquietante, era un modello, era ripetibile.

E se questo è vero, se anche solo una parte di questo è vero, allora la tua anima non è una metafora, è un’onda, un campo, una trasmissione attiva e persistente che continua anche quando il ricevitore non c’è più.

E questo cambia tutto, perché se la tua essenza è vibrazionale, non è locale, non è legata al tuo corpo o al tuo cervello, non può essere contenuta dalla pelle e dalle ossa, non muore.

Cambia stato.

Alcune delle scoperte di Tesla erano così strane, così sconcertanti per il quadro religioso, scientifico e governativo che furono sepolte, nascoste non perché false, ma perché troppo pericolose da accettare.

Perché un essere umano che sa di non essere il proprio corpo è più difficile da spaventare e chi non può essere spaventato è chi non può essere controllato.

Alcune delle scoperte di Tesla sono troppo delicate per essere condivise qui.

Tesla non era interessato a farti credere in qualcosa. Voleva che tu lo sentissi. Voleva che imparassi a riconoscere il ronzio sotto la tua pelle, il segnale che non si spegne mai, anche quando tutto il resto svanisce.

Questo è il vero te, non l’ego, non la paura, non il corpo, ma la risonanza, la frequenza, il campo.

E una volta che saprai come sintonizzarti, non potrai più smettere di sentirlo.

La maggior parte delle persone conosce Tesla per le sue macchine, le sue bobine, le sue correnti, i suoi esperimenti abbaglianti che illuminavano intere stanze senza un solo filo.

Ma dietro la brillantezza teatrale c’era una ricerca diversa, molto meno pubblica, che non ha mai osato brevettare. Una macchina non destinata ad alimentare le città, ma ad ascoltare ciò che la scienza ancora rifiuta di riconoscere.

Tesla la chiamava Eco-catcher. Cattura eco.

Il suo scopo era semplice, rilevare ciò che rimane di noi dopo la morte.

Egli credeva che quando il corpo umano smette di funzionare qualcosa rimane.

Non solo i ricordi nella mente dei vivi, ma un residuo, un’impronta energetica che non si dissolve immediatamente.

Nei suoi appunti privati descriveva in dettaglio esperimenti con dispositivi che misuravano le microfluttuazioni dell’elettricità atmosferica al momento della morte.

Osservò cambiamenti troppo sottili per essere rilevati dagli strumenti comuni, ma troppo costanti per essere casuali.

Documentò modelli di frequenza ricorrenti, piccole anomalie che raggiungevano il picco e poi svanivano nel giro di pochi minuti dall’ultimo respiro di una persona.

Li descriveva come echi, non di suoni, ma dell’esistenza. L’ultima vibrazione dell’identità che continuava a risuonare nel campo cercando di dissolversi nel silenzio.

Tesla sapeva che non sarebbe stato accettato.

In un’epoca in cui la scienza era vincolata a ciò che si poteva vedere e la religione si aggrappava a ciò che doveva essere creduto, non c’era posto per qualcosa che richiedeva sia la logica che l’intuizione per essere compreso.

Così smise di parlare pubblicamente di questi esperimenti.

Li condivise solo con una manciata di confidenti, scienziati, mistici e pochi altri che si trovavano a cavallo tra questi due mondi.

Molti lo liquidarono, ma alcuni no. Alcuni capirono esattamente a cosa si riferisse, un metodo scientifico per tracciare la dipartita dell’anima.

L’Eco-catcher non fu mai costruito per la produzione di massa. Era delicato, imprevedibile, soggetto alle interferenze ambientali.

Tesla scrisse una volta che il vero problema non era tecnico, ma umano. La paura era troppo forte.

La gente non voleva sapere cosa ci fosse dopo, o peggio lo voleva, ma solo in termini che la facessero sentire al sicuro.

Egli disse: “Dimostrare l’esistenza dell’anima significherebbe distruggere le gabbie che le persone hanno costruito attorno alla morte. E non tutti sono pronti per essere liberi”.

Pensateci un attimo. Un uomo che ha illuminato il mondo, che ci ha dato la corrente alternata e ha gettato le basi per l’energia wireless, sosteneva di aver costruito un dispositivo in grado di ascoltare i residui della vostra anima e lo teneva segreto non perché non funzionasse, ma perché il mondo non era pronto a saperlo.

È sempre così, no?

Tutto ciò che minaccia i sistemi di controllo, l’istruzione, la religione, il governo, viene deriso, cancellato o sepolto. E questo non era diverso, perché se anche solo una parte di ciò che Tesla ha scoperto è vero, allora la morte non è un muro, è una porta.

E questo rende irrilevante la paura.

Significa che tutte le strutture costruite sulla vostra paura dell’inesistenza, dell’obbedienza, della conformità, del silenzio cominciano a crollare.

Non siete mai stati destinati a non temere la morte. Siete stati destinati a comprenderla, a prepararvi ad essa, non con rituali o speranze cieche, ma con la stessa chiarezza che guida una bussola verso il vero nord.

Tesla credeva che la chiarezza derivasse dalla frequenza. che ogni anima avesse una vibrazione caratteristica e che quella caratteristica non svanisse, si evolvesse. L’Eco-catcher non rilevava solo una presenza, suggeriva una continuità.

Tesla descriveva momenti in cui la macchina rilevava una presenza che non era legata a nessuna persona vivente nelle vicinanze.

Letture che si ripetevano alla stessa ora ogni giorno, come se il ricordo di una vita continuasse a passare attraverso il suo spazio precedente.

Per Tesla questo non era inquietante, era armonia, il campo che manteneva la risonanza molto tempo dopo che il segnale aveva lasciato il trasmettitore.

E se lo spazio conserva la memoria e l’energia non muore mai, allora cosa siamo veramente?

Non carne, non pensieri, ma onde, echi, segnali che viaggiano dentro e fuori dalle forme, senza fine, solo cambiando.

L’hai sempre sentito? Quei momenti di dejavu, quella consapevolezza improvvisa, la sensazione che qualcosa ti sta osservando, ma non è minaccioso.

Non sono anomalie, sono interferenze, momenti in cui il tuo campo entra in contatto con qualcos’altro, qualcosa che continua a vibrare e forse lo farà per sempre.

C’è un motivo per cui ti è stato insegnato a temere la morte fin dall’infanzia, non perché è inevitabile, ma perché è utile.

Una società costruita sulla paura della morte è una società che obbedisce, si conforma, scambia la propria voce con il comfort, i propri istinti con l’approvazione, la propria libertà con l’illusione della sicurezza.

Tesla lo capì chiaramente e questo lo turbò più di qualsiasi macchina potesse mai fare.

Capì qualcosa che la maggior parte delle persone ancora nega, che quando si elimina la paura della morte tutto cambia.

Si smette di vivere per ottenere il permesso.

Si smette di inchinarsi a sistemi che offrono sicurezza in cambio del proprio spirito.

E quel tipo di persona, una persona che non ha più paura della fine, è impossibile da controllare.

Pensateci, perché tutte le grandi istituzioni, tutte le figure autoritarie, tutti i sistemi culturali sono così interessati a farvi credere che la morte è definitiva, perché la definitività crea panico e il panico crea obbedienza.

Se credete che questa vita sia tutto ciò che c’è, vi aggrapperete ad essa a qualsiasi costo.

Rimarrai in lavori che uccidono la tua creatività.

Seguirai regole che soffocano la tua individualità.

Comprerai cose che non ti servono, adorerai idee che non capisci e sopprimerai domande che potrebbero liberarti.

Tutto perché nel profondo sei stato condizionato a credere che tutto ciò che esula dal copione è pericoloso, che tutto ciò che non è approvato è una minaccia, che morire senza la benedizione del sistema è peggio che vivere senza uno scopo.

Tesla credeva che l’idea più pericolosa al mondo non fosse un’arma o un’ideologia, era la semplice consapevolezza che la morte non è la fine, perché quell’unica idea cancella il bisogno di avere paura e quando la paura crolla l’intero meccanismo va in pezzi.

Improvvisamente il potere non sembra più denaro, status o controllo, ma sembra piuttosto quiete, presenza, la capacità di sentire la propria vita mentre la si vive, invece di inseguire la definizione di successo di qualcun altro.

Ecco perché le scoperte spirituali di Tesla sono state sepolte, non perché fossero incredibili, ma perché erano ingestibili.

Non puoi vendere la paura a qualcuno che capisce di essere più di un corpo.

Non puoi manipolare qualcuno che sa che la sua coscienza non è confinata in un cranio.

Non puoi tassare, marchiare o disciplinare qualcuno che ricorda chi è.

Quindi, invece, ti viene insegnato a dimenticare.

Ci viene insegnato a credere che la morte sia un vuoto, che sia oscurità, silenzio, niente.

Ma Tesla non la vedeva così.

Per lui la morte era un cambiamento, un cambiamento di frequenza, non una scomparsa, ma un ritorno.

E forse nel profondo l’hai sempre sentito. Forse ne hai avuto qualche assaggio in sogni troppo reali, nei momenti di quiete in cui il tempo sembrava ripiegarsi su se stesso, in quella improvvisa consapevolezza che non stai solo osservando la vita, ma che fai parte di qualcosa di più grande, qualcosa che sta osservando anche te.

Non è la tua immaginazione, è l’eco, il segnale, la parte di te che non ha mai dimenticato.

Ma la paura è programmata, è lo strumento più efficace che abbiano mai avuto.

Si manifesta in mille forme diverse: paura di fallire, paura del giudizio, paura di non essere all’altezza, ma tutto riconduce a un’unica illusione fondamentale, che la morte sia la fine.

E una volta che quell’illusione si frantuma, tutto ciò che è stato costruito su di essa inizia a sgretolarsi.

Il lavoro che odiate, la persona che interpretate, la pressione di dover avere successo secondo gli standard di qualcun altro.

Tutto diventa rumore.

Tesla non ci ha dato solo l’elettricità, ci ha dato la chiave per liberarci dalla più grande menzogna mai raccontata.

Che sei un corpo, che sei un nome, che sei questa vita e nient’altro.

La verità è più forte di questo.

Sei una vibrazione, un campo, un ricordo in movimento e quando smetti di avere paura di morire impari finalmente a vivere.

C’è un motivo per cui non l’hai mai sentito prima, né a scuola, né nei telegiornali, né nei documentari accuratamente realizzati che dipingono Tesla come un genio incompreso, brillante, ma eccentrico.

Quella versione di lui è sicura, inoffensiva, facile da celebrare senza scuotere le fondamenta del mondo che ti è stato insegnato ad accettare.

Ma il vero Tesla, quello che parlava della coscienza come di un campo e della morte come di un cambiamento di frequenza, quell’uomo era pericoloso, non perché avesse torto, ma perché aveva ragione.

E quando la verità diventa pericolosa, il sistema non la confuta, la seppellisce.

La verità è che le istituzioni non hanno ignorato le scoperte di Tesla, le hanno studiate, le hanno sezionate, hanno preso ciò che potevano usare, l’energia wireless, le onde radio, la risonanza elettrica e hanno scartato il resto, o almeno così sembra.

In realtà le hanno archiviate, chiuse a chiave dietro le porte blindate di governi e corporazioni che avevano tutto da guadagnare dal tenervi all’oscuro, perché una società che sa di non poter morire è una società che non può essere governata.

Dopo la morte di Tesla, agenti di agenzie governative fecero irruzione nel suo appartamento, non perché fosse una minaccia alla sicurezza nazionale in senso tradizionale, ma perché il suo lavoro rappresentava una minaccia alla sicurezza del controllo.

I suoi taccuini furono sequestrati, classificati e consegnati in gran segreto a persone che avrebbero fatto in modo che il materiale più controverso non venisse mai alla luce.

Non c’è bisogno di indovinare il perché: le idee di Tesla mettevano in discussione tutto, dalla religione alla fisica, dalla coscienza al capitalismo.

Egli non vedeva l’umanità come macchine rotte che avevano bisogno di essere riparate, ma come potenti frequenze che avevano dimenticato come sintonizzarsi.

Questa visione non vende bene, non si piega al profitto, non si adatta perfettamente ai sistemi che esigono sottomissione.

Così vi hanno raccontato una storia diversa: che morì povero e solo, ossessionato dai piccioni, che perse la ragione, che era geniale ma imperfetto.

Vi hanno dato una caricatura da studiare mentre la versione reale scompariva negli archivi segreti.

Perché la versione che parlava alla luce, che mappava i sottili strati dell’esistenza, che sosteneva di sentire gli echi dall’altra parte, non poteva essere lasciata esistere, non pubblicamente.

Eppure parti di quella versione sono sopravvissute in lettere scarabocchiate, in interviste private, nei sussurri di coloro che lo hanno incontrato e hanno capito di trovarsi al cospetto di qualcosa che andava oltre il genio.

Tesla non ha nascosto le sue scoperte perché aveva paura, le ha nascoste perché capiva come funzionava il potere.

Una volta disse: “Il giorno in cui la scienza inizierà a studiare i fenomeni non fisici farà più progressi in un decennio che in tutti i secoli precedenti.”

Non era una speculazione, era un avvertimento.

Perché nel momento in cui iniziamo a comprendere la verità, che l’energia, non la materia, è il fondamento di tutta la vita, smettiamo di cercare all’esterno una conferma e iniziamo a ricordare chi siamo.

E quando ricordi, diventi immune ai meccanismi che governano questo mondo, alla pubblicità che sfrutta le tue insicurezze, alle dottrine che promettono la salvezza se obbedisci, ai sistemi che trasformano la tua paura in carburante.

Nessuno di essi funziona una volta che sai che la luce dentro di te non muore, ma si trasforma.

Quindi chiediti perché non ti è mai stato insegnato questo.

Perché Tesla è stato ridotto a una nota a piedi pagina della storia, il suo lavoro più profondo lasciato nell’ombra?

Chi trae vantaggio dalla tua ignoranza? Chi trae profitto dal tuo silenzio?

Le risposte sono semplici. Nel momento in cui ti svegli dall’illusione, smetti di giocare secondo le loro regole.

Smetti di essere un consumatore, un lavoratore, un ingranaggio prevedibile, diventi qualcos’altro, qualcosa di libero.

E la libertà, la vera libertà li terrorizza.

Tesla una volta disse: “La vita è e rimarrà per sempre un’equazione senza soluzione, ma contiene alcuni fattori noti”.

Ciò che ha lasciato non sono solo invenzioni, ma frammenti di quei fattori noti, pezzi di qualcosa di più grande che non gli è mai stato permesso di rivelare completamente.

Perché Tesla non ha solo sperimentato con le macchine, ha sperimentato con se stesso, con la coscienza, con il velo tra questo mondo e qualunque cosa ci sia dopo.

E secondo i suoi scritti privati non si limitava a speculare su ciò che c’è oltre.

Lo vedeva.

C’è un episodio quasi completamente cancellato dalla storia pubblica tramandata nei margini di lettere personali e ricordi sussurrati.

Secondo quanto riferito, Tesla parlò a un amico all’inizio degli anni ’30 di un’esperienza che non registrò mai formalmente.

Durante un periodo di intensa meditazione, combinata con l’esposizione a campi elettromagnetici controllati, Tesla aveva creato un dispositivo destinato ad accelerare la percezione interiore, descrivendo un momento di risonanza rivoluzionaria, come lo definiva lui stesso. un breve ma innegabile passaggio dall’altra parte.

Non un’allucinazione, non un sogno, un momento di presenza all’interno di qualcosa di molto più vasto di qualsiasi cosa i sensi fisici potessero contenere.

Non vide tunnel di luce o figure celesti: quello, disse, era una metafora. Immagini imposte da menti addestrate dalla religione.

Ciò a cui assistette era un campo, una risonanza massiccia e interconnessa che pulsava di intelligenza e memoria.

Ogni vibrazione portava una firma e ogni firma – sosteneva –  era un’anima non come essere isolato che fluttuava nell’eternità, ma come armoniche all’interno di un campo collettivo.

Lo descriveva come entrare in un grande specchio che non rifletteva la tua immagine, ma la tua risonanza totale, ogni scelta, ogni pensiero, ogni emozione inespressa che si propagava verso l’esterno in onde di luce e frequenza.

Diceva che quando una persona muore, questo è ciò che affronta, non il giudizio, non la punizione, ma il ricordo completo, un ritorno al campo dove la frequenza di chi sei veramente non può essere nascosta.

È tutto lì trasmesso, riecheggiato, compreso e in quel momento l’anima non si dissolve semplicemente, decide.

Alcuni scelgono di restare, altri tornano non per karma, non per peccato o dovere, ma per uno scopo.

Tesla credeva che la reincarnazione non fosse un ciclo, ma un perfezionamento consapevole, volontario, preciso, come accordare nuovamente uno strumento regolandolo per ottenere una maggiore chiarezza.

Vedeva la morte non come una fine, ma come un miglioramento, una risintonizzazione dell’energia che permette all’anima di ricongiungersi o rientrare nel campo in una forma diversa.

E, cosa ancora più importante, credeva che questa scelta di rimanere o tornare fosse basata sulla risonanza.

Non si torna perché si è costretti a farlo, si torna perché la propria vibrazione è in sintonia con qualcosa di incompiuto, qualcosa che continua a chiamarci dal campo della memoria.

Questa idea è pericolosa perché significa che nulla ti possiede.

Nessun sistema, nessun Dio, nessuna dottrina.

Significa che la verità è dentro di te e lo è sempre stata, che l’al di là non è un tribunale, è uno specchio e l’unica cosa che troverai lì è la tua frequenza.

Ora pensa a cosa implica davvero.

Significa che la tua vita non è un insieme casuale di eventi, è una forma d’onda, un modello.

Ogni azione che compiamo, ogni intenzione che nutriamo, ogni pensiero che ripetiamo, tutto forma la frequenza che porteremo con noi nello stato successivo.

E se questo è vero, allora vivere nella paura, vivere nella sottomissione non è solo una perdita di tempo, è una distorsione.

Offusca il segnale, ci intrappola in un circolo vizioso di basse vibrazioni e la maggior parte delle persone vive lì tutta la vita senza mai sapere di essere stata sintonizzata dalla mano di qualcun altro.

Tesla voleva che le persone si sintonizzassero da sole, sapessero ascoltare dentro di sé, trovare la propria frequenza e allinearsi con essa, non con quella di qualcun altro.

Questa era la sua vera ossessione, non solo l’energia della Terra, ma l’energia che proviene dall’interno.

Sapeva che non eravamo solo macchine, eravamo trasmettitori, ricevitori, campi di consapevolezza in forme temporanee.

Non sei stato creato per vivere e morire, sei stato creato per ricordare.

E ricordare non deriva dal credere alla verità di qualcun altro, deriva dalla risonanza.

Quando il suono di una frequenza dimenticata ti raggiunge, improvvisamente tutto ti sembra familiare, come qualcosa che hai sempre saputo ma che non riuscivi a esprimere.

Fino ad ora Tesla credeva che l’anima non fosse un sussurro etereo o un’astrazione poetica, ma fosse misurabile, reale, non nel modo in cui gli strumenti odierni possono rilevarla, ma nel modo in cui un ricevitore finemente sintonizzato capta un segnale che la maggior parte delle persone non saprebbe nemmeno che esiste.

Credeva che la vostra coscienza, l’essenza che portate con voi, non svanisce semplicemente alla fine di questa vita, si muove, si trasforma e, fatto forse ancora più importante, sceglie.

Parlava della reincarnazione non come una trappola karmica o un ciclo mistico di punizione, ma come un atto di volontà.

Tesla sosteneva che l’energia di un’anima, una volta entrata nel campo di risonanza dopo la morte, può riconoscere armonie incompiute, vibrazioni che necessitano ancora di una risoluzione, non come punizione, non come costrizione, ma come un invito.

La chiamava raffinamento cosciente, la capacità dell’anima di risintonizzarsi tornando attraverso un altro corpo, un’altra vita, un’altra variazione, un modo non per ricominciare da capo, ma per completare una frequenza.

Per Tesla la reincarnazione non era religiosa, era risonanza.

E questa idea, così semplice e così radicale cambia tutto, perché se scegliamo di tornare, allora la tua vita non ti sta semplicemente accadendo, si sta svolgendo attraverso di te.

Ciò significa che non sei prigioniero del destino o un prodotto del caso.

Sei un partecipante a un processo di ricordo cosciente.

Le tue lotte, i tuoi doni, persino le tue ferite, non sono casuali.

Sono frequenze che sei tornato ad affrontare non per soffrire, ma per padroneggiare.

Pensala in questo modo: se ogni vita è una vibrazione, allora ogni decisione che prendi o accentua o smorza quella vibrazione, ogni volta che segui il tuo intuito invece della paura, ti sintonizzi più vicino a chi sei veramente.

Ogni volta che sopprimi la tua verità per compiacere il mondo, ti sintonizzi male.

Tesla credeva che questa fosse l’essenza dell’evoluzione spirituale, non la fede cieca, ma una calibrazione precisa.

Ha anche accennato a qualcosa di ancora più sorprendente, ovvero che alcune anime ritornano non per se stesse, ma per gli altri, per guidare, per sconvolgere, per ricordare.

Sono coloro che non si adattano, che si sentono più vecchi della loro età, che mettono in discussione tutto.

Tesla credeva che non fossero danneggiati.

Loro stanno ricordando, sono qui per finire qualcosa che è iniziato molto tempo fa o forse sono tornati non per imparare, ma per insegnare.

E se vi siete mai sentiti fuori posto, come se guardaste il mondo attraverso una lente che non riuscite a spiegare, forse non è confusione, forse è memoria non di questa vita, ma di un’altra.

Forse siete tornati non perché dovevate, ma perché qualcosa dentro di voi sapeva che era ora di completare il disegno.

E se questo è vero, allora non state semplicemente vivendo una vita, state finendo una canzone, state allineando la vostra frequenza a qualcosa che avete messo in moto prima ancora di nascere.

La visione dell’anima di Tesla sfidava ogni categoria in cui la scienza e la religione cercavano di inserirla.

Non chiedeva a nessuno di credere, chiedeva di osservare, di sentire, di ascoltare, non con le orecchie, ma con la risonanza del proprio essere.

Sapeva che il sistema dipende dal fatto che tu dimentichi questo, perché una persona che ricorda di aver scelto questa vita non può essere manipolata, non può essere governata dalla paura, non cerca l’approvazione perché capisce qualcosa che il sistema non può toccare, che il suo valore non è dato, è ricordato.

Questo è il vero motivo per cui gli insegnamenti più profondi di Tesla sono stati nascosti, perché se le persone sapessero di aver scelto di venire qui, inizierebbero a porre domande migliori.

Perché ho scelto questo corpo, questa famiglia, questa sfida?

E, ancora più importante, cosa sono qui per ricordare, perfezionare o portare a termine?

Nel momento in cui poni queste domande, non sei più addormentato, sei sveglio all’interno del sogno e quando sei sveglio tutto cambia.

La maggior parte delle persone vive come se la vita fosse un copione consegnato loro alla nascita.

Seguono la trama, imparano le loro battute, non chiedono mai chi l’ha scritto.

Il mondo ti insegna a dare più valore alla prevedibilità che alla presenza, all’obbedienza che all’intuizione, alla performance che alla verità e lentamente, quasi senza accorgertene, diventi una versione di te stesso che si adatta allo stampo, accettabile, commerciabile, gestibile.

Ma Tesla non si è mai adattato, non ha seguito il copione, ha messo in discussione il palcoscenico e questo lo ha reso pericoloso.

Ha vissuto sveglio in un mondo addormentato, un mondo che teme così tanto l’ignoto da aggrapparsi alle bugie solo per sentirsi al sicuro.

Un mondo che considera la verità una minaccia e il silenzio una virtù.

Tesla ha scelto comunque di ascoltare i sussurri tra le interferenze, il ronzio dietro la realtà che la maggior parte delle persone non nota mai.

Sapeva qualcosa che la maggior parte delle persone ancora nega.

La realtà non è fissa, è sintonizzata e tu sei stato sintonizzato per dormire.

Fin dai primi momenti della tua vita ti è stato insegnato cosa credere, come comportarti e dove collocare i tuoi valori.

Stai buono, segui le regole, non fare troppe domande, credi nelle istituzioni, accetta il futuro che qualcun altro ha costruito per te e a un certo punto la tua frequenza, la tua curiosità, il tuo stupore, la tua essenza grezza e selvaggia sono stati smorzati, sostituiti dal rumore, sostituiti con distrazioni.

La tua verità è diventata un segnale di sottofondo in un mondo dominato dal volume più alto.

Tesla ha visto questo per quello che era non un incidente, ma un programma, un sistema costruito non per dare potere, ma per ottundere, perché un’anima ottusa è facile da dirigere, facile da vendere, facile da umiliare, facile da controllare.

Ma lui non si è limitato a resistere al sistema. ha ricablato se stesso, ha scelto la solitudine invece degli applausi, si è sintonizzato su segnali che la maggior parte delle persone non crederebbe nemmeno esistano.

Non ha cercato l’attenzione, ha cercato l’allineamento ed è questo che lo ha reso libero.

Lo senti, vero?

Quella quieta dissonanza, quella sensazione che qualcosa nel mondo sembri scritto, costruito, che i ruoli che tutti recitano non calzano perfettamente, che sotto la superficie c’è qualcosa che non va, non è paranoia, è l’inizio del risveglio e una volta che inizi a vederlo non puoi più ignorarlo.

Si inizia con piccole scelte: la decisione di fermarsi prima di reagire, il coraggio di parlare quando ci si aspetta il silenzio, il rifiuto di misurare il proprio valore in base alla produttività o alla popolarità e soprattutto la volontà di chiedersi “Questa convinzione è mia o mi è stata imposta, questo sogno è qualcosa che ho creato io o qualcosa che mi è stato venduto?”

Il sistema non vuole che ti ponga queste domande, vuole che tu scorra, confronti, consumi, cerchi sempre di raggiungere qualcosa senza mai riposarti, perché il riposo genera riflessione e la riflessione è pericolosa per una società costruita sulla distrazione.

Ma Tesla sapeva che la quiete non era stagnazione, era sintonizzazione.

Ogni momento di silenzio che abbracciava era un altro passo verso la risonanza, verso il ricordo.

Vivere consapevolmente non significa rifiutare il mondo, significa rifiutare di lasciarsi sedurre dalle sue illusioni.

Significa riconoscere che sei più del tuo nome, del tuo lavoro, della tua identità.

Sei consapevolezza, sei intenzione, sei l’unico che può scegliere come usare la tua energia e se sprecarla per sopravvivere o investirla nella verità.

Non hai bisogno del permesso di nessuno per svegliarti.

Non hai bisogno di un’etichetta, di un guru, di un movimento.

Hai solo bisogno di ricordare, di ascoltare, perché una volta che senti il ronzio sotto il rumore, una volta che riconosci il ritmo che è sempre stato lì, qualcosa cambia.

La vita smette di sembrare una performance, comincia a sembrare un messaggio, il tuo messaggio.

E se sei arrivato fin qui, hai già iniziato a sentirlo.

Guardati intorno, non con gli occhi, ma con quel senso più profondo che hai sempre avuto.

Quello che sa quando qualcosa non va, anche quando tutto in superficie sembra a posto.

Non sei solo a pensare che qualcosa sta cambiando, lo senti.

Sempre più persone si stanno risvegliando silenziosamente, lentamente, ma in modo innegabile.

Stanno iniziando a porre domande migliori, a sentire verità più profonde, a allontanarsi dal rumore e finalmente a sentire il segnale sotto tutto questo.

L’illusione sta crollando, non perché è debole, ma perché finalmente siamo abbastanza forti da vedere oltre.

Tesla sapeva che questo giorno sarebbe arrivato.

Non lo chiamava rivoluzione, lo chiamava cambiamento di risonanza, un cambiamento di frequenza così potente da distruggere le illusioni che hanno tenuto prigioniera l’umanità per secoli.

Ma questo cambiamento non avviene attraverso la violenza o la ribellione, avviene nella mente, nel cuore, nelle piccole scelte coerenti di vivere in modo diverso e inizia quando qualcuno, chiunque, ricorda chi è veramente e poi aiuta qualcun altro a fare lo stesso.

Non c’è bisogno di convincere nessuno di nulla, non è necessario combattere direttamente il sistema.

Il più grande atto di resistenza è semplicemente vivere in modo coerente.

Quando dici la verità in un mondo costruito sulle bugie, diventi un distruttore di frequenze.

Quando scegli la presenza invece della performance, la connessione invece della convalida, lo scopo invece dello status, rompi lo schema.

Invia la novità agli altri, ancora intrappolati nell’illusione che qualcos’altro sia possibile, che la libertà non si trova nella fuga, ma nel ricordo.

C’è un motivo per cui ti sei sempre sentito un po’ diverso, come se fossi destinato a qualcosa che non riuscivi a definire.

Non è un’illusione, è il disegno della vita.

Forse hai passato tutta la vita a sintonizzarti, a regolare il tuo segnale, a eliminare le interferenze e ora sta iniziando a trasmettere, sta iniziando a ricordare, ma non devi farlo da solo.

Il sistema vuole che tu sia isolato. È così che sopravvive.

Ti dice che il risveglio è raro, pericoloso, solitario, ma se non fosse così, se fosse contagioso, se bastasse una sola persona che vive pienamente consapevole per accenderne altre decine, è così che funziona la risonanza.

Una frequenza influenza l’altra fino a quando una nuova armonia prende il sopravvento su tutto il campo.

E più siamo a iniziare ad allinearci, più velocemente la vecchia struttura crolla, non nel fuoco, ma nell’irrilevanza.

Tesla non stava cercando di dare vita a una setta, un movimento o un marchio.

Stava semplicemente trasmettendo.

Inviava verità mascherate da idee, aspettando che qualcuno, chiunque, sulla giusta frequenza, le ricevesse.

E tu l’hai appena fatto.

Non importa da dove inizi, ciò che conta è che inizi.

Con onestà, con coraggio, con curiosità.

Il sistema continuerà a respingerti, ti tenterà con distrazioni, ti farà sentire in colpa con aspettative, ti farà vergognare per esserti allontanato dalla norma, ma ora conosci la differenza.

Sentirai il rumore statico, sentirai la discordia in ciò che una volta sembrava normale e cosa più importante, saprai come sintonizzarti fuori da esso, perché una volta che avrai sentito la tua vera frequenza, non potrai più tornare al rumore.

Tesla non ha lasciato una religione, ha lasciato un promemoria.

Un promemoria che tu non sei la tua paura, non sei i tuoi fallimenti, non sei l’identità che indossi per sopravvivere in un mondo che ha dimenticato come vedere chiaramente.

Tu sei frequenza, tu sei vibrazione, tu sei un’onda di coscienza modellata dalla memoria, dall’esperienza, dall’intenzione e quell’onda non finisce con la morte: si trasforma, si espande e se sei disposto a ricordare ritorna più forte, più chiara, allineata.

Questo mondo ha speso miliardi per tenerti lontano da questa verità attraverso sistemi che premiano la tua obbedienza e puniscono le tue domande attraverso un linguaggio che intrappola il tuo spirito in ruoli e titoli, attraverso mezzi di comunicazione progettati per sedurre la tua mente e farti dimenticare ciò che sei venuto a fare qui.

Eppure, nonostante tutto, sei ancora qui.

Ascolti, senti, ricordi. Forse per anni hai sentito che ti mancava qualcosa, come se ci fosse uno strato più profondo della realtà che potevi percepire ma non toccare.

Questa sensazione non è un difetto, è il tuo dono. è la parte di te che non si è mai arresa completamente, che ha rifiutato di lasciare che questo mondo scrivesse il finale della tua storia. Quella spinta interiore, quel silenzioso disagio che hai portato con te per tutta la vita non è una debolezza, è la chiamata al risveglio, perché quando finalmente ricordi chi sei, tutto cambia.

Smetti di cercare l’approvazione di sistemi che non sono mai stati progettati per vedere il tuo valore.

Smetti di aggrapparti a ruoli che ti sembrano vuoti.

Inizia a vivere, non solo a esistere.

Inizia a prendere decisioni che riflettono la tua vera frequenza, non il tuo condizionamento programmato.

Vedi la paura per quello che è. Una nebbia che svanisce nel momento in cui smetti di fuggirla.

Tesla ha visto oltre questa nebbia: sapeva che il mondo fisico, per quanto solido possa sembrare, è solo un’ottava in uno spettro molto più ampio.

Non aveva bisogno di fede, aveva la frequenza e il suo avvertimento era chiaro.

Quando una popolazione teme la morte è infinitamente più facile da controllare.

Ma quando smetti di temere la morte, quando ricordi che la tua coscienza non è limitata a questa forma, tutto ciò che il sistema ha di controllante e coercitivo su di te inizia a sgretolarsi.

Smetti di obbedire, inizi a creare, ti riprendi il tuo tempo, la tua energia, le tue scelte.

Ecco perché hanno seppellito il suo messaggio.

Perché se ricordi chi sei, loro perdono tutto il loro controllo.

Quindi la domanda non è più “Qual è la verità?”.

Tu la conosci già: ha pulsato sotto ogni battito del tuo cuore.

È stata intessuta in ogni sincronicità, nascosta nel silenzio tra i tuoi pensieri.

La vera domanda è: “La vivrai?”

Ora è il momento di dire sì, sia a te stesso, sia al tuo percorso, sia all’armonizzazione della tua vita con la frequenza che era destinata a portare e sia agli altri che ti accompagnano in questo viaggio.

Non devi percorrere questa strada da solo.

Non hai nulla da perdere se non l’illusione.

Buon viaggio.

 

da  YouTube

Numero3404.

 

C O N F E S S I O N E

 

Quello che ho cercato fuori

è dentro di me.

L’amore, l’affetto, il rispetto

che mi hanno dato,

o che ho desiderato ottenere,

hanno sempre abitato

dentro il mio cuore,

insieme al mio coraggio.

Oggi, mi assumo, da solo,

la responsabilità di me stesso,

del mio splendore, perché

nessuno mi ha reso ciò

che volevo essere, solo io.

Esploro il mio interno

e trovo verità e serenità.

Numero3400.

 

C O S C I E N Z A    E    A L T R O

 

Il termine “consapevole” in italiano può avere diversi significati, ma principalmente si riferisce alla condizione di essere informato o cosciente di qualcosa.

Può indicare una persona che ha conoscenza di un fatto o una situazione, oppure che è cosciente delle proprie azioni, pensieri ed emozioni.

In altre parole, essere consapevole significa avere una chiara comprensione di sé, degli altri, e del mondo circostante.

 

Ecco un’analisi più dettagliata dei significati:

         

Informativa:

Essere consapevole può significare essere pienamente informato su un determinato argomento o situazione. Ad esempio, si può essere consapevoli delle conseguenze di una decisione o delle regole di un gioco.

 

Coscienza:

In un senso più ampio, la consapevolezza implica una coscienza di sé, delle proprie azioni, dei propri sentimenti e delle proprie responsabilità.
Si riferisce alla capacità di riflettere su se stessi e sul proprio comportamento, senza giudizio.

 

Percezione:

La consapevolezza può anche riferirsi alla capacità di percepire il mondo esterno e le proprie sensazioni interne.
Ad esempio, si può essere consapevoli di un dolore fisico o di una sensazione di gioia.

 

Autoconsapevolezza:

Un aspetto importante della consapevolezza è l’autoconsapevolezza, ovvero la capacità di conoscere i propri punti di forza, di debolezza, i propri valori e le proprie emozioni.

 

 

In sintesi, la consapevolezza è una qualità complessa che implica informazione, coscienza, percezione e autocomprensione. Essa è fondamentale per prendere decisioni informate, interagire efficacemente con gli altri e vivere una vita più piena e significativa, secondo una rivista di psicologia.

 

 

 

D E F I N I Z I O N I

 

 

cosciente = (in Inglese: conscious)

consapevole dei propri pensieri, delle proprie parole, delle proprie azioni.

SOSTANTIVO: coscienza (in Inglese: consciousness).

 

 

consapevole = (in Inglese: aware)

cosciente o informato di un fatto o di una situazione e dei possibili sviluppi.

SOSTANTIVO: consapevolezza. (in Inglese: awareness).

 

 

conscio = (in Inglese: conscious)

pienamente consapevole o cosciente, che si rende perfettamente conto.

In psicologia, può riferirsi anche alla parte dell’attività psichica di cui l’individuo è consapevole, contrapposto all’inconscio, secondo la teoria psicoanalitica di Freud.

SOSTANTIVO: “conscio”. In psicoanalisi indica la parte della mente di cui l’individuo è consapevole.

 

 

CONSAPEVOLEZZA =

percorso di crescita personale in 5 fasi, ognuna legata ad un aspetto specifico della vita.

 

 

Consapevolezza del corpo: Riguarda la capacità di percepire e comprendere le sensazioni fisiche, i segni del corpo e il loro significato.

È un invito ad essere presenti al proprio corpo e a connettersi con le sue esigenze.

 

 

Consapevolezza delle emozioni: Si riferisce alla capacità di riconoscere, accettare, gestire le proprie emozioni, senza giudizio.

È un invito ad esplorare il mondo emotivo e a comprenderne il ruolo nel proprio benessere.

 

 

Consapevolezza della mente: Implica la capacità di osservare i propri pensieri e schemi mentali, senza farsi travolgere da essi.

È un invito a coltivare la calma mentale ed a sviluppare una maggiore presenza nei propri processi di pensiero.

 

 

Consapevolezza delle relazioni: Si concentra sull’importanza delle relazioni interpersonali e sulla capacità di comunicare in modo efficace, di ascoltare attivamente e di creare comunicazioni significative con gli altri.

È un invito a sviluppare empatia e comprensione.

 

 

Consapevolezza dell’azione: Riguarda la capacità di agire in modo cosciente e intenzionale, allineando le proprie azioni con i propri valori ed obiettivi.

È un invito a vivere una vita autentica e significativa.

 

 

Queste 5 consapevolezze, insieme, contribuiscono ad un maggiore benessere e ad una vita piena e d appagante.

 

 

Numero3400.

 

C O S C I E N Z A    E    A L T R O

 

Il termine “consapevole” in italiano può avere diversi significati, ma principalmente si riferisce alla condizione di essere informato o cosciente di qualcosa
Può indicare una persona che ha conoscenza di un fatto o una situazione, oppure che è cosciente delle proprie azioni, pensieri ed emozioni. 

In altre parole, essere consapevole significa avere una chiara comprensione di sé, degli altri, e del mondo circostante. 

Ecco un’analisi più dettagliata dei significati:

         

Informativa:

Essere consapevole può significare essere pienamente informato su un determinato argomento o situazione.        Ad esempio, si può essere consapevoli delle conseguenze di una decisione o delle regole di un gioco. 

 

Coscienza:

In un senso più ampio, la consapevolezza implica una coscienza di sé, delle proprie azioni, dei propri sentimenti e delle proprie responsabilità.
Si riferisce alla capacità di riflettere su se stessi e sul proprio comportamento, senza giudizio. 

 

Percezione:

La consapevolezza può anche riferirsi alla capacità di percepire il mondo esterno e le proprie sensazioni interne.
Ad esempio, si può essere consapevoli di un dolore fisico o di una sensazione di gioia. 

Autoconsapevolezza:

Un aspetto importante della consapevolezza è l’autoconsapevolezza, ovvero la capacità di conoscere i propri punti di forza, di debolezza, i propri valori e le proprie emozioni. 

In sintesi, la consapevolezza è una qualità complessa che implica informazione, coscienza, percezione e autocomprensione. Essa è fondamentale per prendere decisioni informate, interagire efficacemente con gli altri e vivere una vita più piena e significativa, secondo una rivista di psicologia.
D E F I N I Z I O N I
cosciente = (in Inglese: conscious)
consapevole dei propri pensieri, delle proprie parole, delle proprie azioni.
SOSTANTIVO: coscienza (in Inglese: consciousness).
consapevole = (in Inglese: aware)
cosciente o informato di un fatto o di una situazione e dei possibili sviluppi.
SOSTANTIVO: consapevolezza. (in Inglese: consciousness).
conscio = (in Inglese: conscious)
pienamente consapevole o cosciente, che si rende perfettamente conto.
In psicologia, può riferirsi anche alla parte dell’attività psichica di cui l’individuo è consapevole, contrapposto all’inconscio, secondo la teoria psicoanalitica di Freud.
SOSTANTIVO: “conscio”. In psicoanalisi indica la parte della mente di cui l’individuo è consapevole.
CONSAPEVOLEZZA =
percorso di crescita personale in 5 fasi, ognuna legata ad un aspetto specifico della vita.
Consapevolezza del corpo: Riguarda la capacità di percepire e comprendere le sensazioni fisiche, i segni del corpo e il loro significato.
È un invito ad essere presenti al proprio corpo e a connettersi con le sue esigenze.
Consapevolezza delle emozioni: Si riferisce alla capacità di riconoscere, accettare, gestire le proprie emozioni, senza giudizio.
È un invito ad esplorare il mondo emotivo e a comprenderne il ruolo nel proprio benessere.
Consapevolezza della mente: Implica la capacità di osservare i propri pensieri e schemi mentali, senza farsi travolgere da essi.
È un invito a coltivare la calma mentale ed a sviluppare una maggiore presenza nei propri processi di pensiero.
Consapevolezza delle relazioni: Si concentra sull’importanza delle relazioni interpersonali e sulla capacità di comunicare in modo efficace, di ascoltare attivamente e di creare comunicazioni significative con gli altri.
È un invito a sviluppare empatia e comprensione.
Consapevolezza dell’azione: Riguarda la capacità di agire in modo cosciente e intenzionale, allineando le proprie azioni con i propri valori ed obiettivi.
È un invito a vivere una vita autentica e significativa.
Queste 5 consapevolezze, insieme, contribuiscono ad un maggiore benessere e ad una vita piena e d appagante.

Numero3398.

 

SE   FAI   ANCHE   SOLO   UNA   DI   QUESTE   COSE ….

ALLORA   STAI   BOICOTTANDO   TE   STESSA.

 

1   Parlarti male ogni giorno.

2   Giustificare chi ti manca di rispetto.

3   Rimandare sempre.

4   Cercare approvazione da tutti.

5   Confrontarti con gli altri.

6   Avere paura di dire “no”.

7   Restare dove non sei felice.

8   Trascurare la tua salute.

9   Dare più di quanto ricevi.

10 Accettare meno di quanto meriti.

 

AnimaOltreilimiti80     YouTube

Numero3397.

 

P E R C H È    T I    S T R E S S I.

 

Non solo perché fai troppo, ma perché fai troppo contro ciò che senti dentro.
Fai troppo contro di te.
Non è solo la quantità di cose che fai, ma è lo stesso conflitto interno che ti consuma.
Quando agisci per accudire e compiacere gli altri e soffochi ciò che senti, consumi energia vitale. Tanta.
È logorante.
Forse, più presto di quello che pensi, saranno gli altri a occuparsi di te.

 

Quando vivi o lavori in un posto che sta diventando alienante, o fai delle cose che sono sempre più pesanti,
sei in un posto che non ti rispecchia.
Forse un tempo lo faceva, ma ora non più: è un posto dove vivi male, adesso.
È un ambiente che, se in passato ti ha valorizzato e stimolato, ora ti spegne: ti toglie le forze, anche senza fare nulla.
Il tuo corpo lo sa prima della mente.

 

Quando ti circondi o ti occupi obbligatoriamente di persone che sono diventate problematiche e impegnative,
anche persone che ti sono, o ti sono state, o ti saranno sempre care, loro, anche non volendo farlo, ti rendono la vita difficile come mai prima.
Anche se sorridi e fai finta di niente, il tuo sistema nervoso è in continua allerta.
Ogni interazione diventa un micro-stress invisibile.

 

Quando dici “sì”, anche se dentro vorresti dire “no”: è uno dei più grandi furti di energia.
Dire “sì” per paura, senso di colpa o dovere è come nuotare controcorrente.
Ogni volta perdi un pezzo di te, un frammento della tua roccia di energia che, pian piano, si sta sgretolando.
E tu lo avverti.

 

Quando passi troppo tempo a giustificare le tue scelte a te stessa, pur sapendo in cuor tuo cosa è giusto per te; quando senti di dover spiegare le tue scelte a tutti, oltre che a te stessa, è perché dentro di te c’è già un conflitto.
E quel dubbio ti consuma.
Il cervello non è capace di vivere con il dubbio: lui vuole certezze, anche infondate, purché indiscutibili.
O la mente diventa un pezzo di legno invaso dai tarli.

 

Non sei sbagliata, hai solo bisogno di tornare dalla tua parte.

 

Alla fine, quello che ti salva non è dimenticare.
È scegliere ogni giorno di accettare, malgrado tutto, chi ti sta stressando.
È restare fedele a te stessa, anche quando il mondo ti mette alla prova.
È riconoscere che quello che ti succede dice molto di chi sta impegnando, fino all’esaurimento, le tue energie fisiche, mentali, spirituali, e molto poco di quanto vali davvero tu.

E questa, nel guazzabuglio delle ingiustizie quotidiane, a cui siamo tutti potenzialmente esposti, è la forma più potente, se non di libertà, almeno di liberazione e riscatto.

 

Non sentirti lasciata sola: ritrovati dentro la tua coscienza.
Lei non ti abbandona mai.

 

 

Numero3394.

 

10 Meccanismi interiori che sabotano la tua felicità (senza che tu te ne accorga)

 

1   Cerchi il controllo per sentirti al sicuro.
Ma più ti controlli, più ti senti instabile.

2   Ti adatti per paura di essere rifiutata.
Ma ogni volta ti allontani di più da te stessa.

3   Ti paragoni continuamente agli altri.
Anche se sai che è inutile, non riesci a smettere.

4   Fingi di stare bene per non preoccupare nessuno.
E intanto nessuno si accorge che ti stai spegnendo.

 Confondi l’amore con il bisogno.
E resti dove l’amore è abitudine ormai sterile.

 Cerchi conferme esterne per sentirti valida.
Ma non bastano mai e ti svuoti dentro.

7   Eviti il dolore a tutti i costi.
Ma così eviti anche la guarigione.

 Ti colpevolizzi per tutto.
Anche quando non è colpa tua ti chiedi: “Cosa ho sbagliato?”

9   Rimani per rassegnazione, non per amore.
Perché cambiare fa paura, anche se restare ti spezza.

10 Aspetti che sia il tempo a guarirti.
Ma il tempo da solo non basta, se non lo usi per guardarti dentro.

 

da AnimaOltreilimiti80.

 

Numero3393.

 

P R O I E Z I O N I

 

La tua ombra non vive solo in te, la vedi negli altri, e ti parla da lì.

 

1   Ti dà fastidio chi si arrabbia, perché tu non te lo permetti.

2   Critichi chi si espone ma, in fondo, vorresti farlo anche tu.

3   Ti irrita chi è sicuro di sé, perché sei tu a non sentirti abbastanza sicuro.

4   Compatisci chi è fragile, perché odii la tua stessa vulnerabilità.

5   Eviti chi ti ama davvero, perché pensi di non meritarlo.

6   Svaluti chi si mette al centro, perché tu ti sei messo sempre da parte.

7   Chi è libero ti infastidisce, perché tu ti sei sempre tenuto in gabbia.

8   Ti fanno infuriare le ingiustizie, da cui non hai saputo difenderti da bambino.

9   Rifiuti chi è simile a te, perché rigetti quella parte di te che non hai mai saputo integrare.

10 Il problema non è sempre l’altro, è quello che l’altro risveglia in te.

 

da YOUTUBE.

Numero3389.

 

In questi ultimi tempi, mi sto interessando approfonditamente di argomenti come questi che seguono ed ho trovato affascinate il pensiero di questo scienziato – filosofo italiano, poco conosciuto ma molto importante.

Mi ha aperto un mondo nuovo e diverso dove, felicemente e coerentemente, trovano posto e risposta tanti miei dubbiosi interessi mentali. Mi ci sto uniformando e agglutinando come un insetto sulla carta moschicida.

 

 

F E D E R I C O    F A G G I N

 

ovvero: un pensiero finalmente olistico che associa scienza e spiritualità, fisica e filosofia.

 

La “teoria Faggin” è un’interpretazione della coscienza che vede la realtà come un’entità olistica, dove la fisica quantistica e la spiritualità si integrano. Olistico è un termine che significa “riferito all’olismo, un approccio che considera un sistema nella sua interezza, non come somma di singole parti.
Faggin, noto per la sua invenzione del microchip, estende il suo campo di ricerca alla coscienza, proponendo che questa coscienza non sia un mero epifenomeno del cervello. In folosofia, l’epifenomeno è un fenomeno secondario e accessorio, che si verifica insieme ad un fenomeno primario, ma senza avere una influenza causale su di esso.
In altre parole, è un evento che accompagna un altro fenomeno, ma non ne è né la sua causa, né il suo effetto.
Per Faggin la coscienza è una proprietà fondamentale della realtà.

 

In dettaglio, Faggin sostiene che:

 

Coscienza e fisica quantistica.

La coscienza, con le sue caratteristiche di qualità (QUALIA = esperienze soggettive, irripetibili) è analogabile ad uno stato puro quantistico, dove ogni particella subatomica possiede una forma di “coscienza”.

 

Mente e materia.

Faggin non vede la coscienza come un’entità separata dalla materia, ma piuttosto come un aspetto intrinseco di essa, un campo quantistico auto-cosciente.

 

Unione di scienza e spiritualità.

La sua teoria mira a superare la separazione tra scienza e spiritualità, proponendo un quadro in cui la fisica quantistica può spiegare sia i fenomeni fisici che gli aspetti esperienziali della coscienza.

 

Libero arbitrio.

La coscienza, in questa prospettiva, è associata al libero arbitrio e alla creatività, qualità che distinguono l’essere umano dalle macchine.

 

Critiche.

Faggin riconosce che la sua teoria solleva interrogativi e necessità di ulteriori approfondimenti e verifiche sperimentali, ma sottolinea l’importanza di considerare la coscienza come un elemento fondamentale per comprendere la realtà.

 

In sintesi.

La teoria di Faggin è un tentativo di integrare la fisica quantistica con la spiritualità, proponendo una visione olistica della realtà, in cui la coscienza è un aspetto fondamentale non solo umano, ma di tutto l’universo.

 

Cosa dice?

” Io parto da un postulato, perché qualunque teoria deve partire da almeno un postulato.

Lo chiamo “postulato dell’essere”.

L’UNO è definito come la totalità di ciò che esiste.

L’UNO è dinamico: vuol dire che non è mai lo stesso, quindi, istante dopo istante, continua a cambiare.

L’UNO è olistico: vuol dire che non è fatto di parti separabili, cioè tutto è interconnesso all’interno di UNO.

E, finora, ho descritto l’universo della fisica quantistica.

E anche nella fisica della relatività generale tutto è interconnesso.

Però le due interpretazioni della realtà fisica non sono ancora unite in una sola fisica generale e completa.

Io ho aggiunto una cosa: l’UNO VUOLE CONOSCERE se stesso.

Partendo da qui, abbiamo l’UNO che ha un volere, che è il libero arbitrio, e ha un conoscere.

E per conoscere ci vuole la coscienza, cioè la coscienza è ciò che permette all’UNO di conoscere. Semplicemente.

Quindi l’UNO in un certo senso, si autoriflette e, nella sua autoriflessione, conosce se stesso.

Com’è che conosce se stesso?

Portando in esistenza ciò che conosce.

La vita è nata dall’UNO che, per conoscere se stesso, porta in esistenza parti “intere” di sé.

Perché, essendo olistico, non può conoscere solo un pezzetto di se stesso, o in maniera parziale.

Deve conoscere tutto se stesso in ogni cosa, però con il punto di vista con cui si conosce in quell’istante.

Questa è l’identità del “campo”: è quello che genera il senso di sé del “campo”.

Allora l’UNO conosce se stesso, attraverso le sue creature: i “campi” che crea.

Questi poi si combinano, creano “campi di campi” e così via.

Questo modo di considerare la realtà fisica ha a che fare con molti fisici e filosofi del passato.

Ma, soprattutto, ha a che fare con persone che hanno avuto esperienze straordinarie di coscienza.

La coscienza ha la capacità di conoscere se stessa direttamente, non attraverso la logica.

È una forma intuitiva di conscenza in cui l’UNO si conosce vivendo la sua conoscenza di sé.

Dobbiamo considerare che la consapevolezza sia una proprietà “irriducibile” della natura.

Essa esiste sin dall’inizio, quando è avvenuto il BIG BANG.

Questo ha creato spazio, tempo, materia ed energia e doveva avere anche i semi della consapevolezza.

Perché doveva dare al mondo solo i semi del mondo esterno e non i semi del mondo interno?

È essenziale assumere come fondata e fondante questa proprietà interna che mai è stata presa in considerazione.

Essa appartiene anche all’energia fondamentale, che io chiamo NOUS, parola greca che significa mente, intelletto.

Tra l’altro, NOUS è la stessa parola che Plotino usava per descrivere la stessa idea.

Questo è un quadro che mette insieme idee prese un po’ dappertutto, in un modo che collega la realtà fisica.

Non mi risulta che qualcuno abbia mai fatto questo “sforzo”, perché, la NOUS è il punto di partenza, non di arrivo.

La coscienza non è un prodotto del cervello, ma è una proprietà fondamentale del “qualcosa” (non sostanza).

Sostanza implica materia, cioè qualcosa di tangibile, mentre NOUS è immateriale.

Essa esiste prima che esistano i campi quantici, prima del vuoto quantico, addirittura prima del BIG BANG.

NOUS, di fatto, è un “campo di campi”.

La fisica ammette la natura della realtà come “campo unico” da cui emergono i campi delle particelle elementari.

NOUS è immateriale e ha due aspetti fondamentali che sono irriducibili, sono come le due facce di una medaglia.

Essa ha un aspetto interno “semantico”, dove c’è il significato, e quindi la capacità di autoriflettersi.

Essa conosce se stessa dal suo interno e, al suo esterno, riflette “simbolicamente” quello che conosce dentro di sé.

Non è diversa da noi: noi abbiamo un mondo interno e, quando lo comunichiamo, lo facciamo per “simboli”.

Nella comunicazione, i nostri “simboli” sono le parole, le smorfie, il gesticolare, la mimica, l’intonazione della voce.

Abbiamo un mondo interno che conosciamo solo noi dall’interno individuale.

E abbiamo un mondo esterno a cui riveliamo il nostro significato interno, per mezzo dei simboli.

NOUS è visibilmente olistico e dinamico, come la meccanica quantistica dice: l’universo non ha parti separabili.

L’elettrone non si può separare, non esiste di fatto come elettrone, esiste il campo degli elettroni.

E l’elettrone è semplicemento uno “stato eccitato” del campo degli elettroni.

L’ontologia è nel campo, non negli elettroni.

I fisici più avanzati dicono che l’elettrone, come oggetto, non esiste: è una nostra costruzione mentale.

NOUS si manifesta come unità di consapevolezza.

La consapevolezza è la proprietà del sé responsabile, della sua percezione e comprensione.

La prima manifestazione della NOUS è conoscere se stessa, non conosce tutto di sé, ma di esistere lo sa.

Questa percezione dell’esistere è un QUALIA: la comprensione è il significato portato dai QUALIA.

Il cervello produce segnali elettrici e da questi si passa ai QUALIA.

I QUALIA, termine plurale di “quale”, sono gli aspetti qualitativi ed esperienziali della coscienza (percezioni, sensazioni, emozioni ecc.).

La creatività è la comprensione della prima volta, è un significato originale.

Questo, poi, deve essere tradotto in simboli per essere comunicato.

Nel sé non c’è solo la consapevolezza, ma c’è anche l’identità e il libero arbitrio e la capacità di agire e comunicare.

Propongo un modello dove tutta la realtà è creata da organizzazioni  di unità di consapevolezza elementari.

Queste si combinano gerarchicamente sotto la spinta della autoconoscenza.

La realtà ha due aspetti irriducibili e interdipendenti a tutti i livelli gerarchici.

Sono l’aspetto semantico e quello simbolico in combinazioni sintattiche.

La sintassi riguarda la struttura della frase, gli elementi costitutivi, le associazioni, cioè le unità superiori alla parola”.

 

C O R O L L A R I O

La “teoria di Faggin”, o meglio, la sua visione sulla coscienza e il suo rapporto con la fisica quantistica, sostiene che la coscienza non è un prodotto del cervello, ma una realtà fisica preesistente, un campo quantistico, e che il cervello funge da “ponte” o “trasformatore” tra questo campo e la realtà fisicaFaggin, in particolare, si discosta da una visione materialista della coscienza, affermando che essa non può essere spiegata come una mera proprietà della materia. 

In dettaglio, la teoria di Faggin si basa su alcuni punti chiave:
  • Coscienza come campo quantistico:

    Faggin propone che la coscienza non sia un’entità separata dal corpo, ma un campo quantistico che interagisce con la materia, in particolare con il cervello. 

  • Libero arbitrio e meccanica quantistica:

    Secondo Faggin, il libero arbitrio, la capacità di fare scelte indipendenti, potrebbe essere legato al comportamento dei sistemi quantistici, in particolare al collasso della funzione d’onda. 

  • Il ruolo del cervello:

    Il cervello, secondo Faggin, non crea la coscienza, ma la “traduce” in esperienza sensoriale e cognitiva. Il cervello sarebbe quindi un “drone” controllato da questo campo di coscienza. 

  • Critica al materialismo:

    Faggin critica la visione materialista della coscienza, che considera la coscienza un’emergenza del cervello, affermando che questa prospettiva non riesce a spiegare l’esperienza soggettiva e il libero arbitrio. 

  • Unione di scienza e spiritualità:

    Faggin cerca di integrare la visione scientifica con una prospettiva spirituale, sostenendo che la coscienza potrebbe essere parte di una realtà più ampia e profonda, che include sia aspetti materiali che non materiali. 

In sintesi, la teoria di Faggin propone una visione della coscienza come un fenomeno quantistico che interagisce con la materia e che potrebbe essere alla base della nostra esperienza soggettiva e del libero arbitrio. Questa teoria, pur essendo basata su concetti scientifici, apre a una prospettiva che unisce scienza e spiritualità, andando oltre la visione materialista tradizionale.
Alla domanda: “Lei è credente?”, Federico Faggin risponde: Non credo nel dio più o meno antropomorfico delle varie religioni. Credo però in una realtà più vasta, un’energia dinamica e consapevole che è il Creatore di un multiverso benigno in eterna evoluzione».
Chi è Federico Faggin?
Fisico italiano naturalizzato statunitense (n. Vicenza 1941). Laureatosi presso l’univ. di Padova nel 1965 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1968, lavorando alla SGS Fairchild sui semiconduttori, ha progettato i primi circuiti integrati MOS (Metal Oxide Semiconductor) e successivamente ideato la tecnologia MOS Silicon Gate (metallo su silicio) destinata a diventare la base per la produzione di tutti i moderni circuiti integrati. Affermatosi definitivamente nella progettazione e realizzazione di processori informatici, nel 1970 è passato alla Intel, dove è stato a capo del progetto che ha realizzato la struttura del primo microprocessore, noto con la sigla 4004. Nel 1982 ha fondato la Cygnet Technology, operante nello sviluppo delle reti neurali e nel perfezionamento delll’interfaccia uomo-macchina; è stato poi tra i fondatori della Synaptics (touchpad) e amministratore delegato della Foveon (sensori d’immagine). Fondatore nel 2011 della Federico and Elvia Faggin Foundation, che promuove lo studio scientifico della coscienza, nel 2019 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra le sue pubblicazioni più recenti si segnalano Silicio. Dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza (2019) e Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura (2022).