Numero3401.

 

C O M U N I C A R E

 

Gli uomini comuni parlano

per completare frasi,

raccontano storie senza

lasciare alcuna traccia,

domandano ma senza

una vera curiosità,

rispondono soltanto

per riempire il silenzio,

spiegano, pensando che

spiegare basti davvero

per essere ascoltati,

e non convincono nessuno.

Corrono lineari come

binari già predisposti.

Sono logici, ma privi

di anima, di empatia.

Sono prevedibili e quindi

sono presto dimenticati.

Ma un uomo vero parla

per generare domande

dentro la tua mente,

non per dare risposte,

ma per seminare dubbi.

Non dice tutto, allude

come chi sa troppo

per spiegare alcunché,

insinua e poi tace.

Lascia vuoti che non

si possono ignorare,

crea curve sui rettilinei

che portano nel nulla,

pause che bruciano,

contrasti che intrigano,

e non ha fretta di risolverli.

Perché sa che è nel vuoto,

che si crea il desiderio.

Quando parla come

un enigma, non come

un messaggio, allora

c’è qualcuno che comincia

a proiettare un’idea su di lui,

che però non ha fretta

alcuna di essere capito.

Numero3346.

 

da  QUORA

 

Scrive Gaetano Antonio Riotto, corrispondente di QUORA

 

U N A    S T O R I A    D I    O G G I

 

Una maestra stava correggendo i compiti dei suoi studenti.

Nel frattempo, suo marito passeggiava per casa con lo smartphone in mano, immerso nel suo gioco preferito.

Quando arrivò all’ultimo compito da correggere, la maestra iniziò a piangere in silenzio.

Il marito, vedendola, le chiese:

— Cosa è successo?

La moglie rispose:

— Ieri ho dato come compito ai miei studenti di scrivere qualcosa sul tema “IL MIO DESIDERIO”.

Il marito disse:

— Va bene, ma perché piangi?

La moglie, trattenendo le lacrime, rispose:

— Correggendo l’ultimo compito, non sono riuscita a trattenere il pianto.

Il marito, incuriosito, chiese:

— Cosa c’era scritto di così commovente?

La moglie cominciò a leggere:

Il mio desiderio è diventare uno smartphone.

I miei genitori amano molto il loro smartphone.

Si prendono cura del loro smartphone al punto che a volte si dimenticano di prendersi cura di me.

Quando mio padre torna stanco dal lavoro, ha tempo per il suo smartphone, ma non per me.

Quando i miei genitori stanno facendo qualcosa di importante e lo smartphone squilla, al primo squillo rispondono subito, ma non fanno altrettanto con me…

anche se sto piangendo.

Giocano con il loro smartphone, ma non con me.

Quando parlano con qualcuno al telefono, non mi ascoltano, anche se sto dicendo qualcosa di importante.

Quindi, il mio desiderio è diventare uno smartphone.

Dopo aver ascoltato quelle parole, il marito si commosse e chiese alla moglie:

— Chi ha scritto questo tema?

La moglie, con gli occhi lucidi, rispose:

— NOSTRO FIGLIO.

 

GENITORI, ricordate:

I dispositivi elettronici sono utili, ma sono pensati per facilitarci la vita, non per sostituire l’amore verso la famiglia e le persone care.

I bambini vedono e sentono tutto ciò che accade intorno a loro.

Le esperienze si imprimono nella loro mente lasciando segni che durano per tutta la vita.

Prendiamocene cura, affinché crescano con i valori giusti e senza falsi bisogni.

Numero3330.

 

da  QUORA

 

Scrive Luciano Giovanni, corrispondente di QUORA

 

I L    C E R V E L L O    U M A N O

 

1. La capacità di archiviazione del cervello umano è praticamente illimitata.

2. Il cervello umano contiene 80-100 miliardi di neuroni.

3. Più di 100.000 reazioni chimiche si verificano nel cervello ogni secondo.

4. Il cervello umano è l’unico oggetto di qualsiasi tipo che può contemplare se stesso.

5. Il cervello umano pesa circa 1,4 kg (3 libbre).

6. Il cervello umano può generare circa 23 watt di potenza (sufficiente per alimentare una lampadina).

7. Il sessanta percento del cervello umano è fatto di grasso. Questo lo rende l’organo più grasso nel corpo umano.

8. Il cervello utilizza il 20 percento del totale dell’ossigeno e dell’energia del corpo.

9. Il cervello non ha recettori del dolore, quindi non può provare dolore causato dall’esterno.

10. Si ritiene che un cervello medio generi fino a 50.000 pensieri al giorno.

11. Il cervello umano ha una configurazione di pilota automatico che ci consente di svolgere compiti comuni, come la guida, senza pensarci attivamente.

12. Il  cervello non dorme mai mentre si dorme: è impegnato a eseguire il proprio mantenimento.

13. Quando una persona muore fisicamente, ha ancora 7 minuti di attività cerebrale.

Numero3324.

 

 

A T T R A Z I O N E

 

Non c’è modo per conoscersi se non attraverso l’altro.

Siamo irresistibilmente attratti da chi ci permette di scoprire chi siamo intimamente, la nostra parte d’ombra, ciò che non conosciamo o non accettiamo di noi stessi.

Siamo, l’uno per l’altra, reciprocamente, il nostro angolo cieco.

Quello che ci spinge ad essere la versione migliore di noi stessi, che ci modella e ci potenzia.

Leggiamo nei nostri pensieri e ascoltiamo le nostre anime, scambievolmente.

Vibriamo sulla stessa lunghezza d’onda delle nostre emozioni e ci nutriamo della nostra empatia reciproca.

Siamo le due facce di una stessa moneta che ha valore soltanto se esse sono presenti contemporaneamente.

Anche se siamo distanti, telepaticamente, esistiamo come se fossimo nello stesso luogo e registriamo gli stessi fenomeni, come nell’entanglement quantistico.

L’attrazione è una simbiosi mentale, una misteriosa alchimia che gioca un ruolo importantissimo nell’evoluzione spirituale delle persone.

 

Numero3320.

 

 

N U N T I O    V O B I S    G A U D I U M    M A G N U M      (Vi annuncio una grande gioia)

Formula recitata per annunciare l’elezione di un nuovo Papa.

 

 

 

Oggi è l’11° giorno d’Aprile dell’Anno 2025.

 

Tutte le persone, parenti, amici e conoscenti, che riceveranno il mio esplicito e personale invito a leggere quanto segue, si preparino ad accogliere una notizia che corrisponde alla più bella verità di vita e di amore che Rita ed io potevamo aspettarci ancora di vivere e condividere.

Siamo in un giorno di Primavera, la rinascita della natura, che precede di poco un giorno di Resurrezione, come la Pasqua Cristiana.

Ma per noi, comuni mortali, basta anche soltanto che sia un giorno che precede, evoca e benedice una nascita umana, per renderci entusiasti e felici di poterla annunciare.

Da tempo, da più di un mese, la novità che ci ha travolto e scombussolato l’abbiamo custodita pazientemente, assecondando la volontà degli interessati di mantenere il riserbo fino alla certezza e alla conferma che la realtà è verità.

Dopo i doverosi e opportuni esami che  hanno dato l’esito positivamente normale del percorso, finalmente, possiamo esternare a tutto il mondo la nostra felicità, cioè il coronamento del rapporto con la gioia di vivere e con il progetto di prolungare l’affettività e l’amore, al di là e oltre le nostre stesse vite.

Ormai un mese fa, sull’onda di un empito di emozioni e di buoni pensieri, ho scritto quello che leggerete qui sotto e l’ho consegnato nelle mani di Martina e Alexis.

Ora, con il loro consenso, lo pubblico per far sapere all’universo intero, anche se sarà circoscritto a poche care persone, che un nuovo avvenimento colorerà, come l’arcobaleno dopo una pioggia di primavera, il cielo delle nostre vite che, seppure ormai tarde, saranno certamente più felici.

 

 

L E T T E R A     A D     U N A     C O P P I A     I N     A T T E S A

E     A    U N    B A M B I N O    N O N    A N C O R A    N A T O

 

 

Martina e Alexis,

 

se non del tutto inaspettata, certo accolta con raggiante sorpresa, e già seguita con trepidazione, abbiamo ricevuto la splendida notizia della tua incipiente maternità, cara e, da adesso, ancora più cara Martina.

Rita ed io vi abbracciamo forte forte, te ed Alexis, con tutta l’energia del nostro affetto che, se fino ad oggi è stato sempre grande, da ora lo è ancora di più, se mai lo può essere, e lo sarà.

Perché si estende e comprende la nuova presenza che stai custodendo dentro di te, Martina.

Questa nuova realtà impone a tutti noi un altro livello di sentimenti e di empatie che si indirizza verso la vita di questa creatura che hai in grembo e che viene a coronare il vostro percorso di vita e di coppia.

L’avete voluta, l’avete cercata, le avete dato la vita e la vita ve l’ha data.

E tutto questo nel nome dei vostri sentimenti di affetto reciproco che si sono fusi e concretizzati in un atto d’amore e di vita, di cui siete degni portatori e trasmettitori.

Ci conforta e ci rende fiduciosi la certezza, da come vi conosciamo, che questa procreazione avviene nel momento topico della vostra maturità di persone, quando entrambi avete sentito dentro di voi che il tempo del prendere veniva seguito, se non sostituito, dal tempo del dare: è questa la vera consapevolezza e la giusta autodeterminazione a cui vi porta la vita, quando è spesa bene, nell’impegno, nel lavoro, nei buoni sentimenti.

Vi siete sentiti degni e all’altezza di dare la vita a chi potrà avvalersi del vostro calore umano e della vostra buona esperienza.

Imparerete ad essere dei bravi genitori, anche se non lo siete mai stati, e si alzerà il livello delle vostre prestazioni umane, per accudire ed allevare l’effetto del vostro affetto.

Siamo sicuri che questo frutto della vostra volontà di dare la vita sarà, con voi, in buone mani e voi sarete all’altezza del vostro compito di assecondare la natura, al meglio delle vostre potenzialità spirituali ed umane.

In questo percorso, come sempre, non camminerete mai da soli.

Vi accompagna la nostra disponibilità, finché sarà possibile, e la nostra benedizione.

Il nostro cuore batterà vicino ai vostri e a quello della vostra creatura.

Vi auguriamo che tutto vada bene e, ancora, vi abbracciamo con tutto il nostro affetto.

 

Rita e Alberto.

 

 

 

U N A    N U O V A    V I T A

 

 

C’è un cuoricino

nuovo che palpita

al ritmo di vita

del cuore materno.

C’è un corpicino

nuovo che cresce

e che vuole avere

la sua forma umana.

C’è l’amore, il vostro,

che  ora si incarna,

con il soffio vitale

dello spirito buono.

C’è da voi la vita

che si rinnova

e continua con forza

e avrà il suo tempo.

C’è questo piccolo

essere già umano

che vivrà anch’esso

fresco e ridente.

C’è un piccolo fiore

nel nostro giardino,

primavera di vita,

miracolo d’amore.

C’è la nostra attesa,

trepida e confidente.

Accogliamolo tutti

con la nostra felicità.

 

Benvenuto fra noi.

 

 

P.S.: È sano e sarà un maschio!

Numero3300.

 

da ORIZZONTESCUOLA.IT

 

18 Marzo 2025

 

La scrittura a mano, la memorizzazione e la lettura contro il “marciume cerebrale” causato dagli smartphone. Così le nuove indicazioni nazionali combattono gli effetti negativi della tecnologia

Non solo critiche e suggerimenti, le nuove Indicazioni nazionali proposte dal Ministero Valditara, incassano un giudizio estremamente positivo da parte di Andrea Cangini, direttore dell’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della Fondazione Einaudi. Il quale, in un intervento su Italia oggi di Martedì 18 Marzo 2025 a Pagina 33, definisce l’enfasi sulla scrittura e la lettura individuate nelle Indicazioni come pratiche che possono contrastare gli effetti negativi derivanti dall’eccessivo utilizzo della tecnologia da parte delle nuove generazioni.

Di quali effetti parliamo?

Ne abbiamo già dato ampio spazio noi, attraverso un articolo che descriveva il fenomeno ormai noto come  “brain rot” o “marciscenza al cervello”. Il termine è stato scelto come parola dell’anno 2024 dalla Oxford University Press e, secondo Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages, il termine indica il deterioramento delle facoltà mentali, causato dall’abitudine di scorrere rapidamente contenuti superficiali, rendendo più difficile la memorizzazione e la concentrazione.

Ed è proprio sulla memorizzazione e concentrazione, nonché sugli effetti di ansia, depressione, disturbi alimentari e difficoltà di apprendimento che si concentra l’attenzione di Andrea Cangini.

La soluzione?

Scrittura manuale, memorizzazione, lettura, tutte attività che favoriscono il potenziamento dell’emisfero sinistro del cervello, responsabile del pensiero logico e analitico. Se questa area non viene adeguatamente sviluppata, ricorda Cangini, i ragazzi rischiano di dipendere esclusivamente dalla sfera emotiva, con un impatto negativo sulla loro capacità di valutazione critica e razionale.

Anche la particolare rilevanza data scrittura in corsivo e alla calligrafia, non solo per il loro valore tecnico, ha il suo motivo d’esistere, dal momento che stimola la coordinazione oculo-manuale e contribuiscono allo sviluppo del pensiero logico.

Gli studi

A dirlo non sono le Indicazioni nazionali, ma studi che hanno dimostrato gli effetti della calligrafia sullo sviluppo cognitivo dei bambini.

Ad esempio, uno studio norvegese ha rilevato che scrivere a mano attiva aree cerebrali legate all’elaborazione, all’attenzione e al linguaggio, migliorando l’apprendimento e la memoria. Inoltre, la scrittura manuale coinvolge processi cognitivi multipli, tra cui abilità motorie, memoria e elaborazione delle informazioni, favorendo uno sviluppo cognitivo più completo

Per quanto riguarda la calligrafia, questa non solo migliora la qualità della scrittura, ma contribuisce anche allo sviluppo delle capacità motorie e cognitive. I bambini che padroneggiano il corsivo e altri stili di scrittura manuale sviluppano una maggiore attività neuronale, possiedono un vocabolario più ampio e una maggiore capacità di comporre testi scritti rispetto a chi utilizza prevalentemente dispositivi elettronici.

Numero3274.

da  QUORA

 

Scrive Virgil Rusk, corrispondente di QUORA

 

T R U C C H I    P S I C O L O G I C I

 

1. Il Principio della Reciprocità

La reciprocità è una delle leggi fondamentali della psicologia sociale. Se fai qualcosa di positivo per qualcun altro, è più probabile che quella persona ti risponda in modo simile. Questo meccanismo è alla base di molte dinamiche sociali e può essere utilizzato per creare connessioni, rafforzare relazioni o ottenere un favore.

Come usarlo: Se vuoi che qualcuno faccia qualcosa per te, prova a offrire un piccolo favore prima. Le persone tendono a sentirsi in debito e saranno più inclini a rispondere positivamente.

2. L’effetto Dunning-Kruger

Questo fenomeno psicologico suggerisce che le persone con poca conoscenza su un argomento tendono a sovrastimare le proprie capacità in quell’area, mentre chi ha più esperienza o conoscenza tende ad essere più umile. È importante essere consapevoli di questo effetto, sia per non cadere nella trappola dell’arroganza, sia per imparare a riconoscere quando gli altri non hanno una comprensione adeguata di un tema.

Come usarlo: Essere consapevoli di questo effetto può aiutarti a evitare di subire influenze da chi non è esperto e a riconoscere le tue reali capacità in un dato contesto.

Numero3193.

 

U S U S    F R U C T U S    A B U S U S

 

The USUS was the right that the holder had to make use of the object according to its destination or nature, FRUCTUS was the right to receive the fruits, ABUSUS was the right of disposition based on the power to modify,sell or destroy the object or given entity.

 

L’ USO era il diritto che il detentore aveva di far uso dell’oggetto, secondo la sua destinazione o natura.

FRUTTO era il diritto di riceverne i frutti.

ABUSO era il diritto ad avere a disposizione, con il potere di modificare, vendere o distruggere, l’oggetto o la data entità.

 

Secondo queste semplicissime spiegazioni, partendo dai concetti base dello IUS ROMANUS (DIRITTO ROMANO), a cui appartengono i tre termini sopra citati, posso fare una considerazione attuale e pertinente?

Prendiamo, ad esempio, il nostro telefonino, che adoperiamo ogni giorno, tante volte al giorno.

Di esso noi abbiamo l’uso, perché lo adoperiamo, anche a dismisura.

Abbiamo l’abuso: infatti, ne facciamo un uso spropositato e abnorme. Potremo addirittura distruggerlo (abuso), ma non lo faremo mai, perché non ci conviene.

Ma non abbiamo il frutto delle sue funzioni: di questo si sono impadronite le PIATTAFORME DIGITALI dei gestori telefonici che, attraverso i loro algoritmi e le loro politiche commerciali, anche e soprattutto padroneggiando i nostri dati, ne condizionano l’utilizzo e ci teleguidano nelle nostre azioni, private e lavorative, relegandoci ad un ruolo di pecoroni utilizzatori che hanno abdicato alla proprie funzioni relazionali e discriminatorie, nonché all’arbitrio delle proprie scelte personali, per ridurci ad un gregge di followers (vedi i social).

Le funzioni delle moderne comunicazioni sono in pieno vigore e sono diventate ormai parte integrante della nostra vita di relazione, ma i termini e i concetti che inquadravano e tuttora identificano il loro utilizzo appartengono alla saggezza giurisdizionale di un popolo che ha dominato il mondo occidentale per tanti secoli.

Numero3170.

 

Le 13 frasi tipiche del manipolatore passivo-aggressivo.

 

Di Ana Maria Sepe, psicologa.

 

Il tema dell’assertività è oggi di grande attualità: saper sviluppare questa caratteristica sembra infatti vantaggioso e fondamentale in molti contesti della vita relazionale.

Nell’ambito lavorativo, nella coppia, nelle relazioni amicali (…), l’assertività è una competenza che si manifesta prevalentemente nella sfera sociale.

Essa è “la capacità individuale  di riconoscere le proprie esigenze ed i propri diritti e  di  esprimerli con efficacia nel proprio ambiente, mantenendo nel contempo una positiva relazione con gli altri, oppure come la legittima e onesta espressione dei propri diritti, sentimenti, convincimenti ed interessi, evitando la violazione o la negazione dei diritti degli altri” (Galeazzi, Porzionato, 1998).

Gli stili di comportamento

L’assertività viene descritta da più autori lungo un continuum comportamentale che va dalla “ passività” all’“aggressività”, estremi indicati come negativi e disfunzionali rispetto ad una serie di comportamenti intermedi socialmente funzionali ed efficaci.

Le osservazioni hanno portato alla descrizioni di quattro stili di comportamento, tre piuttosto palesi e uno più difficile da individuare perché subdolo e manipolatorio.

  • Stile passivo
  • Stile aggressivo
  • Stile assertivo
  • Stile manipolativo / passivo-aggressivo

Lo stile passivo

Quando un individuo tende a subire le situazioni senza reagire, assumendosi la  responsabilità anche di eventi che non lo riguardano in prima persona; quando non afferma le proprie idee, ritenendo che quelle degli altri siano migliori, quando mette da parte i propri bisogni ed esigenze, non riuscendo a fare richieste o a dire di no; quando ha paura di sbagliare e teme il giudizio altrui, sentendosi frustrato e scontento, ma dirigendo la propria rabbia verso di sé, anziché verso la sua fonte, stiamo parlando di tutta una serie di comportamenti riconducibili ad uno stile passivo.

Com’è facile intuire, alla base di questo atteggiamento ci sono una scarsa autostima ed una bassa considerazione di sé. Generalmente le persone passive hanno quattro principali motivazioni, spesso irrazionali ed irrealistiche:

  1. essere accettati da tutti
  2. evitare i conflitti
  3. evitare di fallire o sbagliare
  4. evitare i sensi di colpa

Il comportamento passivo può offrire dei vantaggi, come ad esempio, evitare di assumersi responsabilità, evitare i conflitti, ma solo nel breve termine, guadagnarsi più simpatia e benevolenza. Tuttavia i costi sono spesso maggiori ed anche più concreti dei vantaggi, poiché non si possono evitare i conflitti nel lungo periodo e la frustrazione accumulata nel tempo può esplodere in improvvisi scoppi d’ira; progressivamente si perde fiducia in se stessi e, di certo, non si può piacere a tutti!

Lo stile aggressivo

Una persona è aggressiva quando tende ad affermare se stessa con arroganza e prepotenza, quando pretende che gli altri si adeguino ai suoi voleri e bisogni, senza tenere in considerazione le esigenze ed i sentimenti altrui; inoltre quando non è disposta a cambiare idea su cose o persone, si ritiene superiore e non chiede scusa, non ascolta e interrompe gli altri, li colpevolizza, li critica, li svaluta.

Le principali motivazioni sottostanti a tale atteggiamento sono:

  1. ottenere sempre ciò che si desidera;
  2. sfogare la propria rabbia per sentirsi meglio;
  3. proteggersi dagli altri, che vengono visti come nemici ed ostili;
  4. gli altri devono adeguarsi alla sua volontà.

Come sottolinea Meazzini (2000), l’aggressivo è cognitivamente miope, cioè, vede solo i risultati a breve termine del suo comportamento: gridando e minacciando riesce ad intimidire gli altri e probabilmente a raggiungere il risultato sperato.

Non si accorge che così facendo però crea le premesse per il suo fallimento lavorativo ed esistenziale, nel lungo periodo si crea intorno inimicizia, insopportabilità, boicottaggio, crea rapporti basati sul timore e sull’odio. Inoltre si creano inutili sensi di colpa e la sua perdita di autocontrollo costituisce un modello educativamente perdente.

Lo stile assertivo

La persona assertiva ha una immagine positiva di sé, ma non per questo si ritiene superiore agli altri. é capace di comunicare bisogni, interessi e richieste, così come di mettere dei limiti in maniera chiara, sa interagire positivamente e si assume la responsabilità delle proprie scelte.

Non è imbrigliata in sentimenti di inferiorità e nemmeno si compiace narcisisticamente di sé, tiene conto delle proprie esigenze e di quelle altrui e valuta quali siano prioritarie in base alla situazione, gestisce il conflitto e le critiche in modo costruttivo, interessandosi a risolvere le situazioni, più che ad averla vinta sull’altro.

E’ consapevole della propria scala di valori e sa decidere di conseguenza.

Lo stile manipolativo

C’è poi un altro stile, che probabilmente è quello più difficile da individuareper il suo carattere subdolo e sottile.

Si tratta dello stile manipolativo, detto anche passivo-aggressivo.

E’ tipico di persone apparentemente piuttosto passive, ma che dentro di loro nutrono un forte risentimento, nei propri pensieri e nelle proprie convinzioni (Castanyer, 1998).

Ovviamente tutti in misura diversa adottiamo comportamenti di questo tipo, ma alcune persone hanno la tendenza ad utilizzarlo come stile prevalente.

L’aggressivo-passivo non specifica cosa vuole o intende, ma utilizza dei modi indiretti per esprimere se stesso od ottenere ciò che desidera. Può manifestarsi con complimenti ambigui e poco sentiti, sarcasmo, eccessive dimostrazioni di interesse e gentilezza non autentici, procrastinazioni, finti fraintendimenti, omissioni, sabotaggi, ritardi e, ovviamente, negazione dei propri sentimenti di rabbia quando qualcuno li coglie.

In altri termini, dietro atteggiamenti apparentemente disponibili e cordiali, si cela un’ambigua ostilità e la volontà, più o meno consapevole, di ferire o attaccare l’altro.

La rabbia non può essere espressa in maniera chiara, diretta ed assertiva, ma viene manifestata indirettamente.

Vediamo alcuni esempi molto comuni della comunicazione passiva aggressiva.

Nota bene: queste frasi, da sole, non significano molto, sono indicative solo quando inserite in un determinato contesto emotivo.

1. “Che cos’hai?”… “Niente!” (afferma con tono stizzito, offeso e accusatorio!). È una scena tipica quella di lei che delusa o arrabbiata mette il muso, risponde a secchi monosillabi, distoglie lo sguardo, ma quando lui le chiede quale sia il problema, nega prontamente la propria rabbia continuando, però, sottilmente le manifestazioni.

2. Durante un discorso, quando le opinioni iniziano a divergere, ecco che arriva: “Bene, bene!…Ok!”. Un’affermazione per tagliare velocemente la comunicazione emotiva dicendo seccamente che tutto va bene, ma, anche stavolta, esprimendo rabbia  attraverso il non verbale.

3. & 4. “Si, si… tra poco”: procrastinare continuamente qualcosa che abbiamo accordato di fare per altri, può essere una forma di aggressività passiva, così come arrivare in ritardo.

Questa formula va a braccetto con: “Ah… non avevo capito!”, cioè fare il finto tonto, il distratto, può essere un modo per sottrarsi a qualche situazione indesiderata evitando di esporsi direttamente.

5. & 6. “Non mi riguarda! Fai come ti pare” e “Te l’avevo detto io!”: prendere le distanze in modo manipolatorio, aspettando che l’altro decida, per poi attenderlo al varco e criticarlo con senso di rivalsa quando le cose non funzionano.

7. “Lo dico per te!”: fingere di dire una cosa per l’interesse dell’altro, con l’intento di persuaderlo per ottenere dei vantaggi personali.

8. “Hai fatto un bel lavoro… per uno del tuo livello”: fare complimenti ambigui, che hanno un inizio mieloso…ed un finale amaro come il fiele!

9. “Un vero amico lo farebbe!”: il classico della manipolazione emotiva, indurre il senso di colpa in modo ricattatorio. E’ un metodo infallibile per intrecciare relazioni disfunzionali o educare figli tendenti alla passività e all’insicurezza (qui io stessa ho assunto uno stile deliberatamente e retoricamente manipolatorio).

10. “Da solo non ce la farò mai!”: svalutarsi e vittimizzarsi per ottenere l’aiuto, le attenzioni ed il sostegno altrui, anziché chiederlo in maniera diretta, chiara e… assertiva. In questo modo l’aiuto dell’altro viene estorto, come qualcosa di dovuto e non richiesto.

11. “Se non lo faccio io… tanto non lo farà nessuno!”: caricarsi una croce sulle spalle e fare il martire.

12. “Eh, però così non va bene! Perché non lo capisce?”: lamentarsi con gli altri e parlare alle spalle senza affrontare la questione in maniera aperta e chiara con il diretto interessato.

13. “Scherzavo! Quanto sei nervoso!”: alla lunga l’atteggiamento passivo-aggressivo diventa veramente irritante per chi ci ha a che fare e alla fine è probabile che induca il malcapitato a perdere il controllo e ad avere un eccesso di rabbia; cosa che procura spesso una certa soddisfazione malcelata al manipolatore, il quale allora accusa l’altra persona di mancare di senso dell’umorismo.

Come difendersi dal manipolatore passivo aggressivo

Il modo migliore per difenderci da tali atteggiamenti e per evitare noi stessi di metterli in atto è quello di essere consapevoli delle nostre emozioni e dei nostri moti di aggressività.

Saper regolare le nostre emozioni in modo proficuo, senza reprimerle o negarle, ma neppure scaricandole sugli altri in modo incontrollato, è la capacità che dobbiamo coltivare ed apprendere per migliorare la nostra autostima e avere relazioni migliori.

È importante allenarci ad essere assertivi ed empatici, avendo chiari i nostri diritti individuali e riconoscendo che anche gli altri hanno gli stessi: ai più non piace sentirsi manipolati e hai il diritto di far sapere agli altri che non piace neanche a te!

Chi non ti rispetta non ha a cuore te

Per imparare a prendere le distanze occorre rispettare il proprio sentimento e le proprie emozioni tanto quanto i propri reali desideri e bisogni, dire “no” quando è NO che sentiamo: ad esempio non accondiscendere a incontri o intimità solo “per far andare bene le cose”.

Anche se hai paura di perdere la persona che ti piace o che ami chiedendole di essere all’altezza dei tuoi standard, la verità è che rendere chiare le tue necessità e non accettare compromessi, è l’unico modo per essere rispettato e avere delle relazioni felici.

Se non chiedi, niente ti sarà dato. Se non agisci, niente cambierà

La tua persona continuerà a pensare che a te sta bene la situazione e continuerà a comportarsi come ha sempre fatto.

Sei tu che decidi cosa vuoi e sei solo tu ad avere la possibilità di dire no agli atteggiamenti degli altri.

Devi solo conoscere il tuo valore e capire che chi non ti da la giusta importanza, chi non ti rispetta, non è una persona da tenere nella tua vita.

È dentro di te che troverai l’ascolto, la comprensione, l’amore, la considerazione e la stima mancati.

Numero3149.

 

da  QUORA

 

Quali sono le cattive abitudini che fanno male all’amore?

 

Scrive Giulia Posocco, corrispondente di QUORA.

 

Le abitudini che fanno male all’amore sono il risultato del nostro carattere e sono diverse a seconda degli individui . Tuttavia , si possono riscontrare una serie di errori comuni in tutte le relazioni :

  1. Avere una quantità di rispetto per il partner diversa da quella che abbiamo per noi stessi. Se amiamo qualcuno dobbiamo amarlo (e quindi RISPETTARLO) esattamente come facciamo con noi stessi . Se riusciamo a immedesimarci negli altri pensando “farei mai questo a me stesso?” allora possiamo costruire legami SINCERI e PURI.
  2. IL SILENZIO. Siamo essere umani dotati di parola, ciò che ci permette di comunicare , evolverci e migliorarci . Chiudersi in se stessi o “tenere il broncio” senza dare spiegazioni è nocivo e crea confusione e incomprensioni .
    Dire la propria opinione non significa imporsi o usare la cattiveria, semplicemente esprimere se stessi e avere un confronto .
  3. Giustificare le nostre azioni con la frase “SONO FATTO/A COSÌ “. Tutti coloro che si legano a questo pretesto dimostrano una grande ignoranza e chiusura mentale.
    Come si può migliorare se si dà per scontato che una volta nati rimaniamo uguali e immutati tutta la vita?
  4. Non scusarsi e non perdonare. Quando sbagliamo e danneggiamo qualcuno , se non chiediamo scusa usando la gentilezza , duplichiamo la nostra colpa . Se lo facciamo , invece , quasi la azzeriamo. Ci avete mai pensato?
    Per quanto riguarda il perdono , invece, è a nostro vantaggio perché presuppone che siamo pronti a lasciarci un comportamento o una situazione alle spalle: tutto passa , ci vuole solo tempo.
  5. Dipendere dall’altra persona. Prima di tutto bisogna essere in grado di BASTARSI . L’amore non è trovare qualcuno che ci completi , non siamo fatti a metà!
    L’amore è trovare qualcuno di completo come te capace , quando siete insieme , di creare qualcosa di ancora più grande e positivo .

 

 

Numero3148.

 

L’ E D I T T O    D I    C O S T A N T I N O

 

“La donazione di Costantino”, documento falso, che attribuiva alla Chiesa il potere temporale, è mai stato riconosciuto falso dalla Chiesa Cattolica?

 

Il documento, recante la data del 30 marzo 315, afferma di riprodurre un editto emesso dall’imperatore romano Costantino I. Con esso l’imperatore avrebbe attribuito al papa Silvestro I e ai suoi successori le seguenti concessioni:

Il primato (principatum) del vescovo di Roma sulle chiese patriarcali orientali: Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme;

la sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo;

la sovranità della Basilica del Laterano, in quanto “caput et vertex”, su tutte le chiese;

la superiorità del potere papale su quello imperiale.

Inoltre la Chiesa di Roma ottenne secondo il documento gli onori, le insegne e il diadema imperiale ai pontefici, ma soprattutto la giurisdizione civile sulla città di Roma, sull’Italia e sull’Impero romano d’Occidente.

L’editto confermerebbe inoltre la donazione alla Chiesa di Roma di proprietà immobiliari estese fino in Oriente. Ci sarebbe stata anche una donazione a papa Silvestro in persona del Palazzo del Laterano. l

La parte del documento su cui si basarono le rivendicazioni papali recita:

  • «In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo… Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell’Italia e delle regioni occidentali.»
  •  Nel 1440, l’umanista Lorenzo Valla dimostrò, senza ombra di dubbio, la falsità del documento: era scritto in un latino medievale troppo diverso da quello usato ai tempi di Costantino ed era pieno di errori storici o anacronismi.
  • Valla era un esperto filologo, il latino utilizzato nel redigere il documento è inequivocabilmente di un epoca molto più recente di quella in cui era vissuto l’imperatore Costantino. Le lingue si modificano nel tempo: ad esempio l’italiano utilizzato ai tempi di Dante Alighieri è ben diverso rispetto a quello del Manzoni, quindi se volessimo attribuire i Promessi Sposi a Dante Alighieri sarebbe ben evidente che un fiorentino del trecento non avrebbe mai potuto scrivere in quel modo. La donazione di Costantino era scritta in una lingua che mai Costantino avrebbe potuto parlare!
  • È considerato tuttora “storico” dalla Chiesa.

Numero3106.

 

V E R G I N I T A’

 

In Italia siamo andati avanti per 2000 anni con le traduzioni della Bibbia dal greco e con la “Vulgata” che, nel IV secolo D.C., è stata tradotta in latino da San Gerolamo.

Dal greco antico e dal latino si sono ricavate le traduzioni della Bibbia in lingua italiana.

Nessuno aveva mai tradotto in Italiano la Bibbia direttamente dall’aramaico e dall’ebraico che sono le due lingue con cui sono stati scritti i libri che compongono la Bibbia (Bibbia = Ta Biblìa, ovvero “i libri”).

3 anni fa, le Edizioni Einaudi hanno pubblicato la prima traduzione in Italiano dall’aramaico e dall’ebraico antico a cura di Ludwig Monti, il più grande biblista che abbiamo in Italia.

Ed è stata fatta una bella scoperta.

La Bibbia, nelle due lingue antiche originali, dice che Gesù è nato da una “betullah” che, in aramaico, vuol dire “giovane ragazza”.

Che problema c’è se fosse nato da una giovane ragazza?

Solo che “betullah” è stato tradotto in greco (e da lì in Italiano) con “parthénos” che vuol dire “vergine”.

È da lì che è partita la storia che la Madonna era vergine.

Ma in aramaico “vergine” si dice “almahà” e non ci sono altre parole per identificare il concetto o la condizione.

I bambini, quando vanno a catechismo per fare la Prima Comunione, non sentono le parole di Gesù, sentono i dogmi, i precetti e i comandamenti della Chiesa e le interpretazioni mistificatorie e manipolatorie che hanno fatto i sui divulgatori nel corso di venti secoli.

Ma le parole di Gesù non sono state proprio né percepite, né recepite  dalla Chiesa Cattolica e dal “suo” Cristianesimo.

Numero3072.

 

Da  QUORA

 

Scrive Francesco J. Galvani, corrispondente di QUORA

 

Che cosa rende una persona immediatamente poco attraente?

 

  1. Mi piacciono le persone divertenti e tendenzialmente pessimiste nel midollo. Non è un ossimoro, anzi. Solo chi ha ben chiara la tragedia della vita e la follia e idiozia media degli esseri umani può essere davvero interessante e esilarante, e al contempo avere idee per cambiare sé stesso e il mondo. Senza pars destruens, non c’è pars construens. Quindi, se a pelle mi sembri ingenuamente ottimista, mi piaci un po’ di meno, a meno tu non abbia altre virtù.
  2. Se non hai un progetto etico verso il prossimo o non hai una grossissima empatia, e tutto ciò a cui pensi sei tu, o i soldi, o la tua carriera, o il sesso, o i vestiti o il tuo futuro di gloria… beh, non è che mi piaci granché. Sei perfettamente sostituibile con qualsiasi individuo forgiato dalla mentalità contemporanea. Un clone. Una maschera. Uno stereotipo vivente. Per qualcuno potresti pure sembrare carismatico, alla fine c’è tanta gente facile da impressionare, ma non lo sei.
  3. Non devi per forza essere una persona piena di energie, ma se non ti brillano gli occhi per niente (a parte minchiate hic et nunc o i temi rivolti a te stesso testé descritti), e sei sempre “cool” o devi per forza parlare a monosillabi con gli occhiali da sole sempre addosso e hai questo bisogno profondo di fare il figo misterioso e altre minchiate da film, un po’ mi fai pena. Perché stai disperatamente cercando di comunicare la tua superiorità nel modo più inferiore possibile.