Numero2681.

 

da una chat di  QUORA

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 25 anni:

1. Essere bello

2. Essere affascinante

3. Avere successo finanziario

4. Essere un buon ascoltatore

5. Essere spiritoso

6. Essere in buona forma

7. Avere stile nel vestire

8. Apprezzare le cose belle

9. Essere pieno di sorprese

10. Essere un amante creativo e romantico

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 35 anni:

1. Che abbia occhi belli e non sia calvo

2. Che apra la portiera della macchina o prenda una sedia

3. Che abbia abbastanza soldi per una bella cena

4. Che sappia ascoltare più che parlare

5. Che sappia ridere alle loro battute

6. Che porti le borse della spesa

7. Che abbia almeno una cravatta

8. Che si goda la buona cucina casalinga

9. Che si ricordi i compleanni e gli anniversari

10. Che sia romantico almeno una volta alla settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo a 45 anni:

1. Non deve essere troppo brutto (se è calvo, dovrebbe radersi la testa)

2. Non può buttarle fuori quando sono in macchina

3. Non lavorare troppo e quando, di tanto in tanto , le porta fuori a cena, non gridare

4. Deve annuire con la testa quando si parla

5. Deve capire le loro battute

6. Essere abbastanza in forma per spostare i mobili

7. Indossare una camicia per coprire la sua enorme pancia

8. Non comprare champagne con il tappo a vite

9. Abbassare la tavoletta del water quando usa la toilette

10. Radersi almeno nei fine settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 55 anni:

1. Mantenere i peli del naso e delle orecchie tagliati

2. Non ruttare o scoreggiare in pubblico

3. Non chiedere soldi più volte

4. Non appisolarsi o dormire quando stanno parlando

5. Non raccontare la stessa barzelletta più e più volte

6. Essere abbastanza in forma da alzarsi dal divano nei fine settimana

7. Indossare ancora calzini e pantaloni nuovi

8. Godersi una buona cena davanti alla TV

9. Ricordarsi ancora il loro nome

10. Radersi almeno qualche fine settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo che ha 65 anni:

1. Che non spaventi i bambini

2. Che si ricordi dov’è il bagno

3. Che non spenda troppi soldi per il medico

4. Che russi solo quando sonnecchia

5. Che si ricordi perché sta ridendo

6. Che sia abbastanza in forma per stare almeno in piedi da solo

7. Che normalmente indossi ancora i vestiti

8. Che non gli piacciano solo i cibi morbidi

9. Che si ricordi dove lascia la sua dentiera

10. Che si ricordi ancora cos’è un fine settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 75 anni:

1. Essere ancora in grado di respirare

2. Non dimenticare di pulire il water e il bagno

3. E poi ….

Numero2644.

 

da  QUORA

 

U N   I N S E G N A M E N T O   P E R    L A   V I T A

 

Un topo fu posto in cima a un barattolo pieno di cereali. Era così felice di trovare tanto cibo intorno a sé che non sentì più il bisogno di correre in giro alla ricerca di cibo.

Ora poteva vivere felicemente la sua vita.

Dopo alcuni giorni in cui si era goduto i cereali, raggiunse il fondo del barattolo.

Improvvisamente, si rese conto di essere in trappola e di non poterne uscire. Ora doveva dipendere completamente da qualcuno che mettesse i grani di cereali nel barattolo per sopravvivere.

Ora non aveva altra scelta che mangiare ciò che gli avrebbero dato.

Alcune lezioni da imparare da questa vicenda:

1) I piaceri a breve termine possono portare a trappole a lungo termine.

2) Se le cose sono facili e ci si sente a proprio agio, si rimane intrappolati nella dipendenza.

3) Quando non utilizzate le vostre capacità, perdete molto più delle vostre capacità. Perderete le vostre SCELTE e la vostra LIBERTÀ.

4) La libertà non è facile da ottenere, ma può essere persa rapidamente. NULLA arriva facilmente nella vita e se arriva facilmente, forse non ne vale la pena.

Non maledite le vostre lotte. Sono le vostre benedizioni sotto mentite spoglie.

Numero2620.

 

da  QUORA

 

Quali sono alcune cose che hai capito quando sei diventato maturo ?

 

1. Se pensate di essere grassi, probabilmente lo siete.

2. I migliori amici si vedono 3 volte all’anno e potrebbero non avere foto insieme.

3. Se si manda un messaggio, si chiama e si viene ancora ignorati, basta andarsene.

4. I capelli sono stati messi in testa per ricordarvi che non potete controllare tutto.

5. Nessuno parla di quanto possa sentirsi sola la guarigione.

6. Non lasciate che la vostra solitudine vi costringa a riconnettervi con la persona sbagliata.

7. La vera relazione nasce quando il silenzio tra voi due è confortevole.

8. Andate dove la vostra energia è ricambiata, celebrata e apprezzata.

9. Non avete ancora incontrato tutte le persone che vi ameranno.

10. Se oggi non è il vostro giorno, ricordate che ci sono 365 giorni all’anno.

Numero2581.

 

I S T R U Z I O N E   A L   C O N S U M I S M O

 

Sono sempre più di moda

le armi di distrazione di massa.

 

N.d.R.: Le più recenti tendenze dell’indottrinamento consumistico prevedono che il popolo bue venga bombardato da offerte implementate attraverso l’allenamento e l’assuefazione alla DIPENDENZA da ogni forma di consumo. Un esempio su tutti. Una volta i film erano episodi singoli: consumato uno, una volta, bastava. Poi, ci hanno presentato i sequel, cioè la prosecuzione della storia del primo episodio, Qualche rara volta, addirittura, i prequel, cioè ciò che era successo prima dell’episodio proposto. Adesso, in televisione, per il business delle fiction, tutto si propina a furia di SERIAL con una decina di puntate non tutte assieme, all’inizio, ma a distanza di una settimana fra una puntata e l’altra, in modo da stimolare la curiosità di vedere ciò che succede alla prossima puntata. Gran lavoro per la fantasia degli sceneggiatori, ma gran disgrazia per gli utenti che vengono assuefatti alla DIPENDENZA dalla curiosità. Diventeranno, perciò, consumatori perfetti.
Perché le dipendenze, tutte le dipendenze, dal fumo, dall’alcol, dalla droga, dal sesso, dal gioco, dal cibo, dalle mode, dai comportamenti, ecc., si manifestano sempre e soltanto attraverso gli stessi canali neuronali del cervello umano. E quei signori lo sanno, lo sanno bene. Ci stanno istruendo, subdolamente e surrettiziamente, alla schiavitù compulsiva, ossessiva, devastante di stimoli di cui, pian piano, non possiamo più fare a meno.
Ci vogliono drogati. E noi non ce ne accorgiamo.

Numero2457.

 

C I B I    I N D U S T R I A L I

LA TRIADE BENEDETTA: ZUCCHERO, GRASSO E SALE

 

L’essere umano ha una naturale preferenza per lo zucchero, il sale e il grasso, sostanze che sono essenziali per la sopravvivenza della nostra specie e l’industria alimentare lo sa bene.

In passato queste sostanze non erano di facile reperibilità ma adesso che sono disponibili in abbondanza, va fatta attenzione a non introdurli nella nostra alimentazione in quantità eccessive. Se mangiati in eccesso possono essere concausa di numerose malattie tra cui obesità, diabete, ipertensione, cardiopatie, ictus e malattie del fegato.

Queste sostanze creano “dipendenza”, perché? Perché sono 3 nutrienti essenziali per la nostra sopravvivenza. Il grasso e lo zucchero sono fonte di energia; lo zucchero è una benzina a rapido assorbimento mentre il grasso è assorbito più lentamente e il sale è essenziale per l’equilibrio idro salino delle cellule.

ZUCCHERO

Già nella vita intrauterina il feto viene a contatto con lo zucchero; il feto infatti è in grado di “bere” il liquido amniotico che è salato ma alcune ricerche dimostrano che se viene aggiunto zucchero, il ritmo con cui il feto lo beve aumenta. Successivamente, il primo vero alimento con cui veniamo a contatto è il latte materno che ha un sapore dolciastro grazie alla presenza di lattosio, lo zucchero del latte.

Un’altra informazione interessante è che il cervello umano, che rappresenta solo 1/50 del peso corporeo totale, è la struttura che richiede più glucosio rispetto al resto del corpo nell’insieme.

Insomma lo zucchero è la principale fonte di energia tanto che un’alimentazione equilibrata dovrebbe apportare circa il 50% dell’energia dai carboidrati.

GRASSO

Il grasso è la fonte di energia più grande nel nostro corpo perché si deposita come tessuto adiposo nel sottocute e negli organi; è di fondamentale importanza per le donne in gravidanza e in allattamento ad esempio e per i nostri antenati, il grasso corporeo, era la fonte di energia principale durante i lunghi inverni. Il nostro istinto a immagazzinare carburante è la ragione per cui amiamo il grasso: il grasso cremoso della crema pasticcera, il grasso croccante delle patatine fritte, il grasso della cioccolata….questo è il motivo per cui i Comfort foods (cibi consolatori) sono così ricchi di grassi.

SALE

Anche il sale stimola parecchio le nostre papille gustative perché, come lo zucchero e il grasso, è essenziale alla sopravvivenza umana. In condizioni normali perdiamo sodio, il componente del sale insieme al cloro, attraverso la sudorazione, l’urina e le feci, quantità che deve essere rintrodotta per mantenere inalterato l’equilibrio idro salino del corpo e la corretta funzionalità cellulare. Per rimanere in salute è quindi necessario assumerlo dall’alimentazione. La dose media raccomandata è di 1500mg/die, facilmente raggiungibile con una corretta alimentazione. Il fatto è che è stato calcolato che un italiano medio consuma 10 volte più sodio di quello che dovrebbe a causa dell’abuso di sale da cucina e del sale aggiunto nelle preparazioni industriali.

In conclusione, lo zucchero, il grasso e il sale hanno un potente effetto sul nostro stato di salute in positivo, se assunti in quantità adeguate, e in negativo, se assunti in quantità eccessive o insufficienti.

Inoltre il loro potere può avere affetti anche sullo stato mentale. Ti è mai capitato di sentire un bisogno irrefrenabile di mangiare un particolare cibo? Cerchiamo queste sostanze anche perché hanno il potere di cambiare il nostro umore. Mangiare questi alimenti ogni volta che ne hai il desiderio è una soluzione a lungo termine? Che conseguenza determina il mangiarli ogni volta che senti il desiderio di farlo? Ci sono rischi?

Lascio a te la possibilità di riflettere…

I cibi industriali sono comodi, pratici, invitanti e molto saporiti, ma non ci accorgiamo di cosa nascondono. Sono molto ricchi di zucchero, grasso e sale ingredienti poco salutari che sono alla base di molte malattie come la sindrome metabolica, l’epidemia del 21° secolo, di cui soffrono la metà degli italiani. La loro grande disponibilità nei negozi alimentari ci invita a consumarli subito ad ogni ora senza doverli preparare, senza sapere che favoriscono sovrappeso e obesità. Infatti sono un cibo povero di nutrienti fondamentali, di sali minerali, vitamine e fibre e diventano un vero Junk-food (cibo spazzatura). Bisogna riscoprire il piacere dei cibi cucinati in casa al momento e dei piatti semplici, sapendo che il tempo impiegato non è perso, ma è tempo guadagnato. Vediamo allora come fare.

Molto spesso sento dire: ” Io non uso mai il sale e lo zucchero, non metto mai burro e olio”, ma non ci si rende conto quanto di questi cibi è contenuto nei più comuni alimenti industriali. Zuccheri, sale e grassi si trovano dappertutto: dai sughi per la pasta, alle salse più comuni, dai grissini, alle merendine, dai pop-corn ai corn-flackes, dalle patatine ai piselli in scatola, per non dire dei succhi di frutta..

I cibi confezionati hanno un gusto piacevole ed invitante, sono buoni e non si finirebbe più di mangiarne. Questo gusto lo ottengono con ingredienti comuni usati in cucina, da molto tempo conosciuti anche dalle nostre nonne sono: il sale, i grassi e lo zucchero. Non sono neanche molto costosi e sembrano non avere niente di male.

Il fatto è che per attrarre sempre più, ne contengono in quantità enormi: può succedere che un comune snack abbia dentro da solo quasi tutta la quantità di sale, zuccheri e grassi permessa in un giorno e si tratta del sostituto di un panino che si mangia in cinque minuti. Le conseguenze sono aumento di malattie cardiovascolari, (infarti, ictus) ipertensione e diabete, malattie articolari.

Ci pare strano, ma è vero:  il sale c’è nel gelato industriale ed in  quello “semiartigianale”, negli snack al cioccolato, nei succhi industriali. La dose consigliata per il sale alimentare, secondo le indicazioni nutrizionali del governo Americano è di 2,3 g di sodio pari ad un cucchiaino al giorno, mentre l’americano medio ne consuma almeno due cucchiaini: se si riducesse la dose di mezzo cucchiaino, sarebbe sufficiente a prevenire 92 mila infarti, 59 mila ictus e 81 mila decessi (Dietary Guidelines of Americans 2010).

Lo zucchero non è esclusiva dei dolci: c’è nei prodotti da forno (pane, grissini e affini) viene aggiunto al pane, alla salsa di pomodoro, alle patatine fritte, ai piselli in scatola. Anche i cereali per la colazione, che hanno una fama di prodotto naturale, sono pieni di zucchero; alcuni sono caramellati, cioè rivestiti di zucchero. Naturalmente tutto questo contribuisce ad aumentare le calorie e soprattutto ad alzare la glicemia predisponendo al diabete.

Il grasso viene messo per dare un senso di morbidezza e pastosità sia ai dolci che ai prodotti da forno e quando sono coperti dal gusto del sale o dello zucchero non ci si accorge di quanto ce n’è e contribuiscono in modo massiccio alle calorie e alle malattie cardio vascolari in quanto sono per lo più dei grassi saturi o ancora peggio dei grassi idrogenati.

Si tratta di un vero “junk-food” cibo spazzatura che fa mangiare a dismisura, fa aumentare di peso e causa il diabete, l’obesità, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari. Sono una serie di malattie che spesso vengono assieme e, con una unica espressione, vengono chiamate “sindrome metabolica” che è la vera epidemia del XXI secolo. Questa sindrome è in grande crescita in tutti i paesi industrializzati e anche in quelli emergenti. In Italia siamo a circa il 20% della popolazione, negli USA siamo quasi al 50%. Se continua questa crescita il sistema sanitario non riuscirà a garantire l’assistenza per un numero così grande di patologie.

Come possiamo salvarci?
Bisogna prendere coscienza del cibo spazzatura così pieno di sale, zucchero e grassi da risultare dannoso alla salute e sapere che possiamo porvi rimedio con cibo fatto da noi o da chi lo fa con metodi casalinghi.

Quindi dedicando più tempo in cucina: non è tempo perso, è tempo guadagnato in salute. Consumare un cibo preparato da noi ci da più soddisfazione, e la sensazione di fare qualcosa per noi e per i nostri familiari. Anche chi lavora e fa turni impegnativi, cercando di organizzarsi, il tempo lo trova.

Sapendo le insidie dei cibi pronti, impariamo a cucinare con meno sale usando erbe aromatiche e spezie. Cucinare con pochi grassi e poco zucchero, abituandoci ai sapori naturali dei cibi, si ritrova la salute ed i vecchi sapori di una volta. Così si guadagna in salute e si risparmia il tempo necessario per le cure mediche e gli esami.

 

N.d.R. : Perché le industrie alimentari si sono fatte interpreti di  questa religiosa missione di confezionare cibi così carichi di queste sostanze il cui eccesso, a lungo andare, ed instaurandone l’abitudine e la dipendenza, ci procura così tanti guai?
Il loro scopo primario, subdolamente ed attentamente nascosto, è quello, appunto, di creare dipendenza, come da una droga: si fanno allenare i consumatori a certi livelli di gusto e sapidità che, una volta assaporati, risvegliano il piacere della riassunzione, pensando che nulla di male ci sia in questo. E noi, atleti del consumo che, oltretutto, troviamo comodo e pratico l’acquisto dei cibi confezionati, che ci permettono più tempo disponibile e meno fatica, facciamo il nostro dovere, non dico di buon grado, acriticamente o ignorantemente, ma ohibò, con una certa colpevole complicità ed assuefazione.
Quello che ci dicono le pubblicità di questi cibi spazzatura è solo fumo negli occhi. Provo a diradare un po’ la nebbia, a modo mio.
Il problema più importante dei cibi industriali è la loro conservazione e durata. Certe confezioni giacciono sugli scaffali dei punti di acquisto per molti mesi , se non per anni. Per evitare la non commestibilità, è evidente il ricorso ai conservanti. Questi possono essere di tipo fisico, come la surgelazione, di tipo chimico, cioè il ricorso a sostanze della chimica organica od inorganica, il cui uso è più o meno severamente regolamentato e controllato (bisogna elencarli nelle etichette, non devono superare certi valori ecc.), oppure ….

…. oppure, si può ricorrere all’uso di zucchero, grasso, e sale, i nostri tre amici. Questi sono , a tutti gli effetti, delle sostanze naturali ed organiche: provengono dal mondo vegetale, animale, minerale. Quindi sono compatibili con una sana, naturale conservazione. Ma qui sta l’inghippo.
Queste sostanze sono, al contempo, insaporenti e conservanti. Non mi dilungo a parlare dei grassi: l’olio è adoperato molto per la confezione e la conservazione di verdure e pesce, ma non incide quanto a sapore: ha un gusto neutro.
Invece, quando un cibo preparato deve avere una determinata caratteristica di gusto, cioè deve essere salato oppure dolce, deve venire aggiunta nella preparazione una quantità congrua di sale o di zucchero per esaltare il sapore finale voluto. Ma questa aggiunta è necessaria per il gradimento di questo cibo solo per il sapore, mentre non è sufficiente per la sua conservazione. Se io ad un cibo salato, per ottenere una conservazione naturale, aggiungo altro sale, ecco che il gusto cambia, e di brutto. Se, d’altro lato, sto preparando un cibo dolce, che è tale per la presenza e l’aggiunta di sostanze dolci o dolcificanti, e voglio pure conservarlo nel tempo senza ricorrere ai conservanti artificiali, devo aggiungere dell’altro zucchero. Ma questo può essere uno sgradevole eccesso.: il troppo dolce non piace! Come si fa?

Lo zucchero ed il sale sono spesso usati in funzione del contrasto dei loro sapori, ovverosia, perché un cibo non sia troppo salato, si aggiunge zucchero, non sempre ma spesso; se si vuole che un cibo non sia troppo dolce, si aggiunge del sale: è tutta una questione di dosaggi, ma gli chef ed i tecnici dell’alimentazione trovano sicuramente le quantità giuste. Così facendo ottengono anche lo scopo, ricercato e necessario, della conservazione, oltre che del sapore, anche del cibo stesso. Se si tratta di un cibo che deve conservare il suo sapore originale e caratteristico, la conservazione si ottiene con una miscela, accuratamente dosata, dei due conservanti, zucchero e sale, contemporaneamente presenti per annullarsi come sapore, ma dal sinergico effetto conservante. Ecco la mia domanda. Avete idea di che carico di aggiunte di sale e di zuccheri o dolcificanti c’è bisogno per preparare e conservare un cibo? Quando lo mangiamo, non ce ne accorgiamo! Nelle etichette, viene indicata la presenza di sale e di zucchero, nelle varie specie e formulazioni, ma non ne vengono indicate le quantità. Se solo le conoscessimo nel dettaglio, ci sarebbe una sollevazione popolare.
L’unica via di salvezza sta nelle preparazioni quotidiane del cibo di mamme, nonne, mogli amorose e volenterose che, ahimè, sono sempre più rare.

 

Per concludere, trovate, qui sotto, alcune indicazioni sui consumi raccomandati di queste tre sostanze che, nella giusta dose, fanno bene, nella quantità eccessiva, fanno malissimo.

 

Non è facile destreggiarsi tra i tantissimi prodotti alimentari che con grande facilità possiamo portare sulla nostra tavola. Sono facili da reperire e alcuni di questi sono già pronti, permettendoci così di risparmiare tempo. Tuttavia ce ne sono alcuni che possono contenere buone quantità di sale o di zucchero, superando a volte il fabbisogno giornaliero.

Zucchero, sale e olio sono fondamentali per il normale funzionamento dell’organismo, ma bisogna prestare attenzione agli eccessi. Questi a lungo andare, possono infatti influire negativamente sul girovita, come anche sulla salute dei denti e dell’apparato cardiocircolatorio, portando allo sviluppo di patologie spesso fatali come:

  • malattie cardiovascolari;
  • obesità;
  • sindrome metabolica;
  • diabete;
  • carie e disturbi del cavo orale.

Come fare quindi? Per prima cosa è bene leggere attentamente le etichette presenti sulle confezioni dei prodotti. Si tratta infatti di un ottimo modo per rendersi conto dei quantitativi e quindi per poter scartare quei prodotti contenenti sale e zuccheri aggiunti. In secondo luogo, bisogna conoscere le dosi giornaliere consigliate di sale, zucchero, ma anche di olio per evitare di immagazzinarne più del dovuto.

Indice

Quanto sale si deve assumere al giorno

Il sale è perfetto per insaporire le pietanze, ma occhio a non esagerare. Come indicato dal Ministero della Salute, in Italia la maggior parte del sale assunto proviene da prodotti da forno, formaggi e salumi, ma è presente in modo naturale in tantissimi alimenti. Ci sono poi alcuni prodotti, come il ketchup o il dado pronto per il brodo, ricchi di sodio.

Limitare il consumo di sale è il primo passo da compiere per preservare la propria salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rivelato che la maggior parte delle persone consuma in media 9-12 grammi al giorno di sale, ovvero circa il doppio di quanto raccomandato. Per tenere lontano il rischio di malattie cardiovascolari, infarto coronarico e ictus, l’OMS raccomanda di assumere una quantità di sale inferiore ai 5 grammi al giorno, ovvero meno di 2 grammi di sodio.

Quanto zucchero si deve assumere al giorno

Anche lo zucchero si nasconde in tantissimi alimenti, alcuni insospettabili. Ketchup, pizza surgelata, smoothies, yogurt alla frutta, miele, sciroppi sono tra questi, ma la lista è davvero molto lunga. È vero, lo zucchero è dolce e rende i dessert irresistibili, ma le insidie sono dietro l’angolo. È infatti fonte di calorie per cui il corpo ben presto può risultare appesantito se non si agisce praticando un’adeguata attività fisica.

Allo stesso tempo si può andare incontro allo sviluppo di patologie ben più importanti come l’obesità e il diabete con gravi ripercussioni sulla salute dell’organismo. Gli zuccheri inoltre sono un vero pericolo per i nostri denti: senza un’igiene dentale accurata si rischia la formazione di malattie parodontali. Un esempio? La comune, ma tanto fastidiosa carie.

Per quanto riguarda le quantità di zucchero che è bene assumere quotidianamente onde evitare di incorrere in problemi di salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa così: al massimo il 10% delle calorie giornaliere dovrebbero essere assunte sotto forma di zuccheri. Nel concreto questo si traduce in circa 25 grammi di zucchero, ovvero circa 6 cucchiaini.

Si può rinunciare del tutto agli zuccheri?

Gli zuccheri sono indispensabili per l’organismo, per cui la scelta ideale è di inserirli nelle giuste quantità seguendo una dieta sana ed equilibrata. Frutta e verdura ad esempio rappresentano un’ottima alternativa al classico dolce, perché contengono fruttosio, ovvero la forma naturale di zucchero. Eliminarli del tutto è invece controproducente e l’organismo potrebbe risentirne. Il consiglio quindi è di iniziare a ridurre le quantità giornaliere (se solitamente si tende ad eccedere):

  • evitando bevande gassate;
  • riducendo il consumo di prodotti preconfezionati;
  • evitando merendine e dolci contenenti tanto zucchero.

Quanto olio si deve consumare al giorno

Ecco un alimento protagonista della dieta mediterranea, perfetto per condire piatti cotti e crudi e indicato per contrastare l’invecchiamento cellulare e mantenere il colesterolo a livelli normali: l’olio extravergine di oliva.

Questo alimento vanta un potere antiossidante e contrasta l’insorgere della sindrome metabolica e dei suoi fattori di rischio. Inoltre, protegge le arterie e di conseguenza contribuisce a mantenere i livelli di colesterolo che circolano nel sangue nella media. In presenza di alti livelli di colesterolo cattivo (LDL), si può andare più facilmente incontro alla formazione di placche che restringono le arterie causando ad esempio l’ictus e l’infarto.

Assumere le giuste quantità di olio invece, ci protegge da questi rischi. Anche in questo caso, attenzione agli eccessi e a come lo si consuma. La scelta più sana è quella di condire con olio crudo ed è anche quella che ci permette di apprezzarlo a pieno. Per quanto riguarda le quantità da assumere invece, in condizioni normali si consigliano 3 cucchiai al giorno, ma le quantità possono variare in base anche alle esigenze personali. Nello specifico, possono diminuire anche a 3 cucchiaini al giorno, se si sta seguendo una dieta ipocalorica.

In generale, per mantenersi in forma e tenere lontane malattie come quelle cardiache, è bene seguire uno stile di vita sano con un occhio di riguardo all’alimentazione. Zucchero, sale e olio di oliva sono infatti preziosi alleati dell’organismo se assunti nelle giuste quantità.

 

Numero2441.

 

L’analfabetismo del XXI° Secolo

è l’incapacità di disimparare,

per tornare ad imparare.

 

Alvin Toffler       Filosofo Americano.

 

N.d.R. :  Aggiungo un mio breve commento. In questi ultimi decenni, in tutti i campi dello scibile umano, nei comportamenti abituali della vita civile, nella scienza e nella tecnica si sono presentate delle nuove conoscenze ed implementazioni che hanno sconvolto, e a volte capovolto, tante certezze ed abitudini consolidate da secoli e millenni. Ad esse ci siamo assuefatti e su di esse ci siamo adagiati acriticamente: le abbiamo fatte diventare delle verità incontestabili. Oggi non è più così. Molte cosiddette “verità” non si sono più dimostrate tali, alla luce di nuove conoscenze, molte consuetudini si sono rivelate addirittura deleterie, distopiche, anacronistiche. Non perdiamo la facoltà critica di cancellare il vecchio, quando è sbagliato, o anche solo inutile e superato, senza buttarsi, però, a capofitto nel nuovo, purché provato e pragmaticamente accessibile. Accogliamo il nuovo cum granu salis ( con circospezione), ma accogliamolo. E buttiamo nella spazzatura il vecchio che, all’evidenza, è solo ingombro, ostacolo, putrefazione. Però, non buttiamo mai le cose vecchie dell’arte o dell’artigianato: come cimeli di storia valgono ancora e sempre, come fruizione estetica sono universali ed eterne.

Numero2106.

Dal settimanale femminile  G R A Z I A

 

CAMILLA SERNAGIOTTO — 

 

L’astinenza sessuale protratta a lungo non fa bene. Non solo al cuore e alla mente, ma anche alla salute.

Cosa succede quando non si fa sesso per tanto tempo?

Niente di grave, ma niente di buono.

Già, perché è dimostrato che l’astinenza sessuale prolungata non fa bene.

Al cuore, alla mente, alla libido, all’ego e anche alla salute. E invecchia corpo e mente.

Per capire quanto il sesso sia importante, ecco

Cosa succede se non si fa sesso: il sistema immunitario si indebolisce

L’astinenza sessuale se protratta per lunghi periodi ci fa ammalare più frequentemente e più facilmente.

Fare sesso e provare piacere, infatti, rafforza il sistema immunitario quindi fare l’amore almeno una volta alla settimana aiuterà l’organismo a creare anticorpi e a essere sano.

Aumenta lo stress

Non fare sesso peggiora lo stato psichico.

Che faccia bene all’umore è indubbio ma non solo all’umore: proprio la psiche ne beneficia. Durante un rapporto sessuale, infatti, il cervello rilascia endorfine e ossitocine, quest’ultima definita “ormone della felicità”.

Interrompere l’attività sessuale comporta una diminuzione drastica dei livelli di ossitocina e di serotonina (l’altro famoso ormone della felicità).

Dunque avere una vita sessuale attiva equivale a fare incetta di endorfine e ad aumentare il livello di serotonina, di conseguenza ci si sente più felici.

Ci si sente più empatici nei confronti degli altri e si coltiva maggiormente la stima per se stessi.

Non fare sesso per lunghi periodi, al contrario, aumenta il rischio di incappare in stress, malumore e ansia.

Cosa succede se non si fa sesso per tanto tempo: si può iniziare a soffrire d’insonnia

L’insonnia è intimamente interconnessa all’astinenza sessuale a causa dell’ossitocina, l’ormone che viene rilasciato in enormi quantità al momento del picco di piacere, l’orgasmo.

Oltre a essere l’ormone responsabile della felicità, l’ossitocina ha anche un effetto calmante davvero potentissimo, tale da aiutare ad addormentarsi meglio e prima.

Nonché a dormire sonni più intensi, profondi e riposanti.

La vagina perde elasticità e lubrificazione

Non fare sesso o farne poco aumenta sensibilmente il rischio di soffrire di cistite e altri malesseri batterici, però al contempo fare l’amore allena la vagina e la rinforza a livello muscolare.

Dire addio per troppo tempo all’erotismo implica perdere tono muscolare, esattamente come succede a chi smette improvvisamente di fare palestra.

Inoltre potrebbero verificarsi problemi di lubrificazione dovuti al calo degli estrogeni proprio perché è l’eccitamento che induce la vagina a inumidirsi.

E questa secchezza che si instaura in conseguenza del poco sesso rischia di provocare comunque la cistite.

Si sente maggiormente il dolore

Fare sesso aiuta a sentire meno il dolore fisico. Le endorfine prodotte al momento dell’orgasmo funzionano come potenti analgesici naturali che permettono di sopportare di più il male fisico, aumentando la soglia del dolore, al minimo, di due o tre tacche.

Dolori di entità minore, come quelli legati al ciclo e al mal di testa, saranno percepiti con un’intensità più leggera.

Se si è in astinenza sessuale da parecchio tempo, è molto probabile che la soglia di sopportazione  del male fisico scenda invece ai minimi storici.

La pelle è meno luminosa

Il sesso fa bene all’incarnato perché fa produrre estrogeni che danno una maggiore disponibilità di collagene, rendendo così la pelle più elastica, giovane, tonica e luminosa.

Non solo: il sesso è un’ottima palestra, un esercizio fisico che fa bruciare parecchie calorie e sudare moltissimo.

Con la sudorazione si aprono i pori e si “lava” via lo sporco che vi è intrappolato.

Come se non bastasse, pure i capelli e le unghie migliorano.

L’astinenza riduce la libido: meno sesso fate, meno voglia ne avrete.

La cosa più “pericolosa” del fare poco sesso? È il circolo vizioso in cui si finisce inesorabilmente:  diminuire o smettere di fare sesso provoca un abbassamento della libido.

Meno sesso si fa, meno si avrà voglia di farlo.

Sembra un controsenso ma è così e tutto dipende dagli ormoni che un rapporto fa secernere. In mancanza di quegli ormoni, gradualmente la necessità di una vita sessuale soddisfacente verrà percepita in maniera erronea: crederemo di poterne fare a meno, non ne avremo quasi più voglia ma la salute, la pelle, la psiche, l’umore e la vita in generale ne risentiranno.

Il sesso allena corpo e cervello

Abbiamo già accennato al fatto che un rapporto sessuale equivalga a una sessione di palestra a livello di calorie bruciate e di tonificazione muscolare.

Si tratta infatti di attività fisica e in quanto tale migliora il sistema cardiocircolatorio e permette di bruciare calorie (e di farlo divertendosi più che sul tapis roulant…)

Ma non solo il fisico ne giova: anche il cervello. L’attività sessuale sviluppa i neuroni dell’ippocampo, la parte del cervello che svolge una funzione importante per la memoria a lungo termine e per l’orientamento nello spazio.

Non fare l’amore per tanto tempo, dunque, influisce sull’invecchiamento non solo di muscoli e di pelle ma anche del cervello, insomma, di tutto il corpo.

Numero2053.

 

The more you have, the more occupied you are.

The less you have, the more free you are.

You never have to throw away that which you never buy.

You’re never too important to be nice to people.

Intelligence is the ability to adapt to change.

Clutter is nothing more than postponed decisions.

 

Più hai, più sei occupato.

Meno hai, più sei libero.

Non devi mai buttare via quello che non compri mai.

Non sei mai troppo importante per essere gentile con le persone.

L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento.

Il disordine non è altro che decisioni posticipate.

 

Your home is living space, not storage space.     Francine Jay.

Casa tua è uno spazio dove vivere, non un magazzino.

Numero1985.

 

 

 

 

 

STAVOLTA SCRIVO DI  CIBO.

 

 

Voglio anch’io dire la mia e, sempre a modo mio, riguardo ad un argomento, sul quale sono  stati scritti migliaia di libri, e che è costantemente all’attenzione di tutti noi: il cibo.
Lo farò, sulla traccia di un palinsesto preesistente (copiato e incollato, ma anche integrato e modificato), sul quale inserirò, qua e là, senza un criterio metodologico, i miei commenti, le valutazioni, le variazioni, qualche suggerimento, alcune personali esperienze, abitudini e….considerazioni.
Che titolo ho per farlo? – vi chiederete. E io vi rispondo: semplicemente in qualità di essere umano che mangia, come tutti (o quasi), tre volte al giorno, ogni giorno, e che, come tutti, ha grossi problemi a mantenere un peso decente e una “figura” umana. Del mio argomentare su questo tema, fate pure quel che volete, magari ci potrete ridere sopra, non importa. Per intanto, sarà un buon promemoria, innanzi tutto, per me che, per forza, debbo considerarmi il primo lettore interessato e il primo “apprendista” delle “buone” regole che, bene o male, verranno qui esposte.
Quello che qui scriverò, sarà focalizzato molto più sul COME e, molto meno, sul QUANTO e sul QUALE.

 

 

Come Mangiare Correttamente

 

Ci sono così tante informazioni disponibili riguardo al mangiare sano che è difficile decidere a chi dare credito. Potresti aver letto e sentito ogni tipo di indicazione sugli alimenti da preferire e su quelli da evitare, ma per non fare confusione è meglio affidarsi a poche semplici regole che aiutino a prendere le giuste decisioni a tavola. Comincia assicurandoti che la tua dieta includa bevande e cibi sani e nutrienti. Dovrai apportare alcune modifiche alle tue abitudini alimentari; per esempio: cucinare i tuoi pasti, leggere le etichette e sostituire gli alimenti dannosi per la salute con altri più sani e genuini. Puoi trarre vantaggio anche dal ripartire correttamente i pasti, nell’arco della giornata.

 

 

Migliorare le Abitudini Alimentari

 

1

Evita i cibi che fanno male e sostituiscili con altri più salutari. Con qualche piccola sostituzione puoi migliorare le tue abitudini alimentari in modo semplice e indolore. Valuta se tra i cibi che mangi abitualmente ce ne sono alcuni dannosi per la salute e cerca un’alternativa più sana per soddisfare lo stomaco senza ripercussioni. In alcuni casi sarà sufficiente scegliere una versione con meno grassi, mentre in altri dovrai trovare un alimento diverso, ma altrettanto appagante.

N.d.R.   Non che facciano male ( è nella dose che sta il veleno), ma, certamente, non aiutano due alimenti di cui pensiamo di non poter fare a meno: lo zucchero e il sale.
Noi li aggiungiamo allegramente e, crediamo, impunemente. Essi si trovano già, in dosi massicce, in tutti i cibi preparati o pronti che acquistiamo. Le aggiunte, che paiono normali, diventano eccessive; lo zucchero, notoriamente, fa ingrassare, e parecchio, il sale provoca ritenzione idrica. Insieme, garantiscono un aumento invisibile e notevole di peso.

Provate a restare senza zucchero e sale aggiunti per un mese. Vi accorgerete della differenza e, in più, acquisterete una nuova percezione dei gusti e dei sapori degli altri cibi, che non sapevate di aver perso.

Per quel che riguarda il gusto salato, cercate di sostituire il cloruro di sodio (il comune sale da cucina) con le spezie. Anche con queste basta farci l’abitudine e il cibo sarà saporito forse anche meglio.

 

 

 

2

Abituati a leggere le etichette. In questo modo potrai evitare i prodotti che contengono ingredienti nocivi per la salute, come zuccheri aggiunti e grassi trans. Leggi l’etichetta nutrizionale di tutti gli alimenti confezionati e se hanno un contenuto elevato di grassi, zuccheri o sodio, non mangiarli. Sul lato anteriore della confezione di molti prodotti è indicato se si tratta di un alimento a basso contenuto di grassi, zuccheri o sodio, ma è sempre meglio controllare l’etichetta nutrizionale sul retro per assicurarti che si tratti realmente di una scelta sana.

Leggi anche la lista degli ingredienti. Se stai cercando di evitare un ingrediente specifico, come zucchero, olio o grano, puoi capire facilmente se un prodotto è da evitare leggendo la lista degli ingredienti sul retro dell’etichetta.

 

 

3

Pesa tutto quello che mangi per non esagerare con le quantità. Sull’etichetta degli alimenti confezionati è indicato il peso di una singola porzione. Per assicurarti di non superare la quantità di grassi e calorie indicata per una persona, devi pesare o dosare ogni alimento prima di mangiarlo. Usa una bilancia o un dosatore per i liquidi e segui le indicazioni sulla confezione per misurare correttamente le porzioni. Per esempio, se vuoi preparare un piatto di pasta e condirla con un sugo pronto, leggi le indicazioni sulla confezione di pasta e sul barattolo di sugo e usa una bilancia e un dosatore per i liquidi per misurare una singola porzione.

Con il passare degli anni, non solo le porzioni nei ristoranti, ma anche quelle dei cibi confezionati sono aumentate. La dimensione di bottiglie e confezioni è cresciuta, quindi fai attenzione, leggi attentamente le etichette e assicurati di dosare bene le porzioni.

N.d.R.   Intervengo per aggiungere che una pratica da raccomandare è questa. Impariamo tutti a proporzionare il piatto che stiamo preparando alla percezione della fame che sentiamo. Meno un po’. Se possibile, è auspicabile.
La quantità del cibo deve essere discreta, modesta, minore di quanto pensiamo. Caso mai, abbiamo la possibilità di integrare all’ultimo, ma solo se necessario. Mentre se portiamo in tavola vassoi ricolmi, piatti straboccanti, porzioni MAGNUM, ci sentiremo, non solo invogliati, ma addirittura obbligati a darci dentro senza limite e senza freni. La vista del cibo è “golosa”.

 

 

4

Non tenere in casa alimenti che fanno male alla salute per non cadere in tentazione. Per non cedere alle lusinghe del cosiddetto cibo spazzatura o di qualunque altro alimento dannoso per la salute, evita di comprarlo. Se non hai a portata di mano alimenti che ti fanno male, non avrai la tentazione di mangiarli. Se è necessario, vaglia il contenuto di dispensa e frigorifero e butta via tutto quello che non dovresti mangiare.

N.d.R.   Hai un certo languorino, un “buco” nello stomaco che ti piacerebbe riempire con qualcosa di sostanzioso? Inganna la tua fame con un sostitutivo utilissimo e insospettabile: l’acqua. Fresca, magari con un po’ di succo di limone. Aiuta l’idratazione del corpo e ti fa arrivare, sano e salvo, al prossimo pasto, semplicemente riempiendo e  “gonfiando” lo stomaco con zero calorie. Molte diete prescrivono pure gli spuntini fra un pasto e l’altro. Io consiglierei di evitare l’assunzione di cibi solidi e di bere, come spuntino, l’acqua.
Zero calorie e buona idratazione. Dicono pure di bere circa due litri d’acqua al giorno; e quando li beviamo se non così, in queste occasioni?

 

 

 

5

Mangia in modo consapevole per apprezzare maggiormente il cibo e accorgerti di quando sei sazio. Se a tavola rimani concentrato, hai la possibilità di rallentare il ritmo, mangiare meno, digerire meglio e gustare di più ogni piatto. Mangia seduto a tavola, mai in piedi, e cerca di mantenere un ritmo pacato che ti consenta di terminare il pasto, in non meno di una ventina di minuti. Altre strategie che possono aiutarti a mangiare correttamente sono:

Eliminare le distrazioni durante i pasti, per esempio spegni il televisore e metti via il telefonino;

Prestare attenzione all’aspetto e al profumo del cibo prima di iniziare a mangiare;

Impugnare la forchetta o il cucchiaio con la mano non dominante: ti aiuterà a rallentare i gesti.

Masticare lentamente e assaporare ogni boccone.

 

N.d.R. : Dirò qualcosa a proposito del SENSO DELLA FAME. Siccome è molto importante, mi faccio precedere da qualche spiegazione scientifica, espressa, però, in linguaggio comprensibile.
Il SENSO DELLA FAME è regolato da un ormone, la GRELINA.
La GRELINA segnala al cervello quando abbiamo fame o quando le nostre energie si stanno esaurendo. Sarebbe auspicabile che il suo segnale fosse il più accurato possibile, ma è importante notare che lo stress e la mancanza di sonno possono alterare i livelli di GRELINA e quindi aumentare il nostro senso di fame.
La GRELINA, l’ormone che stimola la fame, induce ad aumentare l’assunzione di cibo e aumenta la massa grassa.
È prodotta da cellule che si trovano sul tessuto che riveste lo stomaco e dalle cellule epsilon del pancreas.
La GRELINA viene anche prodotta dal nucleo arcuato ipotalamico del cervello, dove stimola l’ormone della crescita.
La mancanza di sonno è comunemente associata ad alti livelli di GRELINA che causano un aumento del consumo di cibo. La produzione della GRELINA è regolata dalla presenza di un altro ormone importante, perché antagonista, la LEPTINA: solo il calo di questo ormone permette alle cellule dello stomaco di produrre l’ormone specifico della fame.
La LEPTINA è un ormone (chiamato ormone della SAZIETA’) prodotto dalle cellule adipociti (del grasso), durante l’assimilazione dei lipidi trasferiti dalle lipoproteine. Questo messaggero, oltre ad inibire la produzione di GRELINA, non facendoci percepire la fame, agisce sulle funzioni della tiroide. Il meccanismo della LEPTINA è tra i più studiati dagli scienziati che si occupano dell’obesità. Infatti, le persone obese dovrebbero sentirsi sazie, mentre in effetti, sono affette da una sensazione di fame perenne.
La masticazione è una fase importantissima dell’assimilazione del cibo. “Prima digestio fit in ore” (la prima digestione si fa in bocca”), dicevano i Latini. Una mia cara amica racconta sempre che suo padre insegnava, a lei e alla sorella, a masticare ogni boccone 40 volte. Forse era un po’ troppo, il pasto sarebbe stato lunghissimo, ma diciamo che non meno di 20 volte, per andare verso le 30 volte per i cibi più consistenti, potrebbe essere una buona abitudine. Innumerevoli sono i vantaggi, mentre sono spiacevoli le conseguenze in caso contrario, quando cioè, il boccone viene ingurgitato, freneticamente e spasmodicamente per la troppa ingordigia.
Pochi sanno che il nostro cervello percepisce il senso della sazietà, attraverso la LEPTINA, non solo, ma anche proporzionalmente al numero delle masticazioni. Se abbiamo masticato per mezz’ora, mangiando 300 grammi di cibo, sentiremo lo stesso livello di sazietà che se avessimo masticato mezzo chilogrammo in dieci minuti.
Durante la masticazione, tutti abbiamo un lato privilegiato del cavo orale per triturare e ridurre il cibo in poltiglia. Proviamo ad alternarlo con quello opposto della bocca: in questo modo aumenteremo il livello di percezione del gusto del cibo, perché il numero di papille gustative in funzione è raddoppiato. E ci sentiremo sazi molto prima.
Altra tecnica che io consiglio è quella di appoggiare le posate (chissà, forse si chiamano “posate” proprio perché devono essere posate) sui lati del piatto, sempre, dopo aver messo un boccone in bocca, e non riprenderle, per preparare un altro boccone, se non prima di aver finito di masticare completamente e aver inghiottito il boccone precedente. Parlo anche dell’estetica del gesto: è bruttissimo vedere una persona che si infila in bocca un boccone, avendo però la bocca ancora piena o semipiena del boccone che sta masticando. Conta, in tal modo, solo la quantità e non la qualità, che, con poche masticazioni, non verrà gustata mai fino in fondo.

 

 

6

Prendi consapevolezza del tuo stato emotivo per sconfiggere la fame nervosa. Se tendi a mangiare per allontanare sentimenti negativi come la noia, la tristezza o la solitudine, il nervosismo e le contrarietà, devi trovare il modo di gestire le emozioni e tenere a bada la fame emotiva. La fame nervosa ti porta a mangiare anche quando non ne hai realmente bisogno, a titolo autogratificativo e consolatorio, a scegliere alimenti dannosi per la salute e a esagerare con le quantità. Imparare a gestire le emozioni negative in altro modo ti aiuterà a sviluppare delle abitudini alimentari più sane.

 

 

 

Scegliere Bevande e Alimenti Sani

 

1

Riempi metà del piatto con frutta e verdura a ogni pasto. Sono entrambe ricche di sostanze nutrienti, di fibre e sono povere di calorie rispetto alla maggior parte degli altri cibi. A ogni pasto, riempi metà del piatto con 1-2 porzioni di verdura o frutta; ti aiuteranno a sentirti sazio in poco tempo e a lungo. Puoi cuocere le verdure come preferisci, per esempio al vapore, in padella o lessate in acqua bollente.

Se preferisci mangiare le verdure crude, prepara un’insalata mista, ma non come contorno, bensì come cibo di primaria importanza. Sono le altre qualità di alimenti (carboidrati, proteine e grassi) che devono essere consumati come contorno.

N.d.R.   Qui vorrei intervenire per spezzare una lancia a favore di questa impostazione dietetica che privilegia la verdura e la frutta come parte più consistente di un pasto.
La famigerata “Dieta Mediterranea”, a mio modesto avviso, è troppo sbilanciata a favore dei carboidrati,
Le proporzioni di cui sopra sono, infatti:
50%   frutta e verdura,
25%   carboidrati (integrali)
25%   proteine.
Non indico i lipidi per semplificare.

Mentre la “Dieta Mediterranea” prevede:
30%   frutta e verdura,
55% – 60%   carboidrati,
10% – 15%   proteine.
Non indico i lipidi per semplificare.

Ricordiamo tutti la famosa piramide, in cui dal lato di base fino a oltre la metà della sezione triangolare, ci sono solo carboidrati e cereali (in genere). La verdura è quasi la metà, e i carboidrati più del doppio, rispetto all’ipotesi sopra indicata. Voglio vedere il confronto dopo, ad esempio un anno: sono sicuro che chi fa la “Dieta Mediterranea” peserà 5 – 8 Kg di più di  chi fa la prima dieta.

 

 

2

Limita i carboidrati raffinati e includi i cereali integrali nella dieta. Nella loro versione integrale, gli alimenti ricchi di carboidrati sono più sani perché hanno un contenuto di sostanze nutrienti e fibre maggiore. Ti aiutano anche a sentirti sazio più a lungo e ad avere energia per più tempo. Scegli pane, pasta e riso integrali al posto della versione raffinata tradizionale.

 

 

 

3

Includi una porzione di proteine magre in ogni pasto. Le proteine devono essere sempre presenti e occupare circa un quarto del piatto. Gli alimenti ad alto contenuto di proteine includono carne, pesce, legumi e uova. Anche alcuni latticini sono ricchi di proteine, come il formaggio ( quello stagionato è preferibile perché senza lattosio). Prediligi sempre le proteine magre, per esempio puoi scegliere tra petto di pollo, carne di tacchino macinata, fagioli, altri legumi, uova e pesce azzurro. In questo modo ridurrai l’apporto di grassi e colesterolo a favore della salute generale del corpo. Leggi le indicazioni sulla confezione per misurare correttamente le porzioni. La quantità consigliata varia in base alla fonte di proteine. Per esempio, una porzione di carne o pesce equivale a circa 90 g, mentre una porzione di fagioli o di formaggio, a circa 120 g.

N.d.R.   Chi ha mai sentito parlare del PEPTIDE YY ? Il PYY è un altro ormone che ci dice quando smettere di mangiare.
Le proteine e i grassi provocano il rilascio di un sacco di PYY e, per questo, sono molto sazianti. I carboidrati, al contrario, inducono la secrezione di quantità relativamente limitate di PYY, il che spiega perché, se fate colazione con un cappuccino e una brioche, pochissimo tempo dopo, vi trovate affamati come lupi. Come dato di fatto, i carboidrati hanno un tempo di assimilazione e digestione, sempre, entro le tre ore; mentre le proteine e i lipidi vengono digeriti non prima delle 4,5 – 5 ore. E, in questo modo, non ci fanno sentire i morsi della fame quasi fino all’ora del pasto successivo. Invece, i carboidrati, una volta digeriti ci avvertono di avere fame a causa della famigerata “calata degli zuccheri”. A parziale integrazione della nota precedente riguardante il SENSO DELLA FAME.

 

 

4

Limita il consumo di grassi e oli. Un apporto sano di grassi corrisponde a circa il 20-35% della dieta. Per esempio, seguire una dieta da 2.000 calorie, significa dover assumere circa 40-80 g di grassi al giorno dato che ogni grammo equivale a 9 calorie. Gli esperti raccomandano di scegliere grassi sani, come quelli monoinsaturi o polinsaturi (di origine non animale), e di limitare o evitare quelli nocivi per la salute come i grassi saturi (generalmente di origine animale) o trans (come i grassi idrogenati industriali). Includi 2-3 porzioni di olio extravergine di oliva, e di frutta secca, nella dieta quotidiana, per fornire al corpo la giusta quantità di grassi sani. Assicurati che le calorie che provengono dai grassi saturi non superino il 10% dell’apporto quotidiano. Per esempio, se segui una dieta da 1.700 calorie al giorno, solo 170 calorie possono provenire dai grassi saturi (l’equivalente di circa 20 g).

Leggi tutte le etichette per sapere se sono presenti grassi trans. Se un alimento contiene grassi trans, non comprarlo o non mangiarlo. Generalmente sono contenuti nella margarina, nel grasso vegetale che si usa in pasticceria, nei preparati solubili e in molti prodotti da forno confezionati, come le merendine.

N.d.R.  A proposito di dolci e di merendine. Genitori e nonni, a voi è affidato dalla natura il compito di educare i vostri bambini, anche alla percezione dei gusti. Vi prego, non “allenate” i piccoli al gusto del dolce, in particolare. Crea dipendenza, è una droga subdola, mascherata da messaggio gratificante. Non fatevi voler bene perché date loro i cibi dolci, ma perché non glieli date. Loro non lo sanno, ma lo capiranno da grandi. Conquistate la loro benevolenza e gratitudine, ricorrendo ad altri mezzi di comunicazione affettiva, confezionati, in proprio, dal cuore e non acquistati, in fretta, al supermercato.

 

5

Bevi principalmente acqua e limita o evita le bevande zuccherate. L’acqua fornisce al corpo l’idratazione necessaria e per rimanere in salute non hai bisogno di bere altro. Se ti piacciono le bibite, cerca di limitarne il consumo. Non bere più di 250 ml di succo di frutta al giorno (l’equivalente di una porzione) ed evita le bibite gassate o zuccherate. Non esiste una regola valida per tutti riguardo a quanta acqua bere ogni giorno. Dovresti bere ogni volta che hai sete. Controlla il colore delle urine; se sono pallide o trasparenti e non sei assetato, significa che il tuo corpo è ben idratato.

Elimina o modera gli alcolici. Non superare la quota di un drink al giorno se sei una donna o di due drink se sei un uomo. Un drink equivale a 330 ml di birra, 150 ml di vino o 45 ml di liquore.

 

6

Di tanto in tanto, concediti qualcosa di sfizioso e non importi divieti assoluti. È importante compiere delle scelte sane per la maggior parte del tempo, ma in alcune occasioni non c’è nulla di male nel concederti uno sfizio. A patto di avere un’alimentazione quotidiana sana, di tanto in tanto è accettabile concederti per esempio un paio di fette di pizza, un gelato o una fetta di torta. Cerca di limitare queste occasioni a 1-2 volte alla settimana e programmale in anticipo per ridurre il rischio di andare oltre i limiti. Per esempio, puoi decidere di mangiare la pizza il venerdì sera o un gelato la domenica pomeriggio.

Valuta e registra quante calorie extra comporta quella concessione se stai seguendo una dieta con un apporto calorico limitato. Puoi utilizzare un diario alimentare o una app. Per esempio, 2 fette di pizza corrispondono a circa 600 calorie, quindi il venerdì è meglio programmare un pranzo leggero per far quadrare i conti.

 

Ripartire i Pasti durante la Giornata

 

1

Impara a capire quando hai davvero fame. Se sai riconoscere i segnali della fame, non rischi di mangiare per noia o più del necessario. Quando non sei certo di essere affamato, rifletti per un istante su quando e quanto hai mangiato l’ultima volta. Se sono trascorse più di tre ore, potresti avere fame. Se invece hai mangiato meno di tre ore prima, la voglia di mangiare potrebbe scaturire da altre motivazioni. Se sono passate meno di tre ore dall’ultimo pasto, poniti alcune domande prima di mangiare. Puoi usare il metodo “HALT” per capire se è veramente la fame che ti spinge a mangiare.

“HALT” è un acronimo ( parola formata dalle lettere iniziali di altre parole) che sta per:

“Hungry”,
“Angry” (o “Anxious”),
“Lonely”
“Tired”,

ovvero per affamato, arrabbiato (o ansioso), solo e stanco. Se non si tratta di vera fame, chiediti se stai provando rabbia, ansia, solitudine o stanchezza. In tal caso, cerca un modo alternativo per superare queste emozioni negative.

Per esempio, se per qualche motivo ti senti arrabbiato (o ansioso), cerca di definire la causa del tuo stato d’animo. Se ti senti solo, chiama un amico e fissa un incontro anziché cercare conforto nel cibo. Se sei stanco, fai un sonnellino per sentirti meglio.

 

 

2

Mangia a intervalli regolari. Distribuendo pasti e spuntini in modo equo nell’arco della giornata, avrai l’energia che ti serve per affrontare al meglio tutti i tuoi impegni. Fai una colazione sana appena sveglio per iniziare bene la giornata, uno spuntino a metà mattina, un pranzo nutriente e leggero, una merenda a metà pomeriggio e poi cena con almeno tre ore di anticipo rispetto all’ora in cui prevedi di andare a letto. Non saltare i pasti. Il rischio è di arrivare estremamente affamato al pasto successivo e di mangiare più del dovuto per compensare.

Suggerimento: fai una colazione abbondante al mattino seguita da pasti leggeri distribuiti equamente fino a sera. In questo modo riuscirai a mantenere alti i livelli di energia durante tutto il giorno.

N.d.R.   Eat breakfast like a king, lunch like a prince and dinner like a pauper.
Mangia a colazione come un re, a pranzo come un principe, a cena come un povero.
Questo semplice, popolare detto Inglese è molto chiaro sulla metodologia di assunzione dei pasti, per quel che riguarda la quantità. Ed è esattamente il contrario delle abitudini “mediterranee”, che noi crediamo essere il vangelo delle buone pratiche nutrizionali. No, signori: la brioche e il cappuccino, al mattino, saranno anche buoni e veloci, ma non vanno bene. Il metabolismo, di prima mattina, dopo 10-12 ore dall’ultimo pasto, è molto efficiente e ben sveglio, forse più di noi, che, invece, lo ripaghiamo con un misero apporto calorico. Ricordiamoci che il metabolismo esaurisce la sua “carica” di assimilazione e trasformazione in poche ore. Già verso le 15 del pomeriggio, non lavorerà più per noi: è un operaio “part time”. Concentriamo , pertanto, la maggiore quantità di cibo nella prima parte della giornata, per diminuirla drasticamente con l’avvicinarsi della sera e del sonno.
Per partire per un viaggio impegnativo, facciamo il pieno di carburante prima della partenza. Non sentiremo fame per tutto il giorno e arriveremo a letto leggeri.

 

3

Cena presto per concedere una pausa all’apparato digerente. L’organismo non ha bisogno di carburante mentre riposa e durante il sonno. Se la cena è troppo vicina all’ora di andare a dormire, la qualità del sonno può risentirne; inoltre, il corpo non riuscirà a processare correttamente il cibo e tenderà a immagazzinarlo sotto forma di grasso superfluo. Dovresti smettere di mangiare almeno tre ore prima di andare a letto per concedere al corpo una lunga e benefica pausa tra cena e colazione.Per esempio, programma la cena alle 19:00 se intendi andare a dormire alle 22:30 – 23:00, dopodiché non mangiare più nulla fino alla colazione del mattino dopo.

 

 

4

Prova una dieta a digiuni intermittenti. Puoi mangiare normalmente, ma entro una finestra temporale di 8-10 ore che deve corrispondere alla parte della giornata in cui normalmente sei più attivo. La dieta a digiuni intermittenti limita il periodo in cui puoi mangiare e concede più tempo al corpo per bruciare le calorie assunte. Come risultato tenderai a mangiare meno. Considera quali sono i tuoi impegni quotidiani e fissa una finestra temporale in cui inserire tutti i pasti in accordo con il tuo stile di vita. Per esempio, puoi decidere di inserire tutti i pasti in una finestra temporale che va dalle 8:00 del mattino alle 18:00. In questo caso puoi fare colazione alle 8:00, pranzare a mezzogiorno e cenare alle 6:00 del pomeriggio.

 

Consigli

  • Cerca di cucinare la maggior parte dei tuoi pasti. Quando prepari i tuoi pasti personalmente sai esattamente cosa mangi e puoi tenere sotto controllo le porzioni. È anche un buon modo per risparmiare e garantire al corpo ingredienti sani e di qualità.
  • Evita le diete che limitano l’apporto di macronutrienti importanti per la salute. Le diete molto restrittive portano buoni risultati nell’immediato, ma non sono adatte a essere seguite a lungo termine.
  • Di tanto in tanto concediti qualcosa di sfizioso. Non essere troppo rigido, quello che conta è mangiare in modo sano per la maggior parte del tempo. Occasionalmente puoi concederti qualcosa che ti piace: una pallina di gelato, un quadratino di cioccolato o un bicchiere di vino.

 

N.d.R.   Se siete arrivati fin qui, chiederò ancora un po’ di pazienza per esporre un’ultima considerazione.

Quando andiamo al ristorante per un pranzo o una cena per festeggiare qualche festività o ricorrenza, se concordiamo con il ristoratore il menù da servire, è la regola che ci venga proposto un menù unico, cioè uguale per tutti. Questo per ovvi motivi di praticità e, forse anche, di economicità. E nessuno se ne meraviglia.
Io, invece, sì. Direte che a me piacciono i paradossi: è vero. Ho una certa libidine di inoculare il dubbio nelle certezze consolidate e mai verificate, nelle consuetudini stagnanti della pigrizia mentale. Io non sono d’accordo che il pasto per 10 o 50 persone sia lo stesso uguale per tutti. Se siamo, mettiamo in venti, tutti e venti siamo diversi, per sesso, per età, per storia di salute e di malattie. Perché mai dovrebbe essere giusto e normale mangiare gli stessi cibi?
Se potessi, farei scegliere a ciascuno i piatti che più sono graditi, secondo il proprio gusto. Ma con la speranza che ognuno conosca, per bene, quali sono i cibi giusti, ciascuno per sé.
Ognuno di noi dovrebbe veramente conoscere quali sono i cibi che gli vanno bene, sia come gradimento sensoriale che come rispondenza allo stato di salute. Ma, forse è pretendere troppo.
Oggi, e non da molto, cominciano a fioccare le eccezioni: chi ha la celiachia, chi ha l’intolleranza per il lattosio, chi non può mangiare la pesca perché gli provocherebbe una reazione allergica e così via dicendo.
Io ho i miei gusti, mi piacciono determinati cibi e non ci penso proprio di mangiarne altri che mi provocano problemi e, come me, tutti gli altri hanno la loro storia alimentare da raccontare, che non dovrebbe essere riassunta e sintetizzata in un menù uguale per tutti. Ad esempio, se vengo invitato ad una cena a base di pesce, cortesemente rifiuto. A meno che, come quasi sempre accade, si prevedano espressamente alcuni piatti alternativi solo per me.
Dico questo per inquadrare un concetto più generale, cioè che ognuno dovrebbe essere informato, consapevole, anzi, addirittura, esperto dei cibi che sono adatti alla sua carta d’identità alimentare. È il miglior modo per approcciarsi ad una condizione di salute durevole e soddisfacente. Studiamoci tutti meglio.

 

 

 

 

 

 

 

Numero1976.

 

Pubblico, così come l’ho letta, questa lettera aperta mandata da Alan.

Ricordo, per inciso, di aver giocato, in gioventù, contro l’Avv. Prof. Sergio Kostoris (del Tennis Club Triestino), un match di Coppa Italia sui campi di Padriciano, uscendone sconfitto. Bel giocatore, aveva una classifica troppo alta per me.

 

Camera Penale di Trieste
Prof. Sergio Kostoris
Presidenza
giadrossi@studiolegalegiadrossi.it
tel. 040/360232 – fax 040/660322
34122 TRIESTE Via Santa Caterina da Siena 5

Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21,11)

L’Italia è alle prese con un’importante emergenza sanitaria. In modo diverso da
altri paesi europei, altrettanto coinvolti dalla pandemia da Covid 19, a due mesi dalle prime notizie di un’emergenza sanitaria nel lodigiano, continuano a essere mantenuti in vigore provvedimenti eccezionalmente limitativi delle libertà fondamentali dei cittadini.
La popolazione nelle prime settimane ha accolto le nuove regole con grande
senso civico. Si è dimostrata partecipe degli eventi luttuosi che stavano colpendo in particolare la Lombardia rimanendo nelle proprie abitazioni, sventolando bandiere e riorganizzando la propria vita familiare e lavorativa, in attesa di un segnale di conclusione dell’emergenza. La dubbia costituzionalità delle forme di decretazione assunte dal Governo e l’assenza di logicità e proporzionalità tra le esigenze sanitarie e le limitazioni imposte ai cittadini, a molti sono apparse evidenti. Incomprensibili erano e sono le ragioni di impedire ai cittadini di frequentare luoghi isolati e di consentire ai genitori di accompagnare i loro figli, con i quali convivono l’intera giornata, ad esempio a fare la spesa.
Ora tutto ciò non può essere più accettato. La creazione volontaria di stati di
emergenza permanenti è divenuta una prassi degli Stati contemporanei, anche di quelli che si definiscono democratici.
Vogliamo ricordare come Giuseppe Dossetti, giurista e uno dei componenti più
attivi nell’Assemblea che predispose il testo della nostra Costituzione, propose un articolo che doveva prevedere che “quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalle Costituzione, la  resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino”. L’articolo non fu approvato ma questo rimane un monito in uno Stato di diritto.
I provvedimenti più recenti che il Governo e le Regioni in queste settimane hanno adottato, invece di ripristinare le regole di vita quotidiana, hanno ulteriormente ristretto, con dettagli propri del peggiore burocratismo, le maglie dello spazio di libertà concesso agli individui, imponendo comportamenti, quali ad esempio l’obbligo di circolare, anche
in assenza di altre persone, pena una pesante sanzione pecuniaria, con mascherine che le autorità si sono dimostrate persino incapaci di fornire ai cittadini. Misure incomprensibili laddove si consideri che, nel pieno dell’emergenza, non erano state ritenute necessarie e che la gran parte del mondo scientifico le ha ritenute inutili ove si mantenga l’opportuno distanziamento per far rispettare queste norme, essenzialmente a carattere di
prudenza, invece di essere declinata con le forme di un orientamento o invito delle persone ad assumere comportamenti più consoni alla situazione sanitaria del paese, si è trasformata, di ora in ora, in una caccia all’untore, una gara delle forze dell’ordine a contestare il maggior numero possibile di sanzioni, instaurando un inaccettabile controllo capillare di polizia che non ha precedenti nella storia repubblicana. Un clima che ha avuto il suo epilogo durante le feste pasquali che hanno visto il dispiegamento da parte
delle forze dell’ordine e dell’esercito di uomini e mezzi, anche di elicotteri e droni, allo scopo di individuare persone ree solamente di essersi allontanate di qualche centinaio di metri dalla loro abitazione in città e luoghi pressoché deserti. Ciò ha fatto riemergere, in una seppur minima parte della popolazione, pruriti delatori che ci si augurava rimossi in una società incline alla solidarietà e alla convivenza, piuttosto che infestata da elementi psicologicamente turbati, e come tali funzionali al sistema di controllo. Una condizione questa che sembra essere stata artatamente favorita per celare le evidenti falle nel sistema della prevenzione, emergendo d’ora in ora, la sottovalutazione, se non il deliberato occultamento, dei luoghi di diffusione del contagio.
E’ stato fermato un intero paese, le sue attività economiche, la vita sociale in tutte le sue forme, la pubblica amministrazione, sono stati chiusi i palazzi di giustizia, interdicendo persino l’accesso ai luoghi di culto e agli spazi naturali, a conforto dell’anima e del corpo, senza che venissero adeguatamente individuate e isolate, informando la popolazione, quelle che erano le prevedibili aree di maggiore pericolosità di contagio.
L’epidemia sembra stia divenendo un laboratorio per sperimentare forme nuove di governo contrarie ai principi costituzionali. Un esempio per tutti è quello di rivedere il sistema processuale, in particolare quello più delicato che ha la funzione di accertare la responsabilità penale dell’individuo, allontanando dalle aule gli avvocati, favorendo soluzioni di partecipazione ai processi che lascino gli imputati privi di un’effettiva difesa. Società infetta, diritto penale corrotto.
La proposta di utilizzo di app volte al contact tracing, poi, deve necessariamente fare i conti con il principio di proporzionalità della misura che si vuole adottare e passa attraverso una preliminare verifica dell’insufficienza degli ordinari metodi utilizzati dalla scienza epidemiologica ove correttamente attivati, pena il pericolo di un’inutile quanto invasiva imposizione diffusa di una sorta di braccialetto elettronico.
I penalisti italiani, per il ruolo che nella storia hanno avuto, in particolare in
questo momento dominato da derive populistiche e bassi opportunismi politici, devono insorgere contro regole liberticide e la brutalizzazione del sistema e dei rapporti sociali, ricordando come le ragioni di una filosofia liberale siano quelle di ogni consociato.
Penalisti italiani, dobbiamo chiedere di uscire subito da questo preteso stato di
eccezione!
Trieste li 20 aprile 2020
La Camera Penale di Trieste
Alessandro Giadrossi

Numero1972.

 

Il  RE,  il  CONTADINO  e  L’ ASINO.

C’era una volta un Re, che

desiderava pescare, così,

chiama il suo meteorologo

e gli chiede le previsioni

per le ore successive.

Questi gli assicura: ci sarà,

per certo, tempo sereno.

Il Re chiede alla sua Regina

di accompagnarlo. Questa

indossa un abito elegante,

e, insieme, si incamminano

per un delizioso laghetto.

Nel cammino, incontrano

un contadino sul suo asino;

costui, visto il Re, gli dice:

“Maestà, è meglio che lei

ritorni presto a palazzo,

perché verrà tanta pioggia!”

Il Re ci pensa un attimo,

ma, poi, risponde: “Io ho

un meteorologo, pagato

molto bene, che mi ha

assicurato del contrario.

Pertanto, andrò avanti.”

Così fa, ma….poco dopo,

arriva una forte pioggia!!!

Si bagnano completamente

e la Regina inizia a ridere

per l’inaspettata situazione.

Furioso, il Re torna a palazzo

e licenzia il meteorologo.

In seguito, convoca il contadino

e gli offre lo stesso impiego.

Ma costui, titubante, risponde:

“Signore, io non capisco nulla

di tutto questo. So soltanto

che, se le orecchie dell’asino

rimangono abbassate, allora

significa che verrà la pioggia.”

Allora il Re prende la decisione

di assumere l’asino. Ed è così,

che ha avuto inizio l’abitudine,

e la farsa, di assumere asini,

nei luoghi di maggior potere,

e con incarichi ben pagati….

Numero1948.

 

RIcevuto da un’amica.

 

PENSIERI  DI ….POI

Ne usciremo con i capelli più lunghi e più bianchi.
Con le mani e le case pulite, ed i vecchi vestiti.
Con la paura e la voglia di essere fuori.
Con la paura e la voglia di incontrare qualcuno.
Ne usciremo con le tasche vuote, e le dispense piene.
Sapremo fare pane e pizza, e non mandare sprecato il cibo che avanza.
Ci ricorderemo che un medico o un infermiere dovrebbero essere applauditi più di un calciatore, e che il lavoro di un bravo insegnante non lo può sostituire uno schermo.
E che cucire mascherine, in certi momenti è più importante che fare alta moda.
Che la tecnologia è importantissima, anzi vitale, quando viene usata bene , ma può essere deleteria se qualcuno la vuole usare per fini propri.
E che non sempre è indispensabile salire in macchina e fuggire chissà dove.
Ne usciremo più soli, ma con la voglia di stare insieme.
E capiremo che la vita è bella perché si vive .
E che siamo gocce di un unico mare.
E che solo insieme si esce da certe situazioni.
Che a volte il bene o il male, ti arriva da chi e quando meno te lo aspetti .
E ci guarderemo allo specchio. E decideremo che forse i capelli bianchi non sono così male.
E che la vita in famiglia ci piace, e impastare del pane per loro, ci fa sentire importanti.
E impareremo ad ascoltarci i respiri, i colpi di tosse, e a guardarci negli occhi, per proteggere chi amiamo.
E a rispettare alcune regole base di convivenza . E ad impararne altre, di nuove.
Magari sarà così.
Oppure no.
Ma stamattina , in un giorno di primavera, voglio sperare che tutto sia possibile e che si possa cambiare in meglio.

TENIAMO  DURO !

 

Numero1938.

 

CURIOSITA  STORICHE

Cos’erano le CARAMPANE?

Mi pare intrigante ed istruttivo riportare una verità storica non molto conosciuta, se non per vago “sentito dire”, che riguarda abitudini di vita reale di non tanti secoli fa e non molto distanti da qui. A Venezia.

Trascrivo le notizie, raccogliendo e vagliando dal WEB (Wikipedia e altro).

Dalla ricerca sugli “usi e costumi” eterosessuali, si sconfina, inevitabilmente, nel campo omosessuale, per completare il quadro.

 

Venezia nel XIV secolo era all’apice della propria fortuna commerciale e delle arti che vi si svolgevano in un coacervo di navi in arrivo in porto, di merci di tutti i tipi scaricate sulle banchine, di marinai e commercianti di tutte le nazionalità che si muovevano alla ricerca di nuove e vecchie sensazioni.

Nella città giungevano ogni giorno nuovi abitanti attirati dalla facilità di guadagno, ma soprattutto perché vivere nella capitale diventava una concreta possibilità di sopravvivenza, in relazione alla scarsa disponibilità di viveri delle regioni confinanti.

In questa città sempre più caotica dove si concentravano commercianti di varie e lontane regioni per portare le mercanzie delle proprie terre, dove i marinai di tutte le navi si trovavano a terra chi perché appena sbarcato, chi per imbarcarsi per un nuovo viaggio, era naturale che si concentrasse pure un numero notevole di cortigiane che si concedevano a pagamento.

Il Senato della Repubblica di Venezia ha sempre cercato di arginare il diffondersi delle case da meretricio, imponendo, fin dal 1360, che le prostitute si ubicassero nelle vicinanze del grande mercato di Rialto, nel posto definito delle “Carampane”.

Non troppo lontano da Sant’Aponal c’è tutta una zona detta de le Carampane, corruzione (o fusione o crasi) di Ca’ (casa) Rampani, dal nome di una famiglia nobile che aveva lì la casa patrizia. Poco lontano da qui, nel 1360, fu istituito il Castelletto, un gruppo di case dove la Serenissima impose alle prostitute di radunarsi e di esercitare il mestiere. Il Castelletto era chiamato così perché custodito da sei guardiani, e governato con ordini adatti a una fortezza.

A quell’epoca, le meretrici veneziane non godevano di molte libertà, tanto sociali quanto religiose. Non potevano portare gioielli, dovevano vestire in maniera da poter essere riconosciute per strada, non potevano uscire la notte, avevano anche seri vincoli rispetto all’esercizio della loro “professione”. A dispetto delle disposizioni, comunque, molte prostitute si stabilirono in diverse zone della città, ma specialmente alle Carampane. Una specie di “quartiere a luci rosse”, nel tempo, visto che la Dominante – allo scopo di distogliere gli uomini dal “vizio” della sodomia – prescrisse che le meretrici potessero stare davanti alle porte o alle finestre, scoperte in maniera lasciva e illuminate, di sera, da delle lucerne. In pratica, l’antesignano degli odierni peep-show (esibizione erotica visibile attraverso uno spioncino, o, anche, il locale dove questo avviene). 

Non a caso, in questa zona del Sestiere, esistono anche ponte e fondamenta de le Tette, che prendono il nome dall’interessante consuetudine. A tale proposito più tardi, il 27 marzo 1511, le meretrici presentarono una istanza nientemeno che al Patriarca Antonio Contarini, affinché venisse in loro aiuto non potendo esse più vivere: “niun va li lhoro”. Nessuno va con loro, a causa dei cosiddetti peccati “contro natura”. Qualche anno prima, alcune avevano provato ad invogliare i clienti con una acconciatura particolare, detta “al fungo” (consistente nel raccogliere i capelli sulla fronte in modo da formare un ciuffo), che le faceva sembrare più simili a ragazzi. Una novità che non piacque al Consiglio dei Dieci, che la proibì con una legge il 14 marzo 1470.

Carampane ieri e oggi

Tra le curiosità, fino a pochissimi anni fa a Venezia con carampane si intendevano donne di malcostume, o – sempre spregiativamente – vecchie cui si volesse dare delle ruffiane. Ancora oggi con tale termine si fa riferimento – più genericamente – a donne che, ben oltre la mezza età, si danno arie da ragazze, nel trucco, nell’abbigliamento o negli atteggiamenti.

 

Questo delle “Carampane” era proprio una specie di quartiere a luci rosse, dal quale le prostitute non sarebbero potute uscire per non diffondere, con il loro fare lascivo, un cattivo esempio per le cittadine per bene. Nella zona della Carampane c’è il famoso Ponte delle Tette e l’adiacente fondamenta omonima dove appunto le donne potevano mostrare la propria mercanzia anche sedute sul davanzale delle finestre decisamente poco vestite.

Gli edifici loro adibiti diventarono insufficienti per il numero cospicuo delle donne che vi abitavano, quindi si diffusero in città in diversi luoghi, alle Carampane, a San Salvador, e specialmente a San Samuele.

Erano però molto numerosi in città, proprio per la presenza di molti uomini non accompagnati dalle famiglie, gli stupri o addirittura i rapimenti di ragazze, come viene ricordato dalla famosa festa veneziana che attualmente viene rivissuta in prossimità del Carnevale di Venezia, la Festa delle Marie. I Magistrati veneziani erano abbastanza accondiscendenti con le puttane di mestiere e solo in caso di particolari atti gravi, intervenivano contro le signore di strada, spesso solo con sanzioni pecuniarie o corporali. Lo erano molto meno con gli stupratori tanto che “se alcun desverzenerà per forza alcuna zovene, over haverà violentemente da far con Donna maritata, o con femmina corrotta…., tutti doi li occhi perda”.

Venivano pure puniti gli sfruttatori del meretricio, tanto che i papponi subivano sanzioni corporali, ammende e pure la reclusione. Non venivano assolutamente tollerati gli omosessuali e coloro che si prestavano ad atti di sodomia; la punizione, per coloro che fossero risultati colpevoli dei reati loro ascritti, era la decapitazione in Piazza San Marco tra le colonne del Marco e del Todaro ed il loro corpo veniva successivamente bruciato.

Nel ‘500 Venezia manteneva una floridezza che le altre città del mondo non potevano permettersi. Il numero degli abitanti prima della peste del 1575 superava le 175 mila unità, che diventano cospicue se confrontate alle 55 mila di Roma del 1526.

 

OMOSESSUALITA’  A  VENEZIA.

 

La parola omosessualità e stata creata fondendo il termine greco omoios, che vuol dire “simile”, e il termine latino sexus, che vuol dire “sesso”, e si riferisce ad “una disposizione all’esperienza sessuale, affettiva o di romantica attrazione verso le persone dello stesso sesso”.

 

Per l’uomo la penetrazione rettale è il modo più efficace per stimolare la radice del suo membro e la prostata, zona altamente erogena. Qualcuno raggiunge l’orgasmo solo così, mentre altri lo raggiungono affiancando contemporaneamente la masturbazione. L’omosessualità si riscontra in molte specie animali. La diffusione dell’omosessualità nella specie umana è difficile da determinare accuratamente, benché in molte antiche culture le relazioni omosessuali fossero altamente diffuse.

La storia dell’omosessualità

è anche una storia degli atteggiamenti sociali possibili verso un comportamento percepito come “deviante”. L’atteggiamento sociale verso i comportamenti omosessuali ha conosciuto momenti di relativa tolleranza, durante i quali la società ammetteva un certo grado di discussione ed esibizione pubblica del tema, anche attraverso l’arte e le produzioni culturali (come è avvenuto per esempio nell’Atene classica, nella Toscana del Rinascimento, o a Berlino e a Parigi nell’anteguerra), alternandoli però a momenti di repressione durissima.
Con la nascita del movimento gay, si può finalmente guardare a questo mondo come a una “comunità’” strutturata secondo valori e rituali propri.

Ma come era vista in passato la omosessualità ?

In antichità , il maschio era educato per essere padrone e dominatore nel rapporto erotico e di coppia, e tale esigeva di essere anche nel rapporto omosessuale.  Nella Roma antica, sodomizzare uno schiavo era legale, ed era il segno di potenza del  padrone.

Quando si parla di omosessualità in quest’epoca si parla infatti, quasi  automaticamente, di un rapporto fra un adulto e un ragazzo d’eta’ compresa tra i quattordici e diciott’anni (si ricordi che la pubertà, all’epoca, arrivava più tardi).
Uno dei motivi, che era accettato tacitamente anche da parte dei genitori , era ” di essere iniziato alla sessualità, seppure in un modo sentito come “surrogato” e non certo soddisfacente”. Il secondo motivo , anche questo abbastanza importante, era il denaro (determinante in una società povera come quella ). I soldi che un ragazzo poteva aggiungere al bilancio familiare prostituendosi non erano malvisti da tutte le famiglie e non tutti i genitori avevano voglia di chiedersi da dove venissero. Infine, il terzo motivo era quello di attirare l’attenzione di un adulto (altro aspetto importante quando la condizione di giovane non era invidiata e “centrale” come nella cultura attuale).
Era buon uso che un nobile accettasse di prendere in casa un “figlio” per garzone.  in cambio avrebbe potuto portarselo a letto senza problemi. Nascono, cosi, i cosiddetti “boccia da cullo”.

Non doveva essere facile per i sodomiti vivere sereni e senza sensi di colpa. In un mondo dominato dalla Chiesa il peccato era punito non solo da Dio, ma anche dagli uomini.
La Serenissima Repubblica emette leggi, che puniscono aspramente i comportamenti “contro la natura”umana cioè la omosessualità. Gli omosessuali venivano impiccati nelle due colonne della piazzetta di S. Marco e poi bruciati fin che fossero ridotti in cenere. Un colpo davvero grosso misero in scena nel 1407 i magistrati della Repubblica di Venezia: trentacinque sodomiti (non si sa, per la mancanza di documenti, se ad uno ad uno o tutti assieme) furono scoperti e processati. L’avvenimento, al di là delle gravi complicazioni politiche che causo’ (quattordici imputati erano nobili) diventa per noi di grande interesse, perché costituisce una delle prime tracce di una rete di frequentazioni fra sodomiti nelle città italiane del medio evo.

 Gli arresti in massa continuano a costellare per secoli le carte processuali veneziane. Ne troviamo, ad esempio, un altro già nel 1422: diciannove le persone coinvolte, fra cui tre barbieri e parecchi minorenni;  poi nel 1464 vengono incriminate quattordici persone (fra cui cinque nobili), molte delle quali pero fuggono prima della cattura. Nel 1474 abbiamo ancora sei sodomiti (due dei quali nobili) coimputati. La vicenda assume le tinte di un thriller quando l’accusatore viene misteriosamente assassinato. Ma di questa presenza strutturata ci parlano anche le leggi stesse di Venezia . Una di esse, nel 1450, menziona i portici vicini a Rialto e quello della chiesa di S. Martino come luoghi d’incontro di sodomiti. Inoltre i supervisori dell’Arsenale (presso cui si trova la chiesa di S. Martino, ) decidono che “a spese del nostro Tesoro, sia fatto chiudere con grosse assi il predetto portico di san Martino, facendo fare quattro porte ai quattro lati delle colonne, che stiano aperte e chiuse secondo gli orari delle porte della chiesa” . Cinque anni dopo questo decreto, nel 1455, viene deciso di pattugliare certe zone di Venezia, per impedire ai sodomiti di usarle come luoghi di incontro.

Nel 1488 un editto impone di chiudere con assi di legno anche il portico della chiesa di Santa Maria Mater Domini, per i motivi per cui si era già chiuso quello di S. Martino”. Un’ulteriore lista di luoghi da sorvegliare viene stilata in un decreto del 1496, che elenca “magazzini, bastie, scuole, tutti i portici, le case degli scaleteri, taverne, postriboli, case delle prostitute; coloro che (le pattuglie) avranno trovato nei luoghi sospetti,  li dovranno arrestare”.
Alcuni decreti del Consiglio dei X, promulgati nel medesimo secolo, annunciano che, per estirpare «abhominabile vitium sodomiae» (l’abominevole vizio della sodomia), si erano eletti due nobili per contrada. Ogni venerdì si doveva raccogliere il collegio dei deputati ad inquisire sopra i sodomiti. I medici e i barbieri, chiamati a curare qualche uomo o anche qualche femmina, avevano tre giorni per denunciare all’amministrazione le loro”confidenze amorose”. “Gli membri delle pattuglie saranno tenuti a interrogare e investigare se qualcuno gestisca luoghi pubblici o case che vengono chiamate “bastie” (taverne), nelle quali solitamente vengono commessi molti atti illeciti e disonesti, oppure se esistano frequentazioni di eta’ non conveniente, vale a dire adulti che conversano insieme a ragazzi”.
Un nuovo decreto, questa volta per sottoporre a sorveglianza anche gli scaleteri (pasticceri), “poiché siamo stati avvertiti del fatto che nella casa di molti scaleteri di questa nostra città molti giovani, ed altri di diverse età e condizioni, si ritrovano di giorno e di notte, e qui giocano e tengono taverna, e commettono molti atti disonesti. Ci sono stati famosi processi contro omosessuali o per violenza “contro natura”, come quelli contro un tale Francesco Cercato, che fu impiccato per sodomia tra le colonne della Piazzetta San Marco nel 1480, e tale Francesco Fabrizio, prete e poeta, che fu decapitato e bruciato nel 1545 per il “vizio inenarrabile”. La controriforma, cioè la risposta alla riforma di Martin Lutero (stabilita dal concilio di Trento 1570) aveva come scopo quello di “improntare una morale più severa e di spirito cristiano”. Il problema principale di Venezia , un paese di crocevia di gente che andava e veniva per tutto il Mediterraneo, la sodomia (la pratica più diffusa in Venezia) fu condannata nel concilio di Trento. In seguito a questa riforma il Senato deliberò che, in certi posti della città, fosse concesso alle Meretrici di mettere in mostra le proprie virtù per “attirare un pubblico di uomini sempre più numeroso e mantenere così ben saldi gli usi di una cultura eterosessuale”. La zona delle “Carampane”, vicino a Rialto, era una delle aree di Venezia nella quale le prostitute di Venezia erano obbligate a concentrarsi fin dal XV secolo per disposizione delle leggi sull’ordine pubblico.

Nel 1509 a Venezia vi erano 11.654 cortigiane censite (su una popolazione di 150.000 abitanti…),

Nonostante questo, l’omosessualità continuava a persistere, e soprattutto si presentava nei confronti dei giovani, potendo comportare difficoltà di socializzazione e gravi conseguenze per l’individuo, tra le quali il suicidio. Per non parlare di problematicità demografiche.

La Serenissima disapprovava l’omosessualità molto di più della prostituzione, tanto che una legge del 1482 stabiliva che chi veniva riconosciuto colpevole del peccato  di sodomia doveva essere giustiziato e poi bruciato in mezzo alle colonne della piazzetta di San Marco. Un ‘ ordinanza stabilì che le prostitute  che lavoravano nella zona di San Cassiano  (PONTE DELLE TETTE )  dovessero affacciarsi alle finestre  o stare sulle porte a seno nudo per incoraggiare i clienti e soprattutto per esortare i numerosi omosessuali del tempo all’eterosessualità. Le leggi che riguardano l’omosessualita’  erano  severissime : abominandum vitium…eradicetur de civitate ( abominevole vizio….sia sradicato dalla nostra città)  tuonavano i DIECI che obbligavano i medici a denunciare chi, maschio o femmina , si  facesse curare per essere “in parte posteriore confractum” (lacerato nella parte posteriore).

La Serenissima incoraggiava l’esibizionismo delle prostitute per combattere l’omosessualità alquanto diffusa a Venezia tra il XV e il XVI secolo, fino a diventare un problema di stato. Le influenze di sodomia conseguenti al sempre crescente arrivo di mercanti proveniente dal Medio Oriente, al vivace miscuglio di popoli e, con essi, delle rispettive abitudini culturali, provocò una sorta di campagna della Repubblica mirata alla conservazione degli usi e costumi propri di una cultura eterosessuale.
Il mestiere più antico del mondo era, quindi, non solo tollerato, ma quasi, addirittura, favorito.

N.d.R. : Ma, per doverosa e rigorosa integrazione, non posso esimermi dal ricordare che, sulle gloriose navi, mercantili e da guerra, della “Serenissima” esisteva, come mansione istituzionale, la figura del “mozzo da cul”.
Nei lunghi mesi di navigazione, come “facevano i marinai” (se lo chiedeva anche Lucio Dalla), a “soddisfare le proprie voglie” (questo, invece, se lo chiedeva Faber De Andrè)?
Riporto quanto segue:

Essere un “Recia” (orecchio)    (In altro dialetto: “ricchione”)

Ci si riferisce all’usanza di contrassegnare con un orecchino il “mozzo da culo”, giovane con tendenze omosessuali imbarcato come mozzo, al solo scopo di soddisfare le voglie dell’equipaggio…


Un qualsiasi oggetto è detto “da culo” quando…

…per la scarsa qualità, non risponde alla funzione alla quale è preposto, nello stesso modo in cui il “mozzo da culo” tutto era fuorché un vero mozzo…  Altri dicono significhi “di nessun valore”, con riferimento alle “pezze da culo” (quelle che venivano usate, prima della carta igienica).
A proposito di carta igienica, segnalo anche, per inciso, e per restare in tema marinaresco, questa altra chicca:

Essere un “Cáo da brodo”.

Essere definiti “Cao da brodo” non è proprio esaltante…
Ci si riferisce ad una corda (cáo, cioè cavo) che veniva fatta scendere dalla poppa della nave e lasciata perennemente immersa nell’acqua.  Il riferimento al brodo? … la parte sfilacciata immersa veniva utilizzata come carta igienica dall’equipaggio.

Alla luce di quanto sopra, non può destare meraviglia se la più bella gioventù maschile di Venezia, arruolata sulle Galeazze, sui Brigantini, sui Vascelli, sulle Fregate, sulle Galandrie, costretta a feroci astinenze sessuali, si dedicasse a praticare esborsi fisiologici, contro natura, con l’unico personaggio “disponibile” a bordo. Giovani che poi, ben si capisce, si assuefacevano facilmente a questo tipo di rapporti che, una volta a terra, come sulla nave, diventavano pratica abituale. I marinai erano moltissimi e il “malcostume” si diffondeva a macchia d’olio.
L’ipocrisia non comanda alla natura.