Numero3426.

 

P U N T I    D I    R E L A Z I O N E

 

Ti senti libero/a di essere te stesso/a.

I tuoi confini vengono rispettati.

La comunicazione è aperta e sincera.

Viene valorizzato il tuo spazio personale.

I successi vengono celebrati, non invidiati.

Non c’è paura di parlare dei problemi.

Senti sostegno nei momenti difficili.

Non esiste controllo, ma fiducia reciproca.

L’amore non è condizionato da come ti comporti.

Crescete insieme, non a spese l’uno dell’altra.

 

Se tutto quanto detto sopra accade, allora la tua relazione è sana e non tossica.

 

@AnimaOltreilimiti80.

 

Numero3425.

 

R E G O L E    D I    V I T A

 

Taglia i contatti con chi ti usa, anche se è di famiglia.

La sincerità estrema può farti perdere degli amici, … e va bene così.

Se non ti valorizzano al lavoro, o in quello che fai, cerca altro.

Le scuse non valgono senza un cambiamento.

Non devi spiegare le tue scelte a chi non vive la tua vita.

Più dai senza ricevere, più la gente si abitua a sfruttarti.

 

@ProGix

Numero3424.

 

TRAPPOLE  QUOTIDIANE  CHE  TI STANNO  INVECCHIANDO

 

Stress costante e non gestito.

Dormire poco e male.

Rimanere in una relazione tossica.

Non fare mai attività fisica.

Rimandare i controlli medici.

Vivere nel passato invece che nel presente.

Mangiare come se il corpo fosse immortale.

Non avere hobby o passioni, o non avere il tempo di praticarli.

Circondarti di persone negative.

Soffocare le emozioni, invece che affrontarle.

Le ferite che non curi non spariscono, marciscono dentro di te e ti divorano lentamente.

 

@ProGix

Numero3423.

 

A M O R E    F R A    E    C O N    D U E    P E R S O N E

 

È possibile amare due persone contemporaneamente?

 

Risposta: soltanto se ami te stesso.

Perché, se tu non ami te stesso, cerchi nell’amore altrui una forma di compensazione, qualcuno che riempia un vuoto.

Se, invece, ami te stesso, nel momento in cui ti innamori di qualcun altro, ne ami già due. O no?

 

@la psicologiapositiva

Numero3422.

 

COSE   CHE   I   BAMBINI   NOTANO   SEMPRE

 

Il tono della tua voce

Se stabilisci contatto visivo.

Il tempo che passi con loro.

Gli abbracci che durano un po’ di più.

I sorrisi che condividi ogni giorno.

Quanto delicatamente li correggi.

La tua reazione alle loro lacrime.

Le parole che scegli quando sei arrabbiato.

Se li stai davvero ascoltando.

L’attenzione durante le loro storie.

Mettere via il telefono.

Le promesse che mantieni sempre.

Le scuse quando sbagli.

Ridere alle loro piccole battute.

Leggere loro la storia della buona notte preferita.

Mostrare orgoglio per i loro sforzi.

Celebrare anche le piccole vittorie.

Essere paziente quando faticano.

Dire “sono orgoglioso di te”.

Condividere ricordi della tua infanzia.

Mantenere vive le tradizioni familiari.

Esporre le loro opere d’arte in casa.

Dire spesso “Ti voglio bene”.

Essere presente nei momenti difficili.

Come li saluti ogni giorno.

Coinvolgerli nelle decisioni.

Chiedere cosa pensano veramente.

Essere scherzoso senza esitazione.

Consolarli quando falliscono.

Notare anche le piccole cose.

 

@DianaUrsu.

Numero3421.

 

I N G R A T I T U D I N E

 

L’ingratitudine ci ferisce in profondità.

Pensiamoci, non è solo un “grazie” mancato, è come se qualcuno avesse cancellato la nostra fatica, i nostri gesti silenziosi, le premure e le delicatezze in cui abbiamo dato e messo tanto di noi.

Fa male soprattutto perché, spesso, non viene da lontano, ma da chi abbiamo accolto nelle stanze più intime e preziose della nostra interiorità, dalle persone care più vicine.

E allora rimaniamo con un vuoto strano, una specie di magone sottile ma pesante, a chiederci se abbiamo sbagliato a dare tanto.

Forse sì o … forse no.

Perché, ciò che abbiamo messo nel mondo rimane parte di noi, sarà testimone dei nostri valori, anche se qualcuno non ha saputo custodirlo né apprezzarlo.

 

Valentina Scoppio.

Numero3420.

 

U N A    P E R S O N A    I N T R O V E R S A

 

Si ricarica stando da sola, non è isolamento, è ricarica.

Ama le conversazioni profonde, detesta la superficialità.

Osserva prima di agire, preferisce capire prima di esporsi.

Ha un mondo interiore ricchissimo, ma non lo mostra a tutti.

Parla poco in gruppo, ma ascolta con attenzione.

Preferisce scrivere, pittosto che parlare di getto.

Seleziona poche persone, a cui tiene profondamente.

Ha bisogno di tempo per aprirsi, non è timidezza, è selettività.

Si sente scarica dopo troppa socialità.

Riflette molto, a volte anche troppo, prima di prendere una decisione.

 

@AnimaOltreilimiti80.

Numero3419.

 

C O M U N I C A Z I O N E

 

Le persone ricordano come le hai fatte sentire, non cosa hai detto.

Il silenzio, usato al momento giusto, è più potente di mille parole.

Non convincerai mai chi non vuole capire, e insistere ti farà sembrare disperato.

Parlare troppo ti fa perdere di credibilità, anche se dici cose intelligenti.

Le domande giuste aprono più porte delle risposte perfette.

Il tono di voce spesso conta più del contenuto stesso.

La maggior parte delle persone non ascolta per capire ma … per rispondere.

Dire meno, a volte, è l’arma più letale in una discussione.

Chi urla di più non sempre ha ragione, ma … spesso vuole farti credere il contrario.

 

da YouTube.

Numero3417.

 

P R E C E T T I    D I    V I T A

 

Il tempo è più prezioso del denaro.

Non tutti meritano una seconda possibilità.

Non puoi controllare tutto.

Le persone cambiano, e va bene così.

Il silenzio è una risposta potente.

Non serve spiegarti a chi non vuol capire.

Le piccole cose sono le più importanti.

La felicità non è una destinazione, fa’ che sia un percorso.

Non inseguire nessuno.

Non supplicare nessuno di restare.

Conosci il tuo valore.

Riserva spazio a chi conta davvero.

Accetta ciò che non può essere cambiato.

Lascia andare ciò che non fa per te.

Ama e rispetta te stesso.

 

@ProGix
@iulianalateaofficial.

Inserzionisti di YouTube.

Numero3416.

 

da  QUORA

 

Scrive Re Artù, corrispondente di QUORA.

 

V E C C H I A I A

 

L’invecchiamento non è solo un processo biologico, ma anche psicologico e spirituale.

I segni e i concetti legati alla vecchiaia:

  1. L’invecchiamento inizia quando la mente smette di essere dinamica, entusiasta e orientata al servizio e all’espansione della coscienza.
  2. Quando una persona diventa eccessivamente conservatrice, legata a vecchie abitudini e incapace di adattarsi, questo è segno di invecchiamento mentale, anche se il corpo è ancora giovane.
  3. Il rifiuto di nuove idee, la chiusura verso il cambiamento e la rigidità nei pensieri sono considerati segni di “vecchiaia della coscienza”.
  4. L’identificazione eccessiva con il corpo porta sofferenza nella vecchiaia. Un sadhaka (praticante spirituale), invece, rimane giovane spiritualmente anche quando il corpo invecchia.
  5. La vera giovinezza, è mantenuta coltivando ideali elevati, meditazione e servizio disinteressato. Quando questi vengono meno, inizia la vera vecchiaia.

    Non sei vecchio finché non rinunci a lottare per l’ideale.

 

Numero3415.

da  QUORA

 

Scrive Armando La Torre, corrispondente di QUORA.

 

D I O    E    L E    R E L I G I O N I

 

 

Hanno calcolato che esistono non meno di 4000 religioni sulla faccia della terra.

Poni la domanda come se stessi cercando una falla logica in un teorema matematico, quando in realtà stai fissando il più grande e sanguinoso monumento all’arroganza e al tribalismo umano.

La tua premessa, “Se Dio è uno”, è l’errore di partenza, il peccato originale del tuo ragionamento.

Tu presumi che le religioni siano il risultato di un Dio che cerca di comunicare con l’umanità.

Le religioni non sono un messaggio divino imperfetto. Sono un prodotto umano, al 100%.

Sono il più antico e geniale sistema di controllo sociale mai inventato, un’arma, una bandiera e una coperta di Linus cosmica, tutto in uno.

La risposta alla tua domanda non è teologica. È geografica, politica e psicologica.

Dio non ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza.

È l’uomo che, terrorizzato dal buio, dalla morte e dalla sua stessa insignificanza, ha creato Dio a immagine e somiglianza del proprio capotribù.

Un padre severo, un re geloso, un legislatore paranoico.

E siccome le tribù sono diverse, anche i loro dèi lo sono.

È così brutalmente semplice.

Sei nato a Roma, e ti è toccato il Dio con la barba e il figlio carpentiere.

Fossi nato a Benares, avresti avuto un pantheon di divinità blu con sei braccia.

Fossi nato a La Mecca, il tuo Dio sarebbe stato così trascendente da non poter essere nemmeno raffigurato.

Fossi nato nelle Ande, avresti adorato il Sole.

La tua fede non è una scelta spirituale, è un incidente geografico.

Sei un prodotto del tuo ambiente, e il tuo Dio è semplicemente il cadavere di un dio tribale che ha avuto più successo degli altri nel tuo angolo di mondo.

Le religioni non sono diverse perché Dio si è spiegato male. Sono diverse perché sono in competizione.

Sono come “franchise”, catene di fast food spirituale che lottano per la stessa quota di mercato: la tua anima.

Dio è il marchio, e le religioni sono i vari “franchise” in competizione, ognuno con il suo menù (i dogmi), il suo manuale operativo (i testi sacri), la sua gerarchia manageriale (il clero) e la sua campagna pubblicitaria (il proselitismo).

Il Papa, il Dalai Lama, il Gran Mufti non sono umili servitori di Dio. Sono gli amministratori delegati delle loro rispettive multinazionali della salvezza.

E come ogni buon manager, sanno che per mantenere il controllo devono insistere sul fatto che il loro prodotto è l’unico autentico, e tutti gli altri sono imitazioni scadenti o, peggio, velenose.

I leader e i rappresentanti delle principali religioni del mondo si riuniscono allegramente ogni tre anni ad Astana, in Kazakistan

Le “varianti”, le sette, le eresie?

Non sono altro che lotte di potere interne, come quando un manager regionale decide che può fare meglio della sede centrale e apre la sua catena di ristoranti.

Martin Lutero non ha avuto un’illuminazione divina; era un monaco furioso con la gestione finanziaria e morale corrotta della sede centrale di Roma e ha deciso di lanciare un’OPA ostile, dando vita a un nuovo, fortunatissimo “franchise”: il Protestantesimo. I Sunniti e gli Sciiti non si combattono da 1400 anni per una sottigliezza teologica; si combattono per una questione di successione politica, per decidere chi dovesse essere l’amministratore delegato dopo la morte del fondatore. È una faida familiare glorificata a scontro cosmico.

E i testi sacri? La Bibbia, il Corano, la Torah? Pensi che siano manuali d’istruzioni chiari e coerenti dettati da un essere onnisciente?

Sono raccolte di miti, leggi tribali, poesie, propaganda politica e cronache storiche, scritte, redatte, tradotte e manipolate da decine di uomini diversi nel corso di secoli, ognuno con la propria agenda politica e culturale.

La loro proverbiale ambiguità non è un difetto, è la loro più grande forza.

Permette a ogni generazione di preti, rabbini e imam di reinterpretarli a proprio piacimento, mantenendo così il loro potere come unici e indispensabili intermediari tra te e il divino.

Loro sono quelli che ti spiegano cosa Dio “voleva dire veramente”.

Quindi, smettila di porti la domanda dal punto di vista di Dio. Non c’entra nulla.

La diversità delle religioni non è la prova della confusione di Dio, ma la prova cristallina della frammentazione dell’uomo.

È il suono di miliardi di individui spaventati che urlano il proprio nome nel buio, sperando disperatamente che qualcuno risponda.

E quando non risponde nessuno, si inventano un Dio che lo faccia, un Dio che, guarda caso, odia le stesse persone che odiano loro, ama la loro tribù sopra ogni altra e promette loro un posto speciale nell’eternità.

Non c’è un solo Dio e tante religioni.

Ci sono miliardi di persone terrorizzate e un’infinità di maschere che hanno dipinto il vuoto sul volto.

Numero3414.

 

P E R C H E’    T I    A M M A L I

 

Perché ti occupi dei problemi degli altri.

Perché vivi nel passato.

Perché tenti di piacere a tutti.

Perché fai troppe rinunce.

Perché reprimi le tue emozioni.

Perché non lasci andare ciò che ti fa male.

Perché hai paura dei cambiamenti.

Perché non ti metti davvero in gioco.

Perché non credi in te stesso/a.

Perché non dai priorità ai tuoi bisogni.

Perché rimandi la felicità, pensando di non meritarla.

 

P E R    G U A R I R E    D E N T R O

 

Accettare le emozioni è crescita – Diventare te stesso/a ti costerà persone e cose.

Siediti e ascolta la tua emozione – Fermati, non fuggire da essa.

Sentila senza giudicare – Non analizzarla, non combatterla.

Respira ad ogni emozione – Ogni respiro è un ponte verso la calma.

Lascia scorrere l’emozione – È come un’onda.

 

Guarire non è eliminare – È permettere al corpo di completare ciò che non ha finito.

La libertà interiore – È più vicina di quanto credi. Credici.

Non elemosinare energia – Proteggi i tuoi spazi emotivi.

Adotta la resilienza – La tua forza nasce proprio nei momenti più duri.

Scegli sempre te stessa – Sei la decisione più importante della tua vita.

 

A L L O R A    S U C C E D E    Q U E S T O

 

Inizi a capire perché reagisci così.

Smetti di voler piacere a tutti.

Lasci andare chi ti fa male, senza sensi di colpa.

Non ti spaventa più stare solo/a.

Le tue emozioni diventano alleate, non minacce.

La rabbia ti insegna, la paura ti parla, la tristezza ti guida.

Ti vedi con più onestà e più amore, non ti serve più recitare.

Non ti senti sistemato/a, ti senti vero/a.

E, finalmente, inizi a riconoscerti, non come pensavi di dover essere, ma come sei davvero.

Non stai guarendo per imparare a gestire il trauma, il dolore, l’ansia, la rabbia, la tristezza. A questi sei abituato/a.

Stai guarendo per imparare a gestire la gioia e tornare ad accettare la felicità nella vita.

 

Liberamente ispirato a         @AnimaOltreilimiti80

Numero3413.

 

D R I T T E    N O N    S T O R T E

 

Non dare la caccia

a chi se ne va:

non è una perdita,

è fare pulizia.

 

Non perdonare

chi tradisce:

chiunque lo ha

fatto una volta

lo farà di nuovo.

 

Guarda a chi

sorride per un

tuo insuccesso.

Questo è il tuo

vero nemico.

 

Smettila di essere

gentile con tutti.

La gente rispetta

i legami, non le

concessioni.

 

Non provare

il tuo valore.

Le cose che

valgono non

sono in svendita.

 

Sei rispettato

esattamente per

quanto sei pronto

ad andartene via.