Numero2136.

 

L A   M E Z Z A   E T Å

 

Mezz’età è

quando hai

ancora voglia

di qualcosa,

ma poi non ti

ricordi di cosa.

 

Mezz’età è quando

vorresti fare della

ginnastica,

ma ci dormi su,

sperando che ti

passi  la voglia.

 

Mezz’età è

quando il medico

ti consiglia di

fare degli esercizi

all’aria aperta….

e tu sali in macchina

e guidi col

finestrino aperto.

 

Mezz’età è quando cominci

a spegnere le luci

per questioni di economia

e non per incoraggiare un

avvicinamento romantico….

 

Nella mezz’età le cene

a lume di candela….

altro che romantiche!

Non riesci a leggere

il menù!

 

Mezz’età è quando,

invece di pettinarti,

cominci ad “accomodarti”

i capelli che ti rimangono.

 

Infanzia: epoca della vita

in cui facciamo delle smorfie

davanti allo specchio.

Mezz’età: epoca della vita

in cui lo specchio si vendica.

 

Sai di essere nella mezz’età

quando tutto quello che

Madre Natura ti ha dato,

Padre Tempo comincia

a riprenderselo.

 

Mezz’età è quando

smettiamo di criticare

la generazione più vecchia

e cominciamo a criticare

la generazione più giovane.

 

Mezz’età è quando

non abbiamo più l’età

per dare dei cattivi

esempi e ….passiamo

a dare dei buoni consigli….

(di cui tutti ridono a crepapelle).

 

Mezz’età è

quando

sappiamo

tutte le

risposte….

ma nessuno ci

chiede più nulla.

 

Nulla possiamo

davanti al

nascere o

al morire;

l’unica cosa che

possiamo fare

è assaporare

l’ “intervallo”.

 

Ci sono tre età

nella vita:

infanzia,

giovinezza e….

“ma come ti trovo bene!”.

 

Sei nell’età di mezzo?

Coraggio!

Il peggio deve ancora venire!

 

 

 

 

Numero2068.

 

Dopo aver ascoltato, su YOUTUBE, una bella canzone della mia gioventù, leggo, fra i tanti dello stesso tenore, un commento rilasciato da un utente:
“….che tempi! Non avevamo niente e avevamo tutto. Oggi i giovani hanno tutto ma, poverini, non hanno niente!”

Numero2045.

 

T H E   S C A R S.

 

Don’t ever be ashamed of the scars life has left you with.

A scar means you conquered the pain, learned a lesson, grew stronger and moved forward.

A scar is the tattoo of a triumph to be proud of.

Don’t allow your scars to hold you hostage.

Don’t allow them to make you live your life in fear.

You can’t make the scars in your life disappear, but you can change the way you see them.

You can start seeing your scars as a sign of strenght and not of pain.

 

L E   C I C A T R I C I

 

Non vergognarti mai delle cicatrici che la vita ti ha lasciato.

Una cicatrice significa che hai vinto il dolore, hai imparato una lezione, sei diventato più forte e sei andato avanti.

Una cicatrice è il tatuaggio di un trionfo di cui essere orgogliosi.

Non permettere alle tue cicatrici di tenerti in ostaggio.

Non permettere che ti facciano vivere la tua vita nella paura.

Non puoi far sparire le cicatrici della tua vita, ma puoi cambiare il modo in cui le vedi.

Puoi iniziare a vedere le tue cicatrici come un segno di forza e non di dolore.

Numero2016.

 

R I F L E S S I O N E

 

Il mondo non sarà mai

dei cretini istruiti,

sarà, bensì, retaggio

dei saggi istruiti.

Non sembri una banalità,

perché la parola chiave,

quella che fa la differenza,

non è “cretini” o “saggi”,

ma, piuttosto, “istruiti”.

Di solito, un giovane

è più cretino che saggio;

di converso, un vecchio

è più saggio che cretino.

Comunque sia, la loro istruzione

sarà sempre discriminante.

Talvolta accade che un giovane,

cretino, abbia successo.

Se non sarà istruito, questo

successo sarà effimero,

perché dipende solo

dalla sua gioventù.

Ma, più spesso, un vecchio,

saggio, non avrà séguito,

pur essendo istruito,

perché non cercherà il successo,

gli basterà l’istruzione,

che sarà il premio a se stesso.

La sua “cultura di vita” è

il suo successo autoappagante.

Ma, in questo rinchiudersi

nella sua “turris eburnea”,

c’è un anello debole

nella catena di trasmissione

della cultura di un popolo, che

è una continua sedimentazione,

una stratificazione dei “saperi”

condivisi perché comunicati.

Un vecchio saggio non può

permettersi il lusso di portare

con sé, nella tomba, il “tesoro”

della sua cultura, cioè le conoscenze,

le sensibilità, le esperienze migliorative,

che hanno accompagnato il suo

personale percorso di vita.

Deve spargerlo ed espanderlo,

per condividerlo e metterlo

a disposizione degli altri,

se non di tutti, almeno di coloro

che ne sapranno cogliere la traccia.

Solo così, potrà ritagliarsi

una piccola fetta di eternità.

 

Numero1996.

 

L E   D O N N E   E   LA   C H I E S A

 

Il Cristianesimo, come il Giudaismo e l’Islamismo, è stato progettato per realizzare un altro punto fondamentale del Ordine del Giorno Rettiliano: la soppressione dell’energia femminile, cioè del legame intuitivo con i livelli superiori della nostra coscienza multidimensionale. Se sopprimi la tua energia femminile, la tua intuizione, spegni la tua coscienza superiore e finisci per essere dominato dalla coscienza inferiore.
Così facendo, non puoi accedere alla tua più elevata dimensione di amore, saggezza e conoscenza, e sei in balia di informazioni “manipolate” che ti bombardano occhi ed orecchie.
È questo il motivo per cui la Confraternita Babilonese ha cercato di creare un mondo in cui l’energia maschile fosse dominante, almeno a livello superficiale. L’atteggiamento che noi definiamo da “uomo macho” è quello tipico di una persona privata dell’energia femminile e, quindi, profondamente squilibrata.
Notate che, nel Credo Niceno di Costantino, non vi è alcun riferimento alle donne. Si dice che Dio si è incarnato in Gesù “per noi uomini e per la nostra salvezza”.
Il Cristianesimo fu una roccaforte maschile fin dalle sue fondamenta, creata per sopprimere  la riequilibrante  energia femminile. I padri fondatori della Chiesa, come Quinto Tertulliano, bandirono le donne dall’ufficio sacerdotale, proibendo loro persino di parlare in chiesa.
Fu solo al Concilio di Trento, nel 1545, che la Chiesa Cattolica decise ufficialmente che anche le donne avevano un’anima, e questa decisione fu presa con un margine di soli 3 voti!
I semi di questo dogma antifemminile tipico della Chiesa Cristiana si riscontrano anche in quello specchio del Cristianesimo che è lo Zoroastrismo, la setta del profeta (mitico Dio-Sole) Zoroastro.
Questa religione nacque, ancora una volta, in Persia, in una zona oggi appartenente alla Turchia, dove sorgono le montagne del Taurus e la città di San Paolo, Tarso.
(N.d.R. Si vede che, da quelle parti, era diffusa questa mentalità).
Zoroastro mostrava un violento atteggiamento misogino e affermava che “nessuna donna può entrare in Paradiso, eccetto quelle che si sottoponevano al controllo da parte dell’uomo e che consideravano Signori i loro mariti“.
Quest’intera filosofia è quasi una ripetizione letterale del Brahamanesimo, l’orrendo credo induista introdotto in India dagli Ariani molti secoli prima.
San Paolo continuò ad attuare il suo piano ostile alle donne, in conformità con i dettami Cristiani, aprendo la strada alla tremenda persecuzione delle donne che si consumò nei quasi duemila anni successivi.
Tra le perle di San Paolo si legge:

“Mogli, sottomettetevi ai vostri mariti, poiché il marito è il capo della moglie, come Cristo è capo della Chiesa. Ora, se la Chiesa si sottomette a Cristo, allo stesso modo le mogli si devono sottomettere, in ogni cosa, al marito“.
(N.d.R.   Cristo non era il capo di nessuna Chiesa. È stato proprio Paolo di Tarso a fondare la Chiesa Cristiana, ma non aveva il mitico carisma di Cristo. Inoltre trovo il parallelismo del tutto fuori luogo, capzioso e arrogante).

E:

“Non tollero né che una moglie educhi, né che usurpi l’autorità dell’uomo, ma solo che resti in silenzio”.

Sant’ Agostino di Ippona, come la maggior parte dei personaggi della Chiesa, proveniva dall’Africa del Nord.
Da giovane nutrì insaziabili voglie sessuali, ma, all’età di 31 anni, dopo la presunta conversione al Cristianesimo, cambiò drasticamente condotta di vita e decise che il sesso era una cosa orrenda. Sapete, un po’ come fanno i fumatori quando smettono. Non permetteva a nessuna donna di entrare in casa sua se non accompagnata, e questo valeva persino per sua sorella. Ma non riuscì ad escogitare un modo alternativo di procreare, per cui fu costretto ad accettare il sesso, per evitare l’estinzione dell’umanità.
Tuttavia, insistette sul fatto che, per nessuna ragione, esso dovesse essere una fonte di piacere.
Io ci ho provato, ma non funziona.
Ma questa era l’idea della sessualità che aveva Agostino:

“I mariti amino le loro mogli, ma le amino castamente. Indugino nella carne solo nella misura in cui ciò è necessario per la procreazione dei figli. Dal momento che non è possibile generare figli in alcun altro modo, dovete abbassarvi a ciò contro la vostra volontà, poiché questo è  il castigo di Adamo”.

Queste posizioni portarono, per gradi, all’imposizione del celibato al clero da parte di Papa Gregorio VII nel 1074.
Esatto, oggi nella Chiesa Cattolica i sacerdoti sono celibi perché questo è quello che ha deciso un Papa un migliaio di anni fa, e un’infinità di bambini, violentati da uomini di Chiesa, frustrati e squilibrati, ne hanno pagato le conseguenze.
Agostino collegava il sesso al peccato originale, all’idea, cioè, che nasciamo tutti peccatori, poiché discendiamo da Adamo ed Eva. Gesù, secondo la sua teoria, fu l’unico a nascere senza peccato originale, poiché fu concepito da una vergine.

Miliardi di persone sono state controllate e manipolate in questo modo, poiché il Credo Cristiano ha insinuato la paura, il senso di colpa e la violenza nel profondo dello spirito umano.
A dire il vero, anch’io credo nel peccato originale. Alcuni dei miei “peccati” sono stati molto originali.
Se dovete proprio peccare, fatelo in modo originale, questo è ciò che vi dico.

David  Icke         Il segreto più nascosto.

 

N.d.R.    Mi piacerebbe raccogliere qualche commento da parte delle rappresentanti del gentil sesso.

Numero1968.

MAGISTRI  COMACINI

CHI erano e che conoscenze possedevano questi Specialisti dell’Arte Edile, i Maestri Comacini?

La loro presenza è attestata fin dal tempo dei Longobardi (vengono menzionati in due Editti:di re ROTARI del 22/11/643 e in quello di re LIUTPRANDO del 713), per non dire che già al tempo dell’Imperatore Traiano, ne troviamo menzione. In una lettera di Plinio Cecilio indirizzata all’imperatore stesso, troviamo che viene lodato un ‘maestro comacino’ per la costruzione di una “Amenissima villa suburbana sul Lago di Como“. Potrebbero, quindi, originare addirittura dai Collegia Romani, avere un’eredità millenaria.

E’ importante capire se queste ‘maestranze’ possano aver “legato”insieme i culti precedenti al Cristianesimo, ne abbiano ereditato alcuni ‘modelli’spirituali oltre che iconografici (quello è abbastanza evidente!) la flora, la fauna, le spirali, le figure geometriche, e abbiano continuato nei secoli, adeguandosi ai nuovi committenti. Consideriamo che,  tra i Romani, vi doveva essere un miscuglio di genti proveniente da vari distretti, oltre che italiani anche orientali e nordici, popoli che avevano una particolare venerazione per il serpente e per gli intrecci.

Roma aveva “Corporazioni” (i “Collegia Romani”) proprie, in cui l’arte antica si insegnava a porte chiuse, si propagava nella ‘schola’ e nel ‘Laborerium’. L’uso dei Collegia si estese a molti territori conquistati da Roma, tra cui c’è la zona di origine dei Maestri Comacini, che furono i depositari di quell’antica Arte, uniti da quel senso di solidarietà e fraternità che li farà giustamente appellare Maestri e Fratelli Comacini. Furono chiamati anche ‘Fabbri Muratori’ e sembra che questa associazione muratoria possa essere stata il prototipo e l’inizio dei cantieri degli scalpellini nel Medioevo e gli antenati dei Liberi Muratori della Loggia Massonica“.Naturalmente non vi sono documenti certi che lo attestino ma questa supposizione può essere da stimolo per ulteriori ricerche.Il fatto che si spostassero dove venissero richiesti, e per il fatto che siamo di fronte ad una corporazione che si tramandava di generazione in generazione l’Arte edificatoria nei secoli, aumenta la probabilità che fossero venuti a contatto con svariati stili e culti… Sotto la protezione dei Re Longobardi i Maestri Comacini divennero i custodi dell’arte edilizia romana.

Del resto, sappiamo che la corporazione dei Magistri Comacini fu attestata in Italia –dalle Alpi al centro-e Oltralpe in paesi come la Svezia, Dalmazia, Siria, Spagna, Russia…

Essi operarono in Europa seguendo costantemente o adeguandosi ai nuovi stili emergenti, sempre però portando con loro il proprio estro professionale che li rendeva inconfondibili. E, sicuramente, assistettero alla fusione delle forme Romaniche con quelle Gotiche, che contribuirono ad abbellire al passo coi tempi che mutavano, di generazione in generazione.

I Longobardi, provenendo dalla Pannonia, portavano con sé culti pagani orientaleggianti, e anche quando si convertirono , restarono sempre ‘barbari cristianizzati’ legati al culto ancestrale del serpente. E’noto, infatti, come nella loro arte favorirono intrecciamenti ed annodamenti, il ‘nodo longobardo‘ ed i Comacini dovettero sempre occuparsene, sia in senso pagano che in senso cristiano (il serpente tentatore nella “Genesi”,per esempio). Le cattedrali Romaniche e gotiche pullulano di colonne ritorte,spinate e di decorazioni a spirale, forme vegetali intrecciate, figure geometriche e simbolismi paganeggianti.

Quando i loro committenti divennero i funzionari del clero cristiano, l’Arte Comacina continuò a produrre in senso ‘cristiano’ o ‘pagano’? Non è dato sapere dalle fonti ufficiali. Liberamente essi percorrevano quella cristianità senza confini in cui fiorirono monasteri, basiliche, cattedrali…Nel XII-XIII secolo, continuarono ad essere ‘liberi muratori’ in ‘liberi mestieri’,anche quando i re feudali avevano assunto gli aderenti alle “professioni “in pianta stabile. In tale contesto, essi si posero sotto la tutela protettiva della Chiesa e degli Ordini Monastico-Cavallereschi che specialmente  dopo il Mille dilagavano in Europa e oltre,attivissimi sulle vie dei pellegrinaggi.  Inoltre godevano di permessi speciali per circolare liberamente in Europa, erano esentati dalle tasse e non avevano vincoli. Anche quando erano forse mal tollerati per questioni di fede, erano altamente apprezzati e- si può ritenere – insostituibili.

Essi si riunivano in umili ‘baracche’ attigue al cantiere (chiamate ‘logge’ e che sono spesso raffigurate nelle miniature medievali, appoggiate al muro del cantiere) e qui tagliapietre, scultori, scalpellini, si riunivano per ascoltare le parole del Maestro e le sue direttive, raccogliendo soprattutto quello che lasciava ‘trasparire’ ed è probabilmente qui che l’apprendista( il nuovo ‘operaio’) giurava di rispettare i segreti del mestiere, i suoi obblighi e le regole, apprendeva le parole e i segni per riconoscersi tra muratori, segni convenzionali e parole segrete che gli permettevano di farsi ‘riconoscere’ da una loggia all’altra durante i suoi viaggi di lavoratore ‘migrante’.Tutto questo, e il fatto che avessero degli Statuti divisi in Articoli (destinati ai Maestri) e in Punti (destinati agli allievi) ha fatto pensare che essi costituissero il ponte di passaggio tra la massoneria operativa e quella speculativa,che ne avrebbe ereditato la Tradizione spirituale e simbolica, portandola fino ai giorni nostri.

Il 24 giugno 1717,con un’Assemblea,veniva proclamata la Gran Loggia di Londra che segnava il declino dei costruttori,dei Maestri nomadi e il trionfo dei borghesi sedentari,dei nobili oziosi. La Massoneria, quella vecchia fratellanza di mestiere,diveniva ‘speculativa’ : non sarebbero più stati necessari gli strumenti autentici usati nelle polveri dei cantieri delle cattedrali ma piani astratti, strumenti simbolici e “con il solo cemento del pensiero, la squadra dell’anima, il compasso della mente, non intendevano più innalzare edifici, ma ‘costruire’un uomo nuovo, l’uomo ‘perfetto’. L’origine della Massoneria è un campo di indagine pluridirezionale. Dal punto di vista storico, è campo di ricerca, laddove per l’adepto,invece, è un terreno pieno di simbologie che per i profani sono poco comprensibili, addirittura bizzarre e confuse.

E’interessante notare che quando siamo in presenza di costruttori che portano la denominazione della città di provenienza(da Campione,da Bissone,da Arogno,ecc) siamo in presenza di Maestranze Comacine e di persone le quali non provenivano esclusivamente dalla sola città di Como o dall’Isola Comacina, oppure lavoranti ‘cum machinis’(con macchine,forse particolari,che non è escluso possedessero veramente),come molti vogliono genericamente definirli.Mi trovo concorde con quanto afferma il MERZARIO, nella sua opera sui Maestri Comacini del 1893 e cioè che queste abili famiglie di costruttori, scalpellini, lapicidi e cavapietre provenissero da un ampio territorio che si estende a Nord oltre Bellinzona, a sud fin quasi a Milano, a est fino al lago di Idro e ad ovest fino al lago d’Orta.Ciò non esclude affatto che lavorassero con ‘macchine’ o strumentazioni particolari, per l’epoca. Per ignoranza o superficialità, li ritroviamo frequentemente quali anonimi ‘artisti lombardi’(ove questo,a suo tempo, non sottacesse ad un significato spregiativo, tra l’altro).A volte furono denominati anche ‘casari’ o ‘tedeschi’.La confusione è stata per secoli trionfante…

Il Merzario aggiunge che l’applicazione dei precetti di Vitruvio, sebbene con talune caratteristiche innovazioni,fu sempre imitata dalla scuola Lombarda; i libri di Vitruvio erano andati perduti e furono ritrovati molto  più tardi a Montecassino; i precetti venivano tramandati e insegnati oralmente e tradizionalmente da que’ Maestri.

Numero1963.

 

Ricevo da un’amica

 

“Se ne vanno.

Mesti, silenziosi,

come, magari

è stata umile

e silenziosa

la loro vita,

fatta di lavoro,

di sacrifici, tanti.

Se ne va una

generazione, quella

che ha visto la guerra,

ne ha sentito l’odore

e le privazioni,

tra la fuga in un

rifugio antiaereo

e la bramosa ricerca

di qualcosa per sfamarsi.

Se ne vanno mani

indurite dai calli,

visi segnati da

rughe profonde,

memorie di giornate

passate sotto

il sole cocente o

nel freddo pungente.

Mani che hanno

spostato macerie,

impastato cemento,

piegato ferro, in

canottiera e cappello

di carta di giornale.

Se ne vanno

quelli della Lambretta,

della Fiat 500 o 600,

dei primi frigoriferi,

della televisione

in bianco e nero.

Ci lasciano, avvolti

in un lenzuolo, come

Cristo nel sudario,

quelli del boom economico

che, con il sudore,

hanno ricostruito

questa nostra nazione,

regalandoci quel benessere

di cui abbiamo

impunemente approfittato.

Se ne va l’esperienza,

la comprensione,

la pazienza,

la resilienza,

il rispetto, pregi

oramai dimenticati.

Se ne vanno

senza una carezza,

senza che nessuno

gli stringesse la mano,

senza neanche

un ultimo bacio.

Se ne vanno i nonni,

memoria storica

del nostro Paese,

patrimonio della

intera umanità.

L’Italia intera deve

dirvi GRAZIE e

accompagnarvi in

quest’ultimo viaggio

con 60 milioni

di carezze…❤?

 

RICEVUTO da Dott.Begher, pneumologo ospedale S.Maurizio.