A M A R A R I F L E S S I O N E
Il dolore più profondo
che io abbia provato
è quando ho voluto bene
e me ne sono vergognato.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
A M A R A R I F L E S S I O N E
Il dolore più profondo
che io abbia provato
è quando ho voluto bene
e me ne sono vergognato.
Niente invecchia
tanto in fretta
come il nuovo.
Filippo Tommaso Marinetti ( 1876 – 1944 ) Fondatore del “Futurismo”.
L’ A P P R O V A Z I O N E D E G L I A L T R I
Se cerchiamo costantemente
l’approvazione degli altri,
diventiamo prigionieri
delle loro aspettative,
perdendo la nostra
libertà interiore
e il tempo da dedicarci.
I L P I A C E R E
L’attesa del piacere è
essa stessa piacere.
Gotthold Ephraim Lessing.
da QUORA
“Invecchiamento Accelerato: Abitudini da Scongiurare per Preservare la Gioventù”
Scrive Pier Carlo Lava, corrispondente di QUORA
1. Dieta Sregolata e Povera di Nutrienti
Una dieta ricca di cibi altamente processati, zuccheri raffinati e grassi saturi può avere impatti negativi sulla salute e accelerare il processo di invecchiamento. Adottare una dieta bilanciata, ricca di frutta, verdura, proteine magre e grassi sani può contribuire a mantenere il corpo sano e in forma.
2. Scarsa Attività Fisica e Sedentarietà
La mancanza di esercizio fisico può contribuire all’indebolimento muscolare, alla perdita di flessibilità e all’aumento di peso, tutti fattori che possono accelerare il processo di invecchiamento. Mantenere uno stile di vita attivo può contribuire a preservare la funzionalità fisica e mentale nel corso degli anni.
3. Esposizione Eccessiva al Sole senza Protezione
L’esposizione eccessiva ai raggi UV senza protezione può accelerare l’invecchiamento della pelle, causando rughe, macchie scure e perdita di elasticità. Utilizzare creme solari e adottare misure di protezione può aiutare a preservare la salute della pelle nel tempo.
4. Consumo Eccessivo di Alcool e Tabacco
Il consumo eccessivo di alcol e il fumo sono collegati a molteplici problemi di salute, inclusi danni ai polmoni, al cuore e alla pelle. Ridurre o eliminare queste abitudini può contribuire a rallentare il processo di invecchiamento e migliorare la qualità della vita.
5. Mancanza di Sonno Adeguato
La mancanza di sonno non solo influisce sul nostro stato di veglia quotidiano ma può anche accelerare l’invecchiamento. Un riposo sufficiente è fondamentale per il recupero delle cellule e la gestione dello stress, entrambi cruciali per preservare la vitalità nel tempo.
6. Stress Cronico e Mancanza di Gestione dello Stress
Lo stress cronico può avere impatti negativi sulla salute mentale e fisica, contribuendo all’invecchiamento precoce. Pratiche come la meditazione, lo yoga o l’esercizio fisico possono aiutare a gestire lo stress e promuovere il benessere generale.
Conclusioni: Scelte Consapevoli per una Vecchiaia in Salute
Evitare queste abitudini dannose e adottare uno stile di vita sano può contribuire a preservare la salute e rallentare il processo di invecchiamento. Facendo scelte consapevoli, possiamo investire nel nostro benessere a lungo termine e godere di una vecchiaia più sana e attiva.
Scrive Chris Nichols, corrispondente di QUORA
Quali sono alcune difficili verità sull’invecchiamento?
Più invecchi e più ti rendi conto che molte cose che ti sono state insegnate in gioventù sono semplicemente sbagliate.
V I T A D O P O L A M O R T E
da QUORA
Scrive un corrispondente sotto lo pseudonimo di “Tirannoide”:
Dove sono finiti tutti coloro che sono morti? Siamo destinati al nulla?
Logicamente parlando, non è detto.
Prevedo già che qualcuno abbia la tastiera pronta per scrivermi, dopo aver appena letto la prima frase. Calma e leggi prima fino alla fine. La risposta è lunga proprio perché parla di concetti logici complessi che non si sentono tutti i giorni, perché nessuno, né tra gli atei, né tra i religiosi è disposto a pensarci con serietà e onestà intellettuale.
Premetto che sono agnostico (con avversione verso la religione oltretutto).
Agnostico: cioè qualcuno che non crede finché non vede ma, allo stesso tempo, non da per scontato che se non vediamo qualcosa allora questa cosa non può per forza esistere. Diciamo che l’agnostico ha la visione più oggettiva di tutti perché non ha un bias cognitivo né a favore di certi concetti, né contro certi concetti, ma cerca di analizzare la cosa più oggettivamente e imparzialmente possibile andando tanto in profondità. Questa analisi è interamente basata sulla logica.
Quindi perché penso che dopo la morte potrebbe (forse) anche esserci qualcosa ?
La possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte (in qualche forma non specificata), ritengo sia del 50 %, dopo una lunghissima analisi durata un decennio, che sto per condividere con voi il più brevemente possibile.
Indice di dimostrazioni/prove a favore della vita dopo la morte:
Cominciamo. Buona lettura !
Partiamo con la dimostrazione che ciò che suona logicamente assurdo (come la vita dopo la morte) può tranquillamente essere reale.
Nei tempi da Newton in giù (la maggioranza della storia), era logico, razionale e pesantemente ovvio che il tempo fosse lineare, universale e costante. Pensarla diversamente era assurdo e andava contro ogni briciolo di buon senso e logica. Poi Einstein scoprì la relatività e che il tempo non scorre linearmente e costantemente ma può essere rallentato e addirittura può scorrere diversamente in due “locazioni” diverse dello stesso oggetto. Ovviamente fu preso in giro per la sua teoria dalla maggioranza della comunità scientifica siccome era andato contro ciò che era pesantemente ovvio e chiaramente innegabile cioè che il tempo è assoluto.
Poi quando Einstein riuscì a dimostrare la sua teoria ricevette i riconoscimenti dalla stessa comunità scientifica. (Vi spiego alla fine di questi esempi cosa implica).
La meccanica quantistica è un altro esempio di sputo in faccia alla logica convenzionale.
Da sempre è stato logico, normale e totalmente innegabile da qualsiasi buon senso che un oggetto può solo essere in una posizione e non in due o più contemporaneamente. Se c’è qualcosa sul tavolo allora è sul tavolo, punto e basta. Non può essere anche in Russia contemporaneamente! Lo era fino a qualche anno fa almeno. Non avrebbe il minimo senso, non meriterebbe nemmeno un pensiero al riguardo.
Poi è venuta la meccanica quantistica che ha dimostrato che qualcosa può avere due posizioni contemporaneamente (superposizione quantistica) e che addirittura ci possono essere due particelle diverse che interagiscono istantaneamente e corrispondentemente appena una di loro subisce un cambiamento (quantum entanglement).
Non fraintendetemi, non sto dicendo che la meccanica quantistica è magia nera. Anche essa segue una logica e delle leggi della fisica, tuttavia segue leggi diverse e si comporta in modo totalmente alieno rispetto al resto della realtà. Immaginare una cosa del genere 100 anni fa era follia totale senza senso, era oltre l’immaginabile, ma poi si è dimostrato reale un evento del genere, sputando in faccia senza sentimenti a ciò che chiamavamo logica.
Il fatto che le cose non possono apparire dal nulla è un dato di fatto logico e innegabile. Però ancora una volta siamo stati costretti a ricrederci.
Quando abbiamo un totale vacum (vuoto), in cui non c’è niente, parliamo del NULLA assoluto, succede che delle particelle vengono generate dal nulla per poi annullarsi con le proprie controparti antimateriche subito dopo. Qualcosa di misterioso, illogico e impensabile, però anche questo si è dimostrato reale.
Non ci pensate spesso però se vi fermate un attimo noterete che il concetto stesso di esistenza è follia totale. Com’è possibile che le cose esistano ? Perché devono esistere ? Perché la materia si è aggregata da sola per creare la vita ? Anche il concetto di vita è assurdità. Si tratta di processi chimici così complessi che la possibilità che tutto questo accada è il numero più vicino allo 0 che puoi immaginare. Però eccoci qui, non ostante la possibilità che qualcosa del genere accada sia praticamente 0. Un’altra prova che anche una cosa infinitamente improbabile e folle può tranquillamente essere reale e accadere per un motivo o per l’altro.
L’esistenza della coscienza e dell’individuo è follia totale. Che la materia possa prendere consapevolezza con delle aggregazioni chimiche è qualcosa di totalmente straordinario. Non conosco bene i particolari della coscienza quindi non mi dilungo troppo a parlare di essa, anche perché ci tengo a dare informazioni corrette nel modo più semplice. Sono tutti d’accordo con il fatto che la coscienza è qualcosa di molto improbabile e complesso e conosciamo ancora ben poco del suoi funzionamento.
Perché vi ho fatto tutti questi esempi storici della vita reale ?
Vi ho fatto questi esempi per farvi capire soltanto una cosa: che anche quando qualcosa suona totalmente impossibile a prima vista, o quando sembra altamente improbabile, può ancora essere reale o accadere (come dimostrato da questi esempi lampanti). Il fatto che suoni illogico o estremamente improbabile non è un motivo per escludere un’ipotesi. Addirittura anche qualcosa di verificato e dimostrato oltre ogni dubbio si può dimostrare falso in futuro (come il tempo indubbiamente lineare prima di Einstein e la fisica classica prima della meccanica quantistica).
Quindi anche qualcosa come la vita dopo la morte potrebbe essere possibile e potrebbe essere dimostrato un giorno, anche se suona assurdo o improbabile per ora.
Che cosa lo dimostra ?
Lo dimostrano tutti questi forti ed estremi esempi pratici del mondo reale nella storia che sono ufficialmente dimostrati dalla scienza. Penso che solidificare questa frase più di così sia impossibile.
2. Il raziocinio e la sua base
In pratica, avevamo determinati strumenti in passato che ci permettevano di analizzare la realtà fino a un certo punto e da li si costruiva la nostra logica. Poi i nostri strumenti sono migliorati e abbiamo scoperto una porzione maggiore della realtà che ha cambiato la nostra logica espandendola e aggiornandola. In futuro accadrà ancora e ancora, possibilmente senza un limite definito. Più diventano complessi i nostri strumenti più scopriamo che la realtà è diversa da come ce la immaginiamo e ciò che chiamiamo “logica” e “raziocinio” cambiano e si aggiornano per comprendere meglio le nuove porte aperte, le nuove possibilità e i nuovi ordini di magnitudine e di comprensione.
Cosa sono quindi il raziocinio e la scienza ?
La scienza, la logica e il raziocinio non sono altro che Il metodo scientifico. Il metodo scientifico non è altro che un’interpretazione che tenta di comprendere la realtà nel modo più realistico possibile in base agli strumenti e alle conoscenze attualmente presenti. Nel momento in cui i nostri strumenti e le nostre conoscenze si aggiornano, allora cambia anche l’interpretazione della realtà e anche il metodo scientifico si aggiorna e diventa più preciso a interpretare la realtà.
Questo è il motivo per cui una volta molte cose che erano totalmente illogiche e folli sono diventate dimostrate e logiche OGGI. Non è perché la scienza si droga, ma perché è migliorata e ha espanso i suoi confini ed è stata capace di vedere angoli della realtà che prima non vedevamo.
Perché il metodo scientifico e i nostri strumenti si sono aggiornati, sono diventati più potenti e sono stati in grado di guardare più in profondità negli abissi della realtà. Questo è destinato a succedere altre infinite volte nel futuro, come è sempre successo fino ad ora. Siamo solo agli inizi della scienza.
Quindi ripeto. La scienza non è assoluta perché anche essa è in continuo aggiornamento e contraddizione. Quindi, ciò che oggi suona impossibile o improbabile (la vita dopo la morte nel nostro caso) può ancora (non è detto) essere dimostrato reale in futuro dopo i miglioramenti dei nostri strumenti e del metodo scientifico.
3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso.
Queste che arrivano adesso sono speculazioni di mia mano. Non sono dati dimostrati al 100 % a differenza di tutto quello scritto sopra. Però le ritengo possibilità valide.
Come potete vedere abbiamo già delle possibilità non ignorabili per continuare ad esistere in qualche forma dopo la morte e abbiamo esplorato queste teorie basandoci sulla nostra scienza attuale che è limitatissima.
Immaginate quanto si arricchirà la lista quando la scienza esplorerà meandri inimmaginabili della fisica e del cosmo.
4. I limiti intrinseci
Il concetto lovecraftiano: questa argomentazione è fantastica. Quando eravamo ominidi pensavamo di sapere quasi tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo fuso il ferro pensavamo di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo acceso la lampada abbiamo pensato di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi è arrivata la fisica quantistica e ha sconvolto la nostra visione della realtà in una maniera incredibile facendoci ancora pensare di sapere qualcosa della realtà. Hai capito dove cerco di arrivare ?
Abbiamo sempre pensato di sapere tutto ma non sapevamo mai niente, e anche adesso è lo stesso, siamo arroganti e ingenui, pensiamo sempre di sapere qualcosa e poi la realtà ci travolge con scoperte che vanno oltre la follia e forse non esiste un limite a quanto non conosciamo. Anche le formiche pensano di sapere qualcosa sul mondo ma non sanno niente, così anche noi siamo come loro. Abbiamo sempre pensato di sapere ma non abbiamo la più pallida idea di quanto siamo ignoranti, siamo limitati tanto quanto quelle formiche che guardiamo al parco. La nostra limitata logica e scienza di cui andiamo confidenti sono come accendere una torcia nell’abisso dell’oceano pacifico e ci aspettiamo anche di potere vedere qualcosa: nulla, non vediamo nulla. La nostra torcia ci illumina a un metro dal naso ma l’abisso intero rimane intorno a noi e quindi cosa abbiamo capito della realtà? Nulla!
Come possiamo quindi essere così arroganti da sapere se c’è o non c’è nulla dopo la morte col nostro limitatissimo raziocinio che probabilmente è diversi ordini di magnitudine meno complesso di quello che serve per poter dare risposta a certe domande dove non c’è nemmeno un singolo modo di sperimentare o fare osservazioni? Leggi della fisica che non abbiamo scoperto, la fisica quantistica che dimostra una regione del micro cosmo che NON segue la logica tradizionale ma ha delle leggi completamente diverse, quasi fantastiche, che non fa altro che dimostrare come il raziocinio sia debole e limitato e come cose che sembrano impossibili possono succedere. Materia oscura e possibili materie ancora più sottili che creano strutture invisibili nell’universo che non vediamo, tante dimensioni e corridoi spaziali sottili sconosciuti, possibilità di esistenza diversa fuori dal buio cosmico e la componente lovecraftiana dell’inimmaginabile, perché bisogna considerare che io ho elencato solo ciò che conosciamo ma bisogna partire col presupposto (al 99,99% corretto) che siamo limitati come i plancton nell’oceano e che ci sono cose che non scopriremo mai e che la nostra mente non è capace fisicamente di processare che aumenta le possibilità nell’infinito.
Possiamo davvero dire di sapere qualcosa così fuori dalla nostra comprensione nella nostra consapevole ignoranza e limitazione ? Non si può dire con certezza perché probabilmente non conosciamo il 99.9 % di ciò che dobbiamo sapere dell’universo e di chissà cos’altro c’è là fuori in quell’ abisso nel buio cosmico e micro cosmico. Il 94 % della massa dell’universo è invisibile anche agli strumenti, ci sono particelle che dovrebbero esistere ma di cui non vi è traccia, il buio oltre al cosmo, i corridoi dimensionali dalla meccanica quantistica e chissà cos’altro che nemmeno immaginiamo. Siamo solo sulla punta della punta dell’iceberg.
L’ultima osservazione è un concetto valido che aumenta la possibilità che ci sbagliamo sulla morte e su qualsiasi altra cosa (parlo di possibilità e speculazioni) per il semplice fatto che ci ricorda che non sappiamo nulla e se ti basi sull’ignoranza allora non scoprirai mai la verità.
Siete ancora sicuri che non ci possa essere nulla dopo la morte ? Io non ne sarei così convinto.
Non attendere che
gli eventi in corso
si siano compiuti,
prima di decidere
di fare qualcosa.
A N I M A S P I R I T O M E N T E C O R P O C O L L O Q U I O
La ricerca spirituale vede il corpo, l’anima e lo spirito come i tre componenti fondamentali dell’essere umano. Essa ritiene che il corpo sia uno strumento attraverso il quale, per mezzo dei sensi, sia possibile farsi un idea dell’esistenza sperimentandola e immergendosi nella realtà.
In poche parole, il corpo permette all’uomo di toccare, guardare, sentire, gustare, e così via. Gli consente di entrare in contatto con ciò che lo circonda, di conoscere cose nuove che servano ad accrescere il suo bagaglio di esperienza.
L’anima e lo spirito sono viste invece come delle entità che vivono all’interno del corpo. La prima è la componente che permette all’uomo di ricavare impressioni personali dalle esperienze. Lo spirito invece ha la funzione di mostrare all’essere umano una visione più completa e globale di tutto ciò che ha attorno.
Secondo questa linea guida quindi, il corpo è una sorta di veicolo terrestre che contiene le altre due componenti. I tre elementi però sono strettamente collegati tra loro, perché uno vive in funzione degli altri. E nessuno dei tre potrebbe esistere singolarmente.
Approfondiamo meglio la concezione di anima e spirito aiutandoci anche con qualche esempio.
Secondo il credo della ricerca spirituale, l’anima è la componente che permette all’uomo di avere una propria visione sulle cose. O meglio, che gli consente di ricavare un’impressione percettiva in base all’esperienza fatta tramite il corpo. Che può essere positiva o negativa.
In sostanza, è il corpo che tocca un oggetto. Ma è l’anima che, tramite quel tocco, fa emergere una sensazione. Per esempio, mettiamo il caso che per sbaglio il vostro dito vada a finire su una fiamma accesa e si bruci.
È il vostro dito ad aver toccato fisicamente la fiamma. Ma è l’anima, invece, che vi permette di provare dolore, é l’essere interiore sensibile che non gradisce questa informazione, neppure vorrebbe riceverla, ma è costretta a registrarla. E dunque vi consente di ricavare una percezione individuale su quello che avete sperimentato. L’anima incontra una manifestazione aggressiva collegata al fuoco perché vi siete feriti toccandolo.
Il significato dello spirito è differente. Come abbiamo detto, questa è la componente che mostra all’uomo una visione più ampia della stessa esperienza. Ciò significa che, oltre alla propria idea, nasce anche un’impressione obiettiva su quello che l’oggetto del contatto è realmente.
Continuando l’esempio, possiamo dire che lo spirito permette all’uomo di capire che il fuoco brucia, ma che non è il fuoco in sé ad essere negativo. Infatti lo sbaglio è stato metterci il dito sopra.
I N S I N T E S I Prendiamo confidenza con un po’ di terminologia, per intenderci meglio sulle definizioni.
ANIMA = dal Greco ànemos cioè soffio, vento, è il principio vitale dell’uomo, di cui costituisce la parte immateriale, origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della stessa coscienza morale. È la parte che dà vita al corpo e ne alimenta l’attività fisica ed emotiva.
SPIRITO = è l’essenza più nobile dell’anima, che ha la capacità di elevarsi al di sopra del finito, a mezzo dell’astrazione, per spingersi fino al metafisico, fino alle vette di trascendenza estetica delle forme dell’arte e, per chi la vuole e la cerca, fino all’entità ideale che viene identificata con la Divinità.
MENTE = è invece, il meccanismo complesso e meraviglioso che, attraverso la razionalità, ci serve per inserirci nell’ambiente, prendere contatto con gli altri e realizzare i nostri obiettivi, i progetti e programmi che abbiamo deciso di portare avanti su questo piano materiale della realtà che ci circonda.
Prendendo alcune lettere delle tre parole sopra indicate e fondendole insieme in una specie di crasi (fusione) un po’ immaginifica, potrei coniare un neologismo (parola nuova) che suona così: SPIRANIMENTE.
Lo spiranimente potrebbe essere l’insieme dei significati concettuali sopra definiti e costituire l’interlocutore immateriale del protagonista fisico dell’uomo, cioè il corpo.
L’essere umano è costituito da questi due coniugi, anima e spirito, uniti dalla natura in un matrimonio sui generis nella mente che ne diventa una specie di “braccio operativo” che mette in azione e in funzione il corpo.
Il corpo rappresenta l’involucro o scafandro entro il quale è ospitato il nostro spiranimente, a vario titolo e secondo criteri molto diversificati, con un algoritmo non teorizzabile dove la casualità è squisitamente quantistica.
Voglio dire, e tutti lo possono constatare, che nessun uomo è uguale ad un altro, proprio perché:
1 – Non esistono corpi fisicamente uguali, neanche nel caso di gemelli.
2 – Non esistono neppure spiranimenti uguali.
Ne consegue che, a maggior ragione, non è dato di trovare sulla faccia della terra e per tutta la durata della storia umana, una persona che sia uguale ad un’altra, tale e tanta è l’eterogeneità delle possibili combinazioni di miliardi di caratteri diversificati, sia di tipo fisico che di tipo immateriale.
Questa lunga premessa, per quanto cervellotica possa apparire, è per annunciare il presuntuoso tentativo di mettere in scena la diatriba fra un corpo e uno spiranimente nella loro coesistenza.
Di chi siano, non serve troppa immaginazione, lo potete intuire facilmente.
Io, piccolo pulviscolo del creato, quasi nullità biologica, indegno rappresentante della razza umana, ho tentato, per 80 anni, di far andare d’accordo le due parti della mia natura, quella corporea e quella spiranimentale, con quali risultati, francamente, non riesco ancora a capacitarmi. Ecco perché, qui di seguito, scriverò per parlarmi addosso e valutare, fra me e me, quale persona e personalità io sia mai stato e sia.
Di questo teatrino, il lettore è invitato ad essere spettatore, spero indulgente e non ipercritico. Anche perché la messa in scena e la recitazione saranno, come si suol dire, “a braccio” e senza “canovaccio”: improvviserò cammin facendo.
S = spiranimente = spirito + anima + mente
C = corpo
Una mattina di questi giorni, S = spiranimente e C = corpo si svegliano dopo una delle solite nottate agitate, un po’ a spizzichi e bocconi, fatta di tappe, fermate e ripartenze, di veglie pensanti e di sonni tranquilli, di assopimenti e di sogni che entrano ed escono uno dall’altro. A questa età è ormai così che trascorre il tempo della notte. Ebbene, quella mattina i nostri due personaggi che poi, come ben capirete, sono le due facce della mia stessa medaglia, tornano per l’ennesima volta alla vita cosciente e, fra di loro, cominciano a dar vita ad un colloquio che mai, in oltre ottant’anni, avevano intavolato seriamente. Quello che si diranno non lo so ancora, ma lo scoprirò io stesso scrivendo, passo dopo passo, tutto quello che mi passa in testa, senza un programma, senza un criterio, senza un ordine temporale, forse anche senza uno scopo, se non quello di rivelare a me stesso, innanzi tutto, e a chi mi segue quello che sono stato e sono tuttora.
Andrò a scovare, anche negli angoli più riposti, tutte le sfaccettature di questa relazione, che ha legato nel passato e lega ancora nel presente, le due componenti di cui è costituita la mia persona, mettendo a confronto e contraddittorio i due punti di vista che hanno peculiarizzato la mia esistenza di essere umano senziente e pensante. Eppure, bene o male esse sono state e sono tuttora intimamente connesse in un tutto unico e, francamente, si può parlare di coabitazione, di collaborazione, di integrazione, di combutta, di solidarietà, di mutuo soccorso, di interazione, di condivisione e quant’altro possa identificare un sano rapporto di coesistenza.
La sceneggiatura non sta scritta da nessuna parte, esiste in embrione soltanto nel mio cervello e mi sto chiedendo se sarò capace di sviscerare dignitosamente gli argomenti e di dipanare con successo la matassa di tutto il garbuglio che è stata ed è la mia vita.
Per intanto comincio. Dove mi porterà la messa in scena non ve lo so dire: scopriamolo insieme.
S – Ben svegliato, buon giorno!
C – Buona giornata a te, caro collega e compagno! Come ti senti dopo la nottata? Nel sonno, sei andato in giro per i fatti tuoi senza di me?
S – Non ti nego che, per qualche ritaglio di tempo notturno, ho avuto l’occasione di vagare liberamente astraendomi dal tuo contatto e sono riuscito a sentirmi proprio strano e diverso, addirittura mi sono sentito bene, perché non erano incubi o situazioni di malessere quelle che provavo, bensì un senso di serenità positiva.
C – Non sono dispiaciuto di queste tue sensazioni, anche se so che, durante il giorno, quando sei cosciente e coabiti con me, non hai tanto spesso manifestazioni di benessere, perché ormai io, come tuo albergo, non sono più tanto confortevole.
S – Non ti sto rinfacciando nulla. Per tanti anni da te ho avuto il meglio che potevi darmi ed adesso, con l’età che ci ritroviamo, dobbiamo fare i conti con una vagonata di malanni ed acciacchi, più numerosi che fastidiosi. Lo dico perché a tutto ci si adatta ma, purtroppo ci sono. Prendi, ad esempio, l’ipertrofia prostatica benigna, di cui da tempo stai accusando i sintomi. Lo sai che di notte non mi fa dormire sonni tranquilli.
C – Hai ragione e me ne dolgo sinceramente, ma tu sai che, oltre al fatto di avere avuto un padre che soffriva della stessa pecca, mi hai anche trattato piuttosto maluccio, per decenni, con un’alimentazione niente affatto sana e salutare.
S – Devo riconoscere che ho mangiato un po’ alla carlona per tutta la vita. Sai, se si sapessero prima certe cose! Quando ero giovane tutto mi era perdonato e tu, mio caro C, hai assorbito e neutralizzato ogni eccesso o disfunzionalità. Ma più avanti nell’età, dopo aver gozzovigliato impunemente per tutta la vita, anche tu non hai più i mezzi per metabolizzare tossine e veleni che stanno dentro, ahimè, a tutte le cose buone che ingurgitiamo. Maledizione! Perché le cose che piacciono di più sono quelle che fanno più male?
C – Dici bene, così è ed è successo. Solo adesso che ti sei accorto di quanto sbagliavi, hai tentato di rimediare in qualche modo. So che hai studiato, ti sei fatto una cultura, hai preso provvedimenti anche drastici per riportarmi ad una condizione più accettabile ma, come sai, i danni creati sono irreversibili e adesso devi convivere con le conseguenze delle trascuratezze che mi hai fatto sopportare.
S – Caro C, mi pento amaramente di non aver fatto abbastanza per imparare a vivere come si deve dal punto di vista dell’alimentazione: sono stato proprio uno scriteriato! Perché invece di tante materie stupide e farlocche, nelle scuole non insegnano a nutrirsi come si deve e a mandare al diavolo le lusinghe e le tentazioni che ci propongono le pubblicità delle industrie alimentari?
C – Questo sarebbe stato compito tuo: siamo quello che mangiamo! E lo dico io che sono un corpo. Solo ora che hai data una regolata alla tua maniera di nutrirti, sto meglio, assai meglio che non negli ultimi decenni, anche se sono molto più vecchio. Ti ho supportato e sopportato per tanti anni, ma sono segnato dalla tua negligenza nella gestione delle mie esigenze. Eppure ho cercato in tutti i modi di mandarti dei segnali, di quando in quando, per avvertirti che stavi esagerando, trascurando, sottovalutando.
S – Accidenti! Se, come spero e credo, avrò un’altra vita, saprò comportarmi in altro modo. E comunque, chi sa può, chi non sa peggio per lui. È successo tutto come quando vai al ristorante, pensando di non pagare mai. Ti fai portare tutti i manicaretti più sfiziosi, te li godi con gusto, ma poi ti accorgi che devi anche pagare ed allora arriva il cameriere con un conto che più salato non si può.
Se tu avessi chiesto dei piatti più modesti, se ti fossi attenuto a scelte non di rinuncia ma di sobrietà, non avresti pagato tanto. Bastava che ti informassi: dovevi saperlo prima. Prevenire e pagare il giusto è meglio che pagare troppo e… piangere.
C – Caro S, se, come sostieni, avrai nuovamente l’occasione di tornare in vita, credi che potremo ancora instaurare, noi due, una collaborazione vitalizia come quella di cui stiamo usufruendo? Io penso di no, perché a morte avvenuta, io finirò in pasto ai vermi o in cenere e quindi tu dovrai trovare un altro ospitante con cui avere una relazione. Ti sorride l’idea di liberarti di me?
S – Se c’è una cosa per cui io benedirei la morte è proprio la possibilità di incarnarmi in un altro corpo. Ciò che io, adesso, dico non è perché sia questa una verità. La mia è solo una speranza. E sai che ti dico anche? Che il corpo che potrei avere nella prossima esistenza terrena, potrebbe essere a misura del livello spiranimentale che ho maturato nel corso di questa vita. In questo senso, un corpo come il tuo di oggi non mi sarebbe per nulla adatto ed appropriato, ammesso e non concesso che io abbia utilizzato in senso migliorativo il mio attuale percorso esistenziale.
C – Ben detto! E io non sarei invidioso del tuo nuovo corpo fisico. Ho cercato di assecondarti nel miglior modo possibile, non ti ho mai fatto fare brutta figura, per quanto tu mi abbia trattato abbastanza male. Non mi sto appuntando medaglie sul petto, né agitando turiboli d’incenso. Eppure so bene che tu, per certi versi, non sei stato troppo contento di me.
S – Ebbene sì, è vero. Lo dichiaro apertis verbis (chiaramente): ho sempre avuto una pur rispettosa e mai lamentosa riserva sulle tue caratteristiche fisiche. Se io ti ho fatto soffrire per non averti alimentato adeguatamente, confermo che tu mi hai scontentato e deluso per il tuo aspetto, sia morfologico che estetico. Ad esempio la statura: non è questione di vanagloria, ma mi sarebbe piaciuto “abitare” in un corpo un po’ più alto.
C – Ma è mica colpa mia se entrambi i tuoi genitori non superavano il metro e sessanta. Cosa pretendevi! D’accordo, non mi hai scelto tu, ma loro sì che si sono scelti ed assortiti. I caratteri somatici genetici ereditari non si possono cancellare.
S – Due cose ti voglio dire. La prima è che mio figlio è alto un metro e ottantacinque e io misuro uno e sessantacinque e sua madre è alta più o meno quanto me. Sono contento per lui che è stato più fortunato di me. Però l’ereditarietà qui ha fatto un salto. La seconda cosa che ti dico è che, oltre l’altezza, ho sempre avuto da ridire sulla particolare nodosità delle mie giunture ed articolazioni. Mi sarei augurato di essere un po’ più snello e flessuoso, con un’andatura armoniosa e sciolta. Sono invece, in particolare adesso che sono invecchiato, molto legnoso, goffo e ingobbito e la mia andatura è più vecchia della mia età.
C – Bravo tu ad incolparmi anche di questo: è colpa tua se, in primis, hai dovuto trapiantarmi entrambe le anche con protesi artificiali! E questo non mi aiuta certo ad incedere con leggerezza ed eleganza. Ed è, altresì, colpa tua se per tutta la vita ho lavorato quasi esclusivamente da seduto. Prima hai studiato, e tanto: la mia posizione abituale, per ore ed ore, era quella da seduto. Ultimamente, dalla pensione in poi, è quasi peggio: oltre che pigro, sei troppo sedentario. Sto al computer o alla Tv per tutto il giorno, salvo qualche ora di tennis e qualche giretto ogni tanto. Ormai, non mi raddrizzo più.
S – Non ti ripudio, anzi dovrei esserti grato per aver fatto del tuo meglio. Bene o male, nonostante una serie di piccoli handicap corporali, sono riuscito ad avere lo stesso le mie gratificazioni sentimentali, affettive, relazionali. Tutto sommato, se ci penso bene, sono piaciuto a più di qualche donna ed a rappresentarmi ci sei stato tu. Io ho cercato di renderti gradevole il più possibile con le mie doti umane, mentali, culturali, con la sensibilità e l’educazione nei rapporti interpersonali.
C – È così come dici, abbiamo fatto una discreta figura insieme e poi, devo riconoscerlo, mi hai sempre vestito come si doveva, presentandomi in ogni occasione ben agghindato con un tuo stile personale, curato e anche originale, che mi ha fatto, non dico notare, ma distinguere almeno, a dispetto dell’aspetto, perdonami il bisticcio di parole. Riconosco che, stando alle sole caratteristiche fisiche, sarei passato quasi inosservato, a causa della pochezza del look somatico.
S – Non si può avere tutto nella vita. Ma quello che abbiamo avuto insieme non è stato proprio banale o insulso. Ma lascia che ti confessi molto candidamente che mi sono sentito, in alcune circostanze, in certi momenti della vita, in compagnia di alcune donne, poco assecondato da te. Non dico che abbiamo fatto brutta figura, ma probabilmente, lo ammetto, non ho saputo tenere le briglie con la dovuta efficacia per concludere la corsa da cavaliere brillante. La tua resistenza al galoppo a volte non ho saputo gestirla al meglio, probabilmente a causa dei particolari episodi e periodi della vita per cui il mio sistema nervoso non era sereno, ma molto stressato. Qui devo recitare il “mea culpa”, ma quelle occasioni sono state le uniche volte in cui il nostro rapporto è stato distonico e non del tutto soddisfacente dal punto di vista delle performance psicosomatiche.
C – Sono contento che ti sei preso tu il coraggio e l’onestà intellettuale di ammettere le tue responsabilità, ciò ti rende onore. Quando si sono verificate le circostanze per cui il tuo stato affettivo e mentale è risultato all’altezza, io ti ho risposto e assecondato adeguatamente e il benessere non è mancato, né prima, né durante, né dopo. Io ci metto i miei circuiti nervosi e muscolari, nel miglior stato di forma possibile, ma a comandarli sei tu: io faccio la biga e tu l’auriga. Stavolta sono io che ti chiedo di perdonarmi la battuta.
S – Anche le prestazioni sportive ci hanno visto in combutta per ottenere i risultati migliori che potevo raggiungere al mio livello.
Da giovane abbiamo giocato a calcio, praticato un po’ di atletica leggera e poi tanto tennis. Abbiamo imparato da soli, alla buona, ma con grande entusiasmo e costanza. Tuttora, all’età di quasi ottantadue anni , il tennis è lo sport che stiamo praticando ancora con soddisfazione e contiamo di continuare finché reggono le forze e ci facciamo rispettare anche da chi ha 20 anni di meno. Anche perché, ultimamente ho messo in atto una piccola, grande rivoluzione nei miei regimi di vita.
C – Eh, me ne sono ben accorto! È stato un cambiamento drastico quanto inaspettato, pur se auspicabile, quello a cui mi hai sottoposto in questi ultimi mesi. Negli ultimi 10-15 anni, mi hai trascurato tanto, al punto che mi sono trovato costantemente in serio sovrappeso, per quanto ti sforzassi di adottare restrizioni caloriche, sacrifici e rinunce. Non riuscivi a farmi dimagrire con la sola dieta per colpa della sindrome metabolica che si era instaurata in pianta stabile a causa della diffusa infiammazione di tutti i miei sistemi, tessuti e organi. So che hai studiato, progettato e programmato un piano per implementare il metodo del digiuno.
S – Proprio così. A mali estremi, estremi rimedi. Ho capito che non ci sarebbe stato alcun risultato positivo per raggiungere un peso più adeguato alla tua corporatura e alla nostra età, se non ero in grado di realizzare un reset di tutto il tuo organismo, ricorrendo al metodo, tanto severo quanto naturale, del digiuno. Ho cominciato con prudenza cioè con un periodo di tre mesi di restrizione calorica e con il digiuno intermittente. Sono riuscito a farti calare di circa 5 Kg. Poi, quando ho sentito che potevo permettermelo, ho adottato il digiuno terapeutico assoluto per 5 giorni consecutivi: niente cibo solido, solo acqua, caffè, tisane e brodo vegetale. E se ne sono andati altri 4 Kg. Da lì, sentendomi perfettamente in forze, tant’è che non ho mai smesso di giocare a tennis, ho ripreso a mangiare regolarmente, ma modificando le mie abitudini alimentari. Tuttora, sono in una fase di mantenimento che sembra essere addirittura migliorativa. Ho rinunciato, e ormai mi ci sono abituato, a certi cibi che avevo sempre mangiato e che mi piacevano, ma che non sono propriamente salutari. Adesso quello che mangio è altro ed è anche meno, visto che ci sono circa 10 Kg di te in meno che non richiedono più di essere nutriti. Finalmente, il tuo metabolismo risponde e reagisce con prontezza: il rilascio di insulina è sotto controllo e la glicemia, conseguentemente, anche. Ti lascio la parola per sentire da te come ti senti.
C – Ebbene sì, te lo confermo. Avverto un senso di benessere generale, di vigoria e di lucidità che avevo dimenticato. È ben vero che ho perso parecchio tessuto muscolare, ma niente di particolarmente grave, e soprattutto, ho perso molto grasso viscerale e sottocutaneo, anche se si vede, qua e là, la pelle un po’ cadente, perché non ha più il supporto dei cuscinetti adiposi. Il sonno è ulteriormente migliorato e le analisi più recenti hanno evidenziato che sono rientrati nella norma tanti parametri vitali indicatori di uno stato di salute soddisfacente, addirittura migliore di qualche anno fa. E ora non mi pesa più la rinuncia a tante cose che mangiavo e bevevo pensando che fossero giuste solo perché mi piacevano. Accidenti no! Non sono giuste, perché non riuscivo a ritrovarmi, a riconoscermi, continuando così. Insomma, a circa 10 mesi dall’inizio di questo percorso, ho perso ormai 12 Kg e vedo che mangio bene quanto voglio, sono sazio e registro ogni mattina, nudo sulla mia bilancia, le variazioni che si verificano a seconda di come e quanto mi dai da mangiare.
S – Vediamo se mi confermi anche questo: negli ultimi tempi, hai notato che ho cambiato anche l’acqua? Anche qui devo dire di aver preso un provvedimento radicale. Fino a poco tempo fa, bevevo l’acqua Ferrarelle, solfato calcica, ma mi accorgevo che avevo difficoltà ad eliminarla coi filtri renali: ha un residuo fisso molto alto e facevo poca pipì. Così, ho pensato di non berla più e di abituarmi ad un’acqua con residuo fisso molto basso,: l’acqua Sant’Anna che io adopero per la macchina del caffè e con cui, se non elimino, evito le incrostazioni calcaree. Ho pensato che la stessa funzione avrebbe potuto fare anche con i tuoi reni. Cosa hai registrato?
C – Proprio così! Devo constatare che, adesso, l’eliminazione dell’urina è notevolissima e, per di più, il colore del liquido organico è parecchio più chiaro e limpido. Significa che i glomeruli renali si stanno pulendo e la funzionalità è assai migliorata. Anche questo è un contributo al resettaggio dell’organismo: le tossine vengono eliminate e tutto funziona meglio. Si vede che hai studiato, ma fammi fare una domanda che è un rimprovero: perché non l’hai fatto prima?
S – È il solito discorso: fino quando non sono arrivato davanti all’ultimo stadio e mi sono accorto che non ci sono altri rimedi, la pigrizia mi ha sempre dissuaso dal modificare le mie convinzioni, le mie abitudini e ho continuato imperterrito ad accumulare tossine. Ma ormai era evidente che tu non avevi più strumenti validi per smaltirle perché i tuoi organi emuntori e filtranti stavano arrivando ad una condizione di irreversibile collasso, diventavano sempre più inefficienti. Allora, posso dire che questa volta ti ho fatto fare un “tagliando”? Tanto ti dovevo, se solo posso aspettarmi che tu sia in grado di proseguire ancora per un po’ di tempo.
C – Il ricondizionamento ha funzionato ed è ottimale. Te lo posso garantire anche perché, ad esempio, sui campi da tennis, mi sento molto in forma, agile e scattante più di prima, sento meno la fatica e la prestazione è all’altezza delle aspettative. Erano anni che non mi divertivo così giocando: mi facevi fare tanta fatica con modesti risultati, ora è diverso. Mi congratulo con te, anche tu avrai le tue soddisfazioni.
S – Sì, sì! Sono proprio contento, ma promettimi di farmi sentire il tuo campanello d’allarme, nel caso in cui io vada fuori dai binari. Può accadere che, talvolta, incorra in qualche trasgressione occasionale. Di solito me ne accorgo, ma tu ricordamelo e protesta sonoramente se vedi che sto perdendo il controllo. Posso recuperare prontamente, perché ormai non mi atterrisce l’idea di saltare un pasto o di rinunciare a questo o quel cibo per qualche tempo. Sai che io non sono un fanatico su nulla, può capitare che faccia una eccezione, di quando in quando, ma posso compensare adeguatamente con una rinuncia per ripristinare la media. Conto sulla tua collaborazione, rigorosa quanto vuoi. Ormai mi sono fatta una ragione. Devo occuparmi di te fino alla fine dei nostri giorni insieme, non ho altri veicoli di ricambio o di scorta. Non lasciarmi a piedi senza preavviso.
C – Se vuoi che continui a farti un buon servizio, trattami bene come ultimamente hai cominciato a fare. Posso fare un appello? Vorrei chiederti di non trascurare mai le funzioni cerebrali. Se mantieni attivo e ben funzionante il cervello, vedrai che il resto, che sarei io, gli verrà dietro, sono pronto a seguirlo con tutti i mezzi e gli strumenti che mi sono rimasti efficienti, al loro meglio compatibilmente con l’età. La cabina di regia deve essere sempre in piena efficienza. Non ci possono essere buone attività senza buoni ordini e programmi. Mi raccomando.
S – Come ben sai, in questi ultimi 5 anni, ho fondato un BLOG dove scrivo continuamente quando, cosa e come mi pare. È la mia valvola di sfogo mentale, morale, intellettuale. Non scrivo per dire o dimostrare qualcosa a qualcuno. Semplicemente mi confesso con me stesso, in una specie di catarsi autoreferenziale. A me piace stare solo e la mia è una “vox clamans in deserto” (voce che grida nel deserto). Non cerco lettori o ascoltatori, non faccio “l’influencer” cultural-intellettuale, ho pochi e qualificati estimatori, che ringrazio per seguirmi talvolta qua e là, su specifici argomenti. Riempio così la mia solitudine parlando con il mondo senza pretendere che mi ascolti. Sai, mi sono accorto che è un’attività terapeutica, specialmente perché, come diceva Kant, è “senza speranza di premio e senza timore di pena”, così come diceva “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Ma lui è stato uno delle menti più alte dell’Illuminismo. Io, invece, mi limito ad accendere, di quando in quando, qualche piccola lampadina su svariati temi dello scibile umano. Anche questo nostro colloquio finirà li, nel BLOG.
C – Così metterai in piazza, spudoratamente, gran parte della tua personalità. Ho capito il tuo scopo: è quello di passare ai posteri la memoria di te e dei tuoi pensieri, per essere ricordato da chi non ti ha conosciuto e capito meglio da chi ti ha conosciuto. Si tratta di un vero e proprio testamento della tua personalità per coloro che si imbatteranno, per volontà o per caso, nelle tue scritture. Li dentro ci sei tutto tu e, magari in secondo piano, ci sono presente anch’io.
S – Comunque, la mia attività cerebrale, stanne certo, ha qui il suo impegno e il suo disbrigo. Fino a quando il lume della ragione rimarrà acceso, mi dedicherò a questo “divertissement”, che è una composizione letteraria di carattere frivolo e giocoso. Lo è per lo spirito con cui ad esso mi sono approcciato e mi accingo, un po’ meno per gli argomenti trattati che sono, piuttosto, seri, controversi, diatribici, divisivi, impegnativi. Su ogni cosa dico quello che penso, perché penso quello che dico. Come ho sempre fatto. E non mi aspetto di essere condiviso e, men che meno, ammirato per alcuna delle mie opinioni. Alla mia età, non ho più tempo per rinunciare ad esprimere alcunché, anche se sono ancora pronto a recepire altri pareri se, putacaso, si avvicinano alla verità più del mio. La verità è mobile e sacra. Nessuno, nemmeno io per primo, può affermare di averne possesso, perché è in eterno aggiornamento. E io, umilmente, ripeto sempre: tutti hanno diritto di avere un’opinione, ma hanno anche il dovere di averla informata. Io sono preparato a cambiare opinione su tutto. Solo i cretini sono pieni di certezze. “Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma, panta rei, tutto scorre”, come diceva Eraclito, ribadito nella chimica da Lavoisier. La vita, come tutta la “Creazione” è una metamorfosi, una trasformazione e ancora lo sei tu, dopo la morte, quando io, Spiranimente, stanco di ogni sforzo, ti abbandonerò, mia buccia, nella spazzatura dei cimiteri.
C – Che brutta fine mi tocca fare! D’altra parte è una legge naturale, quella della morte: che cosa sarei io senza di te? Se ti perdo non mi resta che sparire, povera cosa inanimata che non funziona più. Mi fa piacere pensare che per te ci sarà un altro percorso di evoluzione spiranimentale. Nell’orizzonte degli eventi, ci sarà un tempo e un luogo quando e dove, in un altro veicolo corporeo, proseguirai la tua crescita di raffinazione, salendo di livello rispetto al presente. Infatti, tu adesso, sei molto migliore di quando sei nato, nessuno lo può dire meglio di me, che ti sono stato appiccicato per tutta la nostra vita.
S – Per sommi capi, lo avevo anticipato prima. Fammi definire meglio e più approfonditamente un pensiero che mi solletica e mi intriga da un po’ nei meandri cerebrali che sono sempre in fermento creativo o meditativo. Sai che io intuisco e penso che quello che viene immaginato come inferno e paradiso nell’aldilà in realtà non sono altro che il retaggio di come e di ciò che io mi sento adesso, su questa terra, in questa vita? Se io mi sento bene ora spiranimentalmente, se sono soddisfatto del mio essere e della mia condizione, se lascio intorno a me le persone care e tutti gli altri in pace con me e con un buon ricordo, se non ho fatto del male e ho la coscienza pulita, e tutto questo mi fa stare bene nella mia pelle, io credo che mi porterò nell’aldilà questo “status” d’animo che costituirà il bagaglio di crediti che definiscono il livello di evoluzione che mi è proprio e che mi spetta. Da li posso ripartire alla prossima tornata di vita e posso tentare di raggiungere un altro livello più alto di bene che vuol dire più armonia, più equilibrio, più apertura mentale, più altruismo ed empatia che, lo sento, un po’ mi sono mancati in questa mia esistenza attuale. Insomma, paradiso e inferno hanno la propria sede nella coscienza di ogni individuo, nella consapevolezza intima e leale di avere fatto il bene ed il male che poi influenzano lo stato di benessere o di malessere a cui noi diamo quei nomi altisonanti di paradiso e inferno. Stare bene o stare male con se stessi sono il vero paradiso o inferno in questa stessa vita che stiamo vivendo: noi siamo premio o castigo a noi stessi. La mia è, ripeto, una pura ipotesi, per non dire un augurio che faccio a me stesso, in definitiva una speranza autoconsolatoria che mi aiuta ad affrontare i giorni a venire con maggiore serenità. Da qui scaturisce anche una strana curiosità per la morte e, persino, ma non ti meravigliare, una quasi sfrontata assenza di timore per essa.
C – Complimenti per il tuo filosofeggiare molto creativo e, tutto sommato, assai salvifico. Lascia fare anche a me una citazione forbita: “primum vivere, deinde filosofari” ( prima di tutto vivere, poi fare filosofia). Intendo dire che noi due dobbiamo occuparci ancora per un po’ dei fatti nostri, cioè di quello che abbiamo in comune. E ti voglio chiedere quali sono le tue aspettative e previsioni per gli anni a venire, tenendo conto che il decadimento fisico, che da un bel po’ è cominciato, diventerà ingravescente e arriverà il momento in cui dovrò ammainare la bandiera sotto gli assalti pirateschi di qualche morbo improvviso o degenerativo. Un’altra citazione: “motus in fine velocior” ( il movimento, verso la fine, diventa più veloce). Finché la trottola si ferma.
S – Non mettere già le mani avanti, ti ho appena revisionato il motore e potresti marciare ancora egregiamente per un bel po’ di chilometri. Ti prometto che ti farò procedere ad un regime di giri limitato e congruo con le tue potenzialità attuali e future. Nessuna esagerazione di velocità né sbandamenti incontrollati nell’andatura, una rotta di crociera tranquilla e conservativa: starò attento a non sprecare nessuna delle poche cartucce che mi sono rimaste, risparmiandole per gli attacchi che sicuramente arriveranno, senza preavviso e con sempre maggiore veemenza. D’ora in avanti, sarà mia premura condurre un regime di vita e di alimentazione parco, sobrio e salubre per non compromettere le tue condizioni organiche, già intaccate dal logorio e non più recuperabili. Spero che ti vada bene il mio proposito e conto di essere da te assecondato e facilitato per arrivare in porto senza affrontare tempeste.
C – Sono d’accordo con te. Ma come ti auguri che succederà, quando taglieremo il traguardo? Chi di noi due abbandonerà per primo l’altro? Da chi arriverà la resa e alzerà bandiera bianca: Io con la perdita delle integrità fisiche basilari o tu con l’assenza del controllo di gestione della navicella?
S – E chi lo sa? Non ci è dato di saperlo ancora: forse, intimamente, avvertiamo di non essere, al momento, troppo vicini alla fase finale, perciò le previsioni e le predizioni sono francamente inappropriate. Ogni giorno, di cui i nostri occhi ci daranno la luce del sole, porterà la sua pena e ci aggiorneremo cammin facendo. Teniamoci in contatto, il più stretto possibile. Ecco, l’unica cosa che un po’ mi fa paura è questa di non conoscere o non saper prevedere come sarà la fine. Ma tutto sommato, è un particolare di non decisiva rilevanza: ciò che è alle nostre spalle, la nostra storia insieme, è già un conforto ed un soddisfacente viatico per il dopo, qualunque cosa sia. E così sia.
C – Ma ho un’ultima curiosità: quale fine mi farai fare, quando mi sarò spento? Intendo: mi aspetta una cassa da morto ed un loculo, oppure pensi alla cremazione, che ultimamente è diventata, se non una moda, almeno molto più comune e frequente?
S – Bella domanda! È da un po’ che ci sto pensando, ma devo informarmi ancora e meglio e ti prometto che lo farò e ti darò una risposta. Se ci sono civiltà, come quelle Egizia, che hanno sviluppato un culto dei morti molto conservativo riguardo al corpo, pensa alla mummificazione di cui erano maestri, altre culture in diversi siti della terra, nel passato e nel presente, hanno adottato l’eliminazione dei cadaveri a mezzo del fuoco, che sembra essere per loro un elemento purificatore Tutti si rifanno a dettami teistici, fideistici, religiosi, rituali, a consuetudini e tradizioni che tengono conto anche di sicurezza ambientale e igienica. Gli Egizi addirittura lasciavano nelle tombe del cibo accanto alla mummia, nella convinzione che il corpo del defunto avrebbe potuto materialmente continuare a vivere. Molti popoli lasciavano, invece, nel sacello solo le cose più preziose che il morto aveva portato con se in vita, pensando che avrebbero gratificato il suo spirito. Io penso, e te lo confermerò, che tu, caro C, possa essere polverizzato molto semplicemente e che le tue spoglie mortali vengano ridotte in cenere e contenute in una una piccola scatola, che possa costituire un ricordo della tua, della nostra persona trapassata a miglior vita e che l’urna sia conservata nella casa di chi vorrà custodirla.
Memento, homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris ( Ricordati, uomo, ché polvere sei e in polvere ritornerai). Genesi 3,19.
Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi.
Il più grande timore che affligge l’umanità moderna si chiama: credere di non essere all’altezza; la paura di essere imperfetti, di non essere abbastanza bravi, belli, in forma, adatti ad un lavoro o ad una relazione (potrei continuare all’infinito)… è un problema con cui tutti (o quasi) ci siamo trovati a dover fare i conti nella vita. Le ripercussioni di una mentalità così sabotante sono molte e gravi. Quando questi pensieri disfunzionali iniziano a mettere radici più profonde al punto di compromettere la qualità della nostra stessa vita, forse è il caso che facciamo qualche passo indietro.
Una convinzione svalutante su sé stessi (“non sono abbastanza/non sono all’altezza”), che affonda le sue radici nelle prime esperienze infantili, cui si accompagna una decisione presa in quell’epoca (ad esempio “non sarò mai amato/apprezzato; non riuscirò mai nella vita”). E oggi quel messaggio lo portiamo dentro nella forma di aspettative perfezioniste e missioni impossibili che chiediamo a noi stessi. Aspettative a cui dobbiamo rispondere in diversi ruoli sociali, professionali, intimi. E l’ansia e la depressione fanno capolino.
Svalutare se stessi è un tipico esempio di mancanza di autostima che conduce ad uno stato di insoddisfazione. Svalutarsi significa, infatti, sminuire, ritenere e dichiarare se stessi inferiori al valore reale. Ma perché questo avviene? Perché alcune persone tendono a giocare al ribasso con la considerazione che hanno di loro stesse?
La svalutazione è una forza vampirizzante che divora e distrugge tutto ciò che di bello possiamo avere e sognare: guasta i rapporti, distrugge sogni ed aspirazioni e paralizza talenti e potenzialità, abituando la persona a credere di non avere gli strumenti adatti per vivere una vita all’altezza delle proprie aspettative.
I complessi di inferiorità possono diventare uno stile di vita, e l’incapacità di amarsi può diventare convinzione di valere poco. Forse avete sentito fino alla nausea la frase : ”Se tu non ti ami, chi mai potrà amarti?”. Anche se questo concetto contiene un fondo di verità, nella vita avviene spesso l’esatto contrario: molte persone imparano a credere in se stesse soltanto quando trovano qualcun’ altro che crede in loro.
La nostra autostima dipende moltissimo dalle esperienze che abbiamo avuto nei primi anni di vita: se le relazioni con le persone che si occupavano di noi ( genitori, nonni, insegnanti, ecc) sono state positive e gratificanti avremmo sviluppato probabilmente un immagine positiva di noi stessi. Se invece, i rapporti con chi ci stava vicino sono stati improntati all’ insegna della freddezza e delle critiche, quasi sicuramente avremmo sviluppato un opinione negativa di noi stessi e faremmo fatica ad accettarci e a credere nelle nostre potenzialità. Il bambino che non si sente accettato per quello che è veramente nella totalità del suo essere, tenderà ad incolparsi e a pensare:” Se i miei genitori mi criticano/ mi paragonano agli altri / non mi vogliono abbastanza bene , allora deve esserci qualcosa che non va in me”.
Questo bambino comincerà a credere che i suoi genitori non lo apprezzano abbastanza perché lui è stupido, cattivo, sbagliato, non si merita l’amore e comincerà a sviluppare un immagine negativa di se stesso. Involontariamente, da adulto tenderà a sabotare le occasioni di autoaffermazione e a fuggire dalle opportunità. Perché alla fine si avrà più confidenza con il fallimento che con il successo.
La paura di arrivare e non esserne all’altezza può riproporci continui insuccessi. Se riusciamo in una dieta, per fare un esempio semplice, si diventa probabilmente più attraenti per gli altri e questo può compromettere la nostra relazione attuale, potremmo ritrovarci a non saper più gestire situazioni nuove. Così, fallire significa rimanere nei nostri odiati ma rassicuranti chili di troppo.
Quando si ha uno scarso concetto di se stessi, le percezioni che ci arrivano dalla realtà, condizionano la nostra capacità di osservare e valutare obiettivamente le situazioni: di conseguenza, cambiano le conclusioni a cui giungiamo. Ecco quali sono le conseguenze di valutazioni condizionate dal non sentirsi mai all’altezza di affrontare la vita:
Successo non significa diventare famosi, ricchi e potenti ma semplicemente realizzare quello che si desidera, andare avanti nella nostra vita, essere autentici. Senza bisogno di ristagnare nella sofferenza a tutti i costi. Fortunatamente, anche se si ha avuto un infanzia poco felice, è possibile imparare a volersi bene ma soprattutto imparare a guardarsi con occhi più benevoli.
Rifletti: chi è più piccolo di un bambino? Vive in mezzo a giganti, è dipendente in tutto dagli altri, all’inizio non è nemmeno padrone del proprio corpo. Eppure, l’hai mai osservato mentre impara a camminare? Niente lo può fermare, appena è in grado di stare in equilibrio si solleva sulle gambe incerte e si lancia cercando di raggiungere la sedia o il tavolo più vicini per potersi sorreggere di nuovo. E non smette neanche se cade in continuazione, ogni volta si rialza e ricomincia.
Per lui quel che conta è camminare: vuole prendere quell’oggetto lontano, rincorrere la mamma o il cane… E si diverte infinitamente a farlo, è una tale scoperta potersi muovere in modo autonomo e libero che di certo non sarà qualche capitombolo a intimidirlo. Ma la cosa importante è che quel bambino siamo tutti noi. Tutti quanti abbiamo quella perseveranza, quel coraggio, quella gioia di provare e sperimentare. Ce l’abbiamo avuta, infatti oggi camminiamo, ma la conserviamo intatta ancora oggi.
In tutti noi esiste un po’ di paura di non essere abbastanza, di non meritare amore… Ma se vuoi opporti a questo consigliere ostile e giudicante devi iniziare a confrontarti con le tue paure. C’è un piccolo esercizio che puoi fare per te stesso per ritrovare e percepire le tue risorse interiori. E se pensi di non averne, ti blocco subito: ne hai. Ne abbiamo tutti. Non tutti però siamo capaci di usarle e sfruttarle, di contare su queste risorse in modo attivo per determinare il nostro futuro.
Questo esercizio ti può aiutare a comprendere quali sono le tue risorse e aiutarti così a riacquisire sicurezza e fiducia nelle tue capacità e potenzialità. In poche parole, può contribuire a restituirti il coraggio che hai perduto per strada, chissà dove, e che ti servirà per lanciarti in avventure nuove e di affrontare le mille incognite del domani.
In che cosa consiste l’esercizio? Voglio che ogni giorno tu annoti su un piccolo taccuino tutto ciò che ritieni di aver appreso nella giornata trascorsa e tutte le difficoltà che sei riuscito ad affrontare. Nulla di trascendentale? Prova e mi dirai. Come ripeto sempre, il potere sta tutto nella semplicità.
Ciò che mi interessa è che tu sviluppi la capacità di riconoscere le tue risorse, che tu abbia consapevolezza della forza che hai dentro di te e degli ostacoli, piccoli o grandi che siano, che ti trovi già ad affrontare ogni singolo giorno. Voglio che tu impari a valorizzare te stesso e che tu possa vederti davvero senza quella vocina che, da dentro, ti ripete costantemente che non sei abbastanza. Tu sei molto più di quanto pensi. Tu non sei gli altri. Tu sei molto di più: TU sei TU! Datti l’opportunità di scoprirlo.
Ecco l’insegnamento che più ci danneggia. Ti ricordi cosa ti ho scritto all’inizio di questo articolo? Ti ho spiegato che l’immagine che abbiamo di noi, si forma in ambito relazionale, in base a come ci hanno visti gli altri, in base a come ci hanno fatto sentire. Se per anni ci hanno fatto sentire come se non contassimo molto, noi continueremo a guardarci con quegli occhi, continueremo a pensare di non valere, di non meritare la felicità associata a uno stato di sana indipendenza. Eppure quella felicità, quell’appagamento, tu lo meriti.
Viviamo in un mondo in cui l’approvazione e l’accettazione degli altri giocano un ruolo significativo nelle nostre vite. La necessità di essere accettati e di appartenere a un gruppo è radicata nella natura umana. Tuttavia, c’è una sottile linea di demarcazione tra l’accontentare gli altri per ottenere l’approvazione e l’essere autentici con se stessi. Compiacere gli altri significa essere più sintonizzata sui bisogni delle altre persone piuttosto che sui tuoi; più attenta e interessata ai loro sentimenti, preoccupata delle loro reazioni, anziché in ascolto di te stessa, di come ti senti e di ciò che vuoi.
Il grande filosofo aveva ben compreso che quando smarriamo il nostro baricentro psichico a favore di quelli altrui, smarriamo noi stessi…il nostro volere più profondo e più vero. Certo, tutti noi abbiamo la necessità di ricevere dimostrazioni di affetto e complimenti, e di sentirci apprezzati per le nostre caratteristiche positive. Purtroppo però, per alcuni di noi questa necessità si presenta in modo più forte ed evidente che in altri, cosa che può renderci eccessivamente compiacenti ed accondiscendenti in varie situazioni della nostra vita.
E’ legittimo voler essere circondati da esseri affini, che hanno valori e caratteristiche simili, e questo è ciò che accade quando scegliamo con chi passare del tempo. Tuttavia, quando stringiamo legami per paura, solitudine, noia o per riempire i propri vuoti interiori si finisce con l’accettare qualsiasi persona o situazione. E’ da qui che nasce la necessità di voler accontentare sempre tutti, meno uno/a (ovvero noi stessi).
Compiacere gli altri è stato per anni l’unico modo di rapportarmi agli altri! Ero accondiscendente con parenti, conoscenti, amici, nemici pur di evitare conflitti o malumori, mi facevo carico di responsabilità non mie, dicevo di sì per sentirmi importante, meritevole… mi facevo in quattro per accontentare tutti, sacrificavo me stessa e il mio spazio pur di non venir meno a quello che ogni persona là fuori si aspettava da me e sentirmi, in qualche modo, a posto. Insomma, volevo fare tutti felici e contenti. Tranne me stessa. E questo, nel tempo, mi aveva portata a sentirmi intrappolata in uno scomodo cantuccio fatto di doveri, arrabbiata con il mondo e delusa per tutto quello che mi aspettavo di ricevere in cambio della mia compiacenza e che non era arrivato.
Poi ci si accorge che è tutto inutile, che l’essere accondiscendenti non ti regala nulla di bello, anzi! Quello che ho imparato dalla mia esperienza personale e di vita è che alla base di questo modo di fare c’è una mancanza di autostima e di fiducia in se stesse che porta a essere oltremodo disponibili e accondiscendenti per paura di non essere amate, di scontentare qualcuno ed essere abbandonate. E la convinzione, molto radicata, di non andare bene così come sei che ti rende dipendente dal giudizio e dall’approvazione altrui…il modo più disfunzionale che io conosca per sentirsi finalmente degna di essere amata, apprezzata, riconosciuta.
“Se è vero che i genitori devono stimolare i figli è altrettanto vero che non devono trasformarli in marionette adulatrici“. Molto spesso la predisposizione a voler accontentare gli altri nasce durante l’età evolutiva (infanzia e adolescenza). Nell’arco di questo periodo infatti il bambino, spinto dalla volontà di voler accontentare a tutti i costi genitori e insegnanti, sviluppa un profondo senso di accondiscendenza, insomma, non vuole deluderli. Di conseguenza il piccolo ricercherà approvazioni continuamente, in modo da nutrire il suo scarso livello di autostima. Per esempio, spingerlo a mantenere un rendimento scolastico alto è importante ma è ancor più importante fargli capire che studiare lo aiuterà a essere più pronto ad affrontare il mondo del lavoro, a renderlo una persona migliore (non si studia solo per far contenti mamma e papà, si studia per il proprio benessere presente e futuro!)
Da bambini non eravamo capaci di sfumare i significati di ciò che volevamo dire. Non sapevamo come modellare i nostri crudi bisogni e dolori in spiegazioni convincenti. Ora, possiamo essere non solo fermi riguardo le nostre idee ma anche estremamente geniali. Possiamo dire “no” mentre sottolineiamo le nostre buone intenzioni; possiamo dire a qualcuno che ha sbagliato senza affermare che sia un idiota. Possiamo lasciare qualcuno, assicurandoci che capiscano quanto la relazione sia stata importante per noi. Possiamo essere, in altre parole, gradevoli senza essere estremamente compiacenti.
Capita in una relazione di coppia, per esempio, che uno dei due partner non si espone mai, non esprime disaccordo, ma nemmeno esplicita ciò che desidera. A lungo andare ha una reazione esplosiva di rabbia. L’altro reagisce dicendo: “Potevi dirlo che non eri d’accordo!”, ebbene è vero: poteva dirlo. O, meglio: doveva. Per rispetto di sé stesso. Avrebbe dovuto affermare se stesso e sopportare la probabile reazione negativa dell’altro, visto che, alla fine, la reazione è comunque arrivata, ed è ben peggiore di quella che poteva essere all’inizio.
Occorre riflettere con attenzione su questo punto chiave. Se per motivi legati alla tua storia personale non fornisci all’altro una conoscenza reale di chi sei realmente e dei tuoi bisogni, tutto sarà inquinato fin dall’inizio. Il paradosso? Ciò che temi, ovvero, non essere abbandonato, lasciato, giudicato…. potrebbe avverarsi veramente perché a lungo andare il tuo comportamento accondiscendente si rivelerà un fallimento. Quindi impara a piacerti e non a piacere.
Mettendo il silenzioso ai nostri desideri e ai nostri bisogni rischiamo poi di dover fare i conti con:
Si entra all’interno di un circolo vizioso dove poi uscirne diventa sempre più difficile, senza contare che tutto ciò tenderà a prosciugare le nostre energie.
Rispondere sì alle richieste di tutti significa dover dire no a qualcos’altro! Non si vive la propria vita per accontentare gli altri mettendo al secondo posto se stessi. Non si tratta di essere egoisti, ma piuttosto si tratta di essere padroni delle proprie scelte e del proprio sentire. Ecco 5 cose che dovresti sempre tenere ben in mente prima di accontentare gli altri.
Cerca di capire: perché lo fai? E chiediti anche: sei più predisposto a dire di sì a determinate persone piuttosto che ad altre? O sei disponibile con tutti? Accetta poi questa tua debolezza, il primo passo per smettere di fare qualcosa è accettare che l’abbiamo fatta fino a quel momento.
Voglio fare una premessa: non è facile mettersi in gioco, non è facile chiedere perché così spesso si finisce per prendere male il rifiuto, pensando che ogni no equivalga a una gigantesca sconfitta. Eppure ci succede! Per chi cerca di essere estremamente accondiscendente è questa la parte più complessa, imparare a dire no, eppure è fondamentale.
Va ricordato che rispondere negativamente non ha nulla a che fare con la maleducazione, ma anzi con la responsabilità. Si deve cominciare a dire no a piccoli passi, a partire dal cassiere che al momento di pagare ci chiede se vogliamo aggiungere un piccolo prodotto, o dal cameriere che ci dice di prendere un cioccolatino assieme al caffè, per passare poi a dire no a un amico che ci invita a cena una sera che siamo stanchissimi, fino ad arrivare a dire no a quel collega che abbiamo sempre aiutato.
Siamo arrivati a una età nella quale possiamo tranquillamente esprimere noi stessi senza che nessuno si prenda male. E se continuiamo a accontentare gli altri, potremmo avere davvero delle buone intenzioni, ma mettiamo tutti a rischio con la nostra mancanza di schiettezza.
Al lavoro, non rendiamo un valido servizio a nessuno se ci nascondiamo dietro a un dito. E in amore, non c’è niente di sano nello stare insieme a qualcuno semplicemente perché sembra che l’altro possa non sopravvivere senza di noi. Sopravviveranno, e noi potremmo aver sprecato un sacco del loro tempo a causa del nostro sentimentalismo.
Spiegare il perché di un no è giusto, ma devi essere sintetico e deciso. Dilungarsi in argomentazione potrebbe portarti a ripensarci, e renderti di nuovo disponibile. Meglio essere assertivi. La frase da pronunciare è questa: «Mi spiace, ma al momento non posso aiutarti, ti farò sapere se e quando potrò.» Una risposta di questo tipo fa capire all’interlocutore che non è lui la tua priorità, ma lascia anche aperto uno spiraglio.
Inizia a ragionare sulle relazioni con le persone cui fai più difficoltà a dire no. Quando ti sarà chiara la dinamica e il tuo ruolo al suo interno non avrai più problemi a dire di no. La disponibilità che concedi agli altri è la misura della tua identità. Se ti si può chiedere tutto gli altri cominceranno a considerarti come un’estensione delle loro opzioni ogni volta che dovranno risolvere qualcosa. E non come un’altra persona che gentilmente concede loro un favore.
La verità è che chiunque sarebbe felice di avere un partner, un amico o un collega che è sempre pronto ad aiutare e che non dice mai no. Il problema è che a lungo andare la gente si approfitta di chi è troppo buono e disponibile. La tua estrema gentilezza porterà gli altri a mancarti di rispetto. Le persone non ti vedono come un individuo con una propria voce, con i propri spazi e che fa valere le proprie necessità, ti vedono come qualcuno che si fa da parte per accontentare tutti.
Di conseguenza il loro rispetto nei tuoi confronti diminuisce. E questo vale anche per le persone che ti amano. Se tu non rispetti te stesso, perché gli altri dovrebbero rispettarti? Se non dai il giusto valore ai tuoi bisogni, perché dovrebbero farlo gli altri?
Nelle relazioni di qualsiasi tipo, è importante fissare dei limiti. Devi avere ben chiaro cosa sei disposto a fare per accontentare gli altri e cosa no, senza che questo ti provochi frustrazione o risentimento. Avere dei limiti e renderli ben chiari alle persone che ti stanno intorno ti permette di tutelarti e di evitare di diventare una vittima degli approfittatori.
Il prezzo da pagare è innanzitutto la perdita della propria autenticità e della genuinità di rapporti sinceri. Dover accontentare sempre tutti, mostrarsi accondiscendenti e plasmabili a seconda delle situazioni e delle esigenze, ci porta a snaturare la propria indole.
La tua paura è assolutamente valida, tutti vogliamo piacere e vogliamo essere accettati. Ma la verità è che le relazioni che costruisci compiacendo gli altri non sono sincere. Il rifiuto è inevitabile, ci sarà sempre qualcuno a cui tu non andrai bene, esattamente come tu scegli le persone che ti piacciono e che vuoi accanto. La tua paura non deve impedirti di fissare i tuoi confini, perché senza questi non verrai rispettato né considerato. I confini, i tuoi limiti, fanno in modo che gli altri sappiano cosa possono chiederti e cosa aspettarsi da te. Diversamente pensano che accetterai qualsiasi atteggiamento nei tuoi confronti.
Certo, non sto dicendo che devi smettere di essere gentile ma vorrei che iniziassi ad esserlo in primis con te stesso/a! Nella vita non si può accontentare SEMPRE tutti così come è impossibile non deludere MAI nessuno. Non trovi? Espressioni totalitarie come sempre e mai non sono delle buone compagne di viaggio e dovremmo cercare di non fare affidamento su di loro. Per stare bene bisognerebbe trovare una sorta di equilibro tra i due termini, dovremmo imparare ad oscillare tra i due poli estremi senza rimanere ancorati sull’uno o sull’altro.
Non preoccuparti delle persone a cui non piaci e che non ti approvano. Sei tu che devi prendere il controllo sulla tua vita e non farti manipolare, quelli che ti volteranno le spalle sono coloro che vogliono un burattino, non un individuo che ama e rispetta se stesso.
Eh si, perché per sentirsi meritevoli d’amore, bisogna comportarsi come dei bravi bambini pronti ad ubbidire, attenti a non deludere! È questo che ci è stato insegnato. E ci sembra di non avere alternative. Che essere in quel modo lì sia un nostro dovere. Come se dovessimo sempre dimostrare qualcosa. Io lo sono stata, una brava, buona e ubbidiente adulta. Avevo anestetizzato il sentire, represso le mie emozioni, negato le mie necessità pur di non sentirmi colpevole di osare, desiderare, pretendere! Tutto pur di sentirmi considerata, approvata e amata. Quello che poi nel tempo ho compreso è che le cose migliori spesso arrivano proprio da scelte che deludono le aspettative delle persone intorno a noi, se queste rispondono ai nostri bisogni più autentici.
Forse non hai ricevuto abbastanza apprezzamenti in famiglia, non hai ottenuto la giusta visibilità, così hai rivolto all’esterno questo bisogno di riconoscimento. Questo non significa che tu debba trascorrere il resto della tua esistenza leccandoti le ferite. Quindi inizia a scoprire le tue risorse, inizia a metterti in ascolto di ciò che sei, impara a far luce alla dissonanze, alle contraddizioni che ti incatenano a una vita che non vuoi. Riconosci le tue esigenze e falle presente agli altri. Se non le conoscono non potranno mai prenderle in considerazione, ma se non le conosci neppure tu…non puoi pretendere che lo facciano gli altri. Non essere MAI qualcuno che non sei tu, perché tu hai il tuo posto nel mondo e la tua unicità, che non può essere sostituita da nessun altro.
Da QUORA
Scrive Julia Otaku, corrispondente di QUORA:
Sì, al punto da influenzare pesantemente molti aspetti e situazioni della nostra vita. Ad es. un esperimento del 2001 di Badr e Abdallah ha trovato che l’aspetto dei neonati nati prematuri negli ospedali di Beirut prediceva le valutazioni delle infermiere sul loro stato di salute meglio della loro condizione medica: i bambini più belli aumentavano di peso più velocemente e venivano dimessi prima. Questo perché le infermiere rispondevano di più ai bambini con un aspetto più bello e fornivano cure migliori.
Un altro beneficio dell’aspetto fisico è che le persone di bell’aspetto tendono a guadagnare dal 10 al 15% in più degli altri.
Inoltre, come mostra uno studio del 2006 di Poutvaara, Berggren e Jordahl, l’aspetto aiuta anche in politica. Mostrarono delle foto di politici finlandesi a soggetti di altre nazioni che non li conoscevano e chiesero loro di valutarli riguardo l’aspetto fisico e altri attributi. Trovarono che l’attrattività era il miglior predittore del numero di voti che il candidato otteneva realmente alle elezioni e l’effetto valeva sia per per i politici uomini che per le donne, ma era più forte per queste ultime. Essere giudicati più attraenti portava ad un aumento tra il 2,5 e il 2,8% dei voti totali per le candidate donna e l’1,5 e il 2,1% per gli uomini, quantità decisive in un’elezione reale.
Ma l’aspetto fisico influenza i giudizi delle persone, anche in altre aree. In particolare le persone tendono ad attribuire a chi è attraente altre qualità positive che non riguardano l’aspetto fisico, tendenza che ha il nome di “stereotipo secondo cui ciò che è bello è buono”.
Delle metanalisi hanno mostrato che l’effetto maggiore dell’attrattività fisica riguarda le competenze sociali, ovvero si pensa che le persone attraenti siano più socievoli, estroverse, di successo, sexy, felici e assertive di quelle meno attraenti.
Tuttavia ci sono due aree importanti per cui questo stereotipo non vale: l’integrità morale e l’empatia.
Questo stereotipo è confermato dal fatto che effettivamente sembra che le persone più attraenti abbiano relazioni sociali più soddisfacenti, ma probabilmente è perché ricevono più attenzione. Ciò porta ad un effetto profezia che si auto-adempie, come mostrato da un esperimento di Snyder, Tanke e Berscheid nel 1977. Mostrarono a degli studenti maschi un fascicolo con foto e informazioni di una partecipante all’esperimento, ma in realtà la foto era finta e nella metà dei casi la foto ritraeva una bella donna, nell’altra metà no. Fecero avere ai soggetti che erano disposti una conversazione telefonica con la donna e trovarono che gli studenti che credevano di parlare con la donna attraente la trovavano più calorosa, socievole ed equilibrata di quelli che credevano di parlare con la donna non attraente. In pratica, gli uomini che pensavano di parlare con una donna attraente rispondevano in modo più caloroso e socievole degli altri e il loro comportamento influenzava a sua volta il modo in cui la donna rispondeva. Facendo ascoltare le conversazioni solo da parte della donna a degli ascoltatori esterni, trovarono che anche questi ritenevano più attraente, calorosa e sicura di sé la donna che i soggetti credevano fosse attraente.
Andersen e Bem nel 1981 replicarono l’esperimento coi ruoli invertiti e trovarono che, proprio come nell’altro esperimento, le donne e gli sconosciuti agivano in accordo con la “profezia”.
Questi risultati, insieme a varie metanalisi condotte su centinaia di studi, sfatano il mito secondo cui la bellezza fisica conti molto di più per le donne e mostrano che la bellezza fisica è importante sia per le donne, sia per gli uomini.
V I T A D O P O L A V I T A
«Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve, splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno.
Quando ti svegli la mattina tranquilla,
sono il canto di uno stormo di uccelli.
Io sono anche le stelle che brillano,
mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Io non sono morto»
~ Canto Navajo ~
Il lato positivo di essere morto
è che tu non lo sai.
È come essere stupido.
È doloroso solo per gli altri.
da QUORA
**Che cosa succede quando si muore?**
Il possesso di queste informazioni ci rende dei privilegiati. Quel che è assolutamente sbalorditivo è l’uniformità che caratterizza le informazioni riguardanti ciò che accade quando si muore, nonostante esse provengano da luoghi, popoli ed epoche differenti.
Il grande scienziato Dott. Robert Crookall, Look, Feel, & Smell your best. Ph.D., ha intrapreso uno studio sistematico di molte delle fonti succitate e di centinaia di altre comunicazioni provenienti dall’Aldilà, e ha pubblicato i risultati nel libro The Supreme Adventure (L’avventura suprema) del 1961.
La sua opera è considerata **scientifica ** **nel senso che essa esamina le prove con scrupolo e obiettività, è intrinsecamente coerente e fornisce delle ipotesi conformi alla gran massa delle prove fattuali disponibili.**
Crookall si sorprese della concordanza fra le prove giunte dalle diverse parti del mondo. Le comunicazioni provenienti dai vari Paesi – dal Brasile all’Inghilterra, dal Sudafrica al Tibet, dall’Europa all’India e all’Australia – erano tutte concordanti fra loro. Si stupì anche del fatto che esse fossero identiche alle credenze dei nativi delle Isole Hawaii, isolate da tutte le altre civiltà della Terra fino alla loro “scoperta” avvenuta nel 1788 ad opera del Capitano Cook. Crookall si sorprese anche della loro concordanza con le testimonianze rese da coloro che avevano avuto un’esperienza extracorporea o un’esperienza di premorte e con le comunicazioni trasmesse dai medium di alto livello.
Crookall era un membro della Churches’ Fellowship for Psychical Study (Confraternita delle Chiese per gli Studi sul Paranormale), una confraternita fondata in Inghilterra allo scopo di consentire a coloro che avevano avuto delle esperienze personali di natura metafisica o spirituale di condividerle ed esaminarle alla luce degli insegnamenti tradizionali della Chiesa in merito all’Aldilà. La prefazione del suo libro fu scritta da un ex Presidente della Corte Suprema di Giustizia della Gran Bretagna, il quale concluse che:
Il suo utilizzo si addice a chiunque, su questa Terra, sia stato ordinato Ministro di culto.
Testimonianze oculari di eccezionale importanza trasmesse dall’Aldilà
Messaggi di eccezionale importanza trasmessi nel corso degli ultimi decenni dalle Intelligenze Superiori agli esseri umani dei diversi Paesi della Terra ci informano RIPETUTAMENTE del fatto che (in parole povere):
• **Tutti gli esseri umani sopravvivono alla morte fisica, a prescindere dalle loro convinzioni.**
• Al momento della morte portiamo con noi la nostra mente insieme a tutte le esperienze che abbiamo vissuto, il nostro carattere e il nostro corpo eterico (lo spirito) – che è un duplicato del corpo terreno. Esso fuoriesce dal corpo fisico al momento della morte ed è collegato ad esso per mezzo di un filo argentato. Quando questo filo argentato viene reciso dal corpo fisico allora si verifica la morte. Silver Birch, un’Intelligenza molto evoluta dell’Aldilà che ha trasmesso più di nove libri, ci mette al corrente del fatto che nell’Aldilà il corpo eterico e ciò che ci circonda saranno solidi proprio come ci sembra il mondo adesso.
• Lo stato mentale che si ha al momento della morte è di importanza cruciale. Alcuni muoiono coscientemente e hanno piena consapevolezza delle persone amate che li accolgono all’arrivo; altri si trovano in stato di incoscienza e vengono portati in un posto speciale dell’aspetto di un ospedale o di una casa di cura. Chi è morto a seguito di una lunga malattia avrà bisogno di tempo per ricostruire la propria immagine mentale.
• ATTENZIONE: Alcune droghe allucinogene hanno il potere di far fuoriuscire il corpo eterico da quello fisico. Visti dalle entità dell’Aldilà, i tossicodipendenti “… hanno un aspetto patetico, quasi come se non avessero un’anima … il loro sguardo è perso nel vuoto. Quando i tossicodipendenti escono dal corpo, altre entità inferiori provano ad entrarvi – in quel caso si verifica la possessione.”
• Non esiste un paradiso che si trova “nel cielo” o un inferno che si trova “sottoterra”: l’Aldilà è collocato nel piano terrestre – è costituito da diverse sfere sovrapposte l’una all’altra – dalle vibrazioni più elevate a quelle più basse.
• È altamente probabile che coloro che hanno una concezione immutabile e dogmatica di ciò che ci si deve attendere immediatamente dopo la morte incontreranno seri problemi.
• Gli atei e gli agnostici potrebbero non avere alcuna difficoltà nel passare alle sfere superiori – quello che conta è ciò che si è fatto nel corso della propria vita e il motivo per cui lo si è fatto, non quello in cui si è creduto.
• **L’amore, quello incondizionato, è la forza più potente che esista nell’universo.**
• L’amore incondizionato è il legame inscindibile con i nostri cari che si trovano nell’Aldilà.
• La gente corretta viene accolta dai propri cari – le anime gemelle si ricongiungono. Le Intelligenze Superiori ci informano del fatto che nell’Aldilà il nostro aspetto fisico può ritornare quello dell’età migliore – per la maggior parte delle persone quello che si ha tra i 20 e i 25 anni.
• Le persone amate che si trovano nell’Aldilà, sia quelle arrivate di recente sia le altre, hanno la facoltà di visitare coloro che vivono sulla terra.
• Alle persone amate arrivate di recente, normalmente entro i tre mesi dal trapasso viene data la possibilità di trasmettere messaggi visivi – per mezzo di sogni, apparizioni o in altro modo – per attestare che sono ancora vivi.
•** I****l ****genere di vita che ci attende nell’Aldilà – bellezza, pace, luce e amore – è inimmaginabile.**
• Nell’Aldilà si possono sempre apprendere lezioni di carattere spirituale per progredire verso sfere superiori e perfino più belle.
• Una volta entrati nell’Aldilà, si prova una sensazione di enorme luminosità.
• Qualunque inabilità fisica si sia avuta sulla Terra sparirà – non ci saranno più malformazioni, malattie, cecità e ogni altra avversità che abbia caratterizzato la vita terrena.
• Nell’Aldilà la mente ha un potere enorme. Può creare la materia e può far viaggiare il corpo alla velocità del pensiero. È sufficiente immaginare un qualunque luogo del mondo e ci si trova là istantaneamente.
• Chi è considerevolmente incline al male viene attratto nelle sfere inferiori più oscure, ritrovandosi da solo o in compagnia di coloro che possiedono le sue stesse bassissime frequenze vibratorie e il suo stesso bassissimo livello di spiritualità.
• Per alcuni la transizione dalla Terra all’Aldilà è migliore che per altri – maggiore è la conoscenza che si possiede dell’Aldilà e più agevole è la transizione.
• Alcuni rimangono bloccati “fra i due mondi”. Si tratta di coloro che, sentendosi ancora solidi, non riescono ad accettare l’idea di essere morti. Molti provano uno stato di confusione mentale e possono perdersi per decenni o anche più.
• Chi sulla Terra era profondamente incline a vizi e forme di dipendenza – fumo, alcol, gioco d’azzardo, stupefacenti, un eccessivo attaccamento al sesso – può rimanere bloccato sul piano astrale e ritrovarsi nell’impossibilità di progredire finché non riesca a rinunciare a tali forme di dipendenza.
• L’energia – positiva o negativa che sia – è come un “boomerang”. Se si trasmette a qualcuno dell’energia positiva, prima o poi questa tornerà indietro. Allo stesso modo, se con la disonestà, l’imbroglio, la menzogna, la molestia, la calunnia o l’offesa si trasmette dell’energia negativa, anche questa, inevitabilmente tornerà al mittente.
• “Si raccoglie ciò che si semina” è la ben nota legge spirituale universale. Il termine karma significa non potrai farla franca. Tutti gli atti negativi commessi nei confronti del prossimo devono essere sperimentati in prima persona per favorire una “continua evoluzione spirituale”.
• Ogni pensiero, ogni parola e ogni azione vengono registrati … e se ne dovrà rispondere …
• Nelle sfere superiori si ha la possibilità di ricordare e rivedere in modo tridimensionale ogni evento e ogni periodo della propria esistenza.
• L’abuso di potere e l’offesa arrecata sistematicamente al prossimo sono due delle azioni più karmiche. Un karma terribile attende chi, pur avendo il compito di proteggere la società, abusa volontariamente del proprio potere, trasgredisce deliberatamente e arreca danno e pregiudizio al prossimo.
• NON ci si potrà giustificare per il proprio comportamento malvagio sostenendo che si stavano eseguendo degli ordini.
• La crudeltà – sia essa fisica o psicologica – nei confronti degli uomini o degli animali è altamente karmica e non viene mai giustificata.
• È certo che chi abusa degli altri o li danneggia in maniera considerevole, nell’Aldilà si troverà faccia a faccia con le proprie vittime per espiare il male commesso.
•** L’inferno che dura per l’eternità e la dannazione eterna NON esistono** – essi sono stati inventati dall’uomo per manipolare la coscienza e il pensiero della gente inconsapevole. Sebbene nell’Aldilà CI SIANO delle sfere inferiori particolarmente oscure, sgradevoli e perfino terrificanti – al punto che qualcuno le chiama “inferno” – NON ci si finisce per l’eternità. La Legge universale dell’Evoluzione assicura che prima o poi coloro che possiedono vibrazioni inferiori riusciranno a sviluppare vibrazioni più elevate e raggiungeranno le sfere superiori, anche se ciò dovesse richiedere secoli o addirittura millenni.
• Non si è giudicati da nessuno né si è condannati da qualcuno a rimanere nelle sfere inferiori (l'”inferno”). Ci si condanna da sé, acquisendo durante la vita terrena delle basse vibrazioni (un basso livello di spiritualità).
• La conversione in punto di morte? Gli spiriti superiori ci hanno ripetutamente informato del fatto che immediatamente dopo la morte le nostre vibrazioni non cambiano – nemmeno se ci si pente poco prima di morire. Ci portiamo dietro quel livello vibrazionale (spiritualità) che abbiamo guadagnato o perduto nel corso dell’intera vita terrena. Il Battesimo e il pentimento sono assolutamente inutili se la loro finalità è quella di ottenere “un trattamento migliore” subito dopo la morte.
• Se si è aiutata anche una sola persona ad acquisire la vera conoscenza, si sarà giustificata la propria esistenza sulla terra – Silver Birch.
• Impedire al prossimo di avere accesso alla vera conoscenza è un’azione altamente karmica.
• Nessuno, né sulla terra né altrove, può farci del male spiritualmente.
• Gli esseri umani non nascono tutti con lo stesso livello di evoluzione spirituale.
• L’egoismo è una delle maggiori trasgressioni che si possano commettere contro la spiritualità ed è un atteggiamento altamente karmico.
• **Non tutti hanno la necessità di “reincarnarsi”.**
• Non si viene a questo mondo per fare una gita di piacere – la vita non è mai senza dolore, senza sofferenza e senza problemi. Quanto più la propria esperienza è variegata, tanto più si apprende dai propri errori, e tanto maggiore è il valore della propria vita.
• Tanta gente viene ingannata, diffamata, perseguitata ingiustamente … ma ci sarà una giustizia … forse non in questo mondo, ma certamente in quello che verrà.
• Le leggi universali operano, che se ne sia consapevoli o meno.
• Ogni qual volta ci sia un’incongruenza tra la scienza e ciò in cui si crede – sia esso la religione, la tradizione o lo scetticismo – la scienza prevale inevitabilmente.
• Essere religiosi non significa necessariamente essere spirituali.
• Non partecipare ai rituali religiosi, come, ad esempio, i battesimi, le confessioni, e non credere ai dogmi NON impedisce a nessuno di conseguire degli alti livelli di spiritualità o di accedere alle sfere più elevate dell’Aldilà.
• Nell’Aldilà la comunicazione avviene per mezzo della telepatia.
• La comunicazione tra il piano terrestre e l’Aldilà può avvenire (e avviene) per mezzo della telepatia.
• Esistono potenziali pericoli nel comunicare con le entità dell’Aldilà.
• Coloro che vivono nell’Aldilà hanno la capacità di leggere la nostra mente e di suscitare in noi pensieri e idee. Le entità inferiori e maligne possono suscitare in noi pensieri e idee di carattere negativo, mentre le entità positive e più elevate ci assistono mediante pensieri e idee di carattere positivo. Molto è, tuttavia, rimesso all’esercizio del libero arbitrio.
• Abbiamo la possibilità di rivolgerci ai potenti protettori dell’Aldilà affinché ci aiutino ad affrontare i problemi quotidiani, ma non sono loro a prendere le decisioni per noi.
• I materialisti si preoccupano tantissimo dei loro ultimi dieci o venti anni sulla Terra, ma non utilizzano nemmeno una frazione minima del tempo a loro disposizione per pensare a quel che succederà loro nei prossimi dieci, venti, cinquantamila anni… e molto più.
• Quel che succede a una persona che commette un suicidio dipende da un numero di fattori. La motivazione è sempre molto importante. Ad esempio, esiste una grossa differenza tra chi commette suicidio a causa di una morte inevitabile e chi lo commette per evitare delle responsabilità. Coloro che si tolgono la vita per l’incapacità di affrontare dei problemi, nell’Aldilà accresceranno i loro problemi e le loro responsabilità.
• Nell’Aldilà esistono sfere di diverso livello – da quelle a vibrazioni più basse a quelle a vibrazioni più elevate. Al momento della morte fisica ci rechiamo nella sfera che meglio si adatta alle vibrazioni che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita sulla Terra. Detto in maniera semplicistica, la gente più coscienziosa va nella “terza” sfera – quella che alcuni chiamano la terra dell’estate perenne. Quanto più le vibrazioni sono elevate, tanto migliori saranno le condizioni di cui si godrà. Ci è stato detto che le sfere più elevate sono talmente belle che è perfino impossibile immaginarle. Per coloro che, invece, hanno accumulato delle vibrazioni particolarmente basse esistono problemi molto seri.
•** In base alla Legge del Progresso, alla fine, anche se ci vorrà molto tempo, tutti accederanno alle sfere più elevate.**
• Nell’Aldilà i simili si attraggono fra loro. A differenza del piano terrestre, coloro che sono dotati di vibrazioni inferiori non possono mescolarsi liberamente a coloro che si trovano nelle sfere più elevate.
• Esiste realmente una guerra tra le Forze della Luce e le Forze delle Tenebre. Coloro che disseminano in continuazione l’oscurità – l’ignoranza, la propaganda falsa e dannosa, l’odio, la persecuzione del prossimo, l’abuso di potere, la menzogna, l’inganno, il dominio e lo sfruttamento del prossimo e altre forme di energia negativa – attraggono ed è probabile che entrino a far parte delle Forze delle Tenebre. Coloro che, invece, si impegnano a diffondere una maggiore comprensione, la conoscenza, la pace, l’amore, la luce, l’armonia e altre forme di energia positiva, attrarranno e diverranno parte delle Forze della Luce.
• La responsabilità è personale – in ultima istanza, ciascuno è responsabile delle azioni e delle omissioni commesse nel corso della propria esistenza terrena.
da QUORA
A D A T T A R S I A L L E A S P E T T A T I V E : L A S P E R A N Z A.
Durante uno studio ad Harvard negli anni ’50, il dottor Curt Richter ha messo alcuni topi in una pozza d’acqua per testare per quanto tempo potevano resistere in acqua.
In media si arrendevano e affogavano dopo 15 minuti.
Ma nella seconda parte dell’esperimento proprio prima che si arrendessero a causa dell’esaurimento, i ricercatori li raccoglievano, li asciugavano, li lasciavano riposare per qualche minuto e li rimettevano dentro per un secondo giro.
In questo secondo tentativo – quanto pensi che siano durati?
Ricorda: avevano nuotato fino al fallimento solo pochi minuti prima…
Quanto tempo pensi?
Altri 15 minuti?
10 minuti?
5 minuti?
No!
60 ore!
Non è un errore.
Giusto! 60 ore di nuoto.
La conclusione tratta è stata che, poiché i ratti CREDEVANO che alla fine sarebbero stati salvati, avrebbero potuto spingere i loro corpi oltre ciò che in precedenza ritenevano impossibile.
Vi lascio con questo pensiero:
Se la speranza può far nuotare i topi esausti per così tanto tempo, cosa potrebbe fare per te credere in te stesso e nelle tue capacità?
Ricorda di cosa sei capace. Ricorda perché sei qui. “
Continua a nuotare.