Numero3282.

 

da  QUORA

 

Scrive Gennaro, corrispondente di QUORA

 

C O M P O R T A M E N T I    G I U S T I

 

Se aspetti di essere pronto, non inizierai mai: L’azione crea sicurezza, non il contrario.

Non hai bisogno di più tempo, hai bisogno di più focus: Elimina il superfluo e concentrati su ciò che conta.

Il successo non è fortuna, è abitudine: Ripeti le azioni giuste ogni giorno.

Le opportunità non si aspettano, si costruiscono: Agisci invece di sperare.

Sbaglia più velocemente, impara più in fretta: Ogni errore è una lezione preziosa.

La disciplina è il ponte tra obiettivi e risultati: Non contare sulle emozioni, conta sulla costanza.

Non servono ore di allenamento o studio, ma minuti ben fatti: La qualità batte sempre la quantità.

Le scuse non bruciano calorie, non fanno guadagnare soldi e non ti rendono felice: Smetti di usarle.

Chiunque può parlare, pochi fanno: Dimostra con i fatti, non con le parole.

Domandati sempre: “Questo mi sta avvicinando o allontanando dai miei obiettivi?”: Se la risposta è “allontanando”, cambia rotta.

Numero3281.

 

da  QUORA

 

Scrive XY, corrispondente di QUORA

 

P E R S O N A    S I C U R A    D I    S È

 

Dimostra di non avere bisogno di nessuno.
Passa il tempo da solo. Sa stare bene con se stesso
Preferisce la solitudine alle persone sbagliate
Non ha paura di dire la propria opinione
Si esprime in modo assertivo, non aggressivo e non passivo
Ha una postura dritta e spalle aperte, volto rivolto verso l’alto
Si assume dei rischi, ha coraggio e non ha paura degli eventi negativi
Non si lascia trascinare dal proprio stato emotivo
Con gli altri si mostra dinamico, solare, sorridente. La sua tempesta la lascia per se stesso.
Non si vergogna a chiedere scusa o ad ammettere di aver sbagliato
Sa fare scelte importanti nella sua vita

Numero3269.

 

da  QUORA

 

Scrive Ice King, corrispondente di QUORA

 

P E R S O N E    M A T U R E

 

1. Sono a loro agio da soli: stanno bene da soli e non hanno sempre bisogno di amici o persone intorno a loro.

2. Accettano le differenze: accettano che ognuno è diverso e avrà opinioni diverse. Non hanno bisogno che tutti pensino o agiscano come loro.

3. Dipendenza emotiva: non sono finanziariamente o emotivamente dipendenti dai loro genitori. Tendono a decidere della propria vita.

4. Trattano bene gli altri: non hanno bisogno di guardare gli altri dall’alto in basso o di prenderli in giro perché la loro autostima non si ottiene in questo modo. Hanno già fiducia in se stessi.

5. Si assumono la responsabilità: non incolpano gli altri per i propri fallimenti e si assumono la responsabilità di migliorare la situazione invece di lamentarsi.

6. Ascoltano invece di parlare: hanno due orecchie e una bocca e le usano in quel senso.

7. Onestà: non cercano di ingannare o manipolare gli altri per ottenere ciò che vogliono. Esprimono i loro desideri apertamente e accettano il disaccordo degli altri.

8. Hanno conversazioni mature: Gli piace parlare di argomenti profondi e rilevanti della vita e della natura con meraviglia e curiosità.

9. Non si attaccano: non si attaccano alle persone e se qualcuno non gli piace, non hanno paura di lasciarlo andare.

10. Non sono impulsivi: non inseguono il denaro, un’auto di lusso o una nuova persona. Sanno dove si trova la vera felicità.

Numero3260.

 

da  QUORA

 

Scrive James Collins, corrispondente di QUORA

 

I C T U S    I N    A R R I V O ….

 

L’ictus spesso arriva senza preavviso, ma in molti casi il corpo invia segnali precoci che indicano che qualcosa non va. Questi sintomi possono manifestarsi ore, giorni o persino settimane prima di un ictus. Riconoscerli in tempo può salvare la vita.

 

Segnali Comuni di un Ictus Imminente

 

1. Intorpidimento o Debolezza Improvvisa (Soprattutto su un Lato del Corpo)

  • Se si avverte debolezza, formicolio o intorpidimento al viso, a un braccio o a una gamba—soprattutto su un solo lato del corpo—potrebbe essere un segnale che il flusso sanguigno al cervello è compromesso.
  • Alcune persone hanno anche difficoltà a tenere in mano oggetti o improvvisa goffaggine.

2. Difficoltà nel Parlare o nel Comprendere il Linguaggio

  • Parlare in modo confuso o incomprensibile, avere difficoltà a trovare le parole giuste o non riuscire a comprendere quello che dicono gli altri può essere un segnale precoce di ictus.
  • Se qualcuno inizia a parlare in modo strano o sembra disorientato, bisogna prenderlo seriamente.

3. Problemi alla Vista in Uno o Entrambi gli Occhi

  • Visione offuscata, visione doppia o perdita parziale della vista in un occhio possono essere sintomi di un ictus imminente.
  • Alcune persone descrivono la sensazione di vedere una sorta di tenda scura su un occhio o un’improvvisa oscurità totale.

4. Mal di Testa Forte e Improvviso

  • Un mal di testa improvviso e intenso (diverso da qualsiasi altro mal di testa avuto in precedenza) potrebbe essere un segnale di ictus o aneurisma cerebrale.
  • È particolarmente preoccupante se accompagnato da vertigini, vomito o confusione.

5. Perdita di Equilibrio o Coordinazione

  • Sentirsi storditi, instabili o incapaci di camminare correttamente senza motivo potrebbe indicare che un ictus sta colpendo la parte del cervello responsabile del movimento.
  • Se abbiamo improvvisamente difficoltà a camminare, se cominciamo ad inciampare o a non mantenere l’equilibrio, è importante cercare subito aiuto medico.

6. Attacco Ischemico Transitorio (TIA) – Il “Mini-Ictus” di Avvertimento

  • Un TIA (mini-ictus) provoca sintomi simili a quelli di un ictus, ma che durano solo pochi minuti o ore prima di scomparire.
  • Anche se i sintomi spariscono, un TIA è un campanello d’allarme: significa che un ictus più grave potrebbe verificarsi presto. Bisogna rivolgersi immediatamente a un medico.

 

FAST: Il Test Semplice per Riconoscere un Ictus

 

Se si sospetta un ictus, usare il test FAST per controllare i sintomi principali:

 

✅ F – Face (Faccia) Cadente – Un lato del viso è cadente o intorpidito? Chiedere alla persona di sorridere.
✅ A – Arm (Braccio) Debole – Un braccio è debole o intorpidito? Chiedere di sollevare entrambe le braccia. Un braccio scende?
✅ S – Speech (Parola) Difficoltosa – La persona parla in modo confuso o strano? Chiedere di ripetere una frase semplice.
✅ T – Time (Tempo di Chiamare i Soccorsi) – Se uno di questi segnali è presente, chiamare immediatamente i soccorsi.

 

Quando Cercare Aiuto Medico

 

Se si nota uno di questi sintomi, anche se scompare, è fondamentale rivolgersi subito a un medico.
L’ictus può arrivare improvvisamente, e un trattamento precoce può evitare danni cerebrali gravi o la morte.

Un ictus è un’emergenza medica—non ignorare i segnali di avvertimento.
Agire rapidamente può fare la differenza tra la vita e la morte.

Numero3234.

 

da  QUORA

 

Scrive Riccardo Maggio, corrispondente di QUORA

 

Quali sono i comportamenti di persone sicure di sé?

 

  1. Hanno un comportamento calmo, un’espressione rilassata sul viso e un linguaggio del corpo aperto.
  2. Ascoltano più di quanto parlano.
  3. Comprendono la differenza tra essere assertivi (rispettare gli altri) e essere arroganti.
  4. Non sono impazienti di mettersi alla prova quando si trovano in un gruppo. Non sentono il bisogno di parlare tutto il tempo.
  5. In una conversazione, non hanno fretta di parlare. Non interrompono, aspettano il loro turno.
  6. Invece di farsi prendere dal panico quando qualcuno li abusa, rispondono in modo assertivo e con un’aggressione controllata.
  7. Mantengono il contatto visivo.
  8. Hanno l’abilità di ridere di se stessi davanti alle persone.
  9. Non esitano a scusarsi quando hanno torto. Possiedono loro la responsabilità.
  10. Sanno quando dire “NO”. Lo dicono educatamente con fermezza.
  11. Non cercano l’accettazione degli altri quando sanno che stanno facendo o dicendo la cosa giusta.

Numero3207.

 

da Ascuolaoggi.com BLOG

 

E S S E R E    E    A P P A R I R E

 

Galimberti: per esistere bisogna mettere in mostra la propria immagine ed è per questo che, almeno nella nostra società, è più complicato “essere” che “apparire”

Nella società odierna l’apparenza sembra aver completamente preso il sopravvento sull’essenza all’insegna di un’esistenza priva di significato in cui i più giovani stentano a trovare una loro identità, omologandosi a stereotipi privi di senso, determinando ciò sicuramente degli effetti deleteri nel loro processo evolutivo di crescita.

Ed è proprio per tal motivo che una ragazza di ventun anni, Chiara, si rivolge al filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti per trovare delle risposte ad alcuni suoi interrogativi.

Le parole della ragazza celano, in realtà, le difficoltà e le insicurezze dei giovanissimi alle prese con un mondo che pretende di plasmare ogni soggetto a suo piacimento, trasformandolo e facendolo diventare diverso da ciò che è realmente . L’influenza che subiscono è così forte ed incontrollabile che inconsapevolmente le nuove generazioni si comportano non come vorrebbero ma come la società ritiene più corretto ed opportuno, sottostando a delle rigide regole che presuppongono l’approvazione degli altri per poter sentirsi bene con se stessi, mostrando la propria immagine o meglio la maschera che, giorno dopo giorno, si finisce con l’indossare, dimenticando chi si è realmente.
In tale prospettiva il confine è labile e si finisce col perdersi, non distinguendo più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, i colori diventano sbiaditi e la confusione predomina incontrastata, senza valori che svolgano una funzione guida.
Da ciò deriva la profonda solitudine e tristezza che connota i più giovani, spesso disorientati ed incapaci di scegliere consapevolmente e responsabilmente, insicuri e privi di una personalità forte.

A tal fine Umberto Galimberti coglie l’occasione per sottolineare come oggi sia più complicato “essere” che “apparire” all’interno di una società in cui l’uomo stesso si è degradato al livello di merce e perciò si può esistere solo mettendosi in mostra, pubblicizzando la propria immagine.

Di conseguenza chi non si espone, chi non si mette in mostra, non viene riconosciuto, quasi neppure ci si accorge di quella persona.
“Siamo infatti nelle mani degli altri, al punto che il nostro pensare e il nostro sentire, la nostra gioia e la nostra malinconia non dipendono più dai moti della nostra  anima che abbiamo perso e probabilmente mai conosciuto, ma dal “mi piace” o “non mi piace” espresso dagli altri, a cui ci siamo consegnati con la nostra immagine, che, per non aver mai conosciuto noi stessi, è l’unica cosa che possediamo e che vive solo nelle mani degli altri. Ci siamo espropriati e alienati nel modo più radicale, perdendo ogni traccia di noi”, così sottolinea Galimberti.

Pur di metterci in mostra abbiamo perso la nostra intimità, interiorità, essenza, il nostro pudore. La spudoratezza diviene una virtù e viene meno la vergogna. Di intimo è rimasto solo il dolore, la malattia, la povertà, che ciascuno cerca di nascondere per non essere isolato dagli altri.

Ecco dunque l’importanza per i giovani di riappropriarsi della loro identità, della loro essenza, riscoprendo quei valori guida che indicano la strada giusta da percorrere per non perdersi mai e che illuminano il cammino come un faro nella notte così da permettere loro una crescita sana, all’insegna dell’essenza e non dell’apparenza.

Numero3189.

 

da  QUORA

 

UN  ELENCO  DI  MEDICINE  NON  DISPONIBILI  IN  FARMACIA

 

Questa che segue è la somma di due elenchi stilati da due corrispondenti di QUORA:

Roberto Romoli e Jason Deglianelli.

Li ho mescolati e integrati per ottenerne uno solo che, pur con qualche ripetizione, mi pare molto completo.

 

ELENCO DEI FARMACI NON DISPONIBILI IN FARMACIA:

 

01. L’esercizio fisico è una medicina.

02. Svegliarsi presto è una medicina.

03. Un’alimentazione equilibrata è una medicina.

04. Ridere è una medicina.

05. Un buon atteggiamento è una medicina.

06. Il sonno è una medicina.

07. La meditazione è una medicina.

08. Amare qualcuno è una medicina.

09. Essere amati è una medicina.

10. Il rispetto è una medicina.

11. Mettere da parte le offese è una medicina.

12. Essere sorpresi e meravigliarsi è una medicina.

13. Leggere e nutrire l’anima con la spiritualità è una medicina.

14. Cantare e ballare è una medicina.

15. Abbracciare i propri cari è una medicina.

16. Pensare bene e pensare nel giusto stato d’animo è una medicina.

17. Confidare e credere in un potere spirituale superiore è una medicina.

18. I buoni amici sono una medicina.

19. Essere perdonati e perdonare gli altri è una medicina.

20. Prendere il sole con molta moderazione è una medicina.

21. Il cibo che offre la natura è una medicina.

22. Scrivere a te stesso è una medicina.

23. Imparare cose nuove e correggere quelle vecchie è una medicina.

24. Il buon sesso è una medicina.

25. La gratitudine è una medicina.

26. La rinuncia al risentimento, all’inimicizia e alla rabbia è una medicina.

27. Essere un buon genitore per i tuoi figli è una medicina.

28. Parlare con i propri cari è una medicina.

29. Il pensiero positivo è una medicina.

30. Una passeggiata nella natura è una medicina.

31. Verificare le fonti del tuo sapere è una medicina.

32. Un abbraccio è una medicina.

33. Stare in compagnia degli animali è una medicina.

34. Passare del tempo soli con se stessi è una medicina.

35. Creare con le mani , dipingere, scolpire, disegnare, suonare uno strumento è una medicina.

36. Ascoltare buona musica è una medicina.

37. Curare il proprio giardino o un orto è una medicina.

38. Essere buoni è una medicina.

39. Leggere e scrivere poesie è una medicina.

 

Se si utilizzano abbastanza questi farmaci, raramente si avrà bisogno dei medicinali venduti in farmacia.

Numero3187.

 

Quando la mente fa ammalare il corpo. Quali sono i disturbi fisici influenzati dalle nostre emozioni?

 di Sara Aielli, psicologa e psicoterapeuta.

La malattia, accesso involontario a noi stessi, ci assoggetta alla “profondità”, ci condanna ad essa. – Il malato? Un metafisico suo malgrado.

(E. Cioran)

L’attuale ricerca scientifica ci conferma come, spesso, le tensioni emotive si riflettano nei problemi del corpo.

Stress, frustrazioni, emozioni negative, ansia e depressione possono essere somatizzati e tradursi in disturbi somatici, di diversa natura e gravità.

La trasformazione di stati mentali in eventi somatici è un’esperienza universale, che appartiene a tutti noi.

Ogni tipo di vissuto psichico può essere somatizzato, cioè spostato sul piano corporeo, soprattutto quando non è riconosciuto o elaborato dalla persona sul piano mentale.

L’angoscia somatizzata funziona da “terapia” per quella diretta, che porta eccessivo turbamento: l’ansia però non scompare, ha solo cambiato linguaggio.

La psiche ha un ruolo in ogni patologia medica, ma in alcune condizioni assume una rilevanza particolare, rispetto sia alla genesi del disturbo, sia alla sua evoluzione.

Si considerano “psicosomatiche” le malattie nelle quali ci sono modificazioni, organiche o funzionali, che dipendono da problemi psicologi ed emotivi.

In questo senso, ecco quali sono i quadri più comuni:

  • Cefalea: diffusissima e di vari tipi, tra cui emicrania, cefalea a grappolo o cefalea muscolo-tensiva (dovuta a tensioni o contratture muscolari). Può evolvere in un disturbo cronico, con ansia anticipatoria tra una crisi e l’altra e abuso di farmaci (generalmente analgesici).
  • Disturbi cardiovascolari: problematiche a carico del cuore o dei vasi sanguigni, come alterazioni del battito cardiaco, tachicardia, palpitazioni, extrasistole, dolori anginosi, sbalzi di pressione, svenimenti, ischemie, ecc.
  • Disturbi gastrointestinali: mal di stomaco, digestione difficile (dispepsia), acidità, nausea o vomito, dolori addominali e retrosternali, intestino irritabile, colite, gastrite, ulcera, ecc.
  • Disturbi dermatologici: dermatiti, eczema, irritazioni, prurito, psoriasi, alopecia, problemi della pelle o dei tessuti associati (capelli, peli, unghie).
  • Dolori muscoloscheletrici: cervicale, dolori muscolari, mal di ossa, mal di schiena, ecc.
  • Problemi respiratori: asma bronchiale, respirazione faticosa (dispnea), “fame d’aria”, ecc.
  • Disordini alimentari: inappetenza, restrizioni eccessive, fame insaziabile, abbuffate compulsive, obesità, ecc.

Nei disturbi elencati, gli stati affettivi sono tra le principali concause della malattia.

Ma anche nei disturbi che non c’entrano nulla con la psiche, la mente ha un ruolo centrale nel determinare la percezione del disturbo, la possibilità di seguire una cura adeguata, le dinamiche della convalescenza, e dunque anche la prognosi.

Ma come fa uno stato psichico a trasformarsi in un sintomo corporeo?

La coscienza acuta di avere un corpo, ecco cos’è l’assenza di salute.

(E.M. Cioran)

Per quanto possa sembrare misterioso, questo “salto” dallo psichico al corporeo è stato (parzialmente) spiegato dalla medicina contemporanea e dalle neuroscienze.

Corpo e mente non sono entità separate, ma s’influenzano reciprocamente, sempre e in molti modi, in salute e in malattia.

Questo inscindibile legame spiega molte malattie “misteriose”, e altrettante guarigioni apparentemente “miracolose”.

Vediamo alcune vie di “traduzione” dello psichico al somatico:

  • La via neuronale: i neuroni, le cellule del nostro sistema nervoso, comunicano tra loro attraverso neurotrasmettitori o neuromodulatori: serotonina, dopamina, adrenalina, endorfina, ecc. Queste sostanze chimiche hanno un ruolo centrale nel nostro equilibrio psicofisico, regolando, tra le altre cose, il tono dell’umore, i livelli di energia, la percezione del dolore.
  • La via neurovegetativa: il sistema nervoso autonomo è quell’insieme di cellule e fibre che innerva tutti gli organi interni e le ghiandole, regolando le funzioni corporee involontarie. Questo sistema collega l’organismo con l’ambiente esterno, spiegando come a ogni stato affettivo corrispondano immediati cambiamenti fisici: ad esempio, insieme ad un’emozione violenta, possiamo sentire costrizione al petto, sbalzi di pressione, dolore allo stomaco.
  • La via endocrina: gli stati affettivi possono produrre o inibire il rilascio di ormoni dall’ipofisi o dalle altre ghiandole, alterando l’equilibrio ormonale. Gli ormoni sono importantissimi perché trasmettono messaggi ai vari organi del corpo ed hanno un ruolo centrale nel mantenimento del nostro benessere psicofisico.
  • La via immunitaria: coinvolge l’insieme di cellule che presiede alla difesa dell’organismo. Esperienze difficili, ansia o depressione, possono portare a un abbassamento delle difese immunitarie, con un aumentato rischio di contrarre infezioni e altre malattie.

Quali sono i meccanismi di traduzione del disagio psicologico in malessere fisico?

Per sciogliere i sintomi è indispensabile risalire alla loro origine, rinnovare il conflitto dal quale sono scaturiti e,

con l’aiuto di forze che al tempo non erano disponibili, indirizzarlo verso una diversa soluzione.

(S. Freud)

Ci sono diversi meccanismi di “traduzione” del malessere, da psichico in somatico. Vediamo i due principali:

  • La conversione: la malattia rappresenta il conflitto interiore.

Un contenuto psichico rimosso si converte in un sintomo somatico, esprimendosi attraverso il linguaggio del corpo.

In questi casi, abbiamo a che fare con un conflitto inconscio che non trova altra via di risoluzione se non nella malattia.

Ad esempio, nelle paralisi isteriche, il conflitto si manifesta direttamente nei muscoli, colpendo la motricità: la persona è immobilizzata, senza alcuna motivazione medica.

Il sintomo è in stretto rapporto con il conflitto, cioè lo simbolizza, e in qualche modo lo “risolve”: ad esempio, in un conflitto tra dipendenza e autonomia, la paralisi risolve la questione, rendendo impossibile l’emancipazione.

Le persone con questo problema possono avere comportamenti dimostrativi, volti ad attirare l’attenzione o a suscitare compassione, non perché fingano di stare male, ma perché la malattia è in stretto rapporto con le dinamiche relazionali dell’ambiente di vita.

Al contrario, ci sono persone che manifestano un distacco affettivo che può arrivare all’incapacità di provare dolore, come se si fosse anestetizzati (belle indifference).

  • La somatizzazione: la tensione emotiva è scaricata sul corpo.

Anche in questo caso, la malattia è legata a stati affettivi non riconosciuti e non elaborati, ma i sintomi non hanno nulla a che fare con i contenuti psichici originari, essendo la generica espressione di una tensione emotiva brutalmente “scaricata” sul corpo.

Le persone che soffrono di questo tipo di disturbi, hanno spesso una certa difficoltà a identificare le proprie emozioni, a comunicarle e a elaborarle sul piano mentale (alessitimia).

Inoltre, possono avere difficoltà a interpretare bene gli stati mentali, sia i propri sia quelli altrui (deficit di mentalizzazione).

Per questo, gli stati affettivi imboccano, senza mezzi termini, la via somatica e si trasformano in sintomi e disturbi fisici, che possono essere diversi e multiformi, variando da persona a persona, ma anche nello stesso soggetto nel corso del tempo.

Questo tipo di disturbi è più difficile da curare rispetto a un’ansia o una depressione conclamate: prima i sintomi devono tornare psichici, allora la persona pensa di stare peggio, ma è l’inizio del processo di guarigione.

La paura di stare male: l’ipocondria

Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati.

(M. Proust)

L’impossibilità di tollerare la tensione emotiva può manifestarsi anche attraverso incertezze, comportamenti compulsivi e paure ipocondriache, al fine di ridurre l’angoscia.

Alcune persone hanno la paura o la convinzione incrollabile di avere un disturbo medico, pur essendo sane.

Tutti possiamo nutrire timori per la nostra salute, o per quella dei nostri cari, ma quando l’ansia è sproporzionata e irremovibile, nonostante le rassicurazioni mediche, allora si parla d’ipocondria.

La persona non “finge” di essere malata, il dolore che prova è reale, ma è sbagliata la sua interpretazione: infatti, non è riconducibile a una causa organica, ma a un malessere di tipo psicologico.

L’aspetto ossessivo dell’ipocondria, cioè i pensieri intrusivi circa l’essere malati, copre un’angoscia di fondo, che va indagata e compresa.

Inoltre, nel vero ipocondriaco, le rassicurazioni non eliminano la paura, ma lo fanno sentire ancora più solo e incompreso.

Può cambiare medico o spostare i sintomi su un altro organo, finendo per collezionare visite e accertamenti, ricevendo diagnosi sbagliate, seguendo cure spesso costose, imbottendosi di farmaci, senza risolvere nulla, finché non è indirizzato da uno bravo psicoterapeuta.

 Come le emozioni influenzano la percezione del dolore

Un’anima triste può ucciderti più in fretta di un germe.

(J. Steinbeck)

Abbiamo visto come i processi psichici ed emotivi possono innescare catene di eventi somatici che portano a veri e propri disturbi organici, come mal di testa, gastriti, malattie della pelle o problemi di pressione.

Ma c’è un altro aspetto da considerare, cioè quello della percezione del dolore.

Il dolore è il risultato di un processo nervoso che, a tappe, dalle periferie arriva al cervello, ed è sempre amplificato dalla paura e dell’ansia, che abbassano la soglia della sua percezione.

Lo stesso meccanismo, condotto alle estreme conseguenze, può farci sentire il dolore anche quando non c’è una base organica.

Da un altro punto di vista, è interessantissimo l’esempio del fenomeno noto come effetto placebo: l’azione terapeutica che consegue all’assunzione di un “farmaco” privo di principio attivo.

E stato dimostrato dalla che prendere qualcosa da cui ci aspetta un effetto produce, almeno in parte, quell’effetto.

Inoltre, uno stesso farmaco funziona diversamente se assunto con fiducia o sfiducia.

Per quanto possa sembrare strano, c’è una spiegazione biologica: l’aspettativa di un effetto analgesico induce la produzione di endorfine, sostanze chimiche simili alla morfina, prodotte dal nostro cervello, che bloccano fisiologicamente il dolore.

Il problema è fisico o mentale?

La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me. Mi conosco come una sinfonia.

(F. Pessoa)

Fisico e mentale sono due facce di una stessa medaglia: ogni evento affettivo, cognitivo o comportamentale ha un corrispettivo biochimico.

Parlare, ma anche ricordare o fantasticare, che sembrano attività “astratte”, comportano una serie di eventi concreti a livello cerebrale, come movimenti cellulari, molecolari e sofisticate operazioni biochimiche.

Il nostro cervello è plastico e si modifica strutturalmente in seguito alle esperienze di vita.

Ogni esperienza induce modificazioni cerebrali, che diventano definitive quando si strutturano in apprendimenti e nell’organizzazione di nuovi circuiti cerebrali.

Sapere che ogni evento psichico ha una base biologica ci aiuta a superare il dualismo mente-corpo, ma anche l’opposizione geni-ambiente.

Ogni comportamento ha una base genetica, ma questo non autorizza ad affermare che i geni ne siano la causa.

Ad esempio, la possibilità di provare paura ha una base genetica, ma una paura concreta, come quella degli spazi chiusi, dipende da un certo tipo di esperienze.

Allo stesso modo, c’è una predisposizione genetica all’ansia, ma gemelli omozigoti (con lo stesso patrimonio genetico), allevati in famiglie diverse, hanno probabilità diverse di sviluppare disturbi d’ansia, in base alle differenti esperienze ambientali.

L’ambiente, inteso soprattutto come insieme di relazioni, ha un ruolo fondamentale in ogni comportamento umano.

In particolare, le esperienze relazionali, soprattutto quelle precoci, sono centrali nel determinare la predisposizione a certi comportamenti, vissuti ed anche patologie.

Come curarsi: farmaci o psicoterapia?

La cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è affetto, quanto la persona che ne soffre.

(Ippocrate)

Meglio curarsi con i farmaci o con la psicoterapia? Anche questo è un falso dilemma.

Quando una malattia fisica ha una forte componente psicologica è evidente che il farmaco, da solo, non basta.

Non basta neppure uno psicofarmaco, prescritto dal medico di base senza un’adeguata valutazione psicologica e psichiatrica, con il rischio di errata diagnosi, dosaggi approssimativi, effetti collaterali, sviluppo di condotte di abuso o dipendenza.

Di fronte ad una sintomatologia “sospetta”, un terapeuta esperto può aiutarci a comprendere la natura del nostro malessere e, se necessario, con l’aiuto del medico, impostare una terapia farmacologica adeguata.

In conclusione, non si tratta di decidere se curarsi con i farmaci o con la psicoterapia, ma adottare un’ottica integrata, che ci permetta di comprendere la situazione in modo approfondito e mettere in campo le risorse più idonee alla risoluzione del problema.

Numero3149.

 

da  QUORA

 

Quali sono le cattive abitudini che fanno male all’amore?

 

Scrive Giulia Posocco, corrispondente di QUORA.

 

Le abitudini che fanno male all’amore sono il risultato del nostro carattere e sono diverse a seconda degli individui . Tuttavia , si possono riscontrare una serie di errori comuni in tutte le relazioni :

  1. Avere una quantità di rispetto per il partner diversa da quella che abbiamo per noi stessi. Se amiamo qualcuno dobbiamo amarlo (e quindi RISPETTARLO) esattamente come facciamo con noi stessi . Se riusciamo a immedesimarci negli altri pensando “farei mai questo a me stesso?” allora possiamo costruire legami SINCERI e PURI.
  2. IL SILENZIO. Siamo essere umani dotati di parola, ciò che ci permette di comunicare , evolverci e migliorarci . Chiudersi in se stessi o “tenere il broncio” senza dare spiegazioni è nocivo e crea confusione e incomprensioni .
    Dire la propria opinione non significa imporsi o usare la cattiveria, semplicemente esprimere se stessi e avere un confronto .
  3. Giustificare le nostre azioni con la frase “SONO FATTO/A COSÌ “. Tutti coloro che si legano a questo pretesto dimostrano una grande ignoranza e chiusura mentale.
    Come si può migliorare se si dà per scontato che una volta nati rimaniamo uguali e immutati tutta la vita?
  4. Non scusarsi e non perdonare. Quando sbagliamo e danneggiamo qualcuno , se non chiediamo scusa usando la gentilezza , duplichiamo la nostra colpa . Se lo facciamo , invece , quasi la azzeriamo. Ci avete mai pensato?
    Per quanto riguarda il perdono , invece, è a nostro vantaggio perché presuppone che siamo pronti a lasciarci un comportamento o una situazione alle spalle: tutto passa , ci vuole solo tempo.
  5. Dipendere dall’altra persona. Prima di tutto bisogna essere in grado di BASTARSI . L’amore non è trovare qualcuno che ci completi , non siamo fatti a metà!
    L’amore è trovare qualcuno di completo come te capace , quando siete insieme , di creare qualcosa di ancora più grande e positivo .

 

 

Numero3091.

 

P E N S I E R I  N I    A    C A S A C C I O

 

Le carezze esprimono ciò

che le parole non dicono.

 

L’amore non invecchia mai

nella mente e nel cuore

di due che si capiscono.

 

La bellezza di una relazione non sta

nella giovinezza del corpo

ma nella profondità dell’anima.

 

Lascia che la tua vita sia

un riflesso dei tuoi valori,

della tua serenità interiore

e del tuo appagamento.

Numero3076.

 

da  QUORA

 

Scrive Giulio, corrispondente di QUORA

 

Come si fa a provare attrazione fisica per una persona di più di 70 anni?

 

Provare attrazione fisica per qualcuno di settant’anni o più è come scoprire che il tuo tipo di gelato preferito è il gelato al gusto di esperienze di vita: può essere una sorpresa deliziosa!

Ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a comprendere e apprezzare questa attrazione:

  1. Valuta la Personalità e la Sicurezza: a volte, l’attrazione fisica cresce quando ti connetti con qualcuno a livello emotivo e mentale. La sicurezza in sé e la maturità spesso portano a un fascino irresistibile.
  2. Apprezza l’Esperienza: una persona di settant’anni ha accumulato ricchezza di esperienze di vita, saggezza e storie. Queste possono aggiungere una dimensione affascinante e affettuosa che attrae profondamente.
  3. Considera il Carattere e la Cura di Sé: l’attrazione fisica non riguarda solo l’aspetto esteriore, ma anche come una persona si prende cura di sé. La cura del corpo e il benessere generale possono essere incredibilmente attraenti a qualsiasi età.
  4. Sfida gli Stereotipi: gli stereotipi sull’età e l’attrattiva fisica sono spesso limitanti. Sii aperto a scoprire che l’attrazione può manifestarsi in modi inaspettati e che la bellezza è soggettiva.
  5. Focus sulla Connessione: se c’è una connessione autentica e un’intesa profonda, spesso l’attrazione fisica segue naturalmente. Il fascino può derivare dalla qualità della relazione e dall’energia che condividete.

In definitiva, l’attrazione fisica è molto personale e può essere influenzata da molti fattori, inclusi i tuoi interessi, i valori profondi e la tua connessione con l’altra persona.

Essere aperti e curiosi ti aiuterà a scoprire nuovi aspetti affascinanti nelle persone, indipendentemente dall’età.

 

N.d.R.: il fascino dell’età anziana è nella capacità di dare la giusta importanza ai veri valori della vita, che a questa età sono ancora appetibili, e non alle sciocchezze e alle mode effimere e inconsistenti. Basta avere il coraggio di ammetterli, di perseguirli e di goderli. Spudoratamente.

 

 

Numero3070.

 

da  QUORA

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA.

 

Che cosa rende una persona affascinante?

 

Ecco 10 caratteristiche che accomunano le persone affascinanti.

 

1. Coltivano interessi unici. Quando chiedi a qualcuno cosa fa nel tempo libero, le risposte comuni come “gioco a calcio”, “guardo Netflix” o “cazzeggio” sono noiose. Al contrario, se una persona ti racconta di creare utensili artigianali, suonare uno strumento o scalare montagne, sei incoraggiato a volerne sapere di più. Quindi, segui i tuoi interessi, anche se sembrano insoliti.

2. Inseguono i propri sogni, non quelli degli altri. Hanno il coraggio di correre rischi e non scelgono la strada più facile. Le loro decisioni sono guidate da un “perché” profondo e consapevole. Se senti che le tue scelte sono influenzate dalla società o dagli altri, prenditi del tempo per capire cosa vuoi veramente.

3. Sono sicure di sé. Non si tratta di arroganza, ma di una consapevolezza profonda di chi sono e cosa vogliono. Non hanno paura di mostrarsi per ciò che sono realmente. Non importa l’età o il punto della vita in cui ti trovi, puoi sempre iniziare a conoscerti meglio e ad essere più autentico.

4. Trasudano entusiasmo e passione. Non serve avere mille storie da raccontare per essere interessanti; è la passione con cui le racconti a fare la differenza. Per provare questa passione, però, è essenziale vivere ogni esperienza con intensità e presenza, sia che si tratti di momenti belli o brutti.

5. Nutrono costantemente la loro curiosità. Non importa quanto tu sia esperto in un campo, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Questo può significare acquisire nuove informazioni, esplorare prospettive diverse o mettere in discussione ciò che già sai. Mantenere una “mente da principiante” ti permette di rimanere interessato alla vita e aperto alla crescita.

6. Fanno sentire gli altri importanti. Parlano meno e ascoltano di più. Pongono domande piuttosto che fare affermazioni. Se vuoi essere più carismatico, concentrati sul dare importanza al tuo interlocutore. Evita di cadere nella trappola di voler sembrare il migliore: più parli, meno valore acquisisci agli occhi degli altri.

7. Non cercano di conformarsi. Non hanno bisogno di sentirsi parte di un gruppo a tutti i costi. Anzi, essere “fuori dagli schemi” è motivo di orgoglio per loro. Non c’è nulla di male nel seguire una moda, se lo fai per autentico piacere. Il problema sorge quando lo fai solo per paura di sentirti escluso.

8. Sono in grado di conversare su molti argomenti. Non parlano solo di sé e della loro vita, ma dimostrano interesse per una varietà di temi, condividendo con gli altri ciò che apprendono. Ascolta podcast, leggi libri, guarda documentari, e poi discuti di ciò che hai appreso. Questo non solo rafforzerà le tue conoscenze, ma renderà più vivaci le conversazioni quotidiane.

9. Hanno opinioni proprie. Se le tue idee su vari argomenti sono prevedibili, probabilmente non stai pensando con la tua testa. Se sei vegano, di sinistra, sostenitore della comunità LGBTQ, a favore della legalizzazione delle droghe leggere e abbracci la cultura new age, è probabile che tu ti stia identificando in un gruppo sociale. Perciò, interroga te stesso su ciò che pensi davvero. Metti in discussione i tuoi principi e ascolta la tua voce interiore. Hai un sistema di credenze autentico e unico, o ti stai conformando agli altri?

10. Sanno essere vulnerabili, ma con intelligenza. Comprendono che condividere dettagli personali può favorire la crescita di relazioni autentiche, ma sono consapevoli che non tutti meritano la loro fiducia. Si aprono agli altri con cautela, sapendo quando e con chi essere trasparenti. Sii aperto, ma non ingenuo.

Numero3061.

 

9    “DOTAZIONI”   PER   LA   VECCHIAIA.

 

1    Mente acuta.

2    Buona salute fisica.

3    Hobby e interessi.

4    Apprendimento continuo.

5    Stabilità finanziaria.

6    Mentalità aperta.

7    Forti connessioni sociali.

8    Comunicazioni e rapporti familiari.

9    Vivere con uno scopo.

Numero2993.

 

A S S E R T I V I T A’

 

Rischioso è parlare, quando intuisco.

Suprema azione è la non azione.

Suprema libertà è la spontaneità.

Non agendo, non volendo forzare

cose, situazioni, idee, persone,

ecco che tutto naturalmente accade.

Do il meglio alle mie intenzioni.

Questa è la virtù di cui mi nutro,

tanto più potente, se serbata in cuore.

Opero libero, spontaneo, naturale.

Così mi sento assolutamente assertivo.