U C C E L L O I N G A B B I A
Un uccello è
a casa sua
ovunque, tranne
che in gabbia.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
U C C E L L O I N G A B B I A
Un uccello è
a casa sua
ovunque, tranne
che in gabbia.
L A V E R A S O L I T U D I N E
Ho sempre pensato che
la peggior cosa nella vita
fosse restare soli.
Non lo è.
La peggior cosa è stare
con persone che
ti fanno sentire solo.
Robin Williams.
D I S C O T E C A
Se un giorno ti manca la motivazione, vai in discoteca, resta lucido, non bere nulla.
Osserverai uomini che fingono sicurezza, spendono senza senso, atteggiandosi a bulli, fingendosi criminali.
Vedrai le ragazze e le donne che competono tra di loro per apparire e sentirai intorno a te un’illusione collettiva di felicità forzata.
Capirai che tu sei nato per essere diverso, che nessuno può decifrare la tua storia come fai tu, che in quel posto tu ti senti un pesce fuor d’acqua.
Se ti trovi in discoteca, senza bere, ti renderai conto che viviamo nell’era della mediocrità, dove ci sono persone che dicono di voler costruire il loro futuro, ma lo fanno sprecando il loro presente, scappando dai loro problemi, dalla loro realtà e dalla loro vita, perché attualmente fa schifo e preferiscono non viverla.
Per distinguerti, basta fare ciò che fa una persona intelligente: allontanati da tutto ciò che non è allineato con il tuo obiettivo.
da YouTube
C A L M A
Piano piano, ci renderemo conto
che il vero lusso della vita
è avere la mente calma.
Non le auto, non i vestiti,
non i posti da sogno.
Ma la serenità di addormentarsi
senza pensieri che t’inseguono,
di svegliarti senza un peso sul petto,
di respirare senza sentirti
in guerra con te stesso.
A un certo punto, capisci che
non serve riempire la vita di tutto,
basta svuotarla di ciò che
la appesantisce. Capisci che
la calma non è noia, ma libertà.
E, forse, questo è crescere davvero:
non volere di più, ma volere di meno.
da YouTube
da QUORA
Scrive Giuseppe Gamerra, corrispondente di QUORA.
I PRETI SONO DAVVERO DEVOTI ?
Non sono religioso ma sono stato in seminario salesiano 5 anni più 8 mesi di noviziato.
Il risultato di questo periodo è che, nonostante tutto quello che mi è stato insegnato, non credo più e non mi confesso più.
In compenso ci sono preti che si confidano e direi proprio “si confessano” ogni tanto da me. Visto il peso delle confidenze direi che sono confessioni.
Alcuni non credono più, ma non avrebbero di che vivere se tornassero allo stato laicale e, tra l’altro, è stato impedito loro attivamente di intraprendere studi che li avrebbero messi in condizione di trovare facilmente lavoro nella società civile.
Altri invece hanno sofferto repressioni e direi quasi persecuzioni per le loro idee sul mondo e sulla religione.
Altri erano molto disgustati dal carrierismo ed dall’opportunismo dilaganti.
Molti si dedicano al loro lavoro come una missione, ignorando il più possibile quello che succede sulle loro teste, o, diciamo, lo vedono benissimo, ma non ne parlano ed agiscono per il meglio nelle loro possibilità, come se niente fosse.
Quasi tutti sono ben coscienti della laicizzazione galoppante della società ed ognuno affronta questa realtà come può a modo suo.
Quasi tutti sono consci di essere gli ultimi dei moicani, di essere alla fine di un’epoca, fine che si prolungherà forse per molto, ma con un continuo, inesorabile calo numerico.
da QUORA
Scrive Pietro Micaroni, corrispondente di QUORA
L’ A T E I S M O
Il 70% dei giovani nel Regno Unito si identificano come “senza religione”.
Come si identificano i giovani da 16 a 29 anni, in Europa.
ROSSO = senza religione
GIALLO= cristiani
GRIGIO = non cristiani.
COME MAI IN ITALIA I GIOVANI NON VANNO PIU’ A MESSA
Scrive Luigi Gazzera, corrispondente di QUORA.
Credo che sia dovuto al benessere.
Moltissimi non si rendono conto che fino a metà del ‘900 la vita delle persone non ricche (diciamo i 3/4 popolazione) era prorio una vita di m….; o, per dirla in modo più elegante, una valle di lacrime.
Tutte queste persone erano portate a consolarsi pensando a una vita ultraterrena che li ricompensasse.
Il quarto più ricco si mostrava assai religioso, per dare il buon esempio, e favorire la religione che avrebbe aiutato a tenere tranquilli i meno abbienti.
Tutto ciò si è dissolto con il miglioramento gigantesco della vita non tanto dei ricchi , quanto dei poveri.
Un operaio di basso livello conduce una vita più “piacevole” di un principe del ‘700, avendo a disposizione acqua corrente, energia elettrica, riscaldamento, medicinali che consentono a lui e a coniuge e figli una vita assai più lunga, ecc.
Chi mai oggi può pensare seriamente di vivere in una valle di lascrime?
Mancandoci le preoccupazioni e i disagi veri, ci costruiamo dei futuri catastrofici, e ci affidiamo alle follie degli ambientalisti verdi e di Greta Thunberg?
Della religione e dei suoi atti di culto i giovani non sanno più cosa farsene.
da AI OVERVIEW (Supervisione dell’Intelligenza Artificiale)
COM’ È LA SITUAZIONE IN ITALIA ?
da WIKIPEDIA
L’Irreligiosità in Italia include gli atei, gli agnostici e le varie forme di irreligiosità, compresi i credenti senza religione di riferimento, diffuse tra i cittadini italiani e i residenti in Italia.
Circa il 22% degli italiani rientrano in queste categorie, pertanto l’irreligiosità costituisce la seconda religione italiana dopo il Cattolicesimo.
Le prime fonti storiche che citano l’ateismo in Italia risalgono all’anno 1550.
Durante il Rinascimento italiano, l’Italia divenne un importante centro della prima filosofia secolare.
Lucilio Vanini rappresentò una delle prime voci del secolarismo italiano. In questo periodo la Santa Inquisizione veneziana cercò di combattere l’irreligiosità.
Nel XX secolo si annoverano alcuni filosofi italiani irreligiosi come Giuseppe Rensi, critici nei confronti della religione.
Sebbene il principio di indipendenza tra stato e chiesa cattolica fosse già presente nell’articolo 7 della costituzione fin dal 1948, si arrivò ad una piena laicità dello stato solo con la revisione dei Patti Lateranensi del 1984 (Protocollo addizionale, punto 1) e con la sentenza 203/1989 della Corte Costituzionale.
Secondo il sondaggio SWG del 2021, i credenti senza religione di riferimento sarebbero l’8% della popolazione.
Essi sono costituiti da variegate forme di spiritualità non istituzionale, come ad esempio i deisti.
Non vi sono dati precisi circa la consistenza numerica degli atei e degli agnostici, in quanto entrambe le categorie sono spesso mescolate tra loro e con la categoria generica dei non religiosi (che può comprendere anche credenti che non si identificano in nessuna religione istituzionale).
Secondo il sondaggio Ipsos del 2017, gli italiani che non si identificano in nessuna religione (compresi credenti che non aderiscono nessun culto in particolare, atei e agnostici) sarebbero il 22.6% degli italiani, pari a circa 13 milioni di persone,
In Italia esistono alcune organizzazioni di ateismo, umanesimo secolare e agnosticismo, quali l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e l’Associazione nazionale del libero pensiero “Giordano Bruno”.
I N T E L L I G E N Z A A R T I F I C I A L E
Se ho capito bene:
siamo abbastanza intelligenti da inventare l’intelligenza artificiale,
abbastanza stupidi da averne bisogno
e talmente idioti da non sapere se abbiamo fatto la cosa giusta.
da YouTube
A L I E N A Z I O N E
I primi telefoni servivano
per restare insieme
anche a distanza.
Gli ultimi per isolarci
anche da vicino.
@lafarfalladellapoesia
F R A G I L I T A’
Quando mostri le tue fragilità,
c’è chi se ne approfitta
e chi se ne prende cura.
È così che conosci
il valore delle persone.
@lafarfalladellapoesia
G E N T I L U O M I N I
Che belle le persone
con il cuore antico!
Saranno anche fuori moda,
ma profumano di poesia.
@lafarfalladellapoesia
A V E R E R A G I O N E
Sapete cosa si nasconde dietro il nostro bisogno di avere ragione?
E non è una battaglia per il potere, né una questione di superiorità e di orgoglio: “Ho ragione, ho vinto”. No.
Ma dietro il combattere per la nostra opinione, c’è il nostro bisogno originario e atavico di sintonizzazione.
Quando sentiamo che la persona che amiamo, o la persona per noi importante, la pensa diversamente da noi, per noi rappresenta lo stesso rischio, e quindi la stessa terribile sensazione che, forse, abbiamo sperimentato da piccoli, di perdere la figura di attaccamento primario.
Ovvero, chi ha avuto esperienza del fatto che, se, da piccolo, faceva qualcosa di diverso, o la pensava diversamente da lei, perdeva, per un po’, il suo affetto.
Alcuni, addirittura, ricevevano una totale svalutazione: “La pensi diversamente da me, perciò il tuo pensiero non vale. Quindi tu non hai valore per me.”.
Allora, di fronte a questo rischio, ormai diventati grandi, facciamo di tutto per portare l’altro a pensarla come noi, per sentirlo vicino a noi, per sentirlo connesso.
A tal punto che, quando poi l’altro ci dà ragione, proviamo un sollievo fisico, non morale: “Sei con me, sono al sicuro”.
Ecco cosa c’è davvero dietro il bisogno di avere ragione: il terrore di perdere la sintonizzazione e il bisogno di sentire che non siamo soli.
E, quindi, chiederete: Bisogna dare sempre ragione all’altro?” NO.
Bisogna imparare a rimanere sintonizzati anche nel conflitto. Forse, è così che diventiamo adulti.
@agnesescappini
L I B E R T A’ O S O L I T U D I N E
E quando, la mattina,
non ti sveglia nessuno.
E quando, la sera,
non ti aspetta nessuno.
Quando puoi fare
quello che vuoi.
Come la chiami?
Libertà o solitudine?
Charles Bukowski
O R G O G L I O S O D I T E S T E S S O
Non hai bisogno di provare niente,
sei già valido/a così come sei.
Anche con i tuoi difetti tu risplendi,
il tuo cuore è pieno di bontà
e tu stai facendo del tuo meglio:
questo è più che abbastanza.
Sii orgoglioso di te, oggi,
tu conti più di quello che pensi.
da YouTube
I L V A L O R E
Le farfalle non conoscono
i colori delle loro ali,
ma noi che le guardiamo
sappiamo quanto sono belle.
Allo stesso modo,
tu puoi non sapere
quanto vali, ma
gli altri possono
vedere quanto sei speciale
@lafarfalladellapoesia
P E R C H E’ T I A M M A L I
Perché ti occupi dei problemi degli altri.
Perché vivi nel passato.
Perché tenti di piacere a tutti.
Perché fai troppe rinunce.
Perché reprimi le tue emozioni.
Perché non lasci andare ciò che ti fa male.
Perchè ti paragoni a chi ti fa sentire inferiore.
Perchè hai paura dei cambiamenti.
Perché non ti metti davvero in gioco.
Perché vivi soggiogato/a dal senso di colpa.
Perché non credi in te stesso/a.
Perché non dai priorità ai tuoi bisogni..
Perché rimandi la felicità.
N.d.A.: Non c’è niente di fisico e di somatico in tutte queste “cause”: ad essere “ammalate” sono la mente e l’anima.
Ma quello che paga, in maniera conclamata ed evidente, è il corpo che manifesta patologie di tutt’altra categoria.
I farmaci a cui ricorriamo, forse, possono dare sollievo, sintomaticamente, al corpo e alle sue manifestazioni, ma non rimuovono mai le vere cause predisponenti psicosomatiche, che abbassano le difese immunitarie dell’organismo.
La debolezza delle nostre difese immunitarie, lascia campo libero a innumerevoli attacchi esterni di virus, batteri, condizioni climatiche ambientali ecc., oppure a stravolgimenti funzionali dei nostri organi e sistemi interni, che vengono meno al proprio normale compito vitale, seconda la dotazione genetica individuale: è tutto ciò che noi, sbagliando, chiamiamo “malattia”.
L’ 80% degli stati patologici sono configurabili secondo la fenomenologia sopra descritta.
Il restante 20% è ascrivibile a fatti traumatici, più o meno involontari.