Numero3319.

 

da  QUORA

 

Scrive Gianni Demb, corrispondente di QUORA

 

C R I S T O    C O M E    A L T R I ?

 

Le supposte similitudini tra Cristianesimo , Mitraismo e antiche religioni pagane.

  • Molti studiosi ritengono che le origini del cristianesimo siano da ricercare in antichi culti pagani di carattere misterico. Scorrendo l’elenco delle analogie tra le vicende della vita di Gesù e quelle di molte divinità dell’antichità è impossibile rimanere impassibili innanzi alle numerose e sconcertanti somiglianze.

Uno dei motivi per cui molti studiosi, dal XIX secolo ad oggi, dubitano della storicità di Gesù è stata la scoperta che la sua vicenda presenta molte somiglianze con quelle di note divinità mitologiche, in particolare con gli dei morti e risorti dell’antico Medio Oriente, che erano adorati nei culti misterici contemporanei o preesistenti al cristianesimo.

Come scrisse J.M. Robertson in “Pagan Christs”, pubblicato nel 1903:

  • “Come Cristo, e come Adone e Attis, anche Osiride e Dioniso muoiono e risorgono.
  • Congiungersi con loro è la mistica aspirazione dei seguaci di questi culti.
  • Essi sono simili perché la partecipazione ai loro misteri dà l’immortalità.
  • Dal mitraismo Cristo prende le chiavi simboliche del paradiso e assume la funzione di “Saoshayant”, il nato da vergine e distruttore del maligno.
  • Perciò, negli aspetti fondamentali, il cristianesimo è un paganesimo rimodellato.
  • Il mito cristiano assorbe molti aspetti dai culti pagani.
  • Come il dio bambino nel culto di Dioniso, egli fu rappresentato in fasce in una mangiatoia.
  • Era nato in una stalla come Horus, il figlio della dea vergine Iside, regina del cielo.
  •  Di nuovo, come Dioniso, trasformò l’acqua in vino; come Esculapio, fece risorgere gli uomini dalla morte e ridiede la vista al cieco; e ancora, come Attis e Adone, venne pianto dalle donne, che poi gioirono della sua resurrezione.
  • La sua resurrezione ebbe luogo, come quella di Mitra, da un sepolcro di roccia.
  • Non c’è una concezione associata a Cristo che non sia comune a qualcuno o a tutti i culti del Salvatore dell’antichità“.

Un altro studioso, Burton L. Mack, nel 1994 scrisse:

  • “Studi recenti hanno mostrato che il cristianesimo dei primi tempi non era una religione originale, ma era influenzato dalle religioni dell’antichità.
  • E’ stato sconvolgente scoprire la sua somiglianza con i culti misterici ellenistici, soprattutto per aspetti fondamentali come i miti degli dei morti e risorti e i rituali del battesimo e della cena sacra“.

Ahmed Osman nel libro “House of the Messiah“, scrive che:

  • “I Vangeli propongono la rappresentazione di un mistero risalente a molti secoli prima, all’antico Egitto.
  • Esso si basa sugli impressionanti paralleli tra il mito di Gesù e le storie dell’antica religione egizia, e solleva dubbi circa l’esistenza storica dello stesso Gesù.”

Continua dicendo che:

  • “I seguaci di Giovanni Battista hanno inventato Gesù perché si compisse la profezia del loro maestro a proposito di “uno che doveva venire dopo di lui“.
  • Tuttavia, i seguaci di Giovanni non avrebbero costruito una storia in cui il loro maestro giocasse un ruolo così marginale nelle origini del cristianesimo.
  • Tra l’altro non è neppure certo che Giovanni abbia formulato questa profezia.”

Altri studiosi invece formulano una teoria diversa.

  • Pensano che le vere origini del cristianesimo, nella loro forma più “pura”, sono da ricercare nella Chiesa di Gerusalemme, guidata da Giacomo.
  • I suoi membri facevano riferimento al Tempio di Gerusalemme ed è pertanto ragionevole pensare che compissero pratiche religiose di tradizione ebraica.
  •  La Chiesa di Giacomo fu annientata durante la rivolta dei giudei e la diffusione del cristianesimo fu affidata, da allora in poi, all’azione missionaria di Paolo di Tarso.
  • In questo modo si spiegherebbero, secondo alcuni studiosi, gli elementi pagani del cristianesimo.

Numero3318.

 

da  QUORA

 

Scrive Federica Bagwell, corrispondente di QUORA.

 

D O V’ È    L O    S B A G L I O ?

 

In fila al supermercato, il cassiere dice a un uomo anziano di portare la propria borsa, perché le buste di plastica non fanno bene all’ambiente.

Il signore si scusa e spiega: “Ai miei tempi non esisteva una moda così ecologica”. Il dipendente ha risposto: “Questo è il nostro problema adesso. La tua generazione non si è presa abbastanza cura di preservare l’ambiente”.

Hai ragione, gli dice l’uomo: la nostra generazione non aveva quella moda green di quei tempi:

– Allora, le bottiglie del latte, delle bibite gassate e dellea birra venivano restituite al negozio e rispedite al produttore per essere lavate e sterilizzate prima di essere riempite nuovamente, in modo che le stesse bottiglie potessero essere utilizzate più e più volte. In realtà le stavano riciclando.

– Abbiamo preso le scale, perché non c’erano scale mobili in ogni negozio o ufficio, quindi abbiamo risparmiato elettricità.

– Andavamo alle aziende a piedi invece di guidare auto da 300 cavalli ogni volta che dovevamo percorrere 1 miglio.

– A quel tempo lavavamo i pannolini dei bambini perché non c’erano quelli usa e getta.

– Abbiamo asciugato i nostri vestiti su stendibiancheria, non in asciugatrici elettriche. L’energia solare ed eolica hanno effettivamente asciugato i nostri vestiti.

– Quindi avevamo un televisore o una radio a casa, non un televisore in ogni stanza.

– In cucina pestavamo nel mortaio e battevamo a mano, perché non c’erano macchine elettriche che lo facessero per noi.

– Quando imballavamo qualcosa di fragile da spedire per posta, per proteggerlo usavamo vecchi giornali spiegazzati, non il pluriball.

– A quei tempi non si usavano tosaerba elettrici per tagliare l’erba; non abbiamo usato una falciatrice elettrica.

– Ci esercitavamo lavorando, quindi non avevamo bisogno di andare in palestra per correre sui tapis roulant che funzionano con l’elettricità.

– Bevevamo direttamente dal rubinetto o da una tazza di vetro quando avevamo sete, invece di usare bicchierini o bottiglie di plastica ogni volta che avevamo bisogno di bere acqua.

– Abbiamo cambiato le lamette del rasoio invece di buttare via l’intero rasoio solo perché la lama era diventata smussata.

– Allora, i bambini andavano a scuola in bicicletta o camminavano, invece di usare la mamma o il papà come tassisti.

– Avevamo una presa in ogni stanza, non diverse prese multiple per alimentare una dozzina di elettrodomestici.

-E non avevamo bisogno di un dispositivo elettronico per ricevere segnali dai satelliti situati a migliaia di chilometri di distanza nello spazio per trovare la pizzeria più vicina.

– Prima usavamo la linea fissa e ce n’era solo una ogni dieci case. Oggi ci sono 10 cellulari per ogni casa e quando li butti via le batterie contaminano il terreno e migliaia di litri d’acqua.

– Quindi mi sembra logico che l’attuale generazione si lamenti continuamente di quanto noi, ormai anziani, fossimo IRRESPONSABILI per non avere questa moda verde ai nostri tempi.

🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸🔸

Non dimenticare di inviarlo a qualcun altro che è stanco di ricevere lezioni di ecologia da qualsiasi “saputello” di questa nuova generazione…🤨*

Numero3317.

 

da  QUORA

 

Scrive Rose Bazzoli, corrispondente di QUORA.

 

PERCHÈ   ALL’ INIZIO   SI TENDE  A  IDEALIZZARE  IL  PARTNER ?

 

Perché lo si vede sempre al top. Non penso che qualcuno si presenti ai primi appuntamenti con la barba spinosa di tre giorni e il bisogno urgente di farsi una doccia. Naturalmente, lo sappiamo che è un essere umano come tutti, soggetto alle necessità quotidiane di tutti, ma non lo vediamo (ancora) in quei frangenti.

Questa versione edulcorata, unita allo sforzo di essere paziente e accondiscendere ai nostri desideri fa sì che lo vediamo in modo poco realistico. È così sollecito e carino! Ci corteggia, fa complimenti, ci ascolta!

Ovviamente, noi facciamo altrettanto e così l’incantesimo è reciproco.

Si pensa di aver trovato il partner ideale e “il guaio è fatto”.

Ho visto coppie innamoratissime non resistere un anno insieme, perché, diciamola tutta, la quotidianità è ben diversa dai primi appuntamenti. E poi il lavoro, lo stress, la stanchezza hanno spesso la meglio e tirano fuori il peggio di noi.

Se non ci sono buone qualità, al di là dell’aspetto esteriore più o meno piacente, se non ci sono interessi comuni e un progetto di famiglia da costruire assieme, se non c’è uno sforzo reciproco e non si sviluppa tolleranza reciproca, quella figura idealizzata svanirà in poco tempo e non resterà nulla.

Numero3316.

 

da  QUORA

 

Scrive Rosy, corrispondente di QUORA

 

A L L E V A R E    F I G L I

 

Un’aquila diede un consiglio a una donna su come crescere al meglio i propri figli.

— Stai bene, madre umana? — chiese l’aquila.

La donna, sorpresa, la guardò negli occhi.

— Ho paura — rispose — Il mio bambino sta per nascere e ho così tanti dubbi. Voglio dargli il meglio, desidero che la sua vita sia facile e serena… ma come farò a sapere se lo sto crescendo nel modo giusto?

L’aquila la osservò in silenzio, poi si posò vicino a lei.

— Crescere un figlio non è semplice — disse. — Non si tratta di offrirgli una vita comoda. Anzi, spesso è proprio il contrario. Quando nascono i miei aquilotti, il nido è pieno di piume e foglie morbide: è un rifugio accogliente, dove possono sentirsi protetti. Ma quando arriva il momento di imparare a volare, tolgo tutto. Lascio solo i rami secchi e le spine.

La donna aggrottò la fronte, confusa.

— Le spine? Perché rendere tutto così difficile?

— Perché il disagio li sprona a cambiare — rispose l’aquila. — Se il nido resta comodo, loro non si muoveranno mai. Invece, il fastidio li costringe a cercare un nuovo posto, a scoprire la forza che hanno dentro. La comodità non insegna nulla.

La donna rifletté, ma aveva ancora dei dubbi.

— E quando cadono? Cosa fai?

— Li lancio nel vuoto — disse l’aquila con voce calma. — All’inizio precipitano, il vento li travolge. Ma io li raggiungo, li afferro con i miei artigli e li sollevo. Poi li lascio andare di nuovo. Ripeto questo gesto più volte, finché non trovano le ali. E quando finalmente riescono a volare, li lascio andare per davvero. Non intervengo più.

La donna la fissò, ancora incredula.

— Quindi non li proteggi sempre?

— No — rispose l’aquila con fermezza. — Non nutro la loro dipendenza. I miei piccoli devono imparare a volare da soli, a essere forti, a sopravvivere senza di me. Se li tenessi nel nido per sempre, non farei altro che indebolirli. Il mio compito è prepararli al volo, non trattenerli.

La donna abbassò lo sguardo, accarezzandosi il ventre.

— Dunque… devo lasciare che mio figlio affronti qualche difficoltà?

L’aquila annuì.

— Non si tratta di farlo soffrire. Si tratta di insegnargli. E anche se ti farà male, madre umana, la cosa più preziosa che puoi donargli è la forza. Non proteggerlo da tutto. Non coprirlo costantemente. Lascia che affronti il mondo. Fallo volare.

La donna annuì lentamente, guardò l’aquila con gratitudine e le sorrise.

— Grazie, madre aquila — sussurrò mentre si allontanava. — I tuoi consigli sono un dono.

Riprese il cammino, decisa a diventare la madre di cui suo figlio avrebbe avuto bisogno: saggia, coraggiosa, capace di lasciarlo andare al momento giusto.

Se vuoi che tuo figlio impari a volare alto… non fare tutto al posto suo.

Non trattenerlo in un nido di sole comodità.

Le aquile spingono i propri piccoli fuori dal nido, li costringono ad affrontare le spine, perché sanno che solo così scopriranno le proprie ali.

Non temere di vederli cadere. Come l’aquila, sarai lì per sollevarli.

Ma non tenerli sotto la tua ala per sempre.

Lasciali affrontare il vento. Lasciali diventare forti.

Il vero amore non è proteggerli da ogni difficoltà,

ma prepararli alla vita.

Anche se ciò significa lasciarli cadere.

Anche se fa male.

Lasciali trovare la loro strada.

Anche inciampando, anche sbagliando.

È così che si impara a volare.

Numero3315.

 

da  QUORA

 

Scrive Elena Wilson, corrispondente di QUORA

 

L E Z I O N I    D I    V I T A

 

La vita è piena di lezioni difficili ma preziose. Accettare alcune verità fondamentali può aiutarci a vivere con più consapevolezza, serenità e forza interiore. Ecco 10 verità che ognuno dovrebbe comprendere e accettare.


1️⃣ La vita non è sempre giusta ⚖️

🔹 Ci saranno momenti in cui lavorerai sodo senza ottenere ciò che vuoi.
🔹 Persone meno meritevoli avranno successo prima di te.
🔹 Invece di lamentarti, impara a giocare al meglio con le carte che hai in mano.

🔹 Soluzione? Concentrati su ciò che puoi controllare e non perdere energia su ciò che non puoi cambiare.


2️⃣ Non possiamo piacere a tutti 🤷‍♂️

🔹 Cercare di essere apprezzati da tutti è una battaglia persa.
🔹 Qualunque cosa tu faccia, ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà.
🔹 Soluzione? Sii te stesso! Chi ti ama per ciò che sei, rimarrà al tuo fianco.


3️⃣ Il tempo è il bene più prezioso

🔹 Il tempo è l’unica cosa che non possiamo riavere indietro.
🔹 Sprecarlo con le persone sbagliate o in attività inutili significa perderlo per sempre.
🔹 Soluzione? Usa il tempo saggiamente: investi in crescita personale, relazioni vere e momenti che contano.


4️⃣ Il cambiamento è inevitabile 🔄

🔹 Nulla resta uguale per sempre: le persone cambiano, le situazioni evolvono, e tu stesso non sei la stessa persona di ieri.
🔹 Resistere al cambiamento porta solo sofferenza.
🔹 Soluzione? Accettalo e sfruttalo a tuo vantaggio.


5️⃣ Il dolore fa parte della vita 😞

🔹 Tutti sperimentano dolore: delusioni, perdite, fallimenti.
🔹 Evitare il dolore è impossibile, ma puoi scegliere come affrontarlo.
🔹 Soluzione? Impara da ogni esperienza negativa e trasformala in un’opportunità di crescita.


6️⃣ Il denaro non compra la felicità 💰➡️😊?

🔹 Il denaro può rendere la vita più comoda, ma non riempie il vuoto emotivo.
🔹 Puoi avere tutto il lusso del mondo, ma se mancano amore, salute e scopo, sarai comunque infelice.
🔹 Soluzione? Investi nelle relazioni, nelle esperienze e nel benessere interiore.


7️⃣ Nessuno verrà a salvarti 🦸‍♂️

🔹 Aspettare che qualcuno cambi la tua vita è una perdita di tempo.
🔹 Sei l’unico responsabile della tua felicità e del tuo successo.
🔹 Soluzione? Prendi in mano la tua vita e agisci!


8️⃣ Il fallimento non è la fine 🚧

🔹 Tutti falliscono, anche le persone di maggior successo.
🔹 Ogni errore è una lezione preziosa e un passo verso il miglioramento.
🔹 Soluzione? Impara dai tuoi errori e non smettere mai di provarci.


9️⃣ La perfezione non esiste

🔹 Cercare di essere perfetti porta solo frustrazione e ansia.
🔹 Soluzione? Accetta i tuoi difetti e lavora su te stesso senza cercare l’impossibile.


🔟 La felicità è una scelta 🌞

🔹 Non dipende dalle circostanze esterne, ma dal tuo atteggiamento verso la vita.
🔹 Soluzione? Sii grato per ciò che hai, vivi nel presente e coltiva la positività.


🌱 Conclusione

Accettare queste verità può essere difficile, ma farlo ti aiuterà a vivere con meno stress e più soddisfazione. La vita è piena di sfide, ma anche di opportunità. Sta a te scegliere come affrontarle!

Numero3313.

 

 

R E A L T A’    E    V E R I T A’

 

 

È un punto di partenza la realtà,

e una destinazione non ce l’ha,

perché continuamente cambierà.

La destinazione è la verità,

che, purtroppo, nessuno avrà.

Ma, se non parti dalla realtà,

non cercare mai alla verità.

Se, invece, parti da una verità

strumentale che, magari, hai già,

soltanto per la tua comodità,

o, forse, per la tua serenità,

immancabilmente la realtà,

prima o dopo, vedrai, ti smentirà.

 

 

Tutti hanno il diritto di avere un’opinione, ma questi tutti dovrebbero, al contempo, sentire il dovere di averla informata e verificata.

Questo, purtroppo, non succede sempre, anzi, a ragion veduta, accade che molte delle conoscenze che abbiamo ricevuto, fin dalla tenera età, non sono mai state da noi sottoposte a valutazione e verifica.

L’imprinting delle prime categorie cognitive e mentali, come quelle dei comportamenti morali e sociali dettati da una religione, permane per tanto tempo, diciamo pure per decenni, senza che venga sottoposto ad una revisione critica qualsivoglia e, per effetto della propaganda permanente, viene percepita e passa, più o meno inconsapevolmente, come una verità fondante del nostro stare al mondo.

Il bombardamento quasi ossessivo dell’advertising (lo chiamano De propaganda fide) diventa un lavaggio del cervello al quale, prima o dopo, ci si arrende impotenti e rassegnati.

È come la pubblicità di Poltrone & Sofà, che ti ripete ogni giorno, più volte al giorno, che i loro sono “divani di qualità”. Mentre sappiamo tutti che è una bugia: però, a furia di ripeterlo, diventa uno slogan che passa per verità.

Questo accade per tanti e diversi motivi, come il basso livello culturale, la pigrizia mentale, il clima che si respira in famiglia a seguito di comportamenti esemplari apodittici, la contaminazione sociale di contatto, in ambiente scolastico o nella vita di relazione, il quieto vivere, spesso anche la coercizione e il terrorismo psicologico.

Per moltissimi di noi, la stragrande maggioranza, ciò che ci viene insegnato sin da piccoli rimane l’unica e insindacabile realtà a noi nota, che diventa verità indiscutibile.

Più avanti nel tempo della vita, l’età della ragione porta certe persone, sembra relativamente poche, a chiedersi se quello che hanno appreso come giusto e corretto, sia anche una verità incontestabile per tutti, nel tempo e nello spazio, cioè possa valere per ogni tipo di civiltà sulla terra e se possa restare immutabile nel tempo, perché universale e assoluta.

E qui casca l’asino.

La dicotomia fra fede e ragione ha alimentato diatribe senza fine in 2500 anni di storia della filosofia, ma anche, e soprattutto, nelle relazioni quotidiane delle persone.

Alla luce di una serie di constatazioni semplici, pacate, di buon senso e in armonia con la logica, posso affermare, per quanto riguarda me e il mio pensiero, che la realtà del mio vissuto non si sovrappone ai dettami di quanto mi è stato inculcato: ho onestamente constatato che le verità che ho imparato con l’esperienza della vita, con gli studi che mi hanno sempre sostenuto e mi stanno ancora arricchendo, sono altre e di diversa matrice.

Ed ho trovato una mia serenità, direi quasi una felicità, nel riconoscere di sentirmi bene e in armonia con questa constatazione: mi percepisco in pace con me stesso e con la mia coscienza di essere umano senziente e pensante.

Mi sono posto tante, tantissime domande.

So che troppa gente, aprioristicamente, non lo fa.

Molti per scelta consapevole, molti altri per ipocrisia.

Devo citare Friederick Nietzsche perché è, sull’argomento, di una icasticità disarmante:

“Molte persone preferiscono non conoscere la verità, perché temono che le loro illusioni vengano distrutte”.

Mi permetto di fare un’affermazione sibillina e forse anche antipatica: è comodo, troppo comodo, oserei dire quasi vigliacco, accettare acriticamente per vero quello che ci viene propinato, solo perché lo hanno sempre fatto tutti.

Si tratta di fatti, comportamenti, ragionamenti già applicati, vissuti, collaudati da tanti altri e per tanto tempo e, per ciò stesso, dovrebbero essere veri e buoni, anche se si riferiscono a diverse realtà spazio – temporali.

Però, andarlo a verificare può risultare difficoltoso, a volte, o addirittura spesso, deludente, magari anche inquietante e allarmante: non è un processo agevole e può generare repulsione e rigetto.

Meglio accettare tutto con il beneficio d’inventario e non andare a spulciare troppo, perchè non si sa mai cosa ci si trova sotto.

La mia onestà intellettuale mi impedisce di adagiarmi supinamente su un morbido letto già predisposto e garantito come comodo e confortevole.

Meno che mai se mi viene imposto coattivamente.

 

Quello che è più gravoso da sopportare, per il cervello umano, non è il dolore, bensì il dubbio.

Il dubbio è un tarlo che non lascia il cervello in pace, un assillo fastidioso di fondo che genera inquietudine mentale, ansia esistenziale, stress emotivo che non si risolve mai: ecco perché il cervello ha bisogno di certezze.

Se la mente fresca e giovane del bambino è bombardata dai precetti monocordi e assillanti di chi lo accudisce, perché rispondono ai criteri di vita e del diffuso sentire delle entità sociali (famiglia e comunità di appartenenza), per essa l’apprendimento, il comportamento, l’esempio e gli interventi correttivi, diventano uno stile di vita e di pensiero.

In questo modo, la società nel suo complesso, e la religiosità in particolare come ispiratrice, si assicurano di controllare la coscienza del nuovo adepto, formandolo e trasformandolo in un loro rispettoso accolito: difenderanno se stesse, la loro sequenzialità e il perdurare della loro esistenza nel tempo, plasmando la “tabula rasa” del soggetto aspirante, consapevole o meno, all’inserimento fideistico e sociale.

E pretendono di essere e di rimanere come unica e indiscutibile fonte di attendibiltà.
Esse si presentano come verità assoluta: legge sociale, civile, morale e religiosa.
Ma le etnie, le civiltà, le comunità, le popolazioni, con le loro religioni e le loro politiche, sono tante e non c’è uniformità nelle loro regole di vita: ognuna ha sue sacrosante abitudini, consuetudini di pensiero e di comportamento, per cui spesso confliggono fra loro.

Mi pare evidente che non esiste una verità sola, perché tante, troppe, e troppo diverse sono le parti in gioco, ognuna pretendente a detenere l’esclusività della interpretazione unica e corretta della verità stessa.
Quindi non mi si venga a dire che un criterio di vita, uno stile di comportamento, una espressione di pensiero siano più veri e fondati di un qualunque altro o, men che mai, interpretazione unica o univoca della realtà.

Per inciso, viene trascurata e messa in secondo piano la forza ispiratrice della natura, che regola, invece, tutto il resto del creato, che non è sottomessa al volere e al discernimento dell’uomo, come essere portatore di pensiero.
Stiamo vedendo in questi tempi come la natura si sta ribellando allo strazio, che di essa sta facendo l’uomo che, per il suo maldestro e sciagurato egoismo, la prostituisce al proprio scriteriato sfruttamento.

Nessuno possiede e detiene la verità sulla terra e chi afferma di esserne l’interprete privilegiato è un folle.

Anzi, se non è un malfattore pericoloso, certamente è un manipolatore che si propone di turlupinare la gente al solo scopo di gestire un potere che non merita e che non gli appartiene.

“Sapere è scienza, credere di sapere è ignoranza” diceva Ippocrate, con un aforisma che ho fatto mio.

Questo mio modo di argomentare viene anatemizzato dalla Chiesa Cattolica con il termine di “relativismo” e viene bannato e condannato all’ignominia.

Perché della verità essa si considera portatrice unica e indiscutibile.

Mezzo millennio fa, chi dissentiva pubblicamente rispetto a questa dogmaticità teoretica, veniva processato per eresia, torturato sadicamente e condannato spesso al rogo.

Io mi colloco all’estremo opposto di questa posizione: preferisco di gran lunga il pavido e tremebondo dubbio della ragione alle tetragone e incrollabili certezze della fede.

La certezza della fede è, a sua volta, una contraddizione in termini, un ossimoro: è come dire “ghiaccio bollente” o “silenzio assordante”.

Ci sono due categorie di pensiero umano sulla terra: ci sono le persone che preferiscono conoscere e le persone che preferiscono credere.

Ben si capisce a quale delle due appartiene il sottoscritto.

Ma rilevo che ci sono eserciti di esseri umani che scelgono di portare il proprio cervello all’ammasso, piuttosto che dedicarsi ad una faticosa opera di ricerca di una verità che non si troverà mai, perché è sempre in divenire e continuamente, costantemente muta, cambia, si trasforma, si aggiorna.

Che senso ha cercare una verità che non esiste mai come forma definita e certa?

Questa è la vera regola naturale: la realtà è “gattopardesca” per diventare verità.

La natura cambia sempre per continuare ad esistere sempre, nelle mutazioni, negli adattamenti, nei cambiamenti.

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” dice Tancredi Falconeri, al momento del saluto con lo zio, il Principe di Salina, ne “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Ecco lo scopo: la prosecuzione dell’esistenza in vita, l’autoconservazione.

Non è la meta il senso della vita, ma il viaggio.

Il massimo che possiamo avere da un viaggio di vita non è il raggiungimento di un punto di arrivo, che è la morte, ma il godere di una situazione e condizione confortevoli durante il percorso.

Rassegnamoci e accontentiamoci di questo. Tutto il resto è opinabile e …. mistificatorio.

Chi ci deruba di questa legittima e naturale aspirazione, per prostituirla a convinzioni e regole calate dall’alto in nome di principi prescritti e imposti da una autorità superiore che, lungi dall’essere certa e indiscutibile, riconosce loro la facoltà di gestire le menti e le cose terrene, sta esercitando un potere autoreferenziale, fine a se stesso.

Noi lo riconosciamo solo se, consapevolmente o supinamente, lo accettiamo.

 

A mo’ di unico esempio, mi permetto di sottoporre a chi vuole intendere obiettivamente, una constatazione che proviene da un dato di fatto, ma che trova diverse interpretazioni da parte di tre punti di vista, avendo ciascuno di essi ben presente il proprio partigiano vantaggio.

Enunciazione del fatto: oggi, anno 2025, vivono e respirano sulla terra oltre 8 miliardi di esseri umani.

Non tengo in considerazione il numero di altri esseri viventi come gli animali e, men che meno, le piante, che pure hanno un loro ruolo.

Sappiamo quanti erano gli abitanti, esseri umani, sulla terra all’inizio del’900, ovvero poco più di un secolo fa?

Erano, ed è un altro dato inconfutabile, 1,6 miliardi di persone.

Questo vuol dire che, in 125 anni, il numero degli abitanti umani della terra è aumentato di 5 volte.

Chi vuole approfondire questo argomento legga il Numero2535. che parla di SOVRAPPOPOLAZIONE.

Altro dato di fatto inconfutabile: si definiscono “gas serra” i gas nell’atmosfera che incidono sul bilancio energetico del pianeta. Questi gas generano il cosiddetto “effetto serra”.

I principali “gas serra” sono: il biossido di carbonio (o anidride carbonica) CO2, il metano e il protossido di azoto.

Parlo solo del primo, il più importante: sentiamo spesso imputare, quasi esclusivamente, all’anidride carbonica i disastri ambientali, cui assistiamo impotenti, ultimamente, e alle sostanze naturali ma soprattutto artificiali che la provocano, come prodotto della loro combustione, ovvero il carbone, il gas e il petrolio con i suoi derivati usati per la produzione di energia motrice e di illumunazione, per il trasporto e per il riscaldamento. Derivati dal petrolio sono anche i prodotti “plastici” anch’essi causa di inquinamento ambientale.

Ma avete mai sentito parlare dell’uomo come inquinatore del nostro pianeta?

Intendo l’uomo come essere vivente che respira e non solo come produttore e consumatore di sostanze inquinanti?

In merito alla sua figura sulla quale sto puntando il mio riflettore, tre sono le diverse valutazioni che trovano campo di diffusione e propaganda con sottolineature contrastanti, divergenti e, a volte, truffaldine.

Cosa dice la natura?

Oltre che l’utilizzo indiscriminato delle fonti inquinanti, deve essere limitato e, se possibile, diminuito gradualmente, anche il numero degli abitanti della terra, perché sono i più grandi inquinatori, come emettitori di anidride carbonica con la respirazione, oltre che essere utilizzatori spreconi delle risorse energetiche ambientali.

Cosa dice il mondo della scienza, delle tecnologie e delle economie di sfruttamento?

L’utilizzo delle fonti ergetiche non rinnovabili e non sostenibili, quali sono quelle ancora più universalmente diffuse, non va ridotto o eliminato perché sono sempre quelle più vantaggiose e sfruttabili. Quanto al numero degli abitanti della terra, secondo la legge del mercato, non andrebbe ridotto perchè la prolificazione aumenterebbe la platea della domanda di utilizzo e quindi manterrebbe in essere l’offerta dei produttori.

Cosa dice l’ambientalismo e, in particolare, le scuole di pensiero che si rifanno ai dettami moralistici delle religioni?

Bisogna ridurre ed eliminare tutte le produzioni di fonti energetiche inquinanti (nucleare, carbone, petrolio, gas ecc.) e sostituirle con altre fonti ecosostenibili (eoliche, solari, fluviali, marine ecc.), ma nulla si deve fare contro la vita umana che è sacra.

Perché sacra? In nome di una incartapecorita interpretazione della Bibbia, là dove Iahveh benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.

E questo dovrebbe valere ancora oggi per tutti?

Ma la Bibbia era considerata, e lo è ancora, la volontà scritta di Dio, la sua verità rivelata.

Peccato che a scriverla siano stati degli uomini, secondo il sapere del loro tempo di tantissimi secoli fa.

 

Non esistono verità sacre ed immutabili: oggi le condizioni sono cambiate.

Non solo le condizioni ambientali di vita, ma anche le facoltà mentali, le discrezionalità, la cultura esperienziale degli uomini sulla terra sono ora in grado di ragionare in difformità con fisime mentali fideistiche che, a ragion veduta, sembrano e sono ridicole.

E poi, a mio personale parere, parlando di “antiche credenze”, quelle della Bibbia sono state, restano e valgono come tali per moltissime persone, mentre per me sono solo dei mobili d’arredamento antiquario, se mi si permette la battuta.

Non ci azzeccano un bel nulla con il pensiero moderno e le conoscenze che oggi abbiamo tutti, a differenza di un tempo quando l’ignoranza e la credulità erano generali e diffuse.

Ribadisco ancora una volta che la verità va aggiornata costantemente a seconda dei mutamenti della realtà della natura e degli uomini e non può restare stereotipata e immodificabile, per i dettami dogmatici delle religioni.

La verità della fede è una contraddizione in termini.

La fede crede, la verità sa, e io non credo in ciò che so: lo so e basta, e se qualcosa la so, non la credo, non ce n’è bisogno.
Verità e fede sono due categorie mentali inconciliabili.

La fede ha a che fare con le cose invisibili: perciò non si sanno.

La filosofia, che significa “amore per il sapere”, si occupa della verità: non la sa ma, umilmente, la cerca.

La morale è fatta per gli uomini e non gli uomini per la morale.

 

 

 

 

 

Numero3308.

 

P S I C H E    U M A N A

 

IMPULSI (Istinti) = sono naturali.

EMOZIONI = sono per metà naturali e per metà culturali.

SENTIMENTI = sono culturali, si imparano.

 

I miti di tutte le civiltà sono nati per orientare la psiche umana al sentimento e per interiorizzarlo.

È così che si capisce cos’è il bene e cos’è il male.

Numero3307.

 

T R A M O N T O    D E L L’    O C C I D E N T E

 

I PNU (Programmi per le Nazioni Unite) hanno constatato che noi occidentali siamo il 17% della popolazione mondiale e, per mantenere il nostro livello attuale di benessere, in questa fase critica, abbiamo bisogno dell’80% delle risorse della terra.

È chiaro, allora, che per mantenere questo MILIARDINO di esseri umani privilegiati, gli altri abitanti della terra dovrebbero continuare a patire la fame e a vivere con scarsi mezzi di sussistenza.

Basta che i Cinesi e gli Indiani mangino qualche ciotola di riso in più e noi occidentali dovremmo inevitabilmente decrescere.

Numero3306.

 

M O N O T E I S M I

 

Sono 3 le Religioni sulla terra che sono moniteiste: Cristianesimo, Islamismo, Ebraismo.

Quando tu hai un dio solo, che è la verità assoluta, non puoi più dialogare con qualcun altro.

Nel monoteismo c’è il principio dell’intolleranza.

Cosa fanno le religioni monoteiste? Controllano i ventri, perché così hanno il potere in mano.

Il potere si esercita controllando le passioni e le passioni più forti sono quelle sessuali.